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Autore: Ibizase80    08/02/2016    4 recensioni
Annabeth, la ragazza da cento e lode, dovrà mettere la testa in qualcosa di completamente nuovo e fuori dai suoi standard. Un collegio le apre le porte: riuscirà a varcarle, uscendo dai suoi schemi e dalle sue convinzioni più profonde? E se la musica si mettesse in mezzo?
La regina dagli occhi di diamante scenderà dal suo trono per scoprire un nuovo mondo?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando la sveglia suonò, si era da poco fatto giorno. Il cielo non aveva alcuna traccia di alba, ma lo spiffero che usciva dalla finestra era tutt’altro che caldo. Annabeth rabbrividì, portandosi le lenzuola fin sopra la testa; si girò dalla parte opposta del letto, per rimettersi a dormire.
Poi realizzò lentamente ciò che era successo. Non si era svegliata coi raggi del sole, e neanche per il fracasso fatto da Piper nel tentar di non far cadere la sua pila di libri. Si era svegliata con l’inconfondibile melodia che l’accompagnava ogni mattina dell’anno scolastico.
Scuola. Primo giorno. Aiuto. Furono le prime cose che pensò; spinse con un gesto rapido della mano sinistra il lenzuolo da una parte, e nel giro di tre secondi si era già chiusa in bagno. Non azzardò una doccia; si sciacquò il viso, legò i capelli biondi in una coda alta e si lavò i denti.
Quando ebbe finito, Piper si era appena alzata dal letto; sbadigliava vistosamente con le lacrime agli occhi per la stanchezza, e si stiracchiava tentando di allungare la schiena.
-Buongiorno – disse impercettibilmente la bionda.
-Ehilà, An! Buongiorno.
La mora parlò con tono allegro; si tirò in piedi con uno scatto, afferrò il suo asciugamano, superò Annabeth e si chiuse in bagno. La bionda, nel frattempo, sceglieva il suo abbigliamento: un paio di jeans lunghi, converse rosse, e maglietta color grigio sfumato.
-Sai, si intona con i tuoi occhi – tentò di dire la mora, con lo spazzolino in bocca.
-Ah…ok – fu l’unico commento della coinquilina.
Una volta vestita, la bionda rifece il letto e piegò il pigiama, sistemandolo sotto il cuscino; poi si sedette sul letto, attendendo Piper. Per ingannare il tempo, iniziò a giocherellare coi suoi capelli, dividendo i boccoli in due parti – cosa molto rilassante. Anche la mora stava armeggiando coi suoi capelli; fece due treccine, convergenti dietro la nuca, e con le ciocche sopra di esse fece una mezza coda. Lei indossò un paio di pantaloni sotto al ginocchio, di colore rosa stinto – se poteva essere considerato un colore -, abbinati ad una t-shirt azzurra; aggiunse al suo look anche qualche piuma abbinata, che incastrò nell’elastico delle sue treccine.
-Come mai metti le piume?
-Ho origini cherokee. Non so se hai presente gli indiani: hanno le piume in testa. A mia nonna piacciono un sacco, e me ne lascia sempre una ogni volta che vado a trovarla.
-Sei arrivata ad un totale di?
-Più di cento, credo.
-…sono tante, cavoli.
-Lo so.
La mora le sorrise, ed Annabeth mimò qualcosa di simile alla sua espressione.
Era nervosa, estremamente nervosa. In quel momento avrebbe avuto voglia di alzarsi dal letto, uscire dalla porta della sua camera, dal dormitorio, e fuggire inosservata. Ma il tutto era matematicamente impossibile, perciò tentava di reprimere il fastidioso mal di pancia che aveva.
Piper si avvicinò alla scrivania, e prese in mano il suo inseparabile orologio.
-Sono le sette, colazione è tra mezz’ora.
-A che ora iniziano le lezioni?
-Alle otto e mezza. Ma, visto che è il primo giorno e visto che per te è il primo in assoluto, ci troveremo lì con minimo mezz’ora di anticipo, e ti farò vedere tutto quello che devi sapere.
