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Autore: Gigli neri e ombre    16/02/2016    3 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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– Eighth Chapter –
 



 
Debris
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il cielo andava via via scurendosi e ad occhio e croce potevano approssimativamente essere le 17.30 – era inverno. I colori preserali erano ben visibili dalla finestra di un salone in un appartamento che precisamente si trovava in una palazzina tra altre e quest'appartamento risiedeva in un piano abbastanza alto. Ebbene, questo salone era ben curato, dalle pareti beige e il pavimento dalle mattonelle avorio posizionate a rombo. Quella camera era un salone unito alla cucina, in quanto da un lato vi era un bancone in marmo grigio scuro con il lavello in metallo impeccabilmente pulito e brillante, una cucina, forno a microonde e un frigo, la credenza e gli sportelli invece in legno marrone. Dall'altro lato invece c'erano un tavolo e delle sedie in legno collegati alla credenza; un sofà dai cuscini color avana e dalle tavole nere, davanti ad esso un televisore, posizionato su un immobile. Lampadario a tema floreale bianco con altri luminari nel muro abbinati a quello principale; quadri e decorazioni presenti, tra i quali una grande libreria in legno appiccicata al muro, per appellarne una. Un salone che garantiva relax e comfort.
Parlando di esseri viventi, tralasciando l' “I wanna be arredatore”, Zoey era seduta sul divano a leggere un libro per passatempo, non aveva molto da fare, e sorseggiava anche una cioccolata calda, posizionata su un tavolino in vetro davanti il divano. Pagina dopo pagina, sentì un rumore suggerire che una porta era stata appena aperta provenire dal corridoio, un altro segnalò la sua chiusura e in seguito dei passi. Un sospiro da un'altra persona che era sbucata dall'androne. La rossa alzò gli occhi, vide DJ che aveva addosso nientepopodimeno che un asciugamano ben avvolta sulla sua vita. «Grazie ancora, Zoey» Sorrise allegro mentre passava la mano tra i suoi capelli – benché fossero notevolmente corti e rasati ai lati.
«Te l'ho già spiegato, non occorre che mi ringrazi anche se ti permetto di utilizzare il lavandino. E poi, ti prego, vai subito a vestirti o ti ammalerai» Fece premurosamente, con il suo solito sorriso da angelo.
Dj non la guardò ma incurvò le labbra, aprì il frigo ignorando i suoi comandi – pur essendo bagnato come una foca – e prese un bicchiere d'acqua. Il dettaglio che il climatizzatore acceso ventilava aria calda era irrilevante per Bella Gioia, solo non ci teneva a vederlo nudo, tutto qui. Invece, il Giamaicano si avviò vicino a lei e le diede un abbraccio affettuoso facendole scivolare il libro dalle mani. Lei era stupita. «Ti ringrazierò sempre» Le sussurrò nell'orecchio.
Considerando la sua stazza, grazie alla quale si era aggiudicato il titolo di “Casa di mattoni con il cuore”, il rischio di strozzarla e/o soffocarla era abbastanza alto, ragion per cui lui non ci mise troppa forza. La Mozzarella se ne fece una ragione e ricambiò l'abbraccio durato 5 secondi, dopo i quali Zoey prese fiato. «Ora, per l'amore del cielo, vestiti, o ti raffredderai»
Dj rise e andò a vestirsi fischiettando un motivo a lei famigliare.
Ti ringrazierò sempre...”
E come poteva lui non farlo? Dj si ripeteva questa domanda ogni volta che lei rifiutava i suoi gentili ringraziamenti.
Dopotutto, era stato solo grazie a lei alla fine dei conti se lui era ciò che era. Quando lui era solo un ragazzino fifone, mammone, pappamolle e anche stupido probabilmente il più delle volte, Zoey escluse a prescindere l'idea di lasciarlo al margine di una visione ridicola quale lo rappresentava, altresì decise di farlo uscire da quel margine che stava facendogli da guscio, un guscio dal quale, oltretutto, non aveva alcun modo di difendersi, in quanto quel guscio non poteva fungere da scudo solido e resistente. Perché doveva deriderlo ogni volta che vedeva un film horror e se la faceva addosso? Perché doveva ogni volta che si parlava anche solo di acqua? – Sì, aveva paura anche di questa. –
Lei disse di no, anche perché sapeva molto bene cosa si provava a essere soli. Decise di dargli una mano a cambiare e a migliorarsi, ed era grazie a lei se in quel momento l'aveva abbracciata un DJ sicuro di sé, più coraggioso e probabilmente era anche grazie a lei se era muscoloso: quando erano più piccoli faceva nuoto insieme a lei, avvicinandolo alla dimensione sportiva. Aveva superato le sue paure grazie a lei, da solo era sicuro che non ci sarebbe mai riuscito. No, per quanto riguarda la nudità lei non ci poteva fare nulla.
