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Autore: Blueorchid31    15/02/2016    9 recensioni
Questa mini-long stazionava da tempo immemore nel mio pc, in una cartella di cui non vado molto fiera che porta il nome di "Fan incompiute". Rileggendola, ho pensato che non fosse poi tanto male e ho deciso di revisionarla, finirla e pubblicarla. A livello temporale si colloca subito dopo la morte di Danzō Shimura. Siamo, quindi, in pieno Shippuden. Piccolo avvertimento: questa è una di "quelle" storie (chi mi segue da un po' ha sicuramente capito a cosa mi riferisco) Preparatevi al peggio! Ho messo l'avvertimento OOC per ovvie ragioni.
[SASUSAKU] [Sasori/Sakura]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Clan Uchiha, Itachi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''' Il secondo tragico Sasuke '''
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Note Autrice



Carissimi lettori,

chiedo venia per l'immenso ritardo con il quale pubblico questo quarto Atto, ma ho passato un bruttissimo periodo a livello famigliare. Non entro nel dettaglio per non ammorbarvi con i miei problemi – non è nel mio stile – anche perché, se sono riuscita a pubblicare, significa che le cose vanno meglio.

Non posso ancora garantirVi che sarò costante con gli aggiornamenti, ma sappiate che ci metterò tutta la buona volontà per non farVi aspettare tanto.

Questo capitolo, che era già bello che scritto, l'ho modificato in gran parte perché lo stralcio di trama che conteneva originariamente non era molto di mio gusto e vi avverto del fatto che è più lungo del solito – spero che non sia noioso. Alla fine non ho inserito alcuno spoiler perché, leggendo il capitolo successivo,sono giunta alla conclusione che sicuramente modificherò anche quello. :-(

Vi preannuncio solo che dovrebbe essere l'ultimo.

Vi chiedo perdono anche per non aver risposto alle tante recensioni che mi avete lasciato: sono davvero una brutta persona. Sappiate che leggo e amo ogni singola parola che mi scrivete e che siete un mio pensiero costante. Se continuo ostinatamente a ritagliare infinitesimali spazi di tempo per scrivere anche solo due righe lo devo solo a Voi.

Grazie.



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Atto IV


" Sono lo spiccato – e sottovalutato – dono della sintesi di Sasuke "





« Sasuke – kun, fermati un attimo! » esclamò Sakura all'improvviso mentre percorrevano il viale principale del Villaggio.

Sasuke non fece in tempo neanche a elaborare ciò che la ragazza aveva detto: era già scattata di lato, lo aveva superato e si era diretta come una furia verso un chiosco dall'altra parte della strada. Scosse la testa e sbuffò, contrariato: le lancette scorrevano velocemente ed era quasi certo che quel tizio non avrebbe aspettato tanto prima di mettersi sulle loro tracce. Era abbastanza seccante il fatto che Sakura avesse un compagno – un nukenin, poi! – se fosse stato ancora in piedi il Team 7 questa faccenda avrebbe sicuramente causato delle difficoltà.

Sorrise tra sé e sé : il Team 7 non esisteva più e Sakura era libera di condividere il suo letto con chi preferiva, non erano affari che lo riguardavano – ignorava ciò che il destino avesse in serbo per lui.

« Ragazzi! »

Sasuke notò che con il tempo l'urletto stridulo di Sakura non fosse affatto cambiato e che, soprattutto, fosse ancora inequivocabilmente insopportabile.

La vide scostare le tendine del chiosco ed entrare e non poté fare a meno di seguirla: era strettamente necessario che fosse preparata a dovere per incontrare la sua famiglia onde evitare situazioni imbarazzanti. Lo innervosiva parecchio l'idea di dover passare un'intera serata in sua compagnia, in casa sua e con tutta la sua famiglia – viva – al completo.

Intorno a un lungo tavolo erano seduti gli eredi dei più importanti Clan del Villaggio, compreso Naruto, con quelle assurde basette dorate che lo facevano sembrare uno dei cani dell'Inuzuka – un cane brutto, tra l'altro.

La nuova stirpe di Konoha, il futuro del Villaggio...

' Un branco di smidollati ' sputò tra sé e sé con profondo disprezzo.

« Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo amichevole, invitandoli a sedersi.

« Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji, incrociando le braccia.

« Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! » ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.

Inutile dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei comportamenti che, a una prima fugace occhiata, sembravano abbastanza strani rispetto alla normale natura dei loro compagni. Sasuke ricordava Shikamaru come un tipo apatico, abulico, mentre Chōji come un ciccione perennemente affamato. Ipotizzò che forse, nel tempo, fossero cambiati. Sakura, invece, che aveva un ricordo di loro un po' più fresco, iniziò seriamente a temere il peggio.

« Qualcosa non quadra » sussurrò a Sasuke, con una mano a coprire la bocca.

« In che senso? » le chiese lui di rimando, visibilmente inquieto: l'ultima cosa che desiderava era rimanere in quel posto. Si sentiva fortemente a disagio, come osservato.

« Non trovi che siano un po' strani? »

« Non più del solito » affermò Sasuke, caustico.

Osservandoli con attenzione, tuttavia, Sasuke non poté darle completamente torto.

Hinata Hyuga aveva un aspetto terrificante; non tanto per il trucco pesante e per le sue grazie messe in bella mostra in tutta la loro pienezza, ma per le occhiatacce che lanciava a destra e a manca – soprattutto in direzione di Sakura – tenendosi saldamente avvinghiata al Dobe che continuava a interpretare in un modo assolutamente poco credibile il ruolo del bello e dannato; la Yamanaka, accartocciata in un angolino, rossa fino alla punta dei capelli, non aveva tentato di saltargli al collo, anzi sembrava abbastanza intimorita e non ciarlava a vanvera come al suo solito; Shikamaru da indolente era diventato iperattivo e saltava da una parte all'altra del tavolo come appena morso da uno dei simpatici animaletti da compagnia di Orochimaru; Chōji, "l'uomo patatina", aveva come minimo venti chili in meno dell'ultima volta che lo aveva visto e aveva appena affermato di disdegnare il cibo. Per non parlare dell'Inuzuka che non aveva smesso di leccarsi il dorso della mano come un gattino, confermando la tesi, da lui sempre sostenuta, che avesse le zecche. Mancava solo un Neji Hyuga stupido e il quadretto sarebbe stato completo.

« Aaaahhh! »

Hinata Hyuga urlò di rabbia, apparentemente senza motivo.

Sasuke e Sakura la videro sollevare il tavolo e scaraventarlo fuori dal chiosco, rivelando proprio l'erede del ramo cadetto degli Hyuga, con il byakugan attivo, accucciato per terra in direzione della seduta della ragazza.

« Mi stavi spiando di nuovo, vero? » sbraitò Hinata, brandendo il pugno davanti al viso di Neji.

