Crossover
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Autore: Odinforce    07/02/2016    4 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 37. Il risveglio del cuore perduto
 
Image and video hosting by TinyPic Luke Skywalker era morto. Un membro dei Valorosi era caduto in battaglia per mano di Xemnas, un nemico con cui non aveva nulla a che fare. I suoi compagni si erano riuniti di nuovo in ospedale per accettare la sua perdita: Edward, Lara ed  Hellboy avevano sfruttato la Passaporta usata da Sora per tornare subito indietro, lasciando il corpo di Luke alle cure di un padre distrutto dal dolore.
Soltanto Sora mancava all’appello. Il ragazzo si era gettato all’inseguimento dell’assassino di Luke, sparendo oltre il portale oscuro usato da Xemnas per la fuga. Da allora erano trascorse alcune ore, e dell’amico non si era saputo ancora nulla.
La notte era calata nel frattempo sull’ospedale. I Valorosi erano in sala mensa: nessuno di loro sapeva cosa fare. Lara piangeva in silenzio dentro un fazzoletto; ormai aveva stabilito un forte legame con Luke, gli altri lo sapevano bene... era ingiusto che fosse stato spezzato dalla morte così in fretta. Po era accanto a lei e cercava di consolarla, cingendole le spalle con un braccio peloso. Jake, seduto a terra nell’angolo dove si erano radunati, fissava il vuoto senza parlare. Harry, ormai quasi completamente guarito, restava in piedi accanto ai compagni, osservandoli uno per uno.
Hellboy si fece avanti nel frattempo, e distribuì ad ognuno una lattina di birra. Non era il massimo per fare un brindisi al compagno caduto, ma era tutto ciò che aveva.
« A Luke » disse Hellboy, sollevando la sua lattina. « Possa aver trovato la pace, ovunque lui sia andato. È stato un onore combattere al suo fianco! »
« A Luke » ripeterono tutti, e bevvero. Po trattenne a stento un verso schifato: non amava la birra, ma non era il momento giusto per puntualizzarlo.
« Oel ngati kameie, ma’tsmukan... ulte ngaru seiyi irayo » mormorò Jake nella sua lingua aliena, ma nessuno lo capì.
Poi tornò il silenzio, implacabile e spietato come il caos che regnava su Oblivion. Un caos che ogni giorno faceva delle vittime in entrambe le fazioni... una strage di eroi a cui i Valorosi si erano illusi di poter sfuggire. La morte di Luke era servita a ricordarlo a tutti: non poteva esserci una vittoria assoluta, priva di sacrifici.
Inevitabile fu dunque una domanda che sorse tra i compagni in quel momento. Chi sarebbe stato il prossimo?
E se fosse toccato a Sora? Dovevano ritrovarlo, ma al momento non sapevano come fare: il ragazzo era finito chissà dove, e senza una traccia per scoprire la sua ubicazione non potevano raggiungerlo, nemmeno con la magia di Harry. Potevano solo restare fermi, in attesa di sue notizie.
 
Sora aveva raggiunto un luogo molto lontano. Dopo essersi lanciato nel Corridoio Oscuro aperto da Xemnas, era atterrato in mezzo a quello che sembrava una comunissima foresta. Stava calando la sera, e la visibilità era scarsa: di Xemnas, neanche l’ombra; Sora non ne fu sorpreso, a causa del differente scorrere del tempo durante il passaggio attraverso il portale. Anche se aveva subito inseguito Xemnas, questi aveva avuto tutto il tempo per arrivare a destinazione e allontanarsi. Pochi minuti erano più che sufficienti per un Nessuno del suo calibro...
« Dannazione » borbottò Sora, tirando un calcio all’aria. Non aveva dimenticato ciò che si era appena lasciato alle spalle: i suoi amici, di cui uno in fin di vita... e anche se non aveva visto la conclusione di quel tragico momento, nel suo cuore lo sapeva già. Luke li aveva lasciati.
Ormai poteva solo vendicarlo, ritrovando Xemnas in quella foresta cupa.
Il ragazzo avanzò, stringendo la presa sul suo Keyblade. Usarne due contemporaneamente era ancora impegnativo, perciò mantenne il suo nella forma base.
Provò una forte amarezza in quel momento, ricordando il fatto di non essere diventato ancora un Maestro del Keyblade. Il suo esame per diventarlo, poco prima di arrivare su Oblivion, era fallito proprio a causa dei nemici, di cui Xemnas faceva parte. Se fosse diventato Maestro prima di essere strappato dal suo mondo, forse ora avrebbe avuto il potere sufficiente per risolvere ogni cosa... e di salvare la vita di Luke.
Ma poi, una nuova consapevolezza riaffiorò nella sua testa. Chi voleva prendere in giro? Il fallimento non era dovuto all’interferenza del nemico, bensì alla volontà superiore che aveva programmato il destino di Sora fin dall’inizio. Il ragazzo ormai sapeva benissimo di essere il personaggio di un videogioco: la sua storia era pura finzione, realizzata per appassionare milioni di persone in tutto il mondo... ancora in fase di sviluppo, per giunta. Perciò, si disse, non era ancora diventato Maestro del Keyblade perché il gioco non era ancora giunto alla fine.
« Bah... » borbottò, sempre più amareggiato, e proseguì. La foresta sembrava deserta, ma Sora non abbassò la guardia. La luce del Keyblade illuminò la strada, anche se non sapeva dove andare; si disse che il segreto era continuare a camminare, fino a trovare qualche traccia. Dopotutto Xemnas non poteva essersi volatilizzato, non dopo essere stato ridotto allo stremo da una battaglia molto dura...
Si fermò poco più avanti, attirato da qualcosa appeso al tronco di un albero. Sora lo illuminò: da lontano sembrava un manifesto, ma osservandolo bene capì che era un avviso di taglia, sopra il disegno a mano di una faccia mostruosa.
 
WANTED OGRES
REWARD
 
« “Ricercati orchi, ricompensa” » lesse Sora, osservando l’immagine. Dunque il volto che vedeva apparteneva a un orco: la testa era grossa e larga, senza capelli, con due piccole orecchie a forma di trombetta; aveva un’aria feroce, quasi assetata di sangue. L’immagine di un vero mostro.
Ma Sora aveva imparato da un pezzo che non era l’apparenza a fare di qualcuno un mostro...
Mentre ricordava che tutto questo era al di fuori dei suoi problemi, Sora fece per voltarsi, ma qualcosa d’inaspettato lo immobilizzò.
Una freccia attraversò l’aria sibilando, per conficcarsi con un suono sordo e minaccioso sul tronco, a pochi centimetri dalla sua spalla. Sora restò dov’era: consapevole di essere sotto tiro, cercò di non muoversi, stringendo la presa sul Keyblade.
