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Autore: Lales    19/03/2009    2 recensioni
Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei. Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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2.

Quei dieci giorni erano passati molto velocemente, tra i preparativi del matrimonio ed esaurimenti vari, sia suoi che della sua pupilla, la cantante dell'anno; Deva. L'aveva scoperta lei ed era sempre stata un po' pazza, ma era suo compito contenere le sue manie di protagonismo e le scenate di fronte ai giornalisti.
- Ti rendi conto Mimì? - le stava gridando davanti Deva mentre Michelle era afflosciata su se stessa e si fissava il braccio con le stelle, quel giorno era il tanto agognato venerdì casual, e quando poteva mettersi le magliette di cotone a maniche corte e le scarpe basse era sempre ben felice.
- Mi rendo conto, mi rendo conto - sussurrò continuando a contarsi le stelle.
- Io sono scioccata, come possono insinuare che le mie tette siano state riempite di silicone?! E' fuori moda dal 2010! -
- Ed io non faccio mai niente che sia fuori moda - sussurrò Michelle sapendo già quello che avrebbe detto Deva.
- Ed io non faccio mai niente che sia fuori moda! - gridò la bionda al centro dell'ufficio - Dobbiamo inoltrare un comunicato stampa... -
- Deva basta! - berciò Michelle alzandosi dalla scrivania - L'unica cosa che devi fare tu è preoccuparti di finire le tracce entro i tempi stabiliti, di quello che scrivono sui giornali non te ne deve importare un bel niente, sono tutte balle no?! Allora non dargli peso - Sorrise e fece il giro della scrivania parandosi di fronte alla cantante - Ora torna in studio per favore e finisci il tuo lavoro -
La bionda abbassò gli occhi e si fissò i piedi avvolti in sandali dorati da chissà quante centinaia di euro, dopodichè rialzò gli occhi quasi sull'orlo delle lacrime - Mimi, se non ci fossi tu, non saprei come fare -
Abbracciò la donna ed uscì teatralmente dall'ufficio, lasciando Michelle appoggiata al ripiano del suo tavolo. Il rumore del telefono la fece sobbalzare, si distese all'indietro sulla scrivania e lo prese dal ripiano.
- Pronto? -
- Io l'ho sempre detto che tu sei la migliore -
- Capo? - chiese incredula Michelle guardando il numero dell'interno da cui proveniva la chiamata, era davvero il suo capo.
- Michelle, io non ho parole, sei un genio, voglio parlare con te immediatamente, vieni nel mio ufficio, oddio non ci posso credere -
- Ok - rispose la donna rimettendo il telefono nella sua postazione ed uscendo dalla stanza.
Si incamminò in corridoio pensando a tutto ciò che aveva fatto negli ultimi giorni che potesse rendere il suo capo fiero di lei; Deva non poteva essere, e neanche gli altri gruppi che produceva, erano tutti in studio a registrare, nessuno aveva rilasciato interviste o fatto concerti. Girò l'angolo e si ritrovò la porta del capo chiusa in fondo al corridoio.
Non si porse ulteriori domande ed arrivò di gran carriera davanti alla porta di vetro oscurato, aspettando che si aprisse, cosa che successe subito dopo.
- Buongiorno capo -
- Mia cara adorata Michelle - disse lui venendole incontro e prendendole le spalle - Sei la mia punta di diamante, quest'operazione non me la sarei mai aspettata -
La mora lo guardò negli occhi non riuscendo a capire a cosa si riferisse - Capo, non so di cosa stia parlando... -
- Suvvia - rispose l'uomo girandosi e tornando alla sua sedia - Ho capito che magari stai ancora trattando, ma non puoi tenermi all'oscuro, voglio sapere come hai fatto -
- A fare cosa? - chiese Michelle alzando la voce.
- A portare qui i Tokio Hotel - rispose il Capo sorridendo sornione - Non hai detto niente a nessuno, volevi farmi venire un infarto, dì la verità! - disse scherzando.
- Cosa? - chiese la donna scioccata - Io non... -
Ma l'uomo non la fece finire di parlare - Voglio incontrarli, voglio parlarci e sapere cosa gli ha spinti a lasciare l'Universal. Dobbiamo rilanciarli Michelle, e solo tu puoi farlo, sarà fantastico... -
- Capo scusa - chiese la mora con la bocca spalancata - Come hai saputo questa cosa? -
L'uomo alzò un sopracciglio e girò lo schermo del suo pc mostrando a Michelle la foto di lei e Georg seduti al ristorante in cui avevano pranzato insieme con la scritta "Aria di cambiamenti?" in giallo canarino che troneggiava sopra la foto.
- Oh mio dio - disse la donna perplessa avvicinandosi allo schermo.
- "Georg Listing tenta di salvare i Tokio Hotel? Così pare, come notiamo da queste foto in cui è in compagnia di Michelle Essen, un pezzo grosso della Warner Music..." - lesse Michelle sgranando gli occhi ogni secondo in più che si rendeva conto di quello che stava accadendo. Un pezzo grosso, lei?
- Capo - disse infine scuotendo la testa - Non è vero, non sto portando qui i Tokio Hotel! -
- Cosa? - rispose lui non sapendo se stesse scherzando o meno - Queste foto parlano chiaro... -
- Si, stiamo pranzando insieme, ma è stato un caso - spiegà la donna - Aveva semplicemente ritrovato la mia agenda e per ringraziarlo gli ho offerto il pranzo. -
- Vuol dire che non me li stai portando qui? - disse l'uomo serio in volto.
- Capo no, non abbiamo parlato di lavoro, io non so in che rapporti siano con la casa discografica ma sicuramente dopo il flop dell'ultimo cd non penso buoni -