« Hi- Hinata -san, mi era caduta la bacchetta sotto il tavolo e non riuscivo più a trovarla » tentò di giustificarsi, imbarazzato e terrorizzato.

« Sì, c'è qualcosa che non va » affermò Sasuke, ormai sicuro: Neji era sempre stato l'unico di quella mandria di decerebrati degno di un pizzico di stima da parte sua e vederlo nei panni di un pappa molle pervertito lo aveva convinto definitivamente che no, qualcosa non quadrasse affatto.

« Che facciamo? » chiese Sakura.

« Andiamo via! » le propose lui, intenzionato a sgattaiolare fuori dal chiosco e liberarsi così anche da quella opprimente sensazione di essere osservato.

Il loro piano di fuga, tuttavia, fallì miseramente. Il presentimento di Sasuke si rivelò più che fondato: nel momento esatto in cui si erano voltati per uscire dal chiosco si erano ritrovati di fronte a un muro di labbra rosse e ciglia sfarfallanti. Dinanzi al chiosco, infatti, si era creata una folla abbastanza numerosa di donne, di diversa età, altezza e ampiezza, che sembravano tutte interessate ad un'unica persona.

A Sasuke tornarono alla mente le parole proferite da Naruto quella mattina 'fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà, Baka!' e rabbrividì non per l'idea di perdere il suo beneamato attrezzo che a tutt'oggi non era servito a un granché, ma per quello che da lì a poco sarebbe potuto accadere.

' Dannazione! '

« E voi chi diavolo siete? » chiese, ingenuamente, Sakura.

« Non è il momento di fare domande » le consigliò Sasuke, attivando lo sharingan per trovare velocemente una via di fuga che non contemplasse lo sterminio di giovani donne nella strada principale del Villaggio – suo padre, l'Hokage, non avrebbe approvato. No,no.

« Tu, chi diavolo sei? » ribatté una di loro che per estensione poteva tranquillamente essere scambiata per una discendente del Clan Akimichi.

« È la figlia dell'ex Hokage! » urlò un'altra dalle retrovie.

« Solo perché tuo padre ha salvato il Villaggio questo non significa che tu abbia la precedenza » abbaiò ancora un'altra.

« Stasera tocca a me, Sasuke! Me lo avevi promesso! »

« Avevi detto che per me ci saresti sempre stato! »

Le voci di quelle donne si sovrapposero una sull'altra, creando un insopportabile marasma, e Sasuke sperò vivamente che quello fosse un incubo e che qualche magnanimo Kami lo svegliasse all'istante.

« Sasuke-kun » bisbigliò Sakura.

« Mh » riuscì a rispondere lui, troppo scioccato per mettere insieme una frase di senso compiuto.

« Al mio tre, rientriamo nel chiosco e scappiamo dal retro » gli propose e lui annuì con la testa.

« Uno... due... TRE! »

Schizzarono all'interno del chiosco e dopo aver scavalcato il bancone con un balzo, imboccarono la porta sul retro. Si ritrovarono in un cortile dal quale riuscirono ad accedere, infine, ai tetti, mettendosi in salvo.

I loro compagni di Accademia, dopo averli visti sfrecciare all'interno del locale, non furono in grado di spiegare ciò che accadde in seguito, travolti da una mandria di donne inferocite.





« L'abbiamo scampata bella! » esordì Sakura, tirando un sospiro di sollievo.

Sasuke camminava davanti a lei, a passo svelto. Inconsciamente temeva ancora che quelle donne li stessero seguendo e quindi, d'istinto, aveva continuato a guadagnare terreno.

« Sasuke-kun, siamo dall'altra parte del Villaggio, non penso che riescano a trovarci » affermò Sakura, intuendo che fosse ancora scosso da quanto accaduto.

Sasuke rallentò, consentendole di raggiungerlo.

« Chi erano quelle donne? » gli chiese lei, non avendo ancora ben razionalizzato.

« Non lo so » rispose Sasuke, lapidario « O meglio... »

Non era molto sicuro di quello che stava per dire, ma tutti gli indizi portavano ad un'unica conclusione, molto imbarazzante e altrettanto assurda.

Come aveva fatto ad andare a letto con tutte quelle donne? E perché?

Forse con la sua famiglia in vita aveva pensato che sprecare materiale genetico non sarebbe stato un peccato mortale – non essendoci più la necessità di ripopolare il suo Clan – o forse era un malato pervertito come Neji - ' Oh Kami, questo no! '

« Credo che siano mie amanti » confessò all'unica persona che non avrebbe mai voluto sentire quelle parole uscire dalla sua bocca.

« Oh! Capisco. » mormorò mestamente Sakura, abbassando lo sguardo, mentre il suo cuore si sgretolava in tanti piccoli pezzettini – tanto per cambiare.

Sasuke sbuffò e si passò una mano tra i capelli: che situazione del cazzo!

« Ma tu... » riprese Sakura, con titubanza « Tu, sei andato, sì insomma, hai fatto quelle cose... »

L'Uchiha la fulminò con lo sguardo, facendola trasalire.

A Sakura era sembrata una domanda più che lecita, anzi, necessaria. Sapere che almeno una cinquantina di donne erano arrivate laddove lei aveva sempre sognato non solo aveva un ché di deprimente, ma anche di inquietante: dove aveva sbagliato? Forse Sasuke era uno di quei ragazzi interessati solo a una cosa, a quella cosa, e forse non era portato per la monogamia. Questo sì avrebbe spiegato molte cose. Ma allora perché lei non era mai riuscita neanche a sfiorarlo con un dito?

La verità era che forse lui la riteneva… una racchia???

' Sai aveva ragione! ' esclamò dentro di sé, atterrita.

Davvero era così brutta?

Cosa c'era in lei che non andava?

Un'aura davvero poco rassicurante la avvolse; qualcosa di molto simile all'effetto del segno maledetto.

Sarebbe stata cosa buona et giusta da parte di Sasuke chiederle che cosa le stesse passando per la testa, ma in vero all'Uchiha – uomo sensibile e profondo conoscitore della psiche femminile – non era passato neanche per l'anticamera del cervello che Sakura potesse essere in preda a una profonda crisi di autostima, nonché di gelosia.

Che se la fosse presa per la faccenda delle amanti?

'Impossibile!' - appunto.

Erano passati tre anni da quando aveva abbandonato il Villaggio, Sakura non poteva ancora nutrire dei sentimenti nei suoi confronti che non fossero odio e disgusto. Aveva tentato di ucciderla, per tutti i Kami!!! Due volte nello stesso giorno, tra l'altro. Quale donna sana di mente avrebbe continuato ad amarlo dopo un simile episodio?

« Tornando a noi… » esordì l'Uchiha, incurante del pericolo che stava correndo « Domani sera… »

« Domani sera portaci una delle tue amanti! » gli urlò Sakura, alquanto iraconda, prendendo la strada di casa.

Quale donna sana di mente, eh?

Sakura non rientrava in quella categoria. No. Per niente.