L'artefice della maggior parte del presente di DJ era stata esattamente Zoey, ecco spiegato perché, per ogni minimo particolare, DJ la ringraziava sempre.
Un sorso di cioccolata ripensando al passato, accompagnato maledettamente dal rumore del fono utilizzato dall'Orsacchiotto. Spirò e prese il libro per posarlo, ma poi si risedette annoiata. Dopo un po' DJ spense l'apparecchio e per rompere il silenzio – Depeche Mode permettendo – la Rossa gli fece una domanda. «Se posso permettermi, tornerai da tua madre?» Non era tanto per egoismo, dal momento che non sapeva fino a che punto poterlo ospitare, ma anche per interesse nei suoi confronti, da amica. Ma il tutto sarebbe stato coperto da un “No, è una curiosità...”. E poi, non era egoista assolutamente.
«Non lo so, per il momento è meglio se sto lontano da lei» Rispose comunicando a distanza mentre selezionava gli indumenti da indossare. Tuttavia Bella Gioia trattava l'argomento con i guanti di seta, sapeva quanto male avrebbe potuto recare al Gigante Buono parlare di sua madre e del modo con cui era scappato di casa, se così si poteva dire. Motivi e modi di cui lei non ne era a conoscenza, infatti ai suoi occhi e alle sue orecchie faceva strano sapere di DJ fuori dalla portata di sua madre dato che la discussione trattava di un mammone di prima categoria. «Ehm...» Cercò di essere il più delicata possibile e aumentò la tensione non appena DJ, questa volta vestito da un pantalone nero e la maglietta nelle mani, si sedette affianco a lei. «Perché sei andato via di casa?» Era da pochissimo che lei lo ospitava, non si era permessa di domandarlo prima. Dj alzò gli occhi sul soffitto e si abbandonò alle braccia del divano scivolandoci, gonfiò le spalle e sospirò malinconico. «Indovina?» La ragazza, che non aveva nemmeno una vaga idea su cosa fosse successo e nemmeno se tra lui e la madre ci fossero liti non indifferenti, diede bandiera bianca lasciando subito la parola all'altro. «Eh!» Come se ridesse, girò la testa e guardò la ragazza dalla pelle candida. «Quei maledetti Robot» Rimase colpita e folgorata inizialmente, si voltò totalmente verso di lui rendendosi disponibile ad ascoltarlo.
«Sono venuti fino a casa a cercarmi. Io ero a letto, stavo dormendo, non avrei mai pensato che qualcuno o qualcosa sarebbe venuto alle cinque del mattino. E' impensabile come cosa, lo stesso direbbe mia madre. Tuttavia eccoli lì. Anzi, eccolo lì. Era uno e non era neppure un Veliant»
«Cioè?» Interruppe, dando il tempo a lui di indossare la maglietta grigia-bluastra.
«Era un robot, dalla sagoma femminile. Grigio scuro con delle liane spinose che uscivano dalla testa, lunghe, molto lunghe. Non era metallizzato ma era snodabile, non aveva faccia ed era viscido»
Quella descrizione risultava assolutamente nuova per lei. «E devo credere veramente che tra tutti tu e tua madre siate stati gli unici ad essersi accordi di un essere non definito girare per la città?»
«Non eravamo in città, in campagna. Da mio zio, quello che dovrebbe tornare domani»
«In un casa isolata quindi»
«Esatto» DJ riprese da dove era rimasto «Quindi ho dovuto combattere con quel robot, se posso definirlo tale. Ovviamente ho ordinato a mia madre di restare al sicuro, lei doveva starne fuori»
«Sicuro cercasse te?»
«Sì, o meglio, non me nello specifico. Cercava quelli come me, come noi. Posso dire che io sono stato il malcapitato che si trovava da quelle parti» Continuò «Era troppo forte e svelto, così tanto che ho dovuto difendermi più che attaccare»
«Come si è conclusa?» Interrogò interessata.
«È scappato via quando ho trafitto alcune delle sue liane e con esse anche il petto»
«Davvero? E te lo sei lasciato scappare?»
«Si è dissolto nel buio. E' sparito nel nulla, ripeto, era molto rapido. Avrei voluto distruggerlo con le mie mani, ma non ho potuto. Non ne sono stato in grado» Si afflisse da solo.
In segno di supporto, Zoey passo la sua mano sulla spalla di Dj. Lui la guardò negli occhi. «Tua madre è al sicuro? Ancora?»