« Fermo dove sei! » gridò una voce da dietro gli alberi, femminile ma del tutto ignota.
« Ah... sono già fermo » osservò Sora. « Chi sei? Non ho intenzioni cattive, te lo giuro... »
« Lo vedremo. »
Dagli alberi venne fuori una figura, avvolta in un mantello nero con il cappuccio. Reggeva un lungo arco teso in direzione di Sora, pronto a scoccargli contro una nuova freccia alla minima reazione. Il ragazzo la osservò con curiosità.
« Chi sei? » chiese la figura.
« Sora. »
« Da dove vieni? Sei in combutta con l’orco? »
« Oh? Non so di cosa parli... quale orco? »
La figura sollevò ulteriormente l’arco, tendendo la corda.
« Dimmi la verità! » esclamò. « Dov’è l’orco? Sei con lui o gli dai la caccia? »
« Non lo so! » rispose Sora, spazientito. « Non conosco nessun orco! »
« Allora cosa ci fai qui? Chi diavolo sei? »
« Mi sono perso! Sono un eroe, vengo da un altro mondo e sto inseguendo il mio nemico... non ho nulla a che fare con orchi e... be’, quello che sei tu! »
« Un eroe? »
La figura abbassò l’arco. Si avvicinò a Sora per guardarlo meglio, e nel frattempo abbassava il cappuccio. Sora vide dunque ciò che già si aspettava: era una ragazza, un po’ più alta di lui, il fisico slanciato e molto magro; aveva foltissimi e lunghissimi capelli ricci color rosso fuoco. Aveva occhi celesti e il viso spruzzato di lentiggini. Sotto il mantello si poteva notare un lungo vestito blu scuro, comodo per le escursioni nella foresta. Fissava Sora con aria sorpresa, come se non vedesse un tipo del genere da molto tempo.
« Perdonami » disse in tono piatto, riponendo l’arco. « Ho pensato tu fossi un nemico. »
« Ah, non preoccuparti » fece Sora, tornando a sorridere. « Ti capisco, sono tempi duri per tutti. Hai fatto bene a dubitare... ehm... »
« Sono Merida, principessa del clan Dun Broch. »
Lo stupore di Sora aumentò.
« Oh, una principessa? Scusami, non l’avevo capito, in questo caso... » e fece un inchino. « I miei omaggi, vostra altezza. »
« Sì, va bene » tagliò corto Merida. « Non ho tempo per i convenevoli, devo riprendere la caccia. »
Sora si bloccò. La ragazza aveva usato un tono serio, poco amichevole... e in effetti non lo era stata fin dall’inizio. Eppure era certo che fosse un’eroina, proprio come lui.
« Uhm... va tutto bene? » domandò.
« Mentirei, se ti dicessi di sì » rispose Merida, guardandosi intorno. « E abbassa la voce. Sono sulle tracce del mio nemico... è un orco, e so che è qui vicino. »
« Orco? » il ragazzo lanciò un’occhiata all’immagine sulla taglia. « Quell’orco? »
« Proprio così... sono giorni che do la caccia a quel mostro. Devo ucciderlo, se voglio tornare indietro. »
Sora tacque, facendosi ancora più sospettoso. Ormai era chiaro, sentiva qualcosa di sbagliato in tutta questa faccenda: Merida aveva un avversario, dunque era stata sfidata anche lei da Nul. Ma un simile desiderio di uccidere non poteva essere naturale... non da una come lei.
« Dunque... quest’orco è la tua nemesi? »
« Lo è diventato » rispose Merida, continuando a controllare la zona « ...e io sono diventata la sua. Ci siamo scontrati diverse volte, ma mi è sempre sfuggito: lui mi vuole morta per lo stesso motivo... spera di poter tornare a casa dopo avermi uccisa. Ma io gli trapasserò quell’orrida testa prima che possa riuscirci! »
L’orco... è diventato la sua nemesi? Ma che significa?
« Graaaaah! »
Un urlo spaventoso interruppe la conversazione, e qualcosa di grosso emerse dal buio subito dopo, avventandosi con forza su Merida. La ragazza cercò di scansarsi, ma non fu abbastanza veloce, e fu travolta dall’attacco. Sora si fece avanti, sollevando il Keyblade per respingere l’aggressore: la luce emessa dall’arma lo illuminò, rendendolo riconoscibile.
Era l’orco, la creatura che Merida stava cercando. Era molto grosso e robusto, seppure un po’ grasso. Indossava semplici abiti da contadino, bianchi e marroni, ed era armato con una mazza ricavata da un ramo di quercia. Il suo viso, molto simile a quello disegnato sulla taglia, era contorto da una rabbia feroce, tutta rivolta su Merida.
« Grrrr... »
« Ti ho trovato, finalmente » dichiarò Merida, estraendo una spada dal mantello.
« Ehm, veramente è lui che ha trovato noi » commentò Sora.
« Tu sta’ zitto! Facciamola finita una volta per tutte, orrendo mostro! »
Merida scattò in avanti, facendo da parte Sora con uno spintone. La principessa e l’orco si affrontarono così sotto lo sguardo incredulo del ragazzo, improvvisamente incapace di reagire. Mentre i due sferravano colpi brutali con le loro armi, il Custode del Keyblade notò finalmente cosa non andava nella situazione.
Ora lo vedeva chiaramente: una sinistra aura nera avvolgeva i corpi di Merida e dell’orco, e sembrava crescere d’intensità ad ogni colpo che si sferravano. Sora aveva ripetuto la sua avventura in Kingdom Hearts fin troppe volte per non riconoscere il potere dell’Oscurità all’opera... era ovvio che ora stava influenzando negativamente i due personaggi che aveva di fronte.
Devo fare qualcosa!
Sora si fece avanti, sollevò il Keyblade in aria, poi lo abbassò di scatto, battendolo al suolo. Ci fu un enorme lampo di luce che investì l’intera radura, così forte da abbagliare anche Merida e l’orco.
Un attimo dopo era tutto finito. Il bagliore si dissolse, e la foresta tornò visibile. Sora guardò in avanti, dove aveva colpito. Aveva già usato questo colpo in passato, contro i Senzavolto, perciò era certo del risultato: sconfiggere l’Oscurità era la sua missione, dopotutto. Merida e l’orco si erano fermati, abbagliati dalla luce, e quando tornarono a vedere avevano entrambi l’aria sconvolta.
« Oooh, la mia testa » lamentò l’orco, facendo cadere il ramo di quercia. « Ma cosa diavolo è successo? »
Merida non disse nulla, ma lasciò cadere la spada a sua volta.
