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Autore: Claudiac91    15/02/2016    2 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Ti stai trovando bene quindi – affermò Daisuke non alzando lo sguardo dal suo lavoro.
 
Lui e sua figlia si trovavano nell’ampio salotto in una sera fresca di primavera, dopo aver cenato. Anko era avvolta da una copertina per mantenerla calda, seduta con gambe incrociate sul divano in pelle blu e un libro di grammatica inglese aperto. I lunghi capelli neri erano legati da una bassa coda e indossava già il pigiama per la notte. Il padre, ancora vestito da lavoro, sedeva comodamente sulla poltrona a gambe accavallate appuntando di tanto in tanto qualcosa sui documenti che leggeva svogliatamente. Avevano trascorso la maggior parte della serata a parlare dello Shohoku, in particolar modo della squadra di basket, dove la ragazza dovette ammettere che trascorreva il tempo in palestra con piacere. Aveva focalizzato i volti associandoli ai nomi e ognuno a modo proprio era amichevole con lei. Persino Rukawa con le sue conversazioni a monosillabi sembrava simpatico. Ma quello che spiccava più di tutti per la personalità era senz’altro Hanamichi. Di cognome Sakuragi. Aveva sempre la battuta pronta e si auto proclamava “ genio del basket”. Per non parlare dei nomignoli che aveva donato ai suoi compagni di squadra. Si era piegata in due dal ridere quando sentì il rossino rivolgersi al capitano con l’appellativo di “gorilla”. Ed in effetti, non aveva tutti i torti.
 
- Si – confermò Anko sorridendo lievemente – Inizialmente ero spaventata. Insomma hai visto anche tu che tipacci! -
 
Il giorno in cui la ragazza fu presentata alla sua nuova squadra, infatti, Anzai si era recato in palestra insieme a Daisuke, entrambi attratti da tutto quel baccano che si era venuto a creare.
 
L’uomo inarcò un sopracciglio, osservando la figlia per un breve momento
 
- Ai miei tempi se urlavi in quel modo ti ordinavano di pulire i bagni dello spogliatoio per una settimana – affermò, scuotendo di poco il capo.
 
Anko rise – Non esagerare! E poi avrai fatto anche tu le tue bravate! Signor Azzeccagarbugli! –
 
Anche se tentò di limitarsi, Daisuke allungò gli angoli della bocca a mò di sorriso. Non era pazzo di gioia del fatto che la figlia facesse la “raccattapalle” della squadra maschile delle superiori. Ma allo stesso tempo non poteva pretendere chissà cosa, soprattutto dopo l’estrema gentilezza ricevuta da parte di Anzai. Tuttavia, raccattapalle o meno, Anko sembrava ai suoi occhi molto più serena, rispetto a quando era arrivata a Kanagawa. Forse doveva concentrarsi sul benessere di sua figlia, come aveva sempre fatto.
 
- Tua madre sarebbe contenta se le dicessi tutte queste cose – aggiunse d’improvviso mettendo da parte i documenti, appoggiandoli sul tavolino poco distante dalla poltrona. I suoi occhi indugiarono seri sulla ragazza, il cui sorriso era scomparso.
 
- Magari invece di limitarti alle risposte brevi potresti dire qualcosa di più -
 
Anko alzò gli occhi al cielo e chiuse con un scatto il libro. Sospirò scuotendo il capo
 
- Non ho intenzione di dirle niente – sbottò. Il suo tono sembrava arrabbiato e il suo volto si corrucciò al pensiero. – Già è tanto se le parlo! -
 
Daisuke inarcò un sopracciglio – Chi è che esagera adesso? – le chiese sarcastico, ma la sua battuta era senza dubbio un rimprovero.
 
