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Autore: DigiPokeLover    04/03/2016    1 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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L’incontro di Davide e la visita del prof. Oak
 
stagione 1 episodio 9


«Oi Davi»
«Ciao Mirkho. Dimmi tutto»
«Hai voglia di fare una lotta con me, così ci alleniamo entrambi?»
«Bella idea! Sono qui, pronto. Userò il mio Pichu»
«Io il mio Mareep. Jolteon, essendo stato il Pokémon di un capopalestra, penso che sia competitivo anche senza allenamento pre-incontro»
«Va bene. Però sono quasi le quattro, se la tiriamo per le lunghe sarà meglio interrompere e finire in parità»
«D’accordo. – mi volto verso la mia ragazza, uscita a fumare – Renamon, hai voglia di farci da arbitro?»
«Ok, ok, arrivo» mi risponde, da sotto il portico.
Tiro fuori Mareep, che si posiziona davanti a me. Davide richiama Pichu, e in pochi secondi tutto è pronto.
«Ragazzi, – fa Renamon – la lotta sarà uno contro uno, e terminerà quando il Pokémon di uno dei due non può più combattere. Pronti? Cominciate»
«Davi, comincia pure tu»
«Ok. Pichu, vai con Attacco Rapido»
«Mareep, salta in alto ed evitalo, poi usa Azione»
Solo che Mareep non è il più veloce tra i Pokémon, e quindi non fa in tempo ad evitare l’attacco.
«Dai, rialzati. Usa Azione, puoi farcela!»
La pecorella si rialza e comincia a caricare Pichu, prendendolo in pieno, grazie anche ad una momentanea indecisione di Davide. È comprensibile, chi non ha mai avuto veramente a che fare coi Pokémon in vita sua è normale che tentenni un po’, perciò non dico nulla e aspetto la risposta del mio avversario.
«Aeh… ehm… sì, Pichu, Fulmisguardo!»
Il piccolo Pokémon fissa Mareep, che indietreggia.
«Mareep, non farti condizionare! Usa Stordiraggio!»
Due sferee gialle escono dalla bocca di Mareep e cominciano a girare attorno a Pichu, ma…
«Pichu, salta, e usa ancora Attacco Rapido!»
Pichu evita il mio attacco proprio quando stava per avere effetto. Poi, Mareep viene ancora colpito.
«Bravo, vedi che se ci prendi la mano è tutto più semplice? È solo il nervoso. Basta pensare solo alla vittoria! Ora Mareep, usa Tuonoshock!»
L’attacco va a segno, ma giacché è dello stesso tipo della mossa, Pichu non subisce danni enormi.
«Pichu, impegniamoci al massimo! Ora usa…»
Davide non riesce a finire la frase che Pichu parte correndo, arrivato davanti al mio Mareep salta, la sua coda si fa argentata e colpisce con vigore il mio Pokémon, lasciandolo per terra.
«Mareep non è più in grado di lottare, vincono Pichu e Davide» conclude Renamon, che poi torna dentro.
«Complimenti, Davide, due volte! Per la vittoria e per la nuova mossa del tuo Pichu» mi congratulo, mentre faccio tornare Mareep nella sfera.
«Wow… e che mossa era?»
«Codacciaio. La sa usare anche la mia Riolu. Credimi, quando va a segno è bella tosta»
«Fantastico! Bravo il mio Pichu»
«Adesso il portafogli l’ho lasciato in camera, sennò…»
«Starai scherzando! Siamo amici, lascia pure stare. I soldi facciamoli girare tra di noi solo quando mangiamo in ristorante!» mi fa, abbracciandomi.
«Infatti scherzavo. Dai, ora portiamo i nostri beneamati dall’infermiera»
Sento poi un verso. Mi giro e sul muretto trovo Riolu.
«Ah, sei qui? Non ti ho sentita arrivare, cucciola»
Mi grabba la gamba e mi fissa.
«Che c’è? Vuoi lottare anche te?»
Riolu annuisce.
«Cucciola, vorrei tanto, ma in questa palestra sei in netto svantaggio di tipo… io proverò a farti lottare, ma non ti garantisco nulla… dai, vieni con me»
Come già detto, andiamo dall’infermiera Joy, che in poco tempo ce li rimette in forma. Dopodiché, torno fuori per fumare una sigaretta, e pochi secondi dopo vengo raggiunto da Keldeo che, vedendomi la sigaretta in mano, mi fa:
«Buttala, che ti fa male!»
«Lo so, abbi pazienza, è l’abitudine… comunque, che ore sono?»
«Sono le quattro e un quarto, per l’appunto mi aveva mandato tua cugina a chiamarti per dirti che andiamo alla palestra»
«Vero. Due minuti e ho finito, arrivo»
Keldeo rientra dentro, e lo stesso faccio anch’io non appena finito di fumare. In stanza, mi metto dei vestiti più adatti, e una volta tutti pronti, usciamo, prendiamo le bici e partiamo, con Keldeo al seguito.
