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Autore: yllel    06/03/2016    2 recensioni
Raccolta one shot Sherlolly.
Ovvero: idee che proprio non se ne vogliono andare. Spoiler su TAB
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona domenica a tutti! Manco da tanto da questo fandom... la vita a volte fa giri strani!
Ho intravisto a sprazzi qualche sherlolly e mi scuso se non ho commentato, sappiate che le ho apprezzate, vista anche la penuria di storie su questa coppia!
Ecco il mio contributo (anche se un po’ particolare), vediamo se riesco a riprendere il ritmo. E comunque no, durante la mia assenza non ho acquisito nessun personaggio, per cui non mi appartengono neanche ora.
 
 
Sassolino # 4
 
 
Molly Hooper si sorprese a canticchiare sommessamente mentre riordinava le ultime cose sul suo piano di lavoro: i suoi movimenti si fermarono per un attimo a quella consapevolezza, poi un sorriso le spuntò sul volto e riprese i suoi compiti.
E perchè no, in fondo?
Era sola, nessuno avrebbe avuto la possibilità di ridire sul fatto che lei stesse reinterpretando un vecchio successo di musica Pop in un obitorio, le celle frigorifere a pochi metri da lei e degli strumenti affilati sporchi di sangue tra le mani; Molly era sempre molto rispettosa nel suo lavoro, verso le vittime che analizzava sui suoi tavoli e verso le famiglie che si appigliavano a lei per avere delle risposte... ma oggi era anche di buon umore e di questo non poteva, ne doveva, sentirsi in colpa.
La giornata era stata lunga e faticosa, ma il suo nuovo articolo stava per essere pubblicato su un’importante rivista scientifica, i nuovi tirocinanti di quest’anno sembravano meno imbranati del solito, il che avrebbe significato meno apprensione nel formarli e indirizzarli nella giusta direzione... lei e Mary si erano già accordate per andare a vedere il nuovo film di quell’attore che le faceva tanto impazzire, e che i critici dipingevano come un capolavoro... e la mensa del bar aveva finalmente introdotto di nuovo i muffins ai mirtilli.
E, soprattutto, tra meno di due ore sarebbe stata a casa.
Mentre finiva di riordinare i bisturi, attaccò un’altra canzone.
 
***
 
Il cielo di Londra era dipinto da una miriade di colori che contribuivano a rendere il tramonto spettacolare, e l’aria della sera era insolitamente calda per essere la fine di aprile, tanto valeva camminare fino alla fermata della metropolitana successiva e godersi quel tempo meraviglioso.
Molly stava ripassando mentalmente il contenuto del frigorifero per abozzare una lista della spesa, quando si accorse della macchina che la seguiva; inconsciamente aumentò leggermente il passo, nella speranza che si trattasse solo di una coincidenza, ma ben presto dovette capitolare e si fermò sul marciapiede.
Con un sospiro, si voltò verso il finestrino che si stava abbassando.
“Per favore, Anthea... proprio stasera?” chiese con una smorfia.
La donna nella vettura le rivolse un sorriso quasi di scuse.
“Mi dispiace, Dottoressa Hooper... lui ha particolarmente insistito”
Nel tono dell’assistente personale di Mycroft Holmes Molly colse un accenno di biasimo, come se le direttive del suo capo l’avessero indisposta e non fosse totalmente d’accordo con lui, tuttavia entrambe le donne erano consapevoli che i suoi ordini non si potevano ignorare, per cui Anthea aprì la portiera e Molly si infilò in macchina con un altro sospiro, questa volta molto più rassegnato.
“Congratulazioni per la pubblicazione dell’articolo, a proposito... fra le altre cose, naturalmente”
L’assistente non aveva smesso un attimo di guardare il suo telefono, ma il suo sorriso rivelò un intento sincero e la patologa si rilassò sul sedile mentre la ringraziava.
Almeno avrebbe fatto un viaggio molto più comodo rispetto alla metropolitana, se proprio doveva cercare un aspetto positivo nell’essere sequestrata a meno di un’ora dall’arrivo a casa.
 
