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Autore: Manu75    11/02/2016    4 recensioni
"Il viso era affascinante, con il prominente naso adunco che lo dominava. Ma erano gli occhi quelli che attiravano maggiormente l’attenzione, erano azzurri e brillanti, limpidi come ruscelli di montagna. Bastava incrociare quello sguardo una volta, per comprendere quanto Albus Silente fosse intelligente, arguto, abile. Quanto fosse straordinario.
Di sicuro era bastata una volta a Minerva Mc Granitt"
Minerva è la studentessa più brillante della Scuola, è una ragazza acuta ed intelligente, con la testa sulle spalle ma, Minerva è anche una ragazza di diciotto anni con un animo delicato e un cuore pieno d'amore.
Albus Silente è il Vice Preside di Hogwarts, è un insegnante ed è uno dei maghi più potenti mai esistiti. Un uomo del genere, quale donna potrà mai amare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ecco il finale...grazie ancora a tutte, avrei desiderato leggere qualche commento in più perché è nel dialogo con chi legge le mie storie che trovo la maggiore soddisfazione! In ogni caso grazie per aver letto questa fan fiction ^_^ Chiudo, come chiusi tanti anni fa, citando una frase di Martha Medeiros: "Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità".



‘Come un diamante'

 

Dicembre - Hogwarts

 

ULTIMA PARTE

 

La sera del quattordici dicembre, Minerva rimise piede ad Hogwarts dopo sei anni e mezzo di assenza. Poco prima di raggiungere il cancello principale del Castello si fermò, osservando per dei lunghi istanti la sagoma imponente di quell’ edificio tanto amato, che si stagliava nella notte.
L'aveva lasciato con il cuore gonfio di amarezza e di tristezza, in una sera d'estate così tiepida e profumata che avrebbe dovuto incorniciare ben altri sentimenti; e ora vi faceva ritorno in una gelida sera d'inverno, con un vento freddo che spazzava la campagna scozzese e sembrava fatta apposta per alimentare cupi pensieri.
Minerva sorrise lievemente. Forse non era cambiata di una virgola in fondo.
'A cosa mi sono serviti questi ultimi sei anni? A cullarmi in tristi ricordi e amari rimpianti?' si rimproverò.
Non era nel suo carattere crogiolarsi nell'infelicità o nella tristezza, così raddrizzò la schiena e si avvicinò al cancello.
'Bene' pensò, mettendo le mani sui fianchi 'come dovrei entrare io? Visto che ci sono diversi incantesimi protettivi?'
Come una risposta alla sua domanda, vide avvicinarsi una luce tremolante nella notte e, man mano che si avvicinava, con essa avanzava un figura che sembrava ingigantirsi ad ogni passo.
- Hagrid!- esclamò Minerva, incredula e felice insieme.
Rubeus Hagrid era diventato ancora più imponente in quegli anni. Ora doveva essere alto almeno due metri e mezzo ed il suo viso, una volta liscio, era ricoperto da una corta e ispida barba che con i capelli che gli sfioravano le spalle formavano un insieme cespuglioso ed inquietante.
- Signorina Mc Granitt...cioè, voglio dire Professoressa...- anche la voce era cambiata, ma Minerva intuì che il carattere era rimasto lo stesso - Ci apro io!- disse lui e trafficò qualche istante al buio.
Minerva non riuscì a vedere quello che stava facendo, ma poco dopo il cancello si spalancò e lei poté varcarlo.
- Che piacere rivederti!- esclamò, porgendo la mano al ragazzone che la fece sparire nella sua, con aria timida.
- Bentornata- disse, chiaramente imbarazzato - ci ho chiesto io al Professor...oh, voglio dire, al Preside di venirci incontro...- le disse.
Minerva intuì, anche solo dal tono della voce, che Hagrid era arrossito nel dire ciò.
- Davvero molto gentile!- gli disse con calore, stringendosi nel mantello per cercare di ripararsi dall'aria gelida - Ma come hai fatto a sciogliere gli incantesimi protettivi?- si stupì, realizzando la cosa in quel momento - Tu non possiedi più una bacchetta!-
-Oh...oh...io...- Hagrid sembrava nel panico e strinse a sé, convulsamente, un grosso e vistoso ombrello rosa confetto.
-....Bell’ombrello...- sussurrò Minerva, colta da un’intuizione.