DJ annuì, lo sguardo si perse nel vuoto ancora una volta.
«Ed io, sono stata l'unica con cui ne hai parlato?»
«Ho accennato qualcosa a Duncan e ho la sensazione che ne abbia parlato con Gwen»
«Oh...» Concluse Zoey, prendendogli la faccia con le sue mani e baciandolo sulla fronte con fare fraterno. Da lì, la discussione terminò introducendo solo dispiacere, sensi di colpa e fallimento in Devon Joseph mentre Zoey sorseggiò per l'ultima volta la cioccolata che da calda divenne fredda visto che l'aveva trascurata. DJ si alzò dal divano amareggiato e si allontanò in seguito verso la finestra. Zoey, lentamente, si avvicinò e le sfiorò la spalla abbracciandolo. «Mi dispiace, mi dispiace tanto...» Sussurrò triste stringendosi a lui come se la sua storia la toccasse personalmente o come se avesse vissuto una cosa simile. Dj non cercò scuse o ragioni, ma si abbandonò alle sue braccia.
 
 
 
In una macchina blu scuro, una Mercedes-Benz CLS Classe #15 precisamente, risiedeva sul sedile del pilota una Heather visibilmente in attesa di qualcosa o qualcuno, era innegabile, e lo suggeriva il fatto che con le dita picchiettava il volante. Indossava un elegante giacca nera, camicia bianca e jeans comodo accompagnati da un cappello di lana nero. Si era assicurata di non portare nessun accessorio se non un telefono. Aveva anche una borsa nera, ma di quelle piccole, una di quelle dove per miracolo ci entrerebbe un Chihuahua, avete presente quelle di Paris Hilton? Ecco.
La curiosità la portò nuovamente a controllare l'orario. 23:10. Sbuffò. Non appena si accorse di una persona avvicinarsi verso di lei, si sentì finalmente in pace con sé stessa accogliendo con un tappeto rosso la fine dell'attesa. Quella aprì lo sportello, si permise di sedersi vicino a Heather. Era LeShawna, accompagnata dalle sue solite treccine africane. I suoi vestiti erano minimalisti: il giubbotto di pelle nero, un maglione beige con delle arance disegnate sopra e il resto era sempre il solito – pantalone nero, stivali, ecc... – . «Ce ne hai messo di tempo?» Punzecchiò la Calcolatrice «Hai idea di quanto mi hai fatto aspettare?»
«Senti, Chin Chong Wang, se hai intenzione di iniziare la serata così sappi che me ne vado, chiaro?» Rispose brevemente LeShawna mettendo in chiaro il programma e allacciando la cintura «Patti chiari e amicizia lunga» Ma un'amicizia lunga tra di loro due non sarebbe stata proprio possibile neppure se fossero state in un contesto di pace e serenità.
«E che mi dici della collana? La lasci a me? E dire che l'avevo trovata per caso»
«Attualmente non mi interessa dove l'hai trovata» La scrutò truce «Dov'è, fammela vedere» Comandò.
Heather prese la handbag e uscì l'oggetto del desiderio. Una catena argentea con tre ingranaggi di smeraldo come ciondolo, uno più grande dell'altro. Heather era sicura che il materiale fosse fasullo, o meglio, avrebbe voluto fosse così. «Felice adesso?»
LeShawna la studiò con attenzione per poi puntare di nuovo le iridi sull'asiatica, dopo esserci accertata che non c'era nessuna trappola. «Qual è l'accordo? Sinteticamente»
Heather posò la collana nella sua borsa, mise in moto la vettura e cominciarono a muoversi. «L'accordo consiste nel fare una bella scampagnata»
La Black Mama sgranò gli occhi e disse allarmata «Vuoi uccidermi e seppellirmi nella foresta?» Puntò con lo sguardo la dirigente «Ma io ti spezzo le ossa e poi le utilizzo per fare i riti Voodoo!»
Heather rise «Perché, tu fai riti Voodoo? Non ci credo» Ultima risata «No, LeShawna, attualmente mi servi»
«E sentiamo, perché proprio io?» appoggiò il gomito sul bordo dello sportello «Tutto questo è assurdo! Io ti sto seguendo in capo al mondo, ti sto facendo un favore, mi stai portando non si sa dove DI NOTTE, e il tutto perché?»
«Per la collana?»
«Heather, ti finisce male!» Minacciò
«Bene, LeShawna, così ti voglio»
«Fatti fottere» Si mise più comoda «Magari ti passa la cattiveria»
«Come siamo simpatiche stasera» Fortunatamente, Heather era troppo concentrata a guidare per sentire i gentili consigli dell'Afroamericana.
