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Autore: LittleDreamer86    05/03/2016    0 recensioni
Neve. Un duello tra la luce e l'oscurità, tra i due modi di essere la Forza. Tutto sarebbe potuto andare diversamente, per un altro percorso, secondo un altra scelta. Rey vede infatti per un istante se stessa come un fantasma, una possibilità di percorso, che si allontana, scappando via da Kylo Ren e da ciò che potrebbe rappresentare, lontana dalla foresta, al di là della crepa. Invece...
[Questa storia non mi appartiene, la traduco solamente con il permesso dell'autrice. Grazie ms-qualia!!]
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Rey
Note: Movieverse, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

Si svegliò nel suo giaciglio, in una delle capanne riservate ai bambini sensibili alla Forza. Youngling erano chiamati. Doveva avere circa otto anni, ma non ne era del tutto sicura. Si vestì rapidamente e afferrati i secchi fuori dalla porta corse a prendere dell’acqua. L’erba le sferzava le piccole gambe mentre correva.
Era ancora prima dell’alba ma la luna e gli anelli di Kos lasciavano il pianeta nel suo permanente crepuscolo. Il cielo era costantemente luminoso di notte a causa dell’uno o dell’altro. Ogni notte di ogni anno, fatta eccezione per gli equinozi quando gli anelli dividevano il cielo a metà come un coltello. Una volta al mese, generalmente al mattino, la luna attraversava la zona degli anelli, spingendo decine di migliaia di frammenti verso l’atmosfera, trasformandoli in stelle cadenti che attraversavano il cielo per giorni e giorni a venire.
 
Rey sollevò lo sguardo verso il cielo per vedere se fosse una di quelle mattine, ma non lo era. Tornò indietro alla propria capanna, mise a terra i secchi che aveva trasportato dal lago, sospirò, e si ritirò di nuovo all’interno.
Condivideva la piccola sistemazione con Leto, che era un po’ più grande di lei. Litigavano spesso su chi fosse la più grande fra loro; ma venivano da diversi pianeti e il confronto delle unità di misura del tempo tra i sistemi stellari era un conto un tantino troppo complesso per entrambe. Rey insisteva nell’essere lei la più grande, quindi lei doveva avere otto anni e Leto sette, ma Leto continuava a dire che entrambe avrebbero potuto avere la stessa età anche se una di loro fosse stata più grande. Per lei era assurdo e così considerava il ragionamento della sua amica un segno addizionale del fatto che fosse lei la più grande. Entrambe sapevano che Rey era arrivata all’Accademia quattro giorni prima. E questo fatto lei lo impugnava come un premio conquistato a fatica, sempre a testimonianza della sua convinzione di essere la più grande fra le due.
 
“Leto!” Rey scosse un poco l’amica, da sopra le coperte. Lei lentamente aprì gli occhi e puntò lo sguardo verso la finestra, lamentandosi “E’ tardi!” Il sonno gli impastava le parole.
 
“Ho già preso l’acqua. Devi solo trasportare la legna che ho tagliato.”
 
Leto aggrottò la fronte. “Hai aspettato per svegliarmi solo perché a te non piace portare la legna.”
 
“Svegliati da sola domani, allora.”
 
“Oh, bene!”
 
Leto ancora insonnolita si mise a sedere. Intanto Rey si era arrampicata sul letto dietro di lei e aveva incominciato a disfarle le trecce, passando le dita tra le ciocche per scuoter eventuali capelli caduti e togliere i nodi. Quando abilmente ebbe finito di ri-annodarle i capelli, entrambe le ragazzine si voltarono senza dire una parole, e fu Leto successivamente a fare la stessa cosa per Rey. Lei teneva i capelli raccolti in tre nodi, com’era consuetudine sul suo pianeta per le ragazze non sposate prima che il suo mondo fosse …
 
Devastato. Distrutto. Annullato nel suo cuore.
 
Sopra i resti del fuoco che avevano acceso la sera passata, c’era una pentola con della poltiglia ancora buona da mangiare. Ripulirono completamente la pentola mangiando fino all’ultimo boccone e si confezionarono da sole degli spuntini con della frutta e con alcuni germogli, verdi ramoscelli attorcigliati a forma di chiave di violino, provenienti da un antica pianta (fiddleheads- germogli di felce). Quest’ultimi avevano un sapore molto dolce appena spuntati; con la maturazione che li portava ad assumere un colore di un rosso brillante, perdevano la loro commestibilità diventando velenosi. Erano un piacere molto raro.
 
Le due ragazzine afferrarono le loro accette (o asce a una mano), collocate vicino alla porta. Entrambe erano molto orgogliose di quelle piccole armi. Dopo un anno e mezzo di attenta supervisione, dita ferite e per poco mancate, se l’erano guadagnate come proprie. Leto non si era affrettata ad apprendere quell’abilità ma era estremamente diligente così aveva imparato il suo uso molto prima rispetto a Rey. E fu molto più gentile di quanto Rey sarebbe stata perché non brontolò quando Maestro Luke la prese da parte suggerendole di aspettare alcune settimane così che Rey e lei avrebbero potuto avere le loro asce personali nello stesso giorno. Poi Rey intagliò il suo nome nel manico della sua ascia mentre Leto preferì lasciare la sua senza.
 
Si avventurarono su per la collina della loro piccola isola. Era solo una collina con l’alta marea. A metà giornata, un ponte di terra si asciugava emergendo dall’acqua del lago e si poteva camminare attraverso il tempio principale e il pomeriggio attraverso le classi di Younglings.
 
Maestro Luke era il solo Jedi, l’unico rimasto nell’intera galassia. C’erano sei Padawan e quattro Youngling. I più piccoli avevano le loro classi il pomeriggio. Qualche volta anche i Padawan partecipavano a quelle lezioni se interessanti o se mancava loro qualche particolare abilità, ma il più delle volte stavano da soli e studiavano ciò che era di loro attrattiva. Qualche volta prendevano parte a dei viaggi con Maestro Luke.
 
“Ho sentito” affermò Rey “che arriveranno due nuovi di noi…”
“Dove l’hai sentito?”
“Maestro Jawless ne stava parlando con quel Twi’lek.”
“Il suo nome è Sed Re’lah, e sai benissimo come si come si chiama.”Sibilò Leto, guardando l’amica di traverso.
Comunque non aveva corretto l’amica a proposito di Jawless.
 
Jawless non era un Maestro Jedi, ma era molto rispettato. Era l’archivista nella libreria, e lavorava a stretto contatto con Kontra, che istruiva su come trovare, conservare e decifrare vecchi documenti. Percepiva anche lui la Forza, oltre ad essere molto vecchio.
 
Si rifiutò di darsi un nome poiché I nomi erano creduti troppo sacri per affidarli ai bambini sul suo pianeta, così gli allievi più giovani ne avevano creato uno apposta per lui anni prima. Luke non aveva visto di buon occhio questa proposta dei suoi allievi. Jawless, Senza Mascella, si era procurato la sua lesione infastidendo un Signore Sith e sopravvivendo comunque alle sue ire. Aveva una cicatrice che correva giù per il volto e una grossa bolla accanto alla bocca dove parte della mascella mancava. Diceva che se i giovani iniziati pensavano che quel nome lo rappresentava, loro gli rendevano un grande onore.
 
Luke rinviò il suo giudizio sulla faccenda del nome ma si ricordò frequentemente dei bambini e dei loro ruoli come futuri diplomatici.
 
Jawless trascorse parecchio tempo libero raccogliendo dai mondi e riportando alla luce vecchie tradizioni Jedi, e trovò piacere nel dedicarsi alla lettura, alla pulizia e a sconvenienti pettegolezzi. Era piccolo, più alto di Rey di mezza testa, e un poco più basso di Leto.
 