-Wow…grazie.
-Nulla.
La mora tirò fuori dall’armadio la sua valigia, ed Annabeth vide comparire magicamente uno zainetto porpora.
-Ti serve per i libri?
-Si, anche se in realtà oggi mi porto dietro poco niente. Insomma, chi corregge i compiti delle vacanze il primo giorno?
-…secondo me dovresti prenderli.
-Sesto senso?
-Chiamalo così.
La bionda alzò appena le spalle, prendendosi in pieno l’occhiata dubbia della coinquilina.
-Fidati di me, me lo sento.
-Sei un’indovina?
-Di solito, quando faccio queste previsioni, non sbaglio.
-…ho capito, prendo tutti i quaderni – sbuffò Piper, non poco divertita.
-Poco scetticismo, McLean, poco scetticismo.
-Tu non hai niente?
-Per cosa?
-Per portarti dietro i quaderni!
-…a dire il vero no, ma…avrei…
Annabeth si alzò dal letto, e si avvicinò agli scaffali in cui aveva riposto tutte le sue cose. Il suo sguardo si fermò su uno strano pacchetto; al suo interno vi erano i suoi libri preferiti in assoluto, che non avrebbe mai messo in bella vista. Si trovavano dentro una borsa di stoffa; la bionda la svuotò con cautela sopra il letto, prese il suo astuccio, un quaderno, e li ripose dentro.
-Può andare?
-Perfetto.
Annabeth sospirò appena, e si appoggiò nuovamente sul letto; Piper, nel frattempo, cercava i suoi quaderni e, una volta trovati, li gettava con noncuranza dentro lo zaino.
Per circa tre minuti ci fu, nella camera 62, un silenzio tombale; mentre la mora era alla ricerca del suo astuccio, Annabeth si era abbracciata le gambe, e sarebbe rimasta il quella posizioni per secoli.
Inutile dire che era in ansia, terribilmente. Non tremava, ma sentiva il suo cuore battere nel petto ad una velocità disarmante, e riusciva a percepirlo addirittura dalle orecchie; teneva gli occhi fissi a terra, e deglutiva ogni dieci secondi circa.
Stava tentando di porsi delle domande per trovare possibili risposte. Essendo in un collegio, e avendo ormai la veneranda età di sedici anni, sperava non le avrebbero fatto fare presentazioni idiote come nei film. “Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe! Per favore, scrivi il tuo nome alla lavagna!
No, assolutamente. Anche perché il suo nome sapeva benissimo dirlo, e scriverlo sarebbe stata una vera idiozia.
Chissà come era organizzata quella scuola; che classi avrebbe frequentato, che gente avrebbe incontrato il primo giorno. Anche se la parte più oscura e nascosta della sua mente avrebbe desiderato molto farlo, non voleva in nessun modo incontrare il padre per i corridoi. Era stato traumatico due giorni prima, a cena; figuriamoci durante le lezioni, quando i ragazzi iniziavano a conoscerlo e a notare giusto una leggerissima somiglianza tra il nuovo prof e una ragazza nuova. Traumatico.
E se non fosse capitata in classe con nessuna delle sue nuove amiche? Già stare in classe con solo una di loro l’avrebbe fatta sentire a disagio, figuriamoci non avere nessuno. E quale corso sarebbe stato il primo? Chimica, inglese, matematica? Anche se, a lei, non sarebbe cambiato assolutamente niente; in fondo, non doveva correggere nessun compito delle vacanze, e non aveva quei rimorsi di coscienza tipici di chi non ha fatto il suo dovere. Doveva essere in pace col mondo, in quel momento.
E invece no. Si rotolava avanti e indietro sul letto, cercando di pensare alle cose belle della sua vita. Il padre, il suo sogno, le nuove amiche. E poi tornava, nella sua mente, la scritta a caratteri cubitali “scuola”. E piombava nuovamente nel panico.
Al quarto minuto di silenzio, districò le gambe e si alzò in piedi di scatto.
-Piper…
La mora girò il capo, con sguardo interrogativo.
-Si?
-…come sono i professori?
