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Autore: Pandora_2_Vertigo    04/02/2016    1 recensioni
La storia di Kristina non è terminata. Seguito di Sangue Misto. Caldamente consigliato leggere la prima parte per poter capire Chiaro di Luna e i suoi personaggi.
Dal capitolo III
"...
Quel profumo ha risvegliato in me una catasta di emozioni.
Gioia, so a chi appartiene, lo riconosco ancora nonostante sia passato un secolo dall’ultima volta che l’ho sentito;
Rabbia, per come quella persona è svanita dalla mia vita, all’improvviso;
Preoccupazione, non so come si sia salvato, se stava bene, se era ferito…se è ancora come lo ricordo;
Curiosità, è davvero lui? O mi sto sognando tutto?
Paura, se mi sto sbagliando? Se non è lui, ma un volgare vampiro affamato? E se anche è lui, se è cambiato?
..."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kristina'
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4.

Separati da pochi passi, mai così vicini negli ultimi cinque anni.
Sento qualcosa che mi blocca, come un muro dentro di me, che mi impedisce di correre tra le sue braccia, di sentire quella gelida morsa che per tutti questi anni ho solo potuto sognare.
Quanto mi costa ammettere tutto questo.
Quel muro me lo sono costruita giorno per giorno, per non soffrire troppo per lui, per andare avanti. Mi sono allenata e ho combattuto.
Forse in fondo non volevo uccidere tutti i vampiri che ho distrutto, forse la mia rabbia voleva essere sfogata su di lui.
Ora è qui, a mia disposizione.
Riuscirei a colpirlo? Non baso queste riflessioni tanto sulle capacità fisiche, quanto sul mio cuore. Avrà mai la forza di disintegrare l’oggetto del suo amore?
Quanto ho mentito a me stessa per tutto questo tempo. Tutte le storie, le scappatelle, solo dei passatempi, delle illusioni per annebbiarmi la mente, ma il cuore già sapeva, ha sempre saputo, è rimasto rintanato nel suo angolino, a battere tranquillo. Per poi tradirmi così, per scoppiare di gioia per un semplice suo sorriso, per una vicinanza evanescente.
Tum- tum –tum.
Batte forte e non accenna a rallentare. Malvagio traditore.
Solo tu sai, solo tu conosci i miei veri sentimenti quelli che ho cercato di mascherare. Eppure conosci bene anche i motivi di questo mio comportamento, allora perché non rallenti?
L‘amore.
E poi la rabbia, per l’abbandono. Per essersene andato così, senza un saluto, un arrivederci, senza neppure sapere se esisteva ancora oppure no. Sparito nel nulla.
Per riempire quel vuoto scavato dentro di me, gli ho occupato l’appartamento. Ho vissuto ogni istante tra quelle quattro mura nella segreta speranza di vederlo riapparire, ma senza mai ammetterlo apertamente. Fred non ha detto nulla, mi ha lasciato fare. Chissà se ha mai capito la verità.
Lo immaginavo sul divano, sul tavolo come la prima volta che mi portò in quella casa. Etereo e bellissimo come sempre, ma ancor più evanescente in quanto inesistente
Ogni volta che facevo sesso con Will nella mia mente vedevo lui, ogni volta che rimanevo sola dopo l’amplesso, piangevo silenziosa tra le lenzuola stropicciate e per questo un mattone si aggiungeva alla barricata del mio cuore. Il legante di tutto questo era la lotta notturna. Ogni granello di polvere che si riversava nelle strade era un ricordo che cercavo di cancellare, immaginavo che fosse lui il bastardo che succhiava il sangue a quelle povere persone indifese, tanto so benissimo che non è mai stato un santo. Allora perché crederlo? Meglio rovinare quel dipinto angelico tanto fasullo e disegnarci sopra una caricatura maligna e diabolica. Addossare a lui le colpe di tutto.
Sì, questo ho fatto nel tempo trascorso: cercare in tutti i modi di dimenticarlo, di rimuovere la sua immagine scolpita dentro di me. Ma non si può. Io gli appartengo, la mia anima è sua.
Nonostante tutto un filo invisibile ci tiene ancora uniti, se non il presente, il passato.
Lo odio, eppur lo amo.
Tanto intensamente in entrambi i casi.
 