Leto diede a Rey una spinta per farla raggiungere uno degli alberi. Rey si arrampicò ancora più su e taglio dei piccoli rami che avrebbero messo a seccare nel corso della settimana così da poter essere utilizzati per l’accensione del fuoco.
 
“ Sed Re’lah però non parla molto con me!”
“Se nemmeno ricordi il suo nome, chiaro che lui non ti parla!”
“Ma lui questo non lo sa!”
 
Leto levò gli occhi al cielo. “Non c’è bisogno di dire alla gente che non sei una di quelle persone che si ricorda i nomi. Anche le persone che non sanno nulla della Forza al solo guardarti per un minuto lo scoprono poi. Pensa un Jedi allora.”
 
Rey ribollì per il giudizio incisivo e diretto della sua amica. Leto rimase in silenzio a pensare qualche istante, nascondendo malamente la piega maliziosa che avevano preso le sue labbra. “Inoltre tu conosci benissimo il nome di quel brutto tizio. Ti piaaaaace molto lui.”
 
“Non ci ho mai parlato. E…e un Jedi non si interessa affatto dell’aspetto fisico.” Affermò Rey altezzosa, puntando il proprio naso all’insù.
 
Abbassò lo sguardo dalla posizione in cui si trovava per guardare la sua amica, sotto l’albero, e capì che era stata un po’ troppo dura con lei. Nelle loro peggiori liti, dopo poco che erano entrambe arrivate sul pianeta, Rey aveva detto alla sua amica che non sarebbe mai diventata un grande cavaliere Jedi. L’argomento scottava ancora. Leto si sfregava il visino con il dorso della propria mano destra.
 
Rey, che si trovava seduta su un grosso ramo, sibilò verso il basso la sua confessione “E penso che sia molto bello, si.”
 
Il singhiozzo della sua amica fu mezzo soffocato da una gioiosa risata. Sollevò il viso verso l’alto e le sorrise, pronta a prenderla in giro per quella cotta. Rey si fermava a fissarlo spesso durante le sue lezioni sulle forme, e intenzionalmente sbagliava qualcosa così che lui la correggesse.
 
“Penso che i Jedi non dovrebbero fissarsi sull’aspetto fisico delle persone.”
 
Entrambe le ragazze rimasero sorprese. Si guardarono intorno e proprio su un lato della collina videro un giovane uomo abbastanza alto, vestito d’una tunica scura. Nessuna delle due si chiese come avevano fatto a non accorgersi prima di lui; era il Padawan più grande, e sapeva benissimo come rendersi invisibile, se voleva. Il sorriso di Leto si tramutò in uno sguardo folle d’orrore al ricordo della loro conversazione, e le lacrime cominciarono di nuovo a scenderle lungo le guance. Se non altro, Rey era molto più preoccupata del fatto che il tema del loro chiacchierare fosse stato origliato. Se si fosse trovata a terra, sicuramente sarebbe scappata correndo.
 
“In realtà loro osservano.” Continuò il giovane uomo. “Il nostro aspetto dice molto di come siamo. Non è mai una buona idea ignorare le vostre percezioni. Qualcosa potrebbe improvvisamente insidiarvi.”
 
Prese ad avvicinarsi lentamente al loro albero. Il suo incidere parlava equamente di un esperto di forme e scherma e di un adolescente dai movimenti impacciati, con una forte postura eretta esplicata dalla parte bassa della schiena e dell’addome ma allo stesso tempo anche trascinata nelle braccia e nelle spalle incurvate, come se cercasse invano di rendersi più piccolo rispetto alla sua molto grande corporatura. Reclamava attenzione che non aveva desiderio alcuno di riceve.
 
Leto si mantenne attenta e concentrata ai movimenti del Padawan, come aveva imparato a fare nei tempi tra una forma e l’altra. Rey sperò di non liquefarsi sul ramo dov’era seduta, una gamba per lato. Lui si appoggiò al tronco dell’albero e disse, in un sussurro da cospiratore.
 
“Mio padre è un uccello, sapete. Un falco.” Le guardò entrambe per vedere come avevano preso la sua affermazione. Le sopracciglia delle ragazzine si aggrottarono. Nessuna delle due era mai stata su un pianeta in cui ci fossero degli uccelli. Con particolare intensità il suo sguardo si fissò sul volto di Rey, in alto, alla ricerca di un qualche segno che lei ricordasse.
 
“Un uccello!” affermò lui con maggior intensità nella voce. “Così grande.” Allargò le braccia più che potè.
“Pennuto, vi chiederete? Vola nell’aria e tra i sistemi stellari. E con un becco così.” Avvicinò la destra al viso e, dopo aver portato l’attenzione delle ragazzine alle proporzioni del proprio naso e delle labbra, stringendo tra loro pollice, indice e medio, allontanava la mano parallelamente rispetto al suolo.
 
Entrambe le ragazzine sussultarono a quel movimento, e il volto del giovane uomo sembrò in modo sottile far eco alle loro espressioni.
 
“Cosa fanno gli uccelli?” chiese Leto.
 
 “Quello che conosco fruga tra i rifiuti. Cercano cose di valore e quando le trovano, le vendono subito dopo. Forse prendono anche roba che non è loro quando nessuno li guarda. E come cibo, trovano piccoli bambini nei boschi quando quelli sono fuori a tagliare la legna.”
 
Le ragazze rimasero col fiato bloccato in gola. Come loro, pensarono simultaneamente!
 
“Gli uccelli sono persone? O solo animali?” Chiese Leto, incantata.
 
“Mi hanno detto che sono senzienti, ma non posso esserne così sicuro. Per divertirsi bevono fin troppo e tolgono i pidocchi dagli Woookie, quindi non possono essere così intelligenti.”
 
“Tu sei una persona.” Disse Rey. “Sembri proprio un essere umano. Non ci mangerai sicuramente!”
 
“Mia madre era una principessa. Le principesse sono superiori in grado agli uccelli, e si è deciso che dovessi assomigliare più a mia madre. Ma non ditelo a nessuno, ho preso soprattutto da mio padre. Soprattutto per la dieta.”
 
“Ti stai inventando tutto!” Urlò Rey, dal suo ramo.
Lui strinse il pugno sopra al tessuto della tunica all’altezza del cuore, come se quelle parole lo ferissero. “Io?”
Lei annuì con fervore.
“Sei molto sveglia.”
“Penso che sia vero.” Disse Leto.
Lui inclinò il capo verso l’altra ragazzina “Forse lo è.”
 
Rey ripose la sua ascia nel suo fodero e la mise entro la propria cintura. Prese a dondolare le gambe dal ramo appendendosi dal ramo da cui si teneva con le mani.
 
“Posso tirarmi su di nuovo se voglio!” Disse Rey, e lo dimostrò subito dopo.
 
“Vedo. Maestro Luke mi ha detto che entrambe vi impegnate molto nelle nelle vostre arti marziali.”
 
Lo sguardo di Leto oltrepassò le spalle del giovane uomo, correndo giù dalla collina rocciosa fino all’acqua. La marea aveva lentamente cominciato a scendere, e la sommità del loro percorso roccioso spuntava appena fuori dall’acqua.
 
