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Autore: DigiPokeLover    18/02/2016    1 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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Vita di scuola
 
stagione 1 episodio 8
 
Vengo svegliato dal suono della mia sveglia, che è molto potente perché io sono uno dal sonno abbastanza pesante. La sveglia, elettronica, mi indica la data 1 luglio 2011, con tanto di temperatura, umidità e pressione atmosferica (proprio completa!).
«Jolty… ehi Jolteon, ti puoi levare dai miei piedi ché non riesco ad alzarmi? Grazie…»
Sono le sei e mezza passate, il bus passa alle 7 e un quarto. Mentre mi preparo il tè (come già detto, non digerisco bene il latte) do da mangiare a tutti i miei Pokémon. Ho deciso di portarmeli dietro perché, nel bene o nel male, non voglio separarmi da loro. Mi rovescio il tè nella scodella e mi siedo.
Chissà cosa staranno facendo gli altri a Violapoli… chissà Giulia e Davide come si sentono, giacché devono sfidare Valerio… mah, loro sono in gamba, mi fido, e se Giulia affronta il capopalestra colla stessa grinta con cui rompe le palle a me, allora vincerebbe anche la Lega Pokémon. Successivamente, penso a tutte quelle cose su My Little Pony che mi ha detto Keldeo… sì, mi ha fatto una sorta di ramanzina, spiegandomi tutti i personaggi (dicendomi anche che sono i suoi amici) nel dettaglio, le loro abitudini, l’organizzazione del loro mondo, chiamato “Equestria”, e tante altre cose. Così ho capito che Princess Celestia ha una sorella di nome Luna, che l’unicorno Twilight Sparkle deve periodicamente inviare rapporti sull’amicizia alla principessa, che Applejack e la sua famiglia fanno un sidro di mele strepitoso (tra l’altro, io in vita mia non ho mai bevuto il sidro di mele, sono proprio curioso), che Rarity è un’ottima stilista, Pinkie Pie è una patita delle feste e dei rave party come me, Fluttershy è tipo la Michela Vittoria Brambilla locale (protegge e ama a tutti i costi gli animali), e infine Rainbow Dash, patita degli Wonderbolts, una pattuglia acrobatica locale formata da pegasi, che sono come le nostre Frecce Tricolori. Tanta roba. Ci vorrei fare un giro, una volta; solo che lì non esistono gli umani, non so come reagirebbero se ne vedessero uno.
Finita la colazione, vado in camera mia a vestirmi. Come sempre, mi metto i primi vestiti che trovo, faccio entrare i Pokémon nelle loro sfere e, dopo aver controllato se è tutto in ordine, esco di casa. Grazie al cielo non trovo mia nonna a fermarmi, e perciò esco il più in fretta possibile (perché se nota movimenti esce subito). Mi incammino verso la fermata del bus, tranquillamente, e ogni tanto guardo in giro. Tornare nel tuo mondo dopo essere stato in quello dei Pokémon (ma può essere qualunque altro mondo, giusto per parlare più in generale) mi fa uno strano effetto, ma nonostante ciò vado avanti. La fermata è in fondo alla mia via, un po’ più a sinistra, poi. Rimango lì per qualche minuto, poi il pullman arriva e salgo. Mi siedo davanti (non soffro il pullman, è che col tempo ho preso questa abitudine, perché vedo meglio) e inizio ad ascoltare la musica colle mie cuffie. Passa un’oretta e arrivo alla scuola. Non c’è nessuno; bè, chi vuoi che ci sia in piena estate a scuola? Per i miei recuperi sono stati scelti giorni in cui non c’è nessun altro corso, per fortuna. Faccio uscire Riolu dalla mia sfera, e decido di farle visitare la mia scuola.
«Stammi attaccata, mi raccomando» la avverto.
E così, zampa nella mano, cominciamo a girare tutte le aule principali, i laboratori, il cortile interno, per poi fermarci al bar. Riolu rimane fuori per non essere vista, mentre io mi prendo una merendina. Gliene porgo un pezzo, e ci fermiamo lì nel corridoio. Ad un certo punto, si scansa improvvisamente, mettendosi dietro al grosso bidone della carta.
«Ehi, dove vai?»
Subito dopo sento una voce dietro di me:
«Ah ma sei già qui?»
Mi giro di scatto e vedo Matteo, quello che è stato rimandato insieme a me di Navigazione.