- Me lo ha dato il Preside Silente...- mormorò Hagrid, vergognoso.
Lei sorrise nella notte, ma non aggiunse altro. Tipico di Albus Silente. Improvvisamente sentì meno freddo.
- Allora cosa è successo ad Hogwarts in questi ultimi anni?- gli chiese per cambiare argomento e metterlo a proprio agio.
- Oh!Il vecchio Ogden se n’è andato, mi ha lasciato il suo posto!- esclamò Hagrid, gonfiando il petto con orgoglio – Ora sono io il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts!-
Lei si congratulò, rallegrandosi sinceramente per lui.
Giunti davanti al Castello, Hagrid le spalancò il Portone principale e si congedò da lei.
- B-bentornata - balbettò, frugando nelle immense tasche del suo cappotto e porgendole un enorme carciofo viola, addobbato con un nastro bianco a pois verdi.
- Grazie!- Minerva lo guardò con affetto, mentre lui si allontanava stringendo a sé il suo stravagante ombrello.
Improvvisamente realizzò di trovarsi nell'Atrio della Scuola.
Dalla Sala Grande giungeva un chiacchiericcio incessante e il rumore di centinaia di posate.
'La cena...' pensò.
Ma l'idea di fare il suo ingresso in maniera teatrale non le garbava per niente e così si avviò verso le sue stanze, che comprendevano la camera da letto e il suo studio, seguendo le istruzioni che Silente le aveva inviato qualche giorno prima, insieme alle delucidazioni sul programma e gli orari delle lezioni.
Giunta nella sua camera si tolse il mantello e i guanti con un sospiro, guardandosi attorno.
Il camino era già acceso ed emanava un piacevole calore. Su un tavolino lì vicino, Minerva notò delle stoviglie e si avvicinò. C'erano un pasto completo ed un bigliettino.
'Ho pensato che avrebbe preferito cenare in tranquillità la prima sera. Le rammento la sua prima lezione, domani mattina alle nove. Buona notte e bentornata, A.S.'
Solo Albus Silente riusciva a donarle tanto calore, in maniera così semplice.
Rimase a fissare il bigliettino per qualche istante alla luce vivace del caminetto, in preda a sentimenti contrastanti.
 

 

Il mattino seguente, con largo anticipo e non senza una punta d’ansia, Minerva si avviò verso l'aula di Trasfigurazione. La sua prima lezione sarebbe stata con una classe del sesto anno, Serpeverde e Corvonero.
Entrò nell'aula, ancora priva di studenti ,e dovette trattenere un'esclamazione di sorpresa.
- Buongiorno!- la salutò Albus Silente, con un sorriso gentile - Ha riposato bene?-
- Buongiorno a Lei,- gli disse, restituendogli un sorriso pacato. - Ho riposato molto bene, anche grazie alla cena che Lei ha avuto cura di farmi trovare-
'Brava Minerva' si disse lei, come rivolgendosi ad un alunno meritevole 'dopotutto venticinque anni son diversi da diciotto...almeno non balbetti...'
- E' preoccupata per la Sua prima lezione?- le chiese lui, studiandola attentamente.
- Non particolarmente - mentì Minerva, sfoderando un'aria molto decisa e pratica - ho già insegnato. Non sarà poi molto diverso -
Ma era una grossa bugia e Minerva capì che lo sapevano entrambi.
Una cosa era insegnare nella piccola Scuola di Mrs. Mc Rope, a pochi ragazzi che consideravano il poter studiare un privilegio e non una scocciatura e veneravano le insegnati come delle benefattrici e non le ritenevano delle creature diaboliche e sadiche.
Un'altra era insegnare ad Hogwarts.
In quel momento la porta si aprì e gli studenti fecero il loro ingresso piuttosto ordinatamente e, non appena scorsero Silente, anche in un quieto silenzio, lanciando occhiate furtive a Minerva.
Lei sentiva il suo cuore battere veloce e lo stomaco stretto dall'emozione.
- Buongiorno ragazzi- disse Silente, avvicinandosi a Minerva, quando tutti presero il proprio posto - Vi presento Miss Minerva Mc Granitt. La Professoressa Mc Granitt, per voi. Mi sostituirà come insegnate di Trasfigurazione e io mi aspetto da voi che abbiate nei suoi confronti lo stesso rispetto che avete sempre usato a me!-
Tutti gli occhi si puntarono su Minerva e lei poté sentire decine di sguardi studiarla da cima a fondo. Dai suoi capelli scuri stretti in una crocchia, al viso magro e spigoloso, al vestito semplice e nero.
- Questa vedovella ce la rigiriamo come vogliamo!- sussurrò, nemmeno tanto piano, un impertinente ragazzo dei Serpeverde, suscitando l'ilarità soffocata dei suoi compagni.
Silente fece per dire qualcosa ma Minerva, con un impercettibile movimento, lo bloccò e, contemporaneamente, estrasse la propria bacchetta puntandola con eleganza verso l'insolente ragazzo.
In un attimo il banco del giovane Serpeverde si tramutò in un grosso e grasso Istrice, che rimase quieto sulle ginocchia del ragazzo, il quale cercò di sollevarsi dalla sedia con aria disgustata, ma non ci riuscì, suscitando l'ilarità della classe.
- Bene- esordì Minerva - questa che avete visto è la semplicissima trasfigurazione di un oggetto inanimato in un animale, Le consiglio di restare fermo...Signor...come?Ah, Signor Mc Nair...si, ho sentito parlare di Lei. Bene, Signor Mc Nair, Le consiglio di restare immobile, in quanto Le assicuro che quegli aculei fanno male.- la classe ridacchiò nuovamente, ma Minerva rimase impassibile, sotto lo sguardo scintillante di Silente. - Ovviamente, essendo una classe del sesto anno, non avrete difficoltà a formulare il contro-incantesimo...giusto?- la classe smise di ridere di colpo - Proverete, uno alla volta, a riportare l'Istrice alla sua forma originale...a cominciare da Lei, Signor Mc Nair. Non ci sono punti in palio, perché questa è una cosa che voi dovreste saper fare perfettamente arrivati a questo punto della vostra istruzione magica. - disse decisa, studiando uno per uno i volti dei suoi alunni, molti dei quali abbassarono gli occhi, vergognosi. - A chi saprà formulare il contro-incantesimo eviterò, semplicemente, una razione extra di compiti -
- Ottimo!- intervenne Silente allegramente, rompendo il silenzio attonito in cui era caduta la classe - vi lascio lavorare!Buona giornata a tutti!- e uscì dalla classe con aria divertita.
Minerva riuscì a trattenere a stento un sorrisetto, mentre Mc Nair sventolava la sua bacchetta sopra l'Istrice nella vana speranza di ottenere qualche risultato.

