Hola
a todos!
Ho
aggiornato oggi perché il compito di spagnolo è stato spostato (fiuuu…!), ma
purtroppo non posso ringraziarvi uno ad uno perché devo aiutare una mia amica a
studiare per l’interrogazione di latino.
Quindi,
grazie di cuore a: 95_angy_95, giunigiu95,Giulls, freeze, vero15star, _New_Moon_
e Angel Texas Ranger per le loro
recensioni. Spero che questo cap vi piaccia, anche perché vi toglierete dalle
scatole qualcuno che amate molto,
ihih!
A
lunedì o martedì,
la
vostra milly92.
Capitolo 52
Una Mission Impossible Da Compiere
“Vedi,
io tre anni fa feci una cosa terribile” iniziai, sedendomi sul letto al suo
fianco e prendendo la sua mano destra nelle mie.
“Una
cosa terribile?”.Era visibilmente sconcertato. “Ed io che pensavo che il
massimo che avessi fatto fosse aver pubblicato la nostra foto in cui ci
baciavamo sul giornalino della tua scuola…” disse.
A
quel punto, udendo quelle parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere
visibilmente sconcertata. Lui sapeva?!
“Tu…
Tu come fai a saperlo? E soprattutto, se lo sai, perchè…” iniziai, sentendo un
vortice di domande assalirmi, insieme ad un’inaspettata serenità.
Si
parò una mano davanti, come per calmarmi. “Io pensavo che tu lo sapessi” si
giustificò. “Cioè, già me lo disse Silvia in segreto alle nozze di Max, non
smettevo di torturarla per sapere la verità sul fatto che non eri venuta, e
alla fine cedette, dicendomi di non dire nulla a nessuno. E poi l’ho letto nel
tuo romanzo, l’ho finito ieri” spiegò, calmissimo.
Non
avevo parole, sentivo la gola secca. “E non sei arrabbiato?” domandai cauta, ma
sempre più sollevata.
“Ma
certo che no, insomma, anche io ho fatto qualche cavolata…” ammise. “E poi non
è niente di che, dopo che baciasti Niko, beh, per me avevi raggiunto il
massimo”.
Ignorai
l’ultima considerazione, chiedendo: “E quale sarebbe la tua cavolata?”.
Abbassò
lo sguardo, un po’ imbarazzato. “Poco dopo la fine del programma, in
un’intervista… Dichiarai che c’era una life coach che mi era piaciuta che però
andava dietro a Niko…”.
Scrollai
le spalle, infischiandomene completamente. La felicità per aver evitato un
litigio mi invase al 101%.
“Non
ci credo che non sei arrabbiato con me!” dichiarai, abbracciandolo con slancio,
saltandogli letteralmente in braccio.
“Deb,
sono abituato a queste cose, e poi si tratta di tre anni fa. Ora mi
arrabbierei” precisò.
Risi,
un po’ nervosamente, e lo baciai, prima di dirgli: “Ti amo, lo sai?”.
“Si.
E sai che anche io ti amo?” rispose, stingendomi contro il suo petto e
accarezzandomi i capelli.
“Mmm,
vagamente…” borbottai, gettandogli le braccia al collo e ancorandomi
letteralmente a lui. “Non sai come mi sono sentita in colpa per quella
cavolata! E tra parentesi, Paris mi ha minacciato proprio con quella foto” lo
informai.
“Devo
ammettere che un po’ ci avevo pensato”
sussurrò.
Gli
spiegai tutta la situazione, e alla fine commentò con uno spensierato: “Bah,
fatti suoi. Anzi, fai così, chiamala e dille che non ce la fai a dirmi la
verità e che preferisci che a farlo sia lei… Voglio proprio scambiarci due
chiacchiere!” .
Scrollai
le spalle, indecisa. “Non lo so. Fatto sta che voglio chiamare Silvia, mi hai
ricordato che non la sento dal battesimo!” annunciai, presa da un’insana
euforia. Era tutto risolto, l’unico segreto, al quale non avevo minimamente
pensato quando avevo saputo che il romanzo era nelle mani di Andrea, era stato
svelato senza portare cattive conseguenze. “Hai il numero?”.
“Si,
ma se non sbaglio lo ha cambiato recentemente…” rispose, prendendo il cellulare
e dettandomelo, mentre digitavo le cifre sul cordless.
Aspettai,
prima che la voce dell’operatore telefonico mi dicesse: “Il numero da lei
chiamato è inattivo”. “E’ inattivo” dichiarai, scocciata, posando il telefono e
avvicinandomi di nuovo ad Andrea.