Continuava a chiamarli cd, ma non si trattava propriamente dei famosi cerchietti argentati. I cd erano andati fuori produzione da anni, e le canzoni venivano vendute solo tramite la rete, riducendo i costi, nonostante lei rimanesse affezionata ai vecchi riproduttori di musica essendo una fervente collezionista di musicassette, vinili e cd.
- Appunto - disse lui animandosi - Me li devi portare qui Mimì, non ci avevo mai pensato veramente, ma li dobbiamo far ritornare come dieci anni fa - si aggiustò sulla sedia e la guardò puntandogli un dito contro - Tu devi farli ritornare come dieci anni fa -
- Io? - chiese la donna incredula.
- Tu Michelle, sei l'unica che li conosce così bene da poter precedere le risposte alle loro domande -
- Capo ma è impossibile. Un membro del gruppo è scomparso non si sa dove, un'altro è appena uscito dalla riabilitazione... -
- In puro stile rock n roll no? - disse l'uomo alzandosi nuovamente dalla sedia.
- Non so se ci riesco capo -
Lui poggiò una mano sul vetro della finestra guardando fuori - Ce la farai Mimì, loro non hanno niente da perdere, e neanche tu -
- Ma... - tentò di dire lei.
- Niente ma, portameli qui, voglio parlarci - rispose senza diritto di replica - Vai ora -
Michelle girò su se stessa e si incamminò in corridoio ritornando nel suo ufficio, uno dei due suoi cellulari stava squillando; prese l'auricolare bluetooth e se lo mise all'orecchio, uscendo di nuovo dalla stanza e dirigendosi verso l'ascensore.
- Pronto? -
- Michelle - Adorava come pronunciava il suo nome, era così calda ed avvolgente la sua voce. Il cuore saltò un battito e lei si appoggiò contro le pareti dell'ascensore per non cadere al suolo. Premette l'ultimo tasto in cima ai bottoni dorati e vide le porte chiudersi.
- Georg? -
- Cavolo mi hai riconosciuto subito -
La mora sorrise tra sé e sé incrociando le braccia ed uscendo all'ultimo piano del palazzo, che si trovava sopra al piano del suo ufficio - In che cosa posso aiutarti? - chiese delicatamente.
- Hai visto le foto? -
- Si - rispose la donna cominciando a salire le scale che l'avrebbero portata sul tetto del palazzo.
- E' strano, non finivo sui giornali da un bel po' - disse lui ridendo.
- Già fa sempre uno strano effetto vedersi su uno schermo -
Arrivò in cima e aprì la porta della terrazza, venendo colpita da un venticello leggero che le scompigliò i capelli; uscì al sole e chiuse gli occhi aspettando che lui dicesse qualcosa.
- Quello che c'è scritto, non è del tutto falso - disse lui come se volesse togliersi un peso.
- Cosa? - chiese Michelle tranquillamente - Che stai cercando di salvare i Tokio Hotel o che avete lasciato l'Universal? -
- Tutte e due -
- Avete lasciato l'Universal? - chiese la donna alzando leggermente la voce ed arrivando alla ringhiera del terrazzo appoggiandosi con i gomiti.
- Si -
- Ora ho capito - disse lei con il tono ancora calmo - Mi hai usato per fare pubblicità al gruppo, ecco perchè eri vicino all'ufficio quella mattina - chiuse gli occhi e scosse la testa - Non ci posso credere -
- No Michelle, ti sbagli - rispose lui animandosi - E' vero, quella mattina ero di fronte alla Warner ma al momento di entrare non ce l'ho fatta, io ho sempre avuto il sostegno degli altri per queste cose, e da solo mi rimane difficile. Che poi tu lavorassi lì non lo sapevo, non potevo neanche immaginarlo quando ho visto l'agenda per terra -
La mora aprì gli occhi e si poggiò con la schiena sulla ringhiera - E cosa vorresti ora da me? - chiese la donna.
- Credo che sia stato un segno del destino, incontrarti, e vorrei che tu ci dessi un'altra opportunità -
Michelle scoppiò a ridere - Parliamoci chiaro Georg, siete sull'orlo del baratro, Tom non esce di casa, Bill non so neanche in che condizioni sia... -
- Ho parlato con Gustav e Bill - disse subito il bassista animandosi nuovamente - Non vedono l'ora, ricominciare, per noi significherebbe dare una scossa nuova alle nostre vite. L'unico che bisogna convincere è Tom, ma ci stiamo lavorando...-
- Devo vedervi, così su due piedi non posso giudicare. C'è molto lavoro da fare. -
- E' un si quindi? - chiese Georg felice.
- No. Sarà un si nel momento in cui vedrò che varrà la pena spendere soldi per una vecchia gloria della Germania Est - sorrise Michelle.
- A questo proposito - continuò l'uomo - Io parto oggi per Amburgo, la mia ex moglie è fuori per lavoro e si è portata le bambine, per cui non potrò vederle -
- Si - disse Michelle riaprendo gli occhi.
- Potresti venire con me e decidere se ne valiamo la pena o no -
- Georg - si sciolse Michelle - Io lo so che ne valete la pena, ma adesso nella mia posizione non posso permettermi di sbagliare -
- Lo so - disse lui - Per questo ti chiedo di venire ad Amburgo -
- Ti ricordo che mi sposo tra venti giorni io?! -
- Ti prego Michelle, è importante - la mora sgranò gli occhi, che ora lui si mettesse a pregare lei era veramente qualcosa di inimmaginabile, tanto meno pensare che avrebbe potuto produrre loro.
La mora si sedette per terra incrociando le gambe e poggiandosi con i gomiti sull ginocchia.
- Finisco tra un'ora, dovrò passare a casa a prendere un cambio... -
- Ok ci vediamo tra un'ora lì sotto - la investì la voce di un Georg felice - Grazie Michelle, davvero -
La donna sorrise e si appoggiò con la testa alla ringhiera - Prego Georg - e spinse il bottoncino dell'auricolare chiudendo la chiamata.

