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Autore: Manu75    10/02/2016    2 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Se non ho ottenuto commenti con Kraffy e Kebby allora non ho speranza! XD Buona lettura ^_^


‘Un gelido destino’

 

Trentunesimo capitolo

 

(Malfoy Manor – seconda parte – Draco)

 

Narcissa e Abraxas camminavano fianco a fianco, mentre una serie interminabile di enormi quadri li osservava con una certa, superba, curiosità.
Avrebbe dovuto essere il contrario rifletté, con un piccolo sorriso, Narcissa.
Il corridoio di Malfoy Manor, dedicato agli appartenenti di quella dinastia di maghi e streghe potenti, era infinito; costellato da cornici dorate che contenevano i ritratti a grandezza naturale di centinaia di lontani avi di Abraxas e Lucius.
In ognuno di essi Narcissa, che rispondeva con educazione agli inchini, ai saluti o ai semplici gesti che i ritratti le indirizzavano, poteva ritrovare uno o più tratti dei due uomini.
Ogni tanto Abraxas si fermava, spiegandole nel dettaglio la storia di quel o questo Malfoy, spesso corretto o supportato dal diretto interessato.
Cissy notò che erano tutti molto alteri e che suscitavano una certa soggezione.
- Questo è mio padre. – le disse Abraxas ad un certo punto – Lucius Saverius Malfoy -
Narcissa gli fece un inchino e lui la graziò di un saluto, poi si rivolse al figlio, borbottando qualcosa del tipo ‘Non darla vinta a Silente’.
Subito dopo c'era il quadro di una donna.
Abraxas vi si fermò davanti, con un’espressione particolarissima sul volto.
- Questa, Narcissa, è mia moglie. – le spiegò, tenendo lo sguardo fisso sul ritratto, che lo ricambiava con uguale intensità – Gwenhwyfar Bryn Arundel in Malfoy, la madre di Lucius.-
Cissy studiò attentamente la donna del quadro e non poté che trovarla bellissima, anche se completamente avulsa dai Malfoy e dal suo stesso figlio.
Indossava un abito dalla foggia molto originale, color rosso sangue, e aveva una carnagione bianchissima che contrastava con i lunghissimi capelli corvini.
Gli occhi erano di un verde straordinario e la bocca carnosa, le cui labbra erano dipinte di un colore molto scuro.
Era davvero splendida e i suoi occhi brillavano d’intelligenza; quell’intelligenza che non ha bisogno di essere espressa a parole, quella che filtra già dallo sguardo.
La donna ricambiò Narcissa con lo stesso interesse e le indirizzò un impercettibile sorriso, a cui la ragazza non poté non rispondere.
Poi il ritratto si rivolse nuovamente ad Abraxas e Cissy comprese che tra i due passava un dialogo silenzioso, la muta comunicazione di due persone che si amano moltissimo. O meglio, che si erano amate.
Narcissa sentì il sollievo pervaderla.
Sua madre aveva mentito, ovviamente.
Abraxas Malfoy aveva amato sua moglie, non vi erano dubbi su questo, e lei era felice di scoprirlo.
- Gwen era originaria della Cornovaglia, terra di immensa cultura magica. – riprese Abraxas, schiarendosi la voce – Era una strega straordinaria….-
- Non ne dubito! – gli disse Cissy, con molto calore.
Lui le sorrise e poi proseguì, diretto verso l’ultimo ritratto del corridoio, che occupava un posto speciale, in una nicchia protetta da due tende nere, molto pesanti.
- E ora – le disse il signor Malfoy - Voglio presentarti l’ospite più distinto di questa casa mia cara, dopo di te, naturalmente…-
I due si fermarono dinnanzi alla pesante cornice, che si differenziava da tutte le altre, essendo molto austera e di colore nero.
- Draco Sioltach Arundel. – annunciò, molto solennemente, Abraxas– Mago di enorme potere, progenitore di mia moglie, straordinario cacciatore di Draghi e amico fraterno del grande Salazar Serpeverde. -
Narcissa sollevò lo sguardo sul quadro e i suoi occhi rimasero incatenati a quelli dell’uomo che vi era dipinto.
Egli indossava degli abiti neri coperti, in parte, da una sottile armatura d’argento; dietro di lui vi era il corpo senza vita di un immenso drago rosso e gli indumenti e le mani di quel mago dall’aura potente grondavano sangue, il sangue verde della bestia che Draco doveva aver appena ucciso.
