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Autore: Watashiwa    29/02/2016    1 recensioni
'L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso. L'amore non è mai presuntuoso o pieno di sè, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore.'
Raccolta sul pairing di Naruto NaruHina, personalmente il mio preferito da sempre (dal lontano 2006).
Possibile inserimento di momenti 'ipotetici/missing moment' ma per la maggior parte tratti dal manga/anime Naruto.
Dal principio fino alla fine, qualunque essa sia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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14. Perché è tutto nei loro occhi.

Hinata era sempre stata una di quelle ragazze che aveva avuto a che fare con i sentimenti e li aveva sempre trattati con rispetto e cura, sia quelli che custodiva gelosamente sia quelli che doveva esternare nelle situazioni apposite per poter dire la propria e far comprendere agli altri il suo pensiero.
Veniva da una casata dove la faccia poteva esprimere tutto e niente; una sola occhiata di un familiare poteva farla rasserenare quanto rabbrividire per l'algidità e la violenza percepite, specie per il suo essere inferiore alle aspettative, non essere mai idonea, al posto giusto e al momento giusto.
Proteggeva il suo mondo come poteva ma a dispetto del suo cognome, i suoi occhi e i movimenti del suo volto erano bellamente incompresi o - ancora peggio - ignorati da chiunque.
Se c'era una cosa che Hinata aveva compreso con la crescita era che talvolta non poteva nascondere o trattenere un'emozione forte che le invadeva il cuore e l'avvolgeva con foga quasi fino a strozzarla.
Quando Katsuyu avvertì lei, Sakura e il Team Gai della vittoria di Naruto e della sua buona condizione fisica, non si vergognò di piangere, così come continuare a farlo quando la folla lo accolse come un eroe e lo elevò come persona per la prima vera volta.
Sorrise quando Sakura lo abbracciò per testimoniare la sua nuova fama al villaggio, sorrise in una maniera timida e spontanea perché quel gesto simbolico, così pregno di riconoscenza ed affetto, non poteva che dimostrare quanto le cose fossero cambiate in meglio per Naruto.
Era la riconoscenza per i suoi sforzi, la sua forza e il valore che lei aveva sempre riconosciuto e preso come ideale per essere migliore, per poter essere vista come una persona e non come un fantasma o una sorta di paragone vivente e quotidiano.
Una cosa era certa: da quel momento Hinata aveva rotto con la vergogna e il disappunto.
 

 
Da quel momento Hinata aveva avuto modo di vedere Naruto solo in gruppo con gli altri coetanei per parlare dell'incombente minaccia del tizio mascherato e della guerra alle porte, non riuscendo a proferire parola in quanto più che un incontro sembrava una crociata organizzata contro il ragazzo.
D'altra parte non risolsero niente, in quanto il biondo novello eroe rimase comunque dell'idea di proteggere Sasuke e andare in prima linea contro il mistero e l'intrigo che il male stava architettando contro tutto il mondo.
Di quell'incontro era rimasto solo un malumore generale che l'aveva scossa non poco e un'inaspettata chiacchierata con Shikamaru, anch'egli piuttosto silente durante quell'incontro aspro.
Non l'aveva trattenuta tantissimo in quanto non era mai stato un tipo estroso e ciarlone, semplicemente si era interessato di sapere se stava meglio e cosa ricordava del momento in cui Naruto aveva perso il controllo di se stesso.
"Quando Naruto-kun ha visto che Pain mi aveva colpito, ho percepito un chakra diverso, più aggressivo, un'entità che mai avevo sentito in tutta la mia vita" fece la giovane con pacatezza ma con uno sguardo tra il preoccupato e il risoluto.
"Come se tutta la sua vitalità e la sua persona fossero completamente scomparse per dare spazio alla violenza, al male assoluto".
Lo sguardo di Shikamaru fu piuttosto eloquente e con un cenno di capo e della mano sinistra ringraziò la giovane e se ne andò con evidente paura del futuro incombente.
Era tempo di dover affinare le abilità ed aspettare l'ordine di dover andare in guerra contro il male, era solo questione di giorni ormai.
Non poteva rimanere inerme senza far niente e vivere i malumori: dopo quel momento si sentiva diversa e più determinata, l'allenamento aveva bisogno di essere costante in modo tale da creare qualcosa di nuovo, senza fermarsi.
Una cosa era certa: Hinata stava maturando e comprendendo come diventare una donna di cui essere fiera, una kunoichi rispettabile per il suo modo di essere, per il suo clan, la sua terra.
Tuttavia, una cosa graziosa e simile a lei l'era ignota: Naruto era già andato via dal villaggio per allenarsi e sviluppare meglio questo potere ignoto e ancora maligno, in quanto non voleva più sentirsi così dopo aver visto Hinata moribonda sul terreno durante lo scontro contro Pain.
Naruto ricordava, non poteva non farlo.
Ma Hinata, questo, non poteva ancora dirlo con certezza.


