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Autore: AkaneT87    23/03/2009    6 recensioni
Salve a tutti ragazzi! ^^ Questa è la nuova ff su City Hunter che avevo annunciato un po’ di tempo fa… So che nel titolo c'è sempre la parola il perdono, quindi penserete, cos'è un vizio? Però dopo quello che hanno combinato questa volta i nostri due amici, hanno davvero bisogno che la vita perdoni entrambi per le loro sciocchezze...Volete sapere cosa hanno combinato e in che guai si sono cacciati? Beh non vi resta che scoprirlo! ^^ Spero siate clementi, e spero commentiate in tanti… Non vi anticipo più nulla, quindi non mi resta che augurarvi buona lettura ^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

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Salve a tutti ragazzi! ^^

Questa è la nuova ff su City Hunter che avevo annunciato un po’ di tempo fa…  Non vi anticipo nulla, quindi non mi resta che augurarvi buona lettura ^^

 

Ryo, Kaori, due anime, un solo destino. Lo stesso.

 

Il perdono del destino

 

 

CAPITOLO 1: Aiuto

 

Il sole era alto nel cielo già da un po’, e Shinjuko era nel pieno della sua vita cittadina… Auto ferme nel traffico con clacson assordante, gente che andava e veniva dal lavoro, uomini che entravano ed uscivano dai bar o dai fast food, la solita routine.

Non tutti però, avevano la possibilità di godersi la solita giornata.

Per esempio, nei pressi di un quartiere malfamato, una donna correva a perdifiato tirando a sé un bambino, cercando di sfuggire a dei brutti ceffi.

- Nascondiamoci in questa stradina… Non dovrebbero trovarci! – sperò la donna.

- Mamma ma perché ci inseguono? – chiese il bambino spaventato.

- Non lo so tesoro, non lo so… - La donna strinse a sé il bambino, poi aspettando più di una mezz’ora, decise di uscire.

- Guarda lì! C’è una cabina telefonica! Io devo fare una telefonata molto importante!

- Chi devi chiamare?

- Una mia amica! Ti ricordi? Ti ho parlato di lei, è l’unica che può aiutarci… Si chiama Miki, ed è la mia migliore amica, ma non la sento da un po’… Sicuramente avrà cambiato numero e con quello che ci è successo è naturale che lei non abbia trovato il nostro…

- E’ per vedere lei che siamo in Giappone? – domandò il bimbo ingenuamente.

- Sì, fosse per me non avrei più messo piede qua, ma tu sei molto più importante del mio orgoglio tesoro! – sorrise la donna. Poi tenendo per mano il bambino, si avvicinò quatta alla cabina.

- Stammi sempre vicino amore, non ti allontanare mai da me, ok? – si raccomandò la donna, ma nel frattempo qualcun altro aveva già occupato la cabina. Purtroppo lei non poteva restare tanto allo scoperto, se l’avessero trovata sarebbe stata spacciata… Però il problema non era solo questo, doveva proteggere suo figlio, non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Il suo Jeff aveva solo e quasi cinque anni e, non era ancora in grado di badare a sé stesso.

- Maledizione! Entriamo in questo bar! – pensò trascinando con sé il bambino. Prendendo una cioccolata per il piccolo, la donna si avvicinò al telefono, ma prima di comporre il numero si raccomandò nuovamente: “Jeff, io faccio questa chiamata. Ti prometto che farò più veloce che posso, però tu devi starmi accanto tesoro, va bene? Prometti che non ti allontani?”

- Promesso! – sorrise il bambino porgendo il suo dito mignolo come se volesse stipulare un patto.

La donna compose il numero, ma il telefono squillò a vuoto… Decise di ritentare, ma al terzo squillo si accorse che qualcosa non andava. Ebbe un brutto presentimento, si guardò intorno e notò che il suo piccolo non c’era più. Si mise una mano tra i capelli, e non badando a chi aveva risposto alla sua chiamata, riagganciò velocemente per cercare il bambino.

- Jeff! Jeff! Jeff dove sei? Mi scusi signore, ha mica visto un bambino? Ha quasi cinque anni, i capelli del mio stesso colore, occhi azzurri… E’ un amore di bambino e non passa inosservato! Mi sono voltata un attimo e non l’ho più trovato! Per favore! E’ mio figlio! – si disperò la donna che chiedeva a tutti i presenti nel bar.

- Mi dispiace signora… - rispondevano tutti.

- Oh mio Dio! Deve stare da qualche parte! – mentre si disperava, gettò uno sguardo dalla finestra e lo riconobbe sull’altro lato della strada. Senza pensarci si precipitò da lui urlando e abbracciandolo.

- Jeff! Jeff! Stai bene tesoro? – chiese la donna inginocchiata davanti al bambino.

- Sì mamma, sto bene! – rispose tranquillamente il bambino.

- Ma cosa ti è saltato in mente? Mi ascolti quando parlo? Ti avevo raccomandato di non allontanarti da me!! – lo rimproverò la donna.

- Ma io volevo restare accanto a te, però quel signore ha detto che mi avrebbe fatto vedere di nuovo papà! – rispose ingenuamente il piccolo.

- Cosa? Quale signore? – chiese la donna spaventata.

- E’ da un po’ che non ci vediamo, mia cara signora! – le rispose una voce alle spalle. La donna sbarrò gli occhi terrorizzata, ma non fece in tempo a girarsi che l’uomo dietro di lei l’atterrò con uno schiaffo.

