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Autore: Ignis    31/01/2016    1 recensioni
Eli De Vile è un vampiro, così come lo sono tutti i membri della sua famiglia. Ha diciassette anni e le sue preoccupazioni sono piuttosto poche; non è il tipo da cacciarsi nei guai, è diligente alla Scuola Notturna ed evita di fare incontri indesiderati.
Bianca Petresi, invece, è l'umana che, piombando all'improvviso in casa De Vile, gli sconvolgerà la vita in modi che Eli non può nemmeno immaginare.
Tratto dalla storia:
«Secondo me credono che tu sia il ragazzo di Bianca».
Il vampiro rise di gusto. «Sì, certo! Che razza di rubacuori dovrebbe essere Bianca per trovarsi un ragazzo in un paesino sconosciuto nel giro di una manciata di giorni?»
Luca si mise seduto sulle zampe posteriori, continuando a guardarlo fisso. «Perché, tu sei così sicuro di poterti mettere con una ragazza nel giro di pochi giorni? Una come Bianca, con cui vai così poco d'accordo e perfino in lutto per i suoi genitori?»
«Io sono bello. Piaccio facilmente».
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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05. La scuola dei mostri

La sera seguente non ci furono intoppi: Eli si svegliò perfettamente riposato e riuscì a bere la propria razione di sangue senza sentire il bisogno di lanciare frecciatine a Bianca riguardo la sua colazione a base di cappuccino e biscotti. Quella sera Katrina e Angela passarono per la cucina per bere le loro razioni di sangue, ma nessuna delle due parve interessata a parlare con Bianca. Fino a quel momento il De Vile più contrario alla presenza dell'umana era stato Eli, ma questo non toglieva che anche Angela e Katrina non dovevano essere granché entusiaste della novità. La maggiore mostrò una cortesia molto costruita che celava una gran voglia di ignorare la nuova arrivata il più possibile – come stava facendo sin dal suo arrivo, in effetti – mentre Katrina si limitava a rispondere se interpellata. Dal canto suo, Bianca sembrava intimidirsi parecchio quando si trovava in presenza di qualsiasi vampiro al di fuori di Eli o Bianca, quindi non osava aprire bocca quasi mai, a meno che la curiosità non avesse la meglio.
Quelle che le stavano dando un benvenuto più caloroso in famiglia erano Sybil e Heidi. La prima l'aveva presa sotto la sua ala come una zia affettuosa, mentre la seconda la trovava divertente e basta. Era probabile che con il passare dei giorni e con l'abitudine l'interesse di Heidi si sarebbe estinto del tutto, come succedeva spesso alle bambine della sua età.
Bianca parve finalmente rilassarsi solo quando uscirono di casa. Sospirò profondamente, guardando verso il cielo.
«Finalmente. Credevo che non avrei più visto il cielo».
«Sei tu che ieri hai deciso di restare dentro» osservò Eli, in tono controllato per non farla mettere sulla difensiva. «Ti passo io gli appunti delle lezioni, ma oggi cerca di fare da sola».
L'attenzione di Bianca parve ridestarsi. «Oh, a proposito, che corsi ci sono alla Scuola Notturna? Ho dimenticato di chiederlo a Sybil. Io prima facevo il liceo classico, ma mi è sembrato di capire che dove andremo non è esattamente un liceo».
Eli si strinse nelle spalle, portandosi una lunga ciocca nera dietro l'orecchio. «Non mi sono mai informato sulle scuole diurne, ma un mio amico una volta mi ha detto che la Scuola Notturna assomiglia a un liceo a indirizzo molto neutro, in cui studiamo un po' di tutto ma non approfondiamo niente in particolare».
«Ah».
La faccia di Bianca era indecifrabile. La conversazione sarebbe morta lì se Heidi non si fosse inserita.
«Gli umani hanno tante scuole diverse, quindi? Come mai?» chiese, curiosa.
«In ogni scuola le materie si studiano di più o di meno a seconda dell'indirizzo. A me piacciono molto la letteratura e le lingue come il greco e il latino, per esempio, per questo ho scelto il liceo classico... mentre qualcuno a cui piacciono di più la matematica e le scienze può andare al liceo scientifico, e così via. Ci sono tanti tipi diversi di liceo e anche tipi diversi di istituto tecnico».
Eli non trovava molto sensata quell'organizzazione: secondo lui sarebbe stato più comodo creare un unico liceo e permettere agli studenti di gestirsi l'orario e le lezioni come preferivano, senza doverli dividere per forza in scuole completamente differenti.
«E che differenza c'è tra un liceo e un istituto tecnico?» chiese ancora Heidi, gli occhi verdi fissi sull'umana che aveva accanto.
