Capitolo
2. You only live twice
Rientra
nel suo appartamento, posa il trolley accanto al
mobiletto dell’ingresso e si guarda intorno, sconsolata.
Lì non si sente a
casa. E’ solo una scatola in cui rifugiarsi a fine giornata,
appena meno
asettica e impersonale di una camera d’albergo. Nonostante
viva lì da qualche
tempo ormai, non ha nemmeno provato a renderla un po’
più sua. Non gliene
importa molto.
Si
siede sul divano, poggia la nuca alla spalliera e
chiude gli occhi, facendo un respiro profondo. Penserà
più tardi a sistemare i
suoi effetti personali e a disfare il bagaglio. Ora ha solo voglia di
riposare.
La
riunione agli affari interni sull’antiterrorismo cui
ha partecipato celava in realtà un incontro prevalentemente
politico. Questo è
un aspetto del suo lavoro che il Capitano Beckett non ama molto, ma che
fa
parte del pacchetto, e così periodicamente deve recarsi in
pellegrinaggio a
Washington, turarsi il naso e curare quel network. E’
orgogliosa della
posizione che ricopre al 12th Precint, ma le manca l’azione,
il lavoro sul
campo, tanto che non si lascia scappare l’occasione di
intervenire in prima
persona ogni qual volta le capita, sia per un sopralluogo sulla scena
di un
crimine, sia addirittura per un’operazione sotto copertura.
Il
suo non è un ruolo semplice. E’ una donna che ha
una
posizione di comando in un mondo di uomini. Deve prendere decisioni
difficili
continuamente, senza mai un momento di tregua, senza mai mollare la
presa e
condividere quel fardello con qualcun altro. Ma non cambierebbe il suo
lavoro
per niente al mondo, perché il suo profondo senso della
giustizia non potrebbe
trovare migliore collocazione.
La
due giorni a DC, molto teorica e assai poco pratica,
le ha lasciato un accenno di mal di testa e le ha dato modo di pensare.
Allontanarsi dalla Grande Mela le ha fatto bene, le ha permesso di
vedere le
cose da una prospettiva diversa e di giungere ad un’unica,
semplice ed
inconfutabile conclusione.
Le
manca suo marito.
Terribilmente.
Le
manca il contatto fisico con lui, la loro intimità, e
le manca quel brain sharing che ha
sempre caratterizzato la loro unione e che ha sempre divertito, stupito
e fatto
impazzire chi stava loro intorno. E si è resa conto che
separarsi da lui è
stata una cavolata di dimensioni stratosferiche, seppur dettata dalla
volontà
di proteggerlo, di non metterlo in pericolo. Del resto, come si fa a
non amare
un uomo che l’ha messa al primo posto sulla sua bucket list? Una lista compilata almeno
tre anni prima di riuscire
finalmente ad averla? Nell’insonnia che le ha fatto compagnia
negli ultimi mesi
la sua mente l’ha portata spesso a rivivere i momenti
più belli, romantici,
appassionati della sua storia d’amore con Rick, iniziata in
verità assai prima
di quella fatidica prima notte insieme. Come non pensare a quando lo
scrittore le
ha fatto aggiustare il prezioso orologio di suo padre, rimasto
danneggiato
dall’esplosione del suo appartamento? O a quando le ha
procurato la foto
autografata dell’intero cast di Temptation Lane? O a tutti i
caffè che le ha
regalato sin dagli albori della loro collaborazione, quando lei
continuava a
guardarlo come una fastidiosa spina nel fianco? E vogliamo dimenticare
la borsa
di studio in memoria di sua madre? E non stavano ancora insieme in quel
momento. Poi, da quando anche l’ultimo mattone del suo muro
è crollato e si è
abbandonata all’amore per questo uomo straordinario, lui non
ha fatto che
adorarla, venerarla e amarla di un sentimento profondo e palpabile.
Tutti
questi ricordi l’hanno aiutata a comprendere che, solo se ha
suo marito accanto
a sé, sarà in grado di sconfiggere
l’ennesimo Drago.
