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Autore: maeg    28/01/2016    2 recensioni
Sono fan di TORADORA! (il mio manga preferito) così ho pensato di scrivere come immagino il futuro della coppia drago(Riuji)&tigre(Taiga). La storia inizia al termine della cerimonia per il diploma, quando dopo essersi rincontrati, si ritrovano a casa Takasu dove Yacchan ha una notizia sconvolgente per i due piccioncini, che cambierà le loro vite.
Non vi anticipo nulla, spero la leggerete.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryuji Takasu, Taiga Aisaka, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Taiga pensava ancora a quello strano pomeriggio quando, il pomeriggio successivo, incontrò nuovamente Kitamura ad un bar vicino la loro vecchia scuola. Quello dove erano soliti incontrarsi tutti insieme e dove, poco tempo prima, lei e Ryuji avevano confidato ai propri amici di convivere. Avevano spiegato loro che era stata una scelta per lo più dettata dalle necessità che dalla loro intenzione di vivere insieme. Effettivamente, avevano appena finito le scuole superiori e, per quanto già era capitato loro di pensare al matrimonio vedendola l’unica alternativa per stare insieme, erano perfettamente coscienti di non essere in grado di sostenere un impegno tanto importante.

La ragazza aveva trascorso l’intera mattinata a rimettere ordine in casa. Considerando che Ryuji sarebbe tornato sicuramente nervoso dal ristorante, considerando la situazione del giorno precedente, non aveva proprio voglia di fargli trovare il caos in casa. Sembrava che il caos regnasse già in ogni ambito della sua vita e non voleva che anche lo stare a casa fosse motivo di stress per il suo ragazzo. Prese anche la decisione di passare a fare la spesa dopo aver parlato con Kitamura. Avrebbe preparato a Ryuji una buona cena, non paragonabile ai manicaretti che lui le cucinava, ma almeno ci avrebbe provato. Dopo aver rassettato, trascorse il tempo a cercare su Internet e sui mille libri di cucina che Ryuji aveva portato con sé dalla vecchia casa, qualcosa di semplice e buono da cucinare. Qualcosa che una imbranata come lei avrebbe potuto mettere in tavola senza aver precedentemente mandato a fuoco la cucina e che non avrebbe successivamente mandato all’ospedale nessuno.

La scelta non fu per nulla semplice, anche perché i libri di cucina utilizzavano un vocabolario con il quale lei non aveva alcuna dimestichezza. Come suo solito però decise di non gettare la spugna. Non sapeva bene se era per la forza dell’abitudine o per il suo amore per Ryuji, ma alla fine mise insieme un menù “europeo” a base di pasta, bruschette e fette di carne.

Direte voi, semplice da cucinare, no? Provate a farlo cucinare ad una che ha anche bruciato il brodo! Mentre scriveva la lista della spesa, le venne in mente il giorno in cui la mamma la lasciò per la prima volta sola in casa, senza dirle che aveva lasciato sul fuoco acceso la pentola con il brodo. Il risultato fu che da allora aveva preferito ordinare sempre cibo da asporto e le era venuta la fobia del fornello. Certe volte si alzava anche di notte per controllare che i fornelli fossero tutti spenti, onde evitare di mandare a fuoco l’intera casa.

 

  • Spaghetti.. baguette.. pomodori.. maiale.. Dovrebbe esserci tutto- disse fra sé, rileggendo più volte la lista della spesa. Gli ingredienti che le occorrevano non erano tantissimi, ciò che la preoccupava era il modo in cui lei sarebbe stata in grado di metterli insieme e cosa ne sarebbe uscito.

 

Presa da questi pensieri poco felici, nella sua mente si alternavano momenti di sconforto (in cui immaginava uscire dalla propria pentola un fungo nucleare) a momenti di impensabile ottimismo (in cui immaginava di essere una chef di alto livello che avrebbe fatto capitolare definitivamente Ryuji, il cui unico modo per sdebitarsi era chiederla in sposa), si accorse che mancava tremendamente poco al suo appuntamento con Kitamura e dovette far le corse per non arrivare in ritardo. Non sarebbe di certo stato un problema, dal momento che era sempre stata una ritardataria, ma non era un appuntamento con Ryuji, che ormai la conosceva bene e non ne era eccessivamente seccato. Ryuji era paziente e con lui era tutto diverso. 