Bianca, invece di rispondere, si avvicinò di più ad Eli e si aggrappò alla stoffa del suo maglioncino blu scuro. Il vampiro la squadrò torvo per quel gesto.
«Che stai facendo?» domandò in un sibilo. Si liberò dalla sua presa con un gesto brusco e la ragazza si nascose dietro di lui.
«C'è un cane enorme che viene verso di noi...!»
Inizialmente Eli non capì, ma subito dopo scorse la figura di un lupo che si avvicinava. Ovviamente era Luca, che li stava raggiungendo per fare il percorso insieme.
«Veramente è un lupo» precisò Heidi, per poi rivolgere un gran sorriso al lupo mannaro, che ormai li aveva raggiunti. «Buongiorno! Luca, lei è l'umana!»
Lui sbuffò, che era il massimo che riusciva a fare come risata. Poi, come rendendosi conto di qualcosa, si mise seduto sull'asfalto, senza dire una parola.
Nonostante tutto, Bianca continuava a rimanere nascosta dietro Eli. «Ti prego, mandalo via!» lo implorò con voce tremante.
«Perché dovrei mandare via Luca?» domandò il vampiro in tono indignato, scostandosi da davanti a lei. «Vattene via tu, piuttosto! È così che gli umani trattano la gente?»
«Gente?» fece la ragazza. «Vuoi venire a dirmi che i vampiri parlano con i cani? E poi che razza di nome è Luca per un cane?»
«Che razza di nome è Bianca per un'umana, invece?» ribatté a tono Luca, inclinando le orecchie all'indietro.
Bianca strabuzzò gli occhi. «Ha parlato!» esclamò, sbalordita. «Ha parlato!» ripeté, guardando i due vampiri accanto a sé. «L'avete sentito?!»
«Scusami, forse avrei dovuto spiegarle tutto prima» mormorò Eli costernato, rivolto all'amico.
Il lupo si rimise in piedi. «Nessun problema, dico sul serio. Sì, Bianca, ho parlato».
«Come fa a sapere il mio nome?!» domandò lei nell'orecchio di Eli, che la spinse via infastidito.
«Gliel'ho detto io. Vuoi darti una calmata? Mi stai mettendo in imbarazzo!»
Il vampiro non riusciva davvero a capire dove fosse il problema. Bianca stava trattando Luca come un appestato, e per quanto Luca potesse essere tranquillo per essere un lupo mannaro, questo non faceva di lui una persona molto paziente – anzi, era il genere di ragazzo pronto a saltare su per le ingiustizie. A giudicare dal modo in cui stava appiattendo le orecchie contro la nuca, poi, la situazione stava prendendo una piega sempre meno felice.
«Guarda che Luca non è un cane, è amico nostro! Tu quindi non puoi trattarlo così male!» protestò Heidi, imbronciata.
Passarono vari secondi, durante i quali Bianca rimase senza parole e guardò fratello e sorella come se fossero fuori di testa. «Ma...!»
«Chiedi scusa a Luca adesso e forse potrai ancora salvarti la faccia» la incalzò Eli in tono duro.
Luca non disse nulla, ma le sue orecchie tornarono lentamente a rivolgersi in avanti: in qualche modo, anche se Eli non avrebbe saputo dire come, avevano evitato il peggio.
Passarono altri secondi di silenzio. Bianca non si nascondeva più dietro il vampiro, ma era come pietrificata e non accennava a parlare. Dopo qualche attimo in più di pazienza, il lupo mannaro sospirò.
«Lasciamo perdere. Di questo passo faremo tardi. Stammi a sentire» si rivolse alla ragazza «io non sono un cane, ma non sono neanche esattamente un lupo: sono un lupo mannaro. Dal sorgere al tramontare della luna mi trasformo e divento così. Per il resto sono tale e quale a un essere umano, in un certo senso».
Le spalle dell'interpellata si rilassarono, ma lei non sembrò ancora incline a calmarsi completamente. «Potevate dirmelo prima! Mi è venuto un infarto!»
«Oh, non esagerare. Perché, hai paura dei cani?»
«Di quelli grandi» specificò lei. «E il tuo amico assomiglia terribilmente a un cane gigantesco».
I due vampiri guardarono l'umana con tanto d'occhi. Eli in particolare era agghiacciato: quella era una svolta che decisamente non aveva calcolato. Non riusciva a capire come qualcuno potesse avere paura dei cani, ma soprattutto non capiva come una persona simpatica e socievole come Luca potesse fare paura a qualcuno.