“Se non ci sbrighiamo, non termineremo i nostri lavori in tempo per la lezione.” Disse Leto.
“Oh, state per andare a lezione?”
“Sempre andiamo a lezione!” disse Rey, ancora aggrappata al ramo.
“Siamo gli Youngling più grandi e dobbiamo essere d’esempio.” Affermò l’amica.
“Vedo. Ma i Padawan non devono andare a lezione a quest’ora del giorno.”
“Siamo Younglings, non Padawan.” Disse Rey. Leto si congelò sul posto, trattenendo il respiro.
“Davvero? Non è quello che mi ha detto Maestro Luke.” Un lieve sorriso gli mosse le labbra. “Lui ha deciso che entrambe vi allenerete con me, d’ora in poi.”
 
 Rey lasciò andare il ramo da cui ciondolava, finendo per aggrapparsi, poco sotto, al grosso tronco dell’albero, in totale stato confusionale. Leto abbassò lo sguardo alla legna che avevano raccolto, poi tornò a fissare in volto il giovane uomo.
“Davvero?” riuscì a dire la ragazzina.
“Davvero. Come studenti Padawan.”
“Io ho…ho bisogno di mettere la legna ad asciugare prima di diventare Padawan!” constatò Leto.
Ben invece pronunciò, scuotendo il capo con un mezzo sorriso “Quando si diviene Padawan si continuano a fare sempre questi lavori…”
“Lo prometto! Rey prendi l’acqua per me.”
“Bene, finite questo lavoro di routine, che è importante. Poi andremo.”
 
Leto raccolse la legna e corse giù per la collina più veloce che potè. Il giovane uomo la guardò un momento, e poi tornò a porre la sua attenzione a Rey. Lei sedeva ai piedi dell’albero con le ginocchia piegate.
 
“Pensavo che tutte e due sareste state molto più soddisfatte.”
 
“Lo è. Ma non vuole che tu lo veda. I Jedi non devo annebbiare il loro giudizio con l’emozione…”
 
Lui annuì. “E tu?”
 
La ragazzina strinse le labbra.
 
“Se c’è qualcosa che ti porta preoccupazione, puoi parlarne con me. Non diventerò ancora il vostro Maestro. Sono io stesso un Padawan. Ma Luke confida in me per il vostro addestramento. Quando sarai pronta a parlarne, allora parleremo.”
 
Ci pensò un po su e con calma disse “Maestro Jawless dice che solo un Jedi può avere dei Padawan e poi lui stesso li addestra. Tu sei un Padawan.”
Lui annuì. “Si, era come questo avveniva nel passato. Vero.”
 
“Non è più così adesso?”
 
“Bè, prima della caduta della Vecchia Repubblica, i Jedi si allenavano anche in un grosso tempio, e non vivevano in mezzo a regioni come queste. Ma quando loro scomparvero, molte delle loro tradizioni, molto dell’antica via, svanì assieme a loro. Maestro Luke si addestrò come noi ci stiamo addestrando oggi, in mezzo a regioni deserte, selvagge. Siamo un ordine diverso, con tradizioni diverse. Alcune di queste sono nuove di zecca.”
Rey ascoltava attenta e annuiva di tanto in tanto.
 
“Ci sono molti meno di noi, rispetto un tempo, ed un solo ed unico Maestro con molti studenti che hanno bisogno di lui. Maestro Luke è molto saggio ma non può essere dappertutto nello stesso momento. Ma diventerò presto un Jedi e potrò dargli una mano. Penso quest’anno.”
 
Rey levò lo sguardo dalle proprie mani al viso del Padawan. “Davvero?!”
 
Lui annuì col capo. “Parte dell’essere un Jedi è anche essere un mentore, così imparerò in che modo con te e Leto. Andateci piano con me, eh?”
 
Rey sentì qualcosa salire dentro di lei, e prima di accorgersi di quello che stava per dire alcune parole le affiorarono alle labbra “Sono…sono troppo piccola per questo. Per..”
 
Quelle parole lo colsero alla sprovvista. “Perché sei più giovane di quanto fossero i Padawan dei tempi antichi?”
“Io non…non lo so.”
“Lo vedo. Vorresti andare a lezione questa mattina, così io nel frattempo ne parlerò con Maestro Luke?”
Cercò di trattenere dentro di sé le lacrime che minacciavano di uscirle dagli occhi umidi. Riuscì a malapena ad annuire. Lui allontanò lo sguardo dalla ragazzina spingendolo fino all’acqua, fino al ponte di terra che adesso era completamente emerso.
 
“Forse ti ho trattenuta troppo a lungo. Che ne dici…Sono venuto in barca. Vorresti tornare indietro con Leto e me?”
“Dovrò pagaiare?” Gli chiese Rey guardandolo ancora con gli occhi un po’ lucidi.
Il giovane uomo levò gli occhi al cielo. “Pagaierò io chiaramente.”
“SI!”
“Andiamo a cercare la tua amica.”
Lui cominciò a camminare, dirigendosi alla base della collina e lei gli corse dietro per tenere il passo.
“In ogni caso, non sono sicuro che ci siamo mai presentati formalmente. L’abbiamo fatto?” Chiese lui.
“Si, si…”
“Davvero? Non mi ricordo…”
“Sei Ben. Ci siamo incontrati sul mio pianeta.”
“Ah giusto. Devo essermene dimenticato…”
“Rey.”
“Rey! Non sono molto bravo con i nomi, quindi ci aiuteremo l’un l’altro.”
“Nemmeno io lo sono. Ci aiuteremo a vicenda.”
“Grazie.”

≈ § ≈
 
Nonostante i loro migliori sforzi, Rey arrivò troppo tardi per unirsi alla classe. Così le fu detto di aspettare Ben all’entrata dell’Accademia. L’accademia principale era un basso edificio costruito in legno e pietra, un po più sofisticato rispetto alle rozze capanne in cui gli Youngling e i Padawan vivevano. I Padawan più grandi aiutavano in genere i più piccoli Youngling a costruire e riparare le loro piccole abitazioni e lentamente imparavano loro come essere indipendenti durante le loro giornate. Se qualcuno di loro si fosse sentito troppo frustrato o in difficoltà, un Padawan o Luke stesso qualche volta, gli sarebbe sicuramente stato vicino e l’avrebbe comunque percepito attraverso la Forza. Rey e Leto avevano avuto bisogno di poca assistenza nei loro lavoretti mattutini e serali nell’ultimo mezzo anno.
 
Leto correva fuori dal cortile di allenamento per praticare le sue forme con un bastone in legno. Rey la scrutò attraverso la finestra. I Padawan più grandi che proseguivano i loro studi con meno supervisione, si fermarono vicino a lei e le dissero qualche parola. Non si congratularono, ma la salutarono semplicemente come se fosse già una di loro. Leto era completamente scossa dall’eccitazione, nonostante cercasse di contenersi come era appropriato per un Padawan che si sta addestrando.
Era alta la metà dei manichini da addestramento.
 
Rey tornò a guardare verso lo studio di Luke. Era annoiata e cominciò a meditare per far scorrere il tempo più velocemente. Aveva imparato un po di trucchi, alcuni di questi guardando clandestinamente gli altri eseguirli. Così Luke che se ne era accorto, aveva catturato alcuni di loro e aveva detto ai Padawan più grandi di non mostrar nulla di fronte a lei perché lei li avrebbe emulati senza essere ancora addestrata.
Rey poteva, anche se in un modo molto elementare, spingersi oltre ed essere consapevole di ciò che la circondava. Si rilassò e respirò profondamente mentre eseguiva quel semplice esercizio. Spinse la propria consapevolezza giù, verso la base della sua colonna vertebrale e trovò il pavimento, e poi fu fuori del suo corpo, protesa verso lo studio del Maestro. Si fermò appena dietro alla porta. Una sfocata e confusa visione di due figure, una seduta e l’altra in piedi, riempì la sua vista.
 