E’
grazie a lui se ha iniziato una seconda vita, dopo che
la prima si era spenta quando era morta sua madre. Gli anni successivi
a quel
terribile evento erano stati una specie di limbo, nel quale Kate aveva
galleggiato senza vivere realmente. Invece con lui è tornata
a vivere e, come
dice il titolo di quel film di James Bond, si vive solo due volte. Non
può
sprecare la sua occasione, non ne avrà altre.
Ora
basta solo trovare il modo di farsi perdonare. Tanto
più che presto sarà il loro primo anniversario di
matrimonio e mai e poi mai si
sarebbe immaginata di trascorrerlo lontana da lui. Vorrebbe andare da
lui, al
loft, ma… ha paura. Non le va di affrontare né
Martha né Alexis.
Baggianate.
Il
vero motivo è che teme che suo marito si sia stufato
di aspettarla. Pare che l’attesa sia il leitmotiv della loro
storia, ed è sempre
lei a decidere sulla durata di questa attesa. Ma quanta pazienza
potrà ancora
avere quell’uomo? Cos’altro può
pretendere da lui? E se si fosse stancato? Se
avesse compreso che non ne vale più la pena? Se avesse perso
la speranza?
Scuote
la testa di fronte a questi pensieri nefasti e
decide di tentare il tutto per tutto. Si recherà al loft a
implorare suo marito
di riprendersela e
di aiutarla nella sua
crociata. Con la speranza che nessuna delle altre donne della vita
dello
scrittore sia in zona. Perché se quell’incontro va
nel modo giusto stasera non
tornerà a dormire nella scatola.
Sorride
al pensiero e dà il via ai preparativi. Una bella
doccia rinfrescante, quella crema per il corpo alle ciliegie, che suo
marito
adora, quel completino di seta, rosso passione, che le ha regalato
tempo fa,
senza nessun motivo, e che non ha ancora indossato per lui
e… un ingrediente
speciale. Che sembra tutt’altro che romantico e sensuale ma
che per loro ha un
significato profondo.
Nasconde
quell’intimo elegantemente provocante sotto un
paio di jeans attillati e un maglioncino leggero, calza le sue
amatissime
scarpe con il tacco e parte per la sua missione. Per recuperare
quell’ingrediente mancante deve fare una piccola deviazione
dall’itinerario che
la conduce al 595 di Broome Street. Insomma, non lascia niente di
intentato. In
guerra e in amore tutto è permesso. E lei sta per affrontare
una battaglia non
da poco, quindi occorre schierare l’artiglieria al gran
completo. Ma il premio
che spera di ottenere vale ogni strategia: suo marito.
Giunta
alla prima tappa, Kate accosta la Crown e scende.
Entra da Remy’s e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con
Paul, il
cameriere che ha sempre servito lei e Castle ogni volta che sono andati
a
mangiare lì, gli ordina due cheeseburger. E’ una
specie di codice per lei e suo
marito. E non solo perché quella doveva essere la sua safeword qualora si fosse trovato in
difficoltà quando una sua fan
aveva preso in ostaggio diverse persone per attirare
l’attenzione sul suo caso e
aveva detto espressamente che avrebbe negoziato solo e soltanto con
Richard
Castle. No, Remy’s è un luogo del cuore per loro.
E’ lì che hanno avuto il loro
primo appuntamento-non appuntamento. Sorride con tenerezza al ricordo
di quella
fase della loro vita: quella sera, in particolare, lei era uscita con
Brad
Dekker, alias Mr
July del calendario dei
vigili del fuoco, e lui con Amanda Livingston, una bionda affascinante,
ma
entrambi non avevano fatto altro che pensare al caso su cui stavano
investigando
e avevano finito per abbandonare i rispettivi accompagnatori, dedicarsi
al
lavoro e precipitarsi da Remy’s a fine serata, nonostante
l’ora tarda, a
festeggiare la conclusione vittoriosa delle indagini e a godersi la
reciproca
compagnia.
Porgendole
il sacchetto di carta con il suo prezioso
contenuto, Paul la distoglie dal suo viaggio lungo il viale dei
ricordi. Kate
paga la cena, lo saluta e riparte per portare a termine la sua
missione.
Nel
frattempo, al 595 di Broome Street Richard Castle ha
appena aperto la porta.
“Papà?!?!?”
esclama sorpreso.
