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Autore: Nayuki911    17/02/2016    1 recensioni
"Sei terrorizzato dall'idea che possa piacerti un uomo? E che, per di più, quell'uomo possa essere tuo fratello?" Quelle parole lo colpirono come un pugnale piantato nel petto. Per la prima volta, Louis aveva realizzato quanto male potesse fare la verità.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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"I try to deny, but I want you by my side."

Smistò il piatto di verdure come se in esso potesse esserci chissà quale pietanza disgustosa. Si limitò ad ingozzarsi di uva e altra frutta.
«Sire, non avete mangiato nulla.» Bontemps osservò il piatto praticamente intoccato, e gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma non ricevette alcuna risposta.
Louis pensava ancora a quel maledetto sogno, eppure erano passate due settimane. Da allora non aveva più rivolto parola al fratello, ed era perfettamente conscio di essere nel torto; non avrebbe di certo potuto spiegarGli la ragione per il quale non riusciva più a guardarGli le labbra senza domandarsi cosa fossero capaci di fare. 
 Ma che razza di pensieri faceva? Si sarebbe picchiato da solo.
 Le guardie che giacevano immobili all'ingresso della sua porta, sbarrarono l'ingresso a qualcuno. Louis sporse il viso per capire di chi si trattasse. Una voce riconoscibile tuonò all'improvviso.
«Ma insomma, sono suo fratello! Piantatela di fare queste scenette patetiche e fatemi passare!» 
Louis fece un cenno con la mano destra e autorizzò l'ingresso a Philippe, accompagnato niente di meno che dal suo amato Chevalier, il quale comunque ebbe almeno la decenza di restare fuori dalla porta.
«E' probabile che sbarrassero l'ingresso al tuo amico.» Non lo guardò nemmeno, continuò a separare le foglie di insalata dalla carne. 
«Va bene. Vuoi dirmi che ti prende?»
«Dico solo», sospirò, senza ancora trovare il coraggio di guardare il fratello negli occhi, «che il tuo amichetto, scarto della società, non dovrebbe nemmeno lontanamente sognare di entrare nelle mie camere. Quindi, è probabile che stessero sbarrando l'ingresso a lui.» 

Philippe rimase in silenzio per una manciata di secondi, quando all'improvviso non ci vide più dalla rabbia. 
Prese il primo piatto che trovò sul Suo tavolino e lo lanciò a terra con una violenza e una rabbia inaudite, forse solo per avere la Sua totale attenzione. E ci riuscì, perché per la prima volta dopo giorni, Louis lo guardò negli occhi - provando un consistente tuffo al cuore.

«Hai forse perso il senno?!» Louis esclamò con gli occhi sbarrati, era scattato in piedi, rischiando quasi di rovesciare la sedia all'indietro.
«Io!? Tu! Non mi guardi nemmeno in faccia da settimane! Perdonami, se non ho compreso, fratello. »
Louis dovette trattenersi per non urlarGli contro altre parole dettate da un istinto piuttosto grottesco, perciò pensò bene di stringere i pugni lungo i fianchi e mormorare un semplice e netto «Lasciateci. Tutti
Dopo un mesto inchino, sia Bontemps che le guardie lasciarono le camere del Re, chiudendosi la porta alle spalle. Chevalier non fece in tempo a ficcare il naso in affari che non lo riguardavano che la porta gli si chiuse letteralmente in faccia. 

Il silenzio aleggiò nella stanza per pochi secondi, prima di interrompersi e dar vita all'inferno.
«Gradirei che non mi sbraitassi contro, non ti permetto di rivolgerti a me così, soprattutto davanti agli altri! Non dimenticarti chi sono
«E io gradirei che non mi ignorassi. Ma che diamine ti è preso? Che cos'hai contro Chevalier, adesso? Se hai un problema con me, risolvilo con me, ma non mettere in mezzo lui!»
«Ho detto solo la pura verità.»
«Oh. Oh, ho compreso. Quindi mi ignori per le solite ragioni, perché sono la vergogna della famiglia e ti metto in imbarazzo con i miei modi di fare.»
«Ti ho chiesto solo di avere rispetto. E non solo per me è già sufficiente vedere la sua linguaccia biforcuta conficcarsi nel tuo palato durante la cena, davanti a tutti, devo persino ritrovarmelo qui, nelle mie stanze mentre pranzo?!»
Philippe restò a bocca aperta; boccheggiò all'infinito senza trovare niente di pungente da dire, ma era così arrabbiato e deluso che probabilmente nessuna parola avrebbe mai potuto esprimere il suo stato d'animo. Annullò le distanze facendo il giro del tavolino, calpestò alcuni cocci di porcellana, ma nemmeno ci fece caso. Afferrò il colletto della Sua camicia senza pensarci due volte, lo strinse con forza fra le dita, arrossate per via dello forzo. Il viso a pochi centimetri da quello del fratello, occhi negli occhi. Era vicino.
Troppo vicino. 
«Ti sbagli. Io non dimentico chi sei. Tu sei spregevole, Louis» Philippe ribatté, sprezzante.
Ma Louis non lo sentiva; era troppo impegnato a fissargli le labbra. Esattamente come nel sogno, carnose, arrossate, di una forma perfetta.
«.. Sei crudele, infimo...!»
Ancora non lo sentiva, sebbene Philippe si stesse letteralmente sgolando.
Poi avvertì la Sua mano stringere la presa attorno al colletto; allora sentì la rabbia salire e pulsargli nelle vene. Lo guardò negli occhi e gli insulti arrivarono di colpo, come un carro pieno zeppo di letame versatosi ai propri piedi. «.. sei un vigliacco, pieno di insicurezze. Sei solo. E non accetti che gli altri possano avere una vita propria, e riversi in loro la frustrazione -»
Philippe non finì la frase. 
La mano di Louis era sfrecciata più rapida delle Sue parole, scontrandosi con il candore della Sua guancia, ora arrossata per il colpo subito. Rimase con la mano colpevole sospesa in aria; lo stupore visibile tramite la propria bocca schiusa non era nulla a confronto degli occhi di Philippe, inorriditi e increduli.
Si premette la mano sulla guancia. Aveva fatto male fisicamente, ma mai quanto il danno morale di averlo ricevuto da Lui. Louis Lo trattava come se fosse il niente, forse anche meno, una beffa in più non sarebbe stata di certo una novità per il fratello minore.
Il Re ritrasse subito la mano; schiuse le labbra come per dire qualcosa, ma balbettò solo qualche parola incomprensibile puntando le iridi cerulee sul mento dell'uomo che aveva di fronte. Non riusciva ancora a sostenere un pieno sguardo. 
Philippe trattenne il fiato, gli occhi colmi di lacrime. 

«Dai, fallo ancora. Se pensi che possa farti star meglio. Del resto mi schiaffeggi moralmente ogni giorno, senza rendertene conto.» Gli rivolse forse uno degli sguardi più delusi e amareggiati di una vita intera, e si allontanò dal suo carnefice come una furia. 

Stavolta Louis aveva esagerato, e sarebbe stato Philippe a non guardarlo più in faccia per settimane.
 
******
 
 Erano passati una decina di giorni da quando non scambiava una parola con il fratello. Come consuetudine settimanale, quel giorno si era tenuta una battuta di caccia. Il sovrano amava cacciare; ed era inutile dire che quella sera avrebbe fatto allestire un banchetto per celebrare gli ovvi successi. Philippe non si era presentato né ai saluti prima della battuta, né al ritorno. Louis cercò di non pensarci troppo, e quella sera lasciò che il codazzo di ospiti lo accogliesse a dovere in uno degli sfarzosi saloni del palazzo. Un buffet piuttosto leggero ma decoroso accompagnava l'esibizione di alcuni musicisti, balli e giochi di società. 
Ad uno dei tavoli da gioco, Henriette si dedicava genuinamente all'"amabile" compagnia di Madame de Montespan, la quale amava fin troppo i giochi d'azzardo. Louis le poggiò una mano sulla spalla, lasciandola scivolare furbamente sotto la clavicola.
«Avete per caso visto vostro marito?»
Henriette sobbalzò, rivolgendo un ampio sorriso alla tavolata piena di carte e gettoni. 
«No. Ma credo sia in compagnia.» Entrambi non vedevano di buon occhio la figura di Chevalier accanto Philippe; erano fermamente convinti che lo manipolasse, pensiero piuttosto comune. Non che Chevalier dovesse impegnarsi più di tanto, comunque: Philippe sembrava pendere dalle sue labbra. 
Ad ogni modo, Louis si era rassegnato alla loro storia, perciò preferiva far finta di nulla. Avrebbe comunque apprezzato averlo lì accanto, quella sera. 

Un paio d'ore più tardi, si spostarono nella salone per la cena, nell'ampia tavolata, il posto accanto al proprio - riservato al fratello - era vuoto. Pensò di andare a cercarlo, in fondo era lui nel torto, ma poi pensò alle parole di Henriette: "Credo sia in compagnia"; allora provò un profondo senso di disgusto, e tornò con voracità sull'arrosto di cervo. 

Philippe non si presentò alla cena. Anche se Louis ci aveva sperato fino alla fine.



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