Mi
sentivo davvero bene, quasi inebetita; stentavo quasi a credere che in sola
mezza giornata avevo vissuto tutte quelle cose: i test all’università, lo
scontro con Paris, la delusione da Andrea, la minaccia di quella vipera, il
sollievo…
Rossella,
Eliana e Niko ritornarono alle sette, mentre io guardavo un po’ di tv per
rilassarmi, dato che Andrea era andato alle prove del nuovo cd. Subito corsi
verso l’ingresso quando il campanello suonò, e restai scioccata quando, accanto
a loro, più cresciuto e serio che mai vidi Daniele.
“Cia…
Oh” dissi, sentendomi imbarazzata. L’addio con quel ragazzo non era stato uno
dei migliori…
“Congratulazioni, 90/100 sono un ottimo
risultato” gli avevo detto fin troppo sfacciatamente il giorno in cui furono
esposti i risultati degli esami di stato, rincorrendolo quasi, nonostante non
ci parlassimo da quasi cinque mesi. Volevo salutarlo decentemente e riprovare a
scusarmi.
“Lo so, non ho bisogno della tua
approvazione” mi aveva risposto, acido e scorbutico, come tutte le occhiate che
mi aveva rivolto in quei mesi ogni volta che ci incrociavamo.
Sospirai, spazientita, e lo costrinsi a
fermarsi, prendendolo per mano. Quel contatto lo fece sobbalzare, ma non lo
lasciai.
“Senti, ho saputo che ritornerai a Roma
per l’Università” iniziai, continuando a stringere la sua mano calda. “Perciò
voglio riappacificarmi, non voglio avere più il rimorso di essere in lite. So
perfettamente di aver sbagliato, di averti usato solo per raggiungere degli
scopi, e mi dispiace. Se davvero mi volevi bene, dovresti perdonarmi”.
Daniele mi guardò per alcuni secondi,
indeciso sul da farsi. Poi, come e niente fosse, lasciò con forza la mia mano,
strattonandomi il braccio. “Ti volevo bene, ma non te ne voglio più. Ormai la tua amicizia non mi serve più a
niente, vai ad incantare qualcun altro” mi aveva detto, prima di lanciarmi
un’occhiata sprezzante ed allontanarsi, lasciandomi da sola in mezza la strada,
sconvolta e con un macigno sullo stomaco. Solo in quel momento capii quanto gli
volessi bene, e quanto sciocca ero stata a comportarmi così nei suoi
confronti.
“Ciao,
Debora. Come stai?” domandò fin troppo educatamente, tentando di sorridere.
“Oh,
bene, bene” mormorai, lanciando occhiate sospettose agli altri tre.
“Daniele
è qui per farci un piccolo favore” spiegò Niko, mentre li invitavo ad entrare.
“Ah,
capisco. Come è andata la visita?” domandai in generale, per sciogliermi un
po’. Rivedere quella persona mi aveva tesa. Paris aveva ragione, allora!
“Per
fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al
giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.
“Si,
e per la strada abbiamo incrociato Daniele, e visto che sapevamo che è un
aspirante giornalista, abbiamo deciso di
chiedergli di scrivere un articolo sul bambino, sulla verità che Niko ed
Eliana ritengono giusto trasmettere alla gente” spiegò Rossella. “Vado a fare
il caffè” aggiunse cordiale, andando in cucina.
Daniele
annuì, sembrava di poche parole come me. Dimostrava molto più dei suoi ventun
anni, era alto circa un metro e ottanta da quel che sembrava e portava i
capelli biondi lunghi come sempre, ma meno gelatinati. Il completo nero che
indossava gli rendeva un’aria più matura, ma la camicia sbottonata senza
cravatta gli donava comunque quel particolare ribelle che lo ha sempre
caratterizzato.
“Che
coincidenza, proprio oggi Andrea si è scontrato con Paris mentre eravamo in
auto, e lei mi ha parlato di te dopo avermi invitato a casa sua per…
minacciarmi” dissi, decisa a dire qualcosa.
Lo
sguardo dei tre subito si posò su di me; Niko spalancò la bocca come Eliana e
Daniele fece una specie di ghigno.
“Si,
da quando ha saputo che eri in città muore dalla voglia di arricchirsi ancora di
più sulle tue spalle e rovinarti. Immagino ti abbia minacciato con la copertina
di quel giornalino per avere un articolo su loro due, giusto?” domandò con
sicurezza, indicando Niko ed Eliana che ormai ci guardavano senza capirci
nulla. Rassicurata dal fatto che Daniele sembrava voler mantenere una
conversazione pacata e dignitosa, spiegai tutto l’accaduto, lasciandoli
sorpresi.