Anko si strinse maggiormente attorno la coperta e le sue guance si colorarono di poco. Aveva lo sguardo fisso sul televisore spento studiando il suo riflesso. Ogni sera sentiva sua madre, ma le conversazioni non erano così lunghe e nemmeno tanto pacifiche. In quel periodo si stava occupando di un nuovo caso, un ragazzino costretto a vendere droga per mano di suo padre, e come al solito la cosa l’aveva invasa di lavoro. Data la lontananza e la tensione che vigeva tra madre e figlia, la prima non sembrò contenta quando venne a sapere che la seconda da piccola star del basket era passata a diventare una sorta di manager. Le rinfacciò del fatto che la ragazza stesse così accantonando la sua passione per orgoglio e che se fosse rimasta a Tokyo avrebbe potuto partecipare alle partite come giocatrice, che come spettatrice da una panchina tra l’altro non sua. Ovviamente Anko non era la tipa da subirsi le prediche a suo parere ingiuste, e se a Tokyo era rimasta in silenzio per il benessere familiare, a Kanawaga sembrò cacciare di nuovo la lingua per rimproverare a sua volta la madre per la sua scarsa presenza in famiglia. Insomma, tra battute velenose e reciproche accuse la conversazione aveva preso per l’ennesima volta una triste piega.
 
- Ma hai saputo che ha detto, no? – ribattè Anko alzando lo sguardo su suo padre – Che le importa se voglio o non voglio giocare a basket? -
 
Daisuke sospirò – Avrebbe solo voluto che tu restassi lì con lei – affermò.
 
La ragazza sbuffò – Si – esclamò – per vederla fare da madre a qualcun altro. In fondo anche a te non piaceva la cosa, no? E’ per questo che siamo andati via. Non dimenticarlo! –
 
Ella era sicura che oltre a questo c’era dell’altro. Altrimenti perché fare le valigie e andarsene ? Oltretutto dal primo momento che aveva messo piede nella nuova casa, aveva come il dubbio che suo padre avesse in mente il trasferimento già da un po’. Tuttavia quando si trattava di sua madre, quello sembrava prendere le sue difese. Che tipo di comportamento era?
 
Prima che potesse richiamare l’attenzione di suo padre, che era rimasto con lo sguardo basso e muto, il signor Kamoto fece irruzione nel salotto, portando su un vassoio due tisane calde. Padre e figlia Saito ringraziarono e questi con un breve inchino si congedò.
 
Daisuke si alzò, allungandosi la schiena e mantenendo saldamente la sua tazza fumante
 
- Vado a letto – disse dando una breve carezza sul capo della figlia e avviandosi fuori al salone.
 
- Papà? -
 
Richiamato dalla ragazza, questi si bloccò sull’uscìo senza voltarsi.
 
Anko si era alzata lasciando cadere la sua copertina e si avvicinò di poco all’uomo
 
- Divorzierete? – gli chiese d’un tratto con un leggero tono di preoccupazione.
 
Senza muovere un solo muscolo, Daisuke rispose con un “ buonanotte” e lasciò il salone.
 
 
***
 
- Ma dai! Non ci credo! – esclamò Anko incredula alzando lo sguardo su Hanamichi.
 
Quest’ultimo era arrossito, e si grattava il capo imbarazzato – Ti assicuro che è così!- ribattè assumendo il tono di una ragazzina dalla voce stridula e in calore.
 
La ragazza sbattè le palpebre perplessa non smettendo di fissarlo – E tu acconsenti di far parte della squadra solo per far colpo su di lei? – gli chiese.
 
Gli altri quattro inseparabili amici del rossino scoppiarono in una fragorosa risata, alludendo al fatto che fosse uno sfigato totale.
 
- Non solo schiappa con le ragazze, ma anche a basket! – affermò Takamiya, un ragazzo cicciotello, basso e con gli occhiali ma che esprimeva ironia da tutti i pori.
 
Senza smettere di arrossire, Hanamichi si rivolse contro di lui facendo cadere per poco il suo pranzo pur di afferragli il mento lardoso.
 