In circa 10 minuti arriviamo di fronte alla palestra, un edificio bello grosso. Entriamo e, nella hall, troviamo Valerio.
«Ciao ragazzi, benvenuti, vi stavo aspettando»
«Buongiorno Valerio» gli rispondiamo. Poi guarda me:
«Tu sei Mirkho, no? Mi ricordo di te, ci eravamo visti a Fiorpescopoli, giusto?»
«Giusto, è un piacere rivederti»
«Bene, chi mi sfida oggi?»
Si fa avanti Davide:
«Eccomi… sono io, mi chiamo Davide»
«Bene, Davide, sei pronto?»
«Sì»
«Perfetto. Seguimi pure. Voi intanto potete accomodarvi sugli spalti, girate l’angolo a destra poi aprite l’unica porta che c’è»
«Va bene. – rispondo io – Ragazzi, andiamo»
In breve tempo ci accomodiamo, mettendoci tutti quanti nei sedili più vicini al campo lotta. Dopo cinque minuti i due entrano, seguiti dall’arbitro. Valerio si mette, rispetto alla nostra visuale, a sinistra e Davide a destra.
«Che dici, Mirkho, ce la farà a reggere il nervoso?» mi chiede Renamon.
«Me lo auguro vivamente per lui, sennò è spacciato, perché diventa indeciso e non ragiona più. Nella lotta che ho fatto con lui prima, sicuramente avrai notato anche te che per un po’ non sapeva cosa fare. Io gliel’ho detto, di stare tranquillo e di pensare solo alla lotta»
«Bè, se non erro, lunedì ha battuto Misty, un ex-capopalestra»
«Sì, ma un paio di mosse gliele ho dovute suggerire io, perché si era impallato. Sul serio, mi auguro che ce la faccia, noi tifiamo per lui»
«Anche perché prima ripartiamo meglio è»
«Perché, non ti piace Violapoli?»
«No, non è che non mi piace, è che voglio scoprire posti nuovi»
«Già, tutti lo vogliamo. La pazienza è la virtù dei forti, Rena, al momento opportuno ripartiamo… anche se questo significa salutare Keldeo…» rispondo colla voce fiacca guardando il puledrino.
Proprio adesso l’arbitro comincia a parlare:
«Comincia l’incontro tra il capopalestra Valerio e lo sfidante Davide, che terminerà quando i Pokémon di una delle parti non saranno più in grado di lottare. Inoltre, solo allo sfidante è consentito sostituire i propri Pokémon. Cominciate!»
Valerio comincia col mandare in campo un Pidgey, lo stesso Pokémon di Jacopo. Dopo un paio di secondi, Davide manda il suo Pichu.
«Bene! – commento – Con questo ce la può fare, Pidgey è un Pokémon che se lo prendi per bene lo fai fuori subito»
«Perfetto! Forza Davide!!!» urlano Renamon, Ylenia e Lucia.
«Buona fortuna, Davide. – lo incoraggia il capopalestra – Sai? Questi che ho sono i beneamati Pokémon di mio padre… ho ereditato la sua palestra da pochi anni»
«Grazie, Valerio»
«Comincia pure tu»
«Ok. Pichu, parti con Tuonoshock»
Mentre sferra l’attacco, Valerio urla al suo Pokémon:
«Pidgey, schivalo, poi usa Acrobazia!»
Pidgey schiva e con Acrobazia colpisce il piccolo Pokémon Topo. Dopo essersi rialzato, riceve l’ordine di aspettare. “Perché?” mi chiedo. Valerio ordina al suo Pidgey di usare attacco d’ala, e qui succede l’imprevedibile: dopo che l’uccellino si è avvicinato abbastanza, Davide scatta:
«Pichu, ora! Salta e usa Ondashock!»
Con estrema rapidità, Pichu salta e colpisce con un’onda elettrica Pidgey, che cade a terra paralizzato.
«Apperò! Che colpo di genio! A me non sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere! Bravissimo!» commento io, stupefatto, seguito dai cori di incoraggiamento del resto della banda.
«Pidgey, ce la fai a rialzarti? Avanti!»
Ma il Pokémon riesce a malapena a smuovere un’ala.
«Pichu, è il momento! Finiamolo con Codacciaio!»
Approfittando della paralisi dell’avversario, Pichu carica e, dopo un paio di capriole, colpisce colla coda Pidgey in modo violento, lasciandolo immobile a terra. Dopo qualche secondo di attesa, ecco il responso:
«Pidgey non è più in grado di lottare, vince Pichu!» fa l’arbitro, sventolando la bandierina che tiene in mano verso Davide, che esulta.
«Bravo, davvero bravo. Vediamo come te la cavi con questo»
Valerio manda in campo l’evoluzione di Pidgey, Pidgeotto, leggermente più grosso (e rapido) dell’altro.
«Pidgeotto, tocca a te! Usa Aerassalto!»
Mentre l’uccello si alza in volo, Davide ordina al suo Pichu di tenersi nuovamente fermo.
«Che ha in mente di fare ‘sto giro?» fa Renamon, senza staccare gli occhi dal campo lotta.
