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Autore: borndumb3dumber    23/02/2016    2 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Abbiamo finalmente finito di riprendere il video e il direttore è rimasto molto felice del nostro lavoro» Haewon parla entusiasta e mi trasmette la sua energia positiva. Ho contribuito anche io a questo lavoro e lei me lo sta riconoscendo anche solo parlandomene.
«Alla luce di questo,» aggiunge «non vuole aspettare fino alla partenza per il Giappone, ad inizio dell’anno nuovo, per collaborare nuovamente con noi»
La guardo un attimo e i secondi che seguono sono forse i più lunghi della mia vita. Trattengo il respiro finché non dice «Quindi mi ha offerto di organizzare anche un altro video! Non sei contenta?»
«Sprizzo felicità da tutti i pori» fingo un sorriso a trentadue denti e mi allontano verso Mike, poco distante da noi, il quale ha assistito a tutta la scena. Faccio finta di portare due dita alla gola per simulare di rimettere, scaturendo una risata dello stilista.
«Passerà in fretta, pensa solo allo stipendio» prova a consolarmi e mi ripeto nella testa Master, master, master. Respiro lentamente e bevo un bicchier d’acqua al suono dei passi di Mike che si allontana.
Non sarà un problema.
«Dovrai prenderti il cibo da sola d’ora in poi» parla una voce alle mie spalle. Sospirando con evidenza, poggio il bicchiere d’acqua mezzo pieno sul tavolo e mi giro per fronteggiarlo.
«E come mai?» sto al gioco, lasciando che il tavolo dietro di me sostenga il mio peso. Incrocio le braccia per costringermi a creare una barriera nella mia mente tra l’aspetto del ragazzo e il suo atteggiamento. Tutta immagine.
«Andiamo via» avanza Junhoe fino a massimo due passi da me «e non potrò più portarti niente» fa spallucce, un ghigno leggerissimo disegnato sulle labbra perfette.  Sto veramente pensando a questo?
«Mi dispiace, ma temo che dovrai farmi da cameriere ancora per un po’»
Junhoe avanza ancora, costringendomi ad appoggiarmi maggiormente al tavolo. Con il cervello completamente andato, mi blocco un attimo quando allunga una mano alle mie spalle. Cerco di mantenere un’espressione infastidita nonostante questo, ma non gli sfugge il leggero tremore che mi scuote impercettibilmente. Junhoe si fa indietro con il mio bicchiere d’acqua tra le mani.
«Sarà un piacere allietarti le ore di lavoro per qualche giorno in più» e sorseggia noncurante.
«Non avevo alcun dubbio al riguardo» sbuffo. Tutti i miei propositi di mantenere la calma e tenere duro fino alla fine sono andati in frantumi non appena mi ha parlato, oggi. Come farò durante le riprese del video? E in Giappone?
«Va bene» lascia il bicchiere nell’esatto punto in cui era prima e compiendo le stesse azioni che aveva impiegato nel prenderlo «Andrò a relegare questo compito a Yunhyeong» mi da le spalle e procede a grandi falcate –mantenendo comunque una tranquillità serafica- verso l’ascensore. Mi stacco allora dal tavolo e lo raggiungo correndo prima che prema il pulsante di chiamata.
«Non ce n’è bisogno» lo fermo afferrandogli una manica della felpa.
«Quindi dovrei poter supporre che preferisci me tra i due» roteo gli occhi. Stiamo tra l’altro parlando del nulla, perché l’unica volta in cui mi abbia portato da mangiare è stato quel giorno nel camerino e solo perché Jiwon ha avuto decenza di ricordarsi della richiesta di Mike. Andare a dire a Yunhyeong che può portarmi il pranzo, però, significherebbe dover anche sopportare minuti preziosi di silenzio rovinati dal suo chiacchiericcio. Mi sta simpatico, davvero, ma non conosce la parola “pausa”.
«E’ una questione di convenienza» ribatto alla fine e mollo la presa dalla sua manica. Da lontano deve sembrare tutt’altro che una conversazione priva di senso.
«Lo devi dire» mi fronteggia e questa volta è lui a incrociare le braccia.
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestare la sua richiesta, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. Chiudo subito la bocca, pronta a riformulare il pensiero e a sottomettermi al suo volere per il mio quiete vivere, ma una parte di me spera ancora che sia un bluffe. Lo seguo nell’ascensore e così fuori nel corridoio del secondo piano, dove i ragazzi tenevano le loro cose.
Davanti alla porta del loro camerino inizio a sudare freddo. Non lo fa non lo fa non lo fa.