Sasuke si portò una mano a sostenere la fronte che sembrava sul punto di scoppiare: come diavolo si era cacciato in quel casino?




Sakura era infuriata come non mai.

« Credo che siano delle mie amanti… » scimmiottò quell'idiota che con assoluta tranquillità aveva ammesso davanti a lei – davanti a lei – di aver avuto relazioni promiscue – e non con lei!

Lei che non osava neanche pronunciare quella parola, che non aveva mai visto un uomo nudo se non per esigenze lavorative – se strettamente necessario – che a sedici anni poteva annoverare come unica esperienza erotica un bagno alle terme con Naruto e Kakashi-sensei – in vasche separate.

Invece lui… lui…

'Che stronzo!' - e come darle torto?!

Anche la sua vocina interiore questa volta concordò sulla necessità di una punizione esemplare.

Credeva di essere l'unico capace di serbare rancore e meditare vendetta?

Una donna tradita, con il cuore in pezzi, aveva una potenza distruttiva che neanche lui, il vendicatore per antonomasia, poteva immaginare.

Lo avrebbe umiliato, proprio come aveva fatto lui, e poi fatto a pezzi.

Se sul ponte nel Paese del Ferro le sue mani avevano preso a tremare per l'incertezza, adesso le tremavano di rabbia cieca: avrebbe potuto tranquillamente – anzi sicuramente – ammazzarlo senza alcun rimorso.

« Eccola, è lei! » strillò una donna alle sue spalle.

Sakura si voltò, trovandosi di fronte una decina di donne dall'aria poco pacifica.

Ghignò, pensando che non ci potesse essere modo migliore per scaricare un po' di rabbia.

Fece scrocchiare le dita delle mani e si lanciò su di loro.





Un gran fracasso, come un'esplosione, attirò l'attenzione di Sasuke. Si chiese per un attimo da dove potesse venire, poi fece spallucce e continuò a camminare, pensieroso, verso casa.

Sakura aveva reagito in un modo, per così dire, bizzarro. Possibile che non avesse capito che in quell'universo parallelo nulla fosse come era nella realtà?

Lui non si sarebbe mai sognato di andare a letto con tutte quelle donne! Non avevo tempo! E se anche lo avesse avuto, di certo non lo avrebbe sprecato in quel modo.

Per qualche motivo, che ancora non gli era molto chiaro, gli unici la cui personalità era rimasta invariata erano lui e Sakura.

Aprì con delicatezza il fusuma e si tolse i sandali all'ingresso, accedendo poi al corridoio che portava al dōjō dal quale proveniva una flebile luce.

Aprì un piccolo spiraglio per spiare al suo interno: suo padre era lì, inginocchiato, e assorto in chissà quali pensieri. O forse stava solo dormendo?

Decise che fosse meglio non disturbarlo e fece un passo in direzione della sua camera quando la voce di suo padre lo fermò.

« Sasuke » lo chiamò ad alta voce, incurante dell'ora tarda.

Sasuke aprì la porta e si posizionò in ginocchio davanti a lui.

« Dove sei stato? » gli chiese con il suo solito tono altero – quello tutto sommato non era cambiato.

Sasuke rifletté per un secondo prima di rispondere perché non riusciva a capire se fosse incazzato o meno: non aveva mai avuto la preoccupazione di tornare presto a casa per non far inalberare i suoi genitori.

« Da Sakura » gli rispose, pensando che, data la simpatia che i suoi genitori avevano mostrato di avere per lei, suo padre non lo avrebbe mai e poi mai rimproverato.

« Non riesci proprio a fartene una ragione, vero? » ribatté Fugaku, con un sorriso sghembo « Ma in fondo non posso biasimarti. Quando si è innamorati si fa di tutto per proteggere la persona che si ama. »

Ancora con quella storia? Ne era al corrente anche suo padre?

'Inizia a essere seccante' constatò Sasuke, facendo una smorfia che suo padre, ovviamente, interpretò come un moto di profonda sofferenza emotiva.

« Hai tentato in tutti i modi di far comprendere a Sakura che la strada che ha scelto è sbagliata » continuò il padre « Ma non puoi obbligare nessuno ad amarti, Sasuke. » concluse, incrociando le braccia e chiudendo di nuovo gli occhi.

'Seccante. Oltremodo seccante.'

« Non è più un problema » tentò di rassicurarlo, forte del fatto che a parlare fosse il vero Sasuke non quella specie di donnaiolo impenitente, innamorato perso di Sakura Haruno . 'Innamorato di Sakura. Non diciamo scempiaggini'

« Non è ignorando il problema che riusciamo a farlo sparire » obiettò Fugaku, dall'alto della sua infinita saggezza « E so che la missione che ti ho assegnato si sta rivelando più difficile del previsto »

La faccenda si faceva decisamente più interessante: suo padre gli aveva assegnato una missione. Un onore inaspettato dato che nella realtà era sempre stato Itachi il suo braccio destro. Ma di quale missione si trattava? Forse doveva occuparsi di qualche pericoloso criminale o di un nukenin sanguinario? Perché di nukenin sanguinari lui se ne intendeva parecchio.

« Sakura dopo la morte dei suoi genitori è diventata una mina vagante »

'Sakura? Una mina vagante?' Era ridicola solo l'idea. E cosa c'entrava Sakura con la missione?

« Ha incolpato il Villaggio della loro morte »

'Ho come l'impressione di averla già sentita questa storia'

« Qualcuno doveva sacrificarsi » continuò Fugaku « La pace del Villaggio era troppo importante, non potevamo rischiare che scoppiasse una guerra. »

Quella di Sasuke da semplice impressione si stava gradualmente trasformando in una concreta e tragica realtà.

« Kizashi Haruno era diventato troppo potente. Era l'Hokage, ma non era ben visto da tutti. Le alte sfere del Clan mi chiesero di prendere una decisione pesante. » la voce di Fugaku Uchiha si incrinò appena, tradendo la sua emozione « Era mio amico, ma anche un pericolo per il Villaggio. E io l'ho tradito. »

Gli occhi di Sasuke si sbarrarono appena acquisita la consapevolezza che la storia che suo padre gli stava raccontando altro non era che la copia sputata di quanto era accaduto nella realtà al suo Clan, ma al contrario. Cambiava qualche particolare, ma le assonanze tra le due vicende erano fin troppe.

« Questa storia te l'ho raccontata un'infinità di volte, ma spero che ti aiuti a comprendere perché è così importante che tu stia vicino a Sakura. Ho promesso a Kizashi e Mebuki che mi sarei preso cura di lei. »

Inutile dire che Sasuke sprofondò nel più totale sgomento nell'apprendere che l'importante missione che suo padre gli aveva affidato era fare da balia a Sakura Haruno.

« Non penso che Sakura abbia intenzione di vendicarsi del Villaggio » affermò Sasuke, sicuro di quello che stava dicendo: non era la stessa Sakura quella che era piombata in quello strano universo e non aveva alcun motivo valido per distruggere la Foglia.

