Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Segui la storia  |       
Autore: NightWatcher96    09/02/2016    2 recensioni
T-Cest: LxR / DxM
Shredder è interessato a un pietra del tutto particolare che si trova in un antico tempio nella più remota Amazzonia. Stanco dei continui fallimenti dei suoi scagnozzi, si affida a un cacciatore di taglie che fa anche il lavoro sporco, chiamato Raphael. Tuttavia, quello che Saki non sa è che l'FBI lo spia, con il suo brillante leader Leonardo che segue il nuovo seguace del nemico. In una missione che ingaggia anche il medico Donatello che si spinge in Amazzonia per prendere piante medicinali che possono curare suo padre Splinter senza avvalersi del denaro scarso, affronteranno un'avventura che accenderà passione e lotte anche con il misterioso Furia Nera, detto Michelangelo, custode del tempio dell'antica pietra...
Include la serie 2003/2006/2012!
Genere: Avventura, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N/A Nuova storia, anche se già stata creata almeno tre anni fa e completamente modificata, in un molto di T-Cest. Buona Lettura.



New York. La Grande Mela.
Una città con tanti abitanti da ogni parte del mondo. Così caotica, rumorosa, con le sue attrazioni, la Lady della Libertà e... un ricco palazzo a vetrate che rifletteva la calda luce del sole, in un martedì mattina, verso le undici di giugno.
All'ottantesimo piano, in un ricco ufficio con un'ampia veduta sull'immensa Big Apple, un uomo seduto a un'elegante scrivania di pregiato noce era visibilmente infuriato, mentre osservava un energumeno e un altro ragazzo di circa ventiquattro anni.
“Un altro fallimento. L’ennesimo poi, Hun!” mormorò con calma glaciale.
"Maestro... la prego..." farfugliò l’uomo biondo in ginocchio.
"Hai avuto le tue occasioni e hai sempre fallito. Adesso, esci di qui prima che ti licenzi definitivamente. Te e le Guardie Scelte!".
"S... sì, Maestro Shredder" mormorò a voce bassa e uscì dalla porta castana.
L'energumeno dalla treccia bionda, occhi neri come il vestito, più una vecchia cicatrice sulla guancia e un tatuaggio con un drago viola sul braccio se ne andò. Adesso, nella stanza molto illuminata dal sole e refrigerata dall'aria condizionata vi erano solo Saki e il misterioso ragazzo.
Quest'ultimo aveva occhi dorati, una maschera rossa e la forma umanoide di una tartaruga. Indossava un cappello da cow-boy e un soprabito di pelle, tutto rigorosamente beige. Non aveva magliette, ma solo un aderente pantalone marrone infilato in un paio di stivali neri sin sotto al ginocchio. Aveva molto braccialetti d'argento e catenine d'oro al collo. Una cicatrice datata era sul suo pettorale sinistro. Una pistola e due Sai erano infilati nella cintura di cuoio nera che indossava. Un paio di guanti marroni privi di dita completavano il look.
"Ti ho chiamato perché voglio proporti un affare al quale tengo particolarmente" cominciò Saki, alzato per dirigersi alla cristalleria di bottiglie sulla sinistra. "Prendi qualcosa?".
"Un wisky. Con ghiaccio".
Saki servì in due bicchieri il liquido richiesto e tornò seduto, afferrando un logoro libro da uno dei cassetti della sua scrivania. Raph bevve un piccolo sorso, abituato al gusto freddo e forte del liquore e accavallò una gamba sull'altra, dando un'occhiatina alle pareti stranamente grigie dell'ampio ufficio.
E pensare che fino a trenta minuti fa era stato ricompensato dalla polizia per aver arrestato un criminale incallito, amante della tecnologia, chiamato JammerHead.
"Le mie industrie tecnologiche hanno avuto un netto calo in questi ultimi mesi e nonostante rappresenti una potenza miliare in questo campo, non posso contare su un aiuto economico da parte delle altre nazioni, come, per esempio il Giappone" introdusse l’uomo malvagio.
Il ragazzo annuì, sfogliando il libro in caratteri rigorosamente nipponici che, grosso modo, spiegavano la leggenda di un frammento della meteora che distrusse l'era dei dinosauri 65 milioni di anni fa. Si narrava, infatti, che un frammento di quella meteora fosse stata forgiata in un manufatto sconosciuto dalle proprietà mistiche e sconosciute.