***
 
Molly era stata nell’ufficio di Mycroft Holmes altre due volte prima di quella sera.
La prima, quando aveva iniziato a lavorare con Sherlock e le erano stati offerti dei soldi per spiarlo: il consulente investigativo l’aveva già avvertita che sarebbe potuto succedere, tuttavia era stato abbastanza traumatico e dell’esperienza conservava un ricordo spiacevole, nonostante fosse stata trattata con fredda cortesia.
(I soldi li aveva rifiutati, ovviamente, e quando Sherlock l’aveva saputo aveva commentato che era un peccato, perchè avrebbero potuto dividerli... qualche tempo dopo aveva rimarcato che anche John Watson aveva fatto la stessa cosa, e Molly si era sentita stranamente orgogliosa di sè stessa e di quell’ex soldato che sembrava poter diventare un buon amico per Sherlock).
La seconda volta costituiva per Molly un ricordo ancora più amaro, perchè era legata al finto suicidio del consulente investigativo e agli ultimi dettagli tecnici che erano stati discussi in quella stanza, prima che Sherlock saltasse da quel tetto e sparisse per due anni.
Anche in quel caso, l’atteggiamento di Mycroft aveva rasentato l’indifferenza, quasi a non voler riconoscere il ruolo che Molly stava per giocare in tutta la faccenda... tuttavia si era accorta delle occhiate che lui le aveva più volte dato, quasi a volersi assicurare della sua affidabilità, e su questo non poteva certo dargli torto, visto la delicatezza del momento e l’enormità della posta in gioco; aveva cercato di mantenere un atteggiamente calmo e professionale e di dimostrare cosi di essere pronta, mentre dentro di lei il suo cuore si lacerava al pensiero di quello che Sherlock stava per affrontare... doveva aver funzionato, perchè Mycroft non aveva sollevato obiezioni e tutto era andato avanti.
Ora, a distanza di quasi quattro anni da quella notte, Molly si ritrovava di nuovo seduta su di una sedia in quella stessa stanza, lo sguardo indagatore del maggiore dei fratelli Holmes fisso su di lei.
“Miss Hooper”
Con un cenno della mano Mycroft indicò il tè già pronto davanti a loro, e la patologa ebbe la strana sensazione che anche quello fosse un invito che in realtà celava un ordine, cosi si rassegnò e prese una tazza.
“Signor Holmes...” cercò di iniziare con tono educato, anche se tutta quella faccenda comiciava a darle sui nervi.
Un sorriso a labbra strette apparve sul volto dell’uomo mentre la interrompeva.
“Sono consapevole che il mio invito ha sconvolto i Suoi... piani  per questa sera, Miss Hooper, tuttavia ho ritenuto necessario incontrarLa. Dopo tutto, si prospettano dei cambiamenti non indifferenti che sarebbe poco opportuno sottovalutare, non crede?”
Molly strinse con forza il manico della tazza.
“Lei pensa che stia succedendo questo? Che io sottovaluti la situazione?”
“Francamente si, Miss Hooper. Lei e mio fratello, ovviamente... la sua straordinaria inadeguatezza in questo campo fa si che tali cambiamenti siano come dire... potenzialmente disastrosi?”
A quell’affermazione, la patologa decise di abbandonare ogni pretesa di forma di cortesia e appoggiò con forza la tazza sul tavolino, per prendere invece la sua borsa.
“Ho avuto una giornata lunga, Signor Holmes, per cui mi vorrà scusare se ora vado a casa mia
Mycroft fece una smorfia a quelle parole.
“Come ci si sente ad essere una seconda scelta, Miss Hooper?”
Molly fermò il braccio che stava per infilare nella giacca e lo fissò confusa.
“Chiedo scusa?”
“Sherlock Le chiede di indossare un rossetto rosso fuoco e di usare su di lui un frustino? Oppure grida il nome di John Watson nel momento del piacere? A pensarci bene, forse dovremmo parlare di terza scelta...”
Le dita di Anthea, che fino a quel momento avevano digitato velocemente sul telefono, si fermarono di botto e il suo sguardo si alzò sorpreso verso il suo datore di lavoro, la sua espressione ad indicare una chiara disapprovazione e incredulità per quelle parole.
Mycroft era tuttavia concentrato sulla reazione di Molly, e il pallore improvviso che era apparso sul suo volto sembrarono scuoterlo e farlo rendere conto dell’enormità di quello che aveva detto.
La bocca si contrasse in una smorfia di biasimo verso sè stesso.
“Chiedo scusa” disse con tono sommesso, passandosi una mano sugli occhi in un gesto di stanchezza “evidentemente ho avuto anche io una giornata lunga e difficile, anche se questo non giustifica assolutamente quello che ho detto. La prego di perdonarmi, Miss Hooper... ho passato il limite”
Molly tolse lentamente il braccio dalla manica della giacca e si appoggiò piano alla sedia, il viso rivolto a terra e lunghi respiri a testimoniare la sua ricerca di un controllo.