« È fuggita, Sasuke. » ringhiò il padre, sgranando gli occhi in modo minaccioso « E tu te la sei lasciata scappare! »

'Non può essere!' esclamò Sasuke dentro di sé.

« Ti ha abbattuto, tramortito, e lasciato svenuto su una panchina. »

'Cosa??? Io l'ho tramortita, io l'ho lasciata svenuta sulla panchina!'

Aprì bocca, ma solo per respirare perché improvvisamente l'aria di quel dōjō era diventata pesante e non poteva in alcun modo tentare di spiegare a suo padre come stessero davvero le cose, in primis perché nella migliore delle ipotesi lo avrebbe preso per pazzo e internato, e poi perché avrebbe dovuto confessargli di essere diventato un nukenin e a quel punto, probabilmente, lo avrebbe ammazzato sul posto.

« È inaccettabile per un Uchiha fallire una missione » aggiunse il padre, ammonendolo con lo sguardo.

E Sasuke si chiese di nuovo: 'Perché?Perché a me?'

Era ormai chiaro, anzi cristallino, che le parti fossero state invertite. Sakura aveva perso la sua famiglia, tradita dal Villaggio e da suo padre che in quel modo era diventato Hokage, e aveva deciso di vendicarsi. Fin qui tutto nella norma perché era la storia della sua vita.

Ciò che Sasuke non era, tuttavia, ancora in grado di razionalizzare, o meglio, digerire era il suo ruolo – il nuovo ruolo. Lui era Sakura Haruno. Un noioso ragazzino innamorato della sua compagna di Team e rifiutato dalla stessa. Riusciva persino a sentirla, quella parola, 'Grazie', proferita dalle labbra di Sakura prima del colpo alla nuca – perché poteva scommetterci: l'aveva detta. Come riusciva a sentire le sue parole per convincerla a restare: le stesse che Sakura aveva detto a lui quella notte.

Era imbarazzante. Talmente imbarazzante che a stento riuscì a dissimulare la vergogna e l'atterrimento, nonché l'inevitabile conato di vomito che aveva preso a salirgli dai meandri del suo stomaco.

'È un incubo!'

« Adesso è tornata, però » osservò Sasuke, tanto per dire qualcosa di intelligente in un momento in cui il suo cervello propendeva per una ben più decorosa, drastica, soluzione: il suicidio.

« Sì. E solo grazie a Naruto Uzumaki. »

Ecco, adesso vomitava sul serio: Naruto, volente o nolente, se lo ritrovava sempre tra le palle.

« Mi aspetto che non accada più nulla del genere. Sono stato chiaro, Sasuke? » concluse Fugaku.

« Sì, Padre » sussurrò lui tra i denti, alzandosi in piedi e lasciando suo padre nella medesima posizione in cui lo aveva trovato.

Sentiva le gambe molli e la testa che gli girava vorticosamente e fece non poca fatica per raggiungere la sua stanza.

Ma appena impugnata la maniglia, un'altra voce, questa volta proveniente dalla camera da letto dei suoi genitori, lo costrinse a fare dietro front.

Era sua madre.

« Come mai hai fatto così tardi? » gli chiese con dolcezza.

« Sono rimasto a parlare un po' con papà » le rispose, rimanendo sull'uscio.

« Anche se tuo padre non te lo dice spesso, è orgoglioso di te, Sasuke. »

Anche in un'altra occasione sua madre aveva detto la medesima frase. Molti anni prima.

« Adesso lo so, mamma » ribatté lui, accennando un sorriso.

La madre gli sorrise di rimando, illuminata solo da un raggio di luna. Era bellissima, molto più di quanto Sasuke ricordasse.

« Adesso vai a dormire, sarai stanco »

« Buonanotte, mamma » la salutò, con il cuore un po' più leggero. Sua madre aveva sempre avuto l'innata capacità di tranquillizzarlo, farlo sentire in pace con se stesso e con il mondo anche quando i suoi erano i semplici problemi di un bambino.

« Ah! Dimenticavo… » Sasuke ritornò indietro con l'intenzione di portare a termine almeno la missione che lei gli aveva affidato « La zuppa di gamberetti andrà benissimo » le disse, godendosi l'ennesimo sorriso.

Onde evitare che anche a suo fratello venisse l'irrefrenabile voglia di minare il suo equilibrio psichico che, ormai, poteva dirsi definitivamente andato alle ortiche, si fiondò nella sua camera e si buttò sul letto faccia in giù con la consapevolezza di avere di fronte un'intera nottata per trovare un modo per uscire da quell'incubo.





Sakura spalancò la porta di casa e carica dell'adrenalina scaturita dallo scontro con le

'amanti' di Sasuke, salì le scale, con le ali ai piedi. per raggiungere la camera da letto. Lungo il tragitto aveva avuto modo di riflettere sugli ultimi avvenimenti e aveva preso una decisione. Dopotutto un ragazzo che la trovava attraente – anzi irresistibile – lo aveva e, allora, perché non approfittarne?

Sasuke preferiva andare a letto con cento donne, ma non con lei. Anche in quell'assurda dimensione le cose tra loro non avevano preso il verso da lei voluto e ciò significava solo una cosa: doveva dimenticarlo.

Ino una volta le aveva detto che di uomini nel mondo ce n'erano tanti e che non c'era modo migliore per dimenticare qualcuno che sostituirlo.

' Chiodo schiaccia chiodo ' le aveva detto.

Beh, il chiodo ce l'aveva – e che chiodo! – mancava solo un buon martello e per quello si sarebbe attrezzata in seguito.

La camera era totalmente immersa nel buio, se non per uno sparuto raggio di luna che penetrava dalle pieghe della tenda.

Si avvicinò in punta di piedi al letto, valutando approssimativamente che le probabilità che il suo chiodo fosse ancora sveglio fossero davvero molto ridotte e che, quindi, il suo piano fosse destinato a fallire.

Sasori, infatti, era nel pieno della fase Rem. Era chiaro dal suo viso rilassato, dai suoi occhi immobili, ermeticamente chiusi come quelli di una bambola – o di una marionetta in questo caso.

Era davvero impensabile che lui fosse di carne e ossa – e soprattutto che fosse il suo ragazzo. Era più che sicura che se mai fosse riuscita a ritornare nel suo mondo e lo avesse raccontato a Ino, per prima cosa le avrebbe dato della pazza e poi le avrebbe dato doppiamente della pazza per non aver approfittato della situazione.

Si mise a sedere sul ciglio del letto e, incerta, allungò una mano a sfiorargli il viso. Era liscio come quello di un bambino e caldo – molto caldo – come la pelle che aveva saggiato quel pomeriggio nel suo bagno.

Calda e bagnata. Bagnata e calda.