Il volto dell'uomo era affilato, dalla carnagione olivastra, e dominato da un naso grifagno; i neri capelli, che gli sfioravano le spalle, scendevano in lunghe ciocche ad esaltarne il volto duro. Una corta frangia, infine, sembrava opprimere gli occhi di un nero assoluto, bui e insondabili.
L’uomo del ritratto la fissò e le rivolse un sorrisetto storto che ricordava in qualche modo quello di Lucius e lei, senza sapere bene perché, arrossì violentemente, senza riuscire a rispondere a quel sorriso.
- Dimenticavo di dirti che Draco era famoso anche per il successo che riscuoteva con il gentil sesso…- le disse Abraxas, con il sorriso nella voce, studiando il volto imbarazzato della fanciulla – Da quel che ne so, il drago alle sue spalle ebbe un ultimo guizzo di vita e, con un’abile mossa dei suoi portentosi artigli, portò con sé il mago guerriero nell’Ade riservata agli esseri di nobile rango. Credo che quella fu una fine molto auspicabile per Draco, che era un grande amante di tutto ciò che comportava lotta e sfida all’ultimo sangue -
Draco sembrò approvare quelle parole, e rivolse uno sguardo quasi affettuoso all’enorme bestia morente alle sue spalle.
La ragazza non ebbe il coraggio di rialzare lo sguardo sul dipinto.
Ci si poteva infatuare di un ritratto? Ovviamente no.
Eppure, nei giorni seguenti, Narcissa, complici le lunghe ore di solitudine che passava tra un pasto e l’altro, si ritrovò a gironzolare molto spesso nel corridoio occupato dagli antenati dei Malfoy e, non senza un pizzico di vergogna, cominciò a fermarsi sempre più a lungo davanti al ritratto di Draco; senza dimenticare mai di salutare la madre di Lucius, che la fissava con un discreto interesse.
Il punto era che quel Draco l’aveva colpita nel profondo, arrivando a occupare i suoi sogni; riuscendo persino a scalzare gli incubi che l’assillavano di solito anche se, con una certa agitazione, lei aveva notato una grande somiglianza tra lui e l’uomo dai capelli corvini che la tormentava da così tanto tempo.
Dalla sua nicchia privilegiata lui continuava a sorriderle con ironico fascino e lei, ogni tanto, gli rivolgeva la parola, sentendosi una perfetta idiota e sperando vivamente che nessuno assistesse a quella scena patetica.
- Dopotutto potrei anche avere un figlio dai capelli scuri…- sussurrò a se stessa con un sorrisetto, un pomeriggio in cui si era soffermata più a lungo del solito davanti al ritratto del suo beniamino.
Ancora due giorni e la sua permanenza a Malfoy Manor sarebbe terminata.
Sospirò piano.
Non aveva ricavato granché da quella visita, in fondo.
Non aveva passato molto tempo con Lucius, né lo aveva conosciuto meglio, ma almeno si era allontanata dall’atmosfera opprimente della sua casa.
All’improvviso venne distolta dai propri pensieri dallo scalpiccio di due piedini molto svelti.
Senza sapere bene nemmeno lei il perché, decise di nascondersi tra i tendaggi del ritratto di Draco, forse vergognandosi all’idea che qualcuno la trovasse in adorazione davanti all’immagine del bel mago tenebroso.
Con una certa sorpresa, vide Kebby avvicinarsi rapidamente e superarla senza dare segno di averla vista e poi, dopo essersi fermato con aria circospetta, introdursi in una porta poco distante, che Cissy non aveva mai notato.
Vi rimase per una mezz’ora circa e poi uscì nuovamente, lasciando la porta incautamente socchiusa.
Narcissa fece per allontanarsi, sollevata di non essere stata vista, quando il demone della curiosità ebbe il sopravvento.
L’atteggiamento di Kebby era stato quanto mai sospetto e il fatto che lui non avesse Kraffy alle calcagna, come di consueto, le rendevano la situazione ancora più inspiegabile.
Mordendosi le labbra si avvicinò alla porta e, con una piccola spinta la aprì del tutto, infilandosi dentro la stanza e richiudendo la porta dietro di sé.
Se Kebby fosse tornato avrebbe avuto il tempo di nascondersi dietro qualche mobile.
Ma, non appena i suoi occhi si furono abituati alla semioscurità, Narcissa si dimenticò del tutto dell’elfo domestico o della paura di essere scoperta, perché quello che vide le tolse il fiato e le fece precipitare il cuore in fondo alle scarpe, riempiendola di doloroso sgomento.