Nell’abbracciarla se pur per un breve istante la mente torna al passato.
A quando ha visto allontanarsi sempre di più le luci della città, diventare sempre più piccole, venir divorate dal buio di quella notte tanto funesta.
Ricorda ancora la sensazione del sangue bevuto quella notte, aveva un retrogusto amaro, ma perfino l’aria che respirava sapeva di marcio. Forse quello che puzzava in realtà era lui, per la vergogna che provava in quel momento, per essersene andato, per essere stato sconfitto.
Rabbia. Un sentimento così umano, ma tanto avvolgente da esserne contagiato. Rabbia per se stesso. Sarebbe stata l’ultima volta, si ripromise.
Si allontanò, cambiò città, andò a New York. Un posto caotico l’avrebbe sicuramente distratto.
Quante luci, quanto movimento, quante facili prede, mai viste così disinibite e disponibili. Ragazze, donne e uomini, ma tutti venivano paragonati a lei, per cercare una somiglianza o per sottolineare una palese differenza, un difetto. Non riusciva a levarsela dalla testa, era una persecuzione.
Vagava nella notte senza scopo se non quello di passare il tempo, di distrarsi.
Fino ad imbattersi in Lucio. Lo incontrò in un bar. Era seduto al bancone a far finta di bere un drink e gli si era avvicinato. Subito l’aveva riconosciuto quale essere della notte, per la sua pelle bianca e liscia. Aveva caratteristici capelli rossi che gli smorzavano ancora di più la carnagione diafana.
- Come mai così abbattuto amico? – gli disse.
- Non sono tuo amico.
- Non esserlo allora, ma ho un affare da proporti. Diventeremo soci.
Fu così che cominciò a fare il mercenario. Lucio praticamente rimediava il lavoro e lui lo portava a termine, era una specie di manager. Non sono mai stati amici, solo colleghi.
Ma questo non gli è mai importato, non cercava nuovi compagni solo distrazioni e Lucio gliene forniva in gran quantità.
Guadagnava abbastanza da fare la bella vita, soldi, macchine sportive, alberghi di lusso, vestiti firmati…in pochi anni aveva tirato su una piccola fortuna. Inoltre aveva sempre più sviluppato la sua forza, potenza, agilità e rapidità.
Aveva a disposizione sangue fresco e per divertirsi umane o vampire, a sua scelta. Una vita dissoluta, ma in grande stile, sempre se fare l’assassino, per lavoro o per sete, può chiamarsi vita.
Senza un vero scopo andava avanti giorno dopo giorno. Lavorava, uccideva, riposava, beveva, ma tutto questo sempre solo. Era sempre bastato a se stesso, ma c’era sempre un immagine che aleggiava nella sua testa, gli dava un senso di incompletezza.
Ogni volta che provava questa sensazione usciva per le strade e si avventava su quante persone gli era possibile, per sfogare la sua rabbia, la sua umiliazione.
Perché per gli altri era forte e potente. Per se stesso, poteva mentire quanto voleva, ma in fondo a se conosceva la verità.
Era debole, lei lo rendeva debole.
Era il suo punto debole, il suo tallone d’Achille.
Per questo quando Lucio gli aveva proposto un incarico a Denver l’aveva accettato: per vederla e togliersi lo sfizio, così l’avrebbe rimossa.