Quest'ultimo aveva esaurito la propria pazienza, ma scelse accuratamente di non mettersi a ringhiare e di non fare scenate davanti alla cinofobica. «Va bene, ho capito. Io vado avanti da solo. Ci vediamo in classe, Eli».
Prima che il ragazzo potesse fare nulla per fermarlo, l'amico si era già voltato per percorrere la strada deserta alla massima velocità consentita dalle sue zampe da lupo.
«Aspetta, non andare via da solo!» esclamò Heidi invano.
Quei giorni erano gli unici in cui Luca poteva permettersi di passare più tempo in giro con Eli senza trasformarsi in un essere umano. Erano poche ore preziose che in genere i due si impegnavano a trascorrere insieme il più possibile. Poi era arrivata Bianca, aveva cominciato a trattare Luca come chissà che creatura mostruosa e giustamente lui si era offeso.
Il vampiro fulminò la ragazza con lo sguardo. «Non potevi proprio evitare, eh?»
Lei rimase interdetta. «Perché, che ho detto?»
Esasperato, Eli lasciò che fosse Heidi a tentare di spiegarle quanto fosse sbagliato parlare male di qualcuno davanti a lui, che si trattasse di un lupo mannaro o di qualsiasi altra creatura senziente. Secondo il ragazzo, se Bianca non era capace di intuirlo da sola, non era nemmeno sensato provare a farglielo capire.

Entrambi i De Vile si resero conto in fretta che gestire un'umana come nuova compagna di scuola sarebbe stato più complicato del previsto: dovettero accorgersene non appena arrivarono in vista della Scuola Notturna – che Bianca, una volta ritrovata la tranquillità, commentò con un «che tristezza, sembra un obitorio!» nonostante nessuno dei due vampiri avesse chiesto il suo parere.
Come forse avrebbero dovuto immaginare, infatti, tutti gli studenti che incrociavano si mostrarono subito molto interessati alla nuova arrivata. Nella Scuola Notturna del resto c'erano sì e no un paio di centinaia di studenti e non era un'esagerazione dire che si conoscevano tutti quanti almeno di vista; una nuova arrivata saltava all'occhio e l'indole naturalmente curiosa dei fattucchieri, che rappresentavano quasi la metà del corpo studentesco, portò ben presto il piccolo trio a essere circondato da persone che volevano vedere l'umana, conoscerla, parlarci.
In un primo momento Bianca accolse senza problemi quelle attenzioni. Per la maggior parte era gente socievole che era puramente interessata a lei, anche se in maniera superficiale; Eli immaginò che dovevano essere riusciti a raggiungere il suo ego e a lusingarlo a dovere.
Le cose filarono lisce finché Bianca ebbe solo a che fare con fattucchieri e folletti, almeno. I primi avevano un aspetto tale e quale a quello umano, anche se un po' stravagante, e probabilmente i lineamenti ferini e le orecchie a punta dei secondi non erano sufficienti a impressionare la ragazza. Quando però si avvicinarono i primi gargoyle, Eli si ritrovò di nuovo a farle da scudo contro la nuova minaccia.
«C-che roba è, quella? Una specie di demone? Mandalo via!» lo implorò Bianca con voce angosciata.
Il gargoyle più vicino sentì tutto e si offese. «Che vuole dire?» domandò con voce chiara e acuta a Heidi, sua compagna di classe. La bambina si strinse nelle spalle: lei si era abituata fin da piccola a vedere quegli esseri dall'aspetto non proprio gradevole, con pelle che andava dal grigio chiaro al nero intenso e artigli affilati, ma non aveva idea che per un'umana che non ne aveva mai visto uno poteva essere un'esperienza scioccante.
Nonostante tutto, Eli cercò di rimediare alla situazione in qualche altro modo. «Bianca, lascia andare i miei capelli e datti una calmata. Nessuno ti farà del male qui, cerca di rilassarti».
Lei ovviamente non lo ascoltò. «Prima il lupo che parla, ora il demone! Che diavolo aveva in mente Sybil? Questo posto è una gabbia di mos...»
Intuito il pericolo, Eli si affrettò a coprirle la bocca con la mano, cingendole al tempo stesso le spalle con il braccio per impedirle di muoversi. Non fu un'esperienza molto piacevole per lui: la pelle del viso di Bianca era grasso e butterato, la consistenza della sua carne attorno alle spalle fin troppo soffice. Le lanciò un'occhiataccia di avvertimento, ma la luminescenza naturale dei suoi occhi gialli servì solo a farla agitare ancora di più. Scelse quindi di rivolgersi agli studenti più vicini.
«L'umana non è abituata a vedere niente che non sia umano, lasciatela respirare!»
Nessuno accennò a muoversi. Al contrario, qualcuno rispose:
«Sei tu che la stai soffocando, De Vile! Lasciala andare!»