Proprio nel momento di quasi contatto tra i due, Davide urla nuovamente:
«Ora! Tuonoshock!!»
L’uccello viene colpito, senza avere il tempo di reagire, e finisce a terra.
«Perfetto, ora Azione!»
«Schivalo, poi usa Attacco d’ala!»
In breve tempo, Pidgeotto si toglie dal raggio di azione della mossa e, rigirandosi, colpisce Pichu, sbalzandolo a due metri di distanza, quasi addosso a Davide.
«Pichu, stai bene? Ce la fai a rialzarti?!»
Il piccolino si rialza con molta fatica.
«Pidgeotto, ora usa Azione!»
Davide osserva ancora una volta l’avversario avvicinarsi sempre di più.
«Codacciaio!»
Con un rapido movimento, e con le ultime forze che gli rimanevano, Pichu colpisce il Pokémon Uccello proprio quando gli passa accanto, stendendolo. Definitivamente.
«Pidgeotto non è più in grado di lottare. Vince Pichu, e di conseguenza la vittoria dell’incontro va a Davide, lo sfidante!»
Anche Pichu si lascia andare, respirando forte. Come Giulia, anche Davide è riuscito a vincere la medaglia senza farsi sconfiggere un solo Pokémon. Tutti esultiamo e ci abbracciamo.
«Wow, ha sviluppato uno stile di combattimento tutto suo, non c’è che dire! E io che stavo cominciando a dargli del pazzo!» commento.
Valerio si avvicina a Davide:
«Sei stato molto bravo, non c’è che dire. Eccoti la tua meritata ricompensa, più la medaglia!»
Davide, estasiato, la prende e ringrazia Valerio. E lì, improvvisamente, sentiamo una voce:
«Bravo, bel combattimento. Niente male per uno che arriva dal mondo reale!»
Io, come il resto del gruppo, mi volto e rimango sbalordito: davanti all’ingresso del campo lotta, appoggiato alla ringhiera, c’è il Prof. Oak! Sì, proprio lui! Quando caspita è arrivato? Mica me ne sono accorto!
«Guardate! È proprio lui, lo riconoscerei tra mille!» faccio incitando gli altri ad andare da lui.
«Cosa… tu? Tu vieni dal mondo… reale?! Sono stato battuto così facilmente da uno di un altro mondo?» commenta intanto Valerio, inorridito.
«Tutti noi veniamo dal mondo reale. – spiega Davide – Anche la ragazza che ti ha battuto stamattina»
«Incredibile…»
Tutti contenti raggiungiamo il prof. Oak.
«Buongiorno, ragazzi, è un piacere conoscervi»
«Salve, professore. – comincio io – Piacere nostro»
«Vedere gente di un altro mondo che si interessa ai viaggi coi Pokémon mi rende molto felice, più di quanto possiate immaginare. Vedendo questo combattimento deduco che siete tutti quanti anche molto bravi. In quanti si sono già medagliati?»
«Io sono il secondo» fa Davide.
«Bene. Quindi… posso sapere i vostri nomi, se non vi dispiace?»
Tutti quanti ci presentiamo e stringiamo la mano al professore. Quando vede Renamon accentua il sorriso:
«Ne abbiamo anche una del mondo digitale, vedo… siete una squadra perfetta. Io ho il mio laboratorio a Biancavilla, nella ragione di Kanto, se un giorno mi vorrete venire a trovare sono lì»
«Biancavilla? Lo stesso paese di Ash? Fantastico!»
In realtà sapevo tutto, volevo solo fare un po’ di scena.
«Conosci Ash?»
«Sì, l’ho già incontrato una volta, è un bravo ragazzo»
«Tanto meglio. Ascoltate, ho delle cose da dirvi. Uno: non potete portare con voi più di sei Pokémon alla volta»
«E perché?» chiede Lucia.
«È la legge, giovanotta. Nei combattimenti sono ammessi fino a sei Pokémon»
«Lucy, è anche una questione di comodità, ce la faresti a badare a tutti i Pokémon che ti porteresti dietro?» le faccio.
«Ah, ok, ho capito»
«Due: per ovviare a questo problema, come ho fatto con Ash, creerò per tutti voi uno spazio per depositare gli altri Pokémon in rete, così da semplificarvi la vita, non trovate anche voi?»
«Certamente, la ringraziamo» fa mia cugina.
«Come ultima cosa, ho portato questi per voi»
Detto ciò, prende la valigia che aveva con sé e la apre. Da essa tira fuori delle specie di grossi orologi con uno schermo da cinque centimetri per quattro e ce li porge.
«Questi sono degli InterPoké di ultima generazione, utilizzabili per chiamare chiunque, e sono tutti vostri. Mi sono preso la briga di memorizzare all’interno il mio numero, così se vi serve aiuto potrete contattarmi in ogni occasione»
«Grazie mille» contraccambiamo tutti.
Ovviamente, anche lo schermo dell’InterPoké è touch-screen, e subito ci salviamo i “numeri” a vicenda.