“Wow.
Quindi incontrare Daniele è stato un segno del destino” sentenziò Niko, saggio.
Annuii,
un po’ scombussolata dalla situazione: ricordai la prima volta che io, Niko e
Daniele ci eravamo trovati vicini, e per un pelo non mi venne da ridere.
“Quindi
cosa farai, Daniele? Scriverai l’articolo al posto suo?” domandai educatamente.
“Si,
è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose,
anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.
Dal
canto mio lo guardai senza capire, Paris aveva detto che era stato lui a
seguirla. Ovviamente non avevo intenzione di crederle, ma la cosa mi
incuriosiva lo stesso.
“Scusa,
ma lei mi ha fatto capire che siete in buoni rapporti” dissi cauta.
Daniele,
che stava osservando alcune foto sul tavolino che rappresentavano la nostra
piccola combriccola da poco ricostruita, subito si distrasse e per un pelo non
sobbalzò, lasciandosi trasportare da un’espressione prima sardonica, poi
malinconica. “E’ la messa in scena che ho architettato per convincere i miei a
ritornare a Roma. Sanno che Paris è la mia ragazza, così lei una volta al mese,
quando i miei zii di Roma mi invitano a cena, lei finge di stare con me. E’
l’unica scusa che avevo per venire qui… Seguirla per amore. Bah” aggiunse
scettico, come se ritenesse tutta la questione una cosa futile.
“Immagino
che lei abbia preteso qualcosa in
cambio” ipotizzai, dimenticandomi di Niko ed Eliana che ormai parlottavano tra
loro.
Daniele
annuì vigorosamente. “Si, l’ho raccomandata presso la redazione di
Donne&VIP visto che il capo è mio zio di secondo grado, altrimenti non
sarebbe mai stata presa. Ma sono stati assunti nuove matricole, quindi il capo
deve licenziare uno di noi due per fare posto agli altri, ed è per questo che
siamo in competizione. Voglio fare quest’articolo al più presto, in modo da
doverla lasciar perdere. Dirò ai miei che ci siamo mollati, tanto ormai non potrò
allontanarmi per la specializzazione” spiegò.
Feci
un piccolo cenno, per fare capire che avevo capito tutto. Non mi sentivo
perfettamente a mio agio, non ci vedevamo da più di due anni e la prima cosa di
cui parlavamo era il suo lavoro e le sue competizioni. Bello.
“Ehm,
ragazzi, noi torniamo subito, devo andare in cucina a mangiare qualcosa per
prendere le medicine” si scusò Eliana, più rotondetta che mai. Era incinta di
un mese e mezzo ma la differenza già si notava.
“Ok”
dissi. Io e Daniele restammo soli, e continuammo a lanciarci occhiate nervose
ed imbarazzate. Volevo parlargli, capire se mi aveva perdonata, ma per mia
fortuna fu lui ad aprire l’argomento.
“Buffo”
disse semplicemente, sorridendo laconico.
“Cosa?”
domandai subito, forse fin troppo velocemente.
“Sono
venuto qui per starti lontano, per non incrociarti per strada e… puff! , due
anni dopo ti ritrovo qui, fidanzata con il tuo secondo grande amore, che vivi
con la fidanzata del tuo primo grande amore, che per di più è incinta, e l’ex
del tuo secondo grande amore come se foste sempre state grandi amicone…”
spiegò, ironico. Non voleva essere accusatorio, glielo leggevo nello sguardo,
ma tentava di aprire il discorso più delicatamente possibile.
“Hai
ragione, ma Andrea non è il mio secondo grande, è il mio semplice piccolo fin troppo grande amore” risposi,
tentando di risultare leggera come un palloncino. “Sono contenta di aver
ritrovato tutti, qui. Anche te” aggiunsi lievemente, con tono pacato ma
sincero. “Ho sentito la tua mancanza, in questi anni. E mi sono sentita sempre
più bastarda” aggiunsi.
Scrollò
le spalle. “Anche tu mi sei mancata, ma starti lontano mi ha fatto bene, ad
essere onesti”.
“Oh,
ci credo. Niente sedicenni psicopatiche che ti sfruttano per raggiungere
qualche scopo” ridacchiai.
“No,
che c’entra, anche Paris mi ha usato, no? Ma… Ma sono cambiato, ho imparato ad
essere un po’ più duro-bastardo, più che altro- e le ragazze mi hanno iniziato
a seguire dappertutto. Ora esco con una” aggiunse, come se ciò bastasse a
risolvere tutto.