«Dai, seriamente, dimmi per quale motivo stasera hai voluto proprio me? Qualcosa che non può affrontare una persona normale, giusto? Ma, se non sbaglio, tu frequenti gente come noi, no?»
«Ullr, LeShawna, ci chiamano così» Informò la calcolatrice
«Come?!» Non aveva mai sentito quel termine prima d'ora, infatti la sua espressione era stranita «Ullr? E che cazzo significa? Sembra il nome di un farmaco antidepressivo o di una qualche strana bevanda alcolica»
«Credi veramente che lo sappia?»
«E tu, cinesina delle meraviglie, questa stronzata come l'hai scoperta? Lavorando nelle drogherie?»
«L'ho scoperta per caso» Mentì chiaramente, ma il ricevente del messaggio non poteva saperlo «Stai serena, la mia fonte non so fino a che punto possa essere affidabile»
«Va bene, tutto molto interessante, ma Aurum e Borovicka a parte, rispondi alla mia cazzo di domanda»
«Basta che non rompi più i coglioni» Prese fiato «Allora, uno: A te non importa con chi frequento. Ma comunque, diciamo che faccio finta di non conoscerli. Due: Sì, è qualcosa di strano, chiamiamolo così. Non mi fido di nessuno, né di te e né di nessun altro, ma se si deve rischiare allora ho scelto te, così si spera che ti tolgano finalmente dalle palle» 
«E io lo sapevo che sarebbe andata così!» LeShawna sbraitò infastidita.
«Aspetta, scherzavo!» rise «La verità è che tu, non credo a quello che sto per dire, ma sei la prima persona con un minimo di coraggio che mi sia venuta in mente. E a me oggi serve questo. Vedi, ho colto la palla in balzo: la tua collana in cambio di un qualcosa puramente per il mio tornaconto personale»
«In altre parole mi stai usando, come prevedevo»
«Esatto»
Proseguirono fino ad arrivare in una via interamente forestale. LeShawna guardava lo scenario costantemente sul chi va là, ma doveva, per la collana a cui teneva moltissimo. «Quanto manca per il paese dei balocchi?» Chiese
«Non molto, ma sappi che ci fermeremo prima, non appena troverò un posto sicuro dove parcheggiare»
«Cioè? Andremo a piedi?»
«Sì»
«Esattamente, Heather, dove diavolo vuoi andare?»
«Niente Spoiler» Ci stava riuscendo in pieno a lasciarla sulle spine.
«Se vabbeh, siamo in una serie tv» Bofonchiò LeShawna risparmiando altre domande alle quali avrebbe dato una risposta a tempo debito, anche per soddisfare Heather che a quanto pare era troppo impegnata a guidare o forse era solamente compiaciuta dal farla uscire pazza.
Procedettero per qualche chilometro e poco più fino ad arrivare alla tanto sperata piazzola di sosta, che forse tale non era, ma quanto meno si mostrò come angolo sicuro fuori dalla strada abbastanza grande dove parcheggiare, inoltre rappresentava bene il concetto di sicurezza di Heather e importava questo, fondamentalmente. Il resto era stato totalmente escluso dalla lista delle preoccupazioni. Dunque la vettura venne portata in quell'area dove poi si spense il motore e le due commari, almeno temporaneamente, si slacciarono le rispettive cinture di sicurezza. Scese, un senso di angoscia assalì LeShawna. «Davvero? A piedi, in un bosco, nel cuore della notte e dell'oscurità? Dobbiamo fare la fine di Alice nel paese delle Meraviglie?» Certamente si fece forza, ma comunque l'idea di assecondare quel folle obbiettivo ancora ignoto era da pazzi e l'ambiente comunque era alquanto tetro e macabro, sicuramente in meno di pochi si sarebbero dilettati in imprese simili. Per di più, faceva troppo freddo.
«Non succederà nulla, devi essere solo pronta a difenderti se necessario, fai silenzio» Zittì la Calcolatrice con un tono di voce quasi irritato.
Heather uscì dalla tasca della giacca una torcia e chiaramente bastò un click per attivarne la luce, una luce notevole per quanto la torcia potesse sembrare insignificante. N.B.: qualsiasi oggetto elettronico o metallico, qualsiasi oggetto in generale eccetto la torcia, rimase in macchina, nella borsetta di Heather, la quale era nascosta nella vettura, in un angolo sotto i sedili, al buio. Come poteva una borsa piccola contenere più oggetti? Gli oggetti portatili che le due avevano erano pochi.
«Andiamo» Ordinò infine l'Asiatica.