-In che senso?
-Severi, buoni, incapaci…
La coinquilina stette per qualche secondo in riflessione, per poi assumere un’espressione tra il sarcastico e il corrucciato.
-Dipende. Ci sono professori bravi, ma troppo buoni; altri incapaci, ma romp…severi. Alcuni sono una via di mezzo, ma dipende tutto da con che piede si svegliano la mattina. In ogni caso, perché me lo chiedi?
-No, e che…stavo pensando, ecco.
-Abbastanza nervosa?
-Abbastanza.
Piper sorrise, questa volta senza canzonare nessuno. Si alzò in piedi, prese in mano l’orologio e disse solennemente:
-E’ ora, Chase. Le sette e mezza.
La bionda non poté far altro che ridere, con grande soddisfazione della mora.
-La borsa però portatela dietro, che dopo andiamo direttamente là. Altrimenti perderemmo un sacco di tempo solamente tornando indietro-
-Si, si, ho capito, ho capito.
Annabeth afferrò i manici di stoffa della borsa, mentre Piper infilava entrambi le bretelle dello zaino nella spalla destra. Uscirono dalla camera, e chiusero la porta a chiave. Una volta davanti alla camera di Hazel, bussarono; ma, non ricevuta risposta, dedussero fosse già scesa e si affrettarono a fare la stessa cosa.
-Ti dirò, probabilmente ha anche più ansia di te.
-Come è umanamente possibile una cosa del genere?
-Ah, non lo so. Ma l’hai vista ieri sera?
-La capisco, eccome se la capisco.
Non appena misero piede sui ciottoli del cortile, una fresca folata di vento le rimise al mondo; l’aria, quella mattina, era frizzantina, ed anche l’umore di Annabeth registrò un lieve miglioramento. Lieve, ma pur sempre un miglioramento.
Camminarono velocemente fino alla mensa; senza neanche prendere i posti a sedere, afferrarono un vassoio ciascuna e si misero in coda; fortunatamente, non sembravano molte le persone mattiniere, ed erano precedute solamente da due ragazze – che, neanche a dirlo, Piper salutò amabilmente con tanto di “buongiorno” e “spero di rivederti più tardi!”.
-Una domanda: ma quante persone conosci in questo posto?
-Sai, prima di scegliere il club in cui sono ora, ho girato per parecchio tempo. Può bastarti come giustificazione?
-Si, penso di si.
La cuoca, bionda e paffuta, rivolse loro un sorriso raggiante prima di poggiare sui loro piatti pancakes, latte e cereali; la mora ricambiò con un sorriso affettuoso, ed Annabeth fece lo stesso.
-Buon primo giorno, ragazze!
-Grazie, Catie, buona giornata anche a te!
Si allontanarono poi rapidamente, cercando con gli occhi un posto. Fortunatamente, la bionda riuscì ad individuare i ricci scuri di Hazel, e le due corsero verso di lei.
-‘Giorno! Pensavo non sareste arrivate mai!
-Scusa, Hazel! Buongiorno anche a te!
Questa volta, anche Annabeth si unì al coro, ottenendo come ricompensa un sorriso a trentadue denti.
-Un po’ nervosa, cara?
-Non me ne parlare, questa notte non ho chiuso occhio.
-Allora a me è andata bene! Però ci ho messo un sacco ad addormentarmi.
-…mamma mia, se siete paranoiche! Io ho dormito benissimo!
Piper si rimediò, in meno di tre secondi, le prime due occhiatacce della giornata.
-Tu non capisci – disse la riccia, recitando come a teatro – è un dramma! Non conosco nessuno, e passerò alla storia come “la piccola secchiona che riuscì a saltare un anno senza fare niente per recuperarlo”!
-Ma è vero? – fece la bionda.
-Beh, no! Ho studiato tutta l’estate per….
-Allora non preoccuparti, Hazel, fai finta di niente e vai avanti. Mica ti conoscono.
Le parole di Piper servirono a calmare momentaneamente anche Annabeth, che sospirò appena con poco entusiasmo.