Erano trascorse un paio di settimane dall’arrivo di Anko allo Shohoku, e il timore di iniziare la sua nuova vita era sparito quasi del tutto. Per la prima volta si era avvicinata alle persone come Hanamichi e agli altri membri della squadra con sincera curiosità nei loro confronti e non come persone degne di avere la sua presenza. Oltretutto tipi del genere non ti facevano stare su un piedistallo, ma al loro passo… L’eccezione alla situazione era Rukawa che preferiva restare in disparte, nonostante portasse rispetto nei confronti del nuovo acquisto della squadra. La salutava con un cenno del capo o con un semplice “mh” e si dirigevano sempre insieme in palestra dopo le lezioni. Quando questi crollava sul banco, aveva imparato a coprirgli le spalle e fare in modo che l’insegnate non lo rimproverasse.
Durante l’ora di pranzo di quel giorno in cui Anko aveva invitato Hanamichi, e di conseguenza gli inseparabili amici a pranzare assieme sul terrazzo, le era stato confessato che era entrato a far parte della squadra solo per brillare agli occhi di Haruko Akagi, sorella del gorilla. Quando la vide per la prima volta, pensava che fosse soltanto una delle fan scatenate di Rukawa, dal momento che aveva una particolare cotta per lui e  che spesso si presentavano in palestra per fare il tifo. Quando scoprì che si trattava della sorella del capitano per poco non le venne un colpo. Come potevano uno scimmione del genere e una ragazzina piccola, carina e fine uscire dallo stesso grembo materno? Inoltre, oltre alle caratteristiche fisiche, i due fratelli Akagi erano diversi anche sull’aspetto caratteriale. Il primo era senza dubbio schietto, sveglio e autoritario. La seconda sembrava spesso dormire sugli allori e mostrava senza rendersene conto un’ingenuità inaudita. Al punto tale che non si era accorta dei sentimenti che il rossino provava nei suoi confronti. Tuttavia la trovava adorabile, dal momento in cui era l’unica a parte Anko a sostenere il ragazzo con effusioni amichevoli e dirette, a differenza del resto della squadra che non perdeva occasione per rimproverarlo.
 
- Però vedo che ti impegni. Oltretutto non avrei mai detto che fossi un pivellino!- intervenne la ragazza, destando Hanamichi dalle accuse contro il suo amico.
 
Questi inzialmente sorpreso, si portò le mani sui fianchi e scoppiò in una grossa risata
 
- Bellezza ti ricordo che hai davanti il genio del basket! – esclamò, convinto di sé stesso.
 
Una pernacchia da parte di Ohkusu, un ragazzo magro e dai biondi capelli,fece scomporre Hanamichi dal suo autoelogiarsi, e si mise a rincorrere l’amico, per tutto il terrazzo, disturbando gli altri allievi della scuola che avevano avuto la stessa idea di pranzare sul terrazzo. Quel giorno il sole primaverile splendeva alto.
 
Noma,uno dei componenti della banda di Hanamichi, inseguiva il ragazzo a sua volta, suonando una trombetta di carta, tipica di quando si vuole “festeggiare”. Takamiya, affiancandolo, buttava ad ogni passo dei “ coriandoli” proclamando Hanamichi un “ fallimento”.
 
Anko li osservava sorridendo divertita. Dopotutto Hanamichi le trasmetteva il buon umore, ed era talmente buffo che era difficile non ridere di lui. In senso buono…
 
- Il basket è l’unico impegno serio che Hanamichi abbia mai preso in vita sua – intervenne Mito, poggiatosi alla ringhiera grigia e consumata, mentre osservava anch’egli con un sorriso la scenetta creatasi. Era molto più basso del suo amico alla quale era fedelissimo, portava dei capelli neri tirati all’indietro e il viso sottile.
 
La ragazza si voltò nella sua direzione – In che senso? – gli chiese non capendo a cosa alludesse.
 
