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Autore: MimiRyuugu    01/02/2016    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonaseranotte *-*
sono puntualAH! E ho spento The Sims 3 dopo giorni di giocate continue solo per aggiornare, questo mi giustifica dalle prossime cruciate vero? u.u

Avvertenze: occtudine, nuovi risvolti estremamente diabetosi *lancia insulina*, Hermione particolarmente scalmanata. Ah, in quei giorni ero particolarmente fissata con il film Mamma Mia! XD

In questo capitolo troviamo Il Regalo Mio Più Grande di Tiziano Ferro, Honey Honey dal film Mamma Mia! (Amanda Seyfried), Lay All Your Love on Me sempre da Mamma Mia!, Contagious della cara Avril Lavigne ed infine Everything dei LifeHouse (per la millesima volta XD). Corro ad aggiornare la playlist su Spotify, che potete trovare cercando mimiryuugu u.u

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento, 
buona lettura <3



Ventisettesimo Capitolo

Ron ed Hermione rimasero stretti in quel caldo abbraccio per più di cinque minuti. Sotto gli occhi di Giulia. Ancora alla sua postazione. Si era trattenuta dal battere le mani e ora faceva strani gesti di vittoria. Appena i due si separarono Giulia si diresse da Anna per farle il segno. La castana era davvero presa nella tortura psicologica inflitta da Pansy e sperava che durasse ancora ed ancora. Purtroppo per lei, l’amica le apparve subito vicino. Così Anna sbuffò e iniziò a fare miagolii sordi. Giulia iniziò a sbracciarsi per farle segno di silenzio. Poi capì che quello era il segnale. Pansy bloccava ancora Lavanda al muro. Quando sentì il segnale si rizzò fingendosi sorpresa. “Sembra che Mrs Purr si stia avvicinando...spero che tu abbia capito il concetto LavLav…” le ricordò un’ultima volta la serpe. La ragazza annuì timida. Si vedeva da lontano un miglio che moriva dalla voglia di scappare via di li. Pansy si allontanò ghignando. E subito Lavanda approfittò e se la diede a gambe nel corridoio opposto a quello di Ron ed Hermione. Appena anche il rimbombo dei suoi passi sparì le ragazze uscirono allo scoperto. “Allora?” chiese curiosa la Serpeverde. Giulia sorrise facendole il tipico gesto a pollice in su. “Lei e Ron hanno fatto pace…ora c’è solo da aspettare che lui molli Lavanda…” osservò in fine. Le altre due si voltarono sconcertate. “Certo che Herm si accontenta di poco…” bofonchiò Anna. Pansy annuì d’accordo. Giulia le guardò divertita. “Devo proprio dirlo Parkinson…sei stata fantastica! Hai fatto sciogliere quell’oca dalla paura!” si complimentò la castana. La Serpeverde si strofinò le dita chiuse a pungo su una spalla. “Modestamente…” esclamò orgogliosa. Giulia sorrise. “Missione compiuta!” esordì fiera. Le tre si guardarono. “Bene, è ora di tornare alle basi…” confermò Pansy. Le altre annuirono. “Non è stato poi così male collaborare no?” osservò ancora Giulia. La Serpeverde guardò scettica Anna. Poi però si sciolse in un sorriso. “Buonanotte Parkinson…non torturare nessuno mentre torni nella tua caverna…” la salutò ghignante la castana. Giulia le diede una gomitata. “E tu chiudi bene la tua bara prima di addormentarti Haliwell…non si sa mai che Van Hellsing sia in giro per il castello…” rimbeccò pronta Pansy. Stavolta Giulia scoppiò a ridere. “Questa è buona Parkinson…sembra quasi un complimento…” le diede ragione Anna. La Serpeverde le fece la linguaccia. Poi si voltò per andare dalla parte opposta alla loro. Appena le altre due girarono per tornare al loro dormitorio Pansy si fermò. “E…Haliwell…un’ultima cosa…” esordì. La castana si voltò dubbiosa. “Per la cronaca…Draco puoi tenertelo, non mi piace più…” disse infine la Serpeverde. Anna scosse la testa divertita. Così le tre si divisero. Le Grifondoro arrivarono al dormitorio camminando con calma. Quando entrarono in camera Hermione le aspettava già, seduta sul suo letto a braccia incrociate. Ma con un enorme sorriso sul viso. Le amiche non ebbero nemmeno il tempo di richiudere la porta che il prefetto si fiondò su di loro. Per poi abbracciarle forte. “Grazie ragazze…grazie…” iniziò a dire grata. Anna cercò di liberarsi dalla presa. “Herm…mi stai stritolando…” si lamentò. Giulia invece rideva felice. Dopo dieci minuti ancora di abbraccio di gruppo, le tre si spostarono sul letto di Hermione. Per ascoltare gli eventuali particolari. Ovviamente anche Giulia ed Anna dovettero rivelare il loro piano. Era quasi mezzanotte quando le tre finalmente finirono ogni racconto. “Ragazze, se non troviamo una carriera che ci soddisfi…da grandi possiamo fare le spie!” osservò la castana. Una volta sotto le coperte. Hermione la guardò scettica. “Anna…dormi…” sbottò. L’amica si voltò. “Non sarebbe male!” ipotizzò ancora. “Anna…dormi…” la liquidò ancora il prefetto. “Ma…” cercò di dire ancora la castana. “Dormi!” rimbeccò stanca Hermione. Poi spense la luce. “Quanta gratitudine…” soffiò irritata Anna. Giulia scoppiò a ridere. Il prefetto sbuffò esasperata. Così la castana, per dispetto, iniziò a far finta di russare sonoramente. Hermione tirò un urletto. Mentre Giulia si teneva la bocca con le mani per evitare di ridere ancora. Alla fine Anna si addormentò per prima. Seguita dall’amica. Ed infine anche dal prefetto.
La mattina dopo tutte e tre si svegliarono come al solito. Ritrovandosi immancabilmente a dividere il bagno. “È solo il secondo giorno di scuola e già sono stanca…” sbottò Anna, pettinandosi i capelli. Hermione la spinse un poco in la. “Se invece di ipotizzare lavori stupidi te ne andassi a letto prima la sera…” commentò acida. Giulia intanto si lavava il viso per cercare di aprire del tutto gli occhi. “Bada a come parli sai…guarda che fra otto giorni sarò maggiorenne e potrò fare quel che mi pare…” rimbeccò irritata la castana. Hermione rise ironica. “Guarda che essere maggiorenni biologicamente non equivale sempre ad essere maggiorenni mentalmente…” esordì Giulia in un attimo di ripresa. Anna la fulminò con lo sguardo. “E comunque guarda che mancano più di otto giorni…” commentò ancora l’amica. La castana scosse la testa. “Ha ragione lei Giulia…purtroppo abbiamo solo otto giorn, poi il mondo andrà alla rovina…” percisò Hermione, in tono drammatico. Anna le tirò un asciugamano. Subito Giulia strabuzzò gli occhi. “Quindi oggi è…” cercò di ragionare. “L’8 gennaio…” completò di rimando il prefetto. L’amica rimase a bocca aperta “Cavolo dannato cavolissimo!!” esclamò precipitandosi fuori dal bagno. Anna ed Hermione la guardarono stupite. “Addirittura una situazione da ‘cavolo dannato cavolissimo’…” commentò la prima. Intanto Giulia si era messa a frugare nel suo baule. “Che cosa cerchi?” chiese ancora la castana. “Un’idea!” rispose in panico l’amica. Poi si buttò a sedere per terra arresa. Le due si avvicinarono. “Che cos’hai dimenticato?” chiese Hermione. Giulia scosse la testa. “Sono un’idiota, una stupida, un mostro!” si insultò. “Hey vacci piano! È della mia amica che stai parlando!” la rimproverò Anna. “Ma come si fa?! Come ho potuto dimenticarmene…” sospirò in colpa la ragazza. Hermione la guardò dubbiosa. Poi ripercorse mentalmente ai ricordi che potevano essere d’aiuto per capire. Appena se ne accorse sobbalzò. “Domani è il 9…è il compleanno di Piton!” esclamò. Giulia annuì. “E tu te ne sei dimenticata…” sottolineò Anna. L’amica annuì di nuovo. “Non abbatterti Giulia…non è colpa tua…sono successe tante cose in questo periodo…” cercò di consolarla Hermione. “Se Draco si dimenticasse del mio compleanno lo crucerei all’istante…” sentenziò la castana. Il prefetto le tirò una sberla sulla testa. “Piton non ti crucerà, Giulia...” la corresse subito. La ragazza si alzò e si andò a sedere sul letto. “Devo trovare qualcosa…un regalo…e tutto in un giorno!” ragionò preoccupata. “L’anno scorso la festa gliel’hai organizzata il giorno stesso, no?” osservò Anna. Giulia sospirò affranta. “Si ma…io volevo che fosse qualcosa di speciale…Severus odia il suo compleanno…” spiegò. Era quasi sull’orlo delle lacrime. “Puoi sempre fare tu il regalo…” propose la castana. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Che hai capito?! Poi sono io la maliziosa eh…” sbottò irritata. Il prefetto arrossì imbarazzata. “Sono sicura che un qualcosa fatto direttamente da te sarà apprezzato perfino da uno come Piton…” spiegò poi Anna. Giulia la guardò. “Però non so cosa potrei costruire…io non sono brava a fare nulla senza bacchetta e non credo che un barattolo portapenne fatto di pasta come quelli che facevo a mia madre da piccola possa essere un bel regalo…” osservò. Hermione iniziò a scrutare la stanza dubbiosa. “E un album di foto?” esordì. “Non abbiamo foto in cui siamo assieme e di certo non posso essere così egocentrica da pensare che un album con solo mie foto possa piacergli…” declinò Giulia. Anna scosse la testa. “Tu sei brava in ogni cosa che fai Giulia…non negare, sei stata tu ad insegnarmi a disegnare…” precisò. L’amica alzò le spalle. “Tu sei molto più brava di me…io non disegno da un sacco di tempo…” osservò ancora. La castana sbuffò. “Secondo me un ritratto potrebbe essere una buona idea…” la assecondò Hermione. Giulia arrossì. “I…io non sono in grado di…” cercò di dire. “Pensa a qualcosa che vi accomuna…che però lui non possiede o comunque non ha l’occasione di poter avere…” provò a proporre il prefetto. La ragazza si guardò in giro. Che valore poteva avere un banale disegno per Piton? Da lei poi. Era una tale presunzione pensare un suo disegno potesse essere considerato un regalo! Non era brava e pure fuori allenamento. Non sarebbe venuto fuori nulla di buono, ne era certa. Però le sue amiche si stavano dando da fare per lei. Non era nel suo carattere rinunciare senza aver nemmeno provato. Ma anche se avesse provato, che cosa avrebbe potuto disegnare? Le mancava un soggetto. Che cosa avevano in comune lei e Severus? Hogwarts. Di certo non poteva disegnare il castello. Il suo ufficio, escluso. E la sua futura vita? Ed ecco che, fu come un lampo. Giulia si illuminò. L’aveva sentito parlare a capodanno. Anche se non era proprio lucida se lo ricordava. Lei. Piton non l’aveva mai vista. Eppure anche la sua immaginazione correva. “Ho deciso…” esclamò la ragazza. Poi si alzò e tornò al suo baule. Vi si immerse frugando veloce. “Gli farai un ritratto?” chiese curiosa Hermione. Giulia scosse la testa. Finalmente lo vide, fra tutti i suoi vestiti sparsi per il baule. Non si ricordava nemmeno di averlo portato: il suo album da disegno. “Stasera andrò nella sala dello Specchio delle Brame…” annunciò trionfante. Fra le braccia un album di fogli. Ed un piccolo astuccio. “Che cosa farai?” disse ancora il prefetto. “Gli farò un ritratto di Eveline…è tutto quello che posso fare…” spiegò Giulia. “Io ho già disegnato Lizzy un paio di volte…” si lasciò sfuggire Anna. L’amica sorrise, finalmente calma. “Potresti prestarmi il tuo album per favore?” le chiese. La castana annuì. A quel punto Hermione sospirò sollevata. “Ora che abbiamo risolto il dilemma esistenziale, possiamo andare? Altrimenti faremo tardi a colazione…” precisò. Le amiche annuirono e si cambiarono a tempo record. Le tre arrivarono in tempo per sedersi e mangiare una brioche a testa. Poi le tavolate divennero vuote. Annunciando l’inizio delle lezioni. Fu una giornata abbastanza tranquilla dal punto di vista scolastico. Le lezioni non erano eccessivamente pesanti. Così il tempo scorse fino al pranzo. Subito dopo un’ora buca, trascorsa sul prato a leggere e finire gli ultimi compiti. Come ricompensa, un breve pisolino. Che sfociò in una predica da Piton per essere arrivate in ritardo. Il pomeriggio passò ancora veloce. E la sera finalmente arrivò. La cena fu calma. Gli studenti risentivano ancora del ritorno a scuola. Al tavolo Grifondoro non si aggirava la solita cornacchia. Lavanda se ne stava infondo al tavolo a sbirciare Ron. Dopo la minaccia di Pansy era corsa via rifugiandosi in un angolo. Pix l’aveva seguita e aveva avuto la simpatica idea di versarle addosso un secchio di acqua gelata. Così lei si era presa un bel raffreddore. E non voleva di certo farsi vedere con il naso gocciolante dal suo amato. Hermione ghignava trionfante. Lei e Ron avevano ripreso a parlare. Mentre Harry li guardava basito. Quando i dolci sparirono gli studenti si alzarono creando la solita folla. Questa si diramò in direzione dei vari dormitori. Giulia tornò in camera per prendere l’occorrente per il regalo. “Voi che fate?” chiese curiosa alle altre due. Anna alzò le spalle. “Mi è arrivato New Moon, quindi credo che leggerò…Draco non sta molto bene…” rispose solo. Hermione annuì. “Devo finire i compiti di Rune…Ron farà la ronda al posto mio e sicuramente LavLav gli starà appiccicata, con o senza raffreddore…quindi preferisco starmene qui piuttosto che prendermi dei germi da quella li…” spiegò. La ragazza sorrise. “E non fare tardi fermandoti nei sotterranei mi raccomando…domani abbiamo lezione e vorrei arrivare puntuale…” esordì ancora il prefetto. La castana le fece il verso. Giulia le salutò divertita. Poi uscì dalla camera, con in borsa i due blocchi da disegno, ed un astuccio. Si sentiva leggera ora che finalmente aveva trovato un regalo. Eppure sapeva che appena sarebbe stata davanti al foglio bianco i dubbi l’avrebbero investita in pieno. Camminò per qualche corridoio. Salutando ogni quadro e facendo inchini ai vecchi signori. Guardò malinconica verso i sotterranei. Chissà se Piton la stava aspettando. Giulia scosse la testa. Lui lo sapeva che lei avrebbe fatto qualcosa per il suo compleanno. Lo aveva sempre detto che era una festa importante. Così iniziò a trotterellare verso la stanza. Piano saltellò sui gradini quasi invisibili. Durante l’anno passato l’avevano visitata più volte. Lei e le sue amiche. Per cercare conferme. Accontentare richieste. La ragazza appoggiò la tracolla viola sugli scalini davanti allo specchio. Si avvicinò e con delicatezza sollevò il pesante panno che lo copriva. Un cumolo di polvere cadde sul pavimento, facendola tossire. Giulia stropicciò un po’ gli occhi. Poi rivolse le iridi nocciola all’oggetto. All’inizio solo al suo riflesso. Voglio farti un regalo. Ne fu quasi stupita. Nonostante fosse la sua immagine, quella che vedeva ogni giorno nello specchio grande della camera. Eppure quel riflesso non era come lei se lo ricordava. Queclla ragazza in piedi lì davanti. Una mano sollevata a mezz’aria. Gli occhioni chiari sgranati. L’immancabile ciuffo che oramai le cadeva accanto al naso non molto pronunciato. I capelli sotto le spalle, con la molletta a teschio da un lato che faticava a tenere gli altri ciuffi ribelli. Qualcosa di dolce. Perfino la sua uniforme era cambiata. L’aveva comprata nuova giusto quell’anno. Il maglione sbracciato grigio, con i colori Grifondoro sul bordo infondo e sulla scollatura, le stringevano addosso la camicia sottostante. La gonna a pieghe le arrivava quasi al ginocchio. Piano Giulia allungò una mano verso quel riflesso sconosciuto. La sua mano toccò quella dello specchio. Si, era proprio lei. Era cresciuta. Qualcosa di raro. Arrossì di poco. Chissà se anche Severus se ne era accorto. Ma certo che si. Forse lui non aspettava altro. Che lei crescesse. Come avevano fatto anche le sue amiche. Lei se n’era accorta. Hermione era diventata più alta e snella. Anna oramai aveva i capelli lunghi quasi a metà schiena, più scuri. E lei? Non un comune regalo. No. Non li aveva notati quei piccoli cambiamenti. L’adolescenza stava passando sempre più veloce. Ed aveva portato con se tutte le tipiche caratteristiche. Aveva quasi diciassette anni. Fra qualche mese sarebbe stata maggiorenne. Ma la sua mente era sempre la stessa. Con quei pensieri ingenui. L’animo di una bambina imprigionata nel corpo in fase di sviluppo di un adolescente. Di quelli che hai perso, o mai aperto, o lasciato in treno, o mai accettato. Di certo lei non era responsabile, nè organizzata, né tantomeno precisa e pignola. Però era ancora leale, fedele, gentile. Avrebbe dato tutto per le persone a cui voleva bene. Giulia sospirò. Forse era quella la maturità di cui parlavano tutti gli adulti. Forse non centrava il fatto di sapersi svegliare in tempo la mattina, o di avere la forza di volontà per prendere un bel voto. Forse contava quello che si sentiva per le altre persone. La ragazza sorrise. Ed in un batter di palpebre l’immagine del riflesso cambiò. Di quelli che apri e poi piangi, che sei contenta e non fingi. Giulia si allontanò piano. Mentre vedeva il suo corpo cambiare ancora, diventando adulto. E accanto a lei un’altra figura appariva. Severus. Non sembrava nemmeno invecchiato. La stringeva fra le sue braccia. Il solito mantello svolazzante. La guardava con quegli occhi bellissimi, che oramai lei conosceva. Sulle labbra il sorriso che lui non concedeva a nessuno se non lei. In questo giorno di metà settembre ti dedicherò il regalo mio più grande. La ragazza si andò a sedere. Staccando per il meno tempo possibile gli occhi dallo specchio. Si sedette sul gradino più alto, portandosi le ginocchia vicine. Le strinse fra le braccia. E vi appoggiò il mento. Fissando quel riflesso con morbosa riflessione. Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché di notte chi la guarda possa pensare a te. Severus era più grande di lei. Aveva frequentato la scuola con i suoi genitori. Eppure questo pensiero non le faceva nessun effetto. L’unica cosa a cui aveva pensato più volte era stata l’unica compagnia per cui in quegli anni il professore aveva provato affetto. Quella ragazza dai capelli rossi che Giulia aveva immaginato. Dai racconti di sua madre. Dalle parole di Harry. Dai sentimenti che Severus aveva rivelato di avere per la rossa. Per ricordarti che il mio amore è importante. La ragazza sospirò affranta. Ogni volta che pensava a lei. Quella che le aveva fatto da rivale quando lei non era nemmeno nata. Provava un pizzico di gelosia, di invidia. Nonostante amasse Severus così com’era, le sarebbe piaciuto trascorrere i suoi anni ad Hogwarts insieme a lui. Conoscerlo in un tempo in cui non ci fossero state cariche scolastiche a dividerli. In un tempo in cui girare per la riva del lago mano nella mano non sarebbe stato impossibile. In un tempo in cui lei era già entrata. Anche se per poco. Che non importa ciò che dice la gente perché tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche. Giulia scrutò quella coppia così perfetta davanti a lei. Si fermò per poco sull’avambraccio del professore. Lei l’avrebbe aiutato. Non l’avrebbe lasciato nella sofferenza e l’avrebbe accettato. La ragazza sospirò ancora. Poteva. Voleva. Doveva. Che molto stanco il tuo sorriso non andava via. La ragazza sciolse le gambe dall’abbraccio. Poi si sistemò qualche gradino più in giù e prese la borsa. Intanto nel riflesso era apparsa una terza figura. Era piccola e snella. Saltellava intorno ai genitori per farsi prendere in braccio. Giulia le diede solo un rapido sguardo. Mentre prendeva l’album da disegno di Anna. Sulla copertina c’erano le sue iniziali. Lo aprì piano. Iniziò a sfogliarlo con cura. La castana variava il suo stile di disegno da quello dei fumetti a quello realistico. La ragazza aveva notato parecchi schizzi su Draco. In un foglio c’erano disegnate una D in carattere gotico e più sopra un cuore, ancora incompleto. Andò avanti di ancora qualche foglio e lo trovò. Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza, è sempre arrivo e mai partenza. Il ritratto di una bambina. Colorato ad acquerelli. Sul volto di Giulia si aprì un sorriso. Elizabeth era identica a sua madre. Tranne che per gli occhi azzurri, limpidi. Dopo aver guardato bene il disegno la ragazza notò anche una piccola frase. Scritta infondo al foglio. “Non importa a quante difficoltà andrai incontro Lizzy…hai la forza degli Haliwell con te, e due amiche fantastiche. Puoi fare tutto quello che vuoi.” recitava la minuta calligrafia di Anna. Giulia annuì piano. Poi si decise. Regalo mio più grande, regalo mio più grande. Aprì l’astuccio e prese la matita. Se la tenne stretta fra le labbra in cerca del suo album da disegno. E lo aprì veloce. Alzò la testa ed iniziò a scrutare la piccola creatura che apriva le mani in direzione di Severus. Era da tanto che non disegnava. E catturare la bellezza di Eveline le sembrava quasi impossibile. Iniziò a tracciare delle linee. Poi subito le cancellò. Giulia chiuse gli occhi e sospirò. Chiamando la sua immaginazione in aiuto. Vorrei mi facessi un regalo. Pian piano la vedeva prendere forma nella sua testa. La piccola Eve seduta sul davanzale interno della finestra. Lo sguardo all’orizzonte. Fra le braccia un gattino. Il suo regalo di compleanno. E lei e Severus nell’altra stanza. La osservano dalla cucina. Sorridenti. Sanno cosa sta aspettando con così tanta impazienza. Un sogno inespresso, donarmelo adesso. Ed ecco che finalmente si scorge un gufo all’orizzonte. Eveline scalpita e si arrampica sul davanzale. Apre veloce la finestra. E il volatile entra rapido nella stanza, lasciando cadere una lettera. La bambina corre a raccogliere la busta. Lascia andare il micetto, che le sta comunque accanto. Poi trotterella dai genitori. Eveline è impaziente. Vuole aprire la lettera ma non ci riesce. Così Giulia la aiuta. E estrae i fogli di pergamena oramai famigliari. Severus si scioglie in un sorriso fiero. È quello che stavano aspettando. Un’altra Piton andrà ad Hogwarts quell’anno. Eve ride. Balla. Canta. Con lei la madre. Poi d’improvviso Giulia riaprì gli occhi. Di quelli che non so aprire di fronte ad altra gente. Abbassò lo sguardo sul foglio. La sua mano aveva tracciato dei lineamenti sottili. Un viso da bambina. Sorridente. Gli occhi rivolti verso di lei. La ragazza sorrise stupita. Sapeva che le sue fantasie l’avrebbero aiutata. Forse il regalo non sarebbe stato così male. Poi però Giulia alzò di scatto la testa. Severus era un uomo adulto. Non sarebbe stato di certo uno stupido disegno a farlo felice. Perché il regalo più grande è solo nostro per sempre. La ragazza appoggiò l’album e la matita accanto a lei. Si alzò ed avanzò di qualche passo verso lo specchio. Perché aveva quella sensazione di insoddisfazione che la tormentava? Forse perché non si era ricordata per tempo del compleanno di Piton. Oppure perché sapeva che il territorio in cui poteva lavorare era abbastanza ristretto. Giulia sbuffò. La faceva facile Anna. Lei e Draco erano due normali adolescenti. Lei non poteva di certo pensare di intrufolarsi nella stanza di Piton e dormire con lui ogni notte! A quel pensiero la ragazza arrossì. Lei voleva donargli qualcosa di dolce, fatto con il cuore. Sapeva che Severus non era tipo da amare il suo compleanno. Voleva solo renderlo speciale. Senza uscire dai limiti. La ragazza si avvicinò allo specchio. Si appoggiò alla cornice lavorata. Ed iniziò a far scorrere un dito sul riflesso. Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché di notte chi la guarda possa pensare a te. Per poco questo cambiò. Giulia lo fissò sbigottita. Aveva chiaramente visto ancora se stessa. Con indosso indumenti non molto convenzionali. Pizzo e tutta quella biancheria così sfiziosa. Ma quello che l’aveva sconvolta di più era che non era la se stessa adulta. No. Era la solita ragazza che vedeva ogni mattina appena sveglia. Per lei non erano pensieri normali. Forse perché si considerava ancora una bambina. Però infondo Severus non era un adolescente in piena fase ormonale. Eppure tutto ciò le faceva trarre una sola conclusione. Per ricordarti che il mio amore è importante. La ragazza scosse la testa e tornò a sedersi sui gradini. Solo a pensarci le andava in tilt il cervello. Quindi decise semplicemente di continuare il disegno. Che non importa ciò che dice la gente perché tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche, che molto stanco il tuo sorriso non andava via. Così riprese l’album e la matita. Lasciandosi cullare dal riflesso tornato come prima. La mano trasportata dall’immaginazione. Dall’amore. Delineando quei fili neri sottili. La frangetta ribelle. Il cerchietto viola. Le ciglia lunghe. Quell’espressione così spensierata, che Severus non aveva mai realmente visto. Se l’era solo figurata. E ripercorrendo quel pensiero. Giulia sorrise. Perché si rese conto che gli stava donando la prima visione di Eveline. Uno dei tanti punti fermi del loro futuro. E che forse, quello non era un disegno poi così inutile. Perché infondo arrivava dal cuore. Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza è sempre arrivo e mai.
Giulia mise via nella borsa tutto l’occorrente che non era nemmeno tarda sera. Ricoprì piano lo specchio e lo salutò con una mano. Poi corse in camera. Trovò la luce della stanza ancora accesa ed entrò. Anna era stesa sul suo letto. Una felpa enorme di Jack Skeletron la copriva fino alle cosce a mo di gonna. Con un paio di calze alla parigina a righe nere e bianche. Hermione se ne stava con le ginocchia vicine al petto. Attaccata al muro in un angolo del suo letto. Anche lei con una vecchia felpa di lana a farle da vestito. Un calzino le era sceso ma il prefetto era talmente concentrato da non badarci. “Hey Anna…da quando copi Misa?” commentò divertita Giulia, richiudendosi la porta alle spalle. La castana alzò di poco la testa. “Questo libro di demoralizza in modo atroce…” biascicò. Hermione scosse la testa. “È da tutta la sera che lo ripete…” precisò esasperata. La ragazza sorrise divertita. Trotterellando al suo letto. Poggiò la borsa per terra e ne tirò fuori l’album di Anna. Poi glielo appoggiò sul comodino. “Allora, com’è andata la serata, artista improvvisata?” chiese curiosa il prefetto. Giulia alzò le spalle e si buttò a sedere sul letto. Si tolse le scarpe e le calze in un sol colpo. Per poi incrociare le gambe. “Non è venuto male…però…non sono ancora soddisfatta del tutto…” confessò. Stavolta la castana chiuse il libro e si tirò su a sedere. Anche il prefetto mise da parte il suo volume. “Anna…a te non capita mai di…ecco…provare certe cose per Draco?” provò a chiederle la ragazza. L’amica la guardò dubbiosa. “Si insomma…non credi che lui voglia approfondire la vostra relazione?” precisò ancora Giulia. Sentiva già le guance in fiamme. Anna la guardò ancora piuttosto persa. “Insomma…non pensi che ti voglia saltare addosso da un momento all’altro?” esclamò finalmente la ragazza, rossa come un pomodoro. La castana ghignò. “È un maschio…il loro cervello non è nella testa…è fra…” iniziò a decantare. “Anna, credo che Giulia abbia capito!!” la richiamò Hermione, sbracciandosi. L’altra sbuffò. “Comunque come mai questa improvvisa domanda?” osservò ancora il prefetto. Giulia deglutì a fatica. “Non dirmi che il pipistrellone si è finalmente deciso a fare un passo avanti!” ipotizzò elettrizzata Anna. L’amica per poco cadde dal letto. “Per Merlino Anna! Stai parlando di un professore!” squittì Hermione. “Santo Manson è un uomo pure lui!” rimbeccò pronta la castana. “Ecco appunto…” sussurrò affranta Giulia. Le altre due la guardarono dubbiose. “Non ti piacciono gli uomini? Io l’avevo detto di non sentire troppe volte Katy Perry…” osservò Anna. Il prefetto le tirò un cuscino. “Katy Perry non centra…è solo che…credo che Severus si meriterebbe di più da parte mia…si insomma….” cercò di spiegare la ragazza. La castana battè le mani. “I want to fuck you like an animal, I want to feel you from the inside!” iniziò a canticchiare. Giulia si nascose il viso fra le mani. “Anna piantala! La metti in imbarazzo così!” la rimproverò Hermione. La castana sbuffò. “Spesso lo sguardo ha fame, può saziare l'appetito, ma l'amor carnale non consuma tutti i sì…” precisò ancora. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Giulia…non è d’obbligo che tu faccia una cosa del genere…” osservò poi. “Come se fosse una cosa così orribile…” soffiò Anna. La ragazza sospirò. “È stata come una doccia gelida…sono cresciuta e amo Severus più di ogni altra cosa al mondo…però…se continuiamo così non andremo più avanti…oramai viviamo in tempi in cui ogni sera in cui stiamo assieme potrebbe essere l’ultima…Silente lo può mandare in qualsiasi angolo del pianeta e così non è abbastanza…” spiegò. Hermione scosse la testa. “Già quello che state facendo è contro ogni regola! Siete ancora professore e studentessa Giulia, non dimenticarlo…” precisò. “Lolita aveva tredici anni, Humbert il doppio…” sussurrò ancora la ragazza. “E guarda com’è finita! Lui l’ha costretta! Andiamo Giulia, riprendi la tua ragione…” commentò subito il prefetto. “E se io fossi stufa di seguire ciò che è giusto o sbagliato?” sbottò l’altra. Hermione rimase a bocca aperta. “Ha ragione lei Herm, è normale che ognuna di noi abbia bisogno di qualche cambiamento ogni tanto…lei vuole solo stare un po’ più vicina a Piton…tu hai scavalcato il tuo orgoglio e ora ti ritrovi con un amico meraviglioso e un quasi fidanzato…” la difese Anna. Il prefetto scosse la testa convinta. “Non stiamo parlando di una tresca fra adolescenti Anna! Giulia è una studentessa, minorenne, mentre Piton è un professore! È già un miracolo che si possano amare così come stanno facendo!” rimbeccò secca. “Forse…ha ragione lei…io…io…mi sono esaltata troppo…ed ora…voglio avere sempre di più…” sospirò Giulia, con la voce tremula. Anna fulminò con lo sguardo Hermione. “Non farebbe male nemmeno a te un po’ di trasgressione delle regole sai?” la riprese acida. Il prefetto abbassò la testa. “Giulia…scusa…” sussurrò, in colpa. L’amica alzò le spalle. “Non fa nulla Herm…erano solo pensieri sparsi…” sorrise Giulia. “Che lagne che siete! Avanti, abbraccio di gruppo!” annunciò Anna. Poi prese per un braccio prima l’una poi l’altra amica e le trascinò a se. I tre uragani si unirono in un abbraccio. Rimasero unite per qualche minuto. “Ora è meglio andare a dormire…domani sarà una giornata molto lunga…” esordì Hermione. Le amiche concordarono. “Comunque io tifo per te…” precisò Anna. Il prefetto annuì timida. Giulia sorrise. “Vi voglio bene ragazze…” disse piano. La castana ed Hermione ricambiarono il sorriso. Poi si infilarono sotto le coperte. “Ah ragazze…sapevate che la prossima uscita ad Hogsmeade è il giorno dopo del mio compleanno?” disse svelta Anna. “Questo vuol dire che ci offrirai una Burrobirra?” ipotizzò Giulia. La castana le fece la linguaccia. “Non proprio…dovrete accompagnarmi in un posto…Draco e Mark sono invitati chiaro…” spiegò vaga. Hermione e Giulia si guardarono un po’ preoccupate. Poi però si avvolsero nelle coperte. Dopo qualche minuto il prefetto spense la luce. Il silenzio calò ancora. Per accompagnarle nel sonno. E prepararle per il giorno che sarebbe venuto.
La mattina la prima a scattare in piedi come un grillo fu Giulia. Come l’anno prima si doveva organizzare per la serata. Seguita da Hermione, ed infine Anna. Appena infilata la divisa scolastica la ragazza schioccò le dita. Dopo nemmeno un minuto un esserino le apparve davanti. “Buongiorno signorina Giulia…Dobby è felice di essere stato chiamato…” la salutò l’elfo con un inchino. Le orecchie penzolanti. “Buongiorno anche a te Dobby…mi dispiace di averti chiamato all’ultimo momento ma ho bisogno di un favore…” disse spiccia la ragazza. Dal bagno Hermione grugnì di disappunto. “Tutto quello che vuole signorina…lei essere amica di Harry Potter…e io la aiuto volentieri…” esordì Dobby. Un luccichio quasi ossessivo negli occhioni da elfo. Giulia sorrise. “Mi servirebbe che portassi qui una grossa torta decorata con panna e cioccolato appena finite le lezioni…e anche una bottiglia di vino elfico dalle cucine…” elencò veloce. “Non mi dire che il pipistrello ti permette di bere il vino!” esclamò stupita Anna, uscendo dal bagno. “A Capodanno abbiamo bevuto lo spumante…” raccontò distratta l’amica. “Non è giusto! Se io bevo un goccio di assenzio finisco nei casini più completi…” sbottò ancora la castana. “Anna…c’è una bella differenza fra un bicchiere di vino bevuto responsabilmente ed una bottiglia di superalcolico allucinogeno…” rimbeccò pronta Hermione. Seguendola nella stanza. Anna bofonchiò qualcosa a sua difesa. “Una torta e del vino elfico…Dobby ha capito!” confermò la creatura. Giulia annuì e gli lanciò al volo un calzino abbandonato sul suo baule. L’elfo ingrandì gli occhi commossi. Ringraziò ancora e, in uno schiocco di dita, sparì. “Non credo che sia giusto che tu sfrutti Dobby per i tuoi scopi personali…” osservò zelante Hermione. Giulia abbassò lo sguardo. “Gli ho dato un premio…e poi se potessi gliela cucinerei io la torta, ma oggi abbiamo orario pieno e comunque non saprei dove andarla a preparare…” si giustificò. “Basta che poi ce ne porti un pezzo!” patteggiò Anna. Allacciandosi il cravattino rosso-oro. L’amica sorrise. “Voi che fate stasera?” chiese poi. La castana alzò le spalle. “Rimarrò in dormitorio, nulla di che…” rispose. “E Draco?” precisò il prefetto. “Lo vedrò ora presumo…chissà se muoverà quel bel fondoschiena anche stasera…sia chiaro però, io da qui non mi muovo!” sbottò subito Anna. “Tu si che sai scendere a compromessi…” commentò acida Hermione. “Ricordati che i maschi non possono entrare nei nostri dormitori…e poi Draco è un Serpeverde, non conosce la parola d’orine della Sala Comune…” fece presente Giulia. Allacciandosi le scarpe della divisa. La castana ghignò. “Chi ti dice che non la sappia?” la corresse. Hermione scosse la testa esasperata. “Non puoi dire in giro la parola d’ordine della nostra Sala Comune! E comunque Silente ha messo un buon sistema di incantesimi di alto livello per impedire al genere maschile di entrare nei dormitori femminili…” sentenziò obbiettiva. Anna sorrise. “Draco non è stupido…è già entrato qui una volta, troverà il modo…” concluse infine. Hermione la guardò storto. “E tu Herm, che fai? Ronda?” ipotizzò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “Probabilmente vado a fare un giro con Mark…finalmente entrambi abbiamo trovato un buco fra i compiti e caos vari…” rispose innocente. “Però se Ron dovesse vedervi chissà cosa penserebbe…non vorrete litigare ancora per gelosia spero…” osservò divertita Anna. Hermione trasalì. A quell’eventualità non aveva affatto pensato. “Mark è il mio migliore amico…è ovvio che io e lui…ecco…ci vediamo! Che Ron lo voglia o no…” esordì. Cercando di essere convinta. “Ovviamente il rosso Weasley non si sentirà una sottospecie di protozoo decerebrato vedendosi confrontato con il bel Mark Cullen giusto?” commentò ironica la castana. “Non chiamarlo Cullen…” sbuffò Hermione. Anna ghignò. “Giusto…allora il caro, atletico, bel, semidio dagli occhi grigi come il cielo d’inverno Wright…” si corresse. Giulia ridacchiò. “Non dire sciocchezze Anna…” la richiamò il prefetto. Anche se in effetti il confronto non reggeva molto. Continuando a parlare dei piani per la serata, io tre uragani ultimarono i preparativi per la colazione. All’entrata della Sala Grande, trovarono già due ragazzi ad aspettarle. Un biondino ed un moro, oggetti delle precedenti discussioni, chiacchieravano tranquilli. “Buongiorno!” trillò allegra Giulia. Hermione salutò Mark con un timido gesto della mano. Mentre Draco si fiondò ad avvolgere le spalle di Anna con un braccio. I cinque si diressero al tavolo dei Grifondoro. “Probabilmente se ci sedessimo qui verremmo diseredati entrambi…quindi ci tocca