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Quando era tornata a casa spalancando la porta era al telefono con Benji, tentando di spiegargli perchè quel fine settimana non sarebbe stata presente alla degustazione del pranzo di nozze.
- Amore mi fido di te, so che sceglierai tante cose buonissime - rispose lei cercando di essere convincente.
- Mimi, lo sai che non ci capisco niente e non voglio farti arrabbiare il giorno del matrimonio quando mangerai cose che ti faranno schifo - rispose lui con il traffico berlinese a fare da sottofondo alla sua voce.
- Mi fido ti ho detto - sorrise lei mettendo quattro paio di magliette uguali nella borsa - E' una questione di lavoro importante, non posso lasciarmi sfuggire l'occasione -
- Ho capito tesoro, ma noi ci sposiamo tra venti giorni... -
- Lo so - lo investì lei andando in bagno e lanciando tutti i prodotti sistemati sul davanzale dentro la borsa - Lo so, ma se non fosse così importante non andrei -
- Di chi hai detto che si tratta? -
- Benji tu non ci capisci niente di musica, anche se ti dico il nome non credo che tu sappia... - In effetti nel corso di quegli anni passati insieme al suo compagno, si era spesso domandata come mai si era scelta un uomo che confondeva i Beatles con i Rolling Stones, e che pensava che i pick up fossero le macchine, ma forse, il fatto che lui non c'entrasse niente con il mondo della musica le aveva fatto dimenticare ciò che aveva sempre desiderato: un compagno musicista con cui condividere quella passione. Prendersi un manager di alta finanza non era il massimo del divertimento, ma almeno non l'aveva mai fatta soffrire con qualche groupie spuntata chissà da dove.
- Fai una prova - rispose lui sfindandola.
- I Tokio Hotel - sbuffò lei sapendo già come avrebbe reagito. Era uno dei pochi gruppi che conosceva dato che sapendo il passato della sua futura moglie, era stato più spesso soggetto a sfoghi verbali nei confronti del gruppo che aveva tanto amato.
- Ah ecco, ora capisco tante cose - disse lui pensieroso - Mi devo preoccupare? -
- No amore - rispose lei sorridendo - Non ti devi preoccupare -
- Invece mi preoccupo - disse lui serio - Quando si tratta di quelli lì diventi un'altra persona -
- Non è vero - si giustificò lei - E' solo una questione di lavoro, devo portarli da noi, ci sono molti soldi in ballo e la mia testa è sulla ghigliottina -
- Come sei tragica -
- Sarò anche tragica, ma io sto andando ad Amburgo -
Una delle cose che amava di lui era il fatto che non fosse possessivo nei suoi confronti, e si fidasse ciecamente di lei, lasciandole sempre fare ciò che voleva.
- Non avevo dubbi amore, quando ti metti in testa qualcosa è impossibile farti cambiare idea -
- Mi consoci bene tu - rispose solare Michelle chiudendo la borsa e buttandola vicino all'ascensore - Ora devo andare, ci vediamo domenica sera -
- Va bene tesoro, qualsiasi cosa chiamami e manderò una squadra di intervento speciale a riprenderti immediatamente -
Michelle rise e poi si fermò ad osservare una loro foto insieme, di qualche anno prima - Ti amo - gli sussurrò all'auricolare.
- Anche io tesoro mio, un bacio - rispose lui.
- Un bacio -
Chiuse la chiamata e si fiondò in ascensore; Georg la stava aspettando in macchina, e per quanto tutto potesse sembrarle assurdo quasi paranormale, si stava lentamente abituando al fatto che lei lo conosceva e che presto avrebbe conosciuto anche gli altri.
- Eccomi - disse allegramente Michelle entrando in macchina - Ce l'ho fatta -
- Come l'ha presa lo sposo? - chiese lui mettendo in moto e partendo a razzo.
- Bene, ma magari cerchiamo di arrivarci interi e non in ambulanza ad Amburgo -
- Scusa, ho la guida un po' sportiva -
- Me ne sono accorta - rispose lei prendendo i suoi telefono e mettendoli nella tasca della borsa - E' strano esseri qui con te - continuò lei fissando la strada - In effetti sono strane molte cose da un po' di giorni a questa parte -
- Anche io sento cambiamenti nell'aria, sarà che sono felice? -
- Ehi non esserlo troppo, è ancora tutto da vedere -
- Lo so - rispose lui - Ma solo il semplice fatto che tu abbia accettato mi fa capire che una minima possibilità di riuscita ci sia -
- Certo, una minima possibilità c'è - rispose Michelle - Ma dovete recuperare il desaparecido, io vi prendo in quattro, pacchetto completo, altrimenti niente - disse alzando un dito verso il cielo.
- Beh, per quello ci vorra un po' di tempo, dobbiamo parlarci e convincerlo, non sarà facile - rispose Georg rabbuiandosi.
- Bill non può fare niente? -
- Bill? - disse lui serio - Non si parlano da un anno quei due -
- Dici seriamente? - chiese Michelle incredula - Non pensavo che il loro rapporto potesse rovinarsi -
- Anche per noi era impensabile che potesse succedere una cosa simile. Tom ha sempre dato la colpa alle fans per quello che è successo a Bill - spiegò Georg - Lui, era diventato isterico, non riusciva più ad uscire di casa da solo, e poi è arrivata la droga che mischiata all'alcol e alle pasticche che ci passava il management gli hanno spappolato il cervello -
- Se ha sempre dato la colpa alle fans perchè non parla più con il fratello? -
- Ha tentato di aiutarlo in tutti i modi, ma Bill non si è lasciato aiutare da nessuno all'inizo, neanche dal gemello - continuò Georg - Tom non sapeva più cosa fare, era diventato incontrollabile, veramente fuori di testa. Vedeva il gemello distruggersi giorno dopo giorno e non poteva fare niente, così ha comprato casa in mezzo alla campagna intorno ad Amburgo, si è chiuso dentro da solo con tutte le chitarre e non ne è più uscito. Possiamo andare solo io e Gustav a trovarlo, e sua mamma, per il resto non permette a nessuno di entrare. -
- E' veramente triste - disse Michelle non sapendo cos'altro dire.
- Bill un anno fa venne a casa mia, io e mia moglie ci stavamo lasciando, era un periodo di merda e quando lo vidi in quelle condizioni non sapevo se ammazzarlo con le mie mani oppure aiutarlo - sospirò Georg - Propesi per la seconda opzione, era ridotto ad uno straccio -
- Aveva deciso di farsi aiutare? - chiese la donna girando il viso a guardalo.
- In un momento di lucidità che aveva avuto aveva capito che più in basso di come si trovava non poteva andare, quel giorno si era iniettato in vena una cosa nuova, di cui non so neanche il nome, era stato malissimo e mi disse che voleva finirla perchè non si riconosceva più... - Georg si interruppe un momento, cercando di eliminare quell'immagine di Bill dalla sua mente - Era un'altra persona, pesava 40kg forse e le occhiaie gli ricoprivano la maggior parte del viso, del Bill che ti ricordi tu non aveva più niente. Lo presi di peso e lo misi vestito nella vasca, era la brutta copia di se stesso, probabilmente se non l'avessi visto con i miei occhi non riuscirei ad immaginarmelo - L'uomo mise la freccia prendendo l'autostrada in direzione di Amburgo, mentre Michelle si accoccolava sul sedile del passeggero non sapendo cosa dire.
- L'ho fatto stare a casa mia il primo periodo di disintossicazione, da solo non poteva stare. Alternava momenti di lucidità in altre in cui la crisi d'astinenza lo dilaniava, ho ancora le sue urla nel cervello. Non so come ho fatto da solo a sostenerlo. Poi l'ho portato in un centro di riabilitiazione e per fortuna non ha mai cercato di scappare, l'ho visto migliorare mese dopo mese, e ora sono fiero di lui. - disse sorridendo placido - Non fuma più addirittura e se lo vedi adesso è un'altra persona. E' sempre il solito Bill ma molto più rilassato, senza contare che ora è ingrassato un bel po' e se lo guardi in faccia lo riconosci - concluse Georg.
- Dopo tutto quello che mi hai detto non so se voglio ancora proporvi un contratto - disse Michelle - Voi siete coscienti del fatto che ritornare come dieci anni fa comporterà tutto ciò che è stato...-
- Lo sappiamo, ma ora abbiamo trenta anni ciascuno, non siamo ragazzini. L'epoca delle cazzate è finita, vogliamo solo fare la nostra musica, e pensiamo di ritenerci in grado di scegliere quello che è giusto per noi - Michelle gli schioccò un'occhiataccia - Con te al nostro fianco ovviamente - finì di dire Georg.
- Io vorrei davvero darvela un'altra occasione - sorrise la donna - Ma non voglio farvi finire peggio di come state, dovete essere convinti prima voi come gruppo -
- Noi lo siamo -
- E Tom? -
- Tom lo convinceremo -
- Ecco è quello il fatto - si animò Michelle - Non puoi convincere una persona che si è isolata dal mondo per paura della gente a tornare ad essere una star di livelli interazionali -
- Michelle - disse Georg facendola sussultare - Noi lo conosciamo; è sempre stata il suo sogno, il nostro sogno, e anche se l'abbiamo realizzato alla grande, tutti siamo coscienti del fatto che l'adrenalina da palco ci manca. Appena vedrà che ci sono buone possibilità di continuare a lavorare insieme cambierà idea. -
- Voglio fidarmi - gli disse la mora scettica.
- Non te ne pentirai -
Continuarono a parlare degli argomenti più diversi. Michelle era contenta, Georg era proprio come se lo era immaginato in tutti quegli anni, e non era delusa, per niente. I due parlarono a lungo di quella che era stata la loro vita. Avevano la stessa età eppure avevano conosciuto due mondi diametralmente opposti.