 

Lucius era appena rientrato e stava togliendosi i guanti neri, quando Kebby entrò discretamente nella sua stanza.
- Eccoti. – gli disse il ragazzo, senza guardarlo – Hai fatto come ti ho detto?-
- Si. – rispose, quieto, l’elfo – Ma Voi sapete che se vostro padre…-
- Ti ho già detto che lui non saprà mai nulla, non sarà di ritorno fino a domattina. – disse Lucius, leggermente seccato – Né tanto meno lo verrà a sapere Kraffy, tanto lo so che sei molto più preoccupato della sua reazione che di quella del tuo padrone…- questa volta il suo tono era divertito.
Kebby si inchinò ed uscì senza aggiungere altro e Lucius, dopo essersi tolto anche il panciotto, uscì dalla stanza e si avviò verso la galleria dei Malfoy.

 

Narcissa non poteva distogliere gli occhi dal grande quadro che dominava la stanza.
Il soggetto principale era una fanciulla bellissima dai biondi capelli lasciati liberi sulle spalle, le labbra dolci, il naso diritto, la fronte alta.
Indossava uno splendido e sfarzoso abito bianco e argento e non poteva avere più di diciassette anni.
La ragazza del dipinto era la copia esatta di Narcissa, tranne che per gli occhi, che erano scuri e vellutati.
-…Mamma…- sussurrò Cissy, con gli occhi colmi di lacrime.
‘Perché sei uguale a me!’
La parole che Druella le aveva sputato addosso, la sera stessa in cui era morta, rimbombarono nella testa della ragazza ‘Proprio così! Abraxas Malfoy mi ha sempre amata! Avrebbe voluto sposarmi!’
E, in effetti, la somiglianza tra la ragazza che era stata Druella e sua figlia era impressionante e quella stanza, constatò Narcissa con grande sofferenza, sembrava il mausoleo che un innamorato dedica al suo perduto amore.
Le pareti erano spoglie e non vi era mobilio, tranne che per una sedia piazzata proprio dinnanzi al ritratto, in modo da consentirne una perfetta visuale.
Un ricordo emerse nella mente di Cissy.
La prima volta che aveva visto Abraxas lui le dava le spalle, contemplando il ritratto di Druella il giorno delle nozze e mai, realizzò all’improvviso la ragazza, mai lui le aveva rivolto un complimento senza notare quanto lei somigliasse a sua madre.
Druella, per una volta, non aveva mentito.
Narcissa avrebbe voluto abbandonare quella stanza di corsa, nauseata da quella scoperta, ma non riusciva a staccare gli occhi dal ritratto di sua madre e, un secondo più tardi, realizzò una cosa straordinaria.
-…Non può essere…- sussurrò, folgorata.
- E invece può…- le rispose una voce proveniente dalla porta alle sue spalle.
Sorpresa e impaurita la ragazza si voltò, trovandosi di fronte Lucius.
- E’ incredibile quanto vi assomigliate... – mormorò lui - Non avresti mai dovuto trovare questa stanza, Kebby è stato imprudente. – le disse il ragazzo, mettendosi al suo fianco.
- Non è colpa sua…- mormorò Cissy, sentendosi in dovere di difenderlo, anche se non capiva perché.
Per lei gli elfi erano solo delle creature poco più che superflue.
- Hai ragione – la sorprese Lucius – La colpa è di mio padre, che non ha mai potuto abbandonare una simile debolezza, nonostante l’amore che ha provato per mia madre -
- Ma questo ritratto…- mormorò Narcissa, indicandolo con un debole gesto della mano.
- E’ un ritratto babbano…- sibilò tra i denti il ragazzo, osservando la figura immobile nella cornice – Altra imperdonabile debolezza di mio padre. Voleva un ritratto di lei a tutti i costi, ma sapeva che, se l’avesse fatto fare da un ritrattista mago, la voce si sarebbe sparsa in tutto il nostro ambiente e così, assoldò un artista babbano e fece realizzare quest’opera indegna…non per il soggetto, ovviamente – ebbe il buon senso di specificare lui.
- Ma lui…tuo padre…amava tua madre, io…- sussurrò disperata Cissy.
- Si – le rispose il ragazzo, volgendo il proprio sguardo su Narcissa e fissandola diritto negli occhi, come faceva solo di rado – E così: si amavano. E tuttavia lui era come ottenebrato da lei, da tua madre, o per lo meno dal suo ricordo. Io scoprii questa stanza per caso, dopo la morte di mia madre. Avevo dieci anni e decisi di non tradire Kebby a patto che lui mi lasciasse entrare all’insaputa di mio padre, quando lo desideravo.-
- Mi dispiace…- sussurrò Narcissa, sentendosi piena di vergogna .
- Non è colpa tua. – le disse, indifferente – Ma sua…di lui e, a dire il vero, non posso nemmeno fargliene una colpa. Basta guardarla per capire come mai avesse perso la testa per lei. Persino io ne rimasi abbagliato…così bella, così desiderabile, così nobile…bellissima... –
Qualcosa, nel tono del ragazzo, spinse Cissy a sollevare lo sguardo e vide che ora fissava lei e non il ritratto.
Con un tuffo al cuore si rese conto che Lucius le aveva appena rivolto un complimento.
-…Io…- ecco, finalmente si trovava al dunque, perché esitare? Non era questo che voleva?
Le si avvicinò e la prese tra le braccia senza aggiungere altro, poi la baciò.
Era un bacio molto diverso da quello che le aveva dato una volta, molto tempo prima, perché non era né freddo, né distaccato.
Era pieno di passione, come Narcissa non avrebbe mai creduto che lui potesse averne.
Improvvisamente si ritrovò a rispondere al bacio con foga e, senza remora né vergogna, si strinse a lui, tuffando poi le mani nei lunghi capelli del ragazzo.
Una miriade di sensazioni e di immagini le attraversavano la mente ma non si soffermò su nemmeno una di esse e si concentrò sui propri sensi.
Dopo qualche lunghissimo minuto fu il giovane a staccarsi da lei, ansimando leggermente.
- Ehi, ehi, calmati!- esclamò piano, con la voce arrochita dalla passione e permeata di sorpresa – Calmati piccola! -
Narcissa riemerse lentamente dallo stato di esaltazione in cui era caduta e si portò una mano al volto, confusa e vergognosa.
- Quanta intensità, che trasporto…- sussurrò lui, con un sorrisetto – Mi compiaccio molto, mia piccola ninfa dagli occhi di ghiaccio!-
- …Parli come Evan…- gli sussurrò, ancora stordita da ciò che era appena accaduto.
- Evan!- esclamò Lucius, stringendo le labbra e trascinandola fuori dalla stanza – Dimenticavo!Finiremo un'altra volta il nostro interessante discorso, mia passionaria bambina, abbiamo un ospite a cena!-
- Ma non sigilli la stanza?- gli chiese, mentre lui continuava a tirarla lungo il corridoio.
- Solo Kebby e mio padre possono farlo!- le spiegò, continuando a camminare velocemente – E bada che Kraffy non sa nulla di tutto ciò! Venerava mia madre e sarebbe capace di dare fuoco a quella stanza, con noi dentro!-
- L’aiuterei io…- sibilò la ragazza, pensando al ritratto di sua madre e scacciando dalla propria mente l’immagine di Abraxas in adorazione dinnanzi ad esso.
Lui non rispose e, alla fine, si trovarono davanti alla stanza di Narcissa.
- Cambiati e fatti bella, o meglio esalta più che puoi la tua bellezza! – si corresse Lucius, sorridendo beffardo, con gli occhi colmi di malizia – Ti aiuterei volentieri io, ma sono già in ritardo. A dopo! -
La ragazza si richiuse la porta alle spalle, sentendosi esausta e deprecando la cattiva influenza che quel Rosier aveva sul Lucius.


