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Autore: hij    17/02/2016    7 recensioni
Lily riceve una strana lettera che pare provenire dal futuro. Gli viene chiesto di radunare i malandrini, Regulus e Piton per leggere dei libri che cambieranno la loro vita. Il primo della lista si intitola "Harry Potter e la pietra filosofale". Come reagirà la Old Generation alle prese con la lettura di questa saga? Cosa accadrà?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Regulus Black, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Capitolo 1

Il bambino sopravvissuto

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano."

- Cosa! - strillai.

Sei paia di occhi mi fissarono come se fossi matta.

- Che succede Evans? -

- Nulla Potter, nulla -

- Ma tu hai urlato -

- E allora? -

- Allora deve essere successo qualcosa! -

Ma quanto poteva essere insistente?

- Non è successo nulla, mi sono solo ricordata di una cosa... Andiamo avanti? -

Dursley... Il nome non mi era affatto nuovo. Il ragazzo di mia sorella faceva di cognome Dursley e loro sembravano proprio il tipo di persone che il libro aveva appena descritto. Era una coincidenza, vero? Cosa ci potevano mai fare loro nel libro di Potter?

"Il signor Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che fabbricava trapani."

- Cos'è un trapano? -

- Un aggeggio babbano per fare dei piccoli fori, Potter - gli risposi.

- Quindi questi Dursley sono Babbani? -

- A quanto sembra... -

"Era un uomo corpulento, nerboruto, quasi senza collo e con un grosso paio di baffi. La signora Dursley era magra, bionda e con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo oltre la siepe del giardino per spiare i vicini. I Dursley avevano un figlioletto di nome Dudley e secondo loro non esisteva al mondo un bambino più bello."

I miei sospetti si accuivano sempre più. La descrizione era sempre più precisa, era impossibile sbagliarsi. Altre coincidenze? Iniziavo a crederci sempre meno.

Solo un dettaglio non mi tornava, da quando mia sorella aveva un bambino?

Poi stupidamente mi ricordai che questo libro parlava del futuro. Non potevo sapere quale vita avrebbe condotto lei nè, d'altronde, che vita avrei condotto io. Ero sposata? Avrei avuto anch'io un figlio o sarei rimasta da sola?

- Ragazzi, secondo voi quanti anni nel futuro è ambientata questa storia? - chiesi.

- Chissà, mi pare un po' presto per dirlo, non trovi? -

- Lo so Remus, ma voi non siete curiosi? -

- Terribilmente. Mi conosci Lily, sono come te. Ci tocca continuare a leggere per scoprirlo -

Era vero, io e Remus eravamo più simili di quanto potesse sembrare, e questa era stata una sorpresa anche per me. Non andavo molto d'accordo con i Malandrini in generale perciò fui molto seccata quando Silente mi nominò Prefetto insieme a lui. Grazie a quello, tuttavia, ci siamo potuti conoscere meglio e siamo diventati ottimi amici.

"Possedevano tutto quel che si poteva desiderare, ma avevano anche un segreto, e il loro più grande timore era che qualcuno potesse scoprirlo. Non credevano che avrebbero potuto sopportare che qualcuno venisse a sapere dei Potter. "

- Che c'è di sbagliato nei Potter? -

- Tutto - gli rispose Severus.

- Tu sta zitto. È sempre meglio dell'essere un Piton -

Lo fulminai con lo sguardo. Come si permetteva?

Remus continuò a leggere per impedire a quei due di continuare.

"La signora Potter era la sorella della signora Dursley, ma non si vedevano da anni. Anzi, la signora Dursley faceva addirittura finta di non avere sorelle, perché la signora Potter e quel buono a nulla del marito non avrebbero potuto essere più diversi da loro di così."

- Vedi Potter anche questo libro dice che sei un buono a nulla -

- Oh sta zitto Mocciosus - lo difese Black.

- Se continuate a bisticciare non la finiremo più -

- Mi sto solo mostrando in accordo con quello scritto qui, Lily -

- E a nessuno interessa, Severus -

- Wow, beccati questa. Potter 1 Mocciosus 0 -

- Non ti montare la testa Potter. E smettetela di usare quel soprannome -

- Sognatelo Evans - mi rispose Black facendomi l'occhiolino.

"I Dursley rabbrividivano al solo pensiero di quel che avrebbero detto i vicini se i Potter si fossero fatti vedere nei paraggi. Sapevano che i Potter avevano anche loro un figlio piccolo, ma non lo avevano mai visto. E il ragazzino era un'altra buona ragione per tenere i Potter a distanza: non volevano che Dudley frequentasse un bambino di quel genere."

- Ok, adesso basta. Hanno davvero oltrepassato il segno -

- Vuoi metterti a litigare con un libro Potter? - lo provocai.

Non volevo credere che quella fosse mia sorella, non potevo associare quell'odiosa famigliola a quella che avrebbe avuto lei. Poi la sorella della signora Dursley era una Potter, sarei diventata io una Potter? Questo sì che sarebbe stato assurdo. Dopotutto c'era ancora una speranza, il libro stava semplicemente parlando di altre persone, un'altra famigliola che non aveva nulla a che fare con me.

- Certo Evans, e queste persone hanno il coraggio di affermare di essere perfettamente normali? Di normale loro non hanno nulla -

- Touchè - asserì Remus e riprese la lettura.

"Quando i coniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel cielo nuvoloso nulla faceva presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco sarebbero accadute in tutto il paese. Il signor Dursley scelse canticchiando la cravatta da giorno più anonima del suo guardaroba, e la signora Dursley continuò a chiacchierare ininterrottamente mentre con grande sforzo costringeva sul seggiolone Dudley che urlava a squarciagola."

- Io vi avevo avvertiti. Questi hanno qualche rotella fuori posto -

A mio malgrado gli diedi silenziosamente ragione.

- Ben detto fratello -

Nello stesso istante in cui Black parlò per appoggiare Potter, gli occhi di suo fratello, il suo vero fratello, si volsero verso di lui, gelidi. Non doveva essere facile per lui stare qui. Sirius, perlomeno, aveva l'appoggio degli altri due Malandrini. Regulus, sotto questo punto di vista, era completamente solo.

Non avevo ben chiaro il rapporto che ci fosse tra i due, ma non ci voleva certo un genio per capire che non fosse buono. Non li avevo mai visti assieme, tranne forse i primi mesi in cui Regulus mise piede ad Hogwarts, eppure ricordo che in primo Black raccontasse spesso del suo fratellino a chiunque gli prestasse attenzione. Ora non era più così. Era strano come tutto questo mi ricordasse il legame tra me e Petunia poiché le nostre due famiglie non potevano essere più differenti.

"Nessuno notò il grosso gufo bruno che passò con un frullo d'ali davanti alla finestra.

Alle otto e mezzo, il signor Dursley prese la sua valigetta ventiquattr'ore, sfiorò con le labbra la guancia della moglie, e tentò di dare un bacio a Dudley, ma lo mancò perché, in quel momento, in preda a un furioso capriccio, il pupo stava scagliando i suoi fiocchi d'avena contro il muro. «Piccolo monello!» commentò ridendo il signor Dursley mentre usciva di casa."

- Oh,ma che bambino amorevole - commentò sarcastico Black.

"Salì in macchina"

- Evans cos'è una macchina? -

- Un mezzo di trasporto babbano, Black -

"e percorse a marcia indietro il vialetto del numero 4.

Fu all'angolo della strada che notò le prime avvisaglie di qualcosa di strano: un gatto che leggeva una mappa. Per un attimo, il signor Dursley non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la testa e guardò di nuovo. C'era un gatto soriano ritto sulle zampe posteriori, all'angolo di Privet Drive, ma di mappe neanche l'ombra."

- La McGranitt! - urlò Remus - Quella è la McGranitt -

- Geniale Lunastorta! Di certo avrà fatto scomparire la mappa con la magia - concordò Black.