Senza ulteriori indugi le due seguirono la loro strada, distanziando dalla strada per poi affidarsi al caso. Così pensava LeShawna. Realmente, Heather stava seguendo dei fili d'erba o piante più malandate rispetto ad altre. Queste erano spezzate o bruciate, del tutto distrutte, schiacciate o nel peggiore dei casi tutti questi aggettivi messi insieme. Stranamente, queste piante seguivano una via, una via che esattamente seguivano anche loro due. Continuarono finché i segni del Thanatos non si fecero sempre più presenti nella zona circostante e una luce potente puntata verso il cielo, vigente da prima, non si fece più evidente. «Fai attenzione e cerca di fare silenzio» Sussurrò a bassissima voce Heather.
Avanzando si scoprì che quel fascio abbagliante di luce proveniva da un fosso, il terreno abbassò gradualmente il suo rilievo fino al fosso dove vi erano appunto degli apparecchi che creavano quella luce, persone in camice bianco e dei veicoli, di cui elicotteri – alcuni sulla terra ferma e altri in volo –, camion e motociclette. La ciliegina sulla torta era vestita di un ruolo fondamentale e non poteva quindi mancare. Stiamo parlando dei Veliant. Robot mercenari immobili o a pattugliare l'area. Grazie alla Dea bendata che in quella serata risiedeva dalla parte delle due ragazze, c'erano gruppi di alberi sparsi nella zona. Heather trascinò letteralmente LeShawna in mezzo ad essi con lei. Erano alberi dai rami vestiti di foglie abbondantemente, per cui molto folti, quindi gli elicotteri in volo non avrebbero adocchiato facilmente le protagoniste in questione. Comunque, la visuale non era tanto ostruita e le due vedevano e sentivano più o meno bene la realtà in quell'area sorvegliata, potevano parteciparvi direttamente. «Che si fa?» Bisbigliava LeShawna ma Heather la mise a tacere. Strinse gli occhi cercando di inquadrare meglio un oggetto, una macchina o un qualcosa che lei non conosceva, non sapeva come schedarlo. Quest'ultimo era un ammasso di ferro totalmente devastato e presentava diverse ustioni. Particolarmente, vide che vi erano delle parti rivestite in marmo eppure in frantumi anche quelle, degli individui picconavano queste parti. Successivamente notò che, dal marmo, per ognuna delle tre frazioni, usciva un tentacolo metallico, tre tentacoli che si interrompevano a metà e l'altra metà non era molto lontana. Tre pezzi metallici erano ammassati uno sopra all'altro e, a rigor di logica, queste parti combaciavano alla perfezione con quei tre tentacoli mastodontici – Heather era brava con i puzzle.
«Toglietevi di mezzo!» Sfuriò una voce imponente femminile, da donna adulta. Le ragazze, spaventate, si guardarono intorno sperando che quella frase non fosse diretta a loro e, di nuovo, per fortuna, non era così. I riceventi di quel comando erano due Veliant che, poveretti, con una spinta caddero come fossero sacchi di patate. «Dannati robot inutili, ma per quale motivo mi sono lasciata convincere nel crearvi...» Farfugliò quella.
La donna spingi robot era elegante e ben vestita, total whtie: pantalone e giacca di pelliccia assai grande sotto la quale indossava un indumento argentato che a quanto pareva copriva il seno fino alla vita – la scollatura era evidente –, i suoi capelli erano biondi e ben piastrati. «Hai da accendere?» si rivolse ad uno scienziato come se più che una richiesta impose un'ordine ondeggiando la mano destra con la quale agguantava una sigaretta. «M-mi scusi, Miss, ma il fumo potrebbe intaccare il nostro lavoro» informò lo scienziato con timore, come se avesse suggestione della donna.
«E beh? Tanto se qualcosa va storto il lavoro lo perdi tu, mica io» Sputò maligna muovendo le spalle «Va bene, tanto ho capito che questa è una serata storta. Mi avete già fatto passare la voglia» Roteò gli occhi e si allontanò da quel poveretto che esalò un sospiro di sollievo, asciugandosi il sudore. Era buffo e allo stesso tempo curioso notare come la donna aveva una mimica molto attiva, gesticolava come fosse un traduttore per i sordi. La sua camminata trasmetteva chiaramente la stima che aveva di sé, si notava che era la classica prima donna che si autoproclamava migliore tra tutte. «Come procede tesoro?» Chiese ad una scienziata che passava davanti a lei per caso. Come risposta lei le consegnò un tablet. «Oh, che bella la tecnologia» Commentò scrollando con il dito lo schermo del dispositivo, probabilmente leggeva qualcosa. Lo restituì con un espressione schifata «E certo, lo sapevo» Si sistemò i capelli «Avreste dovuto potenziarlo! Ma io come vi hanno assunto? Vi rendete conto che delle scimmie da laboratorio lavorano meglio di voi?!» Sbraitò contro quelli che a quanto pareva erano i suoi dipendenti. «Servirà da lezione. Se una cosa vuoi che venga fatta bene, devi farla da sola» Si fermò in un punto come se stesse aspettando qualcosa. La cosa ilare è che, dopo un po', restò ferma ma non immobile, si dimenava molto stranamente, era difficile da descrivere una donna simile, muoveva le gambe e guardava un punto fisso. Heather e LeShawna vedevano e sentivano tutto.