- Le francesi poi, ci odiavano - continuò Michelle ridendo - Forse perchè parlavamo tedesco e vi capivamo quando dicevate tuttte quelle cazzate nelle interviste -
- Beh dietro quelle cazzate c'erano giorni e giorni di preparativi - scherzò Georg - Io e Tom ci pensavamo di notte -
- Ma come? Sembravano così naturali! -
- Attori da Oscar vero? - rise Georg uscendo dall'autostrada - Eravamo decisamente brillanti! -
- Decisamente idioti, ma adorabili - disse subito la donna continuando a ridere.
- Raccontami qualche altro episodio da fan, sono curioso - la esortò lui con il sorriso stampato sul viso.
- Sai la cosa bella di essere vostra fan era la possibilità di condividere con altre ragazze la stessa passione - sorrise Michelle ricordandosi le sue amiche - Ho conosciuto persone meravigliose grazie alla vostra musica e vi ringrazierò sempre per questo, poi durante i concerti nei giorni di attesa si facevano belle conoscenze -
- Qualcosa di buono nella tua vita l'abbiamo fatta allora? -
- Certo, non mi scorderò mai quando abbiamo fatto otto tappe del tour inseguendovi in macchina, credo fosse il tour di Zimmer - sospirò la donna pensando - Beh una volta per caso ci fermammo nel vostro stesso autogrill, io rimasi in macchina a fissare il volante - ridacchiò portandosi una mano sulle labbra - Avevo troppa paura di vederti -
- Come pensavi di conquistarmi se non ti facevi vedere? - rise lui.
- Tu non ti rendi conto - si mise bene a sedere lei guardandolo di profilo intento a guidare - Mi mettevi troppa soggezione, senza contare che anche dentro l'autogrill eravate scortati anche in bagno -
- Non lo volevamo noi, ma le poche volte che ci capitava di andare in giro da soli venivamo assaltati -
- Certo, da ragazzine di sedici anni che avevano paura anche a parlare, ma dai Georg, eravate esagerati, punto e basta - concluse Michelle.
- Ehi abbiamo avuto seri problemi di ordine pubblico quando andavamo in giro, se non ci fossero stati i bodyguard probabilmente ora non sarei qui a parlarti -
- E certo, voi arrivavate in pompa magna, ci mancava solo il red carpet quando scendavate dall'aereo. La maggior parte delle volte che non volevate farvi vedere non vi vedeva nessuno -
Georg fermò la macchina e mise il freno a mano guardandola negli occhi - Touchè, siamo arrivati -
Michelle spostò lo sguardo e per poco non le venne un colpo: lo studio di registrazione era davanti ai suoi occhi.