“Mi
fai entrare?” gli chiede l’uomo canuto,
oltrepassando
l’uscio senza aspettare la risposta del figlio. Ha la sua
solita espressione
indecifrabile, che contrasta apertamente con lo stupore dipinto sul
volto dello
scrittore. Eppure ormai dovrebbe essersi abituato alle apparizioni
improvvise
di Jackson Hunt. Appena si riprende dallo sbalordimento, chiude la
porta e si
volta verso il suo ospite, recuperando almeno le buone maniere:
“Posso offrirti
qualcosa?”
“Un
whisky andrebbe bene. E, dammi retta, non farebbe
male nemmeno a te” risponde criptico. Però cammina
senza difficoltà, segno che
questa volta nessuno gli ha sparato. E’ già
qualcosa.
La
faccenda, comunque, non promette nulla di buono, ma
Rick ubbidisce alla richiesta e, avvicinandosi al mobile bar, prepara
due
bicchieri di quel liquido ambrato, porgendone uno al genitore.
“Cosa
ci fai qui?” gli domanda Castle. Lo strano rapporto
che ha instaurato, per così dire, con suo padre prevede
pochi convenevoli.
“Dobbiamo
parlare di Kate” arriva dritto al sodo Hunt. “She’s good at what she does, ma
si sta
cacciando in un guaio più grosso di lei” aggiunge.
“Cosa
ne sai tu?” si informa, incuriosito dalla sua
affermazione.
“Mia
moglie Rita ha coperto le spalle a lei e a Vikram
qualche mese fa e da allora la teniamo sotto controllo”
spiega Jackson.
“Tua
moglie? Sei sposato? E non ti è nemmeno passato per
l’anticamera del cervello di dirmelo? Magari lo eri
già quando ci siamo visti a
Parigi?” reagisce Rick, offeso per il mancato coinvolgimento.
Ancora non ha
imparato che da suo padre non può aspettarsi un
comportamento affettivo normale.
“Getting
emotional, now it’s not the time”
commenta asciutto Hunt. “Lo
sai, con quello che faccio non è mai il momento di lasciare
spazio ai
sentimentalismi. I let my guard down,
people die. Quindi, veniamo al dunque. Tua moglie sta
indagando in modo
indipendente per arrivare a Loksat, solo che si è rivolta
alla persona
sbagliata” taglia corto l’agente segreto.
Il
cervello e il cuore di Rick sono in pieno subbuglio.
Fino a due minuti fa si stava preparando per andare a riconquistare sua
moglie,
pregustando una serata romantica e passionale, invece ora suo padre,
che avrà
visto per poco più di 48 ore in totale in tutta la sua
esistenza, è davanti a
lui, gli ha appena detto che Beckett è in pericolo e lo ha
informato en passant
di essere a sua volta sposato. In quel groviglio di emozioni che gli
fanno
girare la testa però si fa strada l’unica
deduzione possibile: “Mi stai dicendo
che Vikram non è chi dice di essere?”
“L’ho
sempre saputo che sei un ragazzo sveglio. Ora,
dobbiamo mettere in guardia Kate senza però che Vikram se ne
accorga. So che non vivete più
insieme…”
“Come lo sai?”
“I may not
be good at this but I’m still your father. Comunque,
confido che siate ancora in buoni rapporti. Le devi parlare, Rick, e
devi fare
in modo che si allontani da quell’uomo o che almeno finga di
farlo. Non può
troncare di netto i rapporti con lui, altrimenti si accorgerebbe subito
che
qualcosa non va. E’ tutt’altro che uno
sprovveduto” lo istruisce Hunt.
“Sì,
hai ragione. Stavo giusto andando da lei. Avevo
tutt’altro in mente per questa serata, ma non importa. Senti,
se vuoi puoi
fermarti nella camera degli ospiti per stasera, mia madre e mia figlia
sono
fuori per qualche giorno…”
Mentre
Hunt sta per rispondere, qualcuno bussa alla
porta.
Mettendosi
l’indice davanti alle labbra, Jackson fa cenno
al figlio di non rivelare la sua presenza e con passo felpato si
nasconde nello
studio.
Preoccupato,
Rick si reca ad aprire e di fronte si trova
Kate.
“Hey”
la saluta. “I
was just coming to see you” aggiunge stupito e
rinfrancato dalla
consapevolezza che, nonostante tutto, sono sempre in sintonia.
