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Autore: Spring_Sun    29/01/2016    2 recensioni
Era una serata piovosa quando una figura femminile varcò la soglia di villa Sakamaki. Una nuova presenza, inaspettata, si presenta all'apparenza come una ragazza docile e calma. E troverà all’interno di quelle mura una vera fanciulla con queste qualità, Komori Yui, Eve.
Cioè proprio quello che cercava.
Non aveva messo in conto una cosa, però: lì, avrebbe dovuto affrontare altri sei vampiri –ma non solo e, chissà, la cosa non si sarebbe rilevata poi così sgradevole.
La “missione” sarà però supervisionata dal suo capo e da altre figure misteriose
***
Pronti ad avventurarvi in questa nuova storia? Vi aspetto in molti. ^^
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayato Sakamaki, Un po' tutti, Yui Komori
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Un sogghigno cominciò ad allargarsi man mano su quel volto angelico, intanto che la sua mano scivolava lungo i primi tre bottoni della camicia rosa, in modo da mettere in evidenza il simbolo. Guardò il suo riflesso tramite lo specchio di quell'umile quanto squallida stanza nella quale era stata portata e notò la solita luce negli occhi vermigli che per anni l'aveva caratterizzata. La stessa luce che brillò allora, durante la sua morte. 
Affondò i denti nel tenero labbro inferiore, cacciando via con la mente il ricordo di due occhi verde smeraldo vacui, il rosa del lucidalabbra sbavò di poco; ormai ci era dentro fino al collo. 
Avrebbe fatto meglio a stare attenta, doveva tenerla a freno e controllarla. Si portò due dita affusolate alla tempia, massaggiandola di poco: le sue intrusioni le facevano venire il mal di testa. Socchiuse gli occhi, battendo di poco le palpebre: il vento ululava e passava dagli spifferi della finestra, provocando un lieve rumore abbastanza fastidioso. Storse il naso: lei, che era cresciuta nel lusso più sfrenato ora si trovava in quel "buco"
Roba da matti.
Un trillio la distrasse dai suoi pensieri decisamente superflui e, scocciata, cercò il telefono cellulare all'interno della tasca del cappotto gettato alla bell'e meglio sul letto. 
Afferrò saldamente quello che doveva essere un bianco cellulare di ultima generazione e accettò la telefonata, senza neanche vedere chi la cercasse. 
Sapeva già chi era.
"Prima che tu chieda qualsiasi cosa, si, sono dentro. Dovevi vederli,se la sono bevuta come degli stupidi" ridacchiò, sprofondando di più nel letto e guardandosi distrattamente le unghie.
 "Bene. continua così e non fare mosse avventate" la voce profonda dall'altro capo del telefono assunse una sfumatura annoiata.
"Scherzi, 'nii-san? Dovresti conoscermi,ormai" aggiunse Hana, ridendo allusiva.
Si sentì un ringhio sommesso:"Non chiamarmi così, lurida..." 
"Nani? ti rivolgi così alla tua adorata sorella? Sappi che sono profondamente offesa!" sbottò, passando dal falso dispiacere all'ancor più finto infantilismo.
"Sei ridicola. Spero che tutto questo finisca al più presto, ne ho abbastanza delle tue stronzate."

L'unico rumore che Okamoto sentì dopo quelle parole piene di disprezzo fu un lungo bip. 
Scosse il capo, staccando.
Ah, mio caro Rikira, per tuo sommo dispiacere, dovrai sopportarmi ancora a lungo.
Gettò alla rinfusa il cellulare sul comodino, alzandosi, accompagnata dal cigolio del letto. 
Si portò una mano dietro la schiena e cercò a tentoni il piccolo coltello pieghevole nascosto all'interno della gonna, mantenuto dall'elastico.
Esultò mentalmente quando strinse quel manico rilegato in nero: con uno scatto, una luce argentata rilucette sotto i pochi bagliori della luna che penetravano dai vetri. 
Una lama.
Una sensazione di freddo la invase quando questa le trapassò la carne. 
Il simbolo ora insanguinato s'lluminò e una voce, la sua, nella testa urlò di dolore. 
Si accasciò al muro, ansimando. Sotto di lei, un cerchio di luce si restrinse intorno alla sua figura.
La stava uccidendo. Anzi, no, si stava uccidendo.
Abbassò lo sguardo, guardando il flusso di sangue che ora le sgorgava dal petto. Notò che quel segno, simbolo della sua presenza, sbiadì di poco, mimetizzandosi quasi con il candore della sua pelle, rendendolo appena visibile.
Soddisfatta, allontanò il coltello da lì.