«Già! Ai vampiri non è permesso mordere a scuola! Lasciala!»
Invece di vederli togliersi di mezzo, Eli si sentì agguantare per le spalle dalle mani coriacee di un gargoyle. Allo stesso tempo, qualcuno gli stava afferrando le mani per staccarle da Bianca; sentì addirittura delle dita affusolate aggrapparsi ai suoi lunghi capelli neri per farlo arretrare.
Bianca si ritrovò libera, ma invece di sfruttare la situazione per raggiungere la scuola, guardò Eli come una bestiolina in trappola.
Il vampiro non era mai stato una persona molto paziente. In famiglia gli unici con quelle qualità erano la nonna e la mamma – la prima perché troppo vecchia per arrabbiarsi spesso, la seconda per indole naturale. Tutti gli altri avevano la tendenza ad essere insofferenti, specie quando le cose non andavano come previsto. Se però Heidi approfittò del momento per sgattaiolare via insieme ai propri compagni di scuola, per nulla intenzionata a risolvere la situazione, Eli non aveva la stessa scelta: se avesse abbandonato Bianca in quel momento, quest'ultima non gli avrebbe mai concesso il fatidico “perdono” che lo avrebbe liberato dalla punizione. Per quanto detestasse dover aiutare l'umana che aveva offeso il suo migliore amico, era l'unica scelta che aveva per potersi sbarazzare alla svelta di quel castigo.
«Allora, l'hai già fatta diventare donatrice?» domandò una voce fastidiosamente vicina al suo orecchio.
«Ehi, ma non ce la presenti nemmeno? Dannati vampiri, volete sempre tenervi tutto voi!» protestò un altro, tirandogli leggermente delle ciocche corvine per attirare la sua attenzione.
Ormai più che irritato, Eli si portò la chioma corvina sulla spalla e lanciò un'occhiata assassina dietro di sé, scoprendo i denti. Per quanto tutti sapessero che a scuola chi faceva del male a qualcuno era severamente punito, nessuno osò farsi avanti per mettere alla prova ulteriormente la pazienza del vampiro: le ragazze lo guardarono intimorite, i ragazzi s'imbronciarono ma si distanziarono. Senza perdere altro tempo, il giovane De Vile raggiunse Bianca – che nel frattempo era stata circondata da un gruppo di folletti e li guardava con aria spaesata – per agguantarle il braccio e trascinarsela dietro, mentre si dirigeva verso l'entrata a grandi passi.
Con gli occhi gialli di Eli che mandavano bagliori inquietanti e le sue zanne bianche ben scoperte, riuscire a entrare non fu complicato. Il ragazzo cominciò a rallentare l'andatura solo quando ebbero percorso una decina di metri nell'atrio d'ingresso. A quel punto lasciò il braccio di Bianca per farle recuperare la sensibilità alla mano: a giudicare dalle pulsazioni che aveva sentito invadergli il palmo, doveva averle bloccato la circolazione per quanto l'aveva stretta forte.
Bianca aveva i capelli spettinati, tanto per cambiare, e uno sguardo del tutto stralunato. Osservò Eli come se lo stesse vedendo per la prima volta in vita propria.
«Non dormire» tagliò corto Eli. «Senti, credevo che la nonna ti avesse detto qualcosa su chi avresti potuto incontrare a scuola, ma a quanto pare non è così. Non ti aspettavi proprio di vedere dei gargoyle?»
Con qualche secondo di ritardo, Bianca alitò una risposta. Le si era seccata la gola. «Immaginarseli è un con...» tossì «immaginarseli è un conto, ma trovarseli davanti sul serio è completamente diverso! Quanto pensi che ci abbia messo ad abituarmi alle zanne di Sybil?»
«Sei senza spina dorsale» bofonchiò lui in tono critico. Poi, notando lo sguardo di Bianca, aggiunse: «ti comunico che c'è qualche decina di gargoyle nella scuola e parecchi folletti. Almeno coi fattucchieri spero che tu non abbia problemi!» Nel frattempo fece un cenno verso un corridoio laterale che portava alla loro aula. «Andiamo».
Lei, anche se offesa, lo seguì. «Io credevo che sarebbero stati quasi tutti vampiri... non me n'ero fatta un grosso problema, visto che a voi in qualche modo mi sono abituata».
Eli rise divertito. «Gli unici vampiri in tutta la scuola siamo io, Heidi e i due figli dei Pescosolido. Non ci sei andata neanche vicino».
Bianca parve improvvisamente terrorizzata all'idea di stare troppo lontana da lui: gli si aggrappò al braccio. «E quanti lupi mannari ci sono? E diavoli, e altri mos...»