«Ah, sei tu… sono arrivato poco fa»
«Il prof è già arrivato?»
«Non l’ho visto»
«Vieni a fumare?»
«Sì, un attimino e arrivo» mentre rispondo ciò, mi avvicino al bidone facendo finta di buttare qualcosa, e faccio rientrare Riolu, dopodiché usciamo nel cortiletto interno a sfumacchiare un po’, in attesa dell’arrivo del prof.
Pochi minuti dopo, in procinto di finire la sigaretta, stavamo parlando di tutto un po’, quando accanto a noi sentiamo un vocione possente:
«Ragazzi, quando avete finito, vi aspetto nell’aula 12, ok?»
Io mi giro di scatto:
«Oddio – commento mettendomi una mano al cuore – sì sì, abbiamo finito, arriviamo»
«Certo, prof, un minutino» fa il mio compagno di classe.
«Porca puttana che infarto… cioè, ha aperto la finestra e si è sporto colla testa… uscire dalla porta è troppo tradizionale?»
Ci eravamo messi proprio sotto le finestre, è il nostro posto preferito.
Finito di fumare, rientriamo e pian piano ci incamminiamo verso l’aula che ci è stata indicata. Ridacchio quando penso al fatto che io mi sto facendo il viaggio coi Pokémon, e che esistono davvero… il fatto è che io sto sulle palle a quasi tutta la classe, perché amo i Pokémon e i Digimon alla follia, e perciò tutti mi dicono di crescere e di pensare alle cose da adulti. In primo luogo, i Pokémon non sono solo per i bambini, ma per tutti, è uno stile di vita come ce ne sono molti altri, se ne entri a far parte, difficilmente ne esci, e io sono orgoglioso del mio stile di vita. Sai che divertimento c’è, parlare di aerei, motori, eccetera 24 ore al giorno… un po’ va bene, ma poi a me, citando una battuta di Luciana Littizzetto, le palle cominciano a girarmi ortogonali. Ora c’è solo Matteo con me, ma mi sta venendo lo stesso una voglia matta di tirare fuori i Pokémon e chiamare la mia ragazza, senza aspettare di rivedere anche gli altri pirla!
«Perché cazzo ridi?» mi fa lui.
«Eh? No no, niente, stavo pensando»
Mi metto una mano davanti alla bocca e caccio un ultimo risolino.
Raggiungiamo l’aula ed entriamo, trovando il prof seduto e intento a leggere il giornale. Una volta che abbiamo preso posto, lui piega il giornale, lo appoggia sulla cattedra e ci fa:
«Buongiorno, signori, come va?»
Lui esordisce sempre così, “buongiorno signori”, lo ha fatto per tutto l’anno scolastico scorso.
«Bene» rispondiamo.
«Come stanno andando le vacanze?»
«Massì, bene» risponde Matteo.
«Meglio di così non è possibile, stanno andando alla stragrande» rispondo io, sorridendo.
«Sono contento per voi. Allora, cominciamo. Semplicemente vi dico che non avrei mai voluto vedervi qui, soprattutto voi due, che reputo abbastanza svegli, e perciò vorrei rivedervi in 4a l’anno prossimo»
Davvero?! Allora avevi solo da non rimandarci, non eravamo messi così male!
Si riguarda un attimo il suo cellulare, poi ricomincia:
«Bene, cosa volete ripassare, più di preciso?»
Io e Matteo ci guardiamo un attimo in faccia e, dopo un cenno d’intesa, rispondo:
«Mah… avremmo dei dubbi sul magnetismo, sui fusi orari e qualcosina di astronomia»
«Perfetto, nessun problema. Sono qui per aiutarvi»
Ma va?!
Prende il gesso in mano e sulla lavagna comincia a scrivere le rotte magnetiche, e poi ci comincia una lunga spiegazione, che dura circa 20 minuti. Finito di spiegare, ci dice che deve andare un attimo in bagno. Dopo che è uscito, Matteo fa:
«Uff… che palle…» abbassa la testa e mi guarda la tasca della giacca.
«Che ti sei portato, le biglie? Non siamo in spiaggia»
Cerco di impedirgli di toccarle.
«Eddai, solo un’occhiatina, mica te le rompo!»
Se ne prende una e se la gira tra le dita. Quando poi vede il bottoncino, fa che poggiarci sopra un dito.