« Ora va meglio, non è vero? » commentò Sora con un sorriso. « Dovevo intervenire, eravate corrotti dall’Oscurità. Essa sfruttava le vostre emozioni negative, spingendovi ad ammazzarvi a vicenda. Sapevate ciò che stavate facendo, ma non riuscivate a fermarvi. »
« Già... è vero » mormorò Merida, facendosi mortificata. « Io... mi dispiace, Sora. Perdonami, non volevo essere così dura. »
« Non importa, capisco anche questo. E tu come ti senti? » aggiunse, rivolgendosi all’orco. « Va tutto bene? »
« Sì... credo di sì » borbottò lui. La sua espressione era cambiata molto: non sembrava più il mostro feroce ritratto sull’avviso di taglia. In quegli occhi, Sora vedeva molto di più.
« Già, ora capisco fino in fondo » osservò. « Tu non sei un cattivo, dico bene? Sei un altro eroe. Come ti chiami? »
« Ehm... Shrek. »
« Piacere, io sono Sora. »
Il ragazzo si fece avanti per stringergli la mano. L’orco ne fu sorpreso, ma poi la strinse. Sora approfittò del momento per spiegare brevemente chi fosse e la situazione in cui si trovava: la sua separazione dai Valorosi per inseguire Xemnas, fino all’incontro con Merida. Lei e Shrek ascoltarono attentamente, e ne rimasero impressionati.
« Mi dispiace molto per il tuo amico, Sora » ammise Merida. « Capisco la tua intenzione di vendicarlo. Inoltre, a giudicare dalla descrizione che ci hai fatto, mi sembra di aver già incontrato il tipo che stai cercando. »
« Sì, vale anche per me » intervenne Shrek, serio. « Un uomo vestito con un soprabito nero è venuto da me l’altro giorno, non lontano da qui. »
« Davvero? » fece Sora, allarmandosi. « Uhm... questo spiegherebbe come mai eravate entrambi sotto l’influsso dell’Oscurità. Xemnas deve avervi manipolati... ma a quale scopo? »
« Non ne ho idea, ma se vuoi posso mostrarti il luogo dove l’ho incontrato. »
Il ragazzo fu d’accordo, e seguì i due nuovi alleati lungo un sentiero che attraversava la foresta. La notte era diventata ormai totale, e il trio fu costretto ad accendere nuove luci per vedere attraverso l’oscurità. Con un paio di rami e la magia di fuoco di Sora, i suoi nuovi compagni furono in grado di ricavare delle torce rudimentali. Shrek sapeva orientarsi bene in quella foresta, e ben presto si trovò a spiegarlo a Sora e a Merida.
« Questa è casa mia » disse l’orco strada facendo. « O meglio, era qui che sorgeva la mia casa una volta, prima che tutto il mio mondo sparisse. Non conosco quel Nul di cui mi hai parlato, Sora, ma se è lui a governare da queste parti stai pur certo che intendo dirgli due paroline: mi ha portato via tutto... mia moglie, i miei figli, i miei amici... e la mia palude. Ecco, una volta sorgeva proprio qui. »
Il trio aveva raggiunto un lieve rialzo, portandoli fuori dalla macchia di alberi. La foresta s’interrompeva bruscamente: al posto della palude in cui un tempo dimorava Shrek, ora sorgeva un grande castello in rovina, cupo e spettrale tra le tenebre che lo circondavano. Agli occhi di Sora, quel luogo era molto familiare.
Il Castello Disney, pensò angosciato. Conosceva bene quel luogo, era la dimora del Re, suo grande amico e alleato nell’avventura di cui era protagonista. Ormai era abituato alle stranezze, perciò fu libero di presumere che anche questa era opera di Nul: un altro settore di Oblivion, fuso con un frammento del mondo di Shrek.
Il trio si avvicinò ulteriormente, raggiungendo le mura crollate.
« Anche io ho incontrato l’uomo incappucciato tra queste mura » ammise Merida. « Non può essere un caso, Shrek... penso che siamo caduti entrambi vittime del suo gioco. »
« Già... e purtroppo ci siamo cascati come polli. Be’, siamo arrivati. »
L’orco si fermò, mostrando a Sora ciò che aveva di fronte. Il ragazzo scorse il profilo di un’enorme animale sdraiato sul terreno, immobile come una roccia; avvicinando il Keyblade illuminato, scoprì che si trattava di un orso. Era completamente nero, molto alto e grosso; aveva il volto sfregiato e molte orribili cicatrici su tutto il corpo, trafitto da alcune frecce e lance spezzate. Un tempo doveva essere stato una bestia feroce, ma ora giaceva morta ai piedi dei tre eroi.
« Mor’du » mormorò Merida con amarezza. « Il demone orso... un antico flagello giunto dal mio regno, scelto come mia nemesi in questo mondo di caos. »
« Cavolo » commentò Sora, impressionato dall’aspetto di quella creatura. « Dunque dovevi affrontare lui? Immagino che sia stato qualcun altro ad ucciderlo, se tu sei ancora qui. Sei stato tu, Shrek? »
L’orco scosse la testa, e indicò un punto nelle vicinanze. Sora si avvicinò e scorse un altro cadavere, semisepolto dall’enorme mole dell’orso. Sembrava un cavaliere, a giudicare dall’armatura, con lunghi capelli biondi che lentamente perdevano colore a causa della morte recente. Stringeva ancora in mano la spada con cui aveva trafitto il fianco dell’orso, che poi doveva essergli crollato addosso con tutto il suo peso.
« Si sono uccisi a vicenda » disse Shrek. « Lui era la mia nemesi, il Principe Azzurro. Nel mio mondo era un grosso idiota, ma ne ha combinate parecchie nel tentativo di portarmi via mia moglie. Non credevo che lo avrei incontrato di nuovo in questo mondo, ma non abbiamo fatto nemmeno in tempo ad affrontarci, visto che poi è saltato fuori questo bestione... e lo ha fatto fuori.
« Quando vidi che Azzurro era morto, non sapevo più che fare. Sapevo di dover eliminare la mia nemesi per tornare a casa, quindi non avevo altre idee; poi è sbucato fuori dal nulla il tizio vestito di nero, che mi ha proposto un’alternativa. Se avessi ucciso la nemesi del mostro che aveva ucciso Azzurro, la sfida sarebbe stata ugualmente valida e sarei tornato a casa. »
Sora si voltò a guardare prima Mor’du e poi Merida, sorpreso.
« Quindi... avresti dovuto uccidere lei? »
« E io avrei dovuto uccidere lui » aggiunse la ragazza. « Anche io ho ricevuto la stessa proposta dall’uomo in nero, dopo aver visto la carcassa di Mor’du. Uccidere l’orco per poter tornare a casa... mi sembrava una valida alternativa, così ho accettato senza pensarci due volte. Così abbiamo cominciato a darci la caccia a vicenda. »
Sora tacque per circa un minuto, incrociando le braccia pensieroso. Non si aspettava una situazione del genere, benché non fosse così insolita: erano soprattutto quei due personaggi a stupirlo, in particolare Shrek. Lui rappresentava un’anomala inversione delle parti nella sua storia: lui era l’eroe, mentre il cattivo era quell’ignoto principe morto ai loro piedi; non c’era bisogno di conoscere la storia dell’orco nel dettaglio, perché aveva percepito fin da subito il suo buon cuore. Si trattava di un eroe come lui, malgrado l’aspetto tutt’altro che rassicurante... e l’esperienza insegna che non bisogna mai giudicare in base alle apparenze.
E poi c’era Xemnas, giunto all’improvviso per aiutare Shrek e Merida con una falsa promessa...
« Non sapevate con chi avevate a che fare » obiettò Sora, infine. « È ovvio... Xemnas ha sfruttato il vostro desiderio di tornare a casa per manipolare i vostri cuori. Vi ha “infettati” con l’oscurità, ha permesso che vi controllasse allo scopo di farvi cadere nelle tenebre! Riconosco in questo la tipica mossa dell’Organizzazione XIII... corrompere i cuori forti per trasformarli in Heartless e Nessuno. »
« Esattamente. »
Il trio si voltò, attirato dalla nuova voce. Una figura era comparsa su un muro in rovina là vicino, torreggiando sopra di loro con aria minacciosa. Era Xemnas, l’aria tetra e impassibile come al solito.
« Tu! » gridò Sora, scattando subito in guardia. Lo stesso fecero Merida e Shrek alle sue spalle, impugnando le loro armi.
Xemnas rimase dov’era. Non sembrava guarito dallo scontro precedente: il suo corpo appariva ancora rovinato e squarciato dai colpi di spada laser, ferite ancora fresche del precedente duello con Luke e Darth Vader. Possibile che fosse pronto a combattere?
« Sei arrivato prima del previsto, Sora » commentò il Nessuno. « E hai già liberato i tuoi nuovi amici dal mio influsso... che peccato. Speravo di avere nuovi alleati al mio fianco, ora che ho perso tutti gli altri. »
« Non temere, stai per raggiungerli! » esclamò il ragazzo, infiammandosi. « Come ti abbiamo già detto una volta, Xemnas... tu non sei eterno! »
« Me lo ricordo. E ricordo anche la mia risposta. Non sono eterno... non più di quella tua radiosità... e l’ho messa a dura prova, uccidendo e corrompendo i tuoi amici. »
Sora strinse i pugni. Tutta quell’ira era terribile da sopportare, e fu solo con un enorme sforzo che riuscì a mantenere il controllo.
« In passato ti ho sempre affrontato per obbedire alla mia programmazione » disse, calmo ma deciso. « Ma ora... è diventato un fatto personale! Io ti distruggerò, Xemnas... pagherai per quello che hai fatto a Luke! »
Il Keyblade si divise in due, diventando il Portafortuna e il Lontano Ricordo. Sora prese dunque la rincorsa e si avventò su Xemnas; questi fece altrettanto, staccandosi dal muro con un balzo e gettandosi su di lui, evocando le Lame Eteree.
I due colpirono nello stesso istante, poi si separarono. Sora atterrò poco più avanti, mentre Xemnas atterrò alle spalle di Shrek e Merida. Il Nessuno cadde in ginocchio, sotto il loro sguardo incredulo.
« Ugh... »
Sora restò in guardia, ancora colmo di rabbia, ma non ce ne fu bisogno. Ora lo vedeva anche lui: il corpo di Xemnas si stava disintegrando rapidamente, trasformandosi in fumo nero.
« Oh? È già finita? »
Non era convinto. Xemnas gli sorrise maligno prima di svanire completamente, lasciando a terra solo il soprabito nero. Shrek e Merida rimasero in guardia, aspettandosi di vederlo tornare all’attacco; la ragazza si avvicinò un poco e toccò il vestito con la punta della spada, ma non accadde nulla.
« È morto? » chiese l’orco.
« Pare di sì » suggerì Merida. « Però, mi aspettavo di peggio da un tipo come lui... Sora lo ha battuto con un solo colpo. »
« Mah... è andata così perché era già debole » intervenne Sora. « In ogni caso, mi auguro davvero che sia finita. »
Passarono appena pochi secondi, poi si alzò il vento all’improvviso, vorticando intorno al soprabito nero caduto a terra. Sotto lo sguardo esterrefatto del trio, l’abito si rialzò in piedi, come se avesse preso vita; il vento si abbassò dopo un’altra manciata di secondi, e nel frattempo echeggiò un nuovo rumore nell’aria. Una risata fredda e glaciale, emessa da una voce diversa da quella di Xemnas.
La voce di un vecchio.
Sora tornò in guardia, osservando il nuovo individuo che aveva di fronte: era come se ci fosse di nuovo qualcuno sotto quel cappuccio, ma non ne distingueva il volto. Nel frattempo costui continuava a ridere, leggermente piegato in avanti.
« Finalmente... sono tornato. »
« Chi... chi sei? » esclamò Sora.
Lo sconosciuto obbedì alla richiesta e si sfilò il cappuccio.
Il ragazzo rimase senza fiato mentre riconosceva il volto di quel vecchio. Aveva la carnagione scura e gli occhi dorati, come Ansem e Xemnas. Era completamente calvo, ma con un grosso pizzetto grigio sul mento. Sul suo volto era impresso un sorriso maligno, ancora più inquietante di quello di Ansem.
« E ora questo chi è? » borbottò Shrek, osservando il vecchio.
« Non ne ho idea » rispose Merida. « Lo conosci, Sora? »
Il ragazzo non rispose subito. Appariva incredulo: non aveva mai visto prima quell’individuo, nemmeno alla Game Central Station... ma era più che sicuro di conoscerlo. Gliene avevano parlato, e di recente aveva rischiato grosso per colpa sua.
Il maestro perduto, l’artefice di tutto il male dilagato nei mondi di Kingdom Hearts. Il nemico finale.
« Tu sei... Xehanort! »
« Maestro Xehanort, prego » disse il vecchio, ridacchiando. « Bene... per me un grande piacere rivederti, Sora. So che non hai mai avuto l’occasione di incontrarmi... non da sveglio, s’intende... perciò eccomi qui, finalmente, pronto ad affrontarti in questa battaglia imminente. »
« Ma... com’è possibile? Come hai fatto ad arrivare fin qui? »
Xehanort rise ancora.