Grazie a qualche miracolo Eli riuscì di nuovo a tapparle la bocca in tempo. «Non dire più quella parola, ti dispiace? È molto offensivo da dire e puoi star certa che nessuno ti ringrazierà del complimento. Renditi conto che qui siamo tutti persone, esattamente come te. Vedi di scendere dal tuo piedistallo». Le liberò le labbra.
Bianca borbottò qualcosa sul non sentirsi superiore a nessuno.
«Per rispondere alla tua domanda, gli unici altri che mancano alla lista sono fattucchieri, maghi e folletti. Di fattucchieri e folletti ce ne sono parecchi, anche nella nostra classe... di maga ce n'è una sola in tutta la scuola. Anche di lupo mannaro ce n'è soltanto uno».
Raggiunsero la classe: Eli entrò per primo, ma esattamente come due giorni prima fu preso subito d'assalto.
«Eli, togliti di mezzo e faccela conoscere!»
«Giusto, levati!»
Il vampiro si limitò a fare un passo di lato per permettere a Bianca di entrare. La ragazza sembrava molto intimidita dalla situazione: malgrado la sua stazza parve farsi più piccola.
«C-ciao... io sono Bianca» spiccicò con un filo di voce.
Una delle ragazze della classe le tese la mano per stringere la sua. «Piacere, io sono Miriam!»
«Io sono Giada!»
«Andrea, piacere!»
La nuova arrivata trasse un lieve sospiro di sollievo. Soddisfatto, Eli si disse che da lì in poi avrebbe potuto continuare per conto proprio: in classe non c'era la mole di studenti che avevano incontrato all'entrata e sicuramente sia Bianca che i fattucchieri sapevano come socializzare senza spaventare a morte il prossimo. Con lo sguardo vagò subito nell'aula per cercare Luca.
Il lupo mannaro si era accomodato come sempre al proprio posto in fondo all'aula, a debita distanza da tutti gli altri. In quel momento era sdraiato per terra con la testa appoggiata sulle zampe. Quando il vampiro lo raggiunse si limitò a drizzare le orecchie.
«Ehi» fece Eli quieto.
«Non sarei dovuto andare via in quel modo, mi dispiace» disse subito Luca, guardandolo. «Mi sono offeso e...»
«Lascia stare, Luca! Non hai fatto niente di male. Sono io che non le ho parlato di te e non le ho spiegato meglio che tipo di studenti si possono trovare a scuola» lo interruppe lui in tono fermo. Guardò in basso, un po' in imbarazzo. «È a me che dispiace».
Luca sollevò la testa, continuando a guardarlo fisso. «Ma no, non dire così. Eli, tu cerchi sempre di tenere tutto sotto controllo... ma allo stesso tempo sei abituato anche a prenderti colpe che non hai. È successo e basta, no? Non devi stare tanto a preoccupartene». Mosse lievemente la coda, in un chiaro segno di tranquillità. Non era più arrabbiato, forse solo un po' dispiaciuto. «Non è nemmeno colpa di Bianca: ha paura dei cani, non può farci niente... e io sono un cane bello grosso, secondo il suo punto di vista. Le basterà non fare la strada insieme a noi nei prossimi giorni e starmi lontano, no?»
L'idea inizialmente fece sorridere Eli, che avrebbe volentieri fatto a meno di periodi di tempo extra con Bianca – ed era sicuro che anche lei ne sarebbe stata contenta. Subito dopo il sorriso s'incrinò.
«Sai, credo che non sarà così semplice, purtroppo». Non sapeva come spiegarsi. Sentì lo sguardo penetrante di Luca su di sé e capì che sarebbe stato inutile tentare di indorargli la pillola. «Ieri, quando sono tornato a casa...»
Gli raccontò della punizione e dei termini per poterne uscire. Inevitabilmente, il lupo mannaro si fece minaccioso.
«Lo sapevo, va sempre a finire così. Quand'è che riuscirai a tenere a bada la tua boccaccia?» protestò irritato.
«Mi dispiace! Come potevo immaginare che per la nonna fosse così importante?» tentò di difendersi Eli.
«Ha invitato un'umana a vivere in una famiglia di vampiri pur di non lasciarla da sola. A me pare che le importi parecchio!» Luca sbuffò, arrabbiato. «E immagino che anche tentare di sfuggire alla punizione di nascosto sia fuori discussione».
Quello era un punto su cui erano tornati altre volte in passato, ma che ancora non erano riusciti a superare. Eli strinse le labbra, dispiaciuto. «Lo sai che non dipende da me».