Mito ricambiò il sguardo con gli occhi castani, mantenendo il sorriso – Non ha mai avuto punti di riferimento e credo che questa cosa del club di basket gli faccia soltanto bene. Che sia per Haruko o per qualsiasi altro motivo –
 
Stupita da quell’affermazione, Anko tornò a guardare Hanamichi che non aveva smesso di rincorrere i suoi amici, mentre veniva schernito e preso in giro. Conoscendolo da poco poteva solo basarsi su cosa lui dimostrasse di essere. Un ragazzo allegro, buffo e con tanta voglia di imparare a giocare a basket. Probabilmente c’era dell’altro date le parole di Mito e si chiese in quel momento se anche lui avesse problemi come quelli che stava passando lei in quel periodo. Per un attimo il suo pensiero sfiorò la madre, pronta ad agire in difesa dei ragazzi più “ bisognosi”. Cercò di scacciarlo subito scuotendo il capo.
 
- E’ tutto ok? – le chiese Mito svegliandola dai suoi pensieri
 
Anko posò nuovamente gli occhi verdi su di lui e annuì, cercando di sembrare disinvolta
- Pensavo..- si giustificò, mettendo da parte il pranzo, poggiando la scatoletta che conteneva il cibo al suo fianco.
 
- Ti stai legando particolarmente a lui – sottolineò il ragazzo, osservando brevemente l’amico per poi tornare a concentrarsi su Anko con fare serio.
 
Quella allungò di poco gli angoli della bocca, a mò di sorriso. – Mi fa tenerezza – affermò – E poi sto legando con molti. Pensa che solo l’altro ieri ho scoperto che la manager è oggetto dei desideri del playmaker della squadra –
 
Mito rise e Anko fece lo stesso
 
- Ci saranno ancora molte cose che scoprirai – affermò il primo, accomodandosi con le gambe incrociate sul pavimento
 
- Lo spero – ribattè la seconda, tornando ad osservare Hanamichi con un sorriso divertito.
 
 
***
 
Anko appuntava su un quaderno tutti gli avvenimenti che accadevano durante gli allenamenti. In particolar modo riguardavano Hanamichi, che avendo cominciato da poco quel tipo di sport, si ritrovava svantaggiato rispetto ad un Rukawa o un Miyagi. Spesso veniva ripreso dal capitano, ma le scosse sembravano servigli a qualcosa, dal momento che i risultati si rivelavano un attimo dopo il rimprovero. Haruko, che anche quel giorno era presente agli allenamenti, lo incoraggiava facendolo arrossire e voltare nella sua direzione ogni qual volta sentiva la sua voce. La cosa rendeva Anko divertita, dal momento che quella scimmiotta dai capelli rossi assumeva la classica espressione chiamata “ harukina cara”.
 
Riguardo Kaede Rukawa, dovette ammettere le sue potenziali capacità. Sapeva segnare da tutte le zone del campo e in particolar modo il one – on – one era la sua tattica vincente. Il suo voler scontrarsi direttamente con l’avvversario, però, faceva si che questi ignorasse il gioco di squadra.
 
Primo errore del basket. Giocare individualmente.
 
Nonostante l’altezza, Miyagi ricopriva perfettamente il ruolo di palymaker. In certe circostanze sembrava che avesse le ali al posto dei piedi, ed effettuava preziosi assist per i compagni. Il capitano… beh era un gorilla vero e proprio! Quante volte quei poveretti delle riserve erano state letteralmente sfondate per terra durante le sue pesanti schiacciate. Tuttavia l’unico che sembrava realmente sorprenderlo era Hanamichi. Probabilmente era la sua inesperienza nel gioco a fare in modo che utilizzasse la fantasia per prendere alla sprovvista i compagni. Dopotutto quel tipo di sport richiedeva anche questo…
Anzai, comodamente seduto in panchina, notava con interesse i miglioramenti di Hanamichi. Lo notava dallo sguardo indagatorio attraverso i suoi occhiali. Uno sguardo d’interessamento…
 