« Sei arrivato così lontano, eppure capisci ancora così poco » commentò, imitando le parole di Ansem. « Quando il cuore di un uomo soccombe alle tenebre diventa un Heartless. Se la sua volontà è forte, il corpo e l’anima rimasti generano un Nessuno che agisce in modo indipendente. Tuttavia, se l’Heartless e il Nessuno vengono distrutti, la persona originale può ritornare in vita. Proprio come è accaduto nel nostro mondo, ora la storia si è ripetuta qui: con la distruzione di Ansem e di Xemnas, sono tornato com’ero prima. »
Tacque, e nel frattempo si sfilò il soprabito nero con un gesto fluido, mostrando a tutti il suo vero aspetto. L’abito che indossava assomigliava a quello di Ansem: era bianco, coperto da un lungo mantello nero con interno rosso e stretto al corpo con delle cinture; indossava anche un paio di guanti bianchi, proprio come l’Heartless. Ora era davvero pronto a combattere.
Sora restò al suo posto, impietrito e dominato da un caos di pensieri. Aveva di fronte il suo vero nemico, quello che aveva tramato nell’ombra fin dall’inizio. Xehanort, il vecchio Maestro del Keyblade, mirava alla conquista del potere assoluto grazie al Kingdom Hearts, ma esso poteva essere aperto solo con l’arma suprema: il χ-blade. Il piano organizzato dal vecchio per ottenerlo era lungo e complesso, al punto tale da manipolare altre persone e fondare l’Organizzazione XIII. Ansem e Xemnas erano infatti i suoi luogotenenti, con il compito di completare le parti del piano finale. Ma Sora era rimasto all’oscuro di tutto per molto tempo... e solo alla fine era stato preso di mira come parte finale del piano, perché Xehanort voleva il suo corpo per ospitare parte del suo cuore oscuro.
« Sai, è davvero curioso il fatto che c’incontriamo qui » osservò Xehanort, avanzando lentamente. « Così lontano dal nostro mondo... slegati dalle nostre vite e dalle nostre missioni. Ma i nostri ruoli non sono cambiati, vero? Nul aveva pensato a me come Nemesi fin dall’inizio, sebbene avesse deciso di servirsi anche dei miei fedelissimi Ansem e Xemnas. Ha strappato entrambi dalla nostra realtà allo scopo di affrontarci: il vincitore sarà ricompensato con il ritorno a casa. Non avevo affatto previsto questa occasione, ma la accetto volentieri, se mi permetterà di riprendere la mia missione. Kingdom Hearts sarà mio! »
Sora scosse la testa.
« È pazzesco, Xehanort... sembri davvero convinto di ciò che dici, nonostante la tua vera natura » esclamò. « Non ci siamo mai incontrati prima, ma ti conosco... e so cosa sei! Sei solo il cattivo di un videogioco, e i tuoi piani non valgono nulla al di fuori del nostro mondo! Possibile che ancora ci credi? »
Calò il silenzio. Shrek e Merida osservarono Sora con perplessità, incapaci di capire ciò che aveva detto. Xehanort apparve inizialmente turbato, ma poi scoppiò a ridere.
« Certo che ci credo, mio caro ragazzo » disse il vecchio. « So perfettamente cosa sono... l’ho ricordato, nonostante tutto. Non importa che sia solo finzione, finché esisterà il modo di ottenere il potere supremo. È la mia natura, dopotutto... io sono il cattivo, e i cattivi aspirano sempre al potere! »
« Ma... non sei obbligato a seguire questa natura! Non hai mai partecipato a una riunione dei Cattivi Anonimi? In fondo, è come dicono loro: tu fai il cattivo, ma non vuol dire che tu sia davvero cattivo. Segui una programmazione, ma sei libero comunque di scegliere... qui dentro » e Sora indicò il proprio cuore « chi essere davvero. »
« Oh, temo che nel mio caso questa teoria non sia applicabile. Io sono davvero cattivo! »
Sora digrignò i denti e strinse i pugni. Niente da fare, quello non era un tipo che poteva convincere con le parole. Xehanort continuò ad avanzare nel frattempo, sempre più minaccioso.
« Ora basta » intervenne Shrek, facendosi avanti. « Non ho capito un granché di ciò che vi siete detti, ma sono certo di una cosa. Tu vuoi uccidere un mio amico, vecchio... e se credi che resterò a guardare mentre ci provi ti sbagli di grosso! »
« Sì, vale anche per me! » aggiunse Merida, impugnando l’arco. « Non ti lasceremo far del male a Sora... dovrai vedertela anche con noi! »
Sora guardò i due, improvvisamente commosso. Gli sembrava di avere i suoi vecchi amici di nuovo al suo fianco. Sapeva inoltre perché lo facevano: dovevano ricambiare il favore di essere stati liberati dall’Oscurità.
« Grazie, ragazzi. »
Shrek e Merida gli sorrisero, determinati a proteggerlo.
« Voi non m’interessate » dichiarò il maestro Xehanort, rivolto a loro. « Se vi farete subito da parte, vi risparmierò... ora posso fare a meno di voi, dopotutto. »
L’orco e la ragazza rimasero al loro posto.
« Molto bene » disse il vecchio. « In tal caso non mi lasciate altra scelta. Ho in mente il giusto avversario per tenervi fuori dai piedi. »
Xehanort puntò una mano verso i cadaveri di Mor’du e del Principe Azzurro. Questi non si mossero, ma l’ombra sotto di loro si allungò verso il trio di eroi, fermandosi a pochi metri di distanza. L’ombra emerse dal terreno e si divise in due: una assunse le sembianze di un orso, l’altra di un cavaliere, e si posero in guardia contro Merida e Shrek. Il potere di Xehanort aveva dato vita alle ombre dei loro nemici caduti.
« Oh, mamma » commentò Shrek, esasperato. « Sono certo che agli orchi non capita nulla del genere in nessuna fiaba. E dire che volevo solo una vita tranquilla! »
Xehanort attaccò per primo. Creò una sfera di fuoco oscuro e la scagliò su Sora. Il ragazzo parò il colpo, ma era così forte che lo respinse all’indietro per parecchi metri, separandolo dai suoi amici. Le ombre di Azzurro e di Mor’du li attaccarono subito dopo, scagliandosi con forza su di loro. Xehanort si teletrasportò alle spalle di Sora, manifestando la sua arma sotto il suo sguardo incredulo: un Keyblade grigio-nero, con l’impugnatura composta d’ali di pipistrello e la testa di un diavolo.