lasciarvi al mattutino pasto…” decantò Mark. Il prefetto scosse la testa divertita. Senza accorgersi che da metà tavolata qualcuno li osservava curioso. “Allora vieni da me stasera?” chiese infine Anna. Draco annuì sicuro. Poi scambiò uno sguardo con il compare in piedi vicino a lui. “Niente compiti stasera?” iniziò a dire quest’ultimo. Hermione sorrise fiera. “No…” rispose subito. “Nemmeno ronde?” ipotizzò ancora Mark. Il prefetto scosse ancora la testa. “Perfetto! Allora ci vediamo al solito posto…” stabilì infine il ragazzo. Per poi voltarsi ancora verso Draco. “Ora andiamo…altrimenti ci fregano tutte le cose più buone…a stasera donzelle…” salutò quest’ultimo. Schioccando un fugace bacio sulle labbra di Anna. Mark mosse una mano come saluto. Accompagnato da uno dei suoi sorrisi. “A stasera secchiona…e vedi di non prendere toppe E…” commentò ancora. Hermione gli fece la linguaccia. Così i due Serpeverde si diressero al loro tavolo. Intanto Giulia scrutava il posto degli insegnanti. Non ne mancava nessuno a parte Silente. Perfino il più basilare si era presentato. E lei che credeva che Piton se ne sarebbe stato chiuso in camera! In effetti non aveva uno sguardo molto felice. Quando Severus si voltò verso la ragazza lei gli sorrise raggiante. Ciò sembrò avere qualche effetto sulla sua espressione cupa. Era vero che Piton si stava proprio interrogando su ciò che rappresentasse quel giorno. Anche se voleva far finta di nulla sapeva che Giulia avrebbe fatto qualcosa quella sera. Lo giustificava il fatto che non fosse andata da lui la sera prima. O forse si stava facendo solo inutili castelli in aria. Quello che contava però era che lui aveva un anno in più. Da aggiungere a quelli che lo facevano sentire molto più vecchio rispetto alla ragazza che gli stava vicino. Però era anche vero che era solo mattina. Severus aveva l’intera giornata piena di lezioni. Quindi non ci avrebbe pensato più di tanto. Al contrario, Giulia continuava a rimuginare, giocherellando con un cucchiaio fra le dita. Le vivande e il regalo erano sistemati. Ma rimaneva la decisione fatidica: avrebbe davvero avuto il coraggio di offrirsi a Piton come regalo finale? Dopotutto non era certo una prospettiva che la schifava, anzi! E poi il giorno dopo sarebbe stato sabato. Le lezioni non c’erano e pertanto poteva benissimo rimanere a dormire nelle sue stanze. Erano pensieri abbastanza strani per lei. Senza accorgersene era perfino arrossita. La amiche la guardavano fra il divertito e il preoccupato. Però erano sicure che Giulia avrebbe trovato un compromesso adeguato. Ed ecco che anche la colazione passò. Con le successive ore di lezione. A pranzo Mark e Draco si accostarono al tavolo per una chiacchierata con i tre uragani. Poi ci furono ancora ore di lezione. Hermione aveva Antiche Rune come materia finale. Mentre Giulia e Anna approfittarono di aver già terminato le lezioni per andarla ad aspettare fuori dall’aula. Notarono un certo ragazzo dai capelli rossi molto famigliare aggirarsi nei dintorni. Quando finalmente Ron si decise ad avvicinarsi, l’ora del prefetto era quasi finita. “Ehm…ciao ragazze…” le salutò svelto. Le due lo guardarono piuttosto perplesse. Dopo qualche minuto di sguardo vacuo il rosso finalmente prese l’iniziativa. “Ragazze…sapete dirmi chi era il ragazzo con Malfoy che parlava a Mione stamattina?” chiese. Anna ghignò, ma prima che potesse aprir bocca Giulia la precedette. “È Mark Wright, del settimo anno…” disse solo. Ron annuì non ancora del tutto soddisfatto. “Giusto a titolo informativo, è il migliore amico di Herm…” aggiunse Anna. Il rosso sobbalzò. “M…migliore amico? Ma…è…un Serpeverde…e poi…non…non mi pareva che esistesse prima delle vacanze di Natale!” si lasciò sfuggire. Senza frenare il tono isterico. Anna ridacchiò. “Purtroppo per te è da diciassette anni che Mark esiste…comunque non dovremmo essere di certo noi a dirtelo, perché non lo chiedi direttamente ad Herm?” suggerì Giulia. Ron non ebbe il tempo di rispondere che la campanella suonò, annunciando la fine di Antiche Rune. Il rosso si guardò in giro ansioso. Poi nel giro di un secondo si volatilizzò. Due minuti dopo Hermione uscì dall’aula. Le amiche le raccontarono del piccolo sprazzo di interrogatorio sostenuto da Ron. Ma il prefetto non ci fece caso. Dopotutto non doveva spiegare nulla. Lei e Mark erano solo amici. Certo, nel giro di un mese erano diventati molto amici. E forse lei gli piaceva ancora. Ma fra loro non c’era nulla. Il rosso poteva chiederle qualunque cosa volesse sapere. Anche se il fatto della dichiarazione in biblioteca era meglio tralasciarlo. Così le tre tornarono assieme in dormitorio. Nella camera trovarono l’occorrente per la festa di Giulia, come previsto. Lasciarono veloci le borse poi si precipitarono in Sala Grande. Mangiarono ognuna un boccone al volo. Ma Giulia era abbastanza agitata. Durante la giornata aveva stabilito ogni minimo particolare. Per sua fortuna i dolci sparirono presto. Lasciandole tornare nell’accogliente stanza. “Allora, come ti vesti?” le chiese curiosa Anna. Giulia era immersa nel suo baule fino alla vita. Non trovava nulla di adatto. Hermione invece si era appena tolta il cravattino. Per sostituirlo con un gilet nero. La castana la osservò divertita. “Quando esci con Ron non ti metti mai la gonna…” osservò. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Infatti, perché è scomoda…però non ho voglia di cambiarmi e così riciclo l’uniforme…e poi non si sa mai cosa può istigare a un maschio una gonna…” spiegò puntigliosa. Anna ridacchiò. “Guarda che anche Mark è un maschio…” rimbeccò pronta. Hermione arrossì. “Lo…lo so! Però…non è la stessa cosa!” sbuffò imbarazzata. La castana ghignò soddisfatta. Poi tornò a voltarsi verso Giulia, intenta a provare ogni singolo capo del baule. “Di grazia, cosa stai cercando?” chiese ancora Anna. La ragazza sospirò affranta. “Qualcosa di elegante ma non troppo…qualcosa nel mio stile insomma…” spiegò. Hermione le si avvicinò. “Il vestito che hai messo al ballo di Halloween…” suggerì, alzandolo dal letto su cui era stato adagiato. Giulia arrossì. “Darei un po’ nell’occhio a girare così per la scuola…” sussurrò. Il prefetto rimise apposto il vestito. “E quel coso ammucchiato nell’angolo del letto?” propose Anna. Indicando una massa informe viola in bilico sul bordo del lenzuolo. Giulia lo prese e lo stese per bene. Era un vestito che aveva preso più di un anno fa. Non l’aveva indossato molte volte. Veloce si tolse la maglia e la gonna che aveva addosso e se lo provò. Era un semplice vestito viola. Un nastro passava sotto al seno ed i due lembi laterali si aprivano sulla schiena. Evidenziata da un intreccio di altri nastri. Sembrava tutto molto complicato ma bastò sistemare un fiocco per far combaciare il vestito con la misura giusta. Sotto al seno si stringeva e pian piano formava una gonna. Che le arriva a qualche centimetro in su delle ginocchia. “Ti sta benissimo!” esclamò incantata Hermione. Anna annuì. “Perfetto…elegante, nel tuo stile e sexy…” riassunse. Giulia arrossì. “S…sexy?!” ripetè stupita. La castana sorrise. “Sono quasi le nove…ci conviene muoverci…” precisò ancora il prefetto. La ragazza corse in bagno a pettinarsi e darsi gli ultimi ritocchi. Mentre le amiche mettevano apposto il caos vestiario a colpi di bacchetta. “Ragazze…spero che il regalo gli piaccia…” sospirò Giulia. Le altre due sorrisero comprensive. “Se è il regalo che penso io gli piacerà di sicuro…” commentò allusiva Anna. La ragazza arrossì smisuratamente. Corse in camera e tirò un cuscino alla castana. “Ti ricordo che non lo devi fare per forza, hai solo sedici anni Giulia…ho capito che Piton è molto più vecchio ed ha i suoi bisogni però non è che devi regalargli…te stessa…” osservò ancora Hermione. La ragazza si portò le mani al cuore. “Herm…lo sai bene anche tu che Severus è l’unico uomo che ho mai amato veramente e che continuerò ad amare per l’eternità…” spiegò subito Giulia. Il prefetto aprì la bocca per ripetere le sue parole. Ma l’amica la interruppe prima. “Honey honey, how he thrills me, a-ha, honey honey!” iniziò a cantare. Anna scosse la testa divertita. “Honey honey, nearly kills me, a-ha, honey honey!” continuò Giulia. Appoggiandosi alla colonnina di legno lavorato del baldacchino. Hermione la guardò non proprio convinta. “I've heard about him before, I wanted to know some more!” aggiunse ancora la ragazza. Si staccò sospirando dalla colonnina e si sedette pieno sul letto. La castana ed il prefetto si alzarono e si avvicinarono. “And now I know what they mean, he's a love machine! Oh, he makes me dizzy!!” esclamò Giulia. Alzando gli occhi al soffitto sognante. Le amiche si sporsero e appoggiarono il mento sulle sue spalle. “Honey honey, let me feel it, a-ha, honey honey!!” sorrise la ragazza. Poi