«Da dove siete partiti, da Borgo Foglianova?»
«Sì» rispondo io.
«Quindi in pratica siete appena partiti, la strada è ancora lunga. Spero che vi divertiate e passiate tante avventure. Ah, dimenticavo!»
Si guarda indietro, poi nel corridoio che porta all’uscita della palestra.
«Samanta? Ehi, Samanta! Dove è finita…?»
«Chi sarebbe ‘sta Samanta?»
«Eh, se la trovo ve la faccio conoscere, è una che… ecco… ha bisogno di imparare, come voi»
Fa qualche passo, poi gira la testa, e facendo un gesto col braccio urla:
«Samanta, cazzarola! Ti avevo detto di starmi dietro! Vieni qua!»
Da dietro il muro sentiamo una voce femminile vivace e squillante:
«Sì professore, scusi, mi ero distratta un attimo»
Quando entra insieme al professore, non crediamo ai nostri occhi: la Samanta in questione è una Samurott Pokémorfa dalla bellezza allucinante!!
«Apperò…» commento io, cercando di trattenermi perché giustamente avevo già Renamon a cui pensare.
«Che schianto!» si aggiunge Jacopo, completamente ipnotizzato.
«Strabiliante…» fa Davide. Le ragazze tacevano, anch’esse sbalordite.
Indossava dei jeans marroni con una cintura rossa, una maglietta rosa e una collanina raffigurante una Pokéball al collo. In testa, l’inconfondibile conchiglione col corno. Solo che non aveva i baffi tipici dei Samurott. Quando le chiedo il perché, mi risponde:
«Stavo male… me li sono tagliati via subito perché mi facevano sembrare un maschio…»
«E in effetti stai meglio così…» continua Jacopo.
«Comunque… ehm… salve, ragazzi… come avete sentito, mi chiamo Samanta. Voi?»
«Io… io sono Jacopo, è un piacere immenso per me conoscerti» le fa il mio amico, avvicinandosi e stringendole la mano. Ma poi continua:
«Samanta, hai una bella voce, sei fantastica in tutto e per tutto…»
«Che fai, rimorchi? Sai almeno se è single?»
Jacopo mi guarda strano, non sa cosa dire.
«Ah ah nessun problema, sono da sola ih ih»
Ci presentiamo tutti. Ora sappiamo cosa provano Ash e gli altri quando si presentano a tutti in continuazione.
«Ragazzi, – riprende il prof. Oak – Samanta ha assunto la forma antropomorfa proprio da poco, e vorrebbe imparare sulla vita degli allenatori… è un disturbo se si unisce a voi nel vostro viaggio?»
«No no, niente affatto, sei la benvenuta!»
«Jaco, smétla, l’ha capét mez mondo ca te piace la burdèla»
Samanta mi guarda e mi fa:
«Eh?!» ridacchiando leggermente.
«No, niente, ha capito lui. Comunque, come Jaco ha già detto, sei la benvenuta, ti aiuteremo noi»
«Grazie a tutti»
Contenta, ci abbraccia uno ad uno, e ci dà dei bacetti sulle guance.
«Rena, scusa, non pensar male, è solo stavolta…» dico, voltandomi verso la mia ragazza dopo l’abbraccio di Samanta.
«Tranquillo, non faccio niente. Mettermi a litigare con qualcuno è l’ultima cosa che voglio fare»
Samanta batte due volte le mani e fa:
«Bene, ragazzi… quando lasceremo Violapoli?»
«Hai già fretta di partire, Sama?» le faccio.
«No, no, per carità… era un modo per chiedere quanti incontri dovete ancora fare»
«Ah… bè, manchiamo io e la mia ragazza» rispondo indicando Renamon.
«Ah è la tua ragazza? Siete una bella coppia»
«Grazie» fa Renamon.
«L’hai visto Keldeo?» le chiede Ylenia.
«Dove?»
«Sono qui» fa il puledrino, cercando di farsi largo.
«Uh, che onore… il solenne spadaccino è qui! Ma ciao!»
«Ah ah bè… piacere di conoscerti, Samanta, ma a dir la verità non lo sono ancora…»
«Ah no? Credevo di sì»
«Per diventarlo devo battere Kyurem»
«Kyurem??? Ma stai scherzando? Quello è un bestione della Madonna, sarà almeno 30 volte te!» commento, stupito.
«Eh, mi tocca. Solo che prima devo imparare a usare Spadamistica con continuità, non una volta ogni morte di papa!»
Keldeo non sarà mai stato nel mio mondo, ma i detti del mondo reale li conosce tutti, eh eh… parla come uno che viene da Padova, o comunque dal Veneto!
«Bè,  sussurro a Jacopo dopo avergli dato una leggera gomitata – altro film Pokémon in arrivo, sta’ a vedere! Magari non nell’immediato, ma prima o poi…»
«Mh» contraccambia lui.