In un attimo era già cominciato un nuovo, triplice scontro. Merida contro l’ombra di Mor’du; Shrek contro l’ombra del Principe Azzurro; Sora contro il Maestro Xehanort. Ognuno degli eroi era impegnato in modo tale da non poter aiutare gli altri, soprattutto Sora: il suo avversario era il peggiore che gli fosse mai capitato di sfidare. Xehanort era un ottimo spadaccino e, nonostante l’età avanzata, brandiva il Keyblade con enorme maestria; era dotato inoltre di grandi poteri oscuri, che sembrava prediligere all’uso della spada. Sora faticava a parare i suoi colpi, persino con due Keyblade a portata di mano.
I due smisero di lottare poco dopo. Xehanort sembrò voler concedere a Sora un momento per riprendere fiato: senza dubbio si stava godendo quello scontro, fino all’ultimo.
« Impressionante, ragazzo » commentò compiaciuto. « Hai una forza davvero eccezionale, anche se non sei ancora un Maestro. Sei persino in grado d’impugnare ben due Keyblade... un’abilità che non avevo mai visto prima. In genere occorre un altro cuore per renderlo possibile... a meno che... »
Xehanort assunse un’aria sorpresa, come se avesse intuito qualcosa.
« Ah, capisco. In effetti sentivo qualcosa di molto familiare in te... sì, ora capisco. Il tuo potere, la tua chiave... li hai ereditati da qualcun altro. Che sciocco... dunque non sei mai stato un prescelto come me. »
Sora abbassò lo sguardo, portandosi una mano sul cuore. Poi tornò a guardare Xehanort, carico di amarezza.
« Forse è come dici tu » ammise, « ma ora non ha importanza. Prescelto o non prescelto, sono sempre un eroe... un difensore della Luce, e sconfiggerò ogni oscurità che minaccia il mondo! »
Xehanort fece un ghigno orribile. Un attimo dopo era svanito nel nulla; Sora, sorpreso, si guardò intorno, mentre la risata del vecchio echeggiava intorno a lui. Lo vide riapparire proprio di fronte, ad appena un metro di distanza.
« L'Oscurità non può essere distrutta » dichiarò Xehanort, « può essere solo controllata. Ma essa... distruggerà te! »
Fiamme nere eruppero dalla mano del vecchio, dritte contro Sora. Il ragazzo sollevò i Keyblade, ma non riuscì a impedire l’avanzare di quella forza micidiale sul suo corpo; sentì subito un gelo orribile invaderlo dentro e fuori, fino alle ossa, mentre il buio calava sui suoi occhi colmi di angoscia.
Shrek e Merida, che nel frattempo si erano trovati in un breve vantaggio sui loro avversari, videro il loro amico crollare a terra, sconfitto.
« Sora! »
I due si precipitarono verso di lui, voltando le spalle alle ombre appena messe al tappeto. Xehanort torreggiava sul ragazzo come un avvoltoio, nell’atto di colpirlo al petto con il suo Keyblade nero. Il colpo di grazia del vecchio fu impedito dal tempestivo intervento di Shrek e Merida, che si pararono di fronte a lui.
« Non fare un altro passo, dannato vecchio! » gridò la principessa, minacciandolo con una freccia. « Lo giuro sui miei antenati, non avrai la sua vita! »
« Oh, non temere, non voglio la sua vita » spiegò Xehanort con un ghigno. « Voglio il suo corpo... così giovane e forte, è proprio ciò che fa al caso mio. Non avrebbe senso tornare al mio mondo con il mio vecchio e debole corpo. Ma per prendere possesso di quello di Sora, devo prima assicurarmi che il suo cuore non sia in grado di impedirmelo. »
Shrek e Merida lanciarono un’occhiata a Sora, ancora immobile al suolo dietro di loro. L’aura oscura lo circondava, tremenda e inarrestabile.
« Allora dovrai prima vedertela con noi » ribatté Shrek, facendosi più avanti.
Xehanort li guardò con aria leggermente turbata.
« Non immaginavo foste così temerari. Di certo avete un cuore molto forte... ma non abbastanza da suscitare il mio interesse, né il mio timore. Una principessina ribelle e un fetido mostro non possono certo competere con un Maestro del Keyblade... perciò sparite dalla mia vista, prima che decida di annientare anche voi. »
Schioccò le dita. Le ombre di Mor’du e di Azzurro riapparvero ai fianchi dei due eroi, attirando la loro attenzione. Essi attaccarono nello stesso istante, avventandosi brutalmente su di loro...
Accadde in un attimo, durante il quale Merida e Shrek avevano avuto la stessa idea. L’orco e la principessa afferrarono i Keyblade di Sora, uno per ciascuno, e li usarono per difendersi dall’assalto. Shrek distrusse il Principe Azzurro con il Keyblade nero, mentre Merida usò quello bianco per annientare Mor’du. Le ombre esplosero in due vampate di fuoco nero, sotto lo sguardo esterrefatto di Xehanort.
Ora aveva due nuovi avversari, degni del suo rispetto.
« Interessante » mormorò, osservando come i due eroi riuscissero a tenere in mano i Keyblade. « Forse non siete poi così insignificanti. »
« Avresti dovuto pensarci prima di chiamarmi “fetido mostro” » ribatté Shrek. « Dopotutto, vecchio... tu sei decisamente più mostro di me! »
« Ora scoprirai di cosa è davvero capace una principessina ribelle! » ribatté Merida.
I due avanzarono con decisione, i Keyblade ancora stretti tra le loro mani, costringendo Xehanort ad arretrare. Entrambi, tuttavia, sapevano di non poter fare molto con un avversario del genere, perciò speravano di dare a Sora il tempo per riprendersi.
 
Nel frattempo, Sora precipitava nell’Oscurità...
Che succede?dove sono? Cado... di nuovo... nell’oscurità...
« Non aver paura. »
Cosa? Chi sei... tu?
« Qualcuno che aspetta di risvegliarsi. »
La tua voce... mi sembra così familiare. Puoi aiutarmi?
« Ti ho sempre aiutato. Ti ho guidato per tutto questo tempo. Ti ho istruito sulla tua forza, insegnato a muoverti e ad affrontare i pericoli, interrogato sui tuoi sogni e le tue paure. Ti ho mostrato la via da intraprendere per diventare ciò che sei ora. »
Ma... perché?
« Dovevo farlo. Era il minimo che potessi fare, per ricambiare ciò che tu avevi fatto per me. »
Non capisco.