«No, non toccarlo!!!»
Troppo tardi. La “biglia” arriva alle sue dimensioni solite e si apre, facendo uscire il mio Riolu.
«Oh cazzo… aiuto…» dico, mettendomi le mani in faccia e osservando Riolu che stava cercando di capire dove si trovasse.
Matteo si volta verso di me con gli occhi fuori dalle orbite e mi fa:
«M-Ma cosa…? E qu-quello chi è???»
Io gli strappo la Pokéball dalle mani e gli urlo:
«Quale parte della frase “non toccare” capisci? Porco Giuda, tieniti le mani nel culo!  poi guardo Riolu – Scusami, ti spiego tutto dopo» e la faccio rientrare.
Matteo, ancora sconvolto, commenta a voce bassa:
«Forse… forse ho fumato troppo…»
«Ecco, bravo, fuma di meno, e lo stesso devo fare io!»
«Pokémon… è un Pokémon, giusto?»
Ormai era troppo tardi, qualcosina dovevo dirgli, ma solo il minimo:
«Sì, lo è, e ne ho altri. Ma tu, per l’amor del cielo, non azzardarti a proferire parola ok???»
«O-Ok, ok» risponde, colle mani tremanti.
Il prof torna in classe e, vedendo la faccia di Matteo, gli fa:
«Che ti è successo? Mamma mia, sembra che ti è passato davanti un fantasma»
«No, no… sono scivolato dalla sedia, tutto qui»
«Ah… ce la fai a continuare?»
«Sì, sì»
«Bene»
Altra occhiatina al cellulare (il classico smartphone da 600 €!) e poi comincia a spiegare il sistema dei fusi orari e i vari tipi di tempo (UTC, ovvero quello di Greenwich, il tempo locale, quello medio ecc.), insieme al modo con cui codesti orari influiscono sui viaggi aerei. Ed è questa la mia nota dolente: in due verifiche su questo argomento ho rimediato due sonore batoste, l’argomento non mi è mai entrato in testa. Questa volta, a differenza delle lezioni durante l’anno, spiega meglio e molto più nel dettaglio, e mi sembra di capire un po’ di più, tanto che riesco a far bene un esercizio. Guardo l’ora: sono le 10 e mezza.
Dopo un altro po’ di tempo, verso la fine della prima delle due ore del recupero, ricevo una chiamata dell’Ylenia. Chiedo il permesso di uscire e, ottenuto, rispondo alla chiamata mentre mi appoggio al muro poco fuori dalla porta.
«Sì? Dimmi»
«Tua cugina s’è medagliata, ce l’ha fatta»
«Sì? Benissimo, sono felice!»
«Ha sconfitto tutti e due i Pokémon di Valerio senza nessuna “perdita”, e oggi pomeriggio sarà il turno di Davide»
«Auguragli buona fortuna da parte mia, io adesso devo tornare in classe, finisco a mezzogiorno, sarò lì per pranzo»
«Sarà fatto. Ok, ti aspettiamo, ciao»
«Ciao, saluta tutti»
Chiudo la chiamata e, contento, rientro in classe. Dieci minuti dopo finisce la prima ora, e il prof ci dà dieci minuti di intervallo. Scendiamo tutti al bar a mangiare, poi io e Matteo usciamo fuori a fumare nuovamente. Io di solito a scuola mi fumo 3 sigarette: una prima di entrare, una all’intervallo e una quando esco. Finito di ciucciarmi la sigaretta, ci incamminiamo per rientrare in classe, al primo piano dell’edificio ottocentesco sede della mia scuola. Rientriamo nell’aula, e lo stesso sta facendo il prof, quando ad un certo punto sentiamo una bidella che urla. Mi precipito fuori e la vedo correre all’impazzata.
«Professore, professore!!!  urla – C’è… c’è…»
«Calmati, Soccorsa, che è successo?» le faccio, tenendola per le spalle.
«Una… volpe… o non so che cos’è quell’essere… una specie di volpe umanoide… gialla… giù nell’atrio…»
«Volpe… umanoide?!» fa Matteo, guardandomi.
Ragiono un attimo, ma poi capisco tutto:
«Renamon…»
Mi metto a correre verso l’atrio: scale, poi un lungo corridoio ed infine la scalinata principale: come detto dalla bidella, nell’atrio trovo Renamon che si guarda in giro!
