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Autore: Alice_Scarlettisoverated    05/02/2016    2 recensioni
E se gli dei esistessero veramente? Come sarebbero nel ventunesimo secolo? E se l'affascinante musicista di strada che ti ammicca da dietro un paio di occhiali da sole fosse uno di loro?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Ares, Artemide, Atena
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incest
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Era un lunedì mattina del 2018 e trascinavo i piedi in un vicolo di Dublino non lontano dall’appartamento dove abitavo meno di un mese prima. Nell’ultima settimana avevo sorvegliato la casa con fare svogliato ogni giorno, ma oggi mi appostai nell’angolo con la radicata convinzione che stava per succedere  qualcosa di diverso dal solito. Indossavo un cappuccio scuro calato fin quasi sugli occhi e aveva cominciato a crescermi una barbetta ispida. Inforcai anche un paio di occhiali da sole per completare il look da fuggitivo e/o eroinomane alla perfezione. Non dovetti aspettare molto per notare le prime discrepanze nel quadro familiare del vialetto sotto il mio ex appartamento. Una volvo aveva appena accostato proprio li di fronte; Thor in persona ne venne fuori, e andò ad aspettare con la sua solita baldanza fuori dalla porta. Altri cinque minuti e la porta si aprì: non riuscì ad evitarlo, il mio cuore sussultò non appena la vidi. I suoi grandi occhioni grigi erano spalancati di sorpresa, i suoi capelli la solita massa informe che tante volte avevo cercato di domare… Sembrava stesse bene. Ero quasi in grado di ignorare l’accenno di occhiaie e d’insonnia, quell’alone di tristezza che si trascinava dietro come una fragranza…
Ero troppo lontano e troppo ben protetto perché potesse avvertire la mia presenza. Ed era comunque distratta da Thor. Avrei potuto ascoltare, origliare ciò che si dissero… Lui la prese per mano e le mostrò la macchina. Beh, di certo non aveva il mio stile… Lei gli saltò addosso e lo baciò. Sembrava felice. Sembrava quasi radiosa. Seguì un imbarazzante quarto d’ora, in cui dovetti trattenermi dall’urlare. Eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo; fortunatamente si fermarono e salirono in macchina, ancora un attimo di esitazione, poi partirono. Senza il dio del tuono a interferire, fu il mio umore a impossessarsi delle condizioni meteo, e il pallido sole d’Irlanda corse a nascondersi, proprio come me, dietro nuvole scure di pioggia. Lasciai che le gocce mi bagnassero il viso a mo’ di lacrime. Non avevo il diritto di piangere. Che cosa avevo combinato?
Un grosso corvo volò fino a posarsi sul cassonetto davanti a me. Sorrisi amaramente.
-Ehilà, signor ubriacone-
-Ciao sbarbatello-
Mi ero così impegnato a scappare dall’infuriata progenie del titano che avevo liberato da dimenticarmi che il dio che avevo effettivamente cercato di uccidere era un figlio di Asgard. Un figlio di quel dio che mi stava ora accanto vestito come un barbone sbronzo con una benda da pirata sull’occhio.
-Beh, che aspetti a uccidermi?-
-Non ho intenzione di farti alcun male, ragazzino-
-Difficile da credere dopo il casino che ho combinato-
-Casino che non ha niente a che fare con Asgard-
-Ho cercato di uccidere Thor-
-Quasi tutti abbiamo cercato di uccidere Thor almeno una volta-
-Non so se sia confortante o inquietante…-
-Noi Asgardiani siamo diversi da voi pavoni imbellettati dell’Olimpo…a parte quell’Ares, mi piace la sua faccia tosta-
Credo che in tutta la mia lunga vita fu la prima volta che senti dire a qualcuno che Ares gli piaceva. Ah no, c’era stata quella volta in cui Artemide si era sbronzata alla grande ad una festa di Dioniso. Avrei dovuto smetterla di pensare a mia sorella. Mi faceva venir voglia di strapparmi il cuore dal petto. Me lo sarei meritato; che razza di verme fa una cosa del genere a sua sorella, la persona più importante della sua vita, per ben due volte? Che diritto avevo di stare li, sotto la casa che avevamo condiviso, a ‘’sorvegliarla’’? Probabilmente lei non voleva la mia protezione, probabilmente lei non voleva più saperne di me. Aveva ragione: lei era felice con Thor, e io avevo cercato di distruggere quella felicità solo perché ero geloso. Avevo quasi condannato il mondo intero, solo perché ero geloso. Solo adesso me ne rendevo conto; avevo dovuto sbatterci la faccia, anzi, nel caso specifico avevo dovuto prendermi una pugnalata. La cosa peggiore era che del mondo continuava a non fregarmene niente… ma lei era quasi morta per colpa mia. Non sapevo perché, ma avevo quasi ucciso la mia Artemide. Non riuscivo nemmeno a concepire un’esistenza in cui lei non ci fosse; forse era per questo che non riuscivo a separarmi ancora del tutto da lei. Forse nutrivo persino la vana speranza che un giorno sarebbe uscita dall’appartamento, avrebbe voltato l’angolo e mi avrebbe trovato li, e invece di prendermi a pugni mi avrebbe abbracciato e detto che andava tutto bene…
-Quell’aria malinconica non ti si addice, sbarbatello-
Mi ero dimenticato di avere compagnia e per poco non trasalì. Rivolsi al padre degli dei un sorriso sbilenco e risposi con finta spensieratezza: -Ma no, per un musicista è l’ideale. Hai presente la canzone Hello, di Adele? Quella ragazza mi deve un Grammy-
-Non ho idea di cosa sia, ma so per certo che non risolverai niente a startene nascosto sotto la finestra di tua sorella…-
-E cosa dovrei fare eh? Non posso andare da lei e… ma no, non è questo che intendevi vero? No, tu vorresti che mi consegnassi a mio padre, agli altri dei. Non è così? Sarebbe quella la cosa giusta da fare, vero?-
-Devi prenderti la responsabilità delle tue azioni, figliolo-
-E magari potrei anche cavarmela solo con un’eternità legato a una roccia, col veleno di un serpente che mi cola in faccia. Ti piace come suona?-
Il vecchio si adombrò. Conoscevo quell’espressione, era identica a quella di mio padre quando gli si diceva qualcosa che non voleva sentire. Colsi l’occasione per rigirare il coltello nella piaga; se Odino mi avesse incenerito mi avrebbe fatto comunque un favore:
-Che mi dici di tuo figlio, Padre degli dei? Anche lui pagherà per le sue azioni? Quale destino hai scelto per lui?-
L’espressione di Odino si fece indecifrabile, e dire che avevo appena cominciato. Attesi con impazienza che si degnasse di rispondermi. I corvi che fino ad allora erano stati insolitamente silenziosi gracchiarono e si alzarono in volo. Forse mi avrebbe incenerito per davvero.
-Loki è scappato una settimana fa- 
O forse no. Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
-Tu…ahahah…sei venuto a farmi la predica sul fare la cosa giusta quando la tua stessa prole…ahahah…non ci credo…-
-E’ proprio questo il punto, moccioso arrogante! Non voglio che tu faccia la fine di Loki! Tu sei un bravo ragazzo, lo so. Hai solo commesso un errore-
-Sei un pessimo padre, te l’hanno mai detto?-
-Non posso fare più niente per lui-
-E per questo credi di poter fare qualcosa per me? Il prossimo passo qual è, adottarmi?-
-Loki ha rifiutato il mio aiuto ripetutamente. Mi ha rinnegato come padre. In lui il male è troppo ben radicato, ma in te…-
Sta volta fui io ad adombrarmi:
-Ascoltami vecchio. Non osare trasformarmi nella tua crociata personale. Sto rifiutando il tuo aiuto. Non sei mio padre. E in ultimo, io sono esattamente come Loki-
L’unico occhio di Odino scintillò in modo talmente sinistro che pensai di essermi finalmente spinto oltre. Ahimè, passò come una tempesta estiva e sul volto del dio l’accenno di rabbia divenne tristezza.
-Dunque è questa la tua scelta-
-Se avessi scelta ci sarei io con Artemide ora invece del tuo altro figlio. Ma se ti riferisci al consegnarmi alle autorità e al passare il resto dell’eternità in catene, beh, credo che a tal proposito la mia scelta sia la stessa di Loki-
Mi voltai come per andarmene, ma la sfumatura da prima donna del mio carattere mi fece voltare indignato:
-Beh, dopo tutto questo non mi chiedi dove andrò? Che cosa farò?-
Odino mi fissò con quel suo occhio azzurro e penetrante. Mi sentii come se la mia anima venisse messa a nudo:
-Non ho bisogno di sapere dove andrai, Apollo, perché so dove tornerai. Sempre e comunque, non importa quanta distanza cercherai di mettere tra voi, prima o poi non riuscirai più a rimanere lontano. Prega che io rimanga l’unico con questa consapevolezza-
E io mi ero illuso di poter fregare Odino, un uomo che aveva sacrificato l’altro occhio per ottenere la conoscenza…
-Addio, signor ubriacone. È stato bello ospitarti sul mio divano-
-Arrivederci, sbarbatello-
Lanciai un’ultima occhiata a lui, all’appartamento, al punto in cui la volvo con a bordo la mia sorellina era sparita, e con gli occhi ancora puntati sull’orizzonte, mi lasciai scivolare in un lampo di luce…
 
