II
Into the Darkness.
Telling me to go
but hands beg me to stay.
Your lips say that you love
you eyes say that you hate.
( In
pieces –
La
mattina dopo la neve si era già sciolta quasi del tutto e il
cielo prometteva
una buona giornata.
Violet, nonostante
fossero già le undici di mattina, dormiva tranquilla nel suo
letto. A dire il
vero si era svegliata alle otto, ma aveva ritenuto più opportuno dormire ancora qualche ora,
magari fino alle due del
pomeriggio giusto per recuperare le forze perse durante la giornata
precedente
e svegliarsi appena in tempo per pranzare con le compagne
d’appartamento.
Peccato che
non avesse fatto i conti proprio con le sue tre coinquiline che, a sua
insaputa, quella mattina erano rimaste a casa come lei.
Roxy,
troppo euforica per la recente conquista, si era alzata alle sette del
mattino,
dandosi un gran daffare – e facendo., tra l’altro,
un gran chiasso – per preparare
la colazione per tutte.
Erika e
Jenny, invece, coordinate come al solito, si erano entrambe alzate alle
otto e,
attirate dal delizioso profumo di caffè e dolci vari, si
erano dirette in
cucina, divorando anche la parte
della colazione destinata a Violet, sostenendo che “ Il cibo
non va sprecato. In
Africa c’è gente che muore di fame ”.
Dopo alcune
ore chiuse in quelle quattro mura, cominciarono a sentire uno strano
senso di
noia che le opprimeva in modo atroce. Dopo aver constatato che la TV
non
offriva nulla di meglio che vecchi telefilm, decisero che andare a
svegliare la
Bella Addormentata
magari le avrebbe aiutate.
Jenny,
che non vedeva l’ora di fare qualcosa, corse subito nella
stanza dell’amica e
si avvicinò al letto. Con la stessa delicatezza di un
campione di pugilato,
afferrò Violet per le spalle e iniziò a
strattonarla.
<<
Violet?! Dai, dai! Sono le undici…Sveglia ciccia!
>>
Inizialmente
nessuna risposta. Come sempre, d’altronde.
<<
VIOLET?! >>
Finalmente
l’altra diede cenno di essersi svegliata.
<<
Mmh..? >> disse senza aprire gli occhi.
<<
Oh?! Dai svegliati! >>
<<
Perché. >>
<<
Perché sono le undici! >> disse lasciandola
finalmente andare.
<<
No…Perché. Tu. Sei. Qui. >>
<<
Oggi tutte a casa! >> rispose entusiasta.
<<
…Bello. Davvero bello. Ora, prima che io ti ammazzi, levati.
>>
Jenny si
voltò verso le altre due, in particolare verso Roxy, alla
ricerca di una
risposta a quel comportamento.
<<
Appena sveglia è più scorbutica del solito. Non
è nulla di che. Le passerà tra
poco. >> disse Roxy, che di Violet se ne intendeva ormai
da tanto.
L’altra
annuì rilassata, mentre l’ex-addormentata si
stropicciava gli occhi e cercava
di riprendersi dallo shock.
Lentamente,
poi, aprì gli occhi, trovandosi davanti il bel faccino di
Jenni, che la fissava
con grandi occhi blu e che le sorrideva in un modo piuttosto
inquietante.
<<
Ti odio. >> disse alla fine.
Per nulla
scoraggiata, l’amica continuò a sorridere.
<< Si, lo so. >>
Si mise
a sedere e si accorse che, sulla porta, c’erano anche le
altre due. <<
Non c’è nulla da vedere. Mi sto alzando. Davvero.
>>
<<
Dici ogni volta così, >> fece Roxy con tono da
sapientona << poi
trenta secondi dopo sei di nuovo a nanna. Non ti credo fino a quando
non
entrerai in quel bagno e ne uscirai decente. >>
dopo un
piccolo sbuffo, Violet si alzò dal letto e si diresse con
andatura stanca verso
il bagno.
Un’altra
di quelle giornate.
<<
Superato lo shock? >> chiese Erika allegra.
<<
Mmh…si. Si. Ho fame. Non è rimasto nulla?
>>
Jenny
guardò furtiva Erika, mentre Roxy alzava le mani come a dire
“ Io non
c’entro ”.
<<
Vedi, non sapevamo quando ti saresti alzata, >>
cominciò Jenny <<
così io e Ery abbiamo mangiato anche da parte tua. Si
sarebbe raffreddato tutto
e non sarebbe servito a nulla tutto il lavoro di Roxy. >>
Sentì le
sue braccia cadere a terra. << E magari vi dovrei
ringraziare. Grazie!
>>
<<
Nulla. Comunque noi ci stavamo annoiando, sai? >>
<<
Ah si?! Fammi pensare, avete vent’anni, vivete senza mamma e
papà… volete
giocare a nascondino? >> disse sorridendo.
<<
Non ci sono nascondigli qui. >> disse Erika seria.
<<
Oh, scusa allora. >>
<<
Perché non ci dici chi è Trey? >>
disse Roxy maliziosa.
Violet sbiancò
all’istante, mentre le altre due le lanciavano occhiate
incuriosite.
<<
Chi è Trey? >> domandò Jenny.