___________________



Le sembrava di sognare, quello studio l'aveva visto tante volte da fuori ed aveva immaginato di entrarci spesso nei suoi sogni. Era proprio come si immaginava, parquet chiaro e tappeti ovunque, odorava di polvere, ma c'era una bella atmosfera in quel luogo, se lo sentiva a pelle.
- Gustav! - gridò Georg posando la giacca sul divano.
Non appena ebbe finito di pronunciare il nome, il batterista fece capolino da una porta laterale, mentre Michelle continuava ad osservare tutti i dischi di platino appesi alle pareti.
- Ehi, ciao - disse Gustav stringendo la mano di Georg e facendo girare Michelle a causa dello schiocco che aveva prodotto lo scontro delle loro mani. Gli amici si abbracciarono e si guardarono negli occhi.
- Ti trovo in forma - gli disse Georg girandosi verso Michelle.
- A te ti trovo invecchiato - scherzò il biondino mettendogli una mano sulla spalla.
- Che stronzo - rise il bassista prima di guardare la donna che fissava Gustav sorridendo.
- Lei e Michelle Essen, della Warner -
- Puoi chiamarmi solo Michelle - rise la donna porgendogli la mano.
- Gustav - disse lui solare stringendogliela - Com'è andato il viaggio? -
- Tutto bene, ha guidato lui - disse la mora stringendosi nelle spalle.
- Strano che tu sia ancora qui per raccontarlo - scherzò il batterista ridendo.
- Ehi vi sento - disse la voce lontana di Georg scomparso nella stanza dalla quale era uscito Gustav.
- Vieni Michelle, ti va un caffè? - le chiese il biondino facendole strada verso la stanza che scoprì essere la cucina.
- Grazie volentieri -
I due amici si misero alla ricerca del caffè cercando nei diversi ripiani della cucina.
- Bill dov'è? - chiese all'improvviso Georg con aria seria rivolto a Gustav.
- E' di sopra, sai oggi ha fatto anche la spesa, sarà distrutto -
Il bassista sgranò gli occhi - Bill, Bill Kaulitz? -
- Lo so, è stato un colpo anche per me... -
- Dite che potrebbe nevicare? - chiese Michelle perplessa.
- Non lo escluderei -
- Vi prendete gioco di me? - chiese una quarta voce molto familiare dietro le spalle di Michelle, che si girò di scatto e lo vide a pochi metri da lei.
Non c'era niente da fare, probabilmente Bill non avrebbe perso il suo fascino neanche ad ottant'anni, con il viso rugoso e i capelli bianchi. Era decisamente più pieno in volto, ed anche le gambe non erano più magre come se le ricordava, ma era decisamente lui: il divino Bill Kaulitz. Abbassò lo sguardo prima di alzarlo nuovamente. I capelli erano lunghi, poco sopra le spalle, di un biondo cenere delicato, segno che aveva abbandonato la tintura per capelli già da molto tempo; gli occhi non erano truccati, come dalle mani mancava lo smalto che l'aveva contraddistinto per tanto tempo. Non era neanche contornato da chili di catene metalliche ed anelli che sembravano macigni. Aveva il viso dolce e rilassato, come se si fosse appena svegliato, ed un sorrisino delicato troneggiava sul suo viso di porcellana. L'unica cosa che potè notare Michelle mentre salutava Georg con un lungo abbraccio erano gli occhi, sorridevano, ma erano tristi.
- Come stai? - gli chiese il bassista tornando a fare il caffè.
- Bene, sono solo un po' stanco, continuo a dormire, eppure non faccio niente tutto il giorno - sorrise alzando le spalle e si girò verso Michelle - Tu devi essere Michelle, piacere Bill -
La mora non riuscì ad articolare una frase di senso compiuto, ma si limitò a fissarlo negli occhi ed a sorridere sorniona con la bocca spalancata.
Georg le venne in aiuto - Si è lei, come vedi non hai perso il tuo fascino con le donne - lo prese in giro l'uomo azionando la macchinetta del caffè con un click, mentre Gustav posava le tazze sul tavolo.
- Scusami - disse Michelle continuando a guardarlo - E' che sei così diverso da come mi ricordavo -
- Effettivamente sono cambiato leggermente... -
- Leggermente? - sorrise Gustav - Sei un'altra persona! -
- Già, meglio di prima comunque - concluse Georg guardandolo di sbieco.
Bill sorrise - Non so cosa ti abbiano raccontato questi due ma sono sempre io, ho solo cambiato colore di capelli -
- Sei sempre stupendo Bill - disse Michelle accarezzandogli una spalla.
- Ehi non gli fare complimenti che poi comincia a vantarsi -
- Se sono bello non è colpa mia - disse Bill serio sedendosi su una delle sedie del tavolo della cucina - Me lo dicono da quando sono nato, non penso che tutte le mie fans mentissero quando... - non terminò la frase, abbassò lo sguardo e si fisso le mani. Rialzò il viso sorridendo triste - Beh è passato tanto tempo ormai -
Gustav dietro di lui gli strinse una spalla mentre versava i caffè nelle tazze - Dai non cominciare a fare il depresso -
- Infatti - continuò Georg sedendosi al suo fianco - Sarà difficile all'inizio, ma ci riprenderemo quello che ci spetta di diritto - Poi si fermò e guardò Michelle - Se la produttrice qui presente ci darà l'opportunità di farlo -
La donna sorrise e prese il suo caffè portandosi la tazza sulle labbra senza berlo - Te l'ho detto qual'è l'unico problema - disse lei non con poco imbarazzo.
- Quale sarebbe? - chiese il batterista sedendosi vicino alla donna e guardandola, notando che anche Bill aveva la stessa espressione curiosa in viso.
- Tom - rispose Georg per lei - O tutti e quattro o nessuno -
- Mi sembra ovvio - continuò il batterista, mentre Bill sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Bill - lo chiamò Michelle facendolo girare - Io lo so che sei tu l'unica persona che può convicerlo -
Il cantante alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia - Mi piacerebbe davvero pensare che fosse possibile, ma non parlo con lui da quasi un anno... -
- Ehi - disse la donna gentilmente - Voi due siete gemelli, il vostro legame non può essere spezzato così -
- Io l'ho deluso, come non avrei dovuto fare. Ho rifiutato il suo aiuto quando solo lui poteva tirarmi fuori da quella merda - Bill si fermò un attimo e tutti si accorsero che gli occhi gli luccicavano - Non sono stato un bravo fratello -
