Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    03/02/2016    2 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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La sentì sospirare di nuovo alle proprie spalle e lanciò un’occhiata sospettosa dalla postazione ai fornelli dove si trovava.
Perona continuava a tagliare gli ingredienti per la cena, senza troppa verve o rapidità e il suo sguardo sembrava perso nel vuoto, come se fosse assorta in qualche riflessione. E, considerato quanto sua figlia fosse da sempre piena di immaginazione, la cosa non l’avrebbe minimamente preoccupata, non fosse stato per quel suo sospirare senza sosta.
Cauta e attenta a non lasciar trapelare la propria preoccupazione, Boa si ripulì le mani nel grembiule prima di accostarsi a lei e posarle una carezza sui capelli rosa.
-Tesoro, stai bene?!- le chiese, risvegliandola.
Sorpresa, Perona piegò il collo per poterla guardare, sorridendole anche se un po’ tirata.
-Sì mamma! Sono solo un po’ pensierosa- ammise, posando il coltello sul ripiano.
-Lo vedo- annuì Boa, appoggiandosi alla penisola con la parte bassa della schiena -C’è qualcosa che ti preoccupa?!- domandò ancora e vide, dalla sua espressione, che Perona stava davvero riflettendo e che quindi non aveva intenzione di mentirle, il  che la fece sentire piuttosto sollevata.
Odiava non sapere cosa passasse per la testa di sua figlia.
Dovette aspettare solo pochi minuti per vederla stringersi nelle spalle.
-Mi sento malinconica ma non so precisamente perché- ammise, mordendosi poi un attimo il labbro inferiore e portando automaticamente due dita a toccare il fantasmino di vetro rosa che pendeva dal suo collo.
Era da quella mattina che si sentiva così. Aprendo il blog aveva trovato un messaggio di ringraziamento di uno de suoi tanti utenti, che era riuscito a conquistare finalmente la ragazza dei propri sogni, con cui era amico da una vita tra l’altro e, passata la momentanea euforia condita da soddisfazione, quello strano malessere era sceso su di lei, perseguitandola per il resto della giornata.
Il fatto che la scuola fosse chiusa per via di un qualche problema con la caldaia che rischiava di esplodere e di non aver potuto vedere Ace, Koala e gli altri non aveva certo aiutato. La notizia che Law, Zoro e Robin, con rispettivi partner, sarebbero andati a cena da loro quella sera l’aveva tirata su di morale solo parzialmente e ora si sentiva di nuovo a terra.
Era come se avesse le batterie scariche con qualche occasionale e momentaneo ritorno di energia.
Nonostante non vedesse l’ora di discutere con Nami degli abiti che stava preparando per la settimana della moda e di quelli che si era offerta di preparare per lei in vista del matrimonio di Violet e del ballo della scuola a cui Ace, Sabo e Kobi avevano promesso di portarle, si sentiva come una gomma sgonfia.
Distolse per un attimo gli occhi da quelli di sua madre e si ritrovò a fissare il proprio telefonino che aveva suonato singolarmente poco quel giorno e il pensiero di non aver partecipato alle solite improponibili conversazioni del loro gruppo su Whatsapp la fece sentire ancora peggio.
Ma non ci era riuscita e da quella mattina stava evitando Ace come la peste perché sentirlo gli ricordava che avrebbe dovuto contattarlo in veste di Miss Puck per concordare una linea di azione per conquistare Sugar ma, quel giorno, si sentiva molto poco Miss Puck.
Il perché le era ancora del tutto sconosciuto e rischiava di rimanere tale.
Sperava solo che il giorno dopo sarebbe tutto scomparso come per magia senza accorgersi che la sua fata era proprio lì di fronte a lei, almeno finché suddetta fata non le posò una carezza sul viso, sorridendole con infinito amore.
-Sai cosa facevamo noi quando ci sentivamo giù senza un motivo?!-
-Voi chi?!- s’informò Perona senza pensare, corrugando per un attimo le sopracciglia.
-Beh io e…- fece per rispondere ma le parole le morirono in gola e Perona capì in un istante.
-Tu e… mamma?!- chiese, deglutendo a vuoto.
Le bastò lo sguardo di Boa per capire che aveva fatto centro. Quel misto di dolore e affetto che sempre leggeva negli occhi di chiunque avesse conosciuto Olivia se per caso si parlava di lei.
-Sì, esatto- soffiò Boa, perdendosi un istante nei ricordi prima di tornare in sé -Comunque, lo sai o no?!- riprese da dove si era interrotta, recuperando la propria energia e positività.
Perona scosse energicamente la testa, guardandola con aspettativa, ansiosa e felice al tempo stesso, come sempre ogni volta che qualcuno le raccontava qualcosa sulla sua vera madre, quella che l’aveva messa al mondo.
-Cucinavamo con la musica- sussurrò Boa, piegandosi verso di lei, quasi fosse un segreto -Vuoi provare?!- le domandò e il sorriso che si aprì sul volto di sua figlia le scaldò il cuore come nient’altro al mondo.
 

 
***

 
Lasciò scivolare la giacca dalle spalle e si mise in ascolto, avvertendo solo un leggero sfrigolare proveniente dalla cucina e un brusio di sottofondo, come di due voci che parlavano molto molto piano.
Aveva già gonfiato il petto per avvisare che era a casa quando il rumore della chiave che veniva infilata nella toppa, attirò tutta la sua attenzione.
Una rapida successione di pensieri attraversò la sua mente, portandolo ad analizzare la situazione per capire chi poteva esserci dall’altra parte dell’uscio.
Poteva trattarsi di Perona, uscita per fare due passi con Koala, ma allora in quel caso avrebbe significato che Boa stava parlando da sola in cucina.
Poteva essere uno dei suoi fratelli acquisiti ma usavano la chiave solo in casi di estrema emergenza e non ne vedeva nessuna in quel momento.
Restavano solo i suoi tre figli non più residenti lì, che sarebbero anche stati ospiti a cena quella sera, ma era decisamente presto e decisamente strano che non si limitassero a suonare il campanello.
Il tempo di processare rapidamente tutte le informazioni in suo possesso per giungere all’ipotesi più plausibile e la porta si aprì per rivelare, nel rettangolo formato dagli stipiti, la figura alta e asciutta di suo figlio maggiore.
Law rimase spiazzato nel trovarsi di fronte suo padre che lo osservava a braccia conserte, lo sguardo interrogativo e un sopracciglio alzato.
Si fissarono qualche istante, Law impassibile ma con lo sguardo di uno che era stato colto in flagrante, almeno per gli occhi allenati di suo padre. Era un’utopia pensare di poter imbrogliare lui.
Smosse le spalle, entrando in casa e richiudendosi la porta alle spalle, prima di avvicinarsi all’appendiabiti a muro per sistemare la giacca, consapevole dello sguardo di suo padre impegnato a perforargli la schiena.
Stava già per chiedergli cosa volesse che Drag lo precedette.
-Dov’è Margaret?!- domandò senza provare nemmeno a nascondere il tono indagatore.
Law si irrigidì, dedicando estrema attenzione alle tasche della propria giacca.
-Aveva una riunione al lavoro. Arriva direttamente da lì-
-E come mai tu sei così tanto in anticipo?!-
-Ho finito prima in ospedale e non avevo voglia di andare a casa-
Drag ammutolì, continuando a studiare suo figlio.
Qualcosa non tornava, decisamente no.
Ultimamente Law si faceva vedere molto più spesso e per quanto la cosa lo rendesse felice, puzzava anche di guai. E il fatto che si fosse appena presentato lì senza Margaret, ne era una conferma.
Qualcosa decisamente non andava nella vita sentimentale di suo figlio e il fatto che non gliene volesse parlare lo metteva parecchio in agitazione. Avevano passato abbastanza anni con Law che si faceva tirare fuori i problemi solo con le pinze e non era affatto certo di riuscire a farlo di nuovo. Non era più successo da quando Margaret  era entrata nelle loro vite e Drag non voleva perdere di nuovo suo figlio.
Decise che obbligarlo a sviscerare il problema era la cosa migliore ma sapeva anche di non poter essere troppo diretto.
-Ma se la macchina ce l’hai tu, lei come viene qui?!- chiese, con il tono di uno che stesse conversando del più e del meno, aspettandosi, sperando, pregando che Law si girasse a guardarlo con un sopracciglio alzato e gli rispondesse “Vado a prenderla io, ovviamente”, indignato dalla domanda di suo padre.
Ma quello che avvenne fu molto diverso e fece gelare il sangue nelle vene a Drag.
Perché raramente aveva sentito Law sospirare a quel modo. Con rassegnazione e… disperazione?!
-Le da un passaggio…- cominciò ma, prima che potesse rivelare la tanto agognata verità, una musica proruppe dalla cucina, distraendoli entrambi.
 