“…naturale che tema il cambiamento.” Questa figura stava prendendo un bollitore dalla stufa. Mentre l’afferrava si diffuse un rumore di attrito fra superfici metalliche. Questa figura era Maestro Luke.
“Sono d’accordo. Ma è un intuizione che sia più matura sei suoi anni, e dipende da ciò che ho visto di lei. Forse la Forza ha parlato attraverso i suo sentimenti. Lei è molto forte in essa, non sarebbe saggio mettere da parte il suo sentire, senza alcuna considerazione.”
 
Luke fece cadere un cucchiaio pieno di foglie secche in una tazza. Il cucchiaio, pieno nuovamente di quelle foglie, gli si bloccò poco sopra la seconda tazza, destinata a Ben, mentre il suo sguardo si sollevò alla ricerca del volto del Padawan. Lui scosse il capo rifiutando.
Luke mise via la tazza e versò, col bollitore, l’acqua calda solo nella propria.
 
“Forse. Forse il suo sentire specchia esattamente il tuo, ed entrambi credete che io non abbia meditato affatto sulla questione.”
 
“Le tradizioni esistono per un motivo, Maestro. Sono troppo piccole. E sono solo due di loro. Ed in più, io stesso non ho ancora terminato il mio addestramento. Ci potrebbero essere troppi rischi da gestire, per me.”
 
“Avere due apprendisti era molto comune, una volta. Io stesso ho avuto voi sei. In ogni caso Leto è pronta, e secondo il mio personale giudizio può essere il Padawan più facile da addestrare che abbiamo mai avuto in questo Ordine. Ha ancora poche abilità ancora, ma è una ragazzina mite. Come si svilupperanno i suoi talenti personali, avrà una solida base per essere guidata nella via luminosa della Forza.”
 
“E Rey?”
 
“Orgogliosa. Testarda. Molto più potente, ma non ha ancora il carattere formato per ciò che è. Hanno tratto benefici l’una dall’altra, in questo tempo che sono state assieme. Penso che imparerai molto da queste tue studenti. Tu e Rey , specialmente, avete molto in comune.”
 
Le sopracciglia di Ben si levarono vertiginosamente. “Posso aver lottato a lungo con il mio personale intemperato comportamento ma difficilmente ho avuto una storia passata come la sua. Ero davvero così…aggressivo, turbolento, quando venni qui la prima volta? Proprio come lei quando la trovammo, quel giorno?”
 
Ben richiamò alla memoria i mesi dopo il loro primo incontro. Rey parlava a malapena, e quando lo faceva era per provocare qualcuno e litigarvi. Ben aveva trascorso notti di incubi, e aveva sentito che anche lei ne aveva avuti. Lui l’aveva evitata, per paura che parlare li avrebbe riportati indietro entrambi, a memorie terrificanti e dolorose. Su quel pianeta, la sua consapevolezza si era come oscurato e si era svegliato in qualche modo da quello stato molto più terrorizzato rispetto all’aver visto trincee di corpi carbonizzati sulle strade. Quei corpi alla fine era stati quasi irreali, impossibili. L’ombra, l’oscurità che aveva sentito dentro di sé, quel giorno e che ora avvertiva solo qualche volta in modo del tutto sottile, era qualcosa di spaventosamente reale.
 
Luke annuì. “Molto simili. Come lei, così anche tu sei maturato in questi anni.” Luke rigirò liquido bruno nella tazza con un cucchiaino. “Ben, visto che siamo in argomento, voglio scusarmi con te. Per averti portato a Phthalo con me.”
 
Rey, che stava ascoltano, si ritrasse un poco.
 
Ben prese un profondo respiro e espirò. La voce gli uscì tesa nel dire “Le missioni di soccorso sono molto importanti per la nostra causa. Sono contento di quell’esperienza. Se non ci fossimo andati, non l’avremmo neppure trovata.”
 
“Non era tuttavia un posto adatto a un ragazzo così giovane.”
 
“Non era un posto adatto per nessuno. Lei…lei si ricorda di esser stata trovata là, lo sai.”
 
“Si? Ha detto altro?”
 
Ben scosse il capo. “No. Spero che non si ricordi altro, anche se credo che possa. Per lo meno, si ricorda poco di quanto è successo dopo il suo salvataggio rispetto a quel massacro, penso. Non si ricordava né di Han, e nemmeno di Chewie. Alcuni fardelli sono troppo onerosi per bambini così piccoli.”
 
“O per giovani uomini?”
 
Ben chinò la testa in direzione del suo mentore. “Come hai detto, Maestro. Questa è una pesante responsabilità.”
 
“Sarà di tuo beneficio, quanto sarà per loro. E non è un luogo comune. Rey ha imparato il controllo e l’equilibrio da Leto, dalla sua temperanza. Leto si è impegnata nel proprio studio delle arti marziali e della Forza per competere con Rey. E tu, spero, trarrai beneficio dall’immensa opportunità che ti si offre nell’avere uno studente testardo e orgoglioso. Come lo eri tu, una volta.”
 
“E’ piuttosto piacevole sentire che il mio potenziale e destino possano essere definiti attraverso il modo in cui mi sono comportato quando ero solo un bambino.”
 
“Come lo è stato per me. Tutti voi – ognuno con i suoi doni speciali – , e ne sono assolutamente sicuro, sarete in grado di portare a termine ciò che ho cominciato, nel momento in cui me ne andrò. Ognuno di voi ne è capace.”
 
Ben sollevò le sopracciglia di nuovo. “Sei troppo giovane per parlare così. Come se ti stessi dando un elogio funebre, in questo momento.”
“Sono troppo vecchio per pretendere di rimanere qui con voi per sempre. Ben, sarò franco con te. Presto diventerai un Cavaliere jedi, ed io posso condurti in questo percorso. Sento tuttavia che qualcosa è imminente, qualcosa…di terribile. Non credo che tu possa già avvertirlo, vero?”
 
“No Maestro. Non percepisco il futuro.”
 
“Il presente è già abbastanza.” Aggiunse Luke.
 
L’Adduzione di Phthalo. Fu così che venne chiamato ciò che accadde quel giorno a Phthalo e ad altri tre pianeti a breve distanza di tempo, nessuno di loro di importanza strategica nella Galassia, nessuno di loro con un esercito eccetto qualche minima difesa, che subirono lo stesso trattamento. Il Senato aveva discusso senza fine a proposito di quanto accaduto, e Leia, sua madre, se ne era tirata fuori un anno addietro e aveva cominciato a mettere insieme una forza capace di svilupparsi velocemente e trovare delle risposte all’accaduto.
 
Erano giunte voci di una fazione politico-militare basata sul culto del Lato Oscuro che stava acquisendo forza e potere. Ma lo spazio è vasto, e molte mappe andarono perdute quando la Vecchia Repubblica cadde, così come durante l’Impero. L’archivio con tutti i dati venne fisicamente distrutto, e la crittografia delle informazioni sabotata dai resti deposti e duri della parte perdente.
 
Luke continuò. “Sento che non sarò io a sconfiggere ciò che verrà. Lo farà la tua generazione, tu, i Padawan e i Youngling. E io non posso permetterti più di attendere oltre. Tutti voi dovete essere pronti quando il vostro tempo verrà. Anche se potrebbe non essere la cosa migliore per il singolo, lo sarà comunque per noi tutti. Capisci ciò che intendo?”
 
“Si, Maestro.”
 
“ A Rey sarà permesso seguire le lezioni a suo piacere, come per tutti i Padawan qui. Ma noi dovremo spingerla fuori dal suo nido, così che possa finalmente volare.”
 
Ben strinse fortemente le labbra, i denti posteriori serrati in una morsa ferrea tra loro. Intanto Luke sorseggiava il suo tè.
 