« Tu mi hai salvato la vita, Sora. La prima volta, quando tu eri appena nato: il mio cuore fu spezzato... e tu ti offristi di ripararlo unendo i nostri cuori. La seconda volta, quattro anni dopo: ero di nuovo in pericolo... e il mio cuore ti raggiunse di nuovo, chiedendoti ospitalità. »
Tu... allora era vero! Non lo avevo sognato! Tu sei... dentro di me!
« Esatto. Aspetto ancora di risvegliarmi... e sento che succederà presto. Ma non potrà accadere, se tu morirai qui... così lontano dal nostro mondo. »
Sì... devo sconfiggere Nul, e tornare a casa. Ma... ho bisogno di aiuto. Xehanort... è così forte.
« Allora è tempo di guidarti un’altra volta. Verso un nuovo potere. Spero che nelle tue mani sarà più utile... e ti permetterà di trionfare dove io ho fallito. »
Perché credi così tanto in me?
« Perché tu sei la chiave. E sei l’eroe del nostro mondo. »
Be’... grazie. È strano... ho sempre avuto la sensazione di conoscerti... eppure non so chi sei.
« Io? Mi chiamo Ventus. »
Bene! Allora grazie... Ventus!
Sora riaprì gli occhi, e l’oscurità scomparve.
 
Shrek, Merida e Xehanort si fermarono. Videro chiaramente un gigantesco fascio di luce emergere dal punto in cui si trovava Sora e levarsi contro il cielo, così abbagliante da avvolgere il castello e l’intera foresta.
« Ma cosa... »
Xehanort sembrava incapace di muovere un muscolo, tanto erano grandi lo stupore e il timore che lo avevano assalito nel giro di un istante. Non riusciva neanche a volgere lo sguardo da un’altra parte, come se i suoi occhi si fossero congelati mentre fissava quel fenomeno; inoltre percepiva da esso un potere immenso, familiare ma al tempo stesso anomalo. Poi, non appena la luce si attenuò, lui e i suoi due avversari furono in grado di scorgere al suo interno una figura, sospesa ad un metro da terra.
Nessuno dei presenti riuscì a riconoscerlo, poiché il suo corpo era interamente coperto da un’armatura, azzurra e argentata, con un ampio mantello rosso che ondeggiava alle sue spalle. I Keyblade impugnati da Shrek e Merida sparirono di colpo, e un altro riapparve sulla mano destra del cavaliere: più splendente che mai, era quello impugnato da Sora prima di dividerlo in due.
« Sora? » fece Merida, esitante. Il cavaliere non rispose, ma nel frattempo toccava terra con i piedi. L’orco e la principessa si fecero da parte mentre costui avanzava verso Xehanort, più incredulo che mai.
« L’Armatura del Keyblade » mormorò. « Non posso crederci... eri sopraffatto dal mio potere oscuro... come hai fatto a liberare un simile potere così all’improvviso? »
Il cavaliere si fermò a pochi metri da lui.
« Sai una cosa, Xehanort? » risuonò la voce di Sora attraverso l’elmo. « Avevi ragione su di me. Anche se non sono un vero prescelto, mi sta bene così. Ho tanti amici che mi accettano per quello che sono... e loro mi danno la forza per vincere le tenebre più oscure! »
Si voltò a guardare Shrek e Merida, che gli sorrisero con orgoglio. Anche se lo avevano appena conosciuto, sentivano la sua luce risuonare nei loro cuori come se fossero legati a lui da sempre.
« Dopotutto, non occorre essere prescelti per meritare un potere » aggiunse Sora. « Anzi, se ho imparato una cosa dai miei nuovi amici è proprio questa: i più meritevoli sono proprio quelli che non lo hanno mai desiderato! »
Xehanort digrignò i denti, furibondo, mentre intuiva cosa fosse accaduto. Ventus, il cui cuore riposava all’interno di Sora, doveva avergli trasferito parte del suo potere, in qualche modo... una via che non aveva mai esplorato a fondo, e perciò ne era rimasto sorpreso.
Entrambi puntarono le armi l’uno contro l’altro.
« Sciocco ragazzino » disse il vecchio, gelido. « Riconosco la tua forza, ma non credere di aver già vinto. I tuoi predecessori hanno trovato la rovina per mano mia, ed erano molto più esperti di te... perciò rassegnati, non riuscirai a sconfigger...!! »
Wham.
Un colpo di Keyblade lo prese in pieno, rapido come un fulmine, con una forza tale da staccarlo dal suolo e spedirlo a centinaia di metri all’indietro, contro una torre del castello. Sora scattò in avanti subito dopo, inseguendo il suo avversario ormai lontano. Shrek e Merida, rimasti indietro, erano esterrefatti: videro il ragazzo e il vecchio affrontarsi a gran velocità tra le rovine del castello, tra lampi di luce e fiamme oscure che esplodevano, provocando grande distruzione tutt’intorno. E loro non potevano fare nulla, a parte osservare.
« Bah » borbottò Shrek a un certo punto. L’orco si allontanò un poco per andare a sedersi sulla carcassa di Mor’du. Merida lo seguì con lo sguardo.
« Che stai facendo? »
« Mi metto comodo, mentre aspetto la fine del duello » rispose Shrek. « Ormai va troppo oltre le nostre capacità, non possiamo fare niente. Saremmo solo d’intralcio a Sora... quindi non ci resta che aspettare. »
Merida non disse nulla, ma doveva ammettere che l’orco aveva ragione. Perciò prese posto accanto a lui sull’orso morto, in attesa di un nuovo sviluppo. Davanti a loro, lo scontro tra Luce e Oscurità proseguiva implacabile.
« Mi manca la mia casa » commentò Shrek nel frattempo. « La mia palude, la mia famiglia... cavolo, ormai sono arrivato al punto da sentire persino la mancanza delle chiacchiere di quel chiacchierone di Ciuchino. Non l’avrei mai creduto possibile... finché non sono arrivato qui. »
« Già, vale lo stesso per me » ammise Merida. « A volte scopriamo ciò a cui davvero teniamo, finché non lo perdiamo. Mi manca mia madre, più di tutto... proprio adesso che le cose avevano iniziato a funzionare tra di noi. »
I due si scambiarono un’occhiata, seguita da un lieve sorriso d’apprensione. Poi tornarono a seguire la battaglia, stringendo la presa sulle loro armi. Confidavano nella vittoria di Sora... ma era sempre meglio restare in guardia, in caso d’imprevisti. Anche i più grandi eroi potevano aver bisogno di un piccolo aiuto.