A parte questo suo appuntare di continuo, aveva il compito di aiutare Ayako nelle faccende quali, pulizie, ordine ed occuparsi delle varie attrezzature come asciugamani, bibite eccetera. Essendo sempre stata concentrata sul campo fino a poco tempo prima, non aveva mai dato vero valore a chi lavorava da sempre nel ruolo che da non molto stava ricoprendo. Ancora una volta, dovette ammettere quanta immaturità e spavalderia c’era stata in lei.
 
Quando finalmente Akagi proclamò la fine degli allenamenti, chiuse rumorosamente il quaderno per poi consegnarlo al mister che con un “ oh oh oh” , lo afferrò gentile. Si diresse in campo prendendo con l’aiuto di Ayako le varie palle disperse. Come si aspettava, Miyagi era corso per aiutare la sua “Ayakuccia”, la quale approfittò di buon grado la sua gentilezza. Sorridendo, osservò l’espressione rimbambita del playmaker, mentre recuperava tra le sua braccia una alla volta le palle che la manager gli indicava. D’improvviso, Anko sentì afferrare la palla che si ritrovava tra le mani trovandosi davanti il genio del basket. Strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
 
- E tu non eri corso da Haruko? – gli chiese scettica.
 
Con la coda dell’occhio, infatti, al momento della fine degli allenamenti, Hanamichi si era avviato a bordo campo per scambiare qualche chiacchiera con l’oggetto del suo cuore bramoso.
 
Il rossino fece spallucce, mantenendo un’espressione seria, il chè era insolito. Depose la palla nel cesto di ferro ed Anko fece lo stesso prendendo un’altra palla poco distante dai suoi piedi.
 
- Si è persa appena le è passato davanti Rukawa – affermò quella, capendo un attimo dopo.
 
Hanamichi annuì sospirando. Ma il suo volto lasciò spazio ad un’espressione malefica. Anko sorrise divertita, intuendo cosa stesse passando per la testa di quello in quell’istante.
 
- Non prendertela con Kaede – aggiunse – Non la guarda neanche -
 
Il rossino alzò la mano stringendola a pugno, rivolgendo lo sguardo altrove – Perde il suo tempo dietro ad una malefica volpe! – affermò digrignando i denti.
 
Anko scosse il capo – Posso aiutarti col basket, ma non coi problemi di cuore –
 
Senza attende risposta, spinse il carrello nella direzione di Miyagi che sembrava aver raccolto tutte le palle presenti in palestra per farsi bello agli occhi della manager. Quando le posò, questi si congedò annunciando alla sua Ayako che sarebbe corso a farsi la doccia. Lo stesso valse per Hanamichi che scambiandosi un cinque con il nuovo acquisto si diresse verso gli spogliatoi.
 
- Anche oggi è finita! – affermò ridente Ayako, osservandola.
 
Anko sospirò e si sciolse la coda alta che puntualmente portava durante gli allenamenti, facendo scompigliare i lunghi capelli dietro la sua lunga schiena.
 
- Come mai non giochi più? – le chiese d’un tratto Ayako.
 
Quella strabuzzò gli occhi , guardandola – Cosa ne sai? – le chiese alzando di poco il tono della voce.
 
Con un sguardo la manager indicò le mani prive di cerotti, ma ancora gonfie per i calli – O sei una teppistella o pratichi qualche sport in particolare…e poi lo ammetto, le ho notate dal primo giorno –
 
Anko si limitò a fare spallucce non soddisfando la sua curiosità
 
 
 
 
 
*** Continua ***
 
Dal prossimo si accenderà un bel fuoco in questa storia! E avremo un altro personaggio inserito, molto noto in questo stupendo anime! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante funga da “transizione” alla storia. Un bacio a tutti 
   
 
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