Più volte si fermò a pensare al fatto che per la prima volta si sarebbe ritrovata da sola con Kitamura e che, tempo addietro, non sarebbe stata neanche in grado di pensare ad un possibile appuntamento con lui senza diventare rossa come un peperone. In quel momento invece si sentiva come se stesse per incontrare un suo vecchio amico, cosa che Kitamura era effettivamente, ma per il quale non aveva mai provato nulla. Era incredibile il modo in cui adesso vedeva le cose successe in passato, anche la cotta che aveva per quel ragazzo, come un qualcosa di così lontano e senza valore. O meglio, tutto ciò che non ruotasse intorno a Ryuji sembrava senza valore. Era incredibile il modo in cui quel cane pulcioso era piano piano diventato il centro del suo mondo. Il pensiero la fece sorridere mentre camminava lungo le strade affollate e quasi si perse non prestando attenzione al percorso. 

Si trovò davanti il bar e dando una sbirciata al suo interno, notò che Kitamura era già seduto ed assorbito dalla lettura del menù. Il suo viso corrucciato, impegnato nella ricerca del gusto giusto da affiancare al cioccolato della sua coppa gelato doveva essere una scelta tremendamente difficile. Entrando nel locale, fece scampanellare il piccolo sonaglio che sovrastava l’entrata del locale e le venne in mente subito il suono del campanello del ristorante dove stava lavorando Ryuji e che il giorno prima aveva dato il via ad un pomeriggio al di fuori dell’ordinario. Sperò che non si ripetesse il pomeriggio precedente mentre si avvicinava al tavolo già occupato dal suo amico. 

 

- Buon pomeriggio Kitamura, scusami per il ritardo. - disse Taiga prendendo posto di fronte al ragazzo.

  • Oh, ciao Aisaka! Figurati, non sono qui da molto. - Kitamura le rivolse un ampio sorriso comprensivo e Taiga capì che probabilmente era già da parecchio che era seduto. A sottolineare la sua intenzione arrivò la cameriera, una ragazza sui 20 dai capelli di un arancione poco naturale che con modi spiccioli chiese loro i gusti del gelato che avevano intenzione di prendere.
  • Mi dispiace, ma se non hai ancora scelto, devo chiederti di lasciare il locale. Sono 20 minuti che stai qui con il menù in mano ed ancora non hai deciso!- fece lasciando che le parole si impastassero alla gomma da masticare che agitava rumorosamente da una parte e dall’altra della bocca.
  • Perdonami, ma la mia amica è arrivata solo ora..- le guance di Kitamura presero fuoco e Taiga si sentì in imbarazzo per lui. Era stato sgamato da una cameriera poco gentile e la cosa la fece sorridere.
  • Senti, spero per te che la tua ragazza abbia già le idee chiare, sennò faremo notte! -  lo incalzò la cameriera.
  • Non.. Non è la mia ragazza. E.. - Kitamura iniziò a balbettare, evidentemente a disagio.
  • E.. - fece di nuovo la cameriera, che sembrava aver preso di mira quel povero ragazzo, incuriosita dal fatto che stava da tanto tempo aspettando una che non era neanche la sua ragazza. Per di più non era neanche certa che quella fosse una ragazza. Abbigliata in quel modo, con un vestitino leggero ed un paio di sandali alla caviglia, le sembrava molto di più una bambina. - E.. 
  • E non sono affari tuoi! -  intervenne Taiga - Limitati a fare il tuo mestiere e non ficcare il naso in cose che non ti riguardano. Io voglio una coppa gelato fragola e vaniglia con cioccolato bianco. Tu, Kitamura, cosa prendi?

La cameriera la guardò storto, ma Taiga non abbassò lo sguardo. Nel frattempo, Kitamura diventava sempre più rosso in viso. Ordinò lo stesso, più che per la voglia di quel gelato, per vergogna. Non alzava lo sguardo dal bordo del tavolo.