«Rena!!» urlo, mentre finisco di scendere le scale.
«Tesoro!» mi fa lei, cominciando a raggiungermi.
«Stai attento!» fa la bidella, immediatamente dietro di me.
Raggiungo e abbraccio Renamon, sotto gli occhi sbalorditi del barista, del prof, di Matteo e della bidella.
«Ma che ci fai qui? E come ci sei arrivata?»
«Volevo farti una sorpresina… e ho utilizzato questa»
Mi mostra una medaglietta attorno al suo collo: è identica alla mia!! Mi guardo il mio di collo, e la mia è sempre lì, quindi…
«Anche tu ce l’hai?»
«Certo, sono una Prescelta anch’io, non te l’avevo detto?»
«Prescelta? E che vuol dire? Cioè… no ascolta, facciamolo dopo ‘sto discorso, devo tornare a lezione…»
Mi volto verso gli altri e, con un leggero senso di timidezza, la presento:
«Non preoccupatevi, non fa del male ad una mosca, almeno fino a quando non si incazza. Il suo nome è Renamon, tu Matteo la conosci perché t’ho fatto così tante pive l’anno scorso… comunque è la mia ragazza»
Nessuno fa una parola, né un movimento. Solo quando saliamo le scale assieme qualche sorriso comincia ad intravedersi.
«Prof, può stare con noi in classe? Le assicuro che non creerà nessun problema, me ne assumo la responsabilità»
«Va bene, va bene, che succeda l’impossibile, ma a me interessa solo concludere la lezione» fa ridacchiando.
«E poi mica sono una bambina, Mirkho, mica distruggo la scuola»
«Non è il fatto di distruggere la scuola, te l’ho già detto, il fatto è che ti trovi in un mondo che non è il tuo, e devi fare attenzione, non puoi comparire in mezzo alla gente… adesso meno male che ci siamo solo noi, pensa se ti fossi presentata al mercato all’ora di punta! Ora è meglio se avviso gli altri, prima che succeda qualcos’altro»
Afferro il cellulare e chiamo mia cugina:
«Pronto?»
«Giulia, ascolta, abbiamo un grosso problema. Intanto complimenti per la medaglia, me l’ha detto l’Yle stamattina. Tornando a noi, la mia ragazza è qui con me»
«Cosa? Ecco perché non la troviamo più! Come è arrivata se la medaglietta dimensionale ce l’hai tu?»
«È questo il punto, anche lei ha una medaglietta dimensionale! Non so perché, ma è così!»
«Oddio… e adesso cosa fai?»
«Adesso sta con me, tra un’ora finisco e vi raggiungo. Ma vi dico una cosa: se qualcun altro oltre a noi 2 ha ‘sta medaglietta, statevene lì buoni, per favore, non andate ad aprire portali dimensionali così tanto per provare l’ebbrezza della velocità, ok? Per quello c’è il circuito di Misano. Non fate movimenti»
«Tranquillo, nessun’altro ha nessuna medaglietta, ho controllato adesso»
«Bene, tanto meglio. Ci vediamo»
Riattacco proprio mentre rientriamo in aula. Renamon si siede accanto a me, e osserva gli appunti finora presi sul mio quaderno.
«Cos’è ‘sta roba qua?» mi chiede sfogliando delle pagine.
«Navigazione aerea»
«Wow… non si capisce un tubo»
«Eh, lo so, è difficilissima»
«No, mi riferivo alla tua scrittura»
Matteo si mette a ridere:
«Te l’ho sempre detto che c’hai una calligrafia di merda»
«È perché sto scrivendo veloce!»
«Adesso basta, per favore  ci interrompe il prof  tra un’ora ve ne andate e siete a posto, ma ora ascoltate»
Il prof prosegue con l’ultimo argomento, astronomia aeronautica (azimut, sole medio, fittizio e vero, eccetera), che non è quella normale (di cui me ne intendo), ma quella legata ad ogni modo alla posizione dell’aereo durante la rotta. Più che altro, questa parte l’ha chiesta Matteo, perché io bene o male l’ho capita. Ma data la situazione, un ripassino in più male non fa. Mentre il prof scrive col gesso sulla lavagna, io sussurro alla mia ragazza:
«Il prof. Oak è già arrivato?»
«No, ancora no»
«Bene»
Fino alla fine dell’ora prendiamo appunti a più non posso, tanto che finisco quelle poche pagine di fogli che mi ero portato dietro. Ritiro tutto e saluto sia Matteo che il prof, poi corro per portarmi un po’ più avanti, perché volevo aprire il passaggio in tutta fretta. Il corridoio dove sta anche l’aula insegnanti è totalmente deserto, perfetto.
«Vuoi aprirlo qui? A scuola?»
«Sì, così facciamo prima… ah no, aspetta… già, ho lasciato il Pokédex e tutto il resto a casa… e non ho il biglietto per il ritorno, perché contavo di far tutto subito…»
«E allora? Lo andiamo a comprare»
«Ok… andiamo in tabaccheria, allora»
Facendo attenzione a non far notare troppo la mia ragazza, e dopo averle messo addosso cappellino, occhiali da sole e nascosto la sua coda sotto la gonna, ci dirigiamo verso il tabacchino dall’altra parte dell’enorme piazza. Fatto tutto, ci dirigiamo alla stazione degli autobus e aspettiamo.
«E dire che se avessimo dei Pokémon di tipo volante faremmo prima…» commento, guardando l’orologio.
«Ce l’ha Jacopo un Pokémon di tipo Volante»
«Rena, mi prendi per il culo? – le faccio, togliendomi un attimo gli occhiali da sole – tu vuoi volare sul Pidgey? È più piccolo dei vasi di fiori che ho appesi al terrazzo!»
«Ah ah è una battuta, sciocchino… a che ora parte il pullman?»
«Dovrebbe arrivare qui tra 5 minuti, più o meno… oh eccolo, ‘sto giro ha fatto prima. Dai, andiamo, e fa’ attenzione»
Saliamo per primi e ci sediamo davanti, nei primi due posti sulla destra. Ci dividiamo gli auricolari per la musica.
All’una e mezza siamo a casetta, le diamo un’ultima occhiata sperando che chi-dico-io non me l’abbia disastrata (e le prenderò le chiavi, così la storia finirà), prendo le mie cose e aprirò il portale, anche perché non vedo l’ora che il prof. Oak venga a farci visita. Nella mia via come al solito non c’è mai nessuno (stavolta sarà perché è ora di pranzo), io e Renamon mano nella mano raggiungiamo casa ed entriamo, sviando fortunatamente la nonna anche stavolta.
«Renamon, comunque, te lo ripeto: non comparire nel mio mondo così all’improvviso, ok? C’è mancato poco, oggi! Cosa ti ho detto quando sei arrivata nel mio mondo? Se qualcuno ti vede, ti prende e fai la fine delle cavie da laboratorio! Che questa sia l’ultima volta, perché rischio anch’io!»
«Hai ragione, scusami, non lo farò più… è che volevo stare con te»
«Lo so, anch’io voglio stare con te, ma qui si tratta della tua vita! Ad ogni modo… cos’è ‘sta storia dei Prescelti?»
«Bè… il fatto è che… come spiegarlo… me l’hanno detto Dialga e Palkia, ogni tot di tempo viene “selezionata” gente del mondo reale, che ama e ha una buona conoscenza dei Pokémon, e che viene ammessa nel loro mondo, per fare un’avventura, o semplicemente per viverci se questa persona è d’accordo a trasferirsi, insomma, non me lo ricordo bene, ma il discorso è più o meno quello»
«Non so come, ma c’ho l’idea che sia una maronata…»
«Comincia a ringraziare il fatto che sei un Prescelto, prima di commentare, e pensa che non tutti sono fortunati come te ad esserlo, è abbastanza raro che selezionino tra la gente della nostra età, ok?»
«Va bene, va bene, ho capito, ritiro quello che ho detto…»
In breve tempo ripreparo lo zaino.
«Rena, un secondo solo che vado a prendere le chiavi a mia nonna, ok?»
«Ti aspetto»
Scendo le scale fino al piano terra ed entro.
«Ciao nonna»
«Oi bel… vuoi mangiare qualcosa?»
«No, grazie, non ho fame… mi puoi dare le chiavi di casa mia per favore?»
«Cos’è, tua zia ti ha mandato a prenderle?»
«No, la zia non c’entra. Vorrei solo avere delle chiavi di scorta, tutto qui»
«Va bene, ma io poi come entro a pulire?»
«È questo il problema! Tu non pulisci, tu mi sfasci la casa, tutto qui. Pulisco io, non c’è problema»
«Capito… eccole»
Mi dà un mazzo di chiavi, che comprende anche la veranda, il portone antiscasso e i tre cancelli, la saluto e torno su da me.
«Rena, eccole qua. Prendile pure tu, così se ti serve qualcosa qui e sei fuori almeno puoi entrare. Ho dovuto usare una scusa, ma se questo significa tener buona la casa allora ne vale la pena» le faccio lanciandole in mano il mazzo di chiavi.
«Grazie, tesoro»
«Figurati. Almeno così so che ‘sto appartamento non farà una brutta fine. Dai, raggiungiamo gli altri?»
«Certamente»
Andiamo in sala, che è la stanza più spaziosa, così sono sicuro che il risucchio non prenda dentro troppe cose oltre a noi, perché in cucina ci sono tutti i set di porcellane e i bicchieri di vetro nelle vetrine.
«Sai, Rena, proprio qui si è aperto il portale con cui Dialga e Palkia mi hanno portato nel mondo dei Pokémon per la prima volta»
«Davvero?»
«Sì. Ero qui, seduto e tranquillo, mi ero appena messo a guardare un telegiornale dopo aver fatto una passeggiata lungo il mare, là dove siamo stati il giorno prima di partire, ricordi?»
«Sì, sì, dove ci sono anche le reti e gli abusivi, no?»
«Esatto. Tornando a noi… avevo appena finito la passeggiata e stavo guardando il tg, quando ho sentito una voce, assieme ad un’emicrania assurda… era qualcosa del genere: “tu che hai sempre desiderato allenare i Pokémon…”»
Renamon mi interrompe:
«… “il tuo desiderio è stato accettato”…»
«La sai anche tu?!»
«È la stessa identica cosa che ho sentito anch’io quand’ero a Digiworld!»
«Ah sì? Allora penso che sia la stessa identica cosa che avranno sentito tutti i “Prescelti”…»
«Eh, adesso sto cominciando a pensarlo anch’io»
«Comunque, dopo la voce si è aperto il portale, che mi ha risucchiato dentro senza darmi nemmeno il tempo di decidere cosa fare. Mi sono ritrovato poco fuori Arenipoli, nella regione di Sinnoh, insieme ad Ash, Brock e Lucinda!»
«Cavolo, sei stato fortunato!»
«E tu dimmi, che stavi facendo quando sei stata “chiamata”?»
«Anch’io ero a casa mia… avevo dormito tutta la mattina, e quando mi sono svegliata stavo meditando sul da farsi… c’era mia sorella che stava guardando la TV…»
«Ah, hai una sorella?»
«Sì, più giovane di me di due anni… dicevo, le avevo detto che andavo a fare la spesa, ma poco dopo ho sentito la voce, si è aperto il buco, solo che poi mi sono ritrovata a casa tua!»
«Ah… curioso. Guarda il lato positivo, fortunatamente sei capitata da un altro “Prescelto” e poi l’avventura l’hai comunque iniziata»
«Già, ti ringrazio ancora, che fortuna…»
Ci abbracciamo con qualche bacetto sulla bocca, poi, colle pance che ci brontolano, decidiamo di aprire il portale, nel quale entriamo senza indugi, ritrovandoci nella nostra stanza al Centro Pokémon di Violapoli.
In stanza c’era solo Keldeo, che riposava sul mio letto. Dov’erano gli altri?
«Guarda! – sussurro alla mia ragazza – Non l’abbiamo svegliato nonostante il portale! Ehi Keldeo!!»
Quello alza la testa e, non appena ci vede, scoppia di gioia.
«Ciao Mirkho! Ciao Renamon!! Bentornati ragazzi!»
Mi salta addosso. Lo abbraccio forte forte, dopodiché lo stesso fa Renamon. Pochi secondi dopo arriva mia cugina.
«Finalmente! Stavo per chiamarti, avevi detto che arrivavi per l’una e un quarto, massimo mezza, sono quasi le due! Venite giù, abbiamo fatto le capriole per far aspettare l’infermiera Joy! Piuttosto... tu, Renamon, non sparire più in questa maniera, intesi? Avvertici!»
Prima che lei potesse dire qualcosa, intervengo:
«Giulia, ci ho già pensato io, non andare oltre. Keldeo, vieni?»
«Sì sì» fa lui, tutto allegro.
«Come mai eri solo soletto qua sopra?»
«Volevo aspettarvi… mi siete un po’ mancati, soprattutto tu, Mirkho»
«Eh adesso… mica sono stato via tanto!»
«Mi stai simpatico, te l’avevo detto!»
«Anche tu, Keldeo»
Al piano di sotto, trovo gli altri al tavolo.
«Wei burdéll! Allora?» fa Jacopo, seguito dagli altri.
«Ciao ragazzi… scusate, ma ho avuto da fare»
«Ma Renamon è arrivata da te?» domanda Davide con una faccia stranita.
«Sì! È piombata nell’atrio della mia scuola e ha spaventato quasi tutti, abbiamo rischiato non poco. Comunque, è tutto a posto, ora siamo qui e non mi muoverò più. Giulia, fa’ vedere la medaglia»
«Va bene»
Apre la sua borsa e da un taschino estrae la medaglia, a forma di due ali messe come un esagono incompleto.
«Bellissima, davvero. Vederle e toccarle dal vivo è tutt’un’altra cosa, non aggiungo altro. Davide, tu a che ora vai?»
«Alle quattro e mezza»
«Bene, saremo tutti lì a tifare per te» gli faccio, ridando la medaglia a mia cugina.
«Grazie»
Mangiamo abbastanza in fretta, dopodiché, classica sfumacchiatina dopo pranzo. Successivamente torno un attimo nella stanza per ricontrollare gli appunti presi stamattina (volevo lasciarli a casa, ma mi sono rimasti dentro lo zaino). Quando torno giù, non trovo nessuno. Esco e trovo mia cugina che fuma, e Keldeo accanto a lei.
«Gli altri?»
«Qui in giro…» mi risponde lei.
«Bene… non ne possiamo fare a meno. Comunque… la palestra dov’è?»
«Bè, vai avanti per la strada principale per un centinaio di metri poi giri a sinistra… poi comunque le indicazioni ci sono»
Poi mi rivolgo a Keldeo:
«Ma poi tu come ci ritornerai nella regione di Unima?»
«Bè… io sono venuto qui in aereo, e sempre con quello dovrei tornare a casa»
«In aereo? Wow… devo dire che è abbastanza raro vedere un Pokémon Leggendario che si fa i viaggi in aereo per proprio conto»
«Già… in effetti può sembrare strano. In alternativa ho a disposizione un altro mezzo, decisamente più ecologico, eh eh»
«Sarebbe?»
«Montami in groppa e ti faccio vedere»
Io, curioso, salgo su di lui.
«Ehm… ed è sicuro?»
«Se ti reggi come si deve, ti posso assicurare che è sicurissimo» mi dice, sorridendomi.
«Non me lo ammazzare, Keldeo, mi serve ancora» interviene Giulia.
«Ah ah ah, state tranquilli»
Tutto d’un tratto Keldeo si alza letteralmente in volo, facendo uscire con potenza acqua da tutti e quattro gli zoccoli!!! Istintivamente mi aggrappo al suo collo.
«Aaaahhhh Keldeo diobò vacci pianooooo!!!!»
Mi porta fino al terrazzo del primo piano del Centro Pokémon.
«Minchia, che cazzo di mossa hai usato?!»
«Era un semplice Idropompa» mi fa lui, contento.
«Cavolo, usato in quella maniera non è più tanto “semplice”… comunque devo dire che sei un fenomeno, amico mio, mi sorprendi sempre di più!»
«Eh eh eh… grazie»
Ci affacciamo dal terrazzo e vediamo mia cugina tutta bagnata.
«Giulia, sei uno spettacolo» commenta Keldeo.
Quella guarda in alto e fa dei gesti colla mano al puledrino, gridandogli contro:
«Keldeo, appena vieni giù io ti meno, hai capito???»
Io e lui scoppiamo a ridere a crepapelle, Keldeo addirittura si spancia per terra a forza di ridere.
«Sei un grande, Keldeo, ah ah ah… una cosa simile sono mesi che gliela volevo fare!!!»
Torniamo giù, e nella nostra stanza troviamo Giulia che si sta asciugando i capelli.
«Keldeo, non azzardarti a farlo ancora» fa, vedendoci entrare.
Il puledrino si rimette a ridere senza sosta.
«Che caspiterina ridi???»