spinse indietro piano le altre due. “Honey honey, don't conceal it, a-ha, honey honey!” sospirò. Sdraiandosi di peso con la schiena. Hermione ed Anna si guardarono. “The way that you kiss good night…” sussurrò Giulia. “The way that you kiss good night!” ripeterono in coro le altre due. Sporgendosi verso di lei. “The way that you hold me tight…” sospirò ancora. “The way that you hold me tight!” commentarono Anna e Hermione. Giulia si voltò verso di loro. “I feel like I wanna sing…when you do your…” iniziò a dire. Le altre due la alzarono a sedere di peso. Poi si guardarono. “thing!” esclamarono all’unisono. Scoppiando a ridere. Giulia si alzò ed iniziò a trotterellare per la stanza. “Honey honey, touch me, baby, ah-hah, honey honey!” continuò a cantare. Portandosi le mani alle guance arrossate. Mentre Anna faceva finta di svenire addosso ad Hermione. “Honey honey, hold me, baby, ah-hah, honey honey!” ripetè la ragazza. Girando su se stessa. Intanto che la castana abbracciava il prefetto. “Look like a movie star…” sorrise ancora Giulia. Alzando gli occhi al cielo e sbattendo le ciglia a mo di cerbiatta. “Look like a movie star!” le fecero il verso le altre due. Sbattendo le braccia su e giù come fossero ali di un pipistrello. “I know just who you are…” proseguì la ragazza. Fermandosi al davanzale. “I know just who you are!” ribadirono Anna ed Hermione. Mentre la seconda batteva sulla testa della prima il libro di Difesa. “Honey, to say the least, you're a dog-gone beast!” trillò Giulia. Aprendo la finestra. Il prefetto scosse la testa divertita. E la castana rideva. “Honey honey, how you thrill me, ah-hah, honey honey!” sospirò sognante la ragazza. Puntando lo sguardo verso il cielo buio. Anna fece finta di prendere una freccia invisibile. Per poi spararla con un arco ancora invisibile verso di lei. “Honey honey, nearly kill me, ah-hah, honey honey!” esordì Giulia. Accasciandosi sul davanzale. Tenendosi il petto con una mano. Hermione sbuffò. “I'd heard about you before…I wanted to know some more…” sussurrò piano la ragazza. Tornando in piedi e scrutando l’orizzonte con le iridi nocciola. Le amiche la guardarono curiose. “And now I'm about to see…what you mean to me…” concluse sospirando Giulia. Hermione si alzò e andò a schiudere veloce la finestra. “Ho capito…non serve che mi fai un musical…” sbottò acida. Anna scosse la testa. “Sei forse gelosa Herm?” commentò, tornando sul proprio letto. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “E di cosa?” rimbeccò irritata. “Dell’amore che aleggia nell’aria…” rispose pronta la castana. Hermione si guardò allo specchio da parete, con fare non curante. “Guarda, uccellaccio del malaugurio, che Ron e io abbiamo fatto pace…” precisò. Anna ghignò. “Però lui non ha mollato Lavanda…” rimbeccò a sua volta. Giulia le tirò un cuscino. “Tranquilla Giulia…la sua lingua biforcuta non mi tocca nemmeno un po’…” esordì Hermione superiore. “Quella di Ron ti piacerebbe però…” tossicchiò ancora la castana. Facendo arrossire il prefetto. Giulia scosse la testa divertita. “Andiamo Herm…altrimenti si fa tardi…” le chiamò. Anna aprì la bocca ma l’amica la precedette. “Non analizzare questa frase Anna…o giuro che ti uccido…” la minacciò Hermione. La castana ghignò. Giulia prese a braccetto il prefetto. “E non vi addormentate…quando torno esigo che Draco sia fuori di qui!” ordinò quest’ultima. Anna si sporse e prese una scatola dal primo cassetto del comodino. “Va bene Superiora…” rispose strafottente. Aprendo la confezione di sigarette al cioccolato. Hermione la squadrò stizzita. Fino a quando Giulia non la trascinò fuori dalla stanza. La castana sospirò rincuorata. Allungò una mano e prese il suo album da disegno. Che l’amica aveva lasciato sempre sul comodino. Scorse i fogli per poi selezionarne qualcuno. Anna si mise in centro al letto, con le gambe incrociate. E il bastoncino al cioccolato fra le labbra. Intorno a lei schizzi di quello che sarebbe stato il suo duplice regalo di compleanno. Da lei, per lei. Uno dei disegni la faceva sentire abbastanza stupida. Rimase minuti su minuti a fissarlo con aria assente. Mentre lei lo contemplava pian piano la porta della camera si aprì. “Permesso…” esordì soddisfatto Draco. La castana alzò lo sguardo finta indifferente. “Sera amore…difficoltà ad entrare?” chiese distratta. Il biondo alzò le spalle e buttò la bacchetta sul letto di Hermione. “Per nulla! Mark mi ha insegnato un incantesimo che elude tutti quelli di riconoscimento vari che Silente ha piazzato…è stato un gioco da ragazzi!” commentò spavaldo. Anna sorrise divertita. “Devo proprio dirlo, conoscere Mark è stata la cosa più sensata che abbia fatto la Granger quest’anno…” osservò ancora maligno Draco. Poi si avvicinò al letto di mezzo. Incuriosito da tutti quei fogli attorno alla castana. “A proposito di belle combriccole…il 17 tu e Mark siete invitati ad unirvi alla gita ad Hogsmeade con me, Herm e Giulia…” precisò quest’ultima. Il biondo ghignò. “Non dirmi che ci offri una Burrobirra! Che gentile!” la canzonò. Allungando una mano e spettinandola. Anna sbuffò irritata. “Può darsi…ma prima dovete accompagnarmi in un posto…” iniziò a dire. Draco la guardò curioso. “La sorella di Armony ha aperto un negozio vicino a quello della sorella…” continuò la castana. Passando un foglio al biondo. “Tatuaggi, Body Art e Percing Studio di Camille. Magicamente sulla vostra pelle” lesse lui. “Esatto…” sogghignò Anna. Draco la guardò dubbioso. “Voglio farmi un tatuaggio…ma non di quelli magici…sai…che vanno via con un incantesimo o cose così…voglio farlo con il metodo babbano…” spiegò infine la castana. Il biondo parve allibito. “Ovviamente i miei non lo sanno… però, essendo io dal giorno prima maggiorenne, potrò farmi questo bel regalo, da me, per me!” aggiunse soddisfatta. Draco diede ancora una scrutata ai fogli intorno a lei. “Lo sai che hai la pelle sensibile Anna…morirai di dolore…” le ricordò. La ragazza alzò le spalle. “Non mi importa…” lo liquidò. Il biondo si soffermò su un foglio. C’erano due disegni in bianco e nero. Quando Anna si accorse che lui lo stava squadrando era troppo tardi per nasconderlo. Draco avvicinò il foglio. A destra c’era disegnato un cuore irregolare. Lui sapeva benissimo dove la ragazza l’avesse copiato. All’interno della prima curva del cuore, in alto a sinistra, c’erano due iniziali. H e G. Al biondo non ci volle molto per immaginare a chi appartenessero. Poi voltò lo sguardo e la vide. Una D in carattere gotico. Al Serpeverde sfuggì un ghigno. “Anna Alvis Haliwell, non l’avrei mai pensato…” iniziò a dire. La castana puntò gli occhi sull’iniziale e arrossì a dismisura. “Non…non è come pensi…” soffiò. Draco si sporse verso di lei. “Ah no? Sbaglio o vuoi tatuarti la mia iniziale?” precisò soddisfatto. Anna sbuffò e si riprese il foglio. “Dai, perché fai così?” commentò lui. La ragazza si voltò dall’altra parte. “Non è così difficile Anna…avanti, dillo…” sorrise sornione. La castana si voltò di scatto. “Lo sai benissimo perché lo farei!” sbuffò. Draco scosse la testa. “Voglio sentirlo dire da te…” soffiò stavolta lui. Anna abbassò lo sguardo imbarazzata. “Non fare sempre così…” la richiamò ancora il biondo. La castana distolse ancora gli occhi arrabbiata. Così il ragazzo si decise. “I wasn't jealous before we met…now every man I see is a potential threat!” iniziò a cantare. Anna si giro un poco stupita. “And I'm possessive, it isn't nice! You've heard me saying that smoking was my only vice…” esclamò Draco. Rubando dal pacchetto una sigaretta di cioccolata. La castana scosse la testa divertita. “But now it isn't true…now everything is new!” commentò il biondo, piazzandosi davanti alla ragazza. “And all I've learned has overturned…I beg of you…” aggiunse poi. Anna sorrise. “Don't go wasting your emotion! Lay all your love on me…” continuò lei. Il ragazzo la guardò soddisfatto. Poi si allontanò un poco. “It was like shooting a sitting duck…a little smalltalk, a smile and baby I was stuck!” ricordò la castana. Mentre Draco faceva finta di spararle una freccia con un arco invisibile. “I still don't know what you've done with me...a grown-up woman should never fall so easily!” esordì ancora Anna. Alzandosi di scatto. Il biondo la raggiunse. “I feel a kind of fear when I don't have you near…” sussurrò lei. Poggiando una mano sul suo petto. “Unsatisfied, I skip my pride, I beg you dear!” aggiunse. Draco la spinse piano sul letto. “Don't go wasting your emotion! Lay all your love on me…” suggerì poi. La castana sorrise. E lo tirò a se per il colletto della camicia. “Don't go sharing your devotion! Lay all your love on me…” conclusero assieme. Per poi darsi un lungo bacio. Mentre i disegni scivolavano piano sul pavimento. Anche quello che fu galeotto della richiesta d’amore.