«Sì, lo so. Se mi dessero un euro per ogni volta che te l'ho sentito dire, a quest'ora sarei ricco sfondato». Il tono di Luca si era fatto cupo. «Vai a sederti, è arrivata la Geranio».
Eli si voltò verso la classe e notò che i suoi compagni si erano già tutti seduti. Bianca si era accomodata nel banco accanto al suo, mentre Chiara e Isabella lo sbirciavano con un sorrisetto.

«Pensavo peggio, come primo giorno» confessò Bianca tre ore più tardi, durante la pausa. «Mi ero immaginata un sacco di cose che avrei dovuto imparare sulle altre razze...»
«Del tipo?» domandò Chiara con curiosità. «Una lezione sull'igiene dentale dei vampiri? Educazione civica per le comunità di folletti? Approfondimenti sui culti e le credenze dei fattucchieri?»
Avevano appena seguito una lezione di matematica, una di storia e una di letteratura italiana; in quel momento se ne stavano attorno al banco dell'umana. Bianca era stata “presa in ostaggio” da Isabella e Chiara, che erano tra i più interessati a volerla conoscere, e in quel momento era impegnata a parlare con loro due e con altri due compagni di classe, Valentino e Andrea. Eli se ne stava poco distante e ogni tanto guardava Luca, che sembrava intenzionato a starsene alla larga per tutto il resto della pausa. Il fatto che il suo migliore amico fosse arrabbiato e che la causa di tutto invece se ne stesse tranquilla a chiacchierare con gli altri non fu un toccasana per l'opinione che il vampiro aveva della nuova arrivata, anzi: contribuì a fargliela apparire ancora più odiosa e superficiale.
Se non altro, Bianca aveva smesso di dire “mostro” e stava cominciando a comportarsi normalmente. Con i fattucchieri e con Chiara non pareva avere nessun problema, ma probabilmente continuava a considerarli dei semplici esseri umani. Non che per qualcuno la cosa fosse un problema: rendeva il tutto più semplice e basta. Per il momento i gargoyle avevano afferrato il messaggio e se ne stavano in disparte: Bianca si sarebbe avvicinata a loro quando se la fosse sentita.
«Ora ti va di spiegare che hai fatto di male a Luca?» domandò finalmente Isa, ravvivandosi le ciocche verdi. «Se n'è rimasto laggiù per tutto il tempo, e dire che anche lui era molto curioso di conoscerti».
Bianca non rispose: abbassò lo sguardo sulle proprie mani e arrossì per l'imbarazzo. Chiara e Isa guardarono interrogative Eli. Lui si mise a braccia conserte.
«L'ha preso per un cane che parla e l'ha trattato da animale». Aspettò prima di continuare, dato che i compagni di classe erano subito scoppiati a ridere prima ancora che potesse finire la frase. «Sapete com'è fatto: non credo se la sia davvero presa così tanto, ma prima vuole delle scuse».
«Perché? Non è mica colpa mia!» ribatté Bianca prontamente. «Scusa tanto, ma vedermi davanti un animale gigantesco che mi parla mi ha fatto spaventare! Che ne sapevo io?»
Eli non lo vide, ma sentì le unghie di Luca che graffiavano leggermente il pavimento mentre questi usciva dall'aula, diretto in cortile.
«Sicuramente, ma adesso che non sei più spaventata ti sei resa conto di averlo trattato male, giusto?» fece Isa, mentre cercava di smettere di ridere.
Lo sguardo di Bianca era ancora vacuo: non capiva. «No, non mi sembra di aver fatto niente di male... perché? Che ho detto?»
L'espressione prima tranquilla di Isabella si tinse di sconcerto. Chiara sembrò solo ancora più divertita.
«Guarda che Luca non è mica un animale. È un ragazzo-lupo!» cercò di farle notare Andrea. «Non è mica colpa sua se ha quell'aspetto!»
«È un lupo mannaro. Un po' animali lo sono tutti quanti, dopo che vengono morsi... non ha mica tutti i torti» osservò Valentino. «C'è un motivo se sta da solo in fondo alla classe».
«Un motivo che non dipende da lui!» ribatté Isabella. «Ci sarà rimasto malissimo, povero Luca!»
Bianca si strinse nelle spalle. «Non siamo tenuti a diventare amici e non credo che avrò lo stesso problema con altri. Quello è l'unico lupo mannaro della scuola, giusto? Me l'ha detto Eli».
Il sorriso di Chiara si allargò mentre guardava il vampiro. «Tu non dici niente? Vuoi lasciare che la nuova ragazza umana parli del tuo migliore amico in questo modo?»