-E anche tu, non ti far prendere dal panico! Andrai alla grande e farai un figurone, me lo sento.
-Non so se fidarmi o no.
-Fidati, fidati! Quando Pip dice qualcosa, al novanta percento è vero!
-Ti dirò, questa qua potrebbe soffiarmi il titolo.
-E perché?
-Non volevo prendere i compiti delle vacanze, e lei mi ha detto di sentire che oggi li correggeranno. Se ha ragione, le cedo il titolo.
-Senza offesa, ma non ci tengo, grazie.
La faccia imbronciata della mora fece sorridere, tra un boccone e l’altro, sia Hazel che Annabeth.
Talia non si fece vedere, se non quando le ragazze stavano per lasciare la mensa; non sembrava avere particolarmente fretta, e parlava con un’altra ragazza. Era sicuramente più grande di loro, osservò la bionda; aveva un viso allungato, dei lunghi capelli neri molto simili a seta e occhi azzurri, forse leggermente più scuri di quelli della dark.
-Ehilà, buongiorno!
Anche l’amica di Talia le salutò, e le tre ricambiarono in coro.
-Tu devi essere la nuova ragazza! Piacere, Silena!
Annabeth vide la nuova arrivata allungarle la mano e, leggermente sorpresa, la strinse.
-Piacere mio, Annabeth.
Non potè fare altro che sorridere; le aveva fatto piacere, non poteva negarlo.
-In bocca al lupo per oggi, spero vada tutto bene! E anche a te, Nocciolina!
La bionda capì a chi si riferisse solamente quando sentì la risata cristallina di Hazel; lei ringraziò, ed insieme lasciarono le due dirigersi verso i tavoli, che nel frattempo si erano riempiti.
 
 
-Nocciolina?
-Si, mi chiamano così. Perché…Hazel…Hazelnut…hai presente?
-Ah, capito.
Beh, in quel caso, forse “regina di ghiaccio” non era un soprannome così orribile. Ma solo in quel caso.
Piper ed Annabeth videro la riccia correre verso il dormitorio e urlare qualcosa; probabilmente si era dimenticata la borsa, realizzarono insieme le coinquiline. Intanto, loro proseguivano; superarono il cortile, e ripercorsero la stessa strada fatta dalla bionda con Hazel due giorni prima. Era un lungo viale; ogni tanto appariva qualche struttura, che Piper le descriveva. Riuscì, inoltre, a capire dove si trovasse il Blue Note; era non molto lontano dalla scuola, infilato in un angolo semi-nascosto.
-Vogliono proprio farlo vedere bene, eh.
-Vedo che hai capito, Chase – ridacchiò appena la mora.
Davanti all’edificio scolastico c’erano al massimo dieci persone; i portoni, due, erano già aperti.
-Che ore sono?
-Le 7.58. Siamo in perfetto orario.
Saliti tre gradini, le due entrarono; i muri erano color crema, segnati da strisce bianche e arancio.
Per quanto non volesse formulare un pensiero simile, Annabeth dovette ammettere che il luogo era davvero splendido: ordinato, pulito. Le comunicazioni – tre, che sarebbero sicuramente aumentate nel giro di una settimana – erano attaccate ad un piano in sughero marroncino con delle puntine rosse, intonate al colore delle strisce. Il pavimento era scuro e lucido; la bionda quasi riusciva a specchiarsi in esso. L’atrio era molto spazioso, e si divideva in tre corridoi principali, altrettanto spaziosi. Da futuro architetto, Annabeth non poteva fare altro che lodare la precisione della persona che aveva ideato quel luogo: grande, quasi maestoso.
Mentre la bionda era occupata ad osservare soffitto, porte e quanti cestini ci fossero nel raggio di venti metri, Piper si era avvicinata ad una specie di scatola gigante, molto simile a quella in cui Annabeth aveva trovato, il giorno del suo arrivo, l’omino troppo occupato a lavorare per guardarla.
