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Autore: spongansss    04/03/2016    3 recensioni
Emma aveva sempre cercato di controllare la sua vita, nulla era mai riuscito a distruggere i suoi piani, tranne l'arrivo di Henry, finché un incontro le ha fatto capire che le nostre vite non possono essere controllate fino in fondo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Corde stonate
 



-“No, non esiste! Non farò giochi alcolici. Domani mattina devo lavorare, non posso permettermi di non essere in me.”
-“Andiamo biondina, divertiti un po’. Che sarà mai?”
Probabilmente perché condizionata da tutte le chiacchiere dei suoi amici, quella frase le aveva dato un gran fastidio. La nonchalance con cui l’aveva chiamata in quel modo l’aveva mandata in bestia. Loro non si conoscevano ed era già la seconda volta quella sera che la trattava come se fossero intimi. Emma aveva un po’ di difficoltà ad entrare in confidenza con le persone, a quanto pare lui aveva il problema opposto.
-“Come mi hai chiamata, scusami?”
-“Tesoro calmati, non pensavo ti desse fastidio.”
-“Smettila di parlarmi come se ci conoscessimo da sempre!”
-“Ma sei sempre così dolce o è un atteggiamento che riservi a me?”
A quel punto Emma non ci vide più, il sangue le ribolliva nelle vene. Non aveva idea di come una persona potesse essere così sfrontata e sfacciata con la prima sconosciuta che passava.
-“Ah davvero? Sono io il problema? Non hai pensato nemmeno per un momento che il problema potessi essere tu?”
Killian, dal canto suo, si sentì un po’ in colpa, pur non capendo che cosa avesse fatto di così grave. Da un lato gli dispiaceva che l’avesse infastidita, dall’altro gli dava fastidio che quella creatura eterea che l’aveva attirato così tanto gli stesse andando contro con così tanta forza senza che lui capisse il motivo.
Ormai il suo cervello era spento, le parole uscivano dalla bocca senza pensare.
-“Certo tesoro che ci ho pensato, ma ancora non capisco quale sia il problema.”
-“Ah lui non capisce, lui non capisce! Mi pare ovvio. E smettila di guardarmi con quel sorrisino. Finiamola qui, vado a prendere una boccata d’aria.”
Detto questo, sì alzò dirigendosi verso il terrazzo. Uscì chiudendosi la porta-finestra alle spalle.