DRIIN!
Lo squillo di un telefono interruppe lo scorrere dei loro pensieri. Lo sente vibrare nella tasca dei jeans, fa una smorfia, ne è infastidito.
Legge il nome sul display. Lucio.
Decide di liquidarlo in fretta.
- Che c’è? Ho da fare – dice brusco.
- Ho le informazioni che volevi.
- Mmm d’accordo, ti richiamo io più tardi.
Chiude la comunicazione e rivolge nuovamente lo sguardo a lei che lo fissa un po’ spazientita. Pensa che è buffa e sorride. Lei sbuffa e incrocia le braccia al petto, facendo così la croce scivola di nuovo fuori dal giubbotto, a penzoloni del polso. Non può che notarla.
- La porti ancora? Non no fatto in tempo a chiederti se ti piace l’ultima volta che ci siamo visti.
- Si, è carina. – risponde fredda, ma anche con la lieve luce vede le guance di lei arrossarsi.
- Sei arrossita.
- Non credo proprio.
- Sei arrossita – ripete nuovamente.
- Smettila! Anche se fosse? Che ti importa? Cosa ci fai qui?
- Non deve interessarti.
Sbuffa di nuovo. Scopre che adora farla arrabbiare. Sente la curiosità crescere in lui, quante cose vorrebbe sapere. No, cerca di darsi un contegno, un’aria superiore. Non può permettersi nulla, deve rimanere sempre concentrato.
- Per lavoro – continua.
- Lavoro?
- Si.
- Ah. D’accordo. Beh vedi di non farti beccare in giro a uccidere qualcuno, non sarebbe bello rincontrarsi in quel modo.
Lei fa per voltarsi ed andarsene. Vuole sfidarla e provocarla. Adora anche giocarci.
- E perché mai?
- Non sarebbe piacevole.
- Per me o per te? Cosa c’è? Vorresti uccidermi?
- Tu sei già morto.


Lo detesto, quanto lo detesto. Ma chi si crede? L’onnipotente sceso sulla terra? Spaccone. Megalomane, strafottente.
Quanto mi innervosisce.
Quanto è bello accidenti a lui, da togliere il fiato.
No Kris, respira e ricomponiti. Datti un tono e tienigli testa, non dargliela vinta, fagli vedere che non sei più una ragazzina, ma una donna.
Alla mia ultima risposta ha alzato gli occhi al cielo e si è messo a ridere.
Approfitto della sua distrazione e gli tiro un cazzotto nello stomaco con tutta la forza che ho.
Non se l’aspettava e si piega leggermente in due. Direi che è già una bella soddisfazione.
Con un balzo torno indietro sorridente.
- E’ un colpo sleale, ero distratto.
- Tutte scuse. Lo dici perché ti vergogni di essere stato colpito.
Lo vedo incupirsi. Allora ho ragione. Sorrido soddisfatta.
Si avvicina senza cambiare espressione, fa un passo e un altro, si muove lento nella mia direzione. Non mi fido e retrocedo.
Rapido mi è di fianco, ma i riflessi sono allenati e riesco a non farmi vedere spaventata anche se in realtà dentro di me il cuore batte a mille, già agitato di suo. Retrocedo ancora, ma per allontanarmi devo cambiare un po’ la direzione, inoltre vado a tastoni coi piedi perché resto fissa a guardarlo. Non si sa mai cosa aspettarsi da un vampiro.
Continua ad avanzare e io a ritrarmi, ma presto mi trovo addossata contro un muro.
Dannazione si è avvicinato apposta in quel modo, per farmi girare quel tanto che bastasse per cadere in trappola. Mi appoggio con le spalle alla parete e mi guardo rapida intorno in cerca di una via di scampo o di un’idea. Niente lampo di genio.
La distanza si riduce fino ad annullarsi, i corpi si sfiorano, si appoggia con le mani sul muro, all’altezza della mia testa.
- Dov’è finita ora la grande cacciatrice? Ha forse paura? – mi sussurra all’orecchio.
Vengo accarezzata da una dolce aria gelata, resto immobile a fissare davanti a me. Col naso mi sfiora la guancia su e giù, e poi scende sul collo su e giù, a sfiorare i segni ancora un po’ brucianti del morso precedente, ma che si stanno già cicatrizzando.
Cerco di non farmi vedere mentre allungo la mano alla tasca dei jeans dove c’è il mio fidato coltellino.
Nel frattempo inspira il mio profumo a fondo, lo vedo con la coda dell’occhio degustarlo a pieno, goderselo. Ecco si è distratto ancora. Estraggo la mia arma, faccio scattare la lama e gliela punto al collo. Apre gli occhi e mi guarda serio.
Stacca le mani dal muro e ritrae la testa, io seguo i suoi movimenti con la mano armata per non perdere il mio vantaggio. Premo leggermente, lui capisce e retrocede di un passo.
 