Al suo interno vi era una signora; aveva i capelli, scuri, legati in una coda alta, ed indossava un tailleur nero. Alzò lo sguardo, e rivolse un sorriso cordiale alle ragazze; la bionda fece lo stesso, mentre Piper era occupata a chiederle informazioni sulle lezioni del giorno.
-Terzo anno…ah, si! Ecco qui!
La donna – il cui nome, Annie, era scritto in corsivo sul cartellino spillato sulla giacca – porse alla mora un foglio; lei ringraziò, le augurò una buona giornata e si allontanò con calma. Annabeth cercò di leggere qualche riga, ma era letteralmente impossibile. Nel foglio erano scritti, in ordine alfabetico, i nomi di tutti gli alunni frequentanti il terzo anno; accanto, era segnata la classe in cui avrebbero dovuto dirigersi con il corso che avrebbero frequentato.
-Caspita, che organizzazione – disse meravigliata la bionda.
-Si, non si può dire niente – rispose distrattamente Piper.
-Oh…guarda An! Siamo in classe insieme, alla prima ora!
-E la seconda?
-…anche!
-Ci sono le altre?
-…starai in classe con Hazel la terza ora, e…Talia la quarta.
-E le altre ore?
-Il primo giorno ci sono solo quattro ore, senza il pomeriggio. Da domani avremo cinque ore, e dalla prossima settimana incomincia l’orario regolare, ovvero fino alle quattro e mezza di pomeriggio.
-Capito. Cosa abbiamo la prima ora?
-…inglese, per la mia grande gioia.
La bionda ridacchiò appena.
-Non essere troppo felice, Piper.
-Ah-ah-ah, che simpatica che sei. Di qua.
Nel frattempo, le due stavano percorrendo gli innumerevoli corridoi presenti; dopo aver svoltato due volte a destra, una a sinistra e di nuovo a destra, Annabeth perse il conto.
Intanto, la mora indicava classi, dicendole quale materia sarebbe stata svolta al suo interno; anche da fuori, le stanze sembravano enormi. Altro che la sua vecchia scuola, in cui c’erano si e no undici classi, e in cui ci si spostava da una lezione all’altra solamente per andare in aula di informatica e in palestra; altrimenti, si rimaneva sempre nella stessa classe, e sempre con le stesse persone. Terribile.
Alla Dyson Moore avrebbe avuto la possibilità di conoscere persone diverse ad ogni ora. Da una parte, questo la spaventava a morte; dall’altra, considerava il tutto un’opportunità. Magari sarebbe riuscita a farsi degli amici. Era diventata leggermente più fiduciosa, da quando aveva conosciuto Piper, Hazel e Talia, malgrado i casini che avevano già affrontato.
 
-Sono le 8.20. Che dici, entriamo?
Annabeth annuì. La mora le sorrise, poggiò la mano sulla porta, già aperta, e spinse appena; lei entrò immediatamente, mentre Annabeth rimase indecisa per qualche secondo sullo stipite prima di seguirla.
La classe era semivuota; la maggior parte dei ragazzi presenti si era seduta negli ultimi banchi, lasciando sguarnite la prima, la seconda e parte della terza fila. Piper indicò con un dito il banco più a sinistra della seconda, e mosse la testa in quella direzione; Annabeth annuì, ed entrambe lo raggiunsero quasi di corsa. Qualcuno, nel frattempo, aveva ovviamente salutato la mora, che aveva risposto con un sorriso; l’altra non volle girare la testa, non desiderando nessun tipo di attenzione.
Era ricominciato il terribile mal di pancia, e sentiva il battito del suo cuore amplificato a mille.
Piper si girò verso di lei, e tentò di tranquillizzarla; ma la bionda vedeva solamente le labbra dell’amica muoversi, e niente di più. Nessun suono la sfiorava; era entrata nella sua bolla, e sarebbe stato difficile, se non impossibile, scoppiarla con qualche parola di incoraggiamento.
Annabeth raddrizzò la schiena, e sospirò appena.