 

Fu strano per Minerva ritrovarsi nella Sala Insegnanti come Professoressa e non come alunna e fu strano anche rivedere delle vecchie conoscenze di cui era stata una, brillante, studentessa.
- Buongiorno mia cara!!- la salutò allegro il Professor Slughorn studiando con aria critica, e un pochino sfacciata, il suo fisico snello.
- Buongiorno - ricambiò lei, fingendo di non accorgersi di quell’esame piuttosto lascivo.
Anche perché il Professor Slughorn non sembrò molto soddisfatto del risultato. Salutò anche gli altri insegnanti, colleghi ormai, che erano rimasti quasi tutti gli stessi, tranne il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, che aveva preso da quattro anni il posto della vecchia Professoressa che Minerva aveva conosciuto, e la nuova professoressa di Erbologia: Miss Sprite, una giovane donna dall’aria molto cordiale.
Conobbe anche il Professor Ruf, insegnante di Storia della Magia, che le aveva causato non poca sofferenza in passato, senza esserne consapevole.
Fu una fortuna che Minerva possedesse una tempra d’acciaio e un’educazione invidiabile, in quanto il Professore in questione era un fantasma e, più che stringerle la mano, gliela trapassò con la propria, causandole un brivido freddo lungo la schiena.
- E’ morto quattro anni fa, - le bisbigliò il Professor Slughorn, – ma ha continuato a lavorare ugualmente…-
- Oh, buongiorno!- esclamò ad un certo punto Minerva, in direzione di Caroline Hataway.
Come Minerva aveva predetto qualche anno prima, la Professoressa Hataway aveva, alla fine, scontato certi eccessi del suo stile di vita. Il fisico burroso e sostanzialmente piacevole di un tempo si era sformato, tanto che la donna aveva rinunciato ai vestiti sgargianti che amava tanto per degli abiti neri, nell'estremo tentativo di snellirsi.
Il volto era come sempre truccatissimo e i gioielli che indossava vistosi e pesanti, ma l'incedere del tempo era stato impietoso e nessun artificio poteva nascondere la fitta ragnatela di rughe e le guance cascanti.
Non era mai stata una donna fine agli occhi di Minerva ma la ragazza fu dispiaciuta di ritrovarla così.
- Cara...- esclamò la donna, con un tono di voce tutt'altro che affettuoso - per Merlino!Ma cosa Le davano da mangiare in quella scuola...?Semi di mela?!Mi creda, un paio di chili in più non Le starebbero male, con un viso squadrato come il Suo. Comunque, com'è andata la prima lezione? L'hanno dissanguata, quei piccoli vampiri in erba?-
Minerva non si offese né si scompose, perché capì di avere di fronte una donna semplicemente infelice. Rispose con cortesia e gentilezza e, pian piano, il tono di Caroline Hataway passo da un acido corrosivo ad un cordiale tiepido.
La nuova vita da insegnate ad Hogwarts, per Minerva, era cominciata.

 

Le prime due settimane volarono e Minerva si ritrovò nel turbine delle lezioni e delle riunioni in men che non si dica. Non c'era tempo per pensare, nemmeno la sera nella sua stanza, perché c'erano i compiti da correggere e le lezioni da preparare.
Bastarono un paio di giorni perché nella Scuola si sapesse che la giovane insegnante di Trasfigurazione era degna di rispetto e non doveva essere sottovalutata e lei non ebbe più alcun problema con i suoi alunni, che temevano i suoi sguardi fulminanti e avevano imparato a riconoscere i segni dell'irritazione sul suo volto. Tuttavia, le sue lezioni erano molto amate in quanto erano sempre interessanti. Gli studenti si impegnavano molto, al solo scopo di ottenere una, rarissima, parola di gratificazione da parte sua o un, ancor più raro, sorriso.
Quando iniziarono le vacanze di Natale la Scuola si vuotò e Minerva poté, finalmente, tirare il fiato. Si rese conto di aver vissuto in apnea quei primi quindici giorni da insegnante.