Michelle si animò posando la tazza sul tavolo di legno - Si commettono degli errori nella vita, non esiste la perfezione, e purtroppo tutti ne fanno, chi più ci meno. Ma c'è sempre una seconda possibilità, per tutti noi - sorrise gentilmente posando il mento sul palmo della mano ed osservando Bill che si asciugava un occhio.
- Mi manca così tanto -
- Sono sicura che anche tu manchi tanto a lui -
- Già Bill, ne siamo tutti sicuri - gli fece eco Gustav stringendogli ancora la spalla.
Il cantante abbozzò un sorrisetto e guardo Georg - Mi piace Michelle, sembra gentile -
- Io sono gentile, ma anche un po' fuori di testa, genialità e follia... - si mise in posa plastica e sorrise fissando il vuoto come se le dovessero fare una fotografia.
- Michelle era una nostra fan - comunicò il bassista agli altri.
- Ah ecco si spiega la follia allora - commentò Gustav ridendo.
- Beh per seguirvi per tutto quel tempo avendo poco e niente in cambio da piccola devo aver battuto la testa - I due scoppiarono a ridere, solo Bill la guardava serio osservandola.
- Ci sono tante cose che vorrei chiederti - disse all'improvviso.
- Che cosa? - chiese Michelle curiosa riprendendo a bere il suo caffè.
- C'erano milioni di domande che mi facevo quando eravamo all'apice del successo, e pensavo che non avrei mai avuto l'occasione di chiederlo a qualcuno che fosse nostra fan... -
- Beh è passato molto tempo, ma ricordo tutto quello che ho fatto per voi, le sensazioni che si provavano erano belle forti - sorrise Michelle -
- Perchè Michelle eri nostra fan? - le chiese Bill continuando a fissarla seriamente.
- Ho sempre pensato che essere vostra fan era come ricevere una chiamata dall'alto, eravate voi che ci sceglievate. La prima volta che ho sentito Durch den Monsun avevo diciassette anni e mille sogni nel cassetto, voi siete diventati la mia unica priorità, il mio unico interesse, mi avevate risucchiato. Lo raccontavo a Georg, non rimpiango quello che ho fatto ma con il senno di poi mi sono resa conto che vivevo di sogni e speranze irrealizzabili. Più si andava avanti nel tempo, più voi diventavate irraggiungibili, più noi volevamo un contatto con voi, più vi nascondevate. Non era bello... -
- Eppure noi facevamo di tutto per accontenrarvi - sussurrò Bill piano.
- Non eravamo tutte uguali, c'era chi capiva e chi no. C'erano ragazze che trovavano divertente venire qui fuori a spiare dentro questo studio, o venire a pedinarvi sotto casa, ed altre come me, che vivevano i concerti come la cosa più bella che potesse capitare nell'arco di una vita -
- Avevamo bisogno di più fan come te Michelle - disse Gustav annuendo e fissando un punto vuoto di fronte a lui.
- Già -
- E' brutto sentirti parlare al passato - constatò Bill.
- E' passato tempo Bill, si cresce, si cambia, e come è successo a me è successo anche a voi -
Nessuno commentò quella frase, forse perchè faceva male ripensare a tutto quello che era successo dopo. Alle depressioni, ai litigi, alla carriera che si frantuma sotto le tue mani e non poter fare niente per salvare qualcosa a cui tieni quanto la tua vita.
- La cosa importante è che ora siamo qui, e vogliamo ricominciare da zero - Georg era proprio ottimista.
- Esatto - continuò Michelle - E se io posso aiutarvi a realizzare questo progetto sarei ben felice di farlo -
Non fece in tempo a finire la frase che sentì la suoneria del suo telefono squillarle nell'orecchio.
- Scusate - disse la donna alzandosi - Sarà qualcuno per il matrimonio -
- Il matrimonio? - chiese Bill alzando un sopracciglio.
- Si sposa tra venti giorni - gli spiegò Georg mentre la donna lasciava la stanza.
- Pronto? - rispose la mora spingendo il tasto sul bluetooth.
- Signorina Essen, la chiamo dall'agenzia di viaggi -
Michelle trasalì ed andò sul divano a cercare la sua borsa con l'agenda, che si fosse dimenticata qualcosa di importante?!
- Si mi dica - rispose con un filo di panico nella voce.
- Volevo semplicemente dirle che è tutto pronto, può venire a ritirare i biglietti ed il piano di viaggio quanto vuole -
La donna fece un sospirò di sollievo e tornò in cucina.
- Che bella notizia, grazie mille -
- Si figuri, buona giornata -
- Grazie, altrettanto -
Si sedette sul sedia e alzò le braccia trionfanti al cielo - Vado alle Hawaii! -
- No! - dissero in coro i tre ridendo - Che culo! -
- E' la mia luna di miele, che volete? - sorrise lei togliendosi l'auricolare dall'orecchio e guardando il trio che le sorrideva di rimando.
- Beh auguri - le sorrise Bill cordiale.
- No - gridò lei coprendosi le orecchie - Non si fanno gli auguri prima! -
- Non era per il compleanno quello? - chiese Bill preoccupato.
- Non ne ho idea - rispose Gustav alzandosi e andando verso il lavello - Non no hai mai capito tutte queste superstizioni -
Bill si girò verso Michelle e le sorrise - Ti va di vedere lo studio? -
La mora si sciolse e si alzò dalla sedia - Certo che si -
Il viso di lui si illuminò e la precedette verso il corridoio - Questo è il corridoio - disse Bill trionfante e Georg e Gustav risero dalla cucina sentendo la sua voce ritornata squillante.
- Come ti sembra? - chiese Georg all'amico.
- Sembra a posto, ma non mi scordo che è una di loro -
- Oddio Gustav - rise il bassista - Parli come se i produttori facessero parte di una setta satanica -
- Quella parola mi ricorda David, e sai bene che se ce l'avessi davanti in questo momento tornerebbe a casa in ambulanza-
- Non è stata tutta colpa di David, quello che ci è successo - chiarì Georg poggiandosi sul piano della cucina.
- In parte si, e guarda come siamo finiti - disse Gustav mostrando la tazza che aveva lavato - Io voglio crederci di nuovo, davvero amico, lo voglio, ma non mi fiderò mai più di nessuno di loro al 100% -
- Intanto pensiamo a rimettere insieme il gruppo, poi penseremo al resto -
Gustav annuì e chiuse l'acqua asciugandosi la mano con un canovaccio.
- Andrà tutto bene - sorrise Georg accendendosi una sigaretta.