«Da quale spacciatore è andata?» Schermì l'afroamericana restando più o meno meravigliata di quello che aveva appena visto.
«Magari dal tuo, ma ti chiedi solo questo?» Osservò Heather «Soprattutto: Chi è?»
Il tutto stava nel capire qual'era il momento adatto nel quale iniziare a giocare, d'altronde la Calcolatrice aveva già chiaro il concetto del luogo nel quale sarebbero andate già da prima. Doveva solo scegliere il momento adatto, essere cauta e scaltra come una lince, in sintesi dimostrare per l'ennesima volta quanto fosse degna di portare il soprannome “la Calcolatrice”. Senza neanche pensare alla fuga, accettò la sfida.
L'aria si fece improvvisamente più fredda, quasi gelida. Questo poteva essere un buon inizio secondo il suo piano. «Scusa, professor Rowan» La donna sconosciuta si rivolse ad uno degli studiosi presenti, ma dovette toccargli la spalla dato che era possibile che Rowan non fosse il suo nome. Infatti: «Io mi chiamo Smith, Miss»
«Sì senti, dimmi quanti gradi ci sono. Non dirmi come ti chiami, tanto non ci vengo a cena con te» Il povero sottomesso controllò su un dispositivo elettronico.
E quale idiota verrebbe a cena con questa cozza vestita da gelataia in un matrimonio?” Pensò LeShawna schifata dal suo atteggiamento.
«Meno nove gradi» Tant'è vero che cominciava pure a nevicare.
«Perfetto, ascoltatemi mezze seghe» Attirò l'attenzione battendo le mani ad alta voce «Sbrigatevi a fare quello che dovete fare e leviamo le tende. Non ho intenzione di congelare, la neve e l'umidità rovinano i capelli e io non posso spendere tutti i miei soldi dal parrucchiere»
Allora i sudditi di quella che loro chiamavano Miss obbedirono senza battere ciglio e catapultarono tutti i pezzi robotici che servivano a loro, o almeno una parte, dentro dei rispettivi camion. «Miss, non è possibile prendere tutto, ci vuole troppo tempo»
«Che frignoni» Sbuffò «Mi accontento di una parte, domani ripasseremo o perderete il lavoro, dipende da come mi sveglierò»
Una vera e propria tiranna.
Nel frattempo Heather osservava come i suoi obbiettivi fossero terrorizzati da quella donna. Tuttavia, bando ai giochetti, doveva proseguire con il piano, ed essendo che stavano per alzare i tacchi non avrebbe potuto incontrare occasione migliore. «Tieniti pronta, cosa» Consigliò alla nemica.
«Cosa ha un nome, scopina» Insultò LeShawna ma quando sentirono dei rumori dietro di loro e qualcuno sghignazzare non fecero altro che voltarsi immediatamente. Ma non c'era nulla.
«Sei stata tu?» Domandò in cagnesco Heather.
«Sì certo, la mia risata fa l'eco senza che rida» Per via di quella misteriosa risata, le due mantennero i nervi ancora più saldi di prima finché finalmente gli scienziati e la loro dirigente non se ne andarono. Alcuni in elicottero altri nei furgoncini, ma i Veliant rimasero lì a differenza di tutto il resto. Quando i veicoli che portavano la signora in pelliccia e co si allontanarono notevolmente – erano rapidi –, le commari uscirono allo scoperto pronte a combattere se necessario. A maggior ragione, dato che quei mezzi erano fuori dalla portata della zona era più sicuro visto che non era il caso di mettere in mezzo innocenti, ovvero quei poveri schiavi.
La neve si fece più forte e densa ed Heather ne approfittò per utilizzarla a suo vantaggio. Creò dardi di ghiacciò che come pioggia caddero violenti sui robot e dopo ne uscirono dal suolo altri allarmati, in base ad un qualcosa di sconosciuto.
Era stata ufficialmente inaugurata la battaglia.