Rey tornò lentamente indietro nel proprio corpo. Mentre ciò avveniva, entrambi gli uomini voltarono le loro teste, non verso la consapevolezza della ragazza ma nella direzione in cui era seduto il suo corpo, al di là della parete. Si spaventò e tornò velocemente all’entrata dell’Accademia. I suoi occhi si aprirono di nuovo.
Ben e il Maestro Luke arrivarono lì qualche minuto più tardi. Nessuno di loro fece trasparire di fronte a lei che si fossero accorti dell’intrusione della ragazza. Come da loro esempio, anche Rey nascose la sua rabbia.
 
Non sembrava che lei piacesse molto al Maestro Skywalker, dalle sue parole. E Ben le aveva mentito. Lui si ricordava di quando si erano incontrati la prima volta.
 
Non si fidava più di nessuno di loro, e si eclissò.
≈ § ≈
Dal momento in cui Jawness arrivò all’Accademia di Luke, lui e Ben avevano fatto innumerevoli camminate assieme. Jawless era quel tipo di persona a cui stanno a cuore quelle anime che si confidano dei loro problemi. Le sue istruzioni infatti avevano molto aiutato Ben nella sua capacità di controllare la rabbia e incanalarla in cose produttive. Ben non aveva più alzato la voce in tre anni, il che aveva del miracoloso considerando che stava andando tanto male che si pensava di fargli terminare il suo addestramento e spedirlo lontano dai genitori ad un certo punto.
 
Ciò che ora preoccupava Ben non era tanto il temperamento della ragazzina ma quel suo continuo atteggiamento di sfida, di provocazione. Anche le più piccole richieste, di cui lei voleva beneficiare e che erano un inconveniente per lui, potevano o essere ignorate o oggetto di discussioni continue.
 
Ben chiese a Jawless di fare una camminata lungo il lago assieme a Rey, proprio come erano soliti fare. La ragazzina aveva obbedito in buona parte. Camminava, e non aveva pronunciato parola.
 
“Penso che ci siano quei germogli attorcigliati e verdi, laggiù (fiddleheads)” disse Jawless, indicando un sentiero. C’era infatti uno stagno poco profondo da quelle parti, dove generalmente crescevano quei particolari rametti attorcigliati e commestibili.
 
“Lì ci depongono le uova le mosche sale” affermò Rey, ripetendo quello che aveva sentito in proposito. Si era immaginata che quello significasse che fosse il luogo dov’erano più concentrate.
 
“Mi occuperò io di loro” disse lui. E si incamminò per il breve sentiero, seguito dalla ragazzina.
 
 Prima una, poi due e poi una decina di piccole mosche ronzanti arrivarono a posarsi sulle braccia e sulle spalle della piccola Rey. Cercò di mandarle via, muovendo l’aria con le mani, ma ce n’erano troppe per respingerle tutte completamente in quel modo. Maestro Jawless le ignorò, ed in breve tempo arrivarono allo stagno. C’erano sei piccoli germogli attorcigliati e probabilmente circa duecento mosche.
 
“Oh…no!” Esclamò la ragazzina.
 
“Le devo far smettere?”


Rey annuì, immaginandosi che lui le avrebbe spinte via mentre lei afferrava le piantine. Invece l’uomo permise ad una di quelle di atterrare su un suo dito e poi la colpì. Lo vide stringere gli occhi nella concentrazione, e quella cadde a terra.
Lei aggrottò le ciglia. Lui levò la mano e quel cenno ne vide altre cinque cadere.
“Fallo ancora…” chiese Rey. E così lui fece, lasciandone cadere a terra molte ma molte di più. Morte.
 
“Come hai fatto?”
“Non lo sai?”
Non aveva provato nulla. Quando coloro in grado di usare la Forza eseguivano un trucco, per lei era evidente, palese.
 
“Pratica. E sono troppo vecchio per sprecare più energia di quella che ho”
 
La ragazzina annuì. Avevano molto senso quelle parole. “E dubito che a Luke piacerebbe questo trucco, così devo nasconderlo. Sarà il nostro segreto, va bene?” Mosse nuovamente il polso a scatti, avanti e indietro. Decine di mosche caddero nuovamente a terra.
“Non credo che gli piaccia essere punto dalle mosche, però.”
“Per lui tutta la vita ha valore.” L’uomo le sorrise.
Rey annuì. A maestro Jawless non importava se colpivano le mosche, ma lei si ricordò che gli era stato detto di essere prudente e cauta nel scegliere la vita e la morte degli altri esseri.
 
“Sai cosa penso?” Chiese l’uomo. Lei scosse la testa. “Cos’è una mosca in confronto, per non colpire lui? Non ti fa sentire meglio lasciar emergere la tua frustrazione, senza doverti preoccupare delle vite di quelle mosche che ti avrebbero comunque morso?”
Il maestro raggiunse le mani della ragazzina e la aiutò a tenere disteso un dito. In quell’istante una mosca aveva preso a ronzare attorno a loro. Jawless l’aveva presa e posta nella sua mano. E questa aveva punto il polpastrello del suo dito.
“Ahaia…”
“Non c’è bisogno di tenerla dentro di te. Rimandala indietro. Allontanala da te.” Intendeva la rabbia?
Lo fece. La mosca cadde a terra. E la piccola gli fece un ampio sorriso.
“Adesso aiutami a raccogliere questi germogli attorcigliati.” Lui raccolse i tre che spuntavano tra l’erba e fece finta di non vederne altri mentre li indicava a Rey con la punta del proprio stivale.

Lei e Maestro Jawless cominciarono a fare comminate regolarmente. Per un breve tempo, a tutti, sembrò che lei stesse migliorando.
 
≈ § ≈


Rey e Leto quel giorno sarebbero andate ad imparare come produrre una forte spinta usando la Forza. La cosa riguardava soprattutto Leto. Rey l’aveva già vista usare una volta, e non l’aveva mai detto al loro nuovo giovane “Maestro”. Nella foresta vicina alla loro capanna, Ben mostrò loro come fare e Leto tentò più volte di riprodurla diligentemente da sola dopo che lui se ne era andato per seguire alcuni studenti che erano più avanzati nella loro for
Rey vide un bastoncino a terra e lo attirò a sé usando la forza. Leto le osservava la mano che teneva il bastone entusiasta inizialmente, e poi subito dopo avvilita.
 