 

Dicembre – Natale

 

La Vigilia di Natale, Minerva ricevette due lettere che le illuminarono la giornata.

La prima era di Mrs.Mc Rope, la quale le raccontava diversi aneddoti sulla Scuola e sui suoi ragazzi. Concludendo così:

Inutile dirti che ci manchi infinitamente, specialmente a Morgana. Quello che mi consola è che, la maggior parte di loro, il prossimo anno potrà frequentare Hogwarts e quindi ritrovarti.

Abbi cura di te Minerva, e cerca di seguire il tuo cuore. Non lasciarti guidare solo dalla ragione, perché il tuo istinto saprà farti trovare la felicità. Con affetto, Rowena.’

Minerva sorrise e ripose con cura la lettera, per poi aprire la seconda.

Cara Evy, non sai con quanta gioia io e Pete abbiamo appreso del tuo ritorno ad Hogwarts. Finalmente puoi realizzare uno dei tuoi sogni più cari!Qui le cose scorrono sempre uguali. Il negozio di sartoria va molto bene e tra le mie clienti ci sono moltissime donne babbane, visto che, io e la mamma, amiamo confezionare abiti adatti anche a loro. Abbiamo delle clienti che arrivano persino da Dublino!Si stupiscono sempre della velocità con cui consegniamo gli abiti ma, come tu ben sai, noi abbiamo un segretuccio! Pete dice che non sono coerente, visto che un tempo raccontavo a tutti quanto fosse più divertente confezionare vestiti senza magia!Ma, da quando ci siamo sposati, ho molto meno tempo e quindi a mali estremi…Tu invece, hai ritrovato vecchie conoscenze? Hai rivisto qualcuno..? Ti prego, tienimi aggiornata su ogni piccola novità. Devi perdonarmi Evy, una volta ti dissi che Albus Silente era irraggiungibile e che avvicinarsi a lui era un’impresa senza speranza ma non ti dissi che la sera del ballo, dopo che tu fosti ferita, per la prima volta lo vidi, e non solo io,perdere la sua calma proverbiale e il suo alone di mistero per diventare, semplicemente, un uomo. Un uomo quasi impazzito dall’ansia e dalla preoccupazione.

Spero non mi odierai per avertelo detto solo ora ma, forse, non è un caso che tu sia ritornata ad Hogwarts. Io credo nel destino.

Spero di avere presto tue notizie, buon Natale Evy. Tua, Charlotte.

PS: Non so da dove cominciare, ma prima di chiudere questa lettera devo assolutamente dirti una cosa. Tra sei mesi circa, ci sarà un O’Malling in più sulla Terra. Sarò all’altezza? Non lo so, ma Pete è impazzito dalla gioia e io mi sento sulle nuvole…ma non è una novità! Ti voglio bene Evy.’

Il sorriso di Minerva si fece ancora più pronunciato e, con una punta di commozione, prese in mano la penna e una pergamena e rispose alle sue due amiche.

 