 

  • Allora, di cosa volevi parlarmi? Spero non di ciò che è successo ieri..- iniziò Taiga, ma nel momento stesso in cui richiamò alla mente ciò che era successo il giorno prima, quasi si strozzò nel tentativo di soffocare le risate.
  • Già.. Ieri- anche Kitamura.
  • Se ci ripenso, non posso fare altro che scoppiare a ridere! Ma ti ricordi quando Ryuji si è accovacciato dietro il bancone? O quando il cuoco, quel pazzo di Tomatsu, ha cercato di far passare per disgustoso il piatto di Ryuji?.. Secondo me, se lo raccontiamo in giro, nessuno ci crede!- a ripensare a quelle scene, gli occhi di Taiga già stavano riempiendosi di lacrime per le risate.
  • Aisaka.. in realtà.. - fece Kitamura.
  • E poi quella signora? Ma l’hai vista? Non avevo mai visto una signora tanto truccata, ingioiellata e infagottata come quella.. ahahah-
  • Aisaka..- 
  • Sai, sarei proprio curiosa di tornare lì oggi e vedere cosa stanno combinando quei due..- fece Taiga, quasi sovra pensiero.
  • Aisa.. ka..-
  • Se ci fosse un altro siparietto del genere, sarei più che felice di assistervi..-
  • TAIGA! Non sono qui per parlarti di Ryuji.- Kitamura sbottò, sbattendo una mano sul tavolo, cercando di richiamare l’attenzione di Taiga. La ragazza rimase impietrita di fronte a quel gesto, in fondo, non aveva mai visto Kitamura reagire in quel modo, neanche alle peggiori notizie! Il riso le si fermò in gola e si guardò intorno, per vedere se qualcuno si era accorto della situazione. Sembrava che ognuno era troppo preso dai propri pensieri, per rendersi conto di un ragazzo occhialuto aveva appena alzato la voce e utilizzato il nome di Taiga per la prima volta in tanti anni di scuola superiore. Effettivamente Taiga non seppe se si era sorpresa per quell’eccesso di collera o per il fatto che Kitamura si era preso tanta confidenza, chiamandola per nome. 

Solo un paio di persone si erano girate a guardare la scena, attirate dalle urla del giovanotto, ma rendendosi conto che non era successo nulla di grave, tornarono a guardare le proprie pietanze.

  • Ehm.. Aisaka, scusami- fece Kitamura, nel tentativo di ricomporsi e scusarsi- Non dovevo prendermi tale confidenza. Chiamarti per nome, in fondo non mi hai dato questo permesso.. Però.. Però certe volte proprio non ti si riesce a fermare! Insomma! Le tue parole sembrano un fiume in piena e non c’è proprio verso di attraversarlo.. Accetta le mie scuse e per favore ascoltami.

Kitamura cercò lo sguardo della ragazza, sperando dentro di se di non aver aizzato la tigre palmare. Eppure si trovò di fronte una ragazza, già piccola che sembrava essersi fatta ancora più piccola. Rimproverò se stesso per quell’eccesso di rabbia e per il modo davvero riprovevole con il quale aveva cercato di chiederle perdono, ma ripensando a ciò che aveva da dirle, si rese conto che questo era il modo migliore per attirare la sua attenzione.

  • Senti, Aisaka.. Credimi non so neanche da dove cominciare.. Non è per niente una bella situazione.. In fondo, sono un ragazzo e di certe cose dovrebbe occuparsi una ragazza, non io. Ho provato a chiedere a Kawashima, ma non poteva. Sta lavorando.. e secondo me era una cosa di qui dovevamo parlarti al più presto, prima che la situazione peggiori..
  • Eccovi finalmente!- neanche a farlo apposta, in quel momento arrivò Kawashima. Probabilmente aveva corso, poiché il suo affanno si sarebbe sentito anche a chilometri di distanza. Taiga, non riuscì a credere alla sua vista. Kawashima che aveva corso per incontrarli? Fra l’altro, vestita con un semplice jeans ed una canotta, per quanto aderente e parecchio scollacciata? LEI? Okay, c’era qualcosa di grave, molto grave se quei due si erano presi la briga, considerando Kawashima, di parlarle con questa fretta. Ripensò al giorno prima, a quando per caso aveva incontrato Kitamura. Non ci aveva fatto caso, lì per lì, ma con più attenzione, ricordò che il ragazzo le era sembrato strano, molto taciturno e pensieroso, quasi preoccupato. Probabilmente c’era già qualcosa che bolliva in pentola e Kitamura non sapeva come affrontare il discorso. Dagli sguardi che Kitamura e Kawashima si lanciavano, una volta che lei aveva preso posto accanto al ragazzo, Taiga pensò ad una possibile relazione fra i due. Kitamura era ormai paonazzo in viso e Kawashima, per la prima volta da quando la conosceva, era talmente agitata che non riusciva a stare ferma sulla sedia.