Le amiche intanto trotterellavano alla volta dei sotterranei. “Cosa farai con Mark? Andrete sul solito muretto a parlare?” chiese curiosa Giulia, mentre svoltavano l’angolo. Hermione alzò le spalle. “Con questo freddo non è molto consigliato…magari troviamo qualche passaggio segreto che non abbia ragnatele e ci rintaniamo li…” osservò. La ragazza la guardò stupita. “A parlare ovviamente!!” precisò subito imbarazzata il prefetto. Giulia ridacchiò. “In quanto a te, ricordati che non è necessario…” ricominciò a predicare l’altra. La ragazza sbuffò. “Stai tranquilla Herm…so quello che faccio…” la rassicurò. Le due arrivarono all’entrata dei sotterranei. Dove un ragazzo era già appoggiato al muro. “Buonasera signorine…” salutò Mark. Hermione sorrise e lo salutò con una mano. “Sera! Scusa se non rimango ma sono già in ritardo! Herm…non tornare tardi!” scherzò veloce Giulia. Per poi scendere di fretta gli umidi scalini. Il Serpeverde la guardò andare via divertito. “Vorrei tanto sapere con chi sta Giulia…” osservò curioso. Il prefetto rise. “Se lo sapessi non ci crederesti…” commentò. Mark sorrise e si alzò dal muro. “Bene bene Granger…finalmente hai trovato una sera per stare con il vecchio Mark eh?” la prese in giro lui. “Senti da che pulpito! Sei tu che sei sempre sommerso dai compiti! Ingrato di un serpente…” sbuffò Hermione. Il ragazzo scosse la testa divertito e allungò una mano per scompigliarle i capelli. “Ho anche saltato la ronda, dovresti essere onorato…” sbottò ancora il prefetto. Mark la guardò scettico. Poi però un sorriso malizioso si fece spazio sul suo viso. When you're around I don't know what to do. “Allora, cara la mia cacciatrice di bradipi…com’è andata ieri sera?” sogghignò. Hermione arrossì a dismisura. “Dobbiamo parlane proprio qui in mezzo al nulla?” esordì imbarazzata. Il ragazzo si guardò intorno. “Se usciamo rischiamo di prenderci una broncopolmonite acuta alla trachea ortogonale sinistra…” disse subito. Al prefetto scappò una risata. “Che ne dici di andarcene in un luogo ampio, corredato di poltrone e camino, cara signorina?” propose poi Mark. Ad Hermione si illuminarono gli occhi. “E dove sarebbe codesto posto gentil messere?” rispose stando al gioco. Il ragazzo fece un inchino. Poi si voltò di poco ed allargò un braccio in direzione dei sotterranei. “Non mi sembrano proprio un posto caldo con camino…” replicò subito la ragazza. Mark scoppiò a ridere. “Ma no sciocchina! Intendevo quello che c’è più in la…” rimbeccò quasi ovvio. I do not think that I can wait to go over and to talk to you, I do not know what I should say. Hermione si sporse verso il tunnel buio che le si profilava davanti. “La Sala Comune Serpeverde…” rispose divertito il ragazzo. Il prefetto sobbalzò. “Ma…ma…io sono…io sono una Grifondoro…rischio di essere uccisa se entro la…” commentò impaurita. “Anche Anna è una Grifondoro…” commentò pronto Mark. “Si…però lei è la ragazza di Draco…” rispose a catena la ragazza. Il Serpeverde sorrise. “Mi sottovaluti grifoncina…guarda che anche io sono uno piuttosto rispettato la dentro…sono un Wright dopotutto! Una delle più importanti famiglie nobili di maghi!” esordì. Hermione sbuffò. “Ora non ti vantare eh…” lo richiamò. Mark la spinse di poco. “Comunque non credo che i tuoi amici mi gradirebbero molto, non sono considerata una buona compagnia…anche se ho avuto precedenti discussioni civili con Pansy…però…” provò a dire timida la ragazza. “Non dire sciocchezze…poi sei amica di Anna e anche mia, questo basta a farti accettare…e poi noi Serpeverde non siamo così male…” si difese lui. Hermione sospirò. “Allora andiamo…” si arrese. “Fantastico! Vedrai che la Sala Comune ti piacerà un sacco!” esclamò soddisfatto Mark. And I walk out in silence that's when i start to realize what you bring to my life. La ragazza iniziò a scendere gli scalini come se nulla fosse. Senza badare che fossero scivolosi. Così mise male un piede. Fortunatamente il ragazzo la prese al volo. Nel mentre Hermione notò una sagoma nascondersi dietro ad una colonna poco più in la. Appena rimessa in piedi scrutò puntigliosa. “Che c’è Herm?” le chiese curioso Mark. Il prefetto alzò le spalle. Sembrava non esserci più nessuno. “Nulla…nulla…” lo liquidò. Poi torno a scendere gli scalini con più attenzione, tenendosi alla parete con una mano. Il Serpeverde la seguì subito. Più per stare attento che non cadesse di nuovo. Senza accorgersi che la sagoma si allontanava piano. Passando veloce sotto una torcia come una scia rossa. Nel mentre i due si erano addentrati nei bui sotterranei. Mark in testa, con la bacchetta a far luce. Hermione che seguiva tutti i suoi passi. Per evitare di finire di nuovo a terra. Le sembrava così strano. Era passata mille volte per quei corridoi per andare a lezione, però in quel momento le trasmettevano qualcosa di nuovo. Era una nuova scoperta. Il ragazzo la condusse fino ad un bivio. Poi svoltarono. Fino a raggiungere un altro tunnel e l’entrata di qualcosa, che Hermione suppose essere proprio la Sala Comune. Mark pronunciò la parola d’ordine. E il muro si aprì lasciandoli entrare. It's so contagious I cannot get it out of my mind. Quando il prefetto fu finalmente entrata rimase abbagliata dalla quantità di argento e verde di quella stanza. Non era nulla di speciale, come diceva Anna. Solo la copia della loro Sala colorata in modo differente. “Allora…che ne dici?” chiese orgoglioso Mark. La ragazza alzò le spalle. Per fortuna la stanza era vuota. Eppure il camino ardeva con vigore. Illuminando le poltrone di tutte le tonalità di arancio e giallo. “Scommetto che su da voi questo spettacolo non c’è…” commentò ancora il ragazzo. Sorpassando la ragazza e dirigendosi verso una poltrona più vicina al fuoco. Hermione lo seguì incantata. In effetti era vero. C’era qualcosa che nella loro Sala Comune mancava. Il prefetto scrutò in giro per trovare quel piccolo dettaglio. “Sbaglio o sono i colori a dare quest’effetto più soffuso?” ragionò concentrata. Sedendosi sulla poltrona di fronte a Mark. “E brava la mia secchiona! Da voi c’è così tanto oro e rosso che il fuoco si confonde…e poi agli occhi serve più tempo ad abituarsi…mentre qui…” iniziò a spiegare lui. “…qui i colori sono scuri e richiamano i sotterranei…non c’è una così grande differenza di toni…gli occhi non subiscono cambiamenti bruschi ed è quasi rilassante…non mi stupisco che Anna preferisca questa Sala…” concluse lei. Mark sorrise trionfante. It's so outrageous you make me feel so high. “Ma bando alla ciance Herm…raccontami tutto!” esordì poi. Il prefetto affondò nella sua poltrona. “Abbiamo fatto pace…all’inizio è stato un po’ difficile perché Ron voleva avere ragione…lui è fatto così…certe volte i discorsi che fa gli prendono la mano e senza accorgersene è convinto di essere nel giusto…” spiegò spiccia. Il ragazzo la guardò scettico. Aprì la bocca per replicare ma una voce lo fermò. “Hey Mark! Ma non eri uscito?” lo chiamò un altro ragazzo. Era slanciato ed alto. Occhi blu e capelli castani tirati su in una grossa cresta. “Senti chi parla Jamie…non mi verrai a dire che esci ora…” lo rimproverò subito Mark. L’amico lo raggiunse e si appoggiò allo schienale della poltrona su cui era seduta Hermione, che si irrigidì. “Non mi presenti questa bellezza? Scusa eh ma dovresti condividere le gioie della vita con i tuoi amici!” esordì saggio Jamie. Il prefetto lo guardò allibita. “Aspetta un po’…forse ti ho già vista in giro…Hermione Granger dico bene? Stai sempre con Anna giusto?” la riconobbe il ragazzo. Lei annuì timida. “Capito…piacere allora! Benvenuta nella stanza più bella di tutta Hogwarts cara! Ora vado che ho un appuntamento…” disse ancora svelto Jamie. “Jam, guarda che lei è un prefetto…” ghignò divertito Mark. Il ragazzo sobbalzò. “Tranquillo, ora sono in pausa…farò finta di non averti visto…” gli sorrise Hermione. Jamie tirò un sospiro di sollievo. Li salutò con una mano e uscì veloce dalla Sala Comune. “Com’è possibile che voi Serpeverde siate tutti così…così…” cercò di dire la ragazza sconcertata. Il ragazzo la guardò compiaciuto. “…così belli?” completò per lei. Hermione arrossì a dismisura. “Comunque…non cambiamo discorso…continua pure…” riprese serio Mark. La ragazza annuì. Si sistemò sulla poltrona. E continuò a raccontare divertita. Soddisfatta. Di poter far parte di un nuovo mondo. Che in quegli anni non aveva neppure immaginato di avvicinarsi. All the time.