La cena della Vigilia fu un vero e proprio banchetto a cui presero parte tutti gli insegnanti di Hogwarts ed anche Hagrid. Minerva si ritrovò seduta tra la professoressa Hataway, che era di ben poca compagnia e la Professoressa Sprite, con la quale aveva subito stretto un rapporto di amicizia, essendo entrambe le ultime arrivate, quasi coetanee nonché, tutte e due, estremamente riservate nei modi.
Minerva si sentiva tranquilla e in pace quella sera.
Si era perfettamente integrata tra i suoi colleghi ormai, aveva vinto qualsiasi ansia potesse riguardare il suo nuovo lavoro e, cosa principale, aveva appurato, dopo un primo istante di smarrimento, che i suoi sentimenti per Albus Silente erano profondamente cambiati. Poteva stagli accanto, parlargli, discutere con lui, senza alcuna remora.
‘Ormai quei vecchi sentimenti sono morti e sepolti’ si disse convinta, bevendo la sua acquaviola a fine pasto.
Terminata la cena gli insegnanti si trattennero a lungo a chiacchierare.
- Mie belle signoreeee…- biascicò ad un certo punto il Professor Slughorn, avvicinandosi a Minerva e alla Professoressa Sprite, barcollando – ma dov’è il vischio? Qui ci vorrebbe un bel bacio!-
- Il vischio si usa a Capodanno, Horace, non a Natale – gli rispose la Professoressa Sprite, scambiando con Minerva uno sguardo divertito.
-Oh!Cosa sono tutte queste regole assurde!- sbottò lui, facendo voltare gli altri colleghi – Voglio dare…voglio dire….bisogna aspettare Capodanno per baciare una bella ragazza?!- e circondò le spalle di Minerva con un braccio.
Minerva si irrigidì leggermente, ma non volle essere scortese e finse di trovare divertente quella scenetta, anche se l’idea che anche Albus Silente vi stesse assistendo le suggeriva l’istinto di prendere la bacchetta e trasfigurare Horace Slughorn in quello che realmente era: un suino.
- Suvvia cara…peccato che Lei non abbia un po’ più di carne attorno a queste ossa!- poi, estraendo la bacchetta, fece comparire dal nulla un mazzetto di vischio che galleggiò pigramente sopra le loro teste e si protese verso di lei, alzandosi in punta dei piedi, visto che Minerva era più alta
‘Si può sapere cos’è, in me, che spinge tutti a cercare di baciarmi sotto gli occhi di Albus Silente?’ si chiese la ragazza, con una punta di umorismo, indecisa se ridere o ficcare la bacchetta in un occhio del suo invadente collega.
Ma in quel momento, Horace Slughorn venne strattonato indietro da una forza invisibile e, dove fin poco prima c’era il vischio, comparve un secchio di acqua gelida che gli si rovesciò addosso.
- Horace, ritengo che tu debba calmare i tuoi bollenti spiriti!- disse il Professor Silente con la bacchetta sollevata, tra le risate degli altri insegnanti: il volto era sorridente, ma gli occhi freddi– Perdonami, ma credo sia ora che tu vada a letto – e si avvicinò al suo amico, che stava impalato con un’espressione stolida in volto, prendendolo sottobraccio e trascinandolo via.
Gli altri insegnanti proseguirono la serata ridacchiando e commentando ciò che era appena accaduto.
Dopo un po’ Minerva si ritirò, non volendo essere coinvolta in tutte quelle chiacchiere, e prese la via della sua stanza.
Appena uscita dalla Sala Grande e voltato l’angolo si imbatté, anzi sbatté, in Albus Silente.
Vacillò all’indietro perdendo l’equilibrio ma lui l’afferrò per le braccia e le impedì di capitombolare a terra.
- Oh, grazie!- esclamò lei senza fiato, odiandosi per il tono leggermente tremante della sua voce.
- Di nulla – le sorrise lui gentilmente – Horace sta riposando e credo che domani mattina si sveglierà con un notevole mal di testa ed una altrettanto notevole vergogna –
- Lo credo anch’io!- rise lei, immaginando la faccia del suo collega quando avrebbe rammentato gli avvenimenti di quella sera.
- Davvero – proseguì Silente, con un tono di voce improvvisamente serio e per nulla allegro – dovrebbe cercare di prestare maggiore attenzione a chi cerca di baciarla –
Minerva smise di ridere, colpita dall’espressione di lui.
- Ho notato che ha una predilezione per i tipi poco raccomandabili. Non ci sarò sempre io a toglierLa d’impaccio-
- La ringrazio – esclamò Minerva, irritata – ma non ho bisogno che Lei mi tolga d’impaccio. So cavarmela egregiamente da sola- concluse, sentendo la furia crescere il lei.
- Mi fa piacere sentirlo – le disse, riacquistando un tono normale – Allora buona notte!-
Le strinse un po’ più forte le braccia, poi la lasciò andare e si allontanò.
Minerva riprese la strada per le sue stanze come in preda al sonnambulismo, la furia placata all’istante.
Dove fino a poco prima c’erano delle rassicuranti, nuove certezze, ora c’erano di nuovo tante vecchie, tormentose, incertezze.

 

Giugno – La resa

 

Il trenta giugno, come di consueto, l’attività scolastica annuale di Hogwarts giunse a conclusione e la Scuola si svuotò, fin dal mattino, di tutti i suoi studenti.
Rimasero solo gli insegnanti e il resto del personale di servizio.
Minerva tirò un sospiro di sollievo. L’anno si era concluso e lei si meravigliò di come fossero volati via quei sei mesi.
Si diresse verso la Sala degli insegnanti e una volta giuntavi si bloccò sulla soglia, sorpresa.
- Caroline!Cosa succede?- esclamò, trovando la Professoressa Hataway vestita da viaggio, che svuotava il proprio armadietto, o meglio vi puntava la bacchetta contro mentre suoi oggetti personali volavano pigramente in una scatola.
- Oh, Minerva…è Lei!- disse la donna senza scomporsi – succede che me ne vado mia cara, lascio Hogwarts. Ho consegnato le mie dimissioni al Preside, una settimana fa-
Minerva rimase di stucco e si avvicinò alla collega.
- Come mai?E’ successo qualcosa?- le chiese in ansia, vincendo la sua riservatezza.
La Professoressa Hataway osservò il volto preoccupato di Minerva e sorrise amaramente.
- Lei è la sola che sembra dispiacersi del fatto che me ne vado…proprio Lei, che ironia!-
Minerva la guardò, senza capire.
- Mia cara, me ne vado da qui semplicemente perché non ho alcun motivo di restare: Hogwarts, per me, è un capitolo chiuso.- fece una smorfia – A questa Scuola ho dato i miei anni migliori. E’ ora che io mi riprenda la mia vita- sospirò e fissò negli occhi Minerva – Si sarà resa conto anche Lei che Hogwarts risucchia le persone, le trattiene. E’ come un microcosmo questa Scuola. Una volta entratovi, non vi è più spazio per nient’altro. Si vive qui, si lavora qui, si mangia qui, si dorme qui …si ama qui. Non esiste null’altro.- si bloccò qualche istante, poi proseguì – Lei è ancora giovane e non se ne rende conto. Ma stia attenta. Tra trent’anni, quando non avrà più né la giovinezza né la bellezza e nemmeno la freschezza di adesso, si sveglierà di colpo e si renderà conto di aver vissuto per qualcosa che non Le appartiene. Sostando all’ombra di lui per ottenere in cambio il nulla.-
Minerva era troppo dispiaciuta per replicare.
La Professoressa chiuse la scatola e la fece galleggiare a mezz’aria, poi porse la mano a Minerva, che la strinse.
- Buona fortuna – le disse la donna – ne avrà bisogno!...stacci attenta bambina – aggiunse all’improvviso, con un tono di voce completamente diverso, passando al tu – e tuttavia rifletti. Quanti uomini avrebbero avuto la tempra e la volontà di tenere lontana una giovane e fresca fanciulla, che gli si butta praticamente tra le braccia?- Minerva sussultò e la donna continuò – Credimi se ti dico che non tutti si sarebbero fatti degli scrupoli…- e, proprio in quel momento, entrò il Professor Slughorn fischiettando.
-‘Giorno belle Signore!- esclamò, allegro.
La Professoressa Hataway fece una smorfietta in direzione di Minerva, poi si voltò e lasciò la stanza, seguita fedelmente dalla scatola dei suoi averi personali.