Molto più in alto, la situazione era ancora in stallo. Sora e Xehanort lottavano ad armi pari sopra una torre del castello, Luce contro Oscurità; il ragazzo teneva testa al vecchio grazie al suo nuovo potere, anche se dubitava di poterlo usare ancora a lungo. Non aveva l’esperienza necessaria per resistere per molto tempo, perciò doveva concludere lo scontro alla svelta. Anche il Maestro Xehanort pensava qualcosa di simile: faceva del suo meglio per nascondere il timore, oltre alla stanchezza che cominciava ad accusare. Il suo cuore tenebroso dimorava ancora in quel corpo vecchio e stanco, e contro un avversario così energico e temerario rischiava di cedere da un momento all’altro.
Ma Sora aveva ancora una carta da giocare: mentre il suo nemico restava immobile di fronte a lui, l’elmo prese a inquadrare numerosi piccoli bersagli lungo il corpo di Xehanort. Era come se l’armatura lo stesse preparando ad un attacco micidiale, e volle fidarsi: Sora si rilassò, dunque, lasciandosi trasportare dal potere della Luce; il tempo rallentò, mentre i suoi piedi si staccavano dal suolo.
« Ma cosa... » iniziò a dire Xehanort, ma un secondo dopo era già troppo tardi.
Shrek e Merida, dalla loro postazione lontana, videro il loro alleato tramutarsi in una sorta di cometa luminosa e scagliarsi contro il nemico, rapido e potente come un fulmine. Una raffica di attacchi da cui non c’era scampo. Lo colpì una, due, tre volte, e dieci volte ancora; Xehanort non riuscì a difendersi né a schivare un singolo colpo, e l’ultimo fu quello decisivo. Il vecchio fu colpito così forte che il bagliore fu accecante, e distrusse gran parte della torre con un botto fragoroso. La cometa finì lontano, schiantandosi sul terreno a più di cento metri di distanza.
Tutto tacque all’improvviso. La luce emanata da Sora si era attenuata, e le tenebre tornarono ad avvolgere il castello in rovina. Buio e silenzio dominarono la scena per qualche minuto, finché una nuova esplosione non attirò l’attenzione di Shrek e Merida, verso la torre semidistrutta. La loro sorpresa si riempì di orrore non appena videro riemergere il Maestro Xehanort dalle macerie.
« Ugh... male... detto » ansimò il vecchio, colmo di rabbia. Il suo corpo, anche se ferito, emetteva potere oscuro in grandi quantità, più minaccioso che mai.
Anche Sora era riapparso nel frattempo. Il ragazzo, ancora protetto dall’armatura, era in ginocchio sull’erba tra i ruderi, visibilmente stremato; l’elmo nascondeva a tutti lo stupore nel vedere il suo nemico ancora vivo. Lui era arrivato al limite... ma non Xehanort, che già si preparava a un nuovo attacco. Il vecchio levò una mano al cielo, evocando un globo di energia oscura che si fece sempre più grande.
« Non è ancora finita, moccioso!! » urlò. « Non puoi distruggere l’Oscurità... ci sarà sempre Oscurità nel mondo! E anche io... ci sar... argh! »
Ancora una volta qualcosa frenato la sua lingua. Il globo oscuro si dissolse mentre Xehanort abbassava lo sguardo, incredulo: una freccia lo aveva colpito in pieno petto. Più in basso, una soddisfatta Merida si godeva la scena, l’arco ancora in pugno.
« Bel colpo » commentò Shrek, dandole una pacca sulla schiena.
Xehanort fece un passo indietro, mentre il sangue sgorgava dalla ferita. Non riusciva a crederci; perse l’equilibrio e cadde giù dalla torre. Sora si rialzò in piedi e iniziò a camminare, dirigendosi verso la torre: doveva accertarsi che per il suo nemico fosse la fine.
« No... non può essere » sussurrò un incredulo Xehanort, disteso e agonizzante sull’erba. « Io sono... il maestro dell’Oscurità... non può finire così... »
Qualcuno si era avvicinato a lui nel frattempo. Il vecchio si voltò a guardarlo, credendo fosse Sora, ma si sbagliava. Era Shrek, armato di una spada presa dal corpo del suo nemico. Xehanort cercò di reagire, sollevando una mano, ma non ne uscì alcun potere; l’orco, per nulla impressionato, calò la spada su di lui, conficcandogliela nel petto.
« Fine della storia, vecchio. »
Stavolta lo era davvero. Lo sguardo di Xehanort si spense, e il suo corpo divenne molle mentre altro sangue inondava il prato. La morte aveva infine colto l’oscuro Maestro del Keyblade, dopo una lunga e terribile battaglia.
Sora e Merida arrivarono in quel momento, rivolgendo entrambi lo sguardo sulla scena.
« È morto? » chiese la principessa, incerta.
« Sì » rispose Shrek. « Ed era pure ora... oppure dobbiamo aspettarci l’arrivo di altri nemici, Sora? »
« No... lui era l’ultimo » rispose il ragazzo. « Era il mio nemico principale fin dall’inizio... e ora ha finalmente pagato per tutto il male che ha fatto. »
L’armatura sparì nel frattempo dal suo corpo, anche se sulla sua spalla sinistra era rimasto un pezzo, dotato di pulsante; quello gli avrebbe permesso di richiamarla in futuro, perché c’era ancora una battaglia da affrontare. Quella contro Nul.
Merida e Shrek potevano di nuovo vedere Sora in faccia, ma si accorsero che era preoccupato.
« Qualcosa non va, Sora? » chiese Merida.
« No. Be’, in realtà sì » rispose lui, osservando il corpo di Xehanort. « Non era così che doveva finire. Dovevo essere io ad ucciderlo: erano le regole del gioco di Nul... e non le ho rispettate. Siete stati voi ad uccidere Xehanort... e per questo sono costretto a restare su questo mondo, proprio come voi. »
Shrek e Merida si scambiarono un’occhiata.
« Ah, ci dispiace. Non immaginavamo che le cose stavano così » ammise l’orco. « Se lo avessi saputo, ti avrei lasciato dargli il colpo di grazia. »
« Mah... non importa » ammise Sora, e nel frattempo recuperava il sorriso. « Forse è meglio così, ragazzi... non credo che avrei accettato di tornare a casa, sapendo cosa sta succedendo qui. Nul sta minacciando interi mondi e i miei amici, e devo aiutarli a risolvere la situazione. »
Il ragazzo rivolse lo sguardo altrove, verso la foresta. Da quella posizione potevano vedere il profilo della città in lontananza, dove doveva tornare al più presto per ricongiungersi con i suoi amici. I Valorosi dovevano restare uniti ora più che mai, ora che l’ultima Nemesi era stata sconfitta.
Nul sarebbe stato il prossimo nemico da affrontare.
L’ultima battaglia su Oblivion stava per cominciare.
   
 
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