«Yun-» urla dal principio, ma gli tappo la bocca con una mano e lo trascino lontano dalla zona, nel vano scale.
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. Che palle.
«Sto aspettando» mi incalza, lo sguardo di un bambino che sa di stare per ottenere ciò che vuole. Ho per un solo momento l’istinto di colpirlo sul volto in modo da non lasciarmi influenzare dagli zigomi alti e gli occhi penetranti, ma ritorno quasi subito alla realtà. Per carità, Sunhee, è un idol, la faccia gli serve come a te un telefono.
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito» espiro profondamente e mi sento più tranquilla nell’aver mandato giù la questione.
Junhoe ridacchia e porta una mano nella tasca «Grazie mille. Arma di ricatto preferita: prova audio» estrae il telefonino e preme sullo schermo. Aspetto qualche secondo attonita e il suono della mia voce si propaga limpido e nevrastenico nella tromba delle scale, ripetendo quelle odiose parole e quell’odioso nome un’infinità di volte.
«Che vorresti farne?» domando derisoria «A parte farmi prendere in giro dagli altri per la scelta poco consona, non puoi usarla in nessuna maniera»
«Oh, secondo te andrebbe bene al nostro manager assumere una nostra fan
«Non oseresti» replico sottovoce. Ho bisogno di questo lavoro, cavolo. Questa volta la voglia di spaccargli la faccia ha motivazioni ben diverse dal suo aspetto.
«Vedremo. Dovrai solo fare delle sciocchezze per me, niente di così strano, assolutamente fattibile» dice Junhoe come se fosse la cosa più normale del mondo avermi appena ricattata. Mi muovo in fretta e, dopo essergli passata accanto con una spallata, sono già nell’ascensore. Lui non aspetta molto per raggiungermi, ma le porte si stanno ormai chiudendo e l’unica cosa che vedo prima che questo accada completamente sono i suoi occhi che saettano compiaciuti tra il mio volto e il dito medio che gli ho mandato. Troverò mai un modo per infastidirlo davvero?
 
«Sunhee, un cerotto» alzo lo sguardo dal telefono e lo mollo con riluttanza per prendere quello che Junhoe mi ha chiesto. E’ passato dal biondo al castano scuro e mi prendo mentalmente a padellate in faccia quando il pensiero che sia attraente con entrambi i colori mi attraversa la mente.
Da qualche giorno, inoltre, parlo con Jungsu tramite messaggi e devo ammettere che sia esattamente piacevole come mi aspettavo. Non si risparmia complimenti velati e mai oltre il limite, il tutto condito con una sottile ironia: il ragazzo ha decisamente fascino.
Vado verso Junhoe, il quale attende con la fronte aggrottata e il dito indice in bocca per succhiare via del sangue da un taglio. Me lo porge nel momento in cui lo affianco, lasciando che lo circondi con il cerotto –il più sgarbatamente possibile per quello che mi è permesso.
«Non mi guarisci con un bacio?» mormora in modo che gli altri non sentano. Lo fisso impassibile e ne deposito uno leggero sulla punta, sorridendo falsamente prima di allontanarmi per ritornare al mio telefono.
«Sul set!» urla il regista e osservo i ragazzi dirigersi di fronte alle telecamere e riflettori.
Questa volta il video verrà girato all’aperto, in quello che sembra un cantiere sistemato per la scena. Delle ragazza –parecchie- e alcuni ragazzi si posizionano qualche metro dietro gli iKON e attendono per delle istruzioni dal regista, il quale, però, non sembra essere convinto di qualcosa. Fa cenno a Mike di raggiungerlo e parlano sottovoce, dubbiosi sul da farsi. Riesco a captare le parole “fan” e “gelosia”. Evidentemente hanno realizzato solo ora che la presenza di tutte quelle ragazze di bell’aspetto e con dei vestiti così stretti possa causare dei problemi con le fan.
«Ahi!» un urletto femminile fende l’aria e tutti, me compresa, si girano verso la scena: una ragazza è per terra e si mantiene la caviglia, quasi ignorando il ginocchio sanguinante. Altre ragazze la aiutano ad alzarsi senza puntare troppo peso sull’arto e riesco ad intuire che abbia provato a scendere da un muretto discretamente alto con un salto finito male.
«Ok gente, nulla di grave» attira l’attenzione il regista «Voi ragazze in fila per favore, riceverete una cosa dallo stilista» e, nel guardarlo mentre dice queste cose, noto Junhoe al suo fianco. Mi rendo conto del perché solo nel momento in cui Mike ritorna con dei pezzi di tessuto lacerati dai disparati colori e le mani giganti usate per l’altro video.
Non ci posso credere!
Ha usato la mia minaccia come idea per il video, risolvendo la situazione egregiamente. Junhoe punta il suo sguardo nel mio, beccandomi a fissarlo con le sopracciglia sollevate dall’incredulità. Mima un “grazie” con le labbra e mi lancia un occhiolino prima di tornare dagli altri. Sentendo di averne abbastanza, lascio il set –non senza aver chiesto ad Haewon di anticipare la mia pausa pranzo- e mi infilo nel primo taxi che trovo per strada. Indico l’indirizzo del negozio di Jungsu, Mask&Fun.
“Hai da fare?” digito di getto nella sua chat. Non ci impiega molto a rispondere.
“No, calma piatta come sempre. Perché?”
“Sto passando a trovarti” e infilo il telefono nella tasca.
Ignoro il tremore alle mani e il nervosismo nelle ossa e scendo dal taxi, arrivata a destinazione una decina di minuti dopo. Proseguo lentamente verso il negozio e rimodulo l’espressione del mio volto per non apparire troppo in ansia. Dopodiché apro la porta: lo stesso campanellio della prima volta mi accoglie e non ci metto molto per rintracciare Jungsu, seduto dietro la cassa con un giornale in una mano e il cellulare nell’altra. Alza subito la testa e non posso evitare di sorridere quando lo vedo arrossire. Sapere di non essere l’unica a sentire un certo imbarazzo mi tranquillizza enormemente.
«Salve, posso aiutarla?» domanda ironicamente, sorridendo a tutti denti. Ridacchio e annuisco.
«Mh, in effetti sì! Avrei bisogno di un costume da rabbino»
«Barba media o lunga?» continua, lasciando il posto dietro al bancone per avvicinarsi.
«Mi stupisca»
Si gratta la nuca, arrossendo ancora di più per la vicinanza. Dal canto mio sento le orecchie andare a fuoco e scommetto di avere la sua stessa espressione. Deve essere una scena molto carina da guardare.
«Sono molto felice di vederti» dice, interrompendo la gag di prima «Sei praticamente scappata la prima volta»
«Andavo di fretta, sai, il lavoro» mi scuso, non esattamente cosciente di quanto debole possa sembrare la mia frase. Non sembra comunque farci caso.
«Già» allarga le braccia «Capisco la sensazione di essere indaffarati» e si guarda intorno, divertito. Rido di gusto per le sue parole e faccio una domanda di getto: «E’ sempre così qui dentro?» l’attimo dopo mi scuso amareggiata per aver fatto uscire la questione così male.
«Non fa niente, Sunhee» mi formicola la schiena quando pronuncia il mio nome «La maggior parte dei miei acquirenti ordina da internet, ma» si interrompe per guardarsi intorno «a me piace proseguire in vecchio stile, sai»
«E’ un bel pensiero» commento, credendoci davvero. Quasi mi vergogno per il mio lavoro, così freddo verso le relazioni personali. Ma Junhoe si comporta tutt’altro che con distacco! Mi ritrovo a pensare e scuoto la testa per mandarlo via.
«Proprio per questo» comincia Jungsu esitante «avevo pensato di chiederti di… uscire» arrossisce anche di più se possibile. Sorrido piuttosto entusiasta della sua richiesta e la mia reazione positiva lo tranquillizza visibilmente.
«Preferisco parlarti di persona che attraverso un’app»
«Sei magnifico» mi lascio sfuggire e porto una mano alla bocca con la volontà di rimangiarmi le parole. Che imbarazzo.
«Ho pensato la stessa cosa la prima volta che ti ho vista» dice però lui e lascio che la mano cada debole su un fianco. Il telefono suona inopportunamente come sempre e mi scuso quando leggo “Boss”.
«Odio doverlo dire proprio adesso» parlo, una volta chiusa la chiamata «Ma…»
«Devi andare, lo so» conclude lui la frase per me. Tuttavia, non sembra arrabbiato e sento di poter lasciare il negozio in completa tranquillità.
«Che ne dici di questo venerdì?» mi chiede e impiego qualche secondo per fare mente locale. Mi ha chiesto di uscire! Giusto.
«Va benissimo» confermo sorridendo e mi appresto con riluttanza a salutare. Inaspettatamente, Jungsu mi prende con delicatezza una mano tra le sue e poggia le labbra sul suo pollice che le copre per non toccare la mia pelle, esattamente come l’antica usanza. Percepisco con chiarezza la differenza tra questo bacio e quello di Hanbin quando ci siamo conosciuti: non ha affatto l’aria di un comportamento solo amichevole. Mi concentro intensamente per non svenire dall’emozione e sorrido stordita anche nel taxi, mentre indico dove deve dirigersi.