“Mi
fa piacere, ma come la pensi riguardo a me? Cioè… Mi… Hai perdonata? Posso
ritenermi una tua am… conoscente?”mi corressi subito.
Daniele
mi lanciò uno sguardo assorto. “Si, dai, puoi essere una mia conoscente che
posso salutare se incrocio per le strade di Roma”.
“Uhm.
Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo”
dedussi, un po’ troppo seriamente.
Daniele
sbuffò, scuotendo il capo. Si alzò e mi si avvicinò, sedendosi sulla porzione
di divano accanto a me. “Debora, sul serio. Senti, venire qui oggi - d’altronde
ho saputo della tua presenza solo tre secondi prima di bussare alla porta- è
già stato troppo imbarazzante per me, considerando il modo in cui ti ho
salutata. Eravamo ragazzi, ed io avevo una cotta pazzesca per te, quindi pensa
come ci sono rimasto quel S. Valentino… Era una ferita troppo recente, per
questo ho preferito tornare qui e ritornare alla mia vecchia vita,
costruendomene una nuova sulla base di quella. Ma ormai siamo cresciuti,
sarebbe stupido ignorarti. Sei perdonata, basta solo che ora avrai un certo
rispetto nei miei confronti” aggiunse
ironico.
“Certo,
va bene se ti venero?” scherzai, esitante. Un nuovo peso, invisibile fino a
quel momento, si alleviò dal mio stomaco.
“Potrei
accontentarmi, vedremo” disse ridendo. Ci abbracciammo automaticamente, come ai
vecchi tempi. Mi accarezzò i capelli, stringendomi più del dovuto. “Non capisco
come ho fatto a perdere la testa per la tua versione sedicenne, ora sei molto
meglio” disse, continuando a ridere.
“Eh,
i misteri della vita” lo assecondai mentre ci separavamo. Ci sorridemmo, poi
Daniele prese un registratore dalla sua ventiquattr’ore e mi fece segno di
seguirlo, dicendo: “Ora mi tocca lavorare”.
“Si,
solo un’ultima cosa” lo fermai, setacciando le tasche dei miei jeans ed
estraendone le chiavi che avevo rubato a Paris. “Oggi le ho rubate a Paris,
pensavo mi sarebbero state utili per trovare qualche prova compromettente sulla
sua condotta per incastrarla, ma ormai non mi servono più, ho già risolto con
Andrea. Riusciresti a rimetterle a posto senza farti scoprire?”.
Daniele
le guardò come se fosse oro. Subito le afferrò, gioioso. “Certo! Anzi, si
potrebbe fare qualcosina circa il tuo piano precedente…”.
“Cosa
vuoi fare?” domandai, curiosa al massimo.
“Vedi,
lei ha infranto il contratto di lavoro, ha mandato tantissimi articoli che
sarebbero stati pubblicati su “Donne&VIP” a “Pinky Gossip”, per farsi
vedere di buon occhio dal direttore e fare da spia- è il suo sogno lavorare lì-
quando è contro le regole. Potrebbe anche rischiare la galera” aggiunse, con un
sorriso quasi sadico. “Ti va di fare quest’operazione di minaccia con me, dopo
l’intervista?”.
Sorrisi
apertamente. “Ma certo! Corro a prepararmi!” esclamai, entusiasta.
La
prospettiva di farla pagare a Paris, ricattandola, era davvero eccitante.
“Amore, è stato un pomeriggio intenso,
ho fatto pace con Daniele e ho trovato un modo per farla pagare a Paris. Eliana
e gli altri ti spiegheranno tutto, non so quando tornerò. Baci, ti amo” scrissi
rapidamente, e gli inviai questo sms.
Preferivo
non chiamarlo, visto che stava provando. Mi truccai leggermente, indossai dei
pantaloni bianchi con un top blu e aspettai il termine dell’intervista. Niko ed
Eliana decisero di dire una bugia- che il bambino era stato programmato e che a
breve si sarebbero sposati (a questo punto Eliana fece una faccia dispiaciuta,
visto che la proposta non gli era ancora giunta)- e aggiunsero tanti
particolari falsi sulla loro relazione.
“Eccoci”
disse Daniele un’ora dopo dopo, mentre giungevamo a casa di Paris. Le finestre
erano chiuse e le luci erano spente, con un pò di fortuna ce l’avremmo
fatta.
Subito
ci introducemmo furtivamente nel condominio, e bussammo, per essere certi che
Paris non ci fosse. Quando nessuno ci rispose, ci affrettammo ad aprire la
porta ed entrammo nell’appartamento.
“Muoviamoci,
spero non abbia cambiato il posto” borbottò tra sé mentre chiudevamo la porta.