"Ma che diavolo aveva per la testa? La luce doveva avergli giocato qualche brutto tiro. Si stropicciò gli occhi e fissò il gatto, che gli ricambiò l'occhiata. Mentre l'auto"

- Evaans? -

- Auto è un altro modo di dire macchina, Potter. Ma voi due non studiate Babbanologia? -

- No, quello è Remus -

"Mentre l'auto girava l'angolo e percorreva un tratto di strada, il signor Dursley tenne d'occhio il gatto nello specchietto retrovisore. In quel momento il felino stava leggendo il cartello stradale che indicava Privet Drive. No, lo stava guardando; i gatti non sanno leggere le mappe e neanche i cartelli stradali."

- Questo sì -

- È perché non è un gatto, Black, ma la McGranitt -

- Questo lo so anch'io e l'avrebbe dovuto intuire pure lui! Cioè non che sia proprio la McGranitt, lo la conosce, però... Beh avrebbe dovuto capire che quello non è un gatto -

- Ma lui è un Babbano! - gli ricordai con una punta di esasperazione.

- Questo lo so -

- Black ti è mai venuto in mente che, forse, i Babbani non posso usare la magia? Loro non si trasformano in Animagi, non sanno neppure della loro esistenza! -

- Si perdono una gran bella cosa, vero fratello? - disse, alzandosi a posta per dare il cinque a Potter.

- Su tutti i vantaggi che si perdono senza magia, diventare Animagi è poca cosa... È una cosa rarissima anche per i maghi diventarlo - feci notare loro, perplessa.

Loro si scambiarono un occhiata complice e mi diedero ragione.

Era strano, ma dopotutto da due tipi così cosa mi potevo aspettare? Decisi di sorvolare.

Remus continuò a leggere, con una buffa espressione in volto che non seppi decodificare.

"Il signor Dursley si riscosse da quei pensieri e allontanò il gatto dalla mente. Mentre si dirigeva in città, non pensò ad altro che al grosso ordine di trapani che sperava di ricevere quel giorno. Ma una volta giunto ai sobborghi della città, avvenne qualcos'altro che gli fece uscire di mente i trapani. Fermo nel solito ingorgo del mattino, non poté fare a meno di notare che in giro c'erano un sacco di persone vestite in modo strano. Gente con indosso dei mantelli."

- Cosa c'è di strano nei mantelli? -

- I babbani non si vestono così, Potter -

- E tu cosa ne sai Mocciosus -

Lui lo ignorò. Saggia decisione.

"Il signor Dursley non sopportava le persone che si vestivano in modo stravagante: bisognava vedere come si conciavano certi giovani! Immaginò che si trattasse di qualche stupidissima nuova moda. Mentre tamburellava con le dita sul volante, lo sguardo gli cadde su un capannello di quegli strampalati, vicinissimo a lui. Si stavano bisbigliando qualcosa tutti eccitati. Il signor Dursley sentì montargli la rabbia nel constatare che ce n'erano un paio tutt'altro che giovani. Ma che roba! Quello lì doveva essere più anziano di lui, e portava un mantello verde smeraldo! Che faccia tosta! Poi però gli venne in mente che potesse trattarsi di qualche sciocca trovata. Ma certo! Era gente che faceva una colletta per qualche motivo. Sì, doveva essere proprio così. In quella, il traffico riprese a scorrere e alcuni minuti più tardi il signor Dursley giunse al parcheggio della Grunnings con la mente di nuovo tutta presa dai trapani.

Nel suo ufficio, al nono piano, il signor Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato, quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte."

- E lo Statuto di Segretezza? Non l'avranno abolito -

- Non credo lo possano fare, Lunastorta -

- Allora come ti spieghi lo strano comportamento dei maghi Ramoso? -

- Deve essere strano anche per i Babbani - intervenni - Neppure loro sono abituati a vedere dei maghi in giro. Lo Statuto non sarà stato abolito, ma qualcosa sarà accaduto -

"Ciononostante, il signor Dursley ebbe il privilegio di una mattinata perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e qualche altro urlaccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella dal fornaio di fronte.

Aveva completamente dimenticato la gente con il mantello fino a che non ne superò un gruppetto proprio accanto al fornaio. Mentre passava, scoccò loro un'occhiata furente. Non sapeva perché, ma avvertì un certo disagio. Anche questi bisbigliavano tutti eccitati, ma di bossoli per la colletta nemmeno l'ombra. Fu passandogli accanto di ritorno dal fornaio, con in mano l'involto di un'enorme ciambella, che colse qualcosa di quello che stavano dicendo.

«I Potter, proprio così, è quel che ho sentito...»

«... già, il figlio, Harry...» "

- Harry Potter. Il bambino del libro - notai.

- Vorreste dire che quel bambino è mio figlio? -

- Perché mai dovrebbe essere tuo figlio? -

- Hai sentito quello che ha letto Remus, giusto Evans? -

- Sì... -

- Harry è il figlio dei Potter. Io sono Potter! -

- Doveva pur essere figlio di qualcuno quel bambino! Se il suo cognome è Potter è chiaro che quello sarà anche il cognome dei genitori, o più precisamente del padre. Non è detto che sia tu, non sei l'unico Potter sulla faccia della Terra -

- E chi ti dice che non sia proprio io? -

- Credi quel che vuoi, per quel che mi importa -

"Il signor Dursley si fermò di colpo. Fu invaso dalla paura. Si voltò a guardare il capannello di maldicenti come se volesse dire loro qualcosa, ma poi ci ripensò.

Attraversò la strada a precipizio e raggiunse in tutta fretta il suo ufficio; intimò alla segretaria di non disturbarlo per nessuna ragione, afferrò il telefono"

- Prima che possiate chiederlo il telefono è un aggeggio babbano che serve per comunicare -

- Guarda che questo lo sapevamo Evans. Una volta io e James abbiamo provato ad usarne uno - disse Black.

"Afferrò il telefono,e aveva quasi finito di fare il numero di casa quando cambiò idea. Mise giù il ricevitore, si lisciò i baffi, pensando che Potter non era poi un nome così insolito. Era certo che esistessero miriadi di persone chiamate Potter che avevano un figlio di nome Harry. "

- Come volevasi dimostrare -

"E poi, ora che ci pensava, non era neanche tanto sicuro che suo nipote si chiamasse proprio Harry. Del resto, non lo aveva neanche mai visto. Avrebbe potuto chiamarsi Harvey. O Harold. Non c'era ragione di impensierire la signora Dursley; se la prendeva tanto ogni volta che le si parlava della sorella! E non poteva darle torto: se l'avesse avuta lui, una sorella così... "

- Idiota! Cosa c'è che non va in sua sorella? -

- Evans me l'hai detto tu, no? Sono soltanto dei libri -

Severus mi guardava. Possibile che avesse capito cosa mi passasse per la testa?

Solo dei libri... Ma quella sembrava proprio mia sorella e quella ad essere odiata ero io.

Lui era sempre stato quello che mi capiva ancora prima che io capissi me stessa. Ma questo era, beh, prima. Prima del tutto. Però lui conosceva mia sorella, sapeva del suo carattere. Aveva notato anche lui qualche somiglianza con la Signora Dursley?

Ad ogni modo manteneva i suoi occhi fissi su di me, incessantemente. Non incrociai il suo sguardo, iniziavo a sentirmi in soggezione.

"E tuttavia, quella gente avvolta nei mantelli...

Quel pomeriggio trovò molto più difficile concentrarsi sui suoi trapani, e quando lasciò l'ufficio alle cinque in punto era ancora talmente assorto che, appena varcata la soglia, andò a sbattere dritto dritto contro una persona.

«Scusi» bofonchiò, mentre il poveretto - un uomo anziano e mingherlino - inciampava e per poco non finiva lungo disteso. Ci volle qualche secondo perché il signor Dursley si rendesse conto che l'uomo indossava un mantello viola. L'ometto però non aveva affatto l'aria di essersela avuta a male per essere stato quasi scaraventato a terra. Al contrario, il volto gli si illuminò di un largo sorriso e con una vocina stridula che destò l'attenzione dei passanti disse: «Non si scusi, mio caro signore, perché oggi non c'è niente che possa turbarmi! Si rallegri, perché Lei-Sa-Chi finalmente se n'è andato! Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo felice, felicissimo giorno!»

- Evvai! L'avevo detto che non avrebbe mai potuto competere con un mago potente come Silente -

Stranamente non mi sarei potuta trovare più d'accordo con Potter. Sentivo di dover festeggiare anch'io. Non era un bel periodo per i Nati Babbani come me, vivevo nel terrore che potessero far del mare ai miei genitori, a mia sorella. Avevo timore per la mia stessa vita, cosa sarebbe accaduto una volta terminata Hogwarts? Avrei dovuto fare i conti con la vita reale dove la gente moriva tutti i giorni a causa di un pazzo assassino.

Non riuscivo a non sorridere pensando alla vittoria di Silente, avrei avuto un futuro tranquillo, senza temere che la morte si nascondesse dietro ad ogni angolo. I Malandrini stavano intraprendendo uno strano balletto per festeggiare il trionfo del bene. Erano così buffi che non riuscì a trattenere le risate. Risi talmente forte da non riuscire più neppure a fermare un paio di lacrime di gioia che sgorgarono dai miei occhi, rigandomi le guance. Mi sentivo più leggera.

Lo stesso non si poteva dire di Regulus e Severus. Erano in silenzio. Sembrava che qualcuno gli avesse tolto la terra da sotto i piedi. Avevano capito di aver scelto di stare dal lato sbagliato, che schierarsi contro Silente non era stata forse un ottima idea?

Sperai che non fosse troppo tardi, che nessuno dei due avesse il marchio.

Malgrado tutto, sarebbe stato meglio anche per loro vivere senza l'oppressione di quel tiranno, dopotutto anche loro avrebbero rischiato la vita all'infuori delle mura di Hogwarts.

"A quel punto, il vecchietto abbracciò il signor Dursley cingendolo alla vita e poi si allontanò.

Il signor Dursley rimase lì impalato. Era stato abbracciato da un perfetto sconosciuto. Gli tornò anche in mente che quel tale lo aveva chiamato 'Babbano', qualsiasi cosa volesse dire."

- Persona priva di poteri magici -

- Grazie per la tua illuminante rivelazione, Ramoso -

- Non c'è di che Remus caro -

"Era esterrefatto. Si affrettò a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché non approvava le fantasie.

Non appena ebbe imboccato il vialetto del numero 4 di Privet Drive, la prima cosa che scorse - e che certo non contribuì a migliorare il suo umore - fu il gatto soriano che aveva visto la mattina. Seduto sul muro di cinta del giardino. Era assolutamente certo che fosse quello della mattina: aveva gli stessi segni intorno agli occhi.

«Sciò!» gli gridò il signor Dursley.

Il gatto non si mosse. Si limitò a fissarlo con sguardo severo. Il signor Dursley si chiese se normalmente i gatti si comportavano cosi."

- Non sfidare troppo la fortuna, mio caro Babbano - disse Black.

- Già - concordò Potter - non ti piacerebbe vedere la nostra beneamata prof arrabbiata, affatto -

"Cercando di riprendersi, entrò in casa. Era ancora deciso a non dire niente alla moglie.

La signora Dursley aveva avuto una buona giornata, in tutto e per tutto normale. A cena, gli raccontò per filo e per segno i guai che la signora Della-Porta-Accanto aveva con la figlia, e poi che Dudley aveva imparato una nuova frase: «Neanche per sogno!»"

- Ho il terrore di scoprire come crescerà moccioso. Potrebbe diventare arrogante e viziato quasi quanto Potter -

- Meglio somigliante a me che a te, Mocciosus -

- Ti credi perfetto, Potter? -

- Non mi credo, io sono perfetto -

- Smontati Potter, il tuo ego sta riempiendo tutta la stanza - intervenni io.

Mi ero ripromessa di non difendere più Severus, non dopo quel giorno, ma Potter mi stava iniziando ad irritare e non ero riuscita a trattenermi.

Lui stava per replicare ma Remus lo ammonì con un semplice sguardo. Gliene fui grata. Non volevo discutere, volevo solo continuare a leggere.

"Il signor Dursley cercò di comportarsi normalmente. Una volta messo a letto Dudley, se ne andò nel soggiorno appena in tempo per sentire l'ultimo telegiornale:

«E infine, da tutte le postazioni gli avvistatori di uccelli riferiscono che oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente escano di notte a caccia di prede e ben di rado vengano avvistati di giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che volavano in tutte le direzioni. Gli esperti non sanno spiegare perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo sonno/veglia». "

- Operazione "Facciamo impazzire i Babbani" riuscita - disse Potter portandosi una mano alla fronte, imitando il tipico saluto militare.

- Ottimo lavoro cadetto Ramoso! - lo prese in giro Remus.

"Lo speaker si lasciò andare a un sorrisetto. «Molto misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsioni del tempo. Si prevedono altri scrosci di gufi, stanotte, Jim?»

«Francamente, Ted» rispose il meteorologo, «su questo non so dirti niente, ma quest'oggi non sono stati soltanto i gufi a comportarsi in modo strano. Gli osservatori di località distanti fra loro come il Kent, lo Yorkshire e Dundee mi hanno telefonato per informarmi che, al posto della pioggia che avevo promesso ieri, hanno avuto un diluvio di stelle cadenti. Chissà? Forse si è festeggiata in anticipo la Notte dei Fuochi. Ma, gente, la Notte dei Fuochi è soltanto tra una settimana! Comunque, posso assicurare che stanotte pioverà».

Il signor Dursley rimase seduto in poltrona, come paralizzato. Stelle cadenti in tutta la Gran Bretagna? Gufi che volano di giorno? Gente misteriosa che si aggira dappertutto avvolta in mantelli? E quelle voci, quei bisbigli sui Potter...

La signora Dursley entrò in soggiorno portando due tazze di tè. Non c'era niente da fare: doveva dirle qualcosa. Si schiarì nervosamente la voce. «Ehm, Petunia, mia cara... non è che per caso hai sentito tua sorella, ultimamente?»"

Il mio cuore perse qualche battito. Avevo sentito bene?

Severus diede voce ai miei pensieri.

- Come hai detto che si chiama? -

- Ehm... Petunia? - rispose Remus. Dal tono però pareva avesse posto più una domanda.

- È tua sorella - affermò lui, sicuro.

- Non puoi esserne certo -

Non era convito, d'altronde non lo ero neppure io. Ero stata la prima a pensare a lei, avevo intuito si trattasse di mia sorella fin dalle prime righe, questa non era che la conferma.

- Come mai tu conosci sua sorella? Anzi, prima di tutto, da quando hai una sorella? -

- Da una vita, Potter. Lui la conosce perché siamo cresciuti insieme -

"Come aveva previsto, la signora Dursley assunse un'aria esterrefatta e adirata. In fin dei conti, erano abituati a far finta che non avesse una sorella."

- Ecco a voi la mia dolce sorellona! Adorabile, non è così? -

- Maddai! Non puoi essere certa che sia tua sorella - cercò di farmi ragionare Potter.

Sossi il capo.

- Quante Babbane di nome Petunia che hanno una strega per sorella e che sono fidanzate, nel futuro sposate, con un Dursley conosci? Per di più con un carattere del genere -

- Beh non fa un piega - dovette ammettere - Ma chi ci perde qualcosa è solo lei. Tu sei una persona fantastica mentre lei cos'ha? Senza offesa ma mi pare un po' ridicola come famigliola. E poi sono così ordinari, così noiosi -

- Per lei è come se non esistessi, potrei essere morta e non gliene importerebbe nulla. Non ha neppure mai visto il mio bambino! -

Non era da me crollare così, davanti a tutti. Ma avere la conferma di quanto mia sorella mi odiasse faceva male, terribilmente male. Prima lei, poi Severus. Nel giro di pochi anni avevo perso le due persone più importanti per me, i miei punti di riferimento. E sembrava non esserci più rimedio per questo. Cosa avevo di sbagliato?

Mentre io mi per devo nei miei pensieri, Severus si voltò di scatto, facendo settare i suoi occhi verso di me.

- Che bambino? - chiesero lui e Potter all'unisono.

- Evans non sarai mica incinta? - mi domandò stupidamente Black.

Arrossì. Ma che avevano capito?

- Intendo Harry, il bambino del libro -

Mi guardarono, perplessi. Remus invece scoppiò a ridere, aveva intuito tutto, ma non era ovvio? Perfino Regulus in un angolo sorrise impercettibilmente, cercando di non farsi vedere, mentre guardava le facce di quei due. Cercai di spiegarmi meglio.

- La Petunia di questo libro è per certo mia sorella. Ed ha un nipote, Harry. Insomma quel bambino logicamente è mio figlio, non potrebbe essere altrimenti -

Ci fu qualche secondo di pausa, poi accadde l'irrimediabile. Potter, dopo aver messo in moto gli ingranaggi del suo cervello, esplose.

- Ma questo è fantastico Evans! Vorrà dire che ci sposeremo e avremo tanti bei bambini, non vorrai mica lasciare che il piccolo Harold cresca da solo! -

Era euforico. Io arrossì ancora di più. Ma che razza di cose gli passavano per la testa?

- Si chiama Harry! È anche il titolo del libro come puoi scordartelo! Non è detto che sia tuo figlio comunque. Potter è un cognome comune e lo sai -

- Come fai ad essere così sicura che quella sia tua sorella e invece poi, quando si tratta di riconoscere me, ti crollano tutte le certezze? Visto che siamo così numerosi, quanto altri Potter conosci? -

- Per quanto ne sappiamo poteri incontrarne uno anche tra qualche mese, o appena finita Hogwarts. Non sai quanti anni nel futuro è ambientata la storia, per ora ho tutto il tempo -

- Ma sono io ti dico! È così evidente -

- Potter così non mi sei d'aiuto! Oltre a mia sorella ti ci metti pure tu? -

- Ma guardatevi! Litigate proprio come una vecchia coppia di sposi. Devo dire che vi siete immedesimati perfettamente nella parte -

- Black! Hai deciso di darmi il tormento anche tu? -

- Che ne dite di continuare a leggere questa stupida storia? - ci interruppe Severus.

Il tono con il quale si rivolse a noi era freddo, tagliente. Non riuscivo a capire se fosse arrabbiato, nervoso o più semplicemente scocciato. Fatto sta che sembrava esser messo persino peggio di me! Eppure non era lui quello con la sorella stronza, non era lui quello che avrebbe avuto un bambino, rabbrividì al solo pensiero, con un Potter. Non era neppure stato ancora tirato in ballo in questa storia!

"«No» rispose seccamente. «Perché?»

«Mah, non so... al telegiornale hanno detto cose strane» bofonchiò il signor Dursley. «Gufi... stelle cadenti... e oggi, in città, un sacco di gente strampalata...»

«E allora?» sbottò la signora Dursley.

«Niente, pensavo soltanto... forse... qualcosa che avesse a che fare con... hai capito, no?... con lei e i suoi».

La signora Dursley sorseggiò il tè a labbra strette. Il signor Dursley si

chiedeva intanto se avrebbe mai osato dirle di aver sentito pronunciare il nome 'Potter'. Decise che non avrebbe osato. E invece, con il tono più naturale che gli riuscì di trovare, disse: «Il figlio... dovrebbe avere la stessa età di Dudley, non è vero?»

«Suppongo di sì» rispose la signora Dursley, rigida come un manico di scopa.

«E, com'è che si chiama? Howard, no?»

«Harry! Che poi è un nome terribilmente ordinario, se proprio lo vuoi sapere». "

- Senti senti chi sta parlando! Loro sono le persone più ordinarie del mondo - protestò Remus.

- Già, e si permettono di criticare il mio nipotino? - continuò Black.

C'era qualcosa che non mi tornava... Cosa c'entrava adesso lui in tutta questa faccenda?

- Il tuo... Il tuo nipotino? - mi ritrovai a balbettare confusamente.

- Certo! Il figlio di James non può non essere il mio bel nipotino -

- Non è suo figlio, è il mio! -

- Evans dovresti sapere che un figlio non lo puoi certo fare da sola - rise Potter.

Io, a mio malgrado, arrossii. Era una cosa che mi capitava facilmente, basta una sciocchezza e mi ritrovato ad avere il viso dello stesso colore dei miei capelli.

- Certo che lo so - borbottai.

Distolsi lo sguardo da loro, concentrandomi sulle altre due silenziose nella stanza. Era strano, non conoscevo affatto l'altro Black, ma sapevo per certo che Severus non era mai stato così silenzioso, non in mia presenza. Prima, quando ci ritrovamo a chiacchierare tra una lezione e l'altra, era sempre lui quello che parlava ininterrottamente, io ero più taciturna. Mi piaceva ascoltare i suoi discorsi, sapeva essere serio ma anche farmi ridere, non mi annoiava mai poiché trovava sempre qualcosa di nuovo da raccontarmi.

Ora stringeva leggermente i pugni e osservava il fuoco crepitante, era come ammaliato da quelle fiammelle che si rincorrevano tra loro, quasi facessero a gara per vedere chi tra loro si sarebbe spinta più in alto. Regulus invece osservava il fratello, teneva il suo sguardo fisso su di lui ma i loro occhi non si incrociarono mai. L'altro era troppo occupato a ridere e scherzare con i suoi due amici per accorgersene, o, forse, stava deliberatamente evitando quel contatto.

Remus, tutto ad un tratto, si schiarì la voce, poi continuò con il libro, risvegliandomi dai miei pensieri.

"«Eh già» disse il signor Dursley con il cuore che gli si faceva pesante come il piombo. «Sono proprio d'accordo».

Salirono in camera per andare a dormire senza più dire una parola sul-l'argomento. Mentre la moglie era in bagno, il signor Dursley si avvicinò guardingo alla finestra della camera da letto e sbirciò fuori, nel giardino. Il gatto era ancora lì."

- Che ci fa la professoressa ancora lì? È tardi! - ci chiese Remus.

- Non so - ammisi - cedete abbia qualcosa a che fare con la scomparsa di Voi-Sapete-Chi? -

- Forse - mi rispose Potter, sorprendentemente serio - ma se così fosse non è una buona cosa per la tua famiglia, Evans -

- Cosa? Credevo fosse morto. Che pericolo ci potrebbe mai essere? -

-Non lo so, ma è meglio non scoprirlo, non credi?-

"Stava scrutando Privet Drive, come se aspettasse qualcosa.

La sua fantasia galoppava troppo? Tutto questo poteva avere qualcosa a che fare con i Potter?"

Sperai con tutto il mio cuore che l'irritante futuro marito di mia sorella si sbagliasse. Avevo un brutto presentimento, c'era qualcosa di strano nella storia.

"Se sì... cioè, se veniva fuori che loro erano parenti di una coppia di... be', non credeva proprio di poterlo sopportare."

- James, prima che tu possa esplodere in mille invettive contro questo signore ricorda che è solo un libro, ed io vorrei arrivare a leggere la conclusione, rimetti seduto e sta calmo - lo ammonì Remus con tono deciso, vedendo che il suo amico aveva iniziato ad agitarsi.

Potter aveva raggiunto la poltrona di Remus e si sedette su di un bracciolo.

- Posso rimanere qui? -

- Va bene, purché tu stia fermo -

"Si misero a letto. Lei si addormentò subito, ma lui rimase li steso, con gli occhi sbarrati, a rigirarsi tutto quanto nella mente. L'ultimo, confortante pensiero che ebbe prima di addormentarsi fu che, se anche i Potter avevano veramente qualcosa a che vedere con quella faccenda, non era affatto detto che dovessero farsi vivi con lui e sua moglie. I Potter sapevano molto bene quel che lui e Petunia pensavano di loro e di quelli della loro risma... Non vedeva proprio come potessero venire coinvolti, di qualsiasi cosa si trattasse - e qui sbadigliò e si girò dall'altra parte - la cosa non poteva riguardarli...

Ma si sbagliava di grosso."

Sbuffai. Non stava andando per il verso giusto me lo sentivo. Per un attimo pensai di interrompere Remus, non ero più tanto sicura di voler sapere come andasse a finire. E immediatamente arrivò il senso di colpa. Avevo coinvolto tutti in questa situazione e ora, per uno stupido capriccio, volevo far saltare tutto? Ero solo un egoista. Mi rannicchiati un po' sulla poltrona, ascoltando la voce calma di Remus.

"Se il signor Dursley era scivolato in un sonno agitato, il gatto, seduto sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio sull'angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto neanche quando, nella strada accanto, la portiera di una macchina sbatté forte, né quando due gufi gli sfrecciarono sopra la testa. Dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.

Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto d'occhio; ma apparve così all'improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure."

- Lo stava aspettando - commentò Severus, dando voce a quelli che erano i nostri pensieri.

"In Privet Drive non s'era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura."

- Silente! - gridò all'improvviso Black facendomi sussultare.

-Ma certo - concordò Potter - quindi è per lui che la prof è stata tutto il giorno lì -

- E perché si dovevano incontrare proprio sotto casa di mia sorella? -

- Si staranno assicurando che sia tutto tranquillo forse -

- E tra tanti Babbani dovevano controllare proprio lei, Potter? Per tutto il giorno? Non mi sembra un passatempo tipico della McGranitt! -

- Calmati Evans, ne so quanto te. Guardati, sei diventata tutta rossa e non parlo solo dei capelli -

Odiavo quando me lo facevano notare, e naturalmente Potter non mancava di puntalizzarlo ogni volta. Inevitabilmente arrosii ancora di più.

"Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusciava per terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte. L'uomo si chiamava Albus Silente."

- Evvai! E ovviamente io ho sempre ragione -

- Guarda che ci eravamo arrivati tutti Black -

- Zitto Mocciosus! Sei solo invidioso perché non ci hai pensato prima tu -

- L'ho fatto, solo che io ho la decenza di non mettermi ad urlare -

- Ripeto, tutta invidia -

Potter accanto sghignazzava, godendosi la scenetta. Remus gli dava corda, e Black, forte del sostegno dei suoi compagni, continuò stupidamente a discutere per parecchi minuti ancora.

A me tutto questo dava solo i nervi, ma quanto potevano diventare infantili?

Presi dalle mani di Remus il libro e ripresi io a leggere a voce molto alta, sperando di farli smettere.

Per fortuna riuscì, in pochi secondi mi prestarono tutti attenzione per continuare a seguire la storia.

"Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all'improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall'estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando: «Avrei dovuto immaginarlo».

Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo tenne sollevato e lo accese. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso. Dodici volte fece scattare quel suo 'Spegnino', fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno - perfino quell'occhio di lince del signor Dursley - avesse guardato fuori della finestra, non sarebbe riuscito a vedere niente di quel che accadeva in strada. Silente si fece scivolare di nuovo nella tasca del mantello il suo 'Spegnino' e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.

«Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGranitt?»

Si voltò verso il soriano con un sorriso, ma quello era scomparso. Al suo posto, davanti a lui c'era una donna dall'aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati della forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon."

- Gli anni passano ma la McGranitt non cambia mai - disse Remus.

- Vero, mi immagino già la scena, è come se fosse davanti ai miei occhi - concordai.

Quando leggevo mi capitava di immedesimarmi completamente nei personaggi, come se questi prendessero vita, uscendo dalla carta e diventando reali.

"Aveva l'aria decisamente scombussolata.

«Come faceva a sapere che ero io?» chiese.

«Ma, mia cara professoressa, non ho mai visto un gatto seduto in una posa così rigida».

«Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattoni» rimbeccò la professoressa McGranitt.

«Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in una decina e più di feste e banchetti».

La professoressa McGranitt tirò su rabbiosamente col naso.

«Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano» disse con tono impaziente. «Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali»."

- Hanno creato un gran casino - disapprovai.

- Ma puoi biasimarli? - mi fece notare Remus - Abbiamo vinto una guerra! La Guerra! -

Era euforico, lo ero anch'io. Il solo ripensarci mi rendeva così felice.

"E cosi dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. «L'ho sentito personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. È sempre stato un po' svitato».

«Non gli si può dar torto» disse Silente con dolcezza. «Per undici anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare»."

-Aspettate - mi interruppe Remus - se sono passati undici anni vuol dire che la storia... -

- 1981! La storia è ambientata solo qualche anno nel futuro! Non posso crederci che avrò già un figlio a ventun anni -

Era un incubo, vero? Ebbi la terribile immagine di me, tra qualche anno con un bambino in braccio. Non potevo, non sentivo pronta, ero sempre stata negata con i bambini e, prima di oggi, non avevo mai pensato all'eventualità di averne in futuro.

Non volevo. Il figlio di mia sorella sembrava già avere uno o due anni, e lui ed Harry erano coetanei, era scritto lì. Ciò significava che in appena due anni sarei diventata mamma. Mi sentivo mancare al solo pensiero. Come potevo farcela?

- Lily, stai bene? - mi chiese Remus.

Non dovevo avere una bella cera poiché mi guardò con aria interrogativa.

- Forse e meglio che ricontinui io con questo libro -

"«Lo so, lo so» disse la professoressa McGranitt in tono irritato. «Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza neanche vestirsi da Babbani e scambiandosi indiscrezioni».

A quel punto, lanciò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò: «Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Silente?»

«Sembra proprio di sì» rispose questi. «Dobbiamo essere molto grati. Le andrebbe un ghiacciolo al limone?»

«Un che?»

«Un ghiacciolo al limone. E un dolce che fanno i Babbani: io ne vado matto».

«No grazie» rispose freddamente la professoressa McGranitt, come a voler dire che non era il momento dei ghiaccioli. «Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è andato veramente...»

«Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusioni a 'Lei-Sa-Chi' sono una vera stupidaggine..."

- La fa facile lui, è il mago più potente di tutti i tempi -

- Felpato non avrai mica paura anche tu di pronunciare uno stupido nome? -

- Io Lunastorta non ho paura di nulla -

- Ma se quando ieri mattina hai trovato un ragno sullo specchio del bagno ti sei messo ad urlare come un pazzo -

Black rifilò un occhiataccia all'amico, mentre Potter era letteralmente piegato in due dalle risate.

- Ha ragione Lunastorta, fratello -

"Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome:"

Remus smise immediatamente di leggere.

- Perché ti sei fermato ancora? - domandò Black.

Potter fissò il libro e si mise a ridere ancor più forte di prima, tanto che cadde giù dal bracciolo sul quale si era sistemato.

Black, curioso, si avvicinò ai due e prese in mano il libro, dopodiché scoppio a ridere anche lui.

Remus mise il broncio.

- Lunastorta mi stupisce il fatto che tu sia il primo a non voler pronunciare quel nome. Anzi, non vuoi neppure leggerlo! - disse Black tra una risata e l'altra.

- Se sei così bravo perché non continui tu con la storia, Felpato? -

- Oh lo farò, ma prima voglio sentirti pronunciare quel nome -

Remus esitò per un attimo prima di ribattere.

- Solo se tu lo pronuncerai con me -

- Va bene, io non ho paura. Al mio tre: uno... Due... Tre! -

- V..Voldemort - gridarono all'unisono.

Come stabilito, Black prese il libro e continuò.

"La professoressa McGranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un ghiacciolo al limone, sembrò non farvi caso. «Crea tanta di quella confusione continuare a dire

'Lei-Sa-Chi'. Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort»."

Malgrado tutto anche Black tentennò un po' prima di pronunciare quel nome.

"«Io lo so bene» disse la professoressa McGranitt, in tono a metà fra l'esasperato e l'ammirato. «Ma per lei è diverso. Lo sanno tutti che lei è il solo di cui Lei-Sa... oh, d'accordo: Voldemort... aveva paura».

«Lei mi lusinga» disse Silente con calma. «Voldemort aveva poteri che io non avrò mai».

«Soltanto perché lei è troppo... troppo nobile per usarli».

«Meno male che è buio. Non arrossivo tanto da quella volta che Madama Chips mi disse quanto le piacevano i miei nuovi paraorecchi».

La professoressa McGranitt scoccò a Silente un'occhiata penetrante, poi disse: «I gufi sono niente in confronto alle voci che sono state messe in giro. Sa che cosa dicono tutti? Sul perché è scomparso? Su quel che l'ha fermato una buona volta?»"

- Ma non l'ha fermato Silente? - commentò Black.