Assapora rapito quel dolce profumo, ma non si lascia distrarre. La sente allungare la mano verso il basso, crede lui sia così stupido e superficiale?
Percepisce benissimo quando fa scattare la lama, potrebbe fermarla tranquillamente ma la lascia fare. Gli piace troppo quel gioco, così eccitante e pericoloso.
Lei crede di averlo in pugno, indietreggia e la asseconda.
Pensa che non avrà il coraggio di fargli del male. La vede esitare e ne approfitta prendendole la mano e attirandola di nuovo a se, posando le sue labbra su quelle di lei. All’inizio fa resistenza, non molla la presa sul collo, non risponde al bacio. Poi lentamente dischiude la bocca, lui soddisfatto si insinua e lei non glielo impedisce, anzi partecipa, la mano perde forza.
Mentre la bacia una parte di lui è persa in quelle sensazioni. È abituato ai baci, al sesso, all’eccitazione, ma questo è diverso, è una cosa pura, bella, pulita. Lui la vede così per lo meno, perché nessuno dei due è illibato, entrambi possiedono un lato oscuro.
L’altra parte, quella che lentamente prende piede dentro di lui, adombrando quella buona. La bestia, il cacciatore si fa strada nella sua testa, la vede come una preda, immagina il proprio cuore come seccarsi e ricoprirsi di una patina nerastra. Questo succede ogni volta che quel lato di lui assume il controllo. Ora brama il suo sangue, il suo corpo e la sua vita. Null’altro è così importante.
Aumenta la foga del bacio, non riesce più e tener ferme le mani che corrono lungo le linee del corpo femminile, toccando il più possibile. Vuole, desidera, esige tutto.
Lei sembra percepirlo, cerca di reagire, di ritrarsi e riprende salda la presa sull’arma all’altezza del collo. Ma i suoi movimenti sono limitati. Decide di agire per la sua sicurezza, fa forza con la lama e inizia ad incidere la pelle del collo, dapprima leggermente, ancora non riesce a fargli del male.
Lui subito sente bruciare la ferita, a causa dell’argento riesce a provale un dolore acuto, si stacca allontanandola rapida da se ed emette un ruggito di dolore. Si passa la mano sul collo, sa che non perde sangue, ma vuole capire la profondità dell’incisione. Nulla di grave.
Nel frattempo si è calmato, la bestia è ritornata nell’ombra.
Lei è lì, davanti a lui che lo guarda con un’espressione di odio e disgusto per l’essere che è.
Un pò anche lui se ne vergogna.
Non è più abituato a trattenersi, ma a lasciare andare gli istinti.
Decide di getto.
Si avvicina e l'afferra a se, nonostante lei opponga resistenza, si dimeni e cerchi di urlare. Le mette le mani sulla bocca a zittirla.
La solleva di peso e la porta con se. La porta a casa.
 

