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Autore: fra_eater    10/02/2016    1 recensioni
per chi passa la vita solcando le onde non può non amare il mare, eppure tutti sanno che, oltre che amato, esso può essere molto odiata, specialmente se inghiotte persone e le riporta alla riva private i qualcosa.
Eccomi con una long su ZoroXTashigi, con accenni a Franky XRobin e RufyXNami
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Va tutto bene?”
Robin era scesa proprio nel cuore della Sunny certa di trovarvi il suo creatore, quel che non si aspettava di trovare era  Franky con le enormi mani metalliche sulle tempie e uno sguardo preoccupato al legno della parete concava.
“Franky?” lo chiamò dolcemente facendo spuntare un braccio sulla sua spalla per richiamare l’attenzione. L’uomo si voltò “Sei tu Robin.” esclamò con poco entusiasmo, poi tornò a guardare la parete “Non riesco a trovare la perdita.”
“Perdita?” ripeté la ragazza, guardando con attenzione il pavimento; in effetti vi era una piccola superficie acquosa che si spandeva molto lentamente sulle assi.
“Non dovresti venire qui. È acqua salata” Franky la raggiunse a grandi falcate. L’acqua marina non dava problemi ai suoi circuiti,ma non voleva che la ragazza corresse il minimo rischio dato che aveva ingerito un frutto del diavolo.
“Hai bisogno di una mano?” chiese l’archeologa quando il carpentiere si avvicinò, l’uomo fece di no con il capo ma il suo sguardo tradiva una certa preoccupazione.
“La Sunny è stata violentemente danneggiata dalla tempesta e le palle di cannone hanno peggiorato il tutto. Non riesco a trovare la falla e se non lo faccio al più presto potremo imbarcarne troppa”
La ragazza accarezzò dolcemente il volto del cyborg che però non sembrò dare peso alla cosa.
“Spero solo che i ragazzi non facciano molti casini con la festa”commentò amaro.
Robin capì subito il riferimento. Sapeva benissimo che per i suoi compagni ogni momento era buono per bere e brindare, ed era certa che la tornata memoria della marine fosse una ragione più che sufficiente per il capitano per giustificare fiumi di alcool e banchetto carico di leccornie.
“Lascia fare a me” disse l’archeologa e si allontanò lasciando il povero carpentiere con un’espressione confusa in volto.
 
“Allora!”Rufy si era addentrato di corsa nella cucina, impugnando vittorioso una chiave dorata e seguito da un attento e meticoloso Sanji.
“Che cosa possiamo usare?” chiese il capitano aprendo la dispensa e trattenendo a stento la bava di fronte alla ben fornita e per lui da sempre inaccessibile.
Sanji si avvicinò al ragazzo di gomma a grandi falcate, le braccia tese pronte ad afferrare il capitano in caso allungasse un po’ troppo le mani nella dispensa.
“Vacci piano!” lo rimproverò “Dobbiamo decidere cosa cucinare per la festa di stasera! Il ritorno della memoria di Tashigi-chan va festeggiato come si deve!”
Ma Rufy non lo stette a sentire e si lanciò con la bava alla bocca tra gli scaffali colmi di cibo, per poi trovarsi a sbattere il naso contro le ante chiuse.
“ Ma che diamine?” urlò arrabbiato guardandosi intorno finchè non notò un fruscio di petali con cui normalmente comparivano o sparivano le braccia di Nico Robin. La donna era appena entrata nella stanza con passo deciso “La Sunny sta imbarcando acqua” annunciò, tetra “Rischiamo di morire tutti. Andate ad aiutare Franky se non volete che i pesci ci facciano compagnia!”
Robin era davvero il tipo di persona che non aveva bisogno di molti giri di parole per far comprendere un concetto e Rufy e Sanji lo potevano confermare.
 
Tashigi uscì dall’infermeria barcollando sulle gambe. Chopper aveva insistito per farle prendere un calmante, non sapeva per quanto tempo avesse dormito,ma gli effetti del medicinale non erano ancora passati.
Poggiò la mano destra contro la parete di legno mentre cercava di mettere ben a fuoco il ponte.
La nave era deserta, silenziosa. Che fine avevano fatto i pirati?
 
“RUFY, ATTENTO!”
Troppo tardi. Invano Usopp aveva urlato al suo capitano che era scivolato su uno straccio finendo nella pozzanghera più grande.
“CHIAMATE UN DOTTORE!CHIAMATE UN DOTTORE!” Chopper aveva cominciato a correre a destra e a manca con dei secchi in mano.
“TU SEI UN DOTTORE!” gli avevano urlato all’unisono Brook, Nami e Sanji e l’animaletto si era bloccato, pietrificato “Ah già!”. Poi si era guardato in torno “Ma c’è tanta acqua, non posso visitarlo!”
Franky, con enorme pazienza, prese in braccio il capitano che aveva cominciato a vaneggiare completamente fradicio e lo aveva posto sulle scale di legno, vicino a Robin che aveva un’espressione concentratissima perché stava usando le sue mani per trasportare secchi vuoti all’interno e svuotare quelli pieni nel mare come con una catena di montaggio fatta di candide braccia.
In poco tempo l’acqua si era diffusa velocemente e i pirati si erano rimboccati le mani non senza problemi.
Nami afferrò lo strofinaccio con cui stava asciugando il pavimento e lo strinse in un secchio vuoto; l’acqua che scrosciava tintinnava con il metallo e le faceva tornare in mente quel che era successo sotto la pioggia: Rufy l’aveva baciata.
Guardò verso il suo capitano e lo vide stramazzato sulle scale, il corpo elastico che aveva preso la forma degli scalini accanto all’archeologa che sorrideva intenerita.
Non aveva avuto il coraggio di parlargli e anche chi aveva assistito alla scena aveva deciso di tacere, forse per paura della sua reazione. Non sapeva che fare. Parlare o continuare a tacere?
“Qualcuno mi spiega perché quel fannullone dello spadaccino non è qui?”
Franky era sbottato. Era tornato carponi nell’acqua alla ricerca del foro ed era super teso per quella situazione.
“Sarebbe solo d’impiccio” commentò Sanji stringendo una sigaretta tra le labbra “Sta sbollendo in palestra” spiegò “Ed è meglio che stia lì”
Nami annuì. Ci era mancato veramente poco che Zoro perdesse la testa con quel cacciatore di teste.
Jack era riuscito a riprendere conoscenza e a muoversi carponi sul pavimento di legno nel tentativo di salvarsi la pelle. Quando lo spadaccino se ne accorse gli fu addosso, intento a porre fine alla sua vita se gli altri non glielo avessero impedito; Sanji e Brook erano dovuti intervenire per evitare che lo massacrasse.
“Non avevo mai visto il marimo perdere la testa in quel modo”  commentò a mezza voce il cuoco mentre la ramazza con cui stava asciugando il pavimento si  muoveva  veloce per occupare i pensieri.
Nessuno ebbe il coraggio di replicare.  Fu necessario anche l’intervento di Rufy per calmare lo spadaccino e allontanarlo dal corpo nuovamente privo dei sensi del cacciatore di taglie.
“Ho trovato la falla!”
La voce del  medico di bordo con il naso blu sul pavimento strappò i mugiwara ai ricordi di quella sera.
Franky si precipitò a vedere il punto indicatoli e vi trovò un piccolo buco da cui l’acqua sgorgava allegramente con diverse bolle d’aria scoppiettanti di varie dimensioni.
 
Tashigi camminò sul ponte  alla ricerca di qualcuno, ma non vi era nemmeno una luce accesa ,eccetto la coffa dell’albero maestro.
La sera era scesa e l’ora di cena doveva esser passata da tempo; chissà quanto aveva dormito.
La ragazza si guardò intorno. Nessun rumore, nessuna voce, l’unica fonte che potesse far pensare a delle persone era proprio la luce su per la coffa e si avvicinò a passo incerto su per le corde.
 