“Ma che fai? Sei impazzita?” mi apostrofò, quando feci per accendere la luce.
“Ops,
sorry” dissi. Presi il cellulare che mi era squillato, e notai di aver ricevuto
la risposta di Andrea che diceva di non preoccuparmi.
“Brava,
usiamo i cellulari per fare luce. Siamo dei pessimi ladri, dovevamo portare
delle torce” approvò Daniele.
“Ok”.
Lo
seguii fino alla stanza della ragazza, dove iniziò a rovistare in un cassetto. “Che culo, è
ancora qui” esclamò dopo qualche minuto, estraendone una busta beige e
controllando i documenti.
“Si?”.
“Si!
Si, sono proprio questi!” urlò quasi, meravigliato. “Cavoli, mi sento davvero
come James Bond”.
“Ma
senza me come Bond Girl non avresti mai avuto il modo per accedere qui” lo
corressi, raggiante.
“Si,
si. Comunque, ora non dobbiamo fra altro che aspettare il suo ritorno, secondo
me non si è nemmeno accorta di aver perso le chiavi, ne ha sempre uno di
riserva”.
Ci
sedemmo sul divanetto dell’ingresso,ed aspettammo fino alle dieci meno un
quarto, ora in cui la porta si spalancò. Avevamo tante cose da raccontarci,
così il tempo passò molto velocemente.
“Buonasera,
Paris” disse Daniele, facendomi ridere come una pazza.
Paris
si bloccò all’istante,spaventata dalla voce, e subito accese la luce della
stanza. Quando ci vide restò ferma, impietrita.
“C-cosa
ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di
proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.
“Anche
noi potremmo andare dalla polizia” iniziò Daniele, alzandosi.
“Si,
e fargli vedere tutti questi tuoi tentativi di sabotare la rivista in cui
lavori, anche se ancora per poco” dissi, sorridendo soavemente.
Mostrai
la busta, spavalda.
Paris
sbiancò, e per un pelo non cadde dai suoi tacchi di dieci centimetri.
“Hai
visto che bello? Non sono solo io ad avere segreti. Anche se volevo dirti che Andrea sa tutto
della rivista di gossip e della foto” dissi, sentendomi davvero perfida e
sadica, come lei.
“Si,
Paris. E poi ho appena intervistato Tony ed Eliana, facendomi dire tutta la
verità. Con la gentilezza si ottiene tutto, e mi dispiace che tu ancora l’abbia
imparato” continuò placidamente Daniele, mentre il volto della ragazza
diventava sempre più incredulo, spaventato e immobile. “Mi sa che dovrai dire
addio al tuo posto come giornalista. Tranquilla, tutti sanno che ti ho mollata,
non potrai nemmeno ricattarmi nemmeno più su quello”.
Ci
lanciammo un’occhiata d’intesa, prima che dicessi, brandendo la busta: “Perciò
Paris, un altro passo falso, un'altra mezza minaccia e spiattelliamo tutto alla
polizia. Non penso che la vita da prigioniera faccia per te. Impara a crescere
e a vedertela da sola” terminai, gioiosa, mentre lei si accasciava al suolo ed
io e Daniele uscivamo.
“Ricorda,
nemmeno mezza minaccia, lasciaci in pace” l’apostrofò il ragazzo.
Quando
fummo in auto scoppiammo a ridere come dei bambini, e fummo costretti a
mantenerci le costole.
“Ma
ci credi? Era pietrificata!” urlai, continuando a schiamazzare.
“Si!
Impossibile! In tanti anni non l’ho mai vista così…”.
“Mission
Impossible compiuta, James!” gli ricordai.
“Certo,
cara Bond Girl” rispose, schiacciando il cinque, mentre ritornavamo a casa mia
con una totale spensieratezza che non provavamo da secoli.
Tutto
era perfetto: stavo con Andrea, avevo fatto pace con Daniele, avevo trovato una
casa e un lavoro, avevo fatto i test per l’università, Paris era stata
“sconfitta”….
All’improvviso
sentii una voglia matta di festeggiare, vivere nel vero senso della parola.
Tante sofferenze erano servite a
qualcosa, mi dissi, mentre riabbracciavo Andrea e notavo Eliana e Niko più
sereni dato che il mondo stava per conoscere la loro verità e non c’erano più
giornalisti scatenati in giro.
Qualche Anticipazione:
“Festeggiare?”
domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.
_______
“Wow,
che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con
indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.
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Lo
guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai,
avvicinandomi a lui che aveva preso posto sul divano.
_______
“Lei
ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.
_______
Senza
capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko
disperato.