Nel frattempo Giulia aveva proseguito verso il suo obbiettivo. Stando attenta a dove mettesse i piedi per evitare di scivolare e sporcarsi il bel vestito. Finalmente arrivò all’ufficio. Sorridente, bussò come ogni sera. La bacchetta nascosta dietro la schiena. Subito il professore le rispose. “Buonasera!” esclamò allegra la ragazza entrando. Appena Severus la guardò il suo cuore sobbalzò. No, non si era dimenticata del suo compleanno. E chissà che cosa aveva progettato. “Sera…” rispose solo Piton. Concentrando lo sguardo sui compiti davanti a lui. Giulia scosse la testa, avanzando piano. “Così non va professore! Corregge compiti anche nel giorno del suo compleanno?” commentò indispettita. Severus alzò le spalle. “Sono il regalo dei miei cari ed intelligentissimi studenti…eppure lo sa signorina Wyspet che nulla mi crea più piacere di valutare dei compiti che sembrano svolti con…diciamo pure una parte in cui non batte il sole…” rispose pronto. Giulia gli trotterellò accanto. “L’ascella?” provò ad indovinare. Piton scosse la testa divertito. “Per l’esattezza io avevo un altro modello anatomico, però possiamo accettarla per buona…” commentò. La ragazza rise. “Avanti professore! Si alzi!” lo incitò. Severus si voltò scettico. “Devo preparare il suo ufficio! Dobbiamo festeggiare!” esclamò felice lei. Il professore si alzò affranto. “Giusto…dimenticavo che fra i miei alunni ho un folletto delle feste…” sbuffò acido. Giulia battè le mani, poi lo spinse piano verso il bagno. “Rimanga li finché non la chiamo intesi?” spiegò convinta. Piton non potè fare altro che chiudersi nella stanza, sperando che il suo ufficio rimanesse intatto. La ragazza invece iniziò subito a preparare. Con un colpo di bacchetta sistemò la scrivania. La coprì con una tovaglia elegante e ci mise sopra la torta e il vino. Portò lo stereo dalla camera da letto all’angolo dell’ufficio, insieme a qualche cd. Ne mise subito su uno. Poi sistemò le sedie accanto al tavolo ed appese uno striscione sulla porta. In modo babbano però arrampicandosi su eventuali sedie rimaste. Infine insonorizzò gli interi appartamenti, senza evitare di arrossire. Quando ebbe finalmente finito mise la bacchetta nella borsa, che aveva fatto apparire assieme alle vivande, sotto al tavolo. “Può uscire professore!” esclamò fiera Giulia. Piton uscì dal bagno un poco riluttante. Si era tolto il mantello ed era rimasto con la camicia che aveva indossato poco prima. In previsione di una festa alla Wyspet. “Non è così male…pensavo che avrebbe abbondato di festoni e stupidaggini varie…” ammise Severus. Lanciando un’occhiata schifata allo striscione sopra la porta. Giulia lo guardò felice, facendogli segno di sedersi, mentre lei rimase in piedi. “Allora, lo so che di solito i regali si aprono alla fine…però ho deciso che questa sarà una festa al contrari! Quindi, se lei è d’accordo, vorrei che lo aprisse ora…” spiegò decisa. Piton annuì. Così la ragazza andò alla borsa e ne tirò fuori un pacchetto incartato di blu. Con un fiocco verde. Poi lo porse al professore. Al tatto era rigido. Ciò lo incuriosì non poco. E lo spinse ad aprire veloce. Quando si ritrovò fra le mani un semplice foglio ne rimase quasi sconcertato. Però quando guardò il disegno rimase letteralmente a bocca aperta. Giulia lo guardava ansiosa. Sperava che almeno quella parte del regalo gli sarebbe piaciuta. “È…è Eveline…la nostra Eve…da come l’ho vista nello specchio…lei non l’aveva ancora vista e così…” cercò di raccontare timida. Severus scrutò il ritratto. Vi passò sopra un dito. Era davvero realistico. “E così questa…è Eveline…” sussurrò. La ragazza annuì. “Questo ritratto è fatto davvero bene…l’ha disegnato lei signorina Wyspet?” chiese Piton. Giulia annuì, arrossendo. “I miei complimenti, devo dire che è un regalo molto apprezzato…” ammise Severus. La ragazza sorrise fiera. “Ne sono molto felice…però…ecco…però non è tutto…” iniziò a dire. Piton la guardò dubbioso. “Ecco…ci…ci ho ragionato molto su…e…e…entrambi sappiamo che siamo destinati a stare assieme…” cercò di continuare Giulia. Sentiva le guance in fiamme. Il professore la osservava curioso. “…è per questo che io…ecco…io volevo…” provò a proseguire la ragazza. Severus scosse la testa divertito. “Signorina Wyspet si calmi…rischia di svenire da un momento all’altro a quanto vedo…” commentò alzandosi. Giulia tirò un profondo respiro. Aveva lo sguardo basso e le guance rosse più che mai. Era ancora in tempo a ritirarsi. No. Doveva farlo. “Che cosa mi dovrebbe dire di così importante da rischiare un’iperventilazione?” la spronò Piton. Si era avvicinato. La ragazza alzò gli occhi. Sapeva che se avessero potuto arrossire anche quelli l’avrebbero fatto. “I…io…ecco volevo proporle…lo so che il ritratto non è molto…però io…ecco…sono io…” provò a dire. Severus la guardò dubbioso. “Lei è…cosa esattamente?” ripetè. Giulia fermò le iridi in quelle profonde di Piton. “Io…io sono…sono io il suo regalo!” esclamò finalmente. Il professore sorrise divertito. “Davvero? E perché non si è presentata con un fiocco in testa?” la prese in giro. La ragazza scosse la testa. “Sto parlando sul serio professore!” rimbeccò pronta. Piton sorrise ancora. “Lo so già signorina Wyspet…non serve che lo venga a precisare…” la rimproverò. Poi allungò una mano per farle una carezza sulla testa. “Non…non nel senso che intende lei…” sussurrò imbarazzata. E d’improvviso prese la mano del professore. Per poi poggiarla sul suo petto. Severus fu alquanto sconcertato da quel gesto. “Signorina Wyspet…cosa sta dicendo?” esordì incredulo. Giulia rimase con lo sguardo basso. “Voglio che la nostra sia una relazione normale…lo so che sono ancora minorenne però le prometto che non le creerà problemi…” continuò a dire. Piton era sempre più in confusione. Aveva intuito il senso del gesto e delle parole di Giulia. Però era talmente impossibile che stentava a crederci. Non era la prima volta che lui ci pensava. Era un uomo dopotutto. Però sapeva che l’occasione faceva l’uomo ladro, e in quel caso lui di certo non voleva esserlo. “Io…io voglio essere solo sua e ho pensato che questa sia la giusta occasione…” concluse la ragazza. Severus la fissava pensieroso. Si, era esattamente come aveva pensato. Stava a lui decidere. Giulia lo guardava con quegli occhioni da cerbiatta indifesa. E ciò non lo aiutava di certo. La sua parte razionale lo trascinava via da anche solo il pensiero di quello che poteva fare. Lei era una sua alunna, minorenne. Ed erano fra le mura della scuola. Eppure. L’altra parte di lui. Quella che era sempre stata repressa. Faceva i salti di gioia. Era vero che Giulia era minorenne, ma consenziente. E anche la sua futura sposa. Non era più una bambina. Se n’era accorto anche lui. Le due parti litigavano come cane a gatto. E quando una trovava una valida opzione l’altra la distruggeva come fosse nulla. Forse si faceva troppi problemi. Non era quel tipo di uomo. Sarebbe bastato un rifiuto, anche se sapeva che la cosa lo avrebbe tormentato per mesi. Però il suo cervello rifiutava già di ascoltarlo. Era allettato troppo dalla bianca pelle di Giulia, l’aria così indifesa, la voce calda ed avvolgente. Il respiro di Severus si fece pesante. Senza contare la mano che stava ancora sul petto della ragazza. Di certo non si lamentava! Sentiva quanto lei era tesa. Il suo cuore batteva a mille. Era in attesa di una risposta. Piton si maledì. Di non essere nato un decennio dopo. Di non poter avere la stessa età di Giulia. Avrebbero potuto essere una normale coppia, con normali regole. Ed invece lui doveva per forza rovinare le cose facendo la parte dell’adulto responsabile. Era la prima volta in cui Severus non sapeva davvero cosa fare. Forse avrebbe solo dovuto seguire il suo cuore. E fu in quel momento, che le parole di una canzone lo risvegliarono. And how can I stand here with you and not be moved by you. “Signorina Wyspet, lei ne è davvero sicura?” chiese finalmente il professore. Giulia annuì convinta. Piton lo sapeva, non c’era velo di malizia in lei. I suoi occhi erano rimasti puri anche durante il gesto deviante. Lei era una ragazza che considerava il sesso come la dimostrazione profonda d’amore per eccellenza. “Signorina Wyspet…lei per caso dubita dell’affetto che io provo nei suoi confronti?” chiese ancora Severus. “Assolutamente no!” rispose subito lei. “E allora perché questa proposta?” commentò di nuovo il professore. Giulia abbassò lo sguardo. “Io…io ho pensato che le avrebbe fatto piacere…e poi…io credo…che sia una cosa importante per tutti e due…così…volevo donarle la cosa più bella che ho trovato…la cosa che più si avvicinava alla felicità…” spiegò timida. Piton sorrise. Fece scorrere la mano dal petto al fianco. E tirò la ragazza a se, in un dolce abbraccio. “Non sono molto bravo ad esprimere sentimenti, questo credo lo abbia già notato…però mi creda signorina Wyspet, la felicità ce l’ho già! Ogni volta che mi viene a trovare in ufficio, o che la vedo trotterellare per i corridoi con quell’andatura buffa…mi riempie il cuore…” le sussurrò piano. Giulia ricambiò timida l’abbraccio. Would you tell me how could it be any better than this. “Quindi…non…non succederà nulla?” chiese innocente. Severus si lasciò sfuggire una risata. “Domani è sabato, indi per cui le lezioni non ci sono ed io non ho impegni…a parte quei soliti compiti…” elencò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Potrebbe rimanere a dormire qui…nessuno ci verrà a disturbare…” la invitò il professore. Gli occhi di Giulia si illuminarono. “E…riguardo al regalo?” precisò incerta. Piton scosse la testa divertito. “Per quanto la sua proposta mi attragga signorina Wyspet, sono costretto a rifiutare…” risponse infine lui. La ragazza rimase quasi delusa. “Però nulla mi vieta di comportami come un normale uomo…” osservò. Giulia lo scrutò ancora più dubbiosa. And how can I stand here with you and not be moved by you. Così Severus si chinò piano. Ed unì le labbra a quelle della ragazza. Lei gli intrecciò le braccia al collo. Però Piton non si fermò. La strinse ancora più forse a se. La ragazza sentiva che fra poco il cuore le sarebbe scoppiato. I due si staccarono. Le iridi ancora incatenate. Giulia era rimasta in punta di piedi. Il cuore le batteva a mille. Eppure ne voleva ancora. Rivoleva quelle labbra sovrastare le sue. Esperte, eppure così dolci. Would you tell me how could it be any better than this. Mentre Severus si malediva interiormente. Come tutte le volte che baciava quella ragazza. Era sempre la stessa sensazione. Gli mancavano già quelle labbra, soffici e rosee. Anche se le aveva assaporate qualche secondo prima. E avrebbe voluto averle ancora. Ed ancora. Così bastò un secondo. Le iridi si sciolsero ancora fra loro. Senza preamboli Giulia si spinse ancora più in punta di piedi, chiudendo gli occhi. Era chiaro quello che entrambi desideravano. Severus la prese per i fianchi. Si chinò e si baciarono ancora. Cause you're all I want you are all I need. Stavolta però non era un semplice bacio innocente. I due unirono le loro labbra come fossero una cosa sola. E passarono dei minuti. Nessuno dei due si voleva staccare. Fu Piton a spingersi più avanti. You are everything, everything. Giulia gli strinse le braccia dietro al collo. Mandando a quel paese i suoi scarsi sedici anni. Mentre Severus finalmente decise di tirare fuori i suoi trentanove. Erano cresciuti entrambi. Volevano una relazione come si deve. C’erano certi limiti da non poter superare. You are all I want, you are all I need, you are everything. La ragazza si era lasciata andare al bacio passionale. In cui oramai anche le lingue erano un tutt’uno. Le sembrava di essere morta e di essere arrivata finalmente in paradiso. Così passarono altri minuti. Senza essere costretti a dividersi. In quell’ufficio c’erano solo loro. Solo due amanti, per quella sera. Non più divisi da un’insulsa età. Everything.
  
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