Concentrazione. Doveva stare concentrato.
Come fosse successo non lo sapeva. Era la prima volta che provava un così forte senso dell’omicidio, una voglia matta di veder scorrere il sangue che solo gli occhi terrorizzati dei suoi compagni lo avevano fatto tornare in sé.
Primo affondo.
 La Wado Ichimonji colpì l’aria .
Secondo affondo.
La passò dietro di sé con velocità, come a voler colpire un nemico invisibile.
Terzo affondo. La spada in alto, stretta tra le due mani. I muscoli tesi, pronti a tagliare in due un corpo invisibile e…
“Ma quella lama è sporca!”
La sorpresa nel sentire quella voce fece saltare Zoro che per poco non perse la spada dalle mani.
“Attento!”
“Che ci fai qui?” fu la risposta dello spadaccino nel vedere la marine correre da lui nel tentativo di analizzare la spada da più vicino.
Tashigi si fermò, leggermente intimorita essendosi resa conto di aver invaso la privacy del pirata.
Zoro la fissò attentamente. Era ancora vestita come quel mattino: la camicia viola di Nami e i jeans scuri, ma era a piedi nudi e li sfregava tra loro, in evidente imbarazzo.
“Che ci fai qui?” ripetè lo spadaccino rifoderando la lama.
La ragazza tentennò “Ero… sola…” rispose.
“E Nami?” chiese lui prendendo un asciugamano che portò dietro al collo. Con la meditazione aveva sudato molto e sentiva la maglia aderire fin troppo ai muscoli del petto.
“Non lo so” rispose lei portando gli occhiali sul capo. Si sentiva a disagio a stare sola con lui, ma non riusciva a capirne il motivo.
Zoro le lanciò un’occhiata penetrante, ma non disse nulla. Si chiedeva che fine avessero fatto quei beoti dei suoi compagni, ma non voleva farle credere che fosse preoccupato. Dovunque erano finiti stavano sicuramente facendo qualche danno.
 
“Nasone, muoviti con quel tappabuchi!”
Usopp guardò malissimo il carpentiere. Non era facile riuscire a chiudere quel buco così piccolo, ma la pressione dell’acqua era talmente forte che non riuscivano a compiere un lavoro così semplice.
“Fatemi passare, faccio io!” esclamò Rufy in piena euforia e spinse via il cecchino per infilarvi il dito.
Impiegò solo due secondi prima di accasciarsi su se stesso, completamente deprivato delle forze.
“Sei il solito idiota!” gridò Nami prima di strapparlo dal suo posto e lanciarlo a terra per essere subito soccorso da Chopper e Brook.
Franky scosse il capo mentre vedeva i suoi compagni cercare i modi più idioti per chiudere una piccola falla, ma fu quando Sanji disse che la cosa migliore fosse utilizzare fazzolettini di carta che pensò seriamente di lanciarli tutti in mare.
Robin gli posò una mano sulle spalle e fu il contatto a calmarlo subito.
Bisognava avere molta pazienza con i bambini.
 
Tashigi si avvicinò furtiva a Zoro che non le prestava più attenzione “Posso vedere le tue spade?” chiese speranzosa.
Il “No” secco in risposta le fece corrucciare le labbra.
Ma la curiosità era fin troppo forte e i suoi occhi erano guizzati alla ricerca delle else da lei conosciute.
 “Non vedo la Yubashiri” esclamò improvvisamente e lo spadaccino avvampò di colpo.
Come avrebbe fatto a dire a una fanatica come lei che si era distrutta e che l’aveva lasciata sulla tomba dei pirati Rumba a Thriller Bark? Sarebbe morta di crepacuore.
“Ecco…” si grattò la testa, impacciato. Ma perché doveva giustificarsi con lei? “NON SONO AFFARI TUOI!” sbottò all’improvviso.
Tashigi spalancò gli occhi, stupita da tale veemenza, e capì che vi era qualcosa sotto. Non poteva che pensare al peggio.
“L’hai distrutta,vero?”
Zoro si inorridì “Ma che diamine dici?” esclamò.
 La ragazza si avvicinò a lui per fissarlo dritto negli occhi, alla ricerca della menzogna. Un brivido di puro terrore attraversò la schiena del ragazzo.
“Non sono affari che ti riguardano!” aggiunse, cercando di togliersela dai piedi, ma Tashigi vide ciò come una confessione “Lo sapevo!” esclamò con impeto “Con te le spade non sono al sicuro! E queste le prendo io!” e si lanciò in avanti, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi.
Zoro afferrò le tre amate spade e si scostò, evitando la ragazza che partì al suo inseguimento.
“Sei una maniaca delle spade!”
Tashigi lo seguiva in ogni movimento. La coffa, adibita a palestra, era piuttosto grande e Zoro sapeva benissimo come muoversi là dentro al contrario di lei che rischiava di sbattere contro i pesi.
La ragazza gli stava dietro, allungando le mani verso le katana che lui portava sopra il capo, rischiando di cadere ogni volta.
Era come una strana danza impacciata, e loro i primi ballerini che improvvisavano i passi.
“Io non sono maniaca!” esclamò “Voglio solo salvare quelle preziose spade da gente come te che le distrugge! La Yubashiri faceva parte delle 50 spade di buona fattura presenti nel mondo e tu l’hai distrutta!”
“Io ho sempre le mie spade al fianco!” urlò lui, esasperato “La tua Shigure dov’è?”.
Pessima mossa. Lei si irritò tantissimo “Non hai il diritto di parlarmi così, pirata!”
La coordinazione non era mai stato il forte della ragazza e anche la forza fisica non era mai stata sua alleata, quindi il tentativo di sferrare un pugno sul volto del ragazzo la fece inciampare nei suoi stessi piedi e cadde con un tonfo sul petto dello spadaccino dai capelli verdi.
Zoro, steso a terra, si massaggiò il capo dolorante mentre teneva l’altra mano sulla schiena della ragazza che era su di lui.
Tashigi sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi di uno Zoro irritato. Le spade erano volate via per poterla afferrare e lei non potè che sentirsi responsabile.
La marine di sollevò leggermente, cercando di non pesare troppo sul ragazzo e portò il viso alla stessa altezza di quello di lui per poterlo fissare con sguardo dispiaciuto  “Mi dispiace” abbassò gli occhi “Ho esagerato e…” ma non finì la frase, la sua bocca era stata tappata da quella del pirata.
 