-“Ehi!”
Sapeva di avere un po’ esagerato, era uscita per tentare di calmarsi. L’aria fresca della sera le stava facendo bene, ne aveva proprio bisogno. Inspirò forte, a pieni polmoni, sperando di sentirsi meglio.
Si era scaldata parecchio con quella discussione, si aspettava che qualche amico l’avrebbe seguita ma non si aspettava quella voce e, soprattutto, non lo voleva. Sperava fosse stato il suo cervello a tirarle un brutto scherzo, che avesse sentito male, che fosse stata suggestionata dalla situazione.
Si voltò e vide due occhi azzurri che la guardavano e non ebbe più dubbi.
Li guardò un attimo, era assurdo come quel colore risaltasse con così poca luce, era come se brillassero di luce propria. Ma ciò che la stupì ancor di più era ciò che lesse in quello sguardo: vide dispiacere.
-“Mi dispiace per prima, è che a volte parlo senza pensare. Io davvero non pensavo di infastidirti, forse perché non ho pensato affatto. Io non ti conosco, hai ragione, non avrei dovuto approcciarti così. Io sono fatto così, ho difficoltà ad esprimermi in modo più “formale” con le persone, entro in sintonia subito senza rendermi conto che non sono tutti come me e per permettersi questo tipo di confidenza ci sia bisogno di tempo. Mi dispiace, davvero.”
Emma era piuttosto brava ad inquadrare le persone sin dal primo approccio, ma lui non riusciva proprio a capirlo. Pensava che fosse uno sbruffone qualsiasi, anche piuttosto cafone a suo parere, poi si era presentato lì per scusarsi con lei e l’aveva trovato molto gentile e sincero, era brava anche in questo: capiva al volo quando qualcuno le stava mentendo, una specie di macchina della verità umana. Ne rimase piacevolmente colpita, anche se la disturbava il fatto che non riuscisse a capirlo, per lei era strano non sapere cosa aspettarsi dalle persone.
-“Ammetto di avere un po’ esagerato anche io, non so cosa mi sia preso. Il fatto che non apprezzi le confidenze non dovrebbe portarmi ad attaccare le persone così. Ero sulla difensiva, non sentivo più nulla, cercavo solo il modo di avere ragione. Sono uscita per questo, ho capito di star esagerando e avevo bisogno di calmarmi. Il vento fresco mi rilassa.”
-“Allora, ricominciamo da capo?” Le tese una mano, lei esitò un po’, poi la strinse forte.
Killian senti di nuovo quella sensazione, quella provata poche ore prima quando aveva sentito il suo profumo.
Al contatto delle loro mani, un brivido percorse la sua schiena. Non capiva come una persona così distante da lui potesse fargli quell’effetto. Erano due corde stonate, non si trovavano. Allora perché lui si sentiva così?
Sperò che lei non si accorgesse delle sue reazioni, non voleva metterla di nuovo a disagio. Non capiva neanche perché volesse che quella sconosciuta si sentisse a suo agio, a lui cosa importava? Non era nessuno, giusto?
Il silenzio era imbarazzante, Emma non sapeva cosa fare così abbassò lo sguardo. Sperava fosse lui a rompere il silenzio in qualche modo. Certo, sarebbe potuta rientrare, ma non voleva rinunciare a quell’aria frizzantina solo per evitare quella situazione.
-“E’ bello qui, capisco perché ti piaccia.”
Non sapeva quale dio ringraziare, le sue preghiere erano stare esaudite, aveva rotto quel silenzio che lei aveva incominciato ad odiare.
-“L’aria della sera è meravigliosa in questo periodo, quando non piove ovviamente. Non è ancora troppo freddo ma non c’è più il caldo dell’estate. Mi piace stare qui fuori, da sola o in compagnia, non ha importanza, purché possa godere un po’ di questa aria fresca.”
Si ritrovarono a chiacchierare del più e del meno, senza rendersene conto. Stavano bene, finalmente stavano bene.
 
 

Un paio di chiome scure tentavano di spiare i movimenti di quella coppia improbabile. Regina aveva creduto davvero che Robin potesse avere ragione, che forse Killian potesse essere quello giusto per la sua amica. Poi li aveva visti discutere per un nonnulla e aveva visto le sue speranze andare in pezzi.
Quando Killian era uscito per tentare di scusarsi, non sapeva cosa aspettarsi. Conosceva Emma, sapeva non sarebbe stato semplice farsi perdonare, anche per una questione così insignificante.
Ruby li osservava con lei, e sin dal primo momento aveva puntato su di loro, attaccandosi al fatto che “l’amore non è bello se non è litigarello”. Ma Ruby era così, adorava giocare a fare cupido con le persone, anche con gli sconosciuti che vedeva in strada. A volte, però, aveva davvero scoperto delle anime gemelle, prima ancora che i diretti interessati se ne rendessero conto. Era stata lei a convincere Mary a dare un possibilità a David.
Se Ruby era convinta, Regina non avrebbe mai puntato su quei due, nonostante ci sperasse.
Quando vide che si erano messi a chiacchierare amichevolmente rimase piacevolmente sorpresa, Ruby saltellava come una bambina a cui era appena stato regalato un nuovo giocattolo. Regina dovette trascinarla di peso su divano per farla stare ferma e zitta, non voleva che Emma e Killian si accorgessero che li stavano osservando.
 