- Sono venuto solo perché c’è Narcissa! – chiarì Evan, dopo aver trangugiato l’ennesimo drink – Sia ben chiaro, di certo non sono venuto per la tua bella faccia da schiaffi, Lu – Lu!-
Lucius non si scompose e si limitò a bere un sorso del suo primo bicchiere di whisky incendiario.
- Come sei sobrio!- esclamò con una smorfia il suo amico, riempiendosi ancora il bicchiere.
- Non ti sembra di esagerare?- disse il giovane Malfoy, osservando il bel volto del suo amico alterato dall’alcool – Non hai ancora mangiato nulla.-
- Il cibo fa da barriera e io voglio ubriacarmi prima che posso, e smettila di farmi da balia!-
- Non mi pare proprio che ne valga la pena…- sussurrò Lucius, socchiudendo gli occhi.
- Ecco, allora lasciami in pace!- sbottò Evan, con un tono imbronciato.
-…Ridursi così per una come lei…- terminò Lucius, tranquillamente.
Evan si bloccò con il bicchiere a mezz’aria e rimase immobile per qualche secondo, poi lo posò lentamente, con il volto pieno di sofferenza.
- E tu che ne sai?- chiese, con un tono improvvisamente sobrio – Che ne sai dell’amore che ti brucia dentro e ti consuma, del desiderio che ti infiamma senza poter essere soddisfatto? Cosa Diavolo ne sai, tu? Mio freddo, calcolatore, amico dal cuore di ghiaccio?-
Lucius non si scompose e si limitò a fissarlo.
- E’ solo una sgualdrina, non vale più di una donna di strada qualunque è solo più bella, ma sfiorirà presto, non ti illudere!- disse poi, con voce indifferente.
Evan ruggì e afferrò il bavero della camicia bianca del suo amico, ansimando per la rabbia.
-…Come ti permetti?!-
- Sei patetico, morire d’amore per una donna che usa te, ama un altro uomo e ne ha sposato un terzo! Svegliati Evan! Così farai una brutta fine!-
- Ti auguro vivamente di non provare mai il tormento di amare qualcuno che non contraccambia, Lucius!- disse Evan con forza – Ma tu sei nato con la camicia e non avrai questa sfortuna!La tua amata Narcissa probabilmente non avrà mai occhi che per te, amico mio!Languirà per te, così come tu langui per lei!-
- Da quel che ho potuto capire i suoi occhi sono stati tutti per il ritratto di un mio avo, ultimamente…- gli rispose Lucius, staccandogli con decisione la mano dalla propria immacolata camicia.
- …Non hai negato…- sussurrò Evan, allontanandosi di un passo.
- Che intendi dire?- obiettò Lucius, sinceramente sorpreso.
- Non hai negato di amarla…- Evan sorrise -Forse, dopotutto, sai cosa si prova a bruciare d’amore e non poter soddisfare il proprio desiderio; sai anche tu cosa significhi guardare una donna e volerla come non hai mai voluto nient’altro...- il ragazzo emise un sospiro tremulo - … E come non comprenderti…- aggiunse, fissando qualcosa alle spalle dell’altro ragazzo.
Narcissa aveva appena fatto il suo ingresso, splendida in un delicato abito color panna.
Evan spinse da parte Lucius e si fiondò ad accoglierla, mangiandosela con gli occhi.