Scoprì di esserlo anche lei, calda e bagnata, e scostò la mano per mettere a tacere quella fastidiosa vocina nella sua testa che continuava a ripeterle: 'Che aspetti, idiota?'

A quel punto, presa da uno strano istinto, si piegò verso di lui fino ad arrivare con il viso a pochi centimetri dal suo.

Dopotutto chi mai lo avrebbe saputo? Sarebbe stato poi così deprecabile sfiorare appena le sue labbra? Non era il suo ragazzo in fondo?

Si avvicinò ancora un po' al punto di sentire il suo fiato lambirle le guance.

' Ci sei quasi ' la incitò la sua vocina interiore, sovreccitata.

« Non posso, dannazione! » le ringhiò lei, allontanandosi velocemente da lui.

' Idiota '

Sì, lo era.

Non c'era alcun motivo valido per rimanere fedele a qualcosa che aveva le stesse probabilità di avverarsi di quelle che poteva avere Tsunade-sama di diventare astemia, eppure in cuor suo sapeva che fosse sbagliato.





L'indomani Sasuke si svegliò di buon ora. E per buon'ora si intende che dopo aver preso sonno per sfinimento verso le cinque della mattina il suo orologio biologico da vendicatore aveva suonato la sveglia alle sei in punto. Un'ora di sonno. E che sonno! Non aveva fatto altro che sognare a random Sakura Haruno che lo tramortiva e lo abbandonava su una panchina di marmo come un barbone.

Era stato quasi peggio di quando Itachi, con fraterna premura, aveva utilizzato il mangekyou sharingan su di lui.

Tra l'altro gli rodeva terribilmente che anche in quell'occasione l'eroe fosse stato Naruto e che, suo padre, per colpa di quel baka impiccione, lo ritenesse un inetto.

Durante la lunga notte insonne si era chiesto più volte chi potesse essere stato l'artefice di tutto e soprattutto per quale motivo lo avesse fatto, non trovando, tuttavia, risposta. Nel momento preciso in cui lui e Naruto si erano scontrati erano presenti solo Kakashi e Sakura e nessuno di loro due sarebbe stato in grado di utilizzare un'abilità illusoria così potente da catapultare due persone in un universo parallelo. Allora chi? E perché?

Se questo qualcuno avesse avuto la brillante idea di rinchiudere solo lui in quella strana realtà forse non avrebbe avuto niente da ridire – aveva riavuto la sua famiglia – ma aveva coinvolto anche Sakura e, su questo, di cose da ridire ne aveva a bizzeffe.

Rimase a lungo, steso sul letto, a guardare il soffitto, cercando di ricordare un particolare, un qualcosa, che potesse aiutarlo a risolvere la faccenda o, quantomeno, rispedire Sakura al mittente perché in quel mondo, in fondo, Sasuke stava bene. Ok, i suoi compagni erano un po' strambi e anche la sua famiglia non scherzava, ma non aveva mai avuto problemi a evitare la gente e per la sua famiglia… si sarebbe adattato.

Sentì dei passi fuori dalla porta e si tirò su a sedere realizzando che forse Itachi avrebbe potuto dargli qualche informazione in più sulle arti illusorie, essendone il genio indiscusso. Aprì la porta e percorse il lungo corridoio esterno che costeggiava il giardino, trovando suo fratello seduto all'ombra del grande albero posto al centro. Aveva un'aria serena, sognante. Da quanto tempo non lo vedeva così?

Si mise a sedere al suo fianco, poggiando la schiena sul tronco e alzando la testa per rimirare la folta chioma mossa da un gruppetto di uccellini un po' troppo molesti per i suoi gusti.

« Ti sei svegliato presto » constatò Itachi, con un sorrisetto divertito che Sasuke associò immediatamente alla parola 'fannullone'.

« Ho delle cose da fare » gli rispose, fingendo di non aver colto la sua provocazione.

« Devono essere importanti » ribatté il fratello, allargando un altro po' il sorriso.

« Dacci un taglio! » lo ammonì Sasuke, contrariato. « Piuttosto… » continuò subito dopo

« Sai dirmi qualcosa di un'arte illusoria capace di trasportare qualcuno da una realtà all'altra? »

Itachi portò una mano al mento, pensieroso.

« Non mi pare di averne mai sentito parlare » gli rispose dopo qualche secondo « Perché? »

aggiunse, un po' perplesso e per la domanda, e per l'interessamento che Sasuke aveva finalmente mostrato verso le arti illusorie: era assurdo che un Uchiha non le conoscesse.

« Nulla » replicò Sasuke, con un pizzico di delusione.

« Hai intenzione di usare lo sharingan su Sakura? » insinuò, quindi, il fratello.

Il sopracciglio sinistro di Sasuke si impennò: cosa c'entrava adesso Sakura?

Itachi si voltò verso di lui, facendo brillare il suo sharingan.

« Non devi farlo! » esclamò, afferrando le sue spalle e scuotendolo con forza « Non dovrai mai utilizzare lo sharingan su di lei, per nessun motivo al mondo. Non puoi pensare di risolvere il problema in questo modo! »

E Sasuke pensò seriamente che gli fosse andato di volta il cervello.

« Lo sharingan può avere conseguenze pesanti, può portare a uno stato di incoscienza irreversibile. Non è un gioco, Sasuke. » concluse Itachi, smettendo finalmente di scuoterlo.

Sasuke avrebbe voluto dirgli qualcosa tipo: 'Questo particolare ti era sfuggito quando hai avuto l'accortezza di utilizzarlo su di me?', ma lasciò perdere perché nessuno dei suoi famigliari era al corrente di quanto fosse accaduto nella realtà e non sarebbe di certo stato lui a dire a suo fratello che era morto per mano sua e ai suoi che erano morti a loro volta per mano di Itachi. Sarebbe stato un tantino complicato!

Sasuke, quindi, annuì per poi portarsi una mano alla fronte per porre fine al giramento di testa causato dal vigoroso scossone del fratello.

« Vedrai che prima o poi Sakura si renderà conto di quello che sta perdendo. » affermò Itachi, con tono rassicurante « Presto comprenderà che dalla vendetta scaturisce solo altro dolore »

Gli occhi di Sasuke si sbarrarono. 'Altro dolore' .

« Ti sbagli! » obiettò, stringendo i pugni: cosa poteva saperne lui? « Io… Io non... »

Si fermò in tempo, prima di proferire qualcosa di assolutamente sbagliato in quel contesto. Si era sentito chiamato in causa e aveva percepito la necessità di giustificare le sue azioni, il suo desiderio di vendicarsi di Konoha; avrebbe tanto voluto spiegargli il suo punto di vista, raccontargli come ci si sentisse a provare un odio così profondo verso qualcuno tanto da non desiderare altro che la sua distruzione. Ma non lo fece.

« Non puoi sopportare di vederla con un altro, lo so » Itachi concluse nel modo più errato il suo pensiero e Sasuke non poté fare altro che scuotere la testa per la disperazione.