Solo in quel momento Eli si rese conto di aver assunto un'espressione truce mentre guardava Bianca. Quest'ultima ricambiò l'occhiata con una mortificata, come se fosse appena caduta dalle nuvole. «Amico?»
«Ci puoi scommettere! Eli e Luca stanno quasi sempre insieme! Vengono a scuola insieme, passano la ricreazione insieme, tornano a casa insieme e spesso e volentieri trascorrono la nottata andando in giro insieme» elencò Isa sollevando le dita punto per punto. «Anzi, è strano che oggi se ne stiano ognuno per conto proprio».
«Io non lo costringo mica a stargli lontano...» cominciò Bianca, per poi esitare. «Oppure... oppure sì?»
Eli scosse la testa. «No, non sei tu a costringermi. Preferirei comunque che tu ti scusassi con Luca per come ti sei comportata e cercassi di andarci d'accordo. È davvero così difficile per te?»
Bianca sospirò stancamente, cominciando a torcersi le mani per il nervosismo. Sembrava davvero che stesse avendo chissà quale lotta con se stessa, cosa che Eli non riusciva a comprendere: cosa poteva esserci di tanto difficile nel porgere le proprie scuse quando si aveva sbagliato?
«Mi dispiace, non ce la faccio. Io ho il terrore dei cani, penso che non riuscirei nemmeno a stargli davanti per più di cinque minuti senza morire di paura».
Ormai era ufficiale: Eli la odiava. Le lanciò un'occhiataccia intimidatoria che la fece rabbrividire, poi distolse lo sguardo e si rifiutò di guardarla per tutto il resto dell'orario scolastico.

Una volta fuori dalla scuola, Eli e Bianca fecero il tragitto fino a casa per conto proprio. Heidi era andata a passare la notte con uno dei suoi compagni di scuola, quindi sarebbe tornata indietro accompagnata da genitori di altri.
Tra il vampiro e l'umana si era creato un silenzio gelido. Alla fine Bianca non aveva rivolto la minima parola di scuse a Luca, e quest'ultimo aveva deciso di tornare a casa da solo per evitare di spaventare ulteriormente la ragazza. Eli ancora una volta si era visto costretto a restare accanto a Bianca.
«Io credevo che vampiri e lupi mannari si odiassero, come nei romanzi» osservò lei a un certo punto, rompendo il silenzio.
Eli si sforzò di mantenersi cortese, anche se non amichevole. «In un certo senso è vero. I lupi mannari non hanno una vera e propria società, in effetti... c'è un branco nella zona, ma si ghettizzano da soli; non è comunque quello il problema. Molte persone evitano i lupi mannari proprio per la loro parte animale, quindi li considerano animali in tutto e per tutto. In questo modo i lupi mannari che si comportano come delle bestie finiscono per penalizzare anche i lupi mannari che invece si comportano in maniera civile, come Luca. Per la maggior parte dei vampiri in effetti un lupo mannaro non è più né meno che un cane che parla, come hai detto tu». La guardò minaccioso. «Infatti i miei non sanno che io sono amico di Luca: pensano che siamo solo nella stessa classe e vorrei che continuassero a pensarla così. Prova a parlare di lui con qualcuno che non sia io o Heidi e giuro che te la farò pagare cara».
Bianca storse il naso. «Per chi mi hai preso? Non sono così cattiva come pensi tu, guarda che ho capito! Puoi stare tranquillo».
Tornò il silenzio, rotto solo dai loro passi. Fu di nuovo Bianca a romperlo.
«Guarda che puoi andare da Luca, se vuoi. Io intanto mi trovo qualcosa da fare qui in giro, oppure mi chiudo nella serra che c'è in giardino, e quando torniamo a casa possiamo dire di aver passato la giornata insieme» propose.
Il vampiro fu sorpreso di sentire quella proposta, ma si vide costretto a rifiutare. «Non posso. Papà mi ha ordinato di restare sempre vicino a te, quando siamo fuori casa».
Bianca lo guardò come se stesse parlando con un imbecille. «Beh... sì. È questo il punto. Noi facciamo finta di fare come dice, lui è contento e noi non dobbiamo torturarci. Capito?»
Gli stava suggerendo di mentire, né più né meno. Eli sorrise mestamente. «Immagino che le famiglie umane siano completamente diverse da quelle dei vampiri. Quando mio padre mi ordina di fare qualcosa, io non posso disubbidire. Ogni sua parola per me è una legge che non posso infrangere in nessun modo, capisci? Perciò se lui mi dice che fuori casa io devo stare insieme a te, non posso andarmene per conto mio da qualche altra parte. Adesso ti è chiaro?»