“Ce la farai. Posso mostrartelo un'altra volta.”
“No.”
“Perché no..è solo..”
“Devo riuscirci da sola. Se per te è facile, vai a trovare Ben e chiedigli di farti fare qualcosa di più difficile. Lasciami in pace, va bene?”
Rey scoppiò in lacrime e corse via. Lontana dalla sua amica, appoggiò la schiena ad un albero e si lasciò guidare dalla Forza per trovare Ben. Riuscì a percepirlo chiaramente, così si diresse correndo nella direzione che la Forza le faceva sentire. Si trovava nei suoi alloggi, vicino all’isola principale. Bussò per avvertire che avrebbe aperto e poi schiuse il battente. Lui e una signora ruotarono lo sguardo in sua direzione. Erano seduti sul pavimento di fronte ad un basso tavolo.
La signora era più vecchia di Ben, con capelli intrecciati sulla testa. Indossava un gilet in stile militare e degli stivali alti. Dozzine di piccole linee circondavano la sua bocca, e una profonda piega tra le sopracciglia testimoniava la sua non più giovane età.
“Chi è?” domando lei, continuando a fissarla con un lieve sorriso. Anche Ben aveva lo sguardo puntato sulla ragazzina.
“Madre, questa è la mia Padawan, Rey. Rey, questa è mia madre, Generale Leia Organa.”
“Io…pensavo che fosse una principessa.”
“Diciamo che mi sono data una promozione.” Le disse col sorriso sulle labbra. Leia aveva prima messo la mano nella propria tasca e poi l’aveva estratta di nuovo ed allungata verso la ragazzina, in attesa della sua stretta di mano. Rey allungò la propria e la sua piccola mano venne circondata da quella della donna. Quando la stretta finì si trovò in mano un fazzoletto. Leia le fece l’occhiolino, e così lei si voltò e si asciugò le lacrime e il naso. Poi si voltò di nuovo, pronta per l’ispezione visiva della donna. Ed ottenne un bel pollice in alto da lei. Adesso si che era a posto, e il suo piccolo volto di nuovo sereno.
“Rey, mia madre terrà una conferenza sul governo nella sala d’ingresso, più tardi. Potresti darci un momento?”
“Ho già portato a termine la lezione.”
“Per un po potresti intrattenerti con altro?”
La ragazzina sospirò ed annuì. Chiuse la porta dietro le proprie spalle e corse all’albero vicino alla casa. Una volta arrampicata sopra, si lasciò cullare da quell’energia in cui sempre più spesso si sentiva immersa. Si mise in ascolto e poté udire quello che Ben e sua madre si stavano dicendo in quell’istante.
 
“Bè, è incantevole…” Leia guardò suo figlio.
“Forse per te. E’ stata un totale incubo per me.” Leia scosse il capo e rivolse un ammiccante sorriso a suo figlio, perché non ci credeva, mentre lui invece faceva una faccia fin troppo seria.
“Scommetto che ne è valsa la pena però. Parlo per esperienza.”
“Non è proprio un complimento sentire quanto è stato difficile per voi farvi piacere vostro figlio, madre.”
“Bè, veniamo da una grande famiglia di persone che è difficile apprezzare. Non ho mai avuto nulla che avrebbe potuto portare apprezzamento.  E nemmeno tuo padre.” Leia sorrise ed aggiunse sottovoce “E tuo nonno di sicuro non ha cercato quell’apprezzamento.”
 
Ben aveva alzato lo sguardo al soffitto, abbastanza scocciato, quando Leia aveva menzionato suo padre.
“Mi dispiace che non sia venuto a trovarti, figlio mio. Non ha mai compreso nulla di tutto questo. Ma sa che stai lavorando duramente.”
“Non lo voglio qui, comunque. E non so perché continui a parlare di lui dopo che lui ha se ne è andato e ci ha lasciati.”
“E’ un caparbio vecchio bestione, e noi abbiamo molto in comune con lui. Comunque, volevo che tu sapessi che questi passati messi – che dico, anni – sono stati veramente difficili. Veramente. Volevo che tu lo sapessi e se c’è qualcosa che vuoi dirmi, puoi farlo.”
“Non tengo segreti, Madre.”
“Lo so. Mi fido di te. Volevo solo che tu sapessi che se mai ti trovassi nei guai, non importa quanto grandi, io verrò a prenderti. Nulla potrà mai farmi smettere di amarti.”
Il giovane uomo trattenne a forza le lacrime dentro di sé, ed annuì.
“C’è un problema ma…ho solo bisogno di un po di tempo per pensarci un po su. Io…prima che tu vada, potremmo fare una camminata assieme.”
“Va bene, figlio mio. Troveremo una soluzione anche a questo.” Poi Leia improvvisamente aggrottò le sopracciglia. “Non vorrei rovinare il momento ma…ho come una strana sensazione.”
“Cosa?”
“Percepisco questo..” lei agitò la mano attorno alla parte posteriore della propria testa “…questo scricchiolio? Rumore? E’ davvero strano.”
Ben aggrottò le sopracciglia e si immerse in se stesso per un momento. Poi sospirò, rumorosamente, e levò lo sguardo in alto, dritto verso Rey. Rey tornò immediatamente nel proprio corpo, giusto in tempo per vedere Ben uscire dalla porta e scrutarla dal basso dell’albero.
“REY” gridò “Scendi giù subito!”
Lei saltò giù e non osò guardarlo in viso. Sapeva che aveva sbagliato ad origliare.
“Vai subito al campo degli allenamenti e rimani seduta là finchè la lezione non sarà terminata. Poi ne parleremo con Maestro Luke. Mi hai capito?”
Lei annuì, senza riuscire a guardarlo negli occhi, e poi corse via da lui.
 
Rey tagliò il sentiero passando attraverso la foresta, facendo comunque alla fine di testa propria per arrivare al campo di allenamento. I nuovi Youngling avevano appena cominciato la loro lezione con la madre di Ben, e Ben non l’aveva accompagnata. Ben aveva una madre, pensò, e lei no. Gli Youngling avevano la madre di qualcun altro ad impartir loro insegnamenti, il che era meglio che non averne nessuna. Ognuno era nel posto che gli apparteneva, e così anche lei…nei suoi guai, nelle sue preoccupazioni.
 
Rey si lasciò cadere nel cortile e cominciò a guardarsi attorno. A parte il dolce mormorio proveniente dalla lezione che si stava tenendo nella sala d’ingresso, tutto era noiosamente tranquillo. Rimanendo seduta, decise che si sarebbe esercita di nuovo in ciò che Ben aveva dato a lei e Leto come compito: sollevare ciottoli e poi spingerli lontano. Da poco aveva imparato a moltiplicare per due. Perché non combinare le due lezioni, i due esercizi? Due, quattro, otto, sedici…
Sollevò da terra il numero di ciottoli associati al numero da lei calcolato in sequenza e li scagliò in successione contro un lato della sala dove si teneva la conferenza di Leia. Ogni gruppo le richiese andando avanti nella sequenza sempre un poco di più di concentrazione. In mezz’ora, aveva sollevato 512 ciottoli. I ciottoli vennero scagliati contro il muro esterno della sala d’ingresso e uno di loro produsse un bel buco. Kontra che era stata scelta come assistente di Leia per la conferenza quel giorno, si sporse fuori dalla sala con un espressione piuttosto preoccupata.  Vide Rey sedere al centro di uno schieramento immenso di pietre sospese, poi il suo sguardo venne attratto da qualcuno che si avvicinava dalla foresta. Rey percepì un disturbo nella Forza provenire dalla direzione in cui si trovava Kontra, ma non le prestò totale attenzione perché stava raccogliendo ancora le pietre per il numero a cui era arrivata nella sequenza. Queste pietre sarebbero state più grandi ancora. Aveva bisogno di eseguire qualcosa di più difficile per attrarre nuovamente l’attenzione di Kontra.
 
Attraversò la foresta a gran velocità, correndo fin dentro il cortile e lì si bloccò, freddata dalla visione di centinaia di pietre sollevate al livello degli occhi della ragazzina. Era seduta a terra, tra fango e sporcizia, con le gambe distese di fronte al suo corpo, tenendosi appoggiata con le mani dietro la schiena.
 
“Cosa stai…facendo…Rey?” scandì con chiarezza una parola alla volta il quasi Jedi.
“Mille e ventiquattro” disse lei e dopo aver sollevato l’ultima pietra le scagliò tutte di nuovo. Ma Ben fu più rapido, levò la propria mano legando a sé l’energia che spingeva quelle pietre nella direzione che lei aveva deciso. Le pietre rimasero sospese a mezz’aria, come bloccate. Alcuni piccoli ciottoli oscillavano nell’aria, vibrando.
 