Piano piano, la classe si riempì di facce mai viste. Tra ragazze che indossavano vestiti all’ultima moda, ragazzi coi pantaloni a vita bassa e urla varie, la bionda realizzò che, grazie agli dei, il signor Perseus Jackson non avrebbe frequentato la sua prima lezione. Però scorse, più o meno al suono della campanella, un viso da folletto già visto: era Valdez, che si precipitava nell’ultimo posto libero in quarta fila, probabilmente rimasto libero proprio per lui. Dopo un minuto circa, la porta si chiuse rumorosamente, ed Annabeth poggiò lo sguardo sulla sua nuova professoressa di inglese. Anche lei indossava un tailleur, verde smeraldo; gli occhiali da vista erano intonati, così come le scarpe. Poggiò con poca grazia la borsa e i libri sulla cattedra, facendo saltare la bionda; gli altri rimasero immobili, probabilmente abituati.
-Ragazzi, bentornati.
-Grazie prof – rispose in coro la classe.
“Almeno è educata, finora” osservò Annabeth.
-E benvenuti ai nuovi.
 
 
Panico. Sudore freddo. Terrore.
“Sangue, continua a circolare nelle vene. Non è una buona scusa, questa, per farmi smettere di vivere”.
La bionda quasi bisbigliò un “grazie”, che in realtà si sentì come se l’avesse detto con un amplificatore. Deglutì lentamente, sentendo un vortice d’ansia divorarla sempre più rapidamente.
-Lei è la signorina?
-Chase. Annabeth Chase.
La sua voce tremava appena, ma le importava relativamente; vedeva le sue mani muoversi freneticamente quanto i ricci di Hazel, e ciò non la faceva stare affatto tranquilla.
-E’ un piacere averti qui con noi, Annabeth. Io sono la professoressa Quick, e la materia che insegno è inglese. Spero ti divertirai qui con noi.
Il sorriso che le rivolse non sembrò dirle proprio questo, ma la bionda fece finta di niente e ricambiò con un’espressione palesemente forzata. Ringraziando il cielo, lei non fece più domande, ed Annabeth si tranquillizzò appena.
-E se ti sei presentata senza esitazioni alla Quick, mia cara, hai già risolto un problema abbastanza grande – sussurrò Piper.
-McLean, cosa c’è di così interessante da riferire alla nuova arrivata?
-Nulla, professoressa, le stavo riferendo il programma fatto lo scorso anno.
-Ah, capisco.
La bionda rimase sconvolta nel vedere come la professoressa avesse dato corda in quel modo all’invenzione di Piper. Andiamo, chi è così fuori di testa da credere che un’alunna stia riferendo, bisbigliando, alla nuova arrivata il programma dello scorso anno? Dallo sguardo soddisfatto della mora, Annabeth non ebbe bisogno di cercare una soluzione.
Come aveva predetto alla coinquilina, la Quick iniziò a correggere i compiti delle vacanze; la bionda rimediò un’occhiata di Piper, che sembrava non riuscisse a capacitarsi delle sue capacità sovrannaturali. La professoressa iniziò da Sherlock Holmes; fece domande sparse, e fortunatamente non arrivò a chiedere a Piper chi fosse l’assassino in “Uno studio in rosso”, considerando che aveva continuato a ripetere, per tutta la lettura, che l’assassino dovesse essere per principio il maggiordomo. Poi passò a Zanna Bianca, e neanche lì interpellò la mora. Le chiese una parte della trama de “I tre moschettieri”, che fortunatamente non era la fine; chi lo spiegava, alla professoressa, che Aramis era riuscito a sposarsi da prete?!
Fece domande anche a Leo; per quanto rispondesse in maniera corretta, la Quick continuava a chiedergli qualsiasi cosa, arrivando quasi ad iniziare un dibattito riguardo al colore delle mutande del grande Gatsby. Arrivati a quel punto, la professoressa lo aveva guardato sdegnata, e lui aveva ricambiato lo sguardo serio, per poi incominciare a ridere sotto i baffi non appena si fosse girata dall’altra parte della classe.
-Annabeth, a che punto sei arrivata con il programma lo scorso anno?
-Abbiamo analizzato il romanzo inglese e americano, spaziando poi al romanzo europeo.