Tenendomi stretta a se sale le scale di casa, apre la porta e mi deposita sul divano di pelle.
Dopodiché si avvicina alla grande vetrata e guarda fuori.
Lo osservo da dietro, in silenzio.
Dopo aver urlato un bel po’ mentre mi portava qui la gola ha iniziato a bruciare, così mi sono zittita e mi sono lasciata trasferire. Non sapevo dove, non pensavo qui.
Non pensavo sapesse dove abito.
Se è per questo nemmeno avrei immaginato di rivederlo, eppure mi sbagliavo.
Come sempre con lui.
Quanti ricordi questa scena, noi due in questa casa. In silenzio. Sento la rabbia svanire per lasciar spazio ad una sorta di malinconia, per il tempo passato, per le cose perdute e per il futuro perché non sarà mai felice e sereno. Questo concetto mi è chiaro, ne sono consapevole.
Finché darò la caccia ai vampiri, non ho un futuro.
Sospiro, con lo sguardo rivolto a lui.
Lui vampiro, lui uomo.
Si volta e mi guarda, sempre rimanendo distante. Sorride appena.
- Perché mi hai portata qui? – esordisco.
- Ci vivi.
- Come fai a saperlo?
- L’ho immaginato, sei così prevedibile.
Dice le ultime parole con un ghigno in volto. Mi ferisce e sento il dolore nel profondo. Che bisogno c‘è di mortificarmi?
 
Le mente sfacciatamente. Per gioco o per cattiveria?
Lui sa che può essere cattivo, crudele, ma con lei…è più un gioco, non una cosa seria.
Gioca sporco.
Vede che la fa soffrire con le sue parole e si chiede se sia questo il suo scopo.
O meglio ancora ha uno scopo tutto questo?

Driin.
Sta per odiare quello stramaledetto telefono. Sbuffa voltandosi verso la vetrata e risponde.
- Cosa vuoi?
- Non posso aspettare i tuoi comodi, hanno fretta, chiedono come mai non è ancora stato svolto il lavoro.
- Almeno il tempo di respirare ce l’ho?
- …
- Scusa, mi è uscita spontanea come battuta. Spara.
- Cercano un certo Frederic Murphy.
Il nome gli ronza in testa, non gli è nuovo.
- Chi sarebbe? Cos’ha fatto?
- Lo sai che noi non ci impicciamo.
- Avanti Lucio, sbottonati un attimo.
- Ha messo i bastoni tra le ruote ad uno che ora è polvere. È un cacciatore.
Ecco perché il nome l’aveva già sentito.
Si volta, la guarda intensamente. Dentro di lui scatta qualcosa.
- Ok mi faccio vivo io, tu non contattarmi più.
Chiude la comunicazione, spegne il cellulare e lo ritira nella tasca. La guarda ancora, è diviso dal dubbio. Dirglielo, oppure no. Le si avvicina, anche lei lo sta guardando. Le prende la mano e la fa alzare. Lo guarda strano, non capisce cosa sta succedendo.
Non parla, non ancora, sta zitto fin che può, perché sa che la prossima cosa che dirà li separerà per sempre.
Restano con gli sguardi legati, continua a tenerle la mano, anzi stringe le sue dita alle sue per sentirne meglio il calore. Lo assapora intensamente, chiude gli occhi e aspira il profumo della sua pelle.
 


Non capisco cosa voglia fare, ma cosa importa in fondo?
È di nuovo qui. È tornato, quale gioia riempie il mio cuore. Quale sforzo per non rivelare chiaramente questo sentimento che tengo rinchiuso dentro da tanto tempo.
Non posso mostrarmi debole di fronte a lui.
Eppure non mi oppongo quando mi prende la mano e mi fa alzare. Stringo le sue dita insieme alle mie, la differenza di calore mi provoca un brivido lungo la schiena. Quanto mi è mancata questa sensazione, questo piacere.
La mente mi parla a vuoto, mi dà degli ordini, allontanati, staccati da lui! Ma non li ascolto, il cuore sovrasta tutto il resto e mi comanda.
Julian chiude gli occhi e lo sento inspirare a fondo, riempiendosi del mio aroma. Arrossisco di questa consapevolezza, tanto non può vedermi ora.
Mi alzo in punta di piedi e appoggio lentamente le labbra sulle sue.
Quanto sono fredde, ecco le scaldo io.
Ti prego, rispondi al mio bacio. Saprò che anche io ti sono mancata. Saprò che il bacio nel vicolo non è stato solo un vile tranello per vincere lo scontro. Rispondi e mi renderai una donna che si dona al suo uomo.
 