 
Arrivo sul set più raggiante che mai ed Haewon mi accoglie con un «Qualsiasi cosa tu abbia fatto, dovresti farla più spesso» rifilandomi poi una lista di cose da fare.
«Jiwon» chiamo il ragazzo, seduto a sorseggiare un po’ d’acqua su degli scalini «State facendo una pausa?» annuisce e da delle leggere pacche al posto al suo fianco, invitandomi a sedere. Gli mostro la lista di Haewon e porta le mani avanti.
«Corri, mi è bastato vederla una sola volta urlare» non capisco a cosa si stia riferendo ma lascio stare per finire la lista il prima possibile. Tuttavia, passando per il camerino improvvisato per prendere del materiale, dei leggeri singhiozzi attirano la mia attenzione.
«Hyung, non devi pensarci» è Junhoe a parlare, ma i lamenti non vengono da lui. Mi avvicino per osservare meglio Jinhwan che strofina gli occhi, devastando il lavoro della truccatrice.
«Jinhwan» dico piano, catturando l’attenzione di entrambi «cosa è successo?»
Il sopracitato asciuga in fretta le poche lacrime che gli sono scivolate dagli occhi e borbotta un “niente”. Il roteare degli occhi di Junhoe evidenzia quanto sia una balla e infatti lui risponde «Il tuo capo lo ha quasi ucciso»
Forse è di questo che parlava Jiwon, prima.
«Perché?»
«Perché» questa volta è Jinhwan a parlare «un gruppo di ballerine ha… creato dei problemi e mi sono rifiutato di lavorare con loro»
«Con “creare dei problemi” vuole dire che gli hanno dato del nano» chiarisce Junhoe, beccandosi un pugno sul braccio e uno sguardo corrugato. Nonostante questo, il più grande non contesta.
«Chi se ne importa» cerco di tirarlo su di morale «non hanno metà del talento che hai tu». Lui tira su un altro po’ e mi ringrazia, palesando in ogni caso quanto la cosa non serva a farlo sentire molto meglio. Sospiro e mi siedo al suo fianco, dal lato opposto di Junhoe.
«Ascolta, puoi anche non averle intorno. Parlerò con Haewon e vedrò di convincerla a metterle il più lontano possibile dalla tua posizione in scena»
«Lo faresti davvero?» mi chiede con gli occhi sgranati. Annuisco con un mezzo sorriso e lo vedo rilassarsi visibilmente.
«Mi faresti un favore?» gli domando poi, quando mi viene in mente una cosa. Lui mi fa cenno di proseguire, titubante.
«Smettila di frignare per la storia della sostituzione. Stavo solo scherzando»
«Jiwon mi ha detto la stessa cosa» mi confessa e scuote la testa «Sono così stupido»
«Concordo» commenta Junhoe e un altro pugno non tarda a prendergli il braccio.
«Io comunque ho un’idea migliore» sogghigna nella mia direzione.
So già che non mi piacerà.










Angolo dell'autrice:
Salveeeeeee, spero che il quinto capitolo vi sia piaciuto. In realtà, spero che almeno a qualcuno la storia stia piacendo, cosa di cui non ho assolutamente la certezza perché nessuna recensione/storia tra le seguite/preferiti?? Per carità, la gloria terrena e la fama non sono sicuramente il motivo per cui ho condiviso la storia, ma solo perché mi sembrava carina e lasciarla impolverare tra i miei file sul computer era un nono. Ad ogni modo, il punto è che mi farebbe piacere ricevere un parere, negativo o postivo che sia, anche un commento di tre parole, per intenderci. Con questo non voglio costringere nessuno né tantomeno minacciare di sospendere la storia come molti fanno (are you serious?), ma mi sembrava corretto condividere questo mio desiderio di partecipazione con voi. Soooo, se avete un attiminoinoinoinoino per lasciare un commentinoinoinoino (è un po' di pena per la sottoscritta) mi rendereste la persona più felice del mondo!! (spunti di conversazione:Junhoe com'è nella storia? Sunhee vi sta sulle balle?? E Jungsu????????) (Stavo pensando di iniziare una storia JinhwanxJunhoe, vi farebbe un minimo piacere??)
Forse con il senno di poi cancellerò questo piccolo angolo perché non mi aspetto realmente che qualcuno accorra alla mia chiamata e risulterebbe alquanto imbarazzante per letture future, ma per il momento questo è quanto lol
Alla prossima settimana, baciucchio ♥
   
 
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