CAPITOLO 1
Heading 2
Normal
Salve a tutti ragazzi! ^^
Questa è
la nuova ff su City Hunter che avevo annunciato un po’ di tempo
fa… Non vi anticipo nulla, quindi non mi resta che augurarvi buona lettura
^^
Ryo, Kaori, due anime, un solo destino.
Lo stesso.
Il
perdono del destino
CAPITOLO 1: Aiuto
Il sole era alto nel cielo già da un po’, e Shinjuko era
nel pieno della sua vita cittadina… Auto ferme nel traffico con clacson
assordante, gente che andava e veniva dal lavoro, uomini che entravano ed
uscivano dai bar o dai fast food, la solita routine.
Non tutti però, avevano la possibilità di godersi la
solita giornata.
Per esempio, nei pressi di un quartiere malfamato, una
donna correva a perdifiato tirando a sé un bambino, cercando di sfuggire a dei
brutti ceffi.
- Nascondiamoci in questa stradina… Non dovrebbero
trovarci! – sperò la donna.
- Mamma ma perché ci inseguono? – chiese il bambino
spaventato.
- Non lo so tesoro, non lo so… - La donna strinse a sé
il bambino, poi aspettando più di una mezz’ora, decise di
uscire.
- Guarda lì! C’è una cabina telefonica! Io devo fare una
telefonata molto importante!
- Chi devi chiamare?
- Una mia amica! Ti ricordi? Ti ho parlato di lei, è
l’unica che può aiutarci… Si chiama Miki, ed è la mia migliore amica, ma non la
sento da un po’… Sicuramente avrà cambiato numero e con quello che ci è successo
è naturale che lei non abbia trovato il nostro…
- E’ per vedere lei che siamo in Giappone? – domandò il
bimbo ingenuamente.
- Sì, fosse per me non avrei più messo piede qua, ma tu
sei molto più importante del mio orgoglio tesoro! – sorrise la donna. Poi
tenendo per mano il bambino, si avvicinò quatta alla
cabina.
- Stammi sempre vicino amore, non ti allontanare mai da
me, ok? – si raccomandò la donna, ma nel frattempo qualcun altro aveva già
occupato la cabina. Purtroppo lei non poteva restare tanto allo scoperto, se
l’avessero trovata sarebbe stata spacciata… Però il problema non era solo
questo, doveva proteggere suo figlio, non avrebbe permesso a nessuno di fargli
del male. Il suo Jeff aveva solo e quasi cinque anni e, non era ancora in grado
di badare a sé stesso.
- Maledizione! Entriamo in questo bar! – pensò
trascinando con sé il bambino. Prendendo una cioccolata per il piccolo, la donna
si avvicinò al telefono, ma prima di comporre il numero si raccomandò
nuovamente: “Jeff, io faccio questa chiamata. Ti prometto che farò più veloce
che posso, però tu devi starmi accanto tesoro, va bene? Prometti che non ti
allontani?”
- Promesso! – sorrise il bambino porgendo il suo dito
mignolo come se volesse stipulare un patto.
La donna compose il numero, ma il telefono squillò a
vuoto… Decise di ritentare, ma al terzo squillo si accorse che qualcosa non
andava. Ebbe un brutto presentimento, si guardò intorno e notò che il suo
piccolo non c’era più. Si mise una mano tra i capelli, e non badando a chi aveva
risposto alla sua chiamata, riagganciò velocemente per cercare il bambino.
- Jeff! Jeff! Jeff dove sei? Mi scusi signore, ha mica
visto un bambino? Ha quasi cinque anni, i capelli del mio stesso colore, occhi
azzurri… E’ un amore di bambino e non passa inosservato! Mi sono voltata un
attimo e non l’ho più trovato! Per favore! E’ mio figlio! – si disperò la donna
che chiedeva a tutti i presenti nel bar.
- Mi dispiace signora… - rispondevano
tutti.
- Oh mio Dio! Deve stare da qualche parte! – mentre si
disperava, gettò uno sguardo dalla finestra e lo riconobbe sull’altro lato della
strada. Senza pensarci si precipitò da lui urlando e
abbracciandolo.
- Jeff! Jeff! Stai bene tesoro? – chiese la donna
inginocchiata davanti al bambino.
- Sì mamma, sto bene! – rispose tranquillamente il
bambino.
- Ma cosa ti è saltato in mente? Mi ascolti quando
parlo? Ti avevo raccomandato di non allontanarti da me!! – lo rimproverò la
donna.
- Ma io volevo restare accanto a te, però quel signore
ha detto che mi avrebbe fatto vedere di nuovo papà! – rispose ingenuamente il
piccolo.
- Cosa? Quale signore? – chiese la donna spaventata.
- E’ da un po’ che non ci vediamo, mia cara signora! –
le rispose una voce alle spalle. La donna sbarrò gli occhi terrorizzata, ma non
fece in tempo a girarsi che l’uomo dietro di lei l’atterrò con uno
schiaffo.
- Mamma!!! – urlò il bambino che venne fermato da altri
uomini vestiti in nero.
- Maledetti… - borbottò la donna cercando di alzarsi e
toccandosi il labbro appena rotto.