Dopo un po’, tutti usciamo dalla palestra e ci dirigiamo al Centro Pokémon, dove Davide fa rimettere a posto il suo Pokémon che aveva usato in battaglia. Anche Samanta si è predisposta di una bici prima di venire da noi. Mentre l’infermiera Joy cura il Pichu di Davide, noi e il Prof. Oak parliamo di tutto un po’, seduti ad un tavolo con dei panini in mano.
«Apparte te, Renamon, venite tutti quanti dalla stessa città?»
«Certo, professore, siamo tutti della città di Rimini» gli rispondo io, un po’ col modo di fare della gente di questo mondo.
«Rimini, eh? Interessante… è la città a cui sono legati due Pokémon speciali»
«Cosa?! – scatta Jacopo – Rimini è legata a due Pokémon?! In che senso? E chi sarebbero ‘sti due Pokémon?»
«Non c’è fretta, vi lascerò scoprire tutto a tempo debito, perché sono sicuro che passerete anche per quella splendida città»
«Eh, amen, lo scopriremo quando lo dovremo scoprire, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, anche se effettivamente siamo ancora in alto mare col viaggio, siamo solo a Violapoli…» commento.
Il professore si interrompe un attimo, poi fa:
«Sì sì scusate, stavo pensando, eh eh… comunque, siete davvero così interessati a questa vostra nuova vita?»
«Molto. Ad essere onesti, non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere. Io ho sempre fantasticato, ma non avrei mai potuto prevedere che quello che scrivo nei racconti sarebbe diventato realtà» rispondo.
«Ah, sei uno scrittore? Non male, se ti va, puoi farmi leggere tutti i tuoi lavori?»
«Certamente, adesso non li ho dietro, ma appena posso glieli farò avere»
Li ho lasciati nel computer fisso che ho nel mondo reale, continuo a dimenticarmi di metterli nel portatile!
«Ok, aspetterò con impazienza. E quindi nei racconti ti immaginavi già il tuo viaggio qui?»
«Sì, anche se gli eventi narrati e quelli che sto vivendo dal vivo non corrispondono, ma è bello lo stesso»
«Già. Senza il minimo dubbio, voi siete le persone giuste per un’avventura come questa, se posso esprimere un’opinione, questo mondo vi si addice alla stragrande»
«Lo pensavo anch’io»
Poi prende la parola Ylenia:
«Scusi, professore, le vorrei dire una cosa…»
«Prego, sono tutt’orecchi»
«Ascolti… i Pokémon, nonostante non siano presenti, sono conosciutissimi anche nel nostro mondo…»
«Lo so perfettamente»
«Scusi, posso finire la frase? Ecco… dicevo, nonostante non esistano da noi, sono molto conosciuti, e hanno milioni di fan in tutto il mondo. Io, ad essere sincera, non mi sono mai totalmente interessata, e giacché mio fratello impazzisce per loro ogni tanto ci davo un’occhiata, ma non ne ho mai saputo più di tanto. La scintilla è scoccata solo quando Mirkho mi ha presentato il suo Riolu, e lì mi si è aperto un mondo, perciò sono un po’ svantaggiata. Detto ciò, vorrei cogliere l’occasione per diventare più esperta»
«È anche il mio caso» si aggiunge Lucia.
«Bene, tanto meglio. – fa lui, poggiando una mano sulla spalla dell’Yle – Questa è un’esperienza che aiuta tantissimo nella vita, i Pokémon sono i vostri amici più fedeli, disposti a tutto pur di proteggervi, di aiutarvi e di stare con voi»
Proprio quello che io ripeto da qualcosa come dieci anni a questa parte.
«Potete dirmi in che modo sono conosciuti nel vostro mondo? Nel vostro mondo ci sono stato solamente una volta, due anni fa, e avevo visto il manifesto di un film»
Chissà di quale film… se è stato in Giappone avrà visto quello del film di Arceus, mentre se è stato in Europa dovrebbe aver visto almeno il DVD di quello di Giratina, poiché da noi i film arrivano sempre l’anno dopo.
«Ci fanno un po’ di tutto, – risponde Jacopo – peluche, modellini 3D, fumetti, portachiavi, gadget di ogni genere, insomma»
«Capisco. Chi di voi è il più esperto riguardo ai Pokémon?»
«Io e Jacopo. – rispondo orgoglioso – Li guardiamo in TV fin dall’infanzia, e in qualche modo ci siamo cresciuti»
«Ehi, vi dimenticate di me? Anche a me piacciono, qualcosa ne so anch’io!» fa la mia ragazza.
«Giusto, amore, scusami»
Samanta è lì buona e tranquilla, che ascolta con attenzione i nostri discorsi senza mai annoiarsi.
«E come avete passato il vostro primo giorno qui?»