“I was coming to
see you” gli risponde Beckett, sorridendo e al
tempo stesso aggrottando la
fronte. Non l’ha invitata a entrare e non sa bene come
comportarsi. Poi gioca
la sua carta. “I brought dinner for
us”
dichiara, porgendogli la busta di carta contenente i due cheeseburger.
“Remy’s!”
esclama Rick, felice per aver riconosciuto in
quel gesto un messaggio nascosto. “Vieni, accomodati. Li
mangiamo al bancone
della cucina, che ne dici?” le propone ciarliero mentre
chiude la porta, troppo
contento di avere di nuovo sua moglie vicino – e di sua
spontanea iniziativa,
per giunta –, dimenticando che suo padre è nella
stanza accanto. Dettaglio
trascurabile al momento.
Quando
si volta e se la trova davanti le scopre sul volto
un’espressione sofferente. “Ehm, Rick, ti chiedo
scusa. Pensavo che da sola ci
sarei riuscita. Volevo solo proteggerti, ero convinta che
l’unico modo per
tenerti in vita fosse allontanarti da me. Ora ho capito
perché anche tu mi hai
mentito quando sei andato a Parigi a riprenderti Alexis e ricordo
quanto ho
sofferto sapendoti là fuori da solo. Mi sono appoggiata a
Vikram perché non ho
nessun legame con lui. Non ho coinvolto nemmeno Ryan o Espo,
perché non volevo
assolutamente che corressero alcun pericolo. E’ la mia
battaglia, Rick. E’ la
mia guerra. Però… senza di te non ce la faccio.
So che è egoista da parte mia,
so che in questo modo è come se ti attaccassi un bersaglio
sul cuore, ma mi
manchi, babe. Eppure se qualcosa
andasse male e tu morissi… Dio, Castle, non ne uscirei mai. I would die if I lost you. Hai visto
cosa era successo a mio padre dopo la morte di mamma…
è caduto nel baratro e ne
è uscito a fatica solo dopo anni, ma io non ce la farei. Non
potrei mai
perdonarmelo… però… ho bisogno di te.
E ho capito che solo se sei accanto a me
ce la possiamo fare insieme. E solo se sei con me posso proteggere te,
posso
proteggere noi e il nostro futuro insieme.”
Il
respiro affannato, il battito cardiaco accelerato, gli
occhi lucidi e il fatto che non abbia mai smesso di tormentarsi le mani
tradiscono le forti emozioni che sta provando. Sa che tutto il suo
discorso è
un groviglio fitto di contraddizioni e non ha mai preso fiato per
arrivare in
fondo, temendo forse che se si fosse fermata non sarebbe riuscita a
fargli
comprendere quanto stia soffrendo e quanto sia rammaricata per averlo
ferito,
per averlo escluso.
Rick
rimane imbambolato a fissarla per un tempo che le
pare infinito e poi la bacia, riscoprendo il suo sapore, ritornando a
casa. E’
un bacio breve ma intenso, perché ahimè ha altro
a cui pensare in questo
momento. Per esempio al fatto che c’è un agente
segreto nascosto nello studio.
Sempre che non si sia magicamente volatilizzato nel frattempo.
“Kate,
ci sono dentro anch’io, che tu lo voglia o no. Ricordi?
Partners in life and in crime”
le rammenta.
“Voglio aiutarti e lo farò.
Però…”
Beckett
gli rivolge uno sguardo interrogativo e confuso.
Quella frase in sospeso non la tranquillizza per nulla.
“C’è
qualcosa che devi sapere e credo sia meglio che te
ne parli direttamente la mia fonte” dichiara serio Castle. A
quelle parole,
Hunt esce dallo studio.
“Nice to see you
again, Kate” la saluta con un enigmatico sorriso.
Nota
dell’autrice
Il
loft è fin troppo affollato: ecco che ritorna persino Hunt,
cuore di padre (a
modo suo). Anche Kate è intenzionata a salvare il proprio
matrimonio, ma come
reagirà di fronte alle rivelazioni del suocero?
Grazie
per aver accolto la storia con affetto e per avermi dedicato ancora una
volta
il vostro tempo arrivando fino qui.
Un
abbraccio,
Deb