"Qual è il tuo nome, ragazzo?".
L'altro sollevò appena gli occhi dal libro e si affrettò a rispondere: "Raphael, signore. Raphael Miyamoto".
Sinceramente non gli piaceva granché questo Saki.
Al cognome, quest’ultimo sollevò leggermente le sopracciglia, fermandosi addirittura dal sorseggiare il drink. Aveva già sentito quel cognome... ma dove? Non ricordava.
Annuendo in silenzio, preferì continuare la spiegazione.
"I miei uomini sono sulle ricerche di questo cimelio che vedi nell'immagine del libro da oltre due mesi e hanno fallito e se c'è una cosa che odio sono i fallimenti. Quindi, cerca di non deludermi anche tu, signor Miyamoto".
Raph restrinse gli occhi, un po’ scottato dalla leggera pronuncia sarcastica del suo cognome.
"Quanto è disposto a pagarmi?" chiese di getto, riponendo il libro da parte.
Saki sorrise, sapendo che il ragazzo aveva accettato di lavorare per lui: "Molto di quanto tu possa immaginare. Per affrettare il tutto, partirai per l'Amazzonia domattina".
"Amazzonia? E’ lontano da qui!" ripeté il rosso, sempre con un ghigno e un fischio.
"Sono disposto ad andare molto lontano per i miei obiettivi, signor Miyamoto".
Il rosso ingurgitò il resto del suo drink e fissò un'ultima volta la pagina con il cimelio: era un ciondolo ottagonale completamente grigio, come la meteora che era un tempo. Non sembrava così "brillante", stando alle descrizioni di Saki. Gli uomini ricchi erano sempre così ambiziosi, però.
E poi, non gli aveva raccontato esattamente le proprietà di quel ciondolo e delle vere carte a cui Saki stava giocando.
"Molto bene. A domani, signor Saki" concluse, stringendo la mano dell'uomo...
 
 
In un segreto laboratorio costeggiato da ampi monitor e persone al lavoro, una figura era appoggiata al parapetto tubolare di un passaggio che affacciava su di esso. Proprio come in un film, quello era la miglior base segreta dell'FBI.
I suoi occhi ramati erano puntati soprattutto sulla traccia audio in verde sullo sfondo nero di un grosso monitor: era una registrazione audio, attuata da un nero furgoncino parcheggiato nell'ampia piazza che sorgeva sotto l'edificio a vetrate della Saki Corp.
La trasmittente che aveva all'orecchio si accese con quel solito scricchiolio ma il ragazzo di ventiquattro anni e mezzo non si scompose dalla sua attuale posizione.
 
"Leonardo, hai sentito anche tu, vero?".
"Sì, April. Saki ha deciso di mirare alla collezione di cimeli antichi, adesso" rispose l'altro, con freddo sarcasmo.
"Il misterioso uomo con il cappello si chiama Raphael Miyamoto. Ha un buon repertorio come killer, assassino, sicario e mercenario. Sono sconosciuti il luogo di nascita, l'anno, residenza e famiglia".
"Il nome va più che bene e sappiamo che ha ventiquattro anni. Posso occuparmene tranquillamente".
"Sembrerebbe un tuo omonimo".
"Perché?".
"Semplice: da quello che sto vedendo, è una tartaruga proprio come te. Alta e muscolosa, poi".
 
Leonardo sentì la curiosità salirgli alle stelle; per quanto ne sapeva, di esemplari come lui non ve ne erano. Era unico nella sua specie... molto strano.
"D'accordo, April. Puoi rientrare. Per oggi abbiamo concluso" commentò, infine, mettendosi a braccia conserte.
La comunicazione s'interruppe e il corpo alto e slanciato di Leonardo One, lontano nipote di Ancent One, scese dieci scale di ferro, raggiungendo il centro dell'ampio laboratorio prevalentemente grigio, ancora ripensando a quel Raphael.
Chi era esattamente? Se lavorava per Saki doveva essere fermato!
"Problemi?".
Leonardo sorrise, poi si  rivolse all'uomo dai capelli scuri e occhi cobalto che era seduto a un pc, mentre analizzava una cartina geografica, attorniato da fogli e tazze di caffè vuote.
"No, Casey. C'è un altro bersaglio che dovremmo tener d'occhio".
"Con Saki non c'è mai da annoiarsi, eh?" commentò l'altro, guardandolo.