____________________



Michelle si guardava intorno come una bambina nel paese dei balocchi. Ed osservava Bill che si guardava intorno allegro, ma al contempo triste, come se nella sua mente, mentre gli illustrava tutte le cose che avevano fatto lì, si riproponessero dei flashback. La donna accarezzò i tasti del pianoforte mentre Bill guardava i sostegni delle chitarre, vuoti, e sospirava.
- Li c'erano tutte le Gibson di Tomi - si avvicinò ad uno in particolare e la sfiorò con le dita - Qui c'era la sua preferita, una Custom nera lucida -
La mora non potè non notare tutti i poster attaccati alle pareti, come se fosse la camera di una delle loro fans. Una foto per ogni anno passato insieme, le loro facce diverse nel corso del tempo. Da bambini a uomini, cresciuti nel mondo della musica, l'unico che conoscevano. Probabilmente all'epoca se li avessero messi in mezzo ad una strada senza niente, non avrebbero saputo cavarsela. Erano abituati al meglio, al lusso, e prima di allora si erano dimenticati cosa volesse dire vivere davvero.
- Ho fatto una stronzata dopo l'altra non pensando alle conseguenze - continuò Bill fissando il posto vuoto della chitarra del fratello - Non ho mai imparato ad affrontarle le conseguenze, i problemi li risolvevano gli altri per me, io dovevo solo sorridere, cantare e rispondere alle domande -
- Bill, non è colpa tua -
Lui rise, una risata amara, e si accomodò su uno degli sgabelli che si trovava lì vicino.
- Si che lo è, è tutta colpa mia - disse fissandosi le mani - Avevo tutto sulle mie spalle, ero io quello che doveva stare sempre bene, che non poteva ammalarsi, quello seguito dai fotografi rischiando incidenti con la macchina. Ero io che dovevo stare attento a come muovermi, a cosa dicevo, e mio fratello mi ha sempre aiutato, sempre supportato, non mi ha mai abbandonato. E nel momento in cui avevo davvero bisogno di lui l'ho mandato via...-
Si fermò trattenendo il fiato e guardò Michelle negli occhi - La sera che abbiamo litigato, io volevo morire - l'ultima parte della frase gli morì strozzata in gola.
- Bill - lo bloccò la donna andandogli vicino - Perchè mi stai dicendo tutto questo? -
- Perchè voglio che tu lo sappia, come fan e come possibile produttrice, voglio che tu sappia cosa ho fatto -
- Ma non cambierà niente, non mi interessa cosa hai fatto in passato, pensiamo al futuro -
- Mi fa bene parlarne, l'ho raccontato solo due volte ed ho bisogno di dirlo ancora... mi ascolterai? -
La donna prese lo sgabello vicino a lei e si sedette senza rispondere.
- Mi drogavo già da qualche mese, ma non se ne era accorto nessuno o almeno lo credevo. Non era facile nascondere la coca a Tom, eravamo sempre insieme, ma quando ne avevo bisogno mi chiudevo in bagno e mi facevo le mie striscie, per poter stare bene. Stava andando tutto male, l'album faceva schifo e lo sapevamo, i concerti erano degli strazi, non riuscivo più a cantare, il management stava facendo di tutto per tentare di salvarci, avevamo l'agenda degli appuntamenti piena dalla mattina alla sera prima dei concerti, ma non serviva comunque a niente, era come se si fossero dimenticati di noi - Chiuse gli occhi prima di rialzarli al cielo e proseguire - Continuai a farmi molto di più di quello che mi serviva, anche quando non ne sentivo la necessità mi facevo un paio di strisce, poi una notte, dopo un concerto Tom mi vide nel bagno della mia camera, ero così fatto che non avevo chiuso la porta. Iniziò a gridarmi contro, dicendo che ero un pazzo, che quella merda a noi non ci serviva, che eravamo andati sempre avanti facendoci forza insieme, e che l'avevo deluso. Io gli continuavo a dire che non poteva capire che ne avevo bisogno per andare avanti, che mi serviva per cantare bene, ma mio fratello capì subito che erano solo scuse. Quando si rese conto che c'ero dentro fino al collo mi disse che allora avrebbe cominciato anche lui, prese le mie dosi e le buttò sul tavolo, è stata la scena più brutta della mia vita.