 Non sei ancora stanca di lottare?
Queste tue torture non mi turbano affatto. Potrai farmi soffrire quanto ti pare, ma stai pur certa che la mia mente è ancora lucidissima.
Vedremo, mia cara, vedremo.

"Mi sa che ho calcolato male i tempi... dici che tutto questo sangue attirerà l'attenzione di quei ragazzi?"

***

"Reiji-saan! Non puoi impedirci di andare a controllare~"
"Oree-sama non prende ordini da te."
"Teddy è curioso di sapere cosa sta succedendo."
Il corvino si tolse gli occhiali, poggiandoli sulla superficie liscia del tavolino e si portò il pollice e l'indice alla radice del naso. 
Quei trigenimi gli stavano seriamente dando sui nervi.
"Vi ho detto di no. So che la morderete e lei non è la nostra Sposa Sacrificale. Chiuso il discorso." 
Accarezzò la superficie della poltrona sulla quale era seduto, guardandoli uno ad uno negli occhi. "Andate a cercare Komori, se avete sete."
Doveva ammettere però che quel profumo inebriante di sangue fresco e totalmente nuovo per lui lo stuzzicava molto. Ma non sarebbe di certo piombato nella camera di Okamoto per gettarle i canini al collo. E nemmeno i suoi fratellastri scapestrati lo avrebbero fatto.
"Come sei noioso, Reiji-san~" borbottò Raito, mettendo il broncio e teletrasportandosi via.
"Hai voglia di dolci, Teddy?" disse con un sorriso il violetto, gli occhi vacui socchiusi a guardare l'orsacchiotto.
"Andiamo prima in cucina, neh?"

"Piuttosto Ayato, perché non pensi a recuperare alcune delle materie in cui sei stato rimandato?" sospirò il secondogenito, cercando di mandare via l'ormai ultimo gemello rimasto.
"Pensi che ad Oree-sama possa interessare qualcosa della scuola?!"
"Forse a te no, ma a me e a nostro padre si. Forza, va a prendere i tuoi libri, che ripassiamo." annunciò in tono solenne, con voce che non ammetteva repliche. Il rosso sbuffò, alzando gli occhi al cielo. 
Che noia.

***

Dei passi leggeri risuonarono nel vasto roseto della magione Sakamaki. 
Una piccola figura femminile si chinò su una delle tante rose, bianca come il latte e la sfiorò appena con i polpastrelli, sentendo una sensazione di benessere pervaderla. I biondi capelli lasciati sciolti in deliziose onde le scivolarono lungo le spalle, accarezzandole il viso, ora illuminato da un sorriso malinconico. 
Otou-san... chissà se pensa ancora a me si domandò, rimembrando i bei momenti passati con lui. 
In quella villa aveva trovato l'opposto della serenità che regnava tra le quattro mura di casa sua: era stata accolta da sei paia di canini che felicemente le avevano trapassato il collo giorno per giorno, a turno.
Ma doveva ammettere che vivere con quei sei vampiri non era una tortura: ognuno le voleva bene a modo suo e, sebbene le loro dimostrazioni d'affetto erano un po' strane, lei era contenta di essere almeno riuscita a fare breccia nei loro cuori feriti. 