Leonardo mosse semplicemente le sopracciglia per enfatizzare una risposta accondiscendente.
 "Tu stai bene? Oggi mi sembri più taciturno del solito".
"Non preoccuparti. Capitano giorni in cui mi sento pensieroso".
Casey guardò l'amico. Indossava un giubbotto di pelle nera, simile al pantalone aderente rinfoderato in un paio di stivali a strappo sin sotto al ginocchio. Indossava anche un soprabito lungo e slacciato sul davanti, con una cintura che penzolava liberamente. Aveva dei guanti corvini e due cinture di cuoio che pendevano incrociate sui fianchi, con grosse fibbie di metallo. Sulla schiena, due katana incrociate completavano il tutto.
Leonardo, ventiquattro anni. Il miglior agente dell'FBI, leader dello Squadrone A, indipendente e adibito a missioni come perquisizioni e pedinamenti.
Casey aveva lo stesso abito, tranne per le cinture e il soprabito.
"Pensi che ti affideranno la missione di pedinare il nuovo tartarugo?" domandò Casey.
"Non lo so… ma spero di sì." rispose Leo. " continuando con meno voce.
Fra i due cadde un silenzio alquanto imbarazzante. I due non sapevano più che dirsi per non gelarsi l’animo ma la missione da seguire sembrava aver esaurito i punti di aggrapparsi per continuare il dialogo.
Improvvisamente, con volto triste e voce quasi impercettibile, Leonardo mormorò: “Io... vorrei ricordare davvero gli anni bui della mia vita... capire chi sono".
"Non hai mai provato a chiedere a tuo nonno?".
Leonardo fece un amaro sorriso: "Molte volte. Mi ha raccontato di come fossi giunto dinanzi alle porte della sua casa, misteriosamente, ventiquattro anni fa. Non immagini quanto mi prema sapere chi sia la mia vera famiglia e gran parte della mia pubertà. Capire come sia diventato una spia".
"Informazioni riservate" seguitò un'elegante voce, dalle due porte di metallo che conducevano alle scalette di ferro. "Ma nulla che non possa trovare".
Una donna dai capelli rossi con uno chignon: occhi verdi, fisico da dea, bellissima e prosperosa. Anche lei indossava un'uniforme corvina come i suoi compari. Aveva una cartellina beige sotto il braccio destro che porse a Leonardo, facendo un piccolo occhiolino anche a Casey che sbavava letteralmente per tanta ammaliante bellezza.
"Interessante" commentò Leo, mentre sfogliava le numerose fotografie nella cartellina.
"E' il tuo nuovo bersaglio. Hurricane ti ha affidato la missione senza problemi " rivelò la rossa.
"Non lo deluderò" s'inchinò l'azzurro.
“E quando mai lo hai fatto?” commentò sarcastico Casey.
April dette una piccola pacca sulle chiappe dell’uomo che, colto alla sprovvista, guaì di piacere e sorrise a Leo.
"Buona fortuna" dissero all’unisono.
"Grazie" e detto ciò, Leonardo lasciò il laboratorio...
 
 
"Grazie. E torni a trovarci!".
Il figlio del brillante farmacista che aveva anche un dojo di arti marziali era da alcuni giorni preoccupato. Donatello, di anni ventidue appena compiuti, sospirò mentre riponeva nella cassa la banconota dell'acquisto appena effettuato da parte di un paziente. Si tirò più giù le maniche del maglione panna che indossava, con tanto di piccolo drago viola sul fianco sinistro. Indossava un pantalone di cotone beige e i piedi erano nudi.
I suoi occhi nocciola puntarono verso la piccola porta coperta da una tendina castana della farmacia, nel piccolo paesino di Ohara, in Giappone.
Sapeva che c'erano abbastanza turisti di questi tempi, attratti dai vari tempi che costeggiavano anche Tokyo, a sette chilometri da Ohara ma, nonostante tutto, le medicine che servivano a suo padre costavano decisamente troppo. Dovevano ancora pagare l'affitto della casa e le varie carte per mantenere la farmacia stessa.
Donnie si addentrò nella porta, dopo aver accuratamente chiuso la porta della farmacia a chiave e in quella stanza molto spoglia, sul pavimento a toghe di legno e mura di cartongesso, vi era un futon con un topo antropomorfo.