«Forse è meglio se te la prendi con me, Giulietta… gliel’ho chiesto io di farlo, anche se non credevo che si trattasse di una cosa del genere» intervengo io.
«Infatti non so chi dei due è peggio, siete proprio uguali! E adesso vado in bagno a finire di asciugarmi e a mettermi dei vestiti nuovi!»
Mentre lei si chiude nel bagno, noi scendiamo al piano di sotto. Sono le tre e un quarto, e degli altri nessuna traccia, quindi saliamo nuovamente nella nostra stanza e, dopo essermi sdraiato sul mio letto, afferro il mio portatile e lo accendo.
«È il tuo computer?»
«Sì, Keldeo. Guarda, hai voglia di continuare a ridere un po’?»
«Volentieri, oggi è una giornata troppo fantastica»
Detto ciò, gli faccio vedere alcuni video degli interventi di Luciana Littizzetto a “Che tempo che fa”. Anche lì Keldeo ogni tanto scatta a ridere, perché la nostra Lucianina spara tante di quelle vaccate da lasciare inorriditi tutti. In più, qualche sparata del commentatore milanista di 7Gold Tiziano Crudeli. Dopo qualche minuto comincio a massaggiargli la schiena, grattandogliela leggermente.
«Oh bravo… continua così… aahh, che bella sensazione!»
Smetto dopo un paio di minuti, ricevendo un ringraziamento. Devo dire che Keldeo è un Pokémon abbastanza misterioso, non penso che sia facile trovare, anche a Unima, gente che ti sappia dare qualche informazione in più di quelle che ti ha dato il Pokédex, prima ho videochiamato Ash dal piano di sotto e mi ha detto che non ne sa proprio nulla, non l’ha neanche mai sentito nominare. Ma a pensarci un attimo… che cosa gliel’ho chiesto a fare, che nella regione di Unima non ci è ancora arrivato? C’è arrivato solo nell'anime, ma non realmente. Mah, vedremo, per ora ci godiamo la sua simpatica compagnia.
Finito il video, Keldeo mi trova la cartella della musica e zampettando cogli zoccoli sul mouse me la apre.
«Vuoi un po’ di musica? Attacca quella che vuoi, fai pure»
Mi apre “C’è chi dice no” di Vasco Rossi. Io ho la versione live di questa canzone. Dopo aver sentito il giro di chitarra elettrica iniziale, Keldeo si volta e mi fa, con faccia stupita:
«Wow… potenza!» e poi si mette a muovere lo zoccolo anteriore sinistro a ritmo.
Gli faccio un video con l’iPad che Jacopo aveva lasciato in camera, e dopo un po’ mia cugina esce dal bagno. Fa dei gesti colla mano e urla:
«Oh! Mica siamo in discoteca, e mica siamo gli unici a soggiornare qui! Abbassa!»
Gli abbasso leggermente la musica. Giulia va a stendere i vestiti bagnati sull’appendi-panni presente sul terrazzo, sotto la grossa finestra della nostra stanza.
Un quarto d’ora dopo, arriva la mia ragazza.
«Vedo che ci divertiamo qui, eh?» fa, guardando me e Keldeo.
«Loro si divertono! Almeno per fortuna non stanno ascoltando Lady Gaga»
«Ti accontento subito ciccia»
«No no no Mirkho risparmiami, ti prego»
«Stavo a scherza’… comunque, dov’è Davide?»
«Qua dietro che si allena» mi fa, indicandomi un cortiletto dall’altra finestra.
«Ah, ecco cos’erano quei piccoli fulmini che vedevo ogni tanto… non riuscivo a capire, è sereno eppure ci sono i fulmini… boh»
«Cioè, ma scusa… tutti abbiamo dei Pokémon di tipo elettro, secondo te cosa può essere?»
«Sì, hai ragione, non ci avevo fatto caso. Vado a vederlo»
Davide sta facendo la cosa giusta, piuttosto dovrei cominciare anch’io coi miei Mareep e Jolteon, non posso certo presentarmi, domani, da Valerio senza un benché minimo allenamento preparatorio… farò una battaglina con lui, allora, solo tra Pokémon di tipo elettro. Uno contro uno, normalmente. Penso che sia un’ottima idea, dopotutto, più ci alleniamo e più ci formiamo, lo dice quasi sempre anche Ash.
 
FINE
   
 
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