« Sasori è un bravo ragazzo, dopotutto. » continuò Itachi « Ed è realmente innamorato di lei. »

« Tsk! » esclamò Sasuke senza un valido motivo.





« Buongiorno »

Sakura mugolò qualcosa di incomprensibile in risposta al 'caldo' saluto che l'uomo mezzo nudo nel suo letto le aveva appena rivolto.

« Su, dormigliona, è ora di alzarsi » ci riprovò il rosso, facendo scorrere la mano lungo la sua coscia.

« Ancora cinque minuti » masticò lei, con la voce impastata dal sonno.

« Cosa vuoi per colazione? » le chiese, allora, Sasori mentre la mano continuava a salire sotto la camicetta da notte bianca fino all'orlo delle mutandine.

« Dango. Tanti dango. » biascicò lei che nel mentre stava facendo il sogno più bello della sua vita nel quale Sasuke Uchiha, mezzo nudo, la svegliava con una caldissimo '' Buongiorno'', le dava della ''dormigliona'' e le chiedeva cosa volesse per colazione. Il tutto condito con una buona dose di carezze bollenti.

« Mh! Siamo affamate stamattina. »

E la mano birichina approdò laddove nessuno era giunto mai.

« Ah!!! »

Sakura urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, costringendo il ragazzo a scansarsi di colpo per lo spavento.

« Ma che diavolo ti prende? » le chiese Sasori, portandosi una mano al petto – quello nudo, quello pulsante.

' Oh Kami, Oh Kami, Oh Kami! ' ripeté Sakura nella sua testa come un mantra. Lui… aveva… messo… mani… lì… 'Oh Kami!'

« Certo che da ieri sera sei davvero strana. » constatò Sasori, passandosi una mano tra i capelli – quegli splendidi e rossi capelli. « Sei sicura che l'Uchiha non ti abbia importunata? »

Sakura scoppiò a ridere in modo isterico.

« Importunata da Sasuke, dici? » urlò come una pazza, non smettendo di ridere « Ma come ti viene in mente? »

Aveva una gran voglia di mettersi a piangere e disperatamente perché no, cazzo, Sasuke Uchiha preferiva importunare mezza Konoha e non lei.

« Sarà… ma ogni volta che passi del tempo con lui non sembri più tu » ribatté il ragazzo, alzandosi dal letto e mostrandosi in tutto il suo ignudo splendore.

Sakura arrossì talmente tanto da essere costretta a ripiegare su una strategica ritirata sotto le lenzuola. Se le portò fin sopra il naso, lasciando solo un piccolo spiraglio per sbirciare il ragazzo che con nonchalance camminava come 'madre e padre' lo avevano fatto per la sua camera da letto. E geloso, se possibile, era anche più bello.

« So che il tuo Team per te è come una seconda famiglia, che Sasuke ti è sempre stato vicino anche nei momenti più difficili, e spesso mi sono chiesto perché tu abbia scelto me. » continuò mentre si vestiva « A volte penso che tu stia con me solo perché posso esserti di aiuto per la tua vendetta »

' Sasuke mi è sempre stato vicino? Vendetta? '

Sakura strabuzzò gli occhi: come faceva Sasori a sapere che voleva vendicarsi di Sasuke? Che avesse parlato nel sonno?

« Ma che dici? » sbottò Sakura, mettendosi a sedere di scatto sul letto per poi rendersi conto di essere in camicia da notte e ricoprirsi in tutta fretta.

« Allora smettila di recitare, di fingere che vada tutto bene. Concentriamoci sul nostro obiettivo » Sasori si era avvicinato velocemente a lei e le aveva afferrato le spalle.

' Ma di cosa sta parlando? ' si chiese Sakura ' Un figlio, il matrimonio?'

« Distruggiamo Konoha una volta per tutte! » concluse il ragazzo, dilatando in un modo inquietante le pupille degli occhi.

Sakura ebbe il timore di svenire: distruggere Konoha? Perché mai avrebbe dovuto farlo?

Sasori non era chi voleva far credere di essere, non combatteva per il Villaggio, ma tramava per annientarlo. E lei? Era sua complice?

« Manca poco. Domani mi recherò dal nostro amico per gli ultimi dettagli. Vedrai, non rimarrà niente di questo stupido Villaggio. » aggiunse Sasori, stringendola forte a sé.

« Io… » Sakura era senza parole, totalmente scioccata. « Io…» ripeté, liberandosi dal suo abbraccio e scendendo dal letto « H-ho dimenticato che q-questa mattina dovevo recarmi da-dall'Hokage » balbettò nervosamente, vestendosi in tutta fretta « D-devo proprio andare, sai… »

« Dobbiamo mantenere le apparenze » ricordò lui, andandole insperatamente in aiuto.

« S-sì, a-appunto »





« Sa… distruggere… Konoha »

« Riprovaci quando ti verrà restituito il dono della parola » borbottò Sasuke.

'Stronzo!'

Sakura si era letteralmente catapultata a casa di Sasuke. O meglio, dopo aver avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un jonin ubriacone che viveva presso l'abitazione che in teoria sarebbe dovuta essere di Sasuke, aveva riattraversato il Villaggio per raggiungere il Quartiere Uchiha. Non aveva avuto grandi difficoltà a individuare quale fosse la casa di Sasuke: a naso si era intrufolata in quella più grande – 'megalomania genetica' – entrando dal giardino, e lo aveva trovato lì, seduto sul pavimento dell'engawa, intento a pulire la sua katana.

Prese un profondo respiro, riordinò i pensieri e infine tentò di elaborare una frase di senso compiuto: « Sasori vuole distruggere Konoha »

« Oh, affascinante! » sputò Sasuke, sarcastico « Ultimamente Konoha è molto gettonata, a quanto pare » aggiunse con una nota di chiaro disprezzo nella voce.

Sakura si sentì improvvisamente una stupida: anche Sasuke aveva intenzione di distruggere Konoha, forse non era stata una grandissima idea rivolgersi a lui.

« Bisogna avvertire Naruto » pensò, non rendendosi conto di averlo fatto ad alta voce e che, al solo sentir nominare l'Uzumaki, Sasuke aveva aggrottato la fronte e aveva smesso di pulire la sua Kusanagi.

« Spiegami per quale motivo dovremmo avvertire quel buono a nulla » replicò lui, puntando il suo sguardo gelido su di lei « Pensi che io non sia forte quanto lui, se non più di lui? » concluse, indirizzando la punta della Katana verso il collo della ragazza le cui palpebre, udendo una tale assurdità, presero a battere in modo convulso: gli sembrava quello il momento adatto per sanare i suoi complessi di inferiorità?

« Sakura! »

Sasuke, riconoscendo la voce di sua madre, ripose in fretta la katana nel fodero. La ragazza si voltò e si ritrovò di fronte una donna di mezza età, molto bella, che aveva come la sensazione di aver già visto, ma non ricordava bene dove.