«Forse è meglio se comincio io, giacché tutto è partito da me. Allora… saranno ormai due settimane… comunque era un bel pomeriggio di sole, fuori si crepava dal caldo, ho passato tutta la mattina a non far niente, subito dopo pranzo, mentre stavo guardando il tg3, si è aperto un passaggio e mi sono ritrovato qui. Cioè, non proprio qui, ma ad Arenipoli, a Sinnoh, ed è stato lì che ho conosciuto Ash. Insieme a Brock e Lucinda mi ha soccorso. Mentre camminiamo insieme verso la città trovo un uovo per terra, da cui poi è nato il mio Riolu. Poi ho pensato: io ero arrivato qui con un passaggio dimensionale, Dialga e Palkia governano tempo e spazio, quindi ho provato a raggiungerli, e il gruppo di Ash mi ha seguito volentieri. E alla fine è stata la cosa giusta, perché mi hanno confermato che sono stati loro a portarmi in questo mondo e mi hanno dato questa medaglietta con cui posso viaggiare tra qui e il mio mondo»
«L’avrei immaginato. – mi fa il prof. Oak – In pratica è la procedura standard con cui si scelgono i Prescelti dal mondo reale…»
«Ecco, lei mi sa dire di più su ‘sta storia dei Prescelti? Purtroppo la mia ragazza, nonostante lo sia anche lei, non è stata molto esaustiva»
«A dir la verità la modalità di selezione non mi è mai stata spiegata, e nemmeno il come e il perché, mi dispiace ma qui non ti sono d’aiuto. Ho detto “l’avrei immaginato” perché non sei il primo che mi racconta una cosa del genere, tra medaglietta e passaggi dimensionali»
«Ah, grazie lo stesso… comunque, successivamente ho invitato tutti i miei amici che lei vede qui»
«E… toglimi una curiosità… un tale Berlusconi è ancora presidente del consiglio?»
Jacopo si mette a ridere, e io rispondo:
«Sì, è ancora lì, almeno finché il PD non lo toglie... ma preferisco non parlare di politica al momento»
«Ah ah ok ok, va bene. Comunque vi dico che mi piacerebbe tantissimo vedere i Pokémon anche nel vostro mondo, anche se in effetti ammetto che sarebbe un tantino pericoloso…»
«Già… da noi c’è praticamente una guerra al giorno, e sinceramente io non vedo i Pokémon come strumenti di guerra in mano a certi individui del mio mondo»
«È proprio quello l’unico ostacolo… e poi anche noi ce li abbiamo i nostri criminali, oltre ai vari “Team”, è di due giorni fa la notizia che uno ha fatto secco un altro grazie al suo Pokémon, poco fuori Fiorlisopoli»
«Ah, incoraggiante…» commenta Ylenia.
«Ragazzi, prima di lasciarci, e di lasciare (scusate il gioco di parole) Samanta nelle vostre mani, vi vorrei chiedere, se vi va, di lasciarmi i vostri numeri di InterPoké»
«Certo» risponde Davide, prendendo dal portafogli un fogliettino dove si era segnato il suo numero.
Tutti, uno ad uno, glieli lasciamo, poi il professore ci chiede un’altra cosa:
«Per caso, qualcuno di voi ha un computer?»
«Un computer? Intende fisso o portatile?»
«Entrambi»
«Sì, ma a casa nostra però… di portatile ce ne ho uno dietro io»
«Bene. Vi faccio quest’ultimo regalino»
«Cos’è?»
«Sicuramente lo scoprirete più avanti. Non abbiate fretta. Ogni cosa ha il suo tempo»
Eh… vabbè, non so che dire… comunque grazie» gli rispondo, dopo che mi ha dato il CD.
«Prego. Ora io vi lascio, ma ci terremo sempre in contatto, e sarò sempre a vostra disposizione, se avete bisogno chiamatemi pure con l’InterPoké. Arrivederci»
«Arrivederci, professore» gli rispondiamo tutti.
«Ah, e salutatemi Kuro quando lo vedete. Ciao Samanta, divertiti»
«Certo, professore, grazie mille» risponde la ragazza.
Il prof. Oak esce, sale sulla macchina che aveva parcheggiato qua davanti e parte.
«Giulia, tieni il CD, che se lo metto nello zaino si spacca in quattro, la tua borsa almeno è più ordinata»
Glielo do, poi guardo l’ora: le sei e dieci. Caspita, è passato così tanto tempo? Non me n’ero accorto di certo, come del resto nessun altro qui.
«Ragazzi, che ne dite di passare la serata in sala giochi? Ce n’è una sulla strada verso la palestra, l’ho vista prima quando ci siamo passati davanti» fa Samanta.
«Ehi, che idea, è parecchio tempo che non frequento una sala giochi. – afferma felice Jacopo – Ho una gran voglia di fare una partita a biliardo»
«Anche io!! Stavo per dirlo! Siamo della stessa idea noi due!»
Samanta è euforica e si abbraccia con Jacopo. Per interromperli, dico anch’io che ero intenzionato a giocare a biliardo. Certo, non sono un gran giocatore (l’ultima volta, in centro a Rimini, ho strappato lo strato di stoffa verde del tavolo col bastone, e sempre con quello ho ficcato un colpo al lampadario del tavolo che è quasi venuto giù!), però ammetto che mi rilassa molto.
«Bella gente, vi va di mangiare una pizza per cena?» propone Lucia.
Tutti siamo d’accordo, e pertanto diciamo all’infermiera Joy che mangeremo fuori. Poi, torniamo tutti su in stanza per passare un po’ di tempo, è ancora presto. Cominciamo a far girare per la stanza tutti i nostri Pokémon, così da presentarli anche alla new entry del gruppo.
«Quanto sono carini, tutti quanti. Adesso faccio uscire anche i miei»
«Li hai anche te?» le chiede Jacopo.
«Certo, il fatto che io sia una Pokémorfa non vuol dire che non ho altri Pokémon eh»
«Cos’ha detto?»
«I Pokémorfi sono i Pokémon antropomorfi, nessun mistero» spiego io.
Samanta ha due Pokémon, tutti della regione di Unima: un Deerling e uno Zorua!
«Wow, sono due Pokémon di Unima che adoro un sacco!» commento.
Mi abbasso e li accarezzo, e anche loro sembrano felici di conoscerci. Poco dopo Zorua assume, grazie all’abilità Illusione, le mie sembianze. Mentre Samanta, Ylenia e Giulia si mettono a ridere, io ci rimango di sasso.
«Oh bè… mi sa che dovrò farci l’abitudine…»
Samanta fa tornare Zorua alla sua forma normale.
«Non prendertela, – mi fa – è il suo modo di salutare, alquanto buffo»
«Lo vedo… ma ha comunque il suo lato simpatico» le rispondo guardando Zorua, che mi sorride.
Sono comunque contento nel vedere che nel giro di poco più di un’ora la nostra nuova amica si è perfettamente integrata nel gruppo. Solo che, quando andremo nel mondo reale, i problemi ora sono due: oltre che a Renamon dobbiamo far attenzione anche a Samanta, e il perché mi sembra di averlo già detto più volte.
Poi vedo Riolu che sale in groppa a Deerling che comincia a passeggiare per la stanza, mentre Jacopo e Samanta si stendono sul letto di lui a giocare con l’iPad, oggetto del demonio che incuriosisce non poco la ragazza. Decido infine di andarmi a fare una doccia, perché ad essere sincero è da un po’ di tempo che non la faccio, e penso di cominciare ad emanare un odore non proprio soave, per poi andare via tutti insieme.
Terminata la doccia, durata circa una decina di minuti, mi vesto cogli abiti migliori di cui dispongo e, dopo che gli altri hanno terminato la stessa fase, facciamo rientrare i nostri Pokémon nelle sfere. Bici in mano, ci dirigiamo verso il primo ristorante che troviamo, mentre il sole sta tramontando dietro gli alti palazzi della città. Dopo aver girato per un paio di vie, ne troviamo uno.
«Ma che bel design… mi piace. Andiamo qui, bella gente?» fa Lucia, tutta contenta.
«Sì, piace anche a me. Anche perché ho fame e non voglio più aspettare» aggiungo io.
«Concordiamo» fanno Samanta e Jacopo.
Posteggiamo le bici vicino all’ingresso e ci sediamo nel primo tavolo spazioso che troviamo. Siamo in otto, se contiamo Keldeo nove, e fortunatamente ne abbiamo trovato uno.
Quando passa il cameriere, diamo tutti quanti le ordinazioni che abbiamo preso dal menù. Io la mia solita pizza con wurstel e patatine, ma qui hanno la variante con sugo di baccamodoro, che dà un sapore piccante al tutto. Tanto meglio, io adoro la roba piccante. Gli altri puntano più che altro su pizze normali, tranne Ylenia che ne prende una colla rucola e tre tonnellate di mozzarella. Da bere, io prendo una gassosa, Jacopo l’aranciata e tutti gli altri una bibita chiamata Saint Helen ma che è la nostra amata Coca Cola. Dopo aver aspettato una ventina di minuti, ecco che arriva tutto. Mentre mangiamo, Samanta ci fa:
«Quando tornerete nel vostro mondo? Vorrei venire con voi»
«Il ventuno facciamo una cena nel nostro mondo tra ex compagni di classe a scuola, ma puoi venire tranquillamente anche tu» le rispondo.
«Uh grazie, ne sono onorata, non vedo l’ora»
«Attenta però che se ti scoprono andiamo nei casini, giacché nel nostro mondo i Pokémon non esistono» la avverte mia cugina.
«No? Peccato… vabbè, prenderò le dovute precauzioni, non preoccupatevi»
«Tranquilla, mi preoccupo più di mio cugino che di te»
Appoggio stizzito il trancio di pizza sul piatto.
«Ma non perdi mai occasione per stare zitta?»
«Come se non ti conoscessi…» mi fa lei con un gesto della mano.
Decido di lasciarla perdere e mi rimetto a mangiare, mentre Samanta ridacchia. Devo dire che è una ragazza molto simpatica, con un buon senso dell’umorismo. E poi… con tutti gli allenatori che ci sono in questo mondo, proprio a noi il prof. Oak l’ha affidata… no, non sto recriminando anzi, ci riteniamo fortunati ad averla. Ciò che mi sembra strano è che ce l’ha affidata ben sapendo che anche noi non siamo allenatori esperti. Mah, non è importante, almeno se impariamo qualcosa di nuovo lo faremo tutti insieme, è questo che conta.