Erano passati dei giorni e come prevedibile, la guerra era ormai germogliata, o meglio in procinto di cominciare.
Hinata aveva visto innumerevoli ninja, dai più temerari ai più strambi e il suo pudore l'aveva resa nervosa durante il raduno e l'iniziazione delle strategie e dei gruppi di battaglia.
Poteva stare tranquilla, da un certo verso: nonostante il pericolo mortale di giorni e giorni da passare insonni e con il pericolo attaccato alle spalle, nella sua divisione poteva contare l'aiuto saldo di Neji, della quarta divisione per completare la formazione e gli attacchi di diverso raggio e il capo Kitsuchi, un ninja del Villaggio della Roccia con un particolare e buffo naso ma dall'aura severa e seria, poco propensa ad andarci leggero contro il nemico.
Il primo giorno fu uno di quei momenti dove Hinata vide più sangue di quanto non ne avesse visto in quasi sedici anni di vita; correva da una foresta e l'altra con il Byakugan attivo da ore e piuttosto che il nemico principale e responsabile di quel marasma, incontrò delle creature albine, dall'espressione del viso pazzoide e quasi anormale, che si lanciavano a flotte ma venivano anche facilmente sconfitte.
Dopo quattro ore di nonstop continuo, il gruppo supportato anche dalla quinta divisione (dove militavano Kiba e Shino) si sistemò strategicamente in una zona di foresta aperta, dove potersi muovere liberamente e dove non fare il ruolo della preda in un luogo infestato da urla e dipinto dal rosso del sangue e delle ferite che circolavano tra i moribondi che chiamavano disperatamente un medico.
Quelle creature bianche avevano la capacità di trasformarsi in compagni di squadra dell'Alleanza e destare sospetto tra i ninja più inesperti e non avevano esitato nel creare scompiglio anche in quell'occasione, specie con quelli che stavano in seconda linea ed erano principalmente impulsivi ed impazienti di avere i famosi quindici secondi di merito in più.
Kitsuchi, un tipo riflessivo quanto forzuto come degno shinobi del suo villaggio, ordinò che ognuno si occupasse di un massimo di 5 avversari e che venissero separati in modo da creare delle competizioni meno assurde e squilibrate: e così venne fatto.
Hinata iniziò ad essere presa di mira dopo cinque minuti buoni e nonostante se la cavasse egregiamente nello spazzare e danneggiare i sistemi circolatori dei nemici, era come se tornassero più aggressivi e più carichi di prima.
E mentre l'erede della casata Hyuga decise che era il momento di una tecnica da sfoderare e mentre Neji era preoccupatissimo e gridava il suo nome, Hinata cadde supportata dalla presenza di un uomo circondato da un'aura gialla e che spazzò velocemente tutti i nemici restanti con una prontezza unica al mondo.
"Naruto-kun?" disse mormorando la corvina mentre si rialzava e sentiva quella persona non più tanto misteriosa quasi gridare che tutto sarebbe andato bene.
Gli altri raggiunsero Naruto ed erano increduli nel vederlo così risoluto e con quell'aspetto così inedito e quasi poco riconoscibile: e se fosse un'ulteriore trappola contro l'Alleanza?
"Il tuo chakra è diverso dall'ultima volta, così come il tuo odore... sei davvero Naruto?" esordì Kiba poco propenso a lasciarsi infinocchiare un'ulteriore volta, dato che il suo naso e quello del suo cane mai l'avevano tradito.
"C'è da dire che hai un aspetto diverso, così come il tuo chakra. Provaci che sei tu!" calcò la mano Neji che con il suo Byakugan cercava di comprendere il tutto.
Hinata, d'altro canto, non era dello stesso avviso.
Non aveva il Byakugan e aveva avuto modo di osservare il volto del suo salvatore che le aveva chiesto se stava bene e in un attimo il cuore le aveva suggerito la risposta al quesito che imperversava nel gruppo.
"È Naruto-kun, ragazzi!" fece in maniera ardita Hinata, quasi stufa dell'inutile diatriba.
"Guardate i suoi occhi e potrete capire la verità. E poi..." fece una piccola pausa, vedendo i lineamenti spigolosi di Kiba e Shino distendersi "...lui è venuto a salvarci!".