Ovviamente giunse alla conclusione più sbagliata.

« Vedo che per te l'età non fa differenza, Sasuke! » osservò con disgusto, incrociando le braccia.

« Tsk! » sibilò Sasuke di rimando « È mia madre » le spiegò tra i denti, trovando veramente infantile quel suo comportamento.

« Hops! »

Per la seconda volta in pochi minuti – con Sasuke era la norma – si sentì una stupida. In effetti quella donna era la stessa che aveva visto nelle foto dell'album di sua madre, ma in quelle ore erano accadute così tante cose che aveva perso lucidità.

« Buongiorno, Signora Uchiha. » la salutò, piegandosi meccanicamente in avanti.

« Che sorpresa! » esclamò Mikoto « Non ti aspettavo prima di questa sera. È forse accaduto qualcosa? » le chiese in apprensione.

« N-no » balbettò, rossa in viso.

'Che figura!' pensò, mentre la sua vocina interiore se la sghignazzava della grossa.

« È venuta a informarmi che Kakashi ci sta aspettando » continuò Sasuke, evitandole così di fare un'ennesima figura barbina e Sakura non poté fare altro che dedicargli uno sguardo colmo di gratitudine.

« Ma Kakashi questa mattina non aveva una riunione con tuo padre? » obiettò Mikoto, portando l'indice della mano sulla guancia.

« S-sì, appunto. Kakashi-sensei» Sakura sottolineò l'onorifico che Sasuke aveva, per ovvi motivi, omesso « Ci aveva lasciato dei compiti da svolgere in sua assenza » le spiegò, non sapendo neanche lei dove avesse trovato la presenza di spirito per imbastire una simile panzana. Era di fronte alla madre di Sasuke, quella che sarebbe potuta essere sua suocera, e l'aveva scambiata per un'amante attempata di Sasuke: era più che comprensibile che fosse nervosa.

«Ah, capisco. » Non si sa come, ma Mikoto se la bevve « Stasera cercate di non fare tardi.» si raccomandò prima di congedarsi.

« A stasera » confermò Sakura, inchinandosi di nuovo e sentendo il suo cuore arrivare dritto nel naso.

« Conviene uscire a questo punto » dichiarò Sasuke, visibilmente annoiato.





« Avresti potuto dirmelo che era tua madre » esordì Sakura, appena fuori dalla residenza, ancora turbata dall'inatteso incontro e dall'impressionante figuraccia che aveva fatto.

« Non me lo hai chiesto. » ribatté Sasuke, accelerando il passo.

« Beh, io non avevo idea di come fosse fatta tua madre » gli fece presente, non rendendosi conto di quanto quell'affermazione fosse stata di cattivo gusto: non poteva saperlo perché lei era morta.

Sasuke si fermò di colpo e si chiuse nelle spalle.

« Certo, come avresti potuto saperlo? » sussurrò in modo impercettibile.

« Scusa, non ho capito » ammise Sakura, sentendosi improvvisamente più a disagio del solito.

« Non ha alcuna importanza, solo cerca di tenere a freno la lingua, sei noiosa » concluse lui, ricominciando a camminare. Quella parola, '' noiosa '', con cui lui l'aveva apostrofata più volte, e sempre quando diceva qualcosa di poco opportuno o fastidioso per la sua persona, aiutò Sakura a comprendere che quello che gli aveva detto lo avesse colpito, forse ferito, e se ne dispiacque.

Sperando di trovare un posto tranquillo dove parlare, si diressero verso il campo di allenamento dove però trovarono Hinata Hyuga intenta a spazzare via i componenti del suo Team, moscerini inclusi.

« Andiamo nella foresta » propose Sasuke, quindi, e Sakura annuì semplicemente, pensierosa.

Si ritrovarono così nel luogo in cui la discesa nelle tenebre di Sasuke aveva avuto inizio. Nella mente di Sakura, i ricordi di quel giorno erano ancora così vivi da farle male. Era stata una vera fortuna che Sasuke fosse riuscito a evitare che Orochimaru si impadronisse del suo corpo perché, all'epoca, quando il sennin lo aveva morso, sembrava davvero troppo forte per essere sconfitto. Ricordava la paura di non essere all'altezza di riuscire a difendere Sasuke e Naruto dall'attacco dei ninja del Villaggio del Suono e il momento in cui Sasuke aveva liberato il potere del Segno Maledetto. Era riuscita a fermarlo, chissà come. Si era posta quella domanda più volte ed era stato forse quell'episodio a illuderla che avrebbe potuto farcela ancora, che in qualche modo sarebbe riuscita a fermarlo, a farlo ritornare in sé. Ma il Sasuke che aveva trovato nel Paese del Ferro non era più quello di un tempo, non vi era più nulla di quel ragazzino introverso e arrabbiato. L'odio aveva corrotto per sempre la sua anima?

« Ti chiedo scusa. »

Sakura pensò che fosse giunto il momento di rompere quell'insostenibile silenzio.

« Mh » mugolò Sasuke che, assorto nei suoi pensieri, non aveva ascoltato una sola parola.

« Sono stata inopportuna, ti chiedo scusa » ripeté Sakura, sinceramente dispiaciuta.

« Qui può andare bene »

Sasuke finse di ignorare quanto lei aveva appena detto, non sapendo cosa risponderle: si era talmente abituato ad essere arrabbiato e diffidente nei confronti degli altri che aveva dimenticato cosa volesse significare ricevere delle scuse. A conti fatti nessuno si era mai disturbato di porgergli le scuse per tutto quello che aveva patito; tutti coloro che erano a conoscenza di quello che era stato fatto al suo Clan e a suo fratello – e quindi a lui – avevano optato per un'omertosa compassione al posto di una vergognosa, ma onesta, ammissione di colpevolezza.

Il Terzo Hokage gli aveva dato una casa in cui vivere e la possibilità di usufruire di tutti gli averi del suo Clan come ''unico erede in vita'', ma la sua debolezza lo aveva privato della cosa più importante, vitale, come l'affetto della sua famiglia, per preservare la pace in un Villaggio corrotto e immeritevole.

Sasuke aveva intenzione di ristabilire l'equilibrio, pareggiare i conti, privare quella massa di vigliacchi di tutto ciò di cui avevano potuto godere a discapito della sua famiglia e della sua felicità.

Sakura, invece, comprese di essere stata respinta ancora. Per quanto si potesse sforzare di comportarsi normalmente nei suoi confronti, mettendo da parte ciò che era accaduto nel Paese del Ferro, la corazza che Sasuke aveva indosso era ancora per lei impenetrabile. Non le aveva mai dato modo di avere accesso ai suoi pensieri, di stargli vicino come lei avrebbe voluto, ma ai tempi del Team 7 Sakura aveva creduto di avere un piccolo, piccolissimo posto, nel suo cuore, mentre adesso aveva la certezza di non contare niente per lui.