- Mamma!!! – urlò il bambino che venne fermato da altri uomini vestiti in nero.

- Maledetti… - borbottò la donna cercando di alzarsi e toccandosi il labbro appena rotto.

- Lasciate andare mio figlio! – ordinò la donna.

- Sai cosa vogliamo in cambio! Ti abbiamo seguita dall’America per quei flaconi! Dicci dove sono! O ammazzeremo il tuo adorato pargoletto! – minacciò l’uomo con una voce maligna. La donna non demorse ed estraendo con velocità una pistola dalla sua borsa, gliela puntò contro dicendo: “Allontanatevi dal mio bambino! O giuro che vi ammazzo!”

- Andiamo tesoro, stiamo dando spettacolo non vedi? Perché non la piantiamo con questa pagliacciata e non mi dai quello che cerco?!

- Visto che stiamo dando spettacolo, fra un po’ la polizia sarà qui!

- E credi che possa fare qualcosa con un’organizzazione mafiosa americana, potente quanto la nostra! Nemmeno le forze dell’ordine potranno salvarti!

- Maledetto!!! – Stanca la donna iniziò a sparare, ma non avendo una grande mira, sbagliò e finì col scaricare la pistola.

- E’ questo ciò che sai fare? – domandò il brutto ceffo, seguito da una risata. Poi stanco, si avvicinò velocemente alla donna e sferrandole un pugno alla pancia, le fece perdere i sensi.

- Mamma! Mamma no! Che le avete fatto!? Lasciatemi andare! Mamma! – il bambino tentava di liberarsi dalla presa per soccorrere la madre, ma senza successo, così decise di tirare un morso al braccio del tipo che lo teneva a sé, e dirigendosi verso la madre disse: “Mamma! Mamma, apri gli occhi ti prego!”

- Piccolo moccioso! Adesso la pagherai!

- Non ti avvicinare! – improvvisamente il bambino cercò di prendere con entrambe le mani, la pistola caduta alla madre, riuscì a fatica a puntarla contro quegl’uomini solo per qualche secondo. Poi inginocchiandosi, le scivolò dalle mani lamentandosi: “Ahi! Quanto pesa!”

- Cosa c’è piccolino, non riesci a proteggere la tua mamma? Adesso tu e lei venite con noi e senza fare altre storie! – ordinò l’uomo sempre con la pistola puntata su entrambi. Per la donna e il bambino ormai sembrava tutto perduto, ma all’improvviso degli spari fecero volare le pistole dei criminali, costringendoli poi ad inginocchiarsi.

- Chi ha osato?! – urlò il capo furioso.

- Sono stato io! Non vi vergognate? Picchiare una donna e un bambino! Forse nessuno vi ha insegnato le buone maniere! Beh vorrà dire che ci penserò io! – annunciò un uomo sbucato dal nulla mentre si dirigeva verso il luogo interessato, con passo lento, ma deciso… Un portamento perfetto, mentre sicuro di sé impugnava la sua 357 magnum.

- Ti chiuderò la bocca!! – disse il capo dei criminali lanciandosi all’attacco e seguito dai suoi scagnozzi. Il paladino da poco intervenuto, non ci impiegò molto a sbarazzarsi di loro… Con destrezza, nel giro di pochi secondi furono tutti al tappeto. A sforzo si alzarono per fuggire, avendo capito che magari per il momento sarebbe stato meglio per loro scappare.

Il bambino avendo notato la forza dell’uomo si avvicinò disperato dicendo: “La mia mamma!! Ho provato a chiamarla ma non mi risponde!”

- Tu stai bene piccolo? – domandò l’uomo.

- Sì, ma la mia mamma… - balbettò il bambino piangendo.

- Adesso ci penso io alla tua mamma…Signora! – L’uomo si inginocchiò per scostare la donna e verificare se fosse viva. Respirava, stava bene, era solo svenuta.

- Signora, mi sente? - La donna giaceva con il volto verso l’asfalto, così l’uomo si chinò per voltarla, ma quando ebbe guardato il viso della donna, ebbe quasi un colpo. Lui conosceva quel volto, non aveva fatto altro che sognarlo per tutto quel tempo in cui di lei, non aveva saputo più nulla… A stento, balbettò il suo nome sfiorandole la guancia.

- K…K…Kaori… - le accarezzò i capelli, le diede qualche colpetto sulla guancia per farla rinvenire.

Con fatica, finalmente, riuscì ad aprire gli occhi. Stava sognando! Sì,  doveva trattarsi sicuramente di un sogno… Oppure, dopo il colpo ricevuto, aveva perso la vita e quello era il paradiso…Sfocato aveva visto il suo viso, da lontano aveva sentito la sua voce… Sì, era ritornata nella sua città natale, ma non poteva essere lui… Però ingenuamente volle provare, dopo tanto tempo a pronunciare il suo nome, anche se a fatica…

-… Ryo…

 

Eccoci qua! Bene… Cosa accadrà adesso? Perchè Kaori è perseguitata da un gruppo di criminali che vogliono farla fuori? Che cos’è la provetta di cui parlano? E Jeff? E’ davvero il suo bambino?

Beh spero di avervi incuriosito almeno un po’… Arrivederci al prossimo capitolo! ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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