“Lei si preoccupa per lui” disse infine, alzando lo sguardo e rivelando occhi lucidi che tuttavia si rifiutavano di rilasciare lacrime.
Mycroft emise un gemito sorpreso per quell’affermazione, si aspettava per lo meno una ritorsione verbale, e non potè trattenere un pensiero ammirato per quella donna e la sua compostezza.
“Si. Costantemente” ammise.
“Perchè lo ama” disse Molly con calma “Lei non ha paura che Sherlock combini dei disastri, ha paura che soffra, perchè Lei può rimediare a tutti i guai che combina e a tutte le situazioni pericolose in cui si trova, ma non saprebbe come alleviare la sua sofferenza. Voleva essere sicuro che avrò cura di lui, come ogni altra volta in cui ha voluto incontrarmi”
Nella stanza calò il silenzio: Mycroft Holmes si ritrovò spiazzato dall’analisi spietata e veritiera di Molly Hooper; avrebbe potuto facilmente liquidarla, asserendo che in verità ciò che gli interessava era che Sherlock non fosse troppo una spina sul fianco, ma quella donna davanti a lui meritava la verità.
“Ho fatto i conti con diversi Sherlock in questi anni...” iniziò con un sospiro e la voce sommessa “quello capriccioso, quello ostinato e annoiato... quello dipendente dalle sostanze e in pericolo di vita. Ho sempre fatto del mio meglio per prendermi cura di lui, nonostante il nostro rapporto non proprio idilliaco, ma Lei capisce bene che questa volta io mi trovo in una situazione al di la della mia portata.
Mi muovo su di un percorso su cui riconosco di avere delle grosse difficoltà, Miss Hooper... un percorso che ho più volte sconsigliato a mio fratello di intraprendere, perchè di riflesso avrebbe messo alla prova anche me”
Sul viso di Anthea comparve un sorriso soddisfatto per la sincerità del suo capo, ma Molly strinse i pugni e assunse un’aria più decisa.
“Questo lo capisco” disse “può pensare quello che vuole di me, Signor Holmes... può pensare che io sia  troppo ordinaria o poco stimolante, ma dovrebbe dare più credito e fiducia a Suo fratello e alle sue scelte, anche se crede che siano un modo per accontentarsi. Non è stato facile neanche per me, ci ho messo del tempo, ma ora io riesco a farlo... e Le assicuro che farò tutto quanto in mio potere per far si che Sherlock stia bene”
Le lacrime iniziarono a scorrere sulle guance di Molly, e lei si odiò per quel momento di debolezza: le parole di Mycroft, per quanto ingiuste e orribili, avevano risvegliato in lei le antiche insicurezze che inizialmente l’avevano frenata nell’accogliere il cambiamento nel suo rapporto con Sherlock, insicurezze che pensava di aver vinto,  ma che evidentemente non si erano ancora sopite.
L’uomo si alzò e con un cenno fermò Anthea, che si era mossa dalla sua posizione sul divano per fare altrettanto, poi girò intorno alla scrivania frugandosi nel taschino della giacca.
Estrasse un fazzoletto e lo porse a Molly.
“Mi dispiace” ripetè con convinzione “le mie parole sono state di una cattiveria gratuita e ingiusta, eppure Lei non si è difesa o arrabbiata, la Sua unica preoccupazione è stata invece quella di difendere mio fratello... questo dovrebbe dirla lunga sull’opportunità che Lei gli stia accanto, e fa di Lei senz’altro una Prima Scelta” Mycroft abbozzò un sorriso “Molto azzeccata, mi verrebbe da dire”
Molly lo guardò sorpresa, ma poi sorrise e si asciugò gli occhi.
“Grazie”
L’uomo ritornò verso la sua scrivania, ma si bloccò come colpito da un pensiero improvviso e si voltò di nuovo.
“Forse la prossima volta che ci troviamo potrei offrirLe un tè per il semplice gusto di farlo, senza secondi fini e in un luogo più adeguato del mio ufficio?” chiese.
La patologa assunse un’aria stupita a quell’invito, ma fu veloce a riprendersi.
“Mi farebbe molto piacere” rispose dolcemente, prima di ammiccare “Allora però dovrà rassegnarsi a chiamarmi Molly”
Mycroft parve considerare la proposta e poi annuì.
“Anthea La farà accompagnare a casa”
Molly si diresse verso la porta, ma si voltò per un ultima volta.
“Non dirò a Sherlock di questo nostro incontro” annunciò.
Mycroft la guardò con perplessità, di nuovo stupito dalla forza della donna, poi fece una smorfia.
“Sappiamo bene entrambi, Molly, che lo scoprirà comunque...”
“Ma non da me” confermò lei decisa, sottintendendo che non avrebbe mai rivelato quanto alcune parole di Mycroft fossero state dolorose.
Il maggiore dei fratelli Holmes annuì: era abituato ai battibecchi con Sherlock, ma dubitava che questa volta si sarebbero limitati a qualche battuta velenosa, se lui avesse saputo tutta quanta la verità su quell’incontