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Autore: Un Freddo Inverno    20/02/2016    0 recensioni
-e io volevo disperatamente trovarmi da qualche altra parte, quindi aprivo un libro, e dopo un paio di pagine ero lì.-
-Era innocente, quanto può esserlo un bacio. E proibito, forse, perché...-
-E una semplice frase mi rivelò chi era davvero.-
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Quando ero al liceo, sognavo l'università come si sognano i cambi radicali di una vita.
Non avevo molti amici, perché incapace nei rapporti sociali: mi limitavo a chiacchierare con le compagne di classe quando mi andava, e ad aiutarle nei compiti, dato che, a detta loro, ero molto brava a spiegare le lezioni che non avevano seguito.
Immaginavo l'università come un nuovo inizio in cui avrei avuto amici tra i miei colleghi, e non ero poi così lontana dal vero.
Avevo fatto amicizia con un ragazzo, Trevis, e una ragazza, Amanda.
Lei era molto intelligente, simpatica ed estroversa, il tipo che piace a tutti.
Anche se, sicuramente, una parte di lei avrebbe voluto scappare, per qualche motivo.
Glielo si leggeva negli occhi.
Trevis...lui non l'avevo ancora compreso. 
Se ne stava spesso in giro con qualche libro in mano, e la musica a tutto volume.
Avevamo gli stessi gusti, e spesso lo stesso comportamento.
Anch'io non sapevo far altro che mettermi all'ombra da qualche parte e leggere, nei momenti in cui tutti facevano un chiasso da spavento, e io volevo disperatamente trovarmi da qualche altra parte, quindi aprivo un libro, e dopo un paio di pagine ero lì.
Trev aveva i miei stessi gusti, in fatto di musica. Amavamo il suono del violino, e quello del pianoforte, in particolare.
E lui suonava, suonava il violino. 
All'università c'era un'aula di musica inutilizzata, dato che precedentemente era un conservatorio, e non si sa per quale assurdo motivo alcuni strumenti fossero rimasti lì.
Comunque, spesso Trev suonava il violino lì dentro, e io passavo ore ad ascoltarlo seduta fuori dall'aula.
Non potevo mica entrarci, no. Si sarebbe fermato, e sarebbe andato via. Trev era un tipo particolare, scostante.
Amanda non era così. 
Amanda ogni giorno, anche quando preferivo di no, mi stava tra i piedi come una zecca, una fantastica zecca pronta a migliorarti la giornata con la sua allegria.
Lei non suonava, ma leggeva tanto proprio come me, e aveva una passione sfegatata per i gatti.
Ogni volta che le capitava di vedere un randagio, lo portava nell'associazione dove lavorava mia zia.
Diceva di non poter sopportare di vedere dei gattini maltrattati.


Avevo cominciato l'università da circa tre mesi, quando accadde l'improbabile: il docente di filosofia si era licenziato per trasferirsi in un posto, a detta sua, migliore.
Era arrivato un altro prof.
Era un uomo non molto affascinante, a dirla tutta, era più carino l'altro prof, e Amanda era d'accordissimo con me.
Era alto, sulla trentina, coi capelli neri e la pelle chiara, beh, sicuramente meno chiara della mia...
La sua prima lezione fu un discorso sul fatto che tra i libri, quelli che criticano la società, sono i più belli.
Catturò la mia attenzione come un uccellino che cinguetta cattura quella di un gatto.
Dai libri cominciò a parlare, con non si sa quale assurdo collegamento, di guerre, religioni e amore.
"L'amore esiste", diceva lui, "anche se alcuni filosofi lo negavano, oggi noi sappiamo che non esiste solo il sesso, ma esistono anche i sentimenti."
A quel punto, una delle tante ragazze nell'aula si alzò, per chiedergli se era sposato.
Non lo era, perché non aveva mai trovato la donna giusta, a detta sua.
Forse era semplicemente psicopatico.
Quando la sua ora di lezione terminò, uscirono tutti dall'aula spingendosi l'uno contro l'altro, come sempre, e fui catapultata fuori dalla folla senza sapere come.
E mi accorsi di aver dimenticato un importante biglietto in aula.
Rientrai, e lo trovai sul mio banco...era un biglietto di Trev.
"Hey, quando finisce l'ora, perché non"
Fui interrotta bruscamente dal professore.
"In anticipo per la prossima ora?"
"Oh, no. Avevo dimenticato una cosa, vado via, scusi"
"Si dice sempre così quando si vuole nascondere qualcosa"
Rise, rise come un bambino.
Ero imbarazzata, davanti a un comportamento del genere.
"E lei lo sa perché nasconde quante cose?"
Ammutolì sorridendo, perché non fui scontrosa, ma trovai il modo di avere l'ultima parola.
"Le è piaciuta la mia lezione?"
"Molto. Trovo che sui libri non abbia torto, ma neanche totalmente ragione. Il resto dei collegamenti l'ho perso, ma beh, mi rifarò la prossima volta"
"Certo, sicuramente."
Rise ancora, poi tornò serio, e lo salutai cordialmente.


"Hey, quando finisce l'ora, perché non mi raggiungi in cortile? Ho una cosa da farti vedere."
Era questo ciò che c'era scritto sul bigliettino di Trev, e io ero in tremendo ritardo.
Corsi quanto più velocemente potevo, verso il cortile, e verso Trev.
   
 
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