- Certo che è stato lui - affermò Potter convinto - chi altri sennò? Va avanti Felpato, ti ricordo che Codaliscia ci aspetta! -

"Sembrava che la professoressa McGranitt avesse toccato il punto che più le premeva di discutere, la vera ragione per cui era rimasta in attesa tutto il giorno su quel muretto freddo e duro, perché mai - né da gatto né da donna - aveva fissato Silente con uno sguardo cosi penetrante. Era chiaro che qualsiasi cosa 'tutti' mormorassero, lei non l'avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era vero. Ma lui era occupato col suo ghiacciolo al limone, e non rispose.

«Quel che vanno dicendo» incalzò lei, «è che la notte scorsa Voldemort è spuntato fuori a Goldrick's Hollow."

- No! - gridò Potter - No, no, no... Non sono loro... Fa che non siano loro...- iniziò a mormorare a voce sempre più bassa.

Aveva le mani tra i capelli e sembrava sull'orlo di piangere.

- I..i ge...genitori di James hanno una casa lì - ci spiegò Black.

La sua voce tremava, teneva lo sguardo fisso verso Potter che continuava a ripetere le stesse frasi a voce sempre più bassa.

- James - lo chiamò Remus dolcemente - a Goldrick's Hollow ci sono molte famiglie di maghi, i tuoi genitori non passano quasi mai del tempo in quella casa. Prendi un bel respiro, sta tranquillo -

"È andato a trovare i Potter."

Ma Remus si sbagliava.

Qulache lacrima gli solcò la guancia, ma lui se l'asciugò rapido.

Black lo raggiunse e si sedette sull'altro bracciolo della poltrona.

I Malandrini erano tutti e tre vicini adesso, si stavano supportando a vicenda, neppure Black era messo bene, aveva il volto cereo.

Remus decise di riprendere lui il libro.

"Corre voce che Lily e James Potter"

- Hai visto Evans? Te lo avevo detto che alla fine ci saremmo sposati - disse Potter con la voce tremante, priva del solito entusiasmo e della solita euforia che la caratterizzava.

Cercò di fare un debole sorriso, appena accennato sul suo viso, mentre le guance erano ancora solcate dalle lacrime che scendevano silenziose.

Non mi arrabbiai, non arrossì, non sarebbe stato affatto opportuno, mi limitai semplicemente a sorridergli a mia volta.

"siano... siano... insomma, siano morti»."

Il libro cadde dalle mani di Remus e finì a terra con un tonfo.

- Remus aveva ragione alla fine. I tuoi genitori stanno bene, Potter - dissi con un fil di voce.

Era una frase terribilmente stupida, ma avevo bisogno di rompere il silenzio prima che lasciasse spazio ai pensieri. Non volevo pensare...

Potter aveva smesso di piangere e mi fissava, anch'io fissavo lui. Saremmo morti da lì a pochi anni, insieme. Avremmo trascorso quei pochi anni che ci rimanevano insieme.

Mille pensieri iniziarono a prendere il sopravvento della mia mente. Non volevo, ma, purtroppo, sembrava non avessi voce in capitolo. La mia stessa testa non era più sotto il mio controllo.

Lui sembrava essersi calmato (o era solo sconvolto? Scioccato?) mentre io iniziai ad andare nel panico. Iniziai ad inspirare e ad espirare velocemente. Avevo paura, non volevo morire. Sentì la mano di Remus stringere la mia, si era alzato e mi aveva raggiunto. Fu confortante, la sua mano fu come un'ancora, un appiglio al quale mi aggrappai per non rischiare di impazzire.

Gli fui grata, era venuto affianco a me malgrado avrebbe preferito essere con il suo amico, non voleva lasciarmi sola. Sentivo alle mie spalle lo sguardo penetrante di Severus, ma lui non si mosse affatto verso di me, rimase lì immobile. Avrei tanto voluto non l'avesse fatto, che fosse venuto al mio fianco, prima c'era sempre stato, ma poi perché avrebbe dovuto farlo?

Potter era stretto dall'abbraccio di Black, ma lui sembrava non averlo neppure notato, continuava a rimanere immobile, con gli occhi ancora lucidi che non la smettevano si fissarmi. Volevo abbracciarlo anch'io, volevo essere abbracciata anch'io, ne avevo bisogno.

Pensai a lui, così esuberante e pieno di energia, pieno si vita, come poteva morire? Cosa sarebbe successo ai Malandrini senza di lui?

- Harry - disse ad un tratto, come risvegliatosi dallo strato di trance nel quale era caduto - Harry! - ripeté con tono urgente - Lui sta bene, vero? Non hanno detto nulla, deve stare bene -

Dopo la notizia della mia morte, quella che avrei avuto un figlio era passata in secondo piano. Che razza si madre sarei diventata? Mi ero completamente dimenticata di mio figlio, non mi ero ancora abituata all'idea di essere un genitore, al contrario di Potter.

Avevo ancora paura della prossima morte, ma ero preoccupata per la salute di Harry, lui era il mio bambino, non poteva essergli successo nulla di brutto, non lo avrei mai permesso.

- Il titolo, Jamie - notò Black - il libro parla di tuo figlio e il titolo del capitolo è "Il bambino sopravvissuto". Lui starà bene -

Questo sembrò rincuorarlo, e rincuorò molto anche me. Se lui era salvo, dopotutto qualcosa di buono c'era.

- Sarà felice - affermai - La guerra è ormai finita e lui potrà crescere sereno, anche... Anche se... Se noi non gli saremo accanto -

- Ci saremo noi, Lily - mi corresse Remus - Io e Sirius saremo al suo fianco e non gli faremo mancare nulla, te lo prometto -

Mi sentì meglio. Raccolsi il libro da terra e ripresi a leggere. Volevo arrivare al pezzo in qui si parlava di mio figlio, volevo essere sicura che stesse bene per davvero.

"Silente chinò la testa. La professoressa McGranitt ebbe un piccolo singhiozzo.

«Lily e James... Non posso crederci... Non volevo crederci... Oh, Albus...»

Silente allungò la mano e le batté un colpetto sulla spalla. «Lo so... lo so...» disse gravemente.

La McGranitt prosegui con voce tremante: «E non è tutto. Dicono che ha anche cercato di uccidere il figlio dei Potter, Harry. Ma che... non c'è riuscito. Quel piccino, non è riuscito a ucciderlo."

Sorrisi involontariamente, mentre un paio di lacrime scendevano senza far rumore. Erano lacrime di gioia, erano il mio modo per far uscire tutte quelle sensazioni che avevo provato in pochissimo tempo. Mi sentivo più leggera. Incrociai il mio sguardo con quello di Potter e vidi che mi sorrideva anche lui.

"Nessuno sa perché né come, ma dicono che quando Voldemort non ce l'ha fatta a uccidere Harry Potter, in qualche modo il suo potere è venuto meno... ed è per questo che se n'è andato».

Silente annui malinconicamente.

«È... è vero?» balbettò la professoressa McGranitt. «Dopo tutto quel che ha fatto... dopo tutti quelli che ha ammazzato... non è riuscito a uccidere un bambino indifeso?"

- Anni di lotte e neppure Silente è riuscito ad annientarlo. Poi arriva mio figlio, un neonato, e lo sconfigge. Diventerà di certo un grande mago -

I suoi occhi brillavano di orgoglio. Lo capivo perfettamente, dopotutto anch'io mi sentivo enormemente fiera del mio piccolo, sarebbe diventato un mago senza precedenti.

"È strabiliante... di tutte le cose che avrebbero potuto fermarlo... Ma in nome del cielo, come ha fatto Harry a sopravvivere?»

«Possiamo solo fare congetture» disse Silente. «Forse non lo sapremo mai»."

- Non mi importa -

- Cosa James? - chiese Remus.

- Non mi importa di scoprire come ha fatto a sopravvivere. A me basta sapere che è successo, che lui e vivo e che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato invece sia stato annientato.