Senza bisogno di segnali, LeShawna si fulminò rapida e diretta verso i Veliant senza esitare a prenderne a pugni due alla volta, pugni che divennero metallici. Esattamente l'opposto, Heather camminava priva di fretta al contrario di altri Veliant che celeri andavano verso di lei ma, totalmente rilassata, continuava a camminare. Due si posizionarono verso di lei e le toccarono la fronte con il fucile, stavano per sparare, tuttavia rimasero congelati e lei, più lesta, li lacerò letteralmente tagliandoli in due, grazie alle sue mani che divennero per sua volontà degli enormi artigli di ghiaccio solido, affilato e letale. Da essi pendevano dei cavi, residui dei Veliant. Puntò il suo sguardo, in quel momento assassino, verso gli altri robot dalla sagoma umanoide e, più tempestivamente di loro, li lacerò peggio dei precedenti. Heather era veloce e rapida, si mimetizzava anche con la neve, talvolta diventava neve, grazie al suo potere sovrannaturale. Inoltre, i Veliant erano troppo sensibili al ghiaccio e al freddo. Ce li aveva in pugno. Li squartava senza pietà.
Gli artigli di Heather colpirono il suolo creando un sentiero di spine di ghiaccio enormi fuoriuscenti dalla neve, le quali trafiggevano qualsiasi cosa nel loro cammino. Il freddo aumentava e la neve si trasformò in tormenta e lì, venne l'ora di fare piazza pulita.
«LeShawna!» urlò «Fatti da parte!»
Inizialmente l'afroamericana non le diede segni che lasciassero intendere le sue intenzioni finché in un momento cruciale non prese contemporaneamente tre Veliant e li scagliò contro i loro simili come fosse palle da bowling e birilli e come mossa finale corrose il metallo di una buona percentuale di robot sciogliendoli senza spiegazioni logiche. Infine, calò il capo a Heather allontanandosi e lasciandole il palco con gli occhi del pubblico – i Veliant – tutti puntati sull'imperatrice di ghiaccio.
La Calcolatrice si concentrò con tutta la forza e la pazienza che aveva. Lasciò che la neve, non importava quanto fosse potente, la circondasse creando intorno a lei un vortice di neve, tanto che era pure impossibile vederla. Inspiegabilmente, questa si scagliò tutta contro i Veliant diventando ghiaccio, congelò e immobilizzò tutto intorno a sé creando uno scenario predominato solo da un colore azzurro chiaro, un panorama che ricordava un maremoto, seppur congelato. Con un eleganza e una bellezza senza precedenti, i capelli di Heather si sistemarono disordinate sulle sue palle e, con solo un deciso schiocco di dita, tutta quella landa gelida si distrusse, disintegrando anche tutti i Veliant – nessuno escluso – in un milione di pezzi. Intorno a loro solo bianco, pezzi di metallo, cavi e uno strano liquido nero che espelleva dai “cadaveri” dei robot. La tempesta di neve cessò alla fine, lasciando che cadesse lievemente senza furia.
Avendo assistito a quella scena, LeShawna, anche se con moltissima fatica, riconosceva che infondo Heather era un'ottima alleata in battaglia considerando che le bastarono giusto tre secondi per sbarazzarsi di un esercito di Veliant. Certamente, considerava anche che non aveva fatto tutto da sola, ma se doveva essere veramente obbiettiva – cosa che era –, allora ammetteva che la parte del merito pesava sulle spalle di Heather in quella battaglia. E parlando della sua nemica/rivale, aveva notato che si stava dirigendo verso l'ammasso di ferro e marmo, quella macchina gigante pienamente distrutta. Stava cercando qualcosa, non sapeva cosa, ma molto probabilmente era questo il motivo per il quale si trovavano in quel posto e molto probabilmente l'Asiatica sapeva anche che si sarebbero imbattute in quella miriade di robot mercenari, forse era per questo motivo che le aveva proposto quel baratto. In breve tempo, Heather si allontanò da lì però LeShawna non si era resa conto se aveva preso qualcosa con sé. «Qui abbiamo finito» Informò camminando, superandola anche.
«Tutto qui? Basta? Abbiamo scazzottato quattro robot, era questo il patto? Se volevo fare pratica andavo in palestra, zoccola! Mi hai fatto perdere una serata!»
«Ti ho usata» Si voltò a metà guardandola con la coda dell'occhio «Mi sei servita solo per avere un asso nella manica, non per altro. Qui ho fatto quello che dovevo fare. Ora, vuoi tornare a casa?»