Che cazzo ho fatto?” questo pensiero prese il sopravvento della mente di Zoro un secondo troppo tardi.
Si era lanciato e l’aveva baciata. Il perché? Perché aveva trovato quello sguardo dispiaciuto così tenero.
 Lui, un pirata, un uomo famoso per la sua mente fredda come le lame, aveva trovato teneri due grandi occhi da cerbiatto malinconici e si era lanciato in avanti spinto dal desiderio di baciare chi possedesse quegli occhi.
Ma che diavolo gli stava succedendo?
Si staccò velocemente e si fissarono, incapaci di parlare. Lei era ancora su di lui, entrambi con gli occhi sgranati, incerti se dire se fosse avvenuto realmente.
Zoro aprì la bocca per parlare, ma nessun suono ne uscì.
Tashigi ebbe un sussulto, come se avesse appena realizzato cosa fosse successo. I suoi occhi si riempirono di lacrime e la sua mano destra colpì il volto del pirata e con altrettanta velocità si alzò dal pavimento e scappò via.
 
Robin scostò una ciocca tirata su dal vento. L’aria della notte era fresca e la luce della luna illuminava il ponte in ogni suo affranto.
Un rumore sordo attirò la sua attenzione e vide distintamente la marine alzarsi da terra e correre verso la cabina che divideva con lei e Nami.
Non si accorse di lei, sembrava come se stesse scappando da qualcosa o da qualcuno. Mentre correva via, Robin spostò lo sguardo verso il punto da cui era arrivata e lo alzò su, verso l’albero maestro dove la figura di Zoro si stagliava contro i vetri ed era reso visibile grazie alla luce.
Scosse il capo. Aveva deciso di non partecipare al piano dei suoi compagni perché temeva quel che sarebbe potuto accadere in futuro: una volta tornata dai marine, loro due sarebbero tornati ad odiarsi e tramutare un sentimento come l’amore in odio li avrebbe portati entrambi alla disperazione.
 Ma a volte il destino ha strani disegni e temeva che per loro due sarebbe stato un cammino tortuoso e carico di lacrime.
Zoro era sparito dalla sua vista, così come Tashigi.
Il vento scompigliò i capelli di Robin e la brezza marina le bagnò il viso candido.
“Questi amori violenti hanno fini violenti” recitò, ricordandosi il passo di un libro letto poco tempo prima “Mi auguro per voi che non sia così”.
E ritornò nella stiva, ben decisa a non rivelare quel che aveva visto e intenzionata a lasciare ai due il tempo necessario per far fronte ai pensieri che stavano sicuramente turbando le loro menti.




angolo dell'autrice:
lo so, dovrei vergognarmi, sono in un ritardo mostruoso ma spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
ci tengo a precisare la scena finale, che potrebbe sembrare OOC: ho visto molte volte Zoro agire senza pensare, esempio lampante il primo incontro con Tashigi in cui gli ha distrutto gli occhiali, per questo ho pensato che dovesse essere lui, mentre Tashigi ha avuto una reazione tipicamente femminile, che forse a lei non si addice, ma anche lei è tipa da cedere all'instinto e,anche se non vuole, è pur sempre una donna.
vi chiedo perdono già da ora, ma non credo proprio che il prossimo capitolo arriverà presto, io farò tutto ciò che è in mio potere e spero che voi possiate attendere.
un bacione a tutti e grazie
Fra

 
  
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