[A fuego lento – Rosana]
 
A fuego lento tu mirada
a fuego lento tu, nada
vamos tramando esta locura
con la fuerza de los vientos
y el calor de la ternura.
 
Si guardarono perplessi mentre alle note della canzone si aggiungeva quello che sembrava un cucchiaio di legno che picchiava su una padella, tenendo il ritmo. Law si strinse nelle spalle e poi entrambi si girarono verso la cucina, sogghignando e muovendosi il più silenziosamente possibile.
 
Sigue el camino del cortejo
a fuego lento, a fuego viejo
sigo avivando nuestra llama
con todo lo que te quiero
y lo mucho que me amas.
 
Tutti i brutti pensieri e la preoccupazione li abbandonarono momentaneamente, surclassati dalla voglia di sbirciare cosa stessero combinando in cucina Perona e Boa e magari fare anche un filmato imbarazzante di loro che ballavano con addosso il grembiule.
Si appoggiarono al muro e allo stipite, allungando la mano per aprire di più la porta che cigolò appena ma troppo piano perché le due cuoche se ne potessero accorgere, prese com’erano dalla canzone.
 
A fuego lento me haces agua
contigo tengo el alma enamorada
me llenas, me vacías, me desarmas
¡ay!, ¡ay! amor cuando me amas.
 
Perona stava richiudendo il barattolo del sale e lo sollevò tenendolo a due mani e agitandolo come se fosse stata una maraca, mentre Boa, continuando a girare qualunque cosa stesse cuocendo nella padella, prendeva a cantare in sincrono con il CD che aveva messo su, usando il cucchiaio come microfono e facendo ridere sua figlia di cuore.
E Drag si perse nella voce di sua moglie e nella risata di sua figlia, rilassandosi di più contro il muro e dimenticandosi in un attimo di qualsiasi altra cosa.
 
A fuego lento revoltosas
caricias que parecen mariposas
se cuelan por debajo de la ropa
y van dejando el sentimiento
amor forjado a fuego lento.
 
Le guardò girare su loro stesse mentre le labbra gli si stiravano in un sorriso che aveva una punta di malinconia perché non poteva fare a meno di paragonare il modo di ballare di Perona adesso e di Perona quando era ancora una bambina.
A volte si dimenticava che aveva sedici anni, si era sicuramente dimenticato che i figli crescevano tanto in fretta e si rifiutava categoricamente di ricordare che, ogni giorno di più, Perona stava diventando una giovane donna.
 
A fuego lento mi cintura           
a fuego lento y con lisura
vamos tramando este alboroto
con la danza de los mares y el sabor del poco a poco.
 
Ma se ne ricordò fin troppo bene quando la vide affiancare Boa ai fornelli e far ondeggiare il bacino a destra e a sinistra, lentamente, in un movimento che lo fece accaldare non appena fu sua moglie a riprodurlo un attimo dopo.
Chissà quanti ragazzi cominciavano a guardare Perona come lui stava guardando Boa in quel momento, sentendosi anche più “elettrizzati” di lui per colpa degli ormoni.
Se lo ricordava fin troppo bene com’era avere diciassette/diciotto anni.
 