"Cosa ci fai qui?"
"S-Subaru-kun"
La bionda gemette, sorpresa e si allontanò subito dal fiore, rimettendosi in piede con tale velocità che stava quasi per inciampare nel sentire la voce annoiata e atona del ragazzo.
L'albino in questione sbuffò. 
"Non dovresti stare qui fuori. Fa freddo" ribatté, scocciato.
Gli occhi lampone dell'altra si illuminarono e un tenue rossore le imporporò le guance.
"Sh-shizuana, Subaru-kun, sto bene" gli sorrise, balbettando e avanzando un passo verso il giovane. 
Quest'ultimo voltò il capo di lato:"n-non sono preoccupato! Tch, figuriamoci..." borbottò, mordendosi il labbro per la sua stupida affermazione e ferendosi superficialmente con i canini.
Komori non si stupì più di tanto della sua brusca reazione e azzardò un altro passo. 
Il Sakamaki la guardò di sott'ecchi, domandandosi cosa volesse fare. 
La mente di Eve era qualcosa di inarrivabile, così come i ragionamenti della ragazza stessa.
Vivere di sua volontà lì con loro, trapassarsi il cuore da parte a parte con il pugnale che le aveva donato... insomma, non riusciva a capirla. 
Aveva cercato di aiutarla più volte ad andarsene, a tentare una qualsiasi via di fuga e lei altrettante volte aveva rifiutato.
Non si spiegava tutto questo. 
Non capiva perché desiderava ardentemente proteggere quell'umana speciale.
Non sapeva ancora definire il calore che ora provava stando vicino alla bionda e vederla avanzare verso di lui, titubante. 
La parte irrazionale del suo cervello gli urlava di abbracciarsela, di stringerla fra le braccia e non lasciarla più andare.
Scosse il capo, sgranando gli occhi a quei pensieri. 
Era forse diventato un rammollito? No. Non l'avrebbe permesso. Non di nuovo.
Sotto lo sguardo stupito di Yui, l'afferrò saldamente per una spalla, attaccandosi al suo collo con velocità e bevendo quasi disperatamente il liquido scarlatto. 
Lei gli poggiò le mani sulle spalle, stringendo gli occhi e socchiudendo le labbra, lasciandosi sfuggire un gemito dal dolore.
Strinse la stoffa della giacca del giovane in due pugni, sospirando, mentre pian piano perdeva i sensi.

L'ultima cosa che ricordò prima di cadere tra le braccia di Morfeo fu un debole tocco delle labbra di Subaru ancora insanguinate che sfiorarono le sue.

***

Hana fissò i due dalla finestra, soddisfatta.
Il suo piano prendeva forma sempre di più e si rese conto che tutte le informazioni che aveva sul suo conto erano effettivamente vere. Ora doveva sol-

"Okamoto-san?"
"Sh-Shu-san?" l'inglese si voltò, sorpresa.
"Non mi aspettavo una tua visita..." 
"Neh, cos'hai combinato?" domandò il biondo, socchiudendo un occhio per osservarla meglio. 
Gli aveva sin da subito emanato delle radiazioni tutt'altro che positive.
"E-etto.. m-mi sono ferita senza volere" mormorò su due piedi. "Gomen"
"Che fastidiosa. Sei appena arrivata e già dai problemi" 
"Non l'ho fatt-"
le parole le morirono in gola quando questo le si avvicinò e la guardò intensamente negli occhi. 
Cosa vuole?! 
Ammetti che è carino. 
Taci, tu.
"Ehm, è tutto?"
"Guarda che questa è casa mia. Me ne vado quando mi pare." rispose lentamente il biondo, con un sorrisetto. 
Ora la stava snervando.
"Nessuno ti ha insegnato le buone maniere? Io dovrei riposarmi, casa vostra non è dietro l'angolo" puntualizzò, stizzita.
"Eppure mi sembravi più dolce, sai"
...
Fregata.
Il rumore della suoneria del telefono la distrasse dalla risata di scherno di lei.

Ecco, ora era letteralmente nei guai.


Angolo autrice:
Sono imperdonabile, lo so. Potete linciarmi(?)
Spero che con il capitolo ho ripagato il periodo d'attesa infinito(?) :P
Mi ha divertita molto scrivere di Hana, spero di avervi fatto intuire qualcosa (o forse no x3). 
Ultimamente shippo troppo Subaru e Yui, quindi lasciatemi scrivere di loro e sopportatemi *w*
Pooi alla fine vediamo Hana fregata, eheh.. cosa succederà? :3
Ringrazio tutte le ragazze che seguono e recensiscono la mia storia *////* arigatou (/^ 3 ^)/ *regala alle suddette dolci e cioccolata (?)*
Bene, ora me ne vado(?) e vi lascio con la vostra possibile confusione.
Taaau e alla prossima ^^
Sun-chan <3
   
 
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