 

La sera, nella sua stanza, Minerva si stava pettinando i lunghi capelli scuri sedendo sul letto e riflettendo sugli avvenimenti della giornata.
Caroline Hataway aveva lasciato Hogwarts per sempre, senza che nessuno la rimpiangesse e questo aveva riempito di malinconia Minerva. I suoi ammonimenti le rimbombavano nella mente.
Il pomeriggio Le era giunta via gufo una lettera di Pete. Poche righe, in cui le annunciava la nascita di Evy Anne O’Malling: Charlotte e la bimba stavano bene e loro erano felici.
Minerva prese a passeggiare per la stanza, inquieta.
Si voltò verso la finestra. La notte era stellata e l’aria tiepida.
Improvvisamente, si annodò i capelli in lunga treccia, come faceva da ragazza, e uscì diretta verso i Giardini di Hogwarts.

 

Dopo una mezz’oretta che passeggiava, cominciò ad avvertire i nodi della tensione che si scioglievano e si ritrovò davanti al boschetto dove, sette anni prima, si era conclusa la sua tanto attesa serata del ballo. La sua caccia al tesoro.
Chiuse un attimo gli occhi, rievocando nella mente le immagini di quella notte, come non faceva da anni ormai. Le pareva quasi di udire le voci eccitate dei suoi compagni, di vedere le luci galleggianti che illuminavano a giorno i Giardini.
- Non dimenticherò mai – risuonò all’improvviso una limpida voce alle sue spalle, facendola sobbalzare – il momento in cui l’ho vista riversa a terra, con gli abiti insanguinati. Come se fosse priva di vita -
Minerva si voltò e vide Albus Silente avanzare verso di lei, mentre il cuore le batteva sordo nel petto.
Si fissarono in silenzio per un po’, rivivendo quei momenti. Poi lui sospirò e puntò lo sguardo in un punto imprecisato della Foresta Proibita.
- Proprio da la…- riprese, calmo – mentre io La soccorrevo voltando le spalle alla Foresta, proprio in quel punto…qualcuno ci osservava e ci puntava una bacchetta contro, pronto a colpire, o intenzionato a farmi credere che lo fosse!- Minerva soffocò un’esclamazione stupita, lui proseguì con voce tranquilla – Probabilmente quel qualcuno si aspettava una qualche mia reazione. – rifletté un secondo – Me lo sono chiesto a lungo e sono giunto alla conclusione che c’è qualcosa in me, che spinge alcune persone a cercare di mettermi alla prova-
- Ma chi avrebbe…chi?- chiese Minerva, incredula.
- Oh, posso formulare solo delle ipotesi – volse lo sguardo su di lei, sorridendo – E tuttavia, dopo quello che accadde, mi procurai un paio di informazioni che, seppur non fornendomi delle prove, mi aiutarono a chiarire qualche punto oscuro –
Minerva attese, sentendo la tensione crescere ogni istante di più.
- Armando aveva organizzato la Caccia al Tesoro con cura, così gli chiesi quanti indizi avesse lasciato nel nido di quei Fwooper, erano tre – attese, vedendo Minerva annuire, come conferma – Poco dopo la fine del ballo controllai quanti indizi fossero rimasti nel nido: ne trovai due.-
Minerva sgranò gli occhi.
- Quindi chi raccolse l’indizio che io perdetti quella sera, fu l’unico a proseguire la Caccia?!- esclamò lei, stupefatta.
-..e a vincerla, evidentemente – concluse lui, pacato.
- Tom Riddle!!- sbottò Minerva, sconvolta – ma avrebbe potuto trovare l’indizio per caso….- sussurrò subito dopo.
Ma non era convinta nemmeno lei di ciò che diceva. In quel punto l’erba era alta e solo sapendo dove cercare qualcuno avrebbe potuto recuperare il piccolo indizio. Qualcuno che avesse assistito a tutta la scena.
- M-ma come!Perché?- esclamò Minerva, incredula.
- Ottima domanda…perché?- sospirò Silente e si zittì.
Il silenzio si protrasse per qualche secondo, Minerva sentiva il suo cuore battere in profondità.
- Quando Lei chiese un colloquio con Armando, poco prima di concludere il Suo ultimo anno ad Hogwarts, capii subito cosa intendesse chiedergli. Ma potevo solo tirare ad indovinare il perché intendesse chiederglielo…- lui sorrise nella notte e Minerva si sentì arrossire.
Lui sapeva e aveva sempre saputo.
- Tuttavia – continuò, cominciando a passeggiare lentamente – non ero d’accordo. Una ragazza di soli diciotto anni, quasi diciannove…- Minerva, che si era incamminata con lui, avvertì il riso nella sua voce e arrossì ancora di più, rammentando il suo patetico tentativo di invecchiarsi – dicevo, una ragazza così giovane, chiudersi ad Hogwarts dopo avervi passato gli ultimi sette anni e senza aver ancora visto nulla del mondo e assaporato niente della vita….-
Minerva si fermò, sentendo la rabbia montarle dentro.
- Certo. Lo sapevo! Sono le stesse parole che mi disse il Preside Dippet! - esclamò, amara – lo aveva istruito molto bene…- concluse, pentendosi un attimo dopo di essere stata così irriguardosa.
Ma si sentiva toccata troppo profondamente da quell’argomento. Comprese che, dopo sette anni, quei ricordi le procuravano ancora troppo dolore.
- E’ così...- disse voltandosi verso di lei – lo ‘istruii’ se vogliamo usare questo termine. Ma lo feci solo ed esclusivamente dopo quello che accadde al ballo. O meglio, lo feci il giorno prima del Suo colloquio con Armando. Prima di tutto ciò avevo deciso di non interferire e di lasciar fare al destino-
- Ma perché?- gli chiese Minerva, angosciata.