"Padre... la tua febbre non è scesa e vorrei fare di più per te… " mormorò il giovane, inginocchiandosi accanto.
Gli occhi castani dell'altro si aprirono, seguiti da uno stanco sorriso: "Stai già facendo tanto per me, Donatello".
Il giovane guardò le crepe nelle mura di un grigio caldo. Era una bettola la loro casa, con tubi in perdita, mura gonfie di umidità e toghe scricchiolanti. Investire denaro per ripararla era un sacrificio inutile oltre che impossibile da realizzare se le entrate erano decisamente misere.
"No, padre. Guarda in che condizioni siamo! Io voglio e devo comprarti quelle medicine! Quelle di cui disponiamo non fanno effetto!" disse, scuotendo il capo.
"Non sprecare i soldi, figliolo. Io sono vecchio e tra non molto-".
"NO! Ho scoperto che potrei realizzare le medicine giuste per te con alcune piante dalle proprietà strepitose e per farlo mi occorre semplicemente andare in Amazzonia! Lì, avendo a disposizione una sterminata botanica, non mi sarebbe per nulla difficile creare ciò che serve per rimetterti in sesto!” sbottò il viola.
Splinter spalancò gli occhi… non voleva che suo figlio partisse per andare così lontano!
"Partirò domattina, sensei. Avevo già acquistato un biglietto con i soldi che mi sono guadagnato facendo il ripara-tutto" commentò con lieve risatina. "Tu aspettami. Non ti deluderò!".
"Ma... Donatello...".
Il figlio lo guardò e inchinò leggermente il capo, sparendo dietro la tendina.
"Bambino mio... tu mi onori, ma..." gemette il padre, tornando coricato dalla posizione seduta qual era stato. "Non posso permetterti qualcosa di così rischioso…”.
 
 
Un cacciatore si aggirava furtivo nella fitta vegetazione dell'America Centrale, con indosso la sua uniforme beige, cappello e stivali verde militare. Era uno degli uomini corrotti che rubava a un villaggio locale in cambio di protezione. Sapeva che c'era un tempio nei dintorni che custodiva un cimelio che venduto, gli avrebbe portato una fortuna inimmaginabile.
"Stupide piante" commentò, continuando ad affettarle con la sua spada. "Una volta che metterò le mani su quel ciondolo, la mia vita passerà dalle stalle alle stelle!".
Quello che non sapeva era che un paio di occhi azzurri lo stavano fissando, su uno dei tanti rami degli alti alberi. L'uomo stava invadendo il sacro territorio e doveva essere punito.
Con un rapido movimento, fece appositamente rumore con alcune foglie e cespugli, causando un leggero stupore nel cacciatore.
"Chi è là?!" inveì, puntando la spada alla cieca. "Esci fuori, chiunque tu sia!".
La figura fece un largo girotondo, nascosto fra i rami e gli arbusti più bassi, prima di comparirgli alle spalle, con un piccolo ghigno. L'uomo cominciò ad avvertire una presenza alle spalle e respirando affannosamente, lentamente si voltò. Il suo grido di terrore si levò nell'aria e fu tale da far scappare alcuni uccelli che gracchiarono sconvolti.
"Mai mettere piede nel mio territorio, cacciatore".
L'uomo fu legato con una corda a un albero e ironicamente dondolava a testa in giù, stordito ancora dalla paura e da un calcio nella sua pancia. Tutto troppo veloce, non avrebbe ricordato nulla! Chiunque fosse l'essere avvolto da un mantello nocciola sfilacciato, era abile come un demonio.
"Chi... sei...?".
Il cappuccio cadde, rivelando una tartaruga di circa diciotto anni, dalla pelle verde mare, tatuata con alcuni segni neri. Sulle guance possedeva tre graffi in nero che sembravano baffi. I suoi occhi erano azzurri e possedeva lunghe unghie affilate, come i canini bianchissimi. Era magrissimo, tanto da contargli le ossa sui pettorali sbiaditi che risaltavano sulla pelle. Indossava alcuni anelli dorati ai bicipiti, polsi e caviglie e due cinture stranamente di cuoio pendevano a "x" sui fianchi, dove sorgevano un kunai e una fionda.
"Il mio nome è Black Fury, ricordalo".
Quello che l'uomo vide prima del buio fu solamente un pugno contro il volto e la tartaruga che scompariva nella vegetazione...
 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: NightWatcher96