“Ben, NOO! Fermati…” cominciò a piagnucolare Rey. Battè il palmo della sua piccola mano a terra: non avrebbe ceduto. Avrebbe spinto tutti quei sassi contro la parete della sala d’ingresso. Ben non poteva rispondere, non riusciva a risponder a quelle parole.  Aveva i denti stretti e il volto rosso dalla concentrazione. Un piccolo vaso scoppiò in uno dei suoi occhi scuri. La Padawan che l’aveva chiamato attraverso la Forza, cercò il suo sguardo, e divenne pallida in volto. Rimanendo dove si trovava Kontra levò anche lei la mano e con la propria volontà cercò di spingere un poco indietro la spinta della Forza con cui la ragazzina teneva avvinti tutti quei ciottoli e pietre, mentre Ben con maggiore facilità potette muoversi.
Strisciò sui gomiti fino a raggiungere Rey.
“Ti fermerai adesso, Rey!”
“Posso fare quello che voglio.”
“ADESSO, REY!” le ordinò.
“NO!”
Lui strinse le mascelle “ TU ADESSO MI ASCOLTI” le urlò “FARAI MALE SERIAMENTE A QUALCUNO!”
“Non mi IMPORTA” Lacrime scesero lungo il suo viso di bambina. Lui si sentì improvvisamente in colpa.
“Mi dispiace, ho perso la calma, io…”
“NON MI IMPORTA!”
Ben allungò la propria mano verso quel giovane visino e glielo accarezzò, dicendole piano “Mi dispiace Rey, veramente.”
Istantaneamente lei si sentì molto ma molto lontana, come se fosse in un sogno. Tutte le pietre caddero a terra, e così Kontra che con grande impegno le aveva trattenute dallo schianto addosso alla sala. Il naso della ragazza prese a sanguinare.
 
“CI SERVONO GUARITORI NEL CORTILE, ADESSO” gridò Ben mentre Rey sveniva fra le sue braccia.
 
≈ § ≈

Si svegliò nei quartieri di Maestro Luke, su un cuscino posto nell’angolo in cui lui qualche volta meditava. Lui e Ben stavano discutendo animatamente. Leia si trovava ancora nella zona dove si tenevano le lezioni, preservando una facciata di normalità per i più piccoli che si trovavano lì.
 
“Le sue debolezze sono anche le MIE debolezze!” dichiarò Ben “Non posso insegnarle ciò di cui ha bisogno. Senza maturità e controllo a dirigere il suo potere, è come un motore dalle parti deboli. Potrebbe distruggere se stessa. Potrebbe essere influenzata.”
 
“Questa è esattamente la sfida che ti trovi ad affrontare dentro di te.  Voglio che tu trova…”
“Ho solo diciannove anni, zio. DICIANNOVE. Quando parli di percepire il Lato Oscuro, non sono nemmeno sicuro di averlo mai percepito prima! Potrei non essere in grado di riconoscerne le seduzioni!”
 
“Hai guadagnato la padronanza di tutte le abilità che io mi potevo aspettare da un Jedi. Questo è l’ultimo test. So che hai paura di fallire, ma ho fede in te. Sei capace di autocontrol…”
 
Ben levò la mano e attirò a sé la teiera usando la Forza e poi la gettò a terra, ai suoi piedi. “Ascoltami e basta! Noi abbiamo bisogno di te!”
 
Jawless aprì la porta e diede un occhiata all’interno della stanza, individuando Rey, che non frattempo aveva incominciato a singhiozzare di nuovo.
 
“Voi due avete finito di parlare ora. Ben, andiamo a fare una passeggiata fuori.”
“Non ho ancora finit…”
“Hai finito.” Disse l’uomo di rimando, senza lasciarlo concludere. Poi Jawless rivolse la propria attenzione a Luke, freddamente. Era di 600 anni più vecchio di Luke, e gli parlò nello stesso modo in cui la gente parla ai bambini impertineti. “Come Maestro della ragazza, sono sicuro che puoi spendere mezz’ora per guardarla da solo mentre il giovane Ben e io ci facciamo una camminata.”
 
Ben seguì Jawless fuori dalle stanze di Luke fino alla sala d’ingresso. Intanto Luke si era abbassato piegandosi sulle ginocchia e raccoglieva i frammenti di quella che era stata la sua teiera per il the. Rey si alzò in piedi dal suo angolo e gli si avvicinò.
 
“Mi dispiace che tu abbia assistito a tutto questo…” disse Luke.
Rey fece spalluce..
“Ti dispiacerebbe, signorina, se medito assieme a te? Condivideresti i tuoi pensieri con me?”
“Si possono unicamente prendere. Perché non è vero? Puoi.”
“Per me è importante avere il tuo permesso.”
Lei sollevò una spalla e l’angolo della sua bocca. “Non m’importa.”
Luke si inginocchiò di fronte a lei e le prese le sue manine tra le proprie; i loro sguardi si incontrarono e fu come se lui si immergesse dentro di lei attraverso i suoi occhi. Il suo uso della Forza era così magistralmente preciso che la sua presenza nella mente della ragazzina fu appena percettibile.
 
Fu quello che vide che lo scosse profondamente. Abbassò lo sguardo a terra, come se vi fosse caduto lui stesso dentro, dentro il pavimento di pietra.
“Chi ti ha insegnato a pensare…in questo modo?”
“Io da sola. Ho solo guardato le persone. Ben mi ha insegnato alcune cose.”
“Ben?”
Lei annuì.
Ci furono dei passi rapidi provenire dal fondo dell’ingresso, e una piccola voce gridare con gioia. “REY! REY! CE L’HO FATTA!”
Luke e Rey guardarono entrambi verso la porta.
“REY, ho spostato una roccia! Era solo un ciottolo ma ce l’ho fatta! Avevi ragione, ero io che non volevo farcela!”
“Leto, potresti scusarci per qualche minuto?” Leto si rese conto delle loro posizioni, Luke inginocchiato e Rey in piedi di fronte a lui con un volto passivo e la schiena inarcata in modo chiaramente insolente.
 
“E’…è nei guai, Maestro?” Domandò Leto, riferendosi alla sua amica.
Le guance di Rey bruciarono di imbarazzo e dovette puntare il suo sguardo verso il pavimento, ricoperto da una miriade di frammenti.
“Tu…tu…STAI ZITTA, LETO!”
I frammenti volarono attraverso la stanza, e Leto gridò.

≈ § ≈

Ben la portò con sé, trasportandola sulla propria spalla, come una bambola in un perpetuo torpore crepuscolare. L’Ordine aveva costruito una pira per Leto, e Rey era andata troppo in là per piangere. Successivamente era stato il tempo per una nuova discussione fra Ben e Luke. Una meno giovane Rey percepiva la superficie di se stessa ogni volta che Ben la toccava, ma non potè entrare in contatto con Kylo Ren mentre era assopita dal trucco mentale di Ben, per completare ciò che aveva cominciato.
 
Ben litigò parecchio con Luke, suo zio.
 
“Tu pensi che accidentalmente ho sedotto una ragazzina di otto anni con il Lato Oscuro? Io?” domandò Ben.
“Questo non è ciò che ho detto. Ti ho solo chiesto se le avevi mostrato qualcosa, o visto niente di simile a questo in lei. E’ la sola cosa che può creare problemi nella gestione di un Padawan, ma questa è stata senza precedenti.”
 
“Questo non è quello che sento da te, zio. Non mentire a proposito dei tuoi sospetti. Non sono nemmeno un Cavaliere Jedi, come faccio ad essere un Sith? Un Sith infiltrato, per giunta! Avresti percepito l’Oscurità in me, se davvero lo fossi!”
“E la percepisco Ben. L’ho sempre percepita.”
Ben fece un passo indietro, come preso alla sprovvista. “Non ho fatto nulla per meritarmi questo.”
“E’ sempre stata là, Ben. E sempre ci sarà. E’ nel tuo sangue.”
“Tu sei uno Jedi, zio. Tuo padre prima di te era uno Jedi. Papà è un bastardo, non un Sith.”
“Mio padre…mio padre fu anche un Sith, Ben.”
Ben a quelle parole si congelò sul posto. Dimenticò quasi di respirare.
“ Lui fu Darth Vader. Ma morì come Anakin Skywalker.”
“Non avevi ucciso tu Darth Vader?
“No.”
“Lui morì dopo che tu lo hai affrontato?”
“Ben…io..”
“Basta, fermati zio. Tutti. Mi avete tutti mentito. Me lo sarei aspettato da mio padre, ma tu e mamma? Tu mi…”
“Ben.”
“Ne riparleremo quando la questione sarà risolta.” Disse Ben, chiudendo la discussione. Aveva preso la sua decisione.
“E’ probabilmente più saggio.” Concluse Luke, guardando le spalle di suo nipote scomparire dietro la porta del suo studio, mentre veniva chiusa.

 
≈ § ≈

Si decide alla fine di mandare Rey a vivere con i parenti della madre di Ben. Ben insistette parecchio per prendersi cura lui stesso della ragazzina e portarla, perché la riteneva una sua responsabilità e non l’avrebbe abbandonata. Luke era già preoccupato abbastanza per lo stato di Ben che chiese a Jawless di andare con lui, e per la Padawan Kontra, che si era quasi totalmente ripresa, per accompagnarli entrambi in caso ci fosse stato un altro incidente. Sullo shuttle non era montato l’iperguido, quindi sarebbe stato necessario recarsi al pianeta loro più vicino per cercare una nave con cui trasportare anche il loro shuttle. Il viaggio sarebbe durato circa due settimane.
 
Nel frattempo Luke stesso aveva deciso di volare con un'altra navetta verso i tempi Jedi distrutti da suo padre durante la Grande Epurazione, alla ricerca di un qualunque frammento che spiegasse in che modo un bambino potrebbe essere guidato verso il Lato Oscuro e come si possa essere in grado di usare le sue tecniche, apparentemente senza alcuna formazione. Sperò che una qualche debolezza sistematica fosse stata individuata già nel passato, e che qualcuno avesse trovato un rimedio. Speravano tutti di riportare Rey al lato Chiaro della Forza, o almeno riportarle il suo buonsenso. Luke fece del suo meglio in quella ricerca.
 
Ogni mattina sulla navetta diretta a Jakuu, Ben chiedeva a Rey di unirsi a lui in un nuovo esercizio. Si sedevano vicini, mettendosi l’uno di fronte all’altro. Le diceva ogni mattina la stessa cosa, e lei lo sentiva raggiungerla attraverso la Forza.
 
“Ti ricordi di ieri molto bene, Rey?”
Lei rispondeva, ma sembrava non importarle troppo.
“Non mi ricordo di avere la tua età.”
Lei rispondeva, ma quella risposta non aveva importanza.
“Molte persone dimenticano di avere la tua età ed essere più giovani. E’ molto comune.” Le disse lui.
“Molte persone dimenticano.” Continuò a dirle.
“Le persone dimenticano.” Aggiunse.
“Dimenticano.”
“Dimenticano.”
≈ § ≈

Ben e il suo nuovo promettente Maestro, l’archivista Snoke, noto ai bambini col nome di Jawless, parlavano di quello che avrebbero fatto con Rey. Furono entrambi d’accordo che l’avrebbero lasciato su Jakuu.
 
Lei era di scorta. Se Ben avesse fallito, allora Snoke sarebbe venuto a riprenderla.
Ben decise che non avrebbe mai fallito. E non sarebbero mai tornati indietro, su Jakuu.

 
≈ § ≈
 
Dopo quel condizionamento poche furono le immagini rimaste del passato dentro la mente di superficie di Rey.  C’era Kontra che sanguinava dal naso nel cortile di allenamento, o era sul pavimento della camera stagna? Kontra è tornata a casa, aveva detto Ben. Ma lei ci voleva tornare. Infatti Kontra aveva urlato e cominciato a battere i pugni contro il portellone, scongiurando di esser lasciata andare ma come Rey quando venne promossa da Youngling a Padawan, fu spinta a volare sola, fuori, nel vuoto freddo dello spazio.
 
Il pianeta più vicino da raggiungere attraverso l’iperspazio era Jakuu. Invece di salire a bordo della nave a Coruscant, la loro destinazione originale, tornarono di nuovo a Kos. Avrebbero portato degli amici con loro anche. Sei uomini con maschere e armature bianche. Rey non aveva la minima idea di chi fosse il piccolo uomo con la cicatrice sul volto, ma Ben lo chiamava Supremo Leader, quindi doveva essere per forza qualcuno importante.
 
“Tornerò a prenderti a qualunque costo, aspettami qui” disse Ben “Non starai con degli estranei per molto tempo. Lo faremo insieme. Devo parlare con mio zio prima.”
 
Non sapeva di cosa quel ragazzo stesse parlando ma non voleva assolutamente lasciarlo. Gli gettò le braccia attorno al collo. Erano entrambi tesi, improvvisamente, entrando in contatto per la prima volta dopo che erano saltati in quella porzione di spazio-tempo. Il naso di Ben cominciò a sanguinare.
 
“Ci stanno guardando.” Ben sentì se stesso dire. “Non abbiamo molto tempo.”
“Sono stata bloccata qui per…penso un anno e mezzo?” parò Rey.
“Sei mesi per me” disse lui.
Lei annuì. “Possiamo andare adesso? Ti prego?”
Lui andò a guardare dietro di sé, verso Snoke che li stava guardando dal portello. Erano diretti nuovamente all’Accademia Jedi. Cominciò a respirare pesantemente, quasi in iperventilazione.
“Io…io posso cambiare le cose! Se tu mi lasci andare, io posso cambiare questo. Non volevo che succedesse. Non voglio vivere così”
Gli occhi della ragazzina attraversati dalla paura. “Non lasciarmi. Per favore non lasciarmi, Maestro. Non di nuovo. Mi hai promesso che non sarei stata sola di nuovo.”
Rey cominciò a piangere. Lui tornò a guardarla, gli occhi spalancati. Battè le palpebre per allontanare lacrime di rabbia.
“L’ho fatto. Dannazione a te.”
Lui trascinò il suo piccolo corpo di ragazzina a sé, in un grande e disperato abbraccio. Rey gli si aggrappò addosso, e poi saltarono attraverso il tempo e lo spazio.
 
Lasciarono quella linea temporale, e nulla era stato cambiato. Tutto era successo ancora una volta.
 
≈ § § § ≈
 
Rey. Si svegliò. Non era stato un incubo. Aveva vent’anni e le sue braccia erano strette attorno alla spada laser del suo ex Maestro, ora sua. Lei e lui erano naso a naso. Gli occhi di lui erano spalancati, in un totale sconvolgimento interiore. Un momento prima lei lo aveva attaccato e lui, invece di parare il colpo, aveva semplicemente lasciato la sua spada laser – che una volta era stata di Anakin e poi di Luke ed ora sua – e fatta cadere dalle proprie mani a terra.
Si era arreso volontariamente.
Lei spense la sua spada laser. Barcollando un po’ mentre retrocedeva stancamente, lo sguardo di Kylo Ren si abbassò. Vide il proprio mantello sporcato dal suo sangue che gli sgocciolava dal ventre verso il basso, al ritmo del suo cuore. Cadde all’indietro e lei, Rey, si gettò in avanti per impedirgli di cadere.
  
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