Deglutì
rumorosamente, mentre prendeva un appunto sulla futura morte prematura
di Roxy.
<< Non è nessuno.
È un amico di
Jack che mi ha presentato ieri. Tutto qui. >>
Erika
fece uno scatto. << Ah, quel
Trey…>>
Violet
la fissò a metà tra l’incredulo e il
sospettoso. << Lo conosci? >>
<<
Non di persona. L’ho visto un paio di volte con Jack. Uno di
quei metallari che
conosce lui, insomma. Codino, occhi chiari…Si, credo si
chiami Trey…>>
<<
Si, è Trey. >> disse spostando lo sguardo.
<<
Un metallaro?! >>
fece Jenny
stupita. << Ma dico, con tutta la gente che
c’è perché un metallaro
scusa?! Non ti può piacere uno un po’
più normale?! >>
Ecco che
era arrivato il momento drastico della discussione. Violet
desiderò con tutte
le sue forze di sprofondare sottoterra e si maledisse per aver risposto
inizialmente alla domanda.
Doveva capire
fin da subito che la cosa si sarebbe evoluta in questo modo. Del resto,
se sue
amiche erano dei geni nel travisare le parole altrui e nel creare
scompiglio
laddove non era necessario. Ora era arrivato, però, il
momento di stroncare sul
nascere tutti quei pensieri e tutte quelle ipotesi astratte.
Stava per
aprire bocca, quando il suono del campanello rimbombò per
tutta il soggiorno.
<<
Vado io. E intanto smettetela di dire stronzate. >> disse
categorica.
Si diresse
a grandi passi verso l’ingresso e aprì la porta.
E non ci
fu sorpresa più grande di quella.
<<
Jack?! >>
<<
Si! Si sono proprio io…>>
Ovviamente
non aveva trascurato il fatto che dietro Jack c’era pure lui. E sembrava proprio che la stesse
guardando con…odio?!
<<
Ciao…>> disse rivolgendosi a Trey.
Lui la
salutò sottovoce, proprio come ieri.
<<
Senti Violetta, mi servirebbe il tuo aiutino-ino-ino. >>
lei alzò
gli occhi al cielo. << Smettila di fare Ned Flanders e
dimmi che c’è,
Jack. >>
Jack
sorrise divertito. << Okay cara. Allora, tu che sei un
genio, dovresti
davvero aiutarci. Ho dimenticato le chiavi dentro casa, ma la
finestrella
interna che da sul corridoio è aperta
e…>>
<<
Scordatelo. >> lo interruppe lei. << Non
entrerò dalla finestrella nel
tuo appartamento. >>
<<
Ma tu sei così sottile! Sarebbe un giochino per
te…Per favore, c’è dentro il suo basso! Lo deve recuperare ora. Per
favore!
Che ti costa…Prometto che avrai posti in prima fila ai nostri live. Per
favore…>> disse lui supplichevole.
Quindi suona
il basso.
Guardò nuovamente
Trey, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarla torvo.
In fin
dei conti non si trattava di chissà quale cosa, solo entrare
in una finestrella…
<<
Okay. Le chiavi dove sono? >>
Jack
tornò sorridente. << Sul tavolo
nell’ingresso! Grazie, grazie, grazie!
>>
Aprì la
porta dell’appartamento – non suo -, trovandosi
davanti i due ragazzi. << Ta-daaa! >>
Jack le
saltò addosso abbracciandola, col rischio di soffocarla.
<< Mi hai
salvato! E hai anche salvato il suo basso… >>
<<
Okay, ma ora lasciami andare per favore! >> disse Violet
con voce
strozzata.
Lui si
mise a ridere, mentre l’amico accennò un sorriso.
<<
Bene, ora >> sentenziò Jack <<
io vado a fare la p…Vado in bagno! Torno
immediatamente. >>
E così
dicendo lasciò gli altri due da soli.
Violet
desiderò, per la seconda volta in un giorno solo, di
sprofondare. Di sparire
per un paio di minuti almeno, evitare quell’assordante
silenzio e smettere di
pensare
alla presenza di quel ragazzo che aveva affianco.
<<
Grazie. Per esserti intrufolata qui.>>
La sua
voce bassa la paralizzò.
<<
Ehm…Niente, figurati. >>
<<
Jack è un po’ fuori di testa. >>
<<
Oh, si, direi di si. Tu…mmh…suoni il basso con
lui? Voglio dire, lo stesso
gruppo?>>
<<
Si. >>
<<
Ah. >>
<<
Tu suoni? >>
<<
NO! Cioè, no. Non sono portata per la musica.
>>
<<
Non è detto. >>
<<
Lo dici perché non mi hai mai sentito suonare il flauto alle
elementari o
cantare sotto la doccia. Oscena. >>
Lui fece
una risatina. << Peccato…>>
Che vuol
dire peccato?
Sentì
la
mano sfiorargli la spalla. Sollevò la testa e
incrociò il suo sguardo. Mi odia.
<<
Jack ci metterà una vita. Si starà guardando allo
specchio ora, per vedere quant’è
bello. Dovevamo andare insieme a
fare un giro. Vuoi venire con me? >> disse afferrandola
per un braccio.
E il
cuore dimenticò nuovamente
di
battere.
<<
Si, >> rispose a sua insaputa. << okay.
>>