Sigo el camino del cortejo
a fuego lento a fuego añejo
sigo avivando nuestra llama
tantos días como sueños
tantos sueños que no acaban.
 
Proprio in quel periodo lui e Olivia avevano iniziato a frequentarsi e non si poteva certo dire che Drag si fosse più di tanto trattenuto solo perché Olivia aveva un paio di anni in meno di lui.
Quindi era ben consapevole di cosa sua figlia potesse suscitare in un ragazzo e a giudicare dallo sguardo omicida di Law, anche il suo primogenito era perso nelle sue stesse considerazioni e per un attimo si chiese se era stata una buona idea mettersi a spiarle.
 
A fuego lento me haces agua
contigo tengo el alma enamorada
me llenas, me vacías, me desarmas
¡ay!, ¡ay! amor cuando me amas.
 
-Ehi voi due!-
L’esclamazione di Boa lo riportò alla realtà in un attimo mentre anche Perona si girava verso la porta e sorrideva ancora di più nel vederli.
-Cosa fate lì impalati?! Su forza!- protestò ancora la signora Mihawk, allungando le braccia verso di loro.
 
A fuego lento revoltosas
caricias que parecen mariposas
se cuelan por debajo de la ropa
y van dejando el sentimiento
amor forjado a fuego lento.
 
Drag si girò verso suo figlio, certo di trovarlo rosso in viso e rigido come non mai ma, a parte per una leggera sfumatura più rosa sulle sue guance olivastre, Law sembrava perfettamente a suo agio e si limitò a stringersi nelle spalle come a dire “perché no?!” prima di avanzare in cucina e dirigersi deciso verso la propria madre adottiva, lasciando un allibito Drag sulla porta.
-Papà?!-
Bastò quel richiamo e uno sguardo a sua figlia per smettere di pensare e ritrovarsi a ballare con lei tra le braccia, proprio come quando era solo una bambina e saliva sui suoi piedi per poterlo fare.
 
A fuego lento.
 
Con la differenza che ora era lei che dava il ritmo a lui e per un attimo Drag si sentì sopraffatto dalla felicità, nella cucina di casa sua, con la sua piccola tra le braccia e la donna che amava che rideva insieme al suo primogenito. Si sentì come se avesse raggiunto la perfezione.
 
A fuego lento.
 
-Cambio coppie!- esclamò Boa, allontanandosi da Law con una giravolta e avvolgendo le braccia intorno al collo di suo marito che non perse tempo a baciarla, portando possessivamente le mani sui suoi fianchi.
-Lo sai che ti amo?!- le chiese, vedendo subito i suoi occhi blu illuminarsi.
 
A fuego lento me haces agua
contigo tengo el alma enamorada
me llenas, me vacías, me desarmas
¡ay!, ¡ay! amor cuando me amas.
 
Perona e Law entrarono nel suo campo visivo e per un istante Drag ebbe un assaggio di cos’era stata la sua espressione un attimo prima.
Un ridicolo sollievo lo pervase nel vedere il sorriso che suo figlio stava rivolgendo alla sorella. Un sorriso vero, non uno dei suoi ghigni che sembravano un marchio di fabbrica dei Mihawk.
Un sorriso alla Boa.
 
A fuego lento revoltosas
caricias que parecen mariposas
se cuelan por debajo de la ropa
y van dejando el sentimiento
amor forjado a fuego lento.
 
E fu in quel momento che Drag si ricordò che ormai il Law chiuso e irraggiungibile di dieci anni prima non esisteva più. Se n’era andato da un pezzo e solo per merito di Margaret e Drag conosceva solo un’altra persona che fosse cambiata tanto per amore, che più di ogni altro tirava fuori il meglio di sé per la donna che amava e quell’altra persona era Shanks.
E non c’era niente da preoccuparsi se Law e Margaret erano come Shanks e Makino. Non c’era niente che non potessero risolvere.
 
A fuego lento me haces agua
contigo tengo el alma enamorada
me llenas, me vacías, me desarmas
¡ay!, ¡ay! amor cuando me amas.
 