Era quello il motivo per cui le punizioni gli pesavano così tanto. Non aveva potuto inseguire Luca quando quella sera si era allontanato a tutta velocità verso la scuola, né era stato capace di passare la ricreazione insieme a lui. La parte peggiore era che il suo amico sapeva ogni cosa e nonostante tutto lo perdonava.
Bianca finalmente parve comprendere. «Accidenti! Sarebbe molto più comodo se potessi perdonarti subito!»
«Se i miei dicono che il tuo “perdono” non è valido, vuol dire che non è sincero. Dimmi soltanto cosa devo fare per farmi perdonare, quindi, così saremo tutti e due liberi prima possibile».
Eli continuava a guardare la cosa da un punto di vista pratico: se si fosse comportato in modo da essere accettato da lei, finalmente sarebbe stato libero di tenersene lontano. Ancora però non capiva cosa doveva fare per riuscire a risolvere il problema: quella era una cosa che solo Bianca poteva spiegargli.
«Anche se me lo chiedi, non mi viene in mente niente di particolare...» borbottò la ragazza, a disagio. Ricominciò a torturarsi le dita. «A me basta che tu la smetta di trattarmi come uno scarafaggio, o come una violatrice di domicilio».
Eli intuì che per arrivare a tanto ci sarebbe voluto parecchio lavoro ancora. «Va bene».
«No, non va bene. Guarda che non ho deciso io di venire a vivere a casa vostra. Che posso farci se la mia è andata a fuoco? Mi sento già abbastanza un'intrusa senza che ti ci metta anche tu».
Eli chiuse gli occhi e si passò lentamente le mani sugli occhi. «Ho capito. Non sono stato giusto con te e me ne rendo conto. Ti chiedo scusa».
Bianca non disse più niente. Eli aprì gli occhi e si rese conto di essere fissato.
«So di essere stupendo, ma quel tuo modo di guardarmi fisso è davvero inquietante» le fece notare.
Bianca avvampò e inchiodò lo sguardo a terra. «S-senti chi parla! I tuoi occhi sembrano due lampadine! Non vorrei proprio incontrarti in un vicolo buio».
«Sì, sì, sì. C'è altro?»
«Vorrei che tu fossi più paziente con me. Per esempio, per me non è così facile abituarmi all'idea che i lupi sono persone e che posso trovarmi davanti un animale parlante, va bene? Se vedo qualcosa che non conosco tu spiegamela, ma non trattarmi come se fossi stupida. È una cosa che non sopporto».
Improvvisamente il fatto di non considerarla più un'intrusa non gli sembrò un ostacolo così insormontabile. «D'accordo. Qualche altra richiesta?»
Bianca annuì. «Non ti chiedo di diventare il mio compagnuccio di giochi né altro del genere: mi basta che tu mi aiuti ad ambientarmi. Mi farò io degli amici con cui passare il tempo e troverò qualcosa da fare che non richieda la tua presenza... ma non sono abituata a vivere di notte e non so come trovare questo tipo di cose. Perciò ti propongo questo: quando saremo insieme io mi sforzerò di essere meno ironica possibile e di fare la brava umana... e prometto anche di cercare di fare amicizia con Luca senza spaventarmi, ma tu in cambio aiutami ad abituarmi al tutto. Più mi ambiento, meno avrò bisogno del tuo aiuto, giusto? Ci guadagniamo entrambi».
Come patto non gli sembrò affatto male. Eli sorrise. «Si può fare. Mi dispiace solo che non sia il genere di cosa che si possa risolvere in un giorno o due. Temo che resteremo in punizione per una settimana o due, come minimo».
Bianca rise. «Non dire così! Bisogna pensare positivo».
Tornarono a casa così. Eli non era dell'umore di passare la notte in cerca di divertimenti con Bianca, non dopo quello che era successo con Luca, ma almeno avevano entrambi i loro buoni propositi. Si sarebbero impegnati a uscirne, in qualche modo.






Eccomi qui con un capitolo leggermente più lungo rispetto ai precedenti. La storia deve ancora ingranare come si deve, me ne rendo conto, quindi prometto di impegnarmi di più per i prossimi capitoli! Nel frattempo vorrei comunque sapere cosa pensate di ciò che è successo fin qui. Quali sono i personaggi che vi ispirano di più, e quali i personaggi che sentite già di odiare? Pensate che Eli smetterà mai di detestare Bianca con tutto il cuore? E lei smetterà di considerare Luca alla stregua di un animale?
Mi interessa molto conoscere i vostri pareri, perché (come avrete notato) ho un disperato bisogno di migliorare. Spero che mi farete sapere in molti le vostre opinioni. Nel frattempo vi saluto: al prossimo capitolo!
Ignis

   
 
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