«Oh, no no no, ragazza» Andò verso di lei muovendo il dito come era solita a fare con uno sguardo piuttosto serio «PRETENDO delle spiegazioni»
«Zitta e alza i tacchi» Quindi le due, tornate nuovamente nemiche, si incamminarono per tornare da dove erano venute.
«Mi hai preso per il culo! Ehi! Guarda che non puoi fottere con LeShawna! Me la pagherai, oooh, se me la pagherai!» Urlava Black Mama mentre andava via con Heather.
Quando si allontanarono, precisamente due ore dopo, molto stranamente, si sentì nell'aria la stessa risata malefica di prima, molto più squillante e sonora, ma per grazia del cielo le due erano fuori da quella situazione. In quel preciso istante, un uomo pelato dalla carnagione scura spuntò dal nulla insieme ad altri due ragazzi «E' arrivato Babbo Natale, esci fuori» Disse.
Dopo quella frase, sì sentì nuovamente sghignazzare «MuAhI!» Parlava in maniera molto bizzarra, una voce robotica e distorta, quasi demoniaca, informò che non aveva intenzione di uscire allo scoperto.
«Essere cortesi non servirà a nulla» Suppose una ragazza, l'unica dei tre, con una voce piatta, che non trasmetteva alcun sentimento, ma una voce tuttavia piacevole da sentire.
«Dobbiamo forzarla» Optò un ragazzo, dalla voce uguale per caratteristiche a quella della ragazza.
L'uomo pelato fumava un sigaro ma, dopo aver espirato l'ultima nuvola di fumo, lo schiacciò nella sua stessa mano. «Iniziamo lo show!»

 



The Dark Point:
Bongionro, Bonasera, bonqualcosa! Da quanto non ci sentiamo? Da quanot non aggiorno? 2 mesi e 2 giorni ufficialmente, sì tengo il conto, ma siccome sono un cretino che non ricorda nemmeno che cosa ha mangiato qualche ora fa (sto scrivendo questo angolo alle 00:48, considerate), può essere che mi sono perso qualcosa.
Chi non muore si rivede. E io sono vivo, anche se la mia presenza suggeriva il contrario.
Tenete presente che ho avuto il mio da fare, eh vuoi che è finito il quadrimestre, eh vuoi che il carnevale, eh vuoi san valentino, eh vuoi Jessica Jones e Daredevil, eh vuoi un botto di cose che non sto qua a narrarvi che vi fare du palle quanto alla stazza di DJ. Pesanti, eh?
A proposeto de Deggei, mi sono sbizzarito eh? Sono crudele, lo so. Vediamo insieme come si evolve la cosa. Beh certo, se magari non ci starò tre mesi ad aggiornare volendo, ahahah!
Mi dovete scusare per il ritardo e se il capitolo è una merda che urina, però veramente, non ho avuto il tempo necessario per dedicarmici, e così in questi giorni, tra Sanremo, cazzi e mazzi, in tv c'era la solita monotonia, San Minchino, avevo finito di vedere Jessica Jones e ho trovato il tempo, perché, soprattutto avevo finito con i miei impegni superiori! Quindi ci siamo!

Parliamo del capitolo e della storia in sé:
Tanti misteri, lo so, quanto prima chiarirò tutto. Non vi lascierò sulle spine (di ghiaccio create da Heather). Ma lo so che aspettare è una cosa troppo pesante, eh... Mi fa più male sapere che c'è gente che aspetta me. Tuttavia.
Ditemi cosa ne avete pensato, da Zoey che ospita DJ, da Heather che ama Leshawna, tutto il resto. 
Recensite se vorrete, saprete già che una recensione sarà la benvenutissima. La accoglierò con un tappeto rosso.
Non ho specificato cos'era quel robot gigante distrutto nel fosso. Ci siete arrivati da soli? E' lo stesso che è apparso qualche capitolo fa, quello che è stato sconfitto da Gwen, Duncan e Zoey, non posso scrivere il suo nome because i'm di fretta.
Visto che sono di fretta, parlerò nelle risposte delle recensioni, facciamo così ahahah.

Non ho revisionato come avevo detto i capitoli grammaticalmente parlando, ma lo farò sicuramente.
Cambiare nick? Dovevo, forse lo farò, devo ancora scegliere quale.

Niente, io ho finito, devo andare veramente, sono le 01:04 e resterei molto volentieri ma no se puede. Lo so, lo so, non vedete l'ora che vada via.

Allora aspetto le vostre recensioni con anZia, ditemi qualsiasi cosa, Errori, OOC, Cosa pensate, vi è piaciuto, ste cose così.

Arrivederci!

Sparisce nell'ombra

 
   
 
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