La stringe a se, dischiude le labbra.
Gusta ogni sapore, ogni tocco, ogni carezza. Tutto nel silenzio di una stanza vuota.
Soli, loro due, come in passato. Se lo concede, perché poi dovrà farsi odiare.
Solo una notte. Vuole viverla totalmente, niente interruzioni, niente distrazioni.
Solo lei e lui.
E poi sarà guerra e odio.


Le toglie la giacca, la maglia, i pantaloni.
Continuano a baciarsi, non vi è motivo di separarsi. Lei lo sveste, veloce, brama il contatto con la sua pelle.
Appena avviene, sospira e lui con lei.
I loro corpi finalmente insieme, di nuovo a completarsi in maniera perfetta.
La solleva e lei si avvinghia alla sua vita incrociando le gambe attorno a lui, che si dirige verso il letto.
In un pensiero fugace trova che gli piace questa novità nell’arredamento. È decisamente più comodo del divano.
La stende sulle coperte e si rialza per osservarla. Nota che arrossisce. Gli viene spontaneo sorridere.
Scruta di nuovo ogni centimetro della sua pelle per imprimerselo nella mente, per non dimenticarlo più.
Infine si avvicina, baciandola di nuovo e stendendosi sopra di lei.
Scivola una spallina, un'altra ancora, gli slip posati sul pavimento insieme all’intimo di lui.
Affanni, sospiri, baci, carezze.
Riempiono la stanza, riempiono il mondo.
Quelle quattro mura isolano il loro amore, ciò che c’è fuori non conta più, è il loro universo.
Nell’amplesso lei urla, di gioia e piacere, lui sospira forte, si guardano e sorridono.
Un attimo di piena libertà.
Le si accascia a fianco. Gli si avvicina, gli solleva la testa e gliela appoggia vicino al suo collo.
- Ti prego, fammi di nuovo tua.
Lui si solleva un po’ appoggiandosi col gomito, la guarda negli occhi.
Vi trova serenità, gioia, tranquillità e amore. Le sorride, lo vuole davvero.
Le accarezza il volto, ma non risponde, non vuole parlare, non ancora.
Le si avvicina al collo, lo lecca.
Lei gli posa la mano sulla testa, spingendolo leggermente più vicino.
Gli dà il permesso, a quel punto desidera solo farla felice. Morde.
 


Quando facevo sesso con Will, mi ritrovavo sempre sola.
Piangevo fino ad addormentarmi. Il mattino dopo, mi alzavo, facevo finta di niente e andavo a lavoro.
Ho aperto gli occhi. Sono di nuovo sola, vedo la stanza davanti a me, poco illuminata, non è ancora giorno. Mi raggomitolo su me stessa, il cuore ferito. Di nuovo.
Cosa ho sbagliato stavolta?
Ho già le lacrime agli occhi, stanno per sfuggirmi.
Sento un movimento dietro di me, non faccio in tempo a girarmi che un braccio mi tira verso di se e un corpo aderisce al mio.
Spalanco gli occhi. Non sono sola.
Il braccio è bianco, troppo. Il corpo è freddo e duro.
È rimasto.
Il cuore mi scoppia di gioia.
Mi rigiro nel suo abbraccio, e incrocio subito i suoi occhi neri ,svegli, mi ci tuffo e mi perdo.
Lui mi sorride.
Mi basta.

Ecco il quarto capitolo. Grazie a tutti coloro che leggono e inseriscono la storia in preferiti, seguite, ricordate. Grazie! A presto, Pandora
  
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