Sasuke era fermo, lì davanti ai suoi occhi; così vicino, eppure irraggiungibile.

« Sasori mi ha detto di avere un complice » gli comunicò, benché lui non si fosse ancora degnato di voltarsi dalla sua parte: un'abitudine, un triste ricordo.

« Sì, lo so » affermò Sasuke « Sei tu.» aggiunse dopo una breve pausa in cui aveva tentato di immaginare lo sconcerto della ragazza nell'apprendere che, adesso, la nukenin fosse lei e non più lui – ironico, no?

« Allora è vero? » urlò Sakura, portandosi una mano alla fronte « E dimmi, come fai a saperlo? Chi te lo ha detto? Perché voglio distruggere il Villaggio? » gli chiese tutto d'un fiato, con la speranza che questa volta si degnasse di risponderle in modo esaustivo e non con i suoi soliti mugugni, barra sibili, barra crittogrammi.

« Mh » - come non detto.

« Dobbiamo fermarlo, Sasuke-kun! Non possiamo permettergli di farlo! » ritornò all'attacco la ragazza, con il pungo chiuso dinanzi al petto.

« Chiudi quella bocca, Sakura! » le ordinò l'Uchiha, ampiamente irritato « Se qualcuno nel nostro mondo avesse tentato di distruggere Konoha, non avrei avuto nulla in contrario, anzi lo avrei aiutato » ammise con una tranquillità che aveva dell'inquietante « Ma in questa realtà è diverso. »

« Quindi lo fermeremo, vero? » gli domandò Sakura, speranzosa.

Sasuke sbuffò di rimando, chiedendosi per quale assurdo motivo quella ragazza dovesse necessariamente sprecare il suo fiato e attentare ai suoi timpani anche quando i concetti erano chiari, cristallini – ovviamente Sasuke ignorava il fatto che il suo concetto di chiarezza fosse diametralmente opposto a quello di tutto il resto dell'umanità.

« Vero? » ripeté Sakura. E Sasuke ebbe quasi l'istinto di voltarsi e carbonizzarla lì sul posto.

A voltarsi si voltò, ma incrociando gli occhi verdi della ragazza che avevano preso a brillare di emozione, non se la sentì proprio di darle fuoco e optò per un altro sbuffo, questa volta più rumoroso e sentito del precedente e un accondiscendente e impercettibile movimento del capo che stava a significare: « Sì, Sakura » .

« Dobbiamo scoprire con chi si deve incontrare e dove. Dovremmo anche avvisare l'Hokage e pianificare una contromossa se non riuscissimo a fermarlo prima… » Sakura continuò a vomitare parole su parole, tutte sensate a suo dire, che Naruto avrebbe sicuramente apprezzato, essendo lei quella più portata per la strategia, al contrario di Sasuke che stava immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, le orecchie in fiamme e una gran voglia di metterla a tacere definitivamente.

« Lo uccideremo! » tuonò, cogliendo al volo un insperato momento di silenzio. ' E se non la finisci di parlare uccido anche te ' avrebbe voluto aggiungere, ma si ritenne abbastanza soddisfatto constatando di aver attirato la sua totale attenzione con quelle due semplici parole che sintetizzavano a pieno l'unico piano possibile da attuare.

« Lui si fida di te, sei la sua… » proprio non riusciva a dirlo e non ne capiva il motivo.

« Fidanzata? » lo aiutò Sakura, ipotizzando che Sasuke non sapesse neanche come definire una donna impegnata in una relazione monogama.

« … e per questo hai modo di avvicinarlo senza destare sospetti » Sasuke ignorò la possibilità di ripetere quella bestemmia e proseguì con la spiegazione del suo piano.

« Giusto! » esclamò la ragazza, sbattendo con forza la mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra.

« Hai ancora quei kunai avvelenati? » le chiese, serafico, come se di routine lei se ne andasse in giro con kunai imbevuti in sostanze altamente tossiche.

« Come sai che era avvelenato? » ribatté Sakura, rossa in viso, sia perché Sasuke si riferiva chiaramente al kunai con il quale lei aveva pensato – non tentato – di ucciderlo, sia perché aveva sperato per una volta di non essere stata così prevedibile.

« Non penso che saresti stata così stolta e temeraria da tentare di uccidermi con un semplice kunai » affermò l'Uchiha, non riuscendo a trattenere un ghigno divertito mentre lei abbassava mestamente il capo di fronte all'ennesima umiliazione che aveva completamente messo in secondo piano l'involontario complimento che Sasuke le aveva fatto: quantomeno non la riteneva una stupida.

« In ogni caso non avrebbe fatto molta differenza » continuò lui, che quando si trattava di esaltare la sua persona sfoderava un'inconsueta eloquenza « Sono immune a qualsiasi forma di veleno »

Sakura si sentì sconfitta su tutta la linea: se anche fosse riuscita a trafiggere Sasuke, al massimo avrebbe potuto procurargli una semplice ferita da taglio e avrebbe fallito ugualmente. Tuttavia, la sua ultima affermazione, le ricordò qualcosa di molto, ma molto, importante.

« Anche Sasori è immune ai veleni » replicò, sentendo la sua autostima ritornare a dei livelli pressoché normali: Sasuke 'so tutto' Uchiha non poteva in alcun modo essere a conoscenza di questo piccolo particolare.

« Mh! »

'Sorpreso, Uchiha? '

Sasuke rifletté per un momento: non aveva previsto una simile eventualità e avrebbe preferito di gran lunga non sporcarsi le mani – almeno questa volta – anche se non riteneva Sakura in grado di portare a termine la missione – data la precedente esperienza.

« Il tuo compito allora sarà quello di farlo cadere in trappola, al resto penserò io » le spiegò, con la certezza che il tizio della sabbia non potesse essere più forte di un Deidara, o di un Itachi, o di un Danzō – dopotutto era stato sconfitto da Sakura.

« Il fatto che tu sia immune ai veleni sicuramente ti sarà di aiuto, ma le tecniche di Sasori sono tutte molto pericolose, letali » lo avvertì la ragazza che ricordava quello scontro come uno dei più difficili che avesse mai affrontato.

« Non lo temo affatto » dichiarò l'Uchiha, con quel sorriso sghembo da schizofrenico all'ultimo stadio che aveva sfoggiato nel Paese del Ferro.

' Fa come ti pare, baka. Poi non dire che non ti avevo avvertito. ' pensò lei, immaginando Sasori, versione marionetta superaccessoriata, mettere in scena lo spettacolo dei cento congegni e fare di Sasuke Uchiha una poltiglia informe e sanguinolenta.

Avrebbe riso? Sì, e tanto.

Sarebbe corsa in suo aiuto? Sì, ma continuando a ridere.

« Allora è deciso » Sasuke la ridestò da quell'ilare pensiero « Questa sera, dopo la cena a casa mia, entreremo in azione »



























   
 
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