Ha ucciso me, ha ucciso la Evans, che, per qualche miracolo, tra qualche anno diventerà la Signora Potter - e qui io sbuffai, per evidenziare il mio disappunto - ha lasciato orfano il mio bambino. Non potrò mai perdonarglielo -

"La professoressa McGranitt tirò fuori un fazzoletto di trina e si asciugò gli occhi dietro gli occhiali. Con un profondo sospiro, Silente estrasse dalla tasca un orologio d'oro e lo esaminò. Era un orologio molto strano. Aveva dodici lancette, ma al posto dei numeri c'erano alcuni piccoli pianeti che si muovevano lungo il bordo del quadrante. Evidentemente Silente lo sapeva leggere, perché lo ripose di nuovo nella tasca e disse: «Hagrid è in ritardo. A proposito, suppongo sia stato lui a dirle che sarei venuto qui».

«Sì» rispose la McGranitt, «anche se non credo che lei mi dirà perché mai, di tanti posti, abbia scelto proprio questo».

«Sono venuto a portare Harry dai suoi zii. Sono gli unici parenti che gli rimangono»."

- E i miei genitori allora? - domandai.

- Perché i miei? Moriranno tutti proprio come noi? -

Non avevamo neppure finito il primo capitolo e già stavamo facendo i conti con la nostra morte e quella dei nostri cari. Non ero sicura che mi piacesse questa storia.

- Perché Silente lascia Harry a tua sorella, Evans? Dove sono io? Dov'è Remus? -

- Giuro che se è successo qualcosa anche a voi io... -

- Potter sta calmo, non arrivare a conclusioni affrettate. Non abbiamo bisogno di altri morti qui - gli dissi amaramente.

"«Non vorrà mica dire... Non saranno mica quei due che abitano lì!» e-sclamò la McGranitt balzando in piedi e indicando il numero 4. «Silente... non è possibile! È tutto il giorno che li osservo. Non avrebbe potuto trovare persone più diverse da noi. E poi quel ragazzino che hanno... l'ho visto prendere a calci sua madre per tutta la strada, urlando che voleva le caramelle!"

- Ha visto che bella famigliola, prof - commentai senza entusiasmo.

"Harry Potter... venire ad abitare qui?»."

- L'idea non piace neppure a me - concordai.

"«È il posto migliore per lui» disse Silente con fermezza. «La zia e lo zio potranno spiegargli tutto quando sarà più grande. Ho scritto loro una lettera».

«Una lettera?» gli fece eco la McGranitt con un filo di voce, tornando a sedersi sul muretto. «Ma davvero, Silente, crede di poter spiegare tutto questo per lettera? Questa gente non capirà mai Harry Potter. Lui diventerà famoso... leggendario! Non mi stupirebbe se in futuro la giornata di oggi venisse designata come la festa di Harry Potter. Su di lui si scriveranno volumi, tutti i bambini del mondo conosceranno il suo nome!»

«Proprio così» disse Silente fissandola tutto serio da sopra gli occhiali a mezzaluna. «Ce ne sarebbe abbastanza per far girare la testa a qualsiasi ragazzo. Famoso prima ancora di parlare e di camminare! Famoso per qualcosa di cui non avrà conservato neanche il ricordo! Non riesce a capire quanto starà meglio, se crescerà lontano da tutto questo fino al giorno in cui sarà pronto per reggerlo?»"

- Ma perché proprio da mia sorella? Perché Silente non trova un altra soluzione -

- Non voglio che mio figlio cresca lì. Senza offesa Evans, ma i tuoi parenti sono davvero terribili -

- Lo so anche io, Potter. Ma che ci posso fare? -

- Potete affidarlo a me e a Remus - propose Black.

- Credi che se ci fosse stato un modo non lo avremmo fatto? Tutto ciò non è ancora avvenuto e, per di più, in questo libro, io e il tuo amichetto finiamo stecchiti ancor prima che la storia inizi. Secondo te cosa dovremmo fare? - gli urlai contro.

Questa storia li stava mandando letteralmente fuori di testa, ma non dovevo prendermela con lui, non era giusto. Dovevo ricordarmi che eravamo tutti nella stessa situazione, non ero solo io quella messa male.

- Cambieremo questo futuro, Evans. Te lo prometto - disse Black.

Fu inaspettato. Mi aspettavo anch'io delle urla, mi aspettavo anche che Potter, e forse anche Remus, gli dessero da manforte, non questo.

Fu un attimo. Avevo il cervello scollegato ed ero ancora stordita dalle mille emozioni diverse che avevo provato in quest'ultima mezz'ora. Mi alzai e in pochi istanti mi ritrovai ad abbracciarlo.

Io che abbracciavo Sirius Black, che cosa buffa.

Io che abbracciavo Sirius Black e che avrei sposato Potter da lì a qualche anno, ancora più buffo.

Se si pensava anche al fatto che avrei avuto anche un figlio c'era da finire in manicomio.

"La professoressa McGranitt aprì bocca per rispondere, poi cambiò idea, inghiottì e disse: «Sì... sì, lei ha ragione, naturalmente. Ma in che modo arriverà qui il ragazzo?»

D'un tratto guardò il mantello di Silente come se pensasse che Harry potesse esservi nascosto sotto.

«Lo porterà Hagrid».

«E a lei pare... saggio... affidare a Hagrid un compito tanto importante?»"

- Sì - rispose Potter al posto del libro.

Io non potevo essere più d'accordo.

"«Affiderei a Hagrid la mia stessa vita» disse Silente.

«Non dico che non abbia cuore» dovette ammettere la McGranitt, «ma non verrà mica a dirmi che non è uno sventato. Tende a... Ma cosa è stato?»

Il silenzio che li circondava era stato lacerato da un rombo cupo. Mentre Silente e la McGranitt percorrevano con lo sguardo la stradina per vedere se si avvicinassero dei fari, il rumore si fece sempre più forte, fino a diventare un boato. Entrambi levarono lo sguardo al cielo e dall'aria piovve una gigantesca motocicletta che atterrò sull'asfalto proprio davanti a loro.

Pur colossale com'era, la moto sembrava niente a confronto con l'uomo che la inforcava. Era alto circa due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grosso."

- Ecco arrivato Hagrid - dedusse semplicemente Black.

"Sembrava semplicemente troppo per essere vero, e aveva un aspetto terribilmente selvaggio: lunghe ciocche di ispidi capelli neri e una folta barba gli nascondevano gran parte del volto; ogni mano era grande come il coperchio di un bidone dei rifiuti e i piedi, che calzavano stivali di cuoio, sembravano due piccoli delfini. Tra le braccia immense e muscolose reggeva un involto di coperte.

«Hagrid!» esclamò Silente con tono di sollievo. «Finalmente! Ma dove hai preso quel veicolo?»

«Un prestito, professor Silente»; e così dicendo, il gigante scese con circospezione dalla motocicletta. «Del giovane Sirius Black. Lui ce l'ho qui signore»."

- Quindi tu stai bene Felpato! - esclamò Potter sollevato.

- Te lo avevo detto che non dovevi preoccuparti inutilmente - gli rammentai.

- Ma perché non ci sono anch'io? Gli ho lasciato quella cosa e non ho neppure insistito per stare con Harry? -

- Sono sicuro che ci deve essere un buon motivo - lo rassicurò Potter - Tu stai bene, questo è l'importante. E poi puoi sempre andare a trovare mio figlio ogni volta che vorrai, gli farai un po' di compagnia -

- Te lo prometto, Ramoso -

"«Ci sono stati problemi?»

«No, signore; la casa era distrutta, diciamo, ma io sono riuscito a tirarlo fuori prima che il posto si riempisse di Babbani. Si è addormentato mentre volavamo su Bristol».

Silente e la McGranitt si chinarono sull'involto di coperte. Dentro, appena visibile, c'era un bambino profondamente addormentato. Sotto il ciuffo di capelli corvini che gli spuntava sulla fronte, scorsero un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta."

Sorrisi immaginando la scena, pensando a quel fagottino con i capelli neri marchio Potter. A chi avrebbe assomigliato? Si sarebbe ricordato di noi? Cosa gli avrebbe raccontato mia sorella di me?

"«E qui che...» chiese in un bisbiglio la professoressa McGranitt.

«Sì» rispose Silente. «Questa cicatrice se la terrà per sempre».

«E lei non può farci niente. Silente?»

«Anche se potessi, non lo farei. Le cicatrici possono tornare utili. Anch'io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina perfetta della metropolitana di Londra. Bene... Dammelo qua, Hagrid; vediamo di concludere».