- Dai Bill fammi vedere come la sniffi questa roba - gridò Tom prendendo una carta di credito dal portafoglio separando il mucchietto di polverina bianca.
- Tom smettila - continuava a gridare Bill piangendo - Non voglio che tu lo faccia -
- Ah no? - chiese il fratello con un sorrisino ironico - Perchè tu si ed io no? - si alzò dal divano e gli andò davanti spingendolo - Perchè tu si ed io no? Eh Bill? Tu chi cazzo sei? Perchè tu puoi non sentire niente ed io devo vedere tutta questa merda che ci sta ricoprendo? Eh? - Lo spinse di nuovo e definitivamente contro il muro - Anche io ho il diritto di farmi no? -
- SMETTILA TOM, MI STA DISTRUGGENDO NON LO VEDI?! -
- Fai la vittima ora? Prima dici che ne hai bisogno ed ora che ti sta distruggendo? Perchè lo fai Bill? Perchè mio fratello sta morendo davanti ai miei occhi ed io non posso fare un cazzo? - la vena del collo pulsava in maniera incontrollabile.
- Tom ti prego vai via - pianse ancora Bill scivolando sul pavimento - Lasciami morire -
- NO CHE NON ME NE VADO - gridò ancora Tom, sembrava stesse avendo una crisi isterica - NO, VOGLIO SAPERE COSA SI PROVA, NON VOGLIO PIù SENTIRE NIENTE, TU VUOI MORIRE? MORIRò ANCHE IO ALLORA! - rise ancora e si risedette sul divano ricominciando a separare la dose.
Bill si alzò dal pavimento ed andò verso il gemello crollandogli addosso di peso, sul divano.
- Tom vattene cazzo, lascia stare la mia roba e vattene -
- E così Bill? Non vuoi che ti spreco la dose eh? - gli disse Tom con cattiveria - Sei uno stronzo, ed io che sto qui a perdere tempo - Il fratello si divincolò dalla presa e si alzò dal divano lanciando la carta di credito sul gemello - Tienitela la tua roba Bill, io ti voglio aiutare, sto cercando di fartelo capire da mesi, come se credessi che non me ne fossi accorto che ti facevi... e tu continui a fare lo stronzo con me? Con me Bill - disse indicandosi - Mi hai schifo. -
- Vattene Tom, non ti voglio vedere più - gli disse Bill con il disprezzo negli occhi, non sapendo neanche perchè gli stesse dicendo una cosa del genere.
Il gemello lo guardò un ultimo istante intento a separarsi le striscie di coca, prima di sparire dietro la porta.


- Dopo quella sera cercò davvero di aiutarmi in tutti i modi, ed io gli promettevo che avrei smesso, ma poi in bagno mi continuavo a fare, fino a quando anche la coca non mi faceva più niente. Iniziai ad inniettarmi in vena qualsiasi cosa. Quando lo scoprì scomparve, credo di avergli fatto più male di una coltellata. Georg mi ha detto che vive qui vicino e non esce più di casa, è so che se gli ho rovinato la vita è solo colpa mia. -
Michelle lo fissava con lo sguardo terrorizzato, non sapendo se piangere, abbracciarlo o dire qualcosa, ma qualsiasi frase o parola le sembrava stupida. Lui era tranquillo, gli occhi leggermente lucidi e lo sguardo perso nel vuoto - Se non ho più il gruppo e mio fratello, è solo colpa mia - concluse girandosi verso il viso della donna.
- Io sono convinta di una cosa - disse infine la mora deglutendo e accarezzandogli una guancia - Domani ti riprendi tuo fratello, te lo prometto. - sussurrò Michelle alzandosi ed abbracciandolo. Era un abbraccio semplice, affettuoso e di conforto, Bill gliene fu grato, era da tanto che non sentiva un corpo adagiarsi contro il suo.
- Sembra la frase di un film "Domani ti riprendi tuo fratello" - la canzonò Bill sorridendo nel suo orecchio.
- Beh speriamo di non dover andare lì in tenuta da guerra, non penso sarà facile, ma voi due siete Bill e Tom Kaulitz diamine! -
- Già, siamo Bill e Tom Kaulitz - sospirò Bill fiducioso.
- Andrà tutto bene - gli sorrise Michelle prendendogli la mano.

_________

ElianaTitti: Oddio, perchè hai pianto? Allora in questo capitolo che è tutto così tragico come fai? XD Scherzo, però fammi sapere come mai ho scatenato questa reazione, pensavo che almeno l'inizio fosse a tratti esilarante ^^

_Princess_: Grazie mille, ed io sono onorata di ricevere per la seconda volta (ebbeH fammi vantare un pochino scusa XD) una tua recensione. E per quanto riguarda l'Uomosesso... non dire niente credo sia l'unico modo per commentarlo. ^^

ruka88: Eh eh, ormai sei abbonata a tutte le mie FF! Grazie cara ^^

Fashion_Girl: Brava, c'avevi preso! Grazie mille ^^

  
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