Smise di pensare, godendosi la canzone che stava volgendo al termine e si concentrò su sua moglie, riempiendosi gli occhi di lei e marchiandosi a fuoco quel momento nella mente.
La fece girare sotto il suo braccio mentre Perona si lasciava sollevare da Law, puntellando le mani sulle sue spalle per poi stringersi a lui non appena i suoi piedi toccarono di nuovo terra.
 
A fuego lento revoltosas
caricias que parecen mariposas
se cuelan por debajo de la ropa
y van dejando el sentimiento
amor forjado a fuego…
 
Era vagamente consapevole che il fuoco stesse sfrigolando ancora sul piano cottura ma era anche assolutamente certo che in quel momento la casa avrebbe potuto prendere fuoco e lui non ci avrebbe fatto minimamente caso.
Potendo, avrebbe fermato il tempo in quell’attimo. La certezza che più nulla sarebbe andato storto mandò una scarica di adrenalina in tutto il suo corpo, accelerandogli i battiti.
 
Amor fojado a fuego…
 
E un senso di completezza lo invase mentre sua moglie piegava la testa e la schiena all’indietro e lui aumentava la presa sui suoi fianchi, lanciando al contempo un’occhiata ai suoi figli.
 
Amor forjado a fuego lento.
 
Sì, era assolutamente certo, ora, che sarebbe andato tutto bene.
Boa scoppiò a ridere, unendosi a Perona, mentre si rimetteva dritta, facendo pressione sulle spalle di Drag e allungandosi verso di lui per rubargli un altro bacio, e Law scompigliava i capelli alla sorella.
-Ehi!!!- protestò con un finto rimprovero negli occhi la ragazza.
-Come mai questo exploit?!- chiese Drag, tenendo Boa ancora abbracciata e spostando gli occhi da lei a Perona, che si strinse nelle spalle.
Le due donne si scambiarono un’occhiata complice.
-Avevamo bisogno di tirarci un po’ su- affermò semplicemente Boa, facendo l’occhiolino alla figlia, ancora avvinghiata al torace del fratello.
-Oh beh…- cominciò Drag ma il suo commento fu interrotto dal suono del campanello.
Accigliato, si girò verso l’ingresso.
-Sarà uno dei ragazzi?!- chiese Boa, altrettanto perplessa.
-Mi sembra un po’ presto, però magari sì-
-Magari è Margaret- buttò lì Law, fingendo noncuranza ma non riuscendo per niente a celare la nota speranzosa nella propria voce.
Con riluttanza, Drag si staccò da sua moglie per andare ad aprire all’inatteso (o comunque non atteso per quell’ora) ospite.
Stava ancora sogghignando, suo malgrado, strascico del piccolo momento famigliare che aveva appena vissuto, e scosse la testa per darsi un contegno mentre afferrava la maniglia.
Ma non appena l’uscio fu completamente aperto il sorriso sparì dal volto del moro, sostituito da un’espressione che era un mix di stupore, orrore e incredulità.
Perché sulla porta di casa sua, di fronte a lui, con un sorriso che mai avrebbe creduto di poter vedere così tirato sulle sue labbra, con l’aria di non stare per niente bene, una luce supplice negli occhi e un borsone sulla spalla destra, c’era la persona più vicina a un fratello che avesse al mondo.
Lì, con un’infinita tristezza nello sguardo e nella voce, c’era Shanks.
-Ehi Drag- provò a salutarlo con entusiasmo il suo migliore amico, la gola chiaramente annodata e gli occhi troppo rossi e troppo gonfi.
Mihawk deglutì a vuoto, guardandolo fisso e serio.
Non c’era bisogno di chiedere, non c’era bisogno di parlare.
Si limitò a spostarsi di lato, invitandolo silenziosamente a entrare in casa e richiuse la porta maledicendosi per aver cantato vittoria troppo presto.
A quanto pareva, c’erano cose che stavano andando storte.
A quanto pareva, c’era da preoccuparsi eccome.
A quanto pareva, non stava affatto andando tutto bene. 
  
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