Introduzione
Buongiorno a tutti voi, signori
(molto pochi) e signore (sicuramente di più) che avete fra le mani questo
libro. Buongiorno, se ne state sfogliando le pagine di prima mattina, magari
nel vostro letto, alle otto di una tranquilla domenica di sole, avvolti nelle vostre
candide lenzuola singole o matrimoniali. O buon pomeriggio, se state leggendo
le mie parole comodamente sprofondati nella vostra poltrona in salotto, con le
gambe accavallate ed una tazzina di tè in una mano. E infine buonasera, se i
miei saluti vi arrivano con dolcezza nel dormiveglia che precede il sonno, alla
luce fioca della abat-jour che irradia dal vostro comodino, nel silenzio
surreale della notte.
Dio, quanto mi piace quando fa
così…la sua vena poetica mi ha sempre affascinato…
Oh, Brandon caro, ti ringrazio. Per
favore, però, non interrompermi, altrimenti perdo il filo del discorso.
Giusto, tesoro. Scusa.
Dunque…allora…stavo dicendo…ah…dove
ero rimasta? Santo cielo, hai visto, Brad?!
Cosa, Anita cara?
Come sarebbe a dire “cosa”?! Ora, secondo
te, non dovrei arrabbiarmi? Ti rendi conto che in questo momento milioni di
persone stanno leggendo tutto questo?! E guarda che figura ci faccio, peggio di
un attrice che dimentica le battute mentre è in scena!!
Perché peggio?
Perché, Brandon caro,“verba volant
sed scripsa manent”.
Ah. D’accordo. Fingerò di aver
capito.
Bene. Anzi, male…dannazione, dove
diavolo ero rimasta?!
Eri arrivata al buongiorno. O al
buon pomeriggio o alla buonasera. Giù di lì, insomma.
Oh, sì!! Brandon caro, ti ringrazio.
Sei sempre così dolce, anche quando ti tratto male…
Ci ho fatto l’abitudine, Anita
cara. E in fondo, anche se mi faccio schifo ad ammetterlo, mi piace quando mi
tratti male.
Quanto sei masochista…
Eh, si nasce. Ora che ne dici di
continuare la presentazione? Non vorrei che il pubblico di lettori si fosse già
tanto annoiato di questo misero libretto da riporlo sul polveroso scaffale da
cui l’aveva preso.
Oh, no no no! Come giustamente
suggerisce mio marito, direi di mettere al bando i convenevoli e di passare
direttamente al sodo. Questo libro è il frutto di anni ed anni di lavoro, un
lavoro intenso e pieno di passione, un’opera per cui sia io sia lui abbiamo
dato l’anima.
Tesoro, l’abbiamo scritto in due
giorni.
Diamine, Brandon…due giorni di intensissimo
e durissimo lavoro di squadra. Così va meglio?!
Sì, decisamente.
Ad ogni modo, vi starete sicuramente
chiedendo di che cosa questo libretto tratti. In realtà potremmo definirlo
una“trance de vie”, ossia uno spaccato di vita, in particolare della mia e di
quella di Brandon, il mio dolce marito. Ai vostri occhi potremmo sembrare
nient’altro che persone ordinarie, ma siamo molto di più di questo. Le due
persone più originali (e di conseguenza più potenzialmente patologiche) che
abbiate mai conosciuto.
Hawwwn…li vedo già nasconderlo
sotto una pila di manuali culinari anni ’50.
Cosa stai insinuando??
Amore, non mi sembra
particolarmente efficace come presentazione.
Amore, sono io la giornalista fra noi
due. A te il dominio sul pc, a me quello sul libro.
Posso soltanto aggiungere una
cosa?
Nel nostro racconto parleremo
entrambi in ugual misura, ognuno dal suo punto di vista per ogni capitolo.
Avrai il tempo di parlare, tesoro.
Una cosina sola…ti prego, ti
prego, ti prego…
A una condizione: non dire cose
stupide. Ne va del decoro di entrambi.
Ma certo, tesoro. Voglio solo fare
una precisazione: la pancetta non compromette la qualità né la quantità
della prestazione sessuale. Concordi, vero, amore?
Sì…ma che c’entra, scusa?
C’entra, c’entra. Lo so io quanto
c’entra.
Brandon!!!
Cosa, che c’è? Amore, ma quanto
sei maliziosa…! Oh, un’altra cosa!!
Mi sa che hai già detto abbastanza…
No, no, questa è importante!! Non
hai esposto il motivo per cui, sebbene sommersi dagli impegni di lavoro e semi-strozzati
dalle rate del mutuo, abbiamo deciso di scrivere e di far pubblicare questo
libretto.
Cribbio, hai ragione!! Rimedio seduta
stante: il Tradimento. Sì, sì, non è un errore di stampa, il Tradimento con la
t maiuscola. E’ stata questa presenza che alberga sempre dentro di noi, questa
paura che ristagna nelle nostre viscere, questo mostro invisibile ma
terribilmente doloroso che ha rivoluzionato la nostra vita, che ha messo in
discussione tutto ciò che davamo per scontato e, soprattutto, tutti i valori
che ci sono stati inculcati dal senso comune.
Un infido bastardo, per tagliare
corto.
È stato il suo avvento, o meglio l’avvento
del suo dubbio (unito all’arrivo delle rughe e della cellulite, è inutile
nasconderlo) che ci ha spinto a mettere nero su bianco la nostra esperienza di
coppia. A voi giudicare se potrà essere istruttiva o meno per le nuove
generazioni.
Dubito che possa esserlo…ma spero
che almeno vi diverta, che possa rallegrarvi nelle tristi serate invernali e
magari farvi sorridere di indulgenza quando acquisterete finalmente la saggezza
della vecchiaia.
Diamine, stai diventando
passionalmente poetico, amore.
Quisquiglie. E’ solo l’effetto
della tua benefica vicinanza.
Awww…quanto mi piaci quando fai
l’umile…diventi incredibilmente sexy…
Anita…asp…
Vieni qui, pupottolo mio…
Tesoro, non in pubblico, ti
prego!!
Al diavolo il pudore!!
Ma, Anita, sei stata tu a dirmi
che dovevamo mantenere un minimo di decoro in questa presentazione!
Al diavolo quella stupida Anita che
ti ha detto una sciocchezza del genere! Coraggio, dì la verità, non mi vorresti
qui, adesso, davanti a tutte queste milioni di persone??
Santo cielo, Anita, non provocarmi
così…lo sai che non resisterei alla tentazione…
E allora che diavolo stai
aspettando?! Lancia il primo capitolo e cedi al peccato.
Asp…io? Tu stai dando a me
il permesso di lanciare il primo capitolo?!
A condizione che ti sbrighi. Guarda
che mi raffreddo in fretta, io.
A questo so io come porre rimedio,
bambolina…ladies and gentlemen, a voi il permesso di accedere al primo capitolo
della nostra storia di coppia.
Ovviamente cominceremo dall’inizio,
dalle origini più remote della nostra fervida unione…
Provocami ancora così e ti salto
addosso, Anita. A voi tutti, invece, auguro una splendida permanenza nel nostro
folle ed incantevole universo. Con la recondita speranza che vi faccia piangere
e ridere come è successo a noi.