- Perché avevo compreso che c’erano ragioni ben più importanti che impedivano la Sua assunzione come insegnate. Più importanti di quelle a cui pensavo prima che quel ballo avesse luogo.- si fermò, sospirando lentamente – capii che, restando qui, Lei sarebbe stata sempre in pericolo. Lo compresi molto chiaramente dopo quell’incidente ma ne ebbi la definitiva conferma quando vidi Tom Riddle baciarLa.-
Minerva ebbe un piccolo sussulto, ma non riuscì a dire nulla.
- Decisi allora di parlare con Armando. Non era auspicabile che Lei e Tom Riddle rimaneste sotto lo stesso tetto per altri due interi anni, fino al M.A.G.O di Tom, senza contare che avevo intuito perfettamente che Tom desiderava rimare ad Hogwarts e che agognava di ottenere un posto come insegnante, una volta diplomatosi.Non potevo permetterlo. Non potevo permettere che assumendo Lei, così giovane e fresca di diploma, si…-
-..creasse un precedente!- esclamò Minerva, colpita. – Me lo disse il Preside Dippet!Non era bene che si venisse a creare un precedente!-
Lui annuì in silenzio.
- Infatti, non appena ottenne i suoi M.A.G.O, Tom chiese ad Armando di assumerlo come insegnante…-
- Mi scusi ma ancora non capisco perché Tom avrebbe desiderato farmi del male…- sussurrò Minerva, sentendo il cuore accelerare i battiti mentre un’idea, accompagnata dalle immagini di quei giorni lontani, si faceva strada nella sua mente.
- Ci sto arrivando, - le sorrise lui. – Quella famosa notte, qualcuno ci aveva seguiti e tenuti costantemente d’occhio. Inizialmente credetti si trattasse solo di Horace e Caroline e, tuttavia,quando avvertii quella presenza alle mie spalle nella Foresta, capii di essermi sbagliato. Ma non avevo tempo, dovevo preoccuparmi di salvarti la vita!-
Minerva sentì che l’atmosfera stava cambiando e avvertì una sensazione di irrealtà quando lui passò a darle del tu in modo così naturale.
- Ci sono due modi di colpire una persona, Minerva – mormorò gentilmente, – una è affrontare direttamente il proprio avversario e, mi duole dirlo, ma credo che Tom, per qualche ragione, mi ritenga tale, oppure c’è un modo più subdolo…e molto efficace, aggiungerei…-
Silente di avvicinò a Minerva, fissandola negli occhi.
-…colpire l’avversario nei suoi affetti più cari…- concluse, dolcemente.
Minerva non riusciva a staccare gli occhi da quelli azzurri di Silente.
Albus allungò una mano, afferrò la lunga treccia bruna di lei e se la portò alle labbra, posandovi un bacio colmo di passione.
Poi iniziò a scioglierla lentamente, liberando i capelli dalla stretta in cui erano avvinti.
- C’è un’altra cosa che non dimenticherò mai...- sussurrò, mentre Minerva fissava ipnotizzata i propri capelli che venivano lentamente sciolti sotto le dita di Silente. -Non dimenticherò mai la bellezza e la fierezza di una giovane ragazza, piena di passione e, al tempo stesso, di rigore e di purezza, la sera di un ballo.-
Ora i capelli erano del tutto liberi e lui vi passò le dita facendo si che si aprissero come un lucido manto e che incorniciassero il volto di Minerva.
Poi le prese il viso tra le mani.
- Ecco così, - mormorò, fissandola, - dovevo allontanarti da me perché dovevo dimostrare che per me non eri altro che una comune studentessa. Tuttavia l’estate scorsa, prima di lasciare l’Inghilterra, Tom venne ad Hogwarts. Ufficialmente per salutare i suoi vecchi insegnati ma credo sperasse di convincere Armando finalmente ad assumerlo. Tuttavia Armando era già in ospedale e così lo ricevetti io. Non fece parola di alcun posto di lavoro ma fece cadere lì, come per caso, l’informazione che ti aveva incontrata solo poche ore prima. Allora capii che allontanarti non era servito a nulla. Lui aveva compreso perfettamente i miei sentimenti e quindi non ti avrebbe lasciata in pace mai…-
- I Suoi sentimenti…- Minerva sentiva la propria voce come se non le appartenesse.
- Non sono abbastanza coraggioso da mettere apertamente in pericolo la persona che amo, – disse Silente, – potrei offrire a questa persona solo una vita nell’ombra. Purtroppo questa è una delle mie tante debolezze-
- Hai mai pensato di chiedermi cosa ne pensavo?- esclamò Minerva furiosa, passando a dargli del tu a propria volta. – Hai mai pensato che potrebbe non importarmi nulla di essere la tua compagna ‘alla luce del sole’? Hai mai pensato che io ti amo da sempre? Da sempre…- la voce le si spezzò.
- Come sono fortunato…- mormorò Silente, con infinita dolcezza -…sono ripassato dopo sette anni e la mia Midularium è sbocciata davanti ai miei occhi…-
Minerva scoppiò a piangere, chiudendo gli occhi e premendo il volto sulle mani di Silente, che ancora glielo circondavano.
- Sette anni!- esclamò tra le lacrime, singhiozzando, - Albus, come hai potuto! Sette anni…quanto tempo perso!-
Lui osservò il volto di Minerva, rigato dalle lacrime.
-…mi arrendo…- sospirò, con un piccolo sorriso.
La ragazza aprì gli occhi e, tra le lacrime, vide gli occhi azzurri di lui farsi più vicini, sentì i loro nasi sfiorarsi e avvertì la barba di Silente solleticarle il mento.
Minerva chiuse gli occhi, assaporando il profumo dei gelsomini e il gusto della felicità.