-Interessante. Ebbene, mi sai dire qualcosa?
La bionda voleva sparire. Piper aveva digrignato i denti, e si era voltata di scatto verso la compagna di banco, che era rimasta tale e quale ad una statua di cera.
“Il romanzo…il romanzo…cosa dovrei dirle?”
-A me è piaciuto moltissimo il romanzo, anche se la tradizione antica mi è sempre rimasta più impressa. Certo, Defoe potrebbe essere citato, ma come non chiamare in causa Ulisse, il primo grande viaggiatore? Anche se, come lei sa bene, non si considerano l’Odissea o l’Iliade romanzi, poiché fanno parte della tradizione orale e sono scritti in versi. Anche se il romanzo non è sempre stato un genere troppo serio, non fino a Manzoni in Italia. Altrimenti, se si considerassero personaggi come Don Chisciotte o Gangantua e Pantagruel…
-…oh. Bene, deve essere stato un lavoro interessante.
-Molto, professoressa.
Piper non le rivolse la parola fino al suono della campanella, momento in cui tutti si alzarono rumorosamente dai banchi e si affrettarono ad uscire in massa.
-SEI STATA ECCEZIONALE!!!!!  
-Urla poco, Pip. E poi, scusa, che ho  fatto di così eccezionale?
-Lei fa quelle cose per mettere in ridicolo la gente! E tu hai risposto a tono nel modo migliore che io potessi immaginare!
Annabeth rise, soddisfatta. Alla fine, non era stato così pessima, come prima ora.
La seconda ora sarebbe stata chimica. Le due ragazze corsero a perdifiato per i corridoi crema, cercando di non fare tardi; arrivarono dopo due minuti, e fortunatamente erano pochi i ragazzi che avevano raggiunto l’aula prima di loro.
Si sedettero anche questa volta in seconda fila; non riconobbe nessun viso familiare, e l’ora passò tentando di comprendere cosa il loro professore, il prof. Ben, uomo alto e leggermente in carne, tentava di dire loro. Per quanto incomprensibile, era sicuramente più simpatico della Quick; almeno, le aveva solamente dato il benvenuto e l’aveva praticamente ignorata per tutto il resto dell’ora. Alla fine, le si avvicinò, le chiese come si trovava e gli disse che, se avesse avuto bisogno di una mano, avrebbe solo dovuto chiamarlo per risolvere il problema. Altro che Quick, quell’uomo era un tesoro.
Piper trascinò Annabeth vicino ai distributori, che erano già pieni di ragazzi affamati; riuscirono, dopo tre minuti circa, a comprare qualcosa, e si allontanarono dalla folla urlante.
La bionda perse qualche battito quando vide un insetto stecco dai capelli biondi correre da una parte all’altra del corridoio; si avvicinò lentamente, e gli toccò la manica destra della giacca.
-Ehi, ciao papà. Com’è andata finora?
-Ehi, tes- Annabeth! Tutto bene, tutto bene. Sembravano abbastanza silenziosi e interessati. Ho avuto da fare solo con due o tre ragazzi, ma abbiamo fatto una discussione molto interessante che continueremo la prossima volta!
Il professore rideva, e sembrava essersi davvero divertito.
-Buongiorno, professor Chase! – Disse squillante Piper.
-Ah, ciao…- guardò la figlia in cerca di suggerimenti, ma lei scosse appena la testa.
-Piper – rispose immediatamente la mora.
-Spero di incontrarla nei prossimi giorni a lezione!
-Ah…si, ci sarà sicuramente l’opportunità!
La bionda aveva intenzione di rivelargli che avrebbe insegnato praticamente a tutti tranne che a lei, ma si limitò a sorridergli soddisfatta.
Il signor Chase guardò l’orologio.
-Devo andare nella classe B6 dopo il suono della campanella! Avete idea di dove sia?
-Si! Giri lì, al corridoio, a destra, e poi continui dritto…
-Grazie mille! Buona giornata!
-Grazie, ci vediamo-
Il padre era già sparito, preso com’era a ricordarsi le informazione date da Piper.