Una volta convinti tutti e aver preso stranamente le redini di una discussione delle quali soleva mettersi da parte, Hinata si sentì in dovere di scusarsi con il suo amato e lo sentì parlare, apprendendo del fatto che con la sua forza poteva realmente scovare subito i nemici e non avrebbero più dovuto comportarsi come dei fuggiaschi alla ricerca di un luogo per attaccare e che al resto ci avrebbe pensato lui, di non arrendersi e di andare dritti verso questo arduo cammino.
Ad Hinata prese una strana e profonda malinconia nel sentire queste parole e si rattristò, abbassando come ai vecchi tempi lo sguardo e riflettendo su come probabilmente non fosse così giusta per quel grande evento, sul fatto che non riuscisse veramente a proteggere chi realmente amava, chi voleva realmente proteggere ed assicurarsi che avesse tutto il bene di questo mondo.
Ma Naruto seppe sorprenderla senza battere ciglio.
"Non preoccuparti di questo, Hinata" disse Naruto con una strana nota di dolcezza nel rivolgersi a lei "e poi quello più debole sono io, considerando che tu sei venuta a salvarmi almeno due volte" concluse con una delicata dose di consapevolezza in ciò che affermava.
Non era usuale per lei essere letta nel profondo così e la risposta la spiazzò completamente; e mentre cercava un modo per dissimulare il tutto e trattenere un'emozione forte che la stava colpendo dritta all'anima, Naruto continuò il suo discorso.
"È tutto nei tuoi occhi, Hinata. Non preoccuparti, tu sei una persona molto forte!"
Naruto la vide per la prima volta come non mai dopo che quelle parole erano entrate così dolcemente nella sua anima e poi nel suo cuore e non potè fare a meno di sorridere, ripensando a quel gesto eroico ed inaspettato.
Aveva incontrato suo padre e anche sua madre e quegli incontri gli avevano aperto un mondo davanti, desiderava davvero essere come loro ed aveva appreso delle nuove visioni sul sacrificio e sulla volontà di essere un guerriero ma come prima cosa un uomo.
Avrebbe voluto stare poco più a guardarla e parlarle a viso aperto di quello che era successo, delle cose non dette e che dovevano assolutamente essere esplicitate da entrambi in modo tale da conoscersi meglio, come in quegli anni non avevano mai fatto realmente, almeno non così vicini come poteva essere.
Era tutta una questione di sguardi e sapeva che, qualunque gesto avrebbe compiuto, avrebbe ricevuto un aiuto e un cuore prezioso da sentir battere al suo fianco, senza nessun problema di separazione o di paura.
Naruto corse verso l'altra parte della foresta, incitando i suoi compagni a seguirlo e andare avanti in quest'avventura, come forse mai aveva fatto e potuto fare.
Hinata lo osservò e grido quasi spavalda un "OK" sincero, come se fosse un'ulteriore connessione tra loro due dopo quel momento che aveva totalmente estraniato gli altri con nonchalance.
Era felice e si sentiva più completa, improvvisamente, in un luogo che mai avrebbe potuto darle gioia e serenità.
Aveva finalmente trovato il modo per lasciare sprofondare con facilità le pesanti rocce che la rendevano così incerta e poco propensa alla crescita e alla maturazione che in fondo da lei gli adulti si aspettavano.
Ma una cosa era certa da quel momento, anzi due: come prima cosa, i sentimenti che provava la riconducevano senza problemi al suo vecchio modo di essere, alla determinazione attuale e la rendevano sempre consapevole di aver sentito la verità e la necessità di toccarli quasi con presa sicura, anche a costo di bruciarsi.
Seconda ed ultima cosa: i suoi occhi erano stati finalmente letti, nonostante il suo mondo, il suo modo di fare non fosse quelli di una persona accessibile e compresa.
Non c'era cosa più bella che sapere che quella persona così empatica e dolce era proprio la persona la quale Hinata desiderava di più.
Era tutto così bello e fantastico, dentro il suo cuore.
Il loro rapporto era ormai tutta una questione di sguardi con il quale parlare, rivolgersi equamente, stare insieme e chissà, un giorno amarsi così tanto da poter creare qualcosa.
L'alba di un sole che avrebbe accolto entrambi e si spera chi avrebbe avuto farne parte per tutta la vita.


 
   
 
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