 
La coppia più chiacchierata della serata rientrò ridacchiando per riunirsi con il gruppo di amici.
Alla fine decisero di evitare i giochi alcolici perché sia Emma che Anna il mattino dopo dovevano lavorare.
Decisero, però, di “tornare al liceo”.
“Ragazzi! Ragazzi! Ragazzi! Idea geniale! Obbligo o verità, lo so, da ubriachi è più divertente, ma ci potremmo divertire lo stesso, no?”
“Ruby, non abbiamo più quindici anni, cerca di essere seria.”
“Dai Mary andiamo, non fare la mamma di turno, può essere divertente proprio perché non abbiamo più quindici anni. Siamo tutti grandi e vaccinati, quindi nessuno si scandalizza, giusto?”
Ormai era partita in quarta, probabilmente nessuno sarebbe riuscita a fermarla e, a dir la verità, nessuno si impose più di tanto. La sua allegria era riuscita a contagiare tutti, perfino Emma e Mary che non avevano alcuna intenzione di rendersi ridicole a causa delle domande imbarazzanti che sapevano sarebbero arrivate.
-“Io ho proposto il gioco per cui, inizierò io. Robin, caro, sei stato fuori per sei mesi, mi sembra giusto che tu apra le danze. Obbligo o verità?”
-“Verità, ma datti una regolata Ruby.”
-“Tranquillo, è la prima domanda, sarò buona. Allora, durante la tua assenza qualche donna ci ha provato con te?”
-“E meno male che sei stata buona!”
-“Ehi, potevo chiederti quante volte hai fatto sesso in video-chat con Regina. Sono stata molto buona.”
-“Sei assurda. Comunque sì, è successo una volta. Ero con Killian, eravamo usciti a berci una birra. Questa ragazza ubriachissima mi si è avvicinata, ma io l’ho rifiutata con molta classe.”
-“Amico, con molta classe? Hai detto ‘ehi, il mio amico è single’ e sei fuggito in bagno.”
Il racconto scatenò una grande ilarità nel gruppo di amici, cosa che mise in imbarazzo il povero Robin, ma Regina lo fece sentire subito meglio stringendolo forte a sé.
Vennero a sapere un sacco di cose. Elsa aveva avuto una storia di una notte con una donna, di cui ricordava davvero poco vista la quantità di alcol che aveva ingerito. Emma negli ultimi dieci anni aveva avuto solamente storie da una botta e via, mentre Mary era stata solo con David in tutta la sua vita. Killian a cinque anni era fuggito dall’asilo perché aveva voglia di ciambelle, cosa che ovviamente non ottenne visto che era scappato. David da ragazzo aveva rubato qualche pacchetto di gomme da masticare in un tabaccaio. Ruby dovette mangiare un cucchiaio di tabasco, dato che aveva scelto obbligo “perché voi andate tutti sul sicuro, siete noiosi”, o almeno così disse. Regina pensava non volesse rischiare di dire qualcosa di imbarazzante.
Essendo finito il giro, era di nuovo il turno di Ruby.
-“Bene, è arrivato il momento di fare amicizia! Killian, obbligo o verità?”
-“Verità, perché sono una persona noiosa.”
Ruby colse la frecciatina e sorrise. Le piaceva quel ragazzo, pensava sarebbero potuti davvero diventare amici.
-“Ho visto che sei una persona spigliata, quindi mi prendo il diritto di chiedere quello che voglio. Bene, preferisci ascoltare la versione volgare o la versione censurata?”
-“Tu mi spaventi un pochino, quindi vai con la versione censurata.”
-“In questa stanza, secondo te, qual è la donna più attraente?”
-“Ora sono curioso di sentire la versione volgare!”
-“Chi ti scoperesti qui dentro? Ora non pensare di avermi distratta rispondendomi con una domanda, forza, è il tuo momento.”
-“Posso dare due risposte differenti? Non credo che le due domande significhino proprio la stessa cosa.”
-“E va bene, sono buona, farò un’eccezione.”
-“Chi mi scoperei? Mh, Regina. Scusa amico, la tua ragazza è dannatamente sexy.”
Ricevette un pugno sul braccio, ma sapeva essere scherzoso. Anzi, Robin si sentì perfino fiero grazie all’affermazione del suo amico. Regina, invece, diventò paonazza. Era davvero in imbarazzo.
“La più attraente, anche se credo che ‘affascinante’ le calzi ancora di più come definizione, è Emma con il suo meraviglioso profumo.” Le rivolse un occhiolino.
Lei rispose sorridendo e arrossendo leggermente. All’esterno mostro imbarazzo, ma lo fece solo per nascondere il fatto che fosse realmente lusingata, come lo era stata qualche ora prima.









Angolo dell'autrice
Sono strafelice di essere riuscita a pubblicare questi capitoli così velocemente. Mi sto divertendo un sacco a raccontare di questa banda di matti. Spero voi stiate apprezzando e, come sempre, spero di ricevere una vostra recensione.
Inoltre, ci tenevo a ringraziare tutti quelli che stanno leggendo e chi sta recensendo sin dal principio.
 
   
 
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