 

EPILOGO

 

Il tramonto illuminava con la sua luce rosata Hogwarts e i suoi Giardini profumati. L’aria di giugno era dolce, come sempre in quella stagione.
L’erba, davanti al grande Castello, portava il segno di centinaia di piedi che l’avevano calpestata.
Una snella figura sostava immobile e solitaria, in piedi davanti ad una grande tomba bianca.
- Credevo che questo momento non sarebbe arrivato mai…- mormorò una voce di donna, indirizzata alla candida lapide -…so che è sciocco…ma pensavo che sarei stata io la prima ad andarsene…- vi fu una piccola pausa.
- Mi manchi così tanto,- la voce si incrinò, - mi hai dato così tanto! Eri convinto che non fosse abbastanza ma, se fosse così, allora non potrei sentire questo dolore. Il mondo è diverso, l’aria è diversa…ora che tu non ci sei più…- la voce si spezzò del tutto.
Passò qualche minuto, in cui si avvertirono solo dei sospiri spezzati e dei singhiozzi trattenuti.
Una sola lacrima solcò quel volto non più giovane ma segnato dal tempo, sfiorò la bocca sottile che di solito era serrata in un’unica linea e si infranse sulla lapide bianca.
- Ho ancora delle cose da fare: devo fare in modo che colui che ci allontanati, costretti nel buio della clandestinità e che alla fine ti ha ucciso, non possa nuocere ancora…e poi, quando avrò fatto tutto questo…- si zittì con un sospiro -…vivrò solo nell’attesa di rincontrarti…ma, puoi stare tranquillo Albus, fino ad allora, io vivrò!-
Minerva si raddrizzò, voltò le spalle alla tomba e si incamminò verso Hogwarts.

 

FINE

 

 

  
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