 

La serata trascorse piacevolmente e Narcissa considerò che, sfacciataggine a parte, Evan non era poi così male.
Chiacchierava molto, bevendo anche di più e mangiucchiando appena qualcosa; farcendo i discorsi con allusive occhiate alla ragazza e complimenti più o meno smaccati.
Lucius non diede particolari segni di impazienza quella sera e Cissy capì che i due, nonostante tutto, erano molto legati.
Lo si intuiva dai continui cenni ai loro comuni trascorsi da ragazzi.
- Ah!- disse ad un certo punto Evan, scoppiando a ridere di gusto – Oggi mi ha teso una specie di agguato il vecchio Moody!Lo fa una settimana si e una no!Credo mi abbia in simpatia, perché cerca di estorcermi informazioni e di redimermi allo stesso tempo! Credo mi tenga d’occhio…- disse le ultime parole lanciando uno sguardo significativo a Lucius, il quale non disse nulla, ma Narcissa poté avvertire la tensione crescere di colpo.
Improvvisamente le mancò l’appetito.
Alastor Moody era un Auror potente, molto vicino a Silente.
- Scusatemi, vado a prendere un po’ d’aria. – mormorò e uscì in giardino, oppressa da mille angosce.
Si sedette in un gazebo poco distante e rimase lì qualche minuto.
Ogni volta che si rendeva conto di quello che Lucius faceva, nelle lunghe ore di assenza, si sentiva cogliere dal turbamento.
Sapeva che le sue motivazioni erano più che fondate, eppure il breve contatto che aveva avuto con quella realtà l’aveva sconvolta, non poteva negarlo.
Ora più che mai.
Quello che era successo nel pomeriggio, il bacio che si erano scambiati, forse era servito a sgomberare definitivamente il campo tra di loro.
Le pareva che il ragazzo ora le fosse più vicino e che i dubbi che la assillavano fossero più blandi.
‘E’ così, non sbagliavo, io lo amo. Niente e nessuno può cambiare questa realtà! Cosa mai potrebbe farmi vacillare, ormai?’
Improvvisamente si rese conto che Lucius era vicino a lei.
- Evan se n’è andato – le disse, tranquillo – Domani mattina ho un impegno, che ne dici di accompagnarmi?-
Narcissa lo fissò, stupita.
- Dove andiamo?-
- A trovare un amico…- le rispose, enigmatico.

FINE TRENTUNESIMO CAPITOLO

  
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