I corvi Huginn e Muninn planarono di nuovo sulla scena.
-E’ andato via, capo?- chiese Huginn
-Già- rispose mestamente Odino.
-Peccato, mi stava simpatico- continuò Muninn.
-Oh lo rincontreremo. Non è così signore?-
Tre figure incappucciate apparvero come fantasmi sopra il cassonetto rovesciato del vicolo. I corvi gracchiarono.
-Padre Odino. Padre di tutto- salutò la prima -Di tutto ciò che è bello e che è brutto-
-Detesto questa cosa delle rime- bofonchiò l’anziano dio –Non potreste dirmi ciò che dovete e basta?-
-Dopo millenni sei ancora irritato
Dal nostro interloquire rimato?-
-Per il sangue di Ymir vi burlate persino di me adesso?-
-In rima- aggiunsero i corvi in tandem.
-Silenzio!- tuonò il padre degli dei –Avanti signore, confermate i miei sospetti-

-Ebbene padre il momento è propizio,
poiché questa non è la fine, ma solo l’inizio.
Sabbie roventi e sole d’oriente
Scateneranno il pericolo dormiente.
I nemici amici diventeranno,
 il destino si compirà entro la fine dell’anno-

Le Norne non aggiunsero altro e svanirono in uno sbuffo di fumo.
-Non ci ho capito niente- gracchiò Muninn.
-Visto ragazzi? Proprio come avevo detto io!- lo ignorò Odino.
-Nemmeno il capo- sussurrò Huginn al compagno pennuto. Poi presero il volo e disegnarono in cielo archi e volteggi di pessimo auspicio.
 
   
 
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