Andiamo avanti a parlare finché non finiamo di mangiare. Andiamo alla cassa e ognuno paga la sua roba, per un conto totale di 116,50 ₱ ovvero circa 145 €.
«Cavolo se abbiamo mangiato…» commenta Davide, leggendo lo scontrino.
Contenti e con la pancia piena, usciamo dirigendoci verso la sala giochi indicata da Samanta. Entriamo e troviamo un bel po’ di gente, ma fortunatamente riusciamo a trovare un tavolo da biliardo libero. Mentre Jacopo e Samanta rimangono lì a tenerlo occupato, io e mia cugina andiamo a comprare il gettone necessario a recuperare le palle. Fatto ciò, torniamo al tavolo, do il gettone a Jacopo, lui e Samanta prendono le bacchette, posizionano le palle nel triangolo, lo tolgono e, posizionata la palla bianca, fanno pari o dispari su chi inizia per primo. Inizia Samanta.
Rimango lì ad osservarli per un po’, entrambi giocano bene. Dopo qualche minuto, decido di farmi un giro, fermandomi a fare qualche gara automobilistica in un gioco che assomiglia vagamente a Need for speed, e che mi entusiasma. Ho deciso di non fermarmi alle slot-machine perché anche qui come nel mio mondo sono vietate ai minorenni, ma anche perché non voglio, nella maniera più assoluta, prendere il vizio del gioco. Stiamo scherzando? Ho la possibilità di guadagnare soldi semplicemente lottando, perché disperderli ai casinò online? In tempi di crisi economica, poi (almeno nel mio mondo)!
Finite un paio di gare, vinte entrambe (sono bravo in questo campo), io e Renamon andiamo fuori a fumare. Sono le undici meno venti e, ad essere sincero, dopo una giornata come questa sarei abbastanza stanchino, dopotutto tra scuola, lotta in palestra (non mia), prof. Oak e tutto il resto, le mie forze hanno esaurito il budget.
Preferisco però aspettare che Jacopo e Samanta finiscano la loro partita, a detta di mia cugina non ne avranno ancora per molto, perciò rimango lì ad osservare. Steccata su steccata, alle 11 in punto hanno finito. Ci hanno messo così tanto perché, nonostante dicano di essere buoni giocatori, non riuscivano mai a far entrare una benedetta pallina in un buco. Alla fine è stata una bella serata, che alla Samurott è servita decisamente a conoscerci tutti per bene. Salutiamo il gestore della sala giochi e, tra mille sbadigli, torniamo al Centro Pokémon, tra l’altro sbagliando due volte strada (forse per la stanchezza!).
«Ragazzi, certo che c’avete un senso di orientamento spaventoso…» ironizza Keldeo che, abbastanza stufo, ha deciso di farci da guida.
Al Centro Pokémon, salutiamo l’infermiera Joy senza fermarci. Filiamo dritti verso la nostra camera e, una volta entrati, ci buttiamo a capofitto sui letti. Samanta fa uscire Zorua e Deerling, il primo saltandomi poi sulla pancia.
«Aah cazzo Zorua… vuoi farmi tornar su la pizza?»
Mi alzo rimanendo seduto, mettendomi a coccolare la Malavolpe. Passano pochi secondi e, lanciando un’occhiata su Jacopo e Samanta, vedo che si stanno massaggiando a vicenda. Tutto normale, fino a quando non raggiungono le zone calde.
«No, ragazzi, no… che fate? Oddio… Zorua, scusami un secondo eh…»
Vado velocemente a chiudete tutte e due le tende della stanza, non che qualche curiosone della camera accanto abbia voglia di ficcare il naso dal balcone. Poi mi volto verso i due:
«Ragazzi, un po’ di contegno! Non siamo soli! Capisco la voglia, ma non è il momento adatto!»
«Ma guarda che non facevamo niente di particolare eh, – mi fa lei con un sorrisetto – erano solo dei massaggini»
«Come no. – replico io – Mancava solo l’olio della Durex ed eravamo a posto… cercate di trattenervi»
«C’ha ragione, eh… per favore» si aggiunge Giulia.
Le altre ragazze del gruppo sono tutte in bagno. Ovviamente non penso che si trucchino, di sicuro s’imbalsameranno di creme per la notte peggio delle mummie egizie.
Mi metto il pigiama e, assieme a Riolu, mi metto sotto le coperte, invitando gli altri a fare altrettanto. Keldeo si sistema sul tappeto che sta tra il letto dove stiamo io e la mia ragazza e quello di Jacopo e Samanta, alla mia sinistra. Nel giro di mezz’ora (perché le ragazze, giustamente, là dentro devono perderci le ore) ci sistemiamo tutti, felici e contenti, spegniamo le lucette sui comodini e chiudiamo gli occhietti.

FINE
   
 
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