-Tuo padre è forte – disse la mora – non sembri sua figlia, se non per la somiglianza!
-Dice sempre che il mio carattere è identico a quello di mia madre…ma non ho mai potuto verificare.
La mora, per fortuna, non disse più niente, se non “Ti accompagno”.
Mangiarono le loro barrette, e si imbatterono in Hazel.
-Ragazze! Annabeth, stiamo in classe insieme!
-Lo so! – sorrise la bionda.
-Bene, allora ti lascio con lei – disse Piper con espressione gioconda.
-Io mi precipito ad informatica! Divertitevi!
-Si spera!
Videro la mora prendere un’andatura veloce e svoltare a sinistra.
-Bene, possiamo andare!
-Si, direi di si.
-Com’è andata finora?
-Bene, dai. A te?
-Non mi lamento. La classe è questa, aspettiamo la campanella?
-…si, dai.
Hazel raccontò alla bionda le sue disavventure, e viceversa. Inoltre, la riccia le disse che Talia aveva avuto, alla prima ora, suo padre.
-…e ne era parecchio entusiasta! Dopo fatti raccontare!
-Sicuramente, non mancherò – disse la bionda con finto entusiasmo.
 Al suono acuto della campanella, le due entrarono nella classe, prendendo posto in seconda fila. Hazel voleva stare in prima, ma al sentire la parola “secchiona” uscire dalla bocca di Annabeth la seguì a ruota.
-Sto scherzando, lo sai, vero?
-Si si, tranquilla. E’ meglio stare qui.
I ragazzi iniziarono ad arrivare dopo circa tre minuti. Come già era successo, molti si buttarono sui banchi in fondo; altri furono costretti alla seconda fila. Assistettero ad una sfilata di moda firmata Luis Vuitton; la bionda continuava a guardare la sua maglia grigia mentre queste prendevano posto in terza fila. Subito dopo di loro, entrò il loro professore di matematica: un omino piccolo e minuto, dal capo pelato e gli occhiali tondi. Ad Annabeth sembrò una caricatura in piena regola, ma non si azzardò a dir niente ad Hazel, che nel vederlo fece un piccolo sorriso. Chiuse la porta lentamente, e si mise seduto dietro la cattedra. Iniziò a fare l’appello; la bionda fu tra i primi, mentre la riccia, che si scoprì far di cognome Levesque, dovette aspettare di più.
Cinque banchi erano rimasti vuoti; ma, vedendo il modo in cui erano custoditi gelosamente, probabilmente erano riservati a qualcuno.
Il professore era arrivato alla lettera g, quando qualcuno bussò con violenza. Lui disse un leggero “avanti”, ed Annabeth vide tutto quello che non voleva vedere.
Capelli corvini, occhi verdi e una gran faccia tosta.
-‘Giorno prof – fu l’unica cosa che disse, e non si azzardò minimamente a scusarsi per il ritardo.
Con passo sicuro, giunse in terza fila, poggiò lo zaino – blu elettrico…ma chi andava in giro con uno zaino di colore blu elettrico?! – sul banco e si buttò sulla sedia. Altri ragazzi lo seguivano, e si posizionarono chi in quarta chi in terza fila.
 
-Quindi… Perseus Jackson?
La bionda strinse le labbra in una linea sottile, mentre Hazel sospirava, appena terrorizzata.
 
- Presente.
 


Angolo Autrice: questa settimana non sono riuscita ad aggiornare prima, perciò eccoci qui.
SIAMO ARRIVATI A 'STO STRAMALEDETTO PRIMO GIORNO DI SCUOLA, allelluia!
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, e vi invito ad esprimere un vostro parere - ormai sapete che sono contenta di riceverne!
Special thanks alle mie lettrici d'eccezione (Chiara, Ginevra, Irene e Chiara! :D) che mi ossessionano la vita dicendomi di aggiornare DI CONTINUO.
Mi rendete strafelice! <3
Alla prossima, che vi dico già non sarà lunedì...spero di poter aggiornare per martedì!
Elisa
  
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