Il silenzio ormai era imbarazzante. E quasi ringraziò la cameriera invadente, quando tornò con le ordinazioni. La ragazza, quando vide che si era aggiunto un altro membro al tavolo, preferì stare in silenzio e non chiedere nulla, se non ciò che il suo lavoro le imponeva. La nuova arrivata, che lei riconobbe come Ami Kawashima, la modella che all’apice del successo aveva deciso di ritirarsi per un po’ dalle scene o quanto meno dalle passerelle meno importanti, aveva ordinato una coppa gelato con cioccolato e panna e dopo aver preso l’ordinazione, sparì dietro il bancone.

  • Ragazzi, ma che succede? Di cosa dovete parlarmi?- il silenzio non faceva che far aumentare i sospetti di Taiga su una presunta relazione fra i due. In fondo, le sembrava di rivivere la stessa situazione di qualche giorno prima, quando cioè doveva annunciare a tutti la sua convivenza con Ryuji.
  • Aisaka..-
  • Allora ancora non le hai detto nulla? Ti pareva! Devo sempre fare io il lavoro sporco..- sbottò infastidita Kawashima.
  • Però non iniziare così, che poi, può finire solo peggio e non sarebbe di aiuto a nessuno- la supplicò Kitamura, cercando di schivare lo sguardo interrogativo di Taiga.
  • Okay, ma pensavo che almeno avessi iniziato ad accennarle qualcosa! Prima lo sa e meglio sarà per tutti!
  • Hai ragione, ma ti avevo detto che non sapevo come iniziare, come continuare e come finire.. Io di queste cose non me ne intendo per niente!- quasi come un bambino che fa i capricci, incrociò le mani sul petto e mise il broncio- Di queste cose dovrebbero occuparsi le ragazze, non di certo uno come me!
  • Uno come te? UNO COME TE!? Ti ricordo che più di una volta ti abbiamo trovato in mutande ed ancora mi chiedo il perché di quelle scene obbrobriose.- Kawashima puntò i pugni sul tavolo.
  • Non ritornare su questa storia, per favore! Non mi sembra il momento, il luogo e soprattutto.. COSA C’ENTRA IL FATTO CHE IO MI DENUDI CON QUELLO CHE SIAMO VENUTI A FARE QUI!?-
  • Ragazzi..- si intromise Taiga, anche lei per la prima volta in imbarazzo- se dovete dirmi.. tipo.. che state insieme.. beh, potete dirmelo, lo sapete, senza problemi.

I due ragazzi si fermarono di botto, colpiti dalle parole di Taiga. Era questo che credeva?

  • Allora non le hai detto ancora nulla?! NEANCHE UN’INTRODUZIONE HAI FATTO!- Kawashima era paonazza dalla rabbia. 
  • Scusa Kawashima, scusami!- Kitamura era visibilmente dispiaciuto.
  • Senti, Taiga.. è inutile che ci giriamo intorno- Kawashima le allungò il suo telefono, sul cui schermo era visualizzato un messaggio proveniente da Minori.

 

“Stai lontano da Taiga, non è una brava amica e soprattutto non è una ragazza rispettabile. Meglio se l’allontani”

 

Taiga non riusciva a credere ai suoi occhi, quindi spaesata, cercò lo sguardo di Kawashima e Kitamura, evidentemente dispiaciuti e in imbarazzo.

  • Aisaka, non sapevamo come dirtelo.. Da qualche giorno, Kushieda ci manda messaggi simili e, credimi, questo è il più gentile che ci è arrivato.
  • Ma.. ma..- Taiga fece scorrere i messaggi che sembravano essere stati inviati da quella che lei riteneva la sua migliore amica- non è possibile.. lei.. lei.. non direbbe mai qualcosa di simile. Non lo direbbe di nessuno, figuriamoci di me!- gli occhi le si riempirono di lacrime.
  • Anche noi, credimi, non pensavamo che tutto questo fosse possibile. Non lei, non da Kushieda.

Gli occhi di Taiga si fermavano su parole sempre più cattive ed infamanti. “Non la mia Minorin”. Le dava della ragazza facile, diceva che era una persona falsa e pronta a buttarsi nel letto della prima persona che capitava.

  • Aisaka..- provava a chiamarla Kawashima
  • Aisaka..- 
  • Io.. non.. so.. che.. fare..

Nota dell'autrice: perdonatemi per i puntini, ma al momento non posso modificarli. Appena posso riparerò al mio errore.
  
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