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Autore: Foglia 21    03/02/2016    0 recensioni
[Bernhard Hennen, Varie]
Ero talmente concentrato sul pensare ad altro che sussultai quando qualcuno pronunciò il mio nome.
Alzai lo sguardo e vidi che buona parte delle persone, invece di concentrarsi sul suo pasto, stava fissando me.
Merda. Mi trattenni per poco dal dirlo ad alta voce. Volsi lo sguardo verso Alathaia, ovvero la responsabile di quella situazione, e vidi che ridacchiava, nascondendosi dietro al bicchiere di vino che teneva in mano.
“Alvias, ci stavamo domandando quando organizzerai una festa in onore della nostra gradita ospite.”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripresi conoscenza con la sensazione di qualcosa di fresco che mi veniva premuto sulla fronte. La testa mi faceva ancora male, anche se un po’ di meno. Non aprii subito gli occhi, limitandomi a percepire le sensazioni che arrivavano, come la morbidezza delle coperte su cui ero steso e il rumore della pioggia fuori dalla finestra. Poco dopo riaffiorarono i ricordi di quanto era successo e soprattutto di quello che mi aveva detto Alathaia. Prima di perdere conoscenza avevo visto delle immagini confuse di noi due, in un prato e poi in una stanza buia che non mi era familiare. Forse mi aveva fatto un incantesimo, eppure non capivo lo scopo di tutto questo, e neppure cosa mi stesse succedendo.
La porta della stanza si aprì. “Si è svegliato?”
“Non ancora, mia signora.” rispose una voce maschile più vicina a me.
“Va pure, rimango io con lui.”
“Come desideri.”
Sentii la porta richiudersi, poi il panno bagnato che mi veniva passato prima sul viso, poi sul collo.
“Lo so che sei cosciente.”
Sospirai e aprii gli occhi. La luce mi ferì, nonostante fosse fioca, e dovetti sbattere più volte le palpebre prima di riuscire a tenerli aperti. La regina mi osservava con una strana espressione preoccupata.
“Come ti senti?”
“Stanco…”
Mi prese la mano. “Stringi.”
Ero debole, non avrei fatto del male a una mosca con la forza che mi era rimasta.
“Ti fa male qualcosa?”
“La testa.”
Mi scostò i capelli dal viso. “Perché Alathaia era qui l’altra notte?”
La osservai per qualche secondo, prima di mentire. “Non ricordo…”
Non disse più nulla, nonostante fossi sicuro di non averla convinta, perciò chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare in un sonno agitato. La mia mente si riempì di figure oscure, che mi stringevano senza lasciarmi respirare. L’odore del sangue mi riempì le narici al punto da darmi la nausea, mentre una lama sembrava trafiggermi la testa. Non seppi ricordare in seguito cosa fosse realtà o cosa no. Voci mi parlavano, qualcuno cercava di calmarmi, qualcun altro mi teneva fermo.
Quando mi svegliai di nuovo tutto era calmo e non sentivo più dolore.
 
Vivid tornò una settimana dopo la mia malattia, splendida nel suo abito di seta blu e con i riccioli rossi che le cascavano sulle spalle. Lei era sempre stata il mio esatto contrario, calda e sorridente, e tutti si chiedevano cosa l’avesse fatta innamorare di me. Mi avvolse in un caloroso abbraccio non appena mi vide e una parte di me si sentì a disagio. Feci finta di niente, baciandole le labbra e chiedendole come stesse nostra figlia, da poco diventata madre.
“Devi vederla. È così serena e il suo bimbo è meraviglioso!” Continuò per ore a parlarmi di quanto era accaduto in quelle sue settimane lontana dalla Terra Centrale e io fui contento di ascoltare, facendo solo qualche domanda qua e là. Quando chiese a me di raccontare non ebbi molto da dirle, gli unici eventi degni di nota era meglio restassero segreti. Non avevo visto Alathaia per più di pochi minuti da quella notte, sembrava evitasse i pasti comuni e lo stesso facevo io, nel limite del possibile. Lei ed Emerella passavano molte ore assieme, discutendo di chissà cosa, e ogni volta che entravo nella sala del trono per comunicare qualcosa, la principessa del Langollion osservava un punto imprecisato sulla parete di pietra. Non avrei saputo dire cosa provavo riguardo al suo atteggiamento, mi aspettavo un evento, però non avrei saputo dire quale ne quando.
La testa mi faceva spesso male, accompagnata da un fastidioso senso di vomito e strane immagini che mi balenavano in mente. Perlopiù erano paesaggi che non conoscevo, che guardavo provando strane sensazioni.
“Alvias? Mi stai ascoltando?” Vivid mi osservava con aria incredula. In genere non ero una persona che perdeva la concentrazione.
“No, scusami. Forse sono un po’ stanco.”
Lei sorrise dolcemente. “Allora ne parliamo domattina, che ne dici se ci mettiamo a letto? Devo ammettere che sono stanca anch’io.”
Annuii senza dire nulla e andai a cambiarmi. Una volta steso a letto mi addormentai appoggiato alla spalla della mia donna, mentre lei mi accarezzava la schiena dolcemente. Non potei fare a meno di pensare alle mani di Alathaia che mi stringevano.
 
“Pensavi di dirmi che sei stato male?” Vivid si avvicinò mentre dalla terrazza osservavo distrattamente i giardini del castello.
Avevo terminato le mie mansioni ed ero uscito per respirare un po’ d’aria fresca. Mi voltai verso di lei e feci spallucce, sapeva che non l’avrei fatto.
Sospirò e mi accarezzò una guancia. “Come ti senti?”
“Meglio.”
“Ma non bene.”
Mi limitai a lanciarle un’occhiata e a girarmi di nuovo. Lei mi abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla mia schiena e stringendomi con forza.
All’improvviso mi sentii osservato, ma quando alzai lo sguardo per trovare conferma non vidi nessuno.
“Entriamo.”
Trascorsi il tardo pomeriggio a letto, passando continuamente dal sonno al dormiveglia. Sentii Vivid che parlava con qualcuno e poi, dopo quello che mi parve un secondo, lei che provava a farmi alzare, forse per la cena. Non aprii neppure gli occhi, dissi che ero stanco e volevo dormire. Dopo un po’ si arrese e io mi riaddormentai.
 
Mi svegliai con il sole accecante di mezzogiorno che filtrava attraverso le lunghe tende bianche. Mi coprii il viso con un braccio e mi lasciai sfuggire un gemito, mentre mi giravo dall’altro lato. Ci vollero alcuni minuti perché mi rendessi conto che non ero andato al lavoro e soprattutto che dormivo dal pomeriggio precedente. Mi misi a sedere di scatto e la stanza iniziò a girare davanti ai miei occhi.
“Piano…” Vivid si sedette accanto a me e mi spostò con delicatezza i capelli dietro le orecchie. Feci un respiro profondo e lentamente tutto smise di muoversi.
“Va meglio?”
Annuii. “Perché non mi hai svegliato prima?”
Mi osservò preoccupata. “Ho provato, tesoro, ma non ci sono riuscita. Emerella ha detto di lasciarti dormire.”
“È stata qui?”
“Ieri sera e questa mattina…assieme ad Alathaia.”
La osservai come se avessi visto un fantasma e poi mi alzai in piedi, facendola spostare.
“Dove vai?”
Dovevo parlare con lei, con la principessa del Langollion.
 
  
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