Silente prese Harry tra le braccia e si voltò verso la casa dei Dursley.

«Posso... posso fargli un salutino, signore?» chiese Hagrid.

Chinò la grossa e ispida testa su Harry e gli dette un bacio rasposo per via di tutto quel pelo. Poi, d'un tratto, emise un ululato come di cane ferito.

«Shhh!» sibilò la McGranitt. «Sveglierai i Babbani!»

«S-s-s-scusatemi...» singhiozzò Hagrid tirando fuori un immenso fazzoletto tutto chiazzato e tuffandoci il viso dentro, «ma proprio n-n-non ce la faccio... Lily e James morti... e il povero piccolo Harry che se ne va a vivere con i Babbani...».

«Sì, certo, è molto triste, ma vedi di controllarti, Hagrid, o ci scopriranno» sussurrò la McGranitt battendogli con cautela un colpetto sul braccio mentre Silente, scavalcando il basso muricciolo del giardino, si avviava verso la porta d'ingresso. Depose dolcemente Harry sul gradino,"

- Non vorrà mica abbandonarlo lì! Morirà di freddo... E se si dovesse svegliare? - urlai, preoccupatissima.

Quel povero bambino ne aveva già passate tante, ora ci si mettevano anche loro?

- Sta calma Evans. Sono sicuro che suoneranno il campanello e si accetteranno che tutto vada per il meglio. Non lasceranno nostro figlio così -

Nostro figlio. Mi sembrava ancora assurdo il solo pensarci.

"...tirò fuori dal mantello una lettera, la ripose tra le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due. Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa McGranitt non faceva che battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.

«Be'» disse infine Silente, «ecco fatto. Non c'è più ragione che restiamo qui. Tanto vale che andiamo a prender parte ai festeggiamenti».

«Già» disse Hagrid con voce soffocata «allora io riporto la moto a Sirius. 'Notte, professoressa McGranitt. Professor Silente, i miei rispetti».

Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalcioni della motocicletta e accese il motore; si sol-levò in aria con un rombo e spari nella notte.

«Penso che ci rivedremo presto, professoressa McGranitt» disse Silente facendole un cenno col capo. Per tutta risposta, lei si soffiò il naso.

Silente si voltò e si avviò lungo la strada. Giunto all'angolo, si fermò ed estrasse il suo 'Spegnino' d'argento. Uno scatto, e dodici sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranciato. A quel chiarore scorse un gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della strada. Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4.

«Buona fortuna, Harry» mormorò. Poi girò sui tacchi e, con un fruscio del mantello, sparì."

- L'ha davvero lasciato così -

Questa volta fu Potter ad urlare.

Non potevo crederci, non era proprio dalla McGranitt essere così irresponsabile. Povero piccolo.

"Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come l'inchiostro. L'ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò dall'altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo della signora Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley... "

- Cosa farà quella specie di mostriciattolo a mio figlio? - esclamai sull'orlo della disperazione.

Non ce la facevo più. Di questo passo sarei morta ancor prima per la preoccupazione.

- Ci penseremo io e Sirius a proteggere Harry, vedrete - ci rassicurò Remus.

"Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare «a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto»."

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti! In questo capitolo si inizia con la lettura ^-^

Ho parecchie cose da dire quindi farò una lista, con la speranza di non scordare nulla come al solito...

1) Aggiornerò questa storia ogni mercoledì e cercherò di essere sempre puntuale, salvo forze di causa maggiore (vedi sotto la voce di "prof malefici che non lasciano ai poveri studenti neppure il tempo di respirare").

2) Ho intenzione di alternare i "momenti lettura" con i "momenti storia" dei protagonisti per rendere questa fanfiction, ma anche i vari personaggi, un po' più completi. È anche un modo per far apparire tanti altri personaggi che faranno da sfondo alla vicenda, ma anche per inserire lo stesso Minus. Ammetto di non sopportarlo molto però, siccome è un Malandrino, a mio parere non può non avere un ruolo in questa storia.

3) Vorrei precisare che, quando Remus e gli altri leggono, non riescono a vedere la frase scritta subito dopo, perciò a volte ho spezzato (e spezzerò in futuro) il testo i punti "strani", senza aspettare la conclusione del pensiero.

4) Lo so che ho lasciato Regulus completamente nello sfondo, è come se non fosse praticamente presente in questo capitolo. La cosa, per quanto strana, è però voluta. È in linea con l'idea che mi sono fatta del personaggio. Non lo riesco ad immaginare come un tipo molto espansivo che si mette subito a chiacchierare amabilmente con tutti, per di più in questo contesto. Lo stesso Piton non parla poi molto, questo a causa dei Malandrini. È come se si sentisse in "soggezione" (anche se soggezione non è il termine più adatto), nel senso che comunque la presenza dei Malandrini si fa sentire per entrambi, ed è come se non si sentissero quasi liberi di dire quello che vorrebbero. I Malandrini invece commentano tutto liberamente poiché loro sono molto uniti (legame che reputo impossibile ci fosse tra i due Serpeverde) e possono tranquillamente scambiarsi battutine tra loro e spalleggiarsi a vicenda.

Non sarà sempre così, nel giro di poco tempo verranno messi in luce (poiché loro si faranno mettere in luce) anche i due Serpeverde. Deve essere solo sciolto questo clima di tensione generale. Nella mia mente è come se adesso ci fossero due fazioni opposte: Serpeverde e Grifondoro. Per adesso dominano la scena i secondi, ma, pian piano, si faranno valere anche i primi.

Spero di essermi spiegata su questo punto... Nella mia testa è tutto chiaro, diventa un casino quando lo devo esprimere in poche parole però.

5) Per quanto odi il soprannome Mocciosus, ahimè, sono costretta ad usarlo quando parlano i Malandrini.

(Questo punto è un po' inutile, I know, ma volevo scriverlo lo stesso u.u )

6) Quando Remus legge della sconfitta di Voldemort abbiamo da un lato Lily e i Malandrini che gioiscono, dall'altro Piton e Regulus che tacciono. Lily pensa subito che questo è dovuto al fatto che si siano pentiti di aver scelto la fazione sbagliata. Volevo precisare che questo NON rispecchia necessariamente i pensieri dei due, ma è solo il suo punto di vista, quello di Lily. Il loro si capirà più avanti. Lo stesso discorso si può applicare per tante altre cose (soprattutto man mano che posterò i capitoli successivi).

7) Lily rimane spiazzata quando scopre che avrebbe avuto un figlio di lì a pochi anni. Con ciò non voglio dire che la Lily Evans dei libri che io mi immagino sia "infelice" di aver avuto un bambino, affatto. Ho sempre immaginato i Potter come una piccola famigliola felice, in stile Mulino Bianco. Lily è solo sconvolta, deve abituarsi all'idea e non è facile. Dopotutto quanti diciassette/diciottenni immaginano di vedersi già genitori appena due anni dopo?

8) Ho sempre pensato che a Lily non andassero tanto a genio i Malandrini per il semplice fatto che non li conoscesse veramente, si era sempre limitata ad una prima impressione, senza andare a fondo.

Lily e Remus erano prefetti insieme, si sono conosciuti seriamente e hanno scoperto di avere molto in comune, sono diventati amici e lei lo ha rivalutato. Stesso discorso per gli altri. In particolare io non credo che James sia cambiato così tanto da diventare un altro solo per Lily, in questo modo sarebbe come sminuire l'amore che lega questa copia, poiché Lily in questo caso non amerebbe il vero James ma solo una "maschera" costruita a posta per lei. Naturalmente James matura, cresce nel corso degli anni, un po' come succede a tutti (inclusa la stessa Lily), ma questo non comporta una sua radicale trasformazione. Lei, trascorrendo un po' di tempo con lui, impara a conoscerlo e pian piano si innamora di lui, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Lo ama per quel che è, soprattutto per quel che è.

Naturalmente questo è solo un mio punto di vista.

 

Per qualsiasi cosa chiedete pure!

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, o della storia in generale con un commento, mi farebbe tanto tanto piacere :)

Un grande abbraccio a tutti,

Hij

   
 
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