- Lasciate andare mio figlio! – ordinò la donna.
- Sai cosa vogliamo in cambio! Ti abbiamo seguita
dall’America per quei flaconi! Dicci dove sono! O ammazzeremo il tuo adorato
pargoletto! – minacciò l’uomo con una voce maligna. La donna non demorse ed
estraendo con velocità una pistola dalla sua borsa, gliela puntò contro dicendo:
“Allontanatevi dal mio bambino! O giuro che vi ammazzo!”
- Andiamo tesoro, stiamo dando spettacolo non vedi?
Perché non la piantiamo con questa pagliacciata e non mi dai quello che
cerco?!
- Visto che stiamo dando spettacolo, fra un po’ la
polizia sarà qui!
- E credi che possa fare qualcosa con un’organizzazione
mafiosa americana, potente quanto la nostra! Nemmeno le forze dell’ordine
potranno salvarti!
- Maledetto!!! – Stanca la donna iniziò a sparare, ma
non avendo una grande mira, sbagliò e finì col scaricare la
pistola.
- E’ questo ciò che sai fare? – domandò il brutto ceffo,
seguito da una risata. Poi stanco, si avvicinò velocemente alla donna e
sferrandole un pugno alla pancia, le fece perdere i sensi.
- Mamma! Mamma no! Che le avete fatto!? Lasciatemi
andare! Mamma! – il bambino tentava di liberarsi dalla presa per soccorrere la
madre, ma senza successo, così decise di tirare un morso al braccio del tipo che
lo teneva a sé, e dirigendosi verso la madre disse: “Mamma! Mamma, apri gli
occhi ti prego!”
- Piccolo moccioso! Adesso la pagherai!
- Non ti avvicinare! – improvvisamente il bambino cercò
di prendere con entrambe le mani, la pistola caduta alla madre, riuscì a fatica
a puntarla contro quegl’uomini solo per qualche secondo. Poi inginocchiandosi,
le scivolò dalle mani lamentandosi: “Ahi! Quanto pesa!”
- Cosa c’è piccolino, non riesci a proteggere la tua
mamma? Adesso tu e lei venite con noi e senza fare altre storie! – ordinò l’uomo
sempre con la pistola puntata su entrambi. Per la donna e il bambino ormai
sembrava tutto perduto, ma all’improvviso degli spari fecero volare le pistole
dei criminali, costringendoli poi ad inginocchiarsi.
- Chi ha osato?! – urlò il capo
furioso.
- Sono stato io! Non vi vergognate? Picchiare una donna
e un bambino! Forse nessuno vi ha insegnato le buone maniere! Beh vorrà dire che
ci penserò io! – annunciò un uomo sbucato dal nulla mentre si dirigeva verso il
luogo interessato, con passo lento, ma deciso… Un portamento perfetto, mentre
sicuro di sé impugnava la sua 357 magnum.
- Ti chiuderò la bocca!! – disse il capo dei criminali
lanciandosi all’attacco e seguito dai suoi scagnozzi. Il paladino da poco
intervenuto, non ci impiegò molto a sbarazzarsi di loro… Con destrezza, nel giro
di pochi secondi furono tutti al tappeto. A sforzo si alzarono per fuggire,
avendo capito che magari per il momento sarebbe stato meglio per loro scappare.
Il bambino avendo notato la forza dell’uomo si avvicinò
disperato dicendo: “La mia mamma!! Ho provato a chiamarla ma non mi
risponde!”
- Tu stai bene piccolo? – domandò
l’uomo.
- Sì, ma la mia mamma… - balbettò il bambino
piangendo.
- Adesso ci penso io alla tua mamma…Signora! – L’uomo si
inginocchiò per scostare la donna e verificare se fosse viva. Respirava, stava
bene, era solo svenuta.
- Signora, mi sente? - La donna giaceva con il volto
verso l’asfalto, così l’uomo si chinò per voltarla, ma quando ebbe guardato il
viso della donna, ebbe quasi un colpo. Lui conosceva quel volto, non aveva fatto
altro che sognarlo per tutto quel tempo in cui di lei, non aveva saputo più
nulla… A stento, balbettò il suo nome sfiorandole la
guancia.
- K…K…Kaori… - le accarezzò i capelli, le diede qualche
colpetto sulla guancia per farla rinvenire.
Con fatica, finalmente, riuscì ad aprire gli occhi.
Stava sognando! Sì, doveva
trattarsi sicuramente di un sogno… Oppure, dopo il colpo ricevuto, aveva perso
la vita e quello era il paradiso…Sfocato aveva visto il suo viso, da lontano
aveva sentito la sua voce… Sì, era ritornata nella sua città natale, ma non
poteva essere lui… Però ingenuamente volle provare, dopo tanto tempo a
pronunciare il suo nome, anche se a fatica…
-… Ryo…
Eccoci qua! Bene… Cosa accadrà adesso?
Perchè Kaori è perseguitata da un gruppo di criminali che vogliono farla fuori?
Che cos’è la provetta di cui parlano? E Jeff? E’ davvero il suo bambino?
Beh spero di avervi incuriosito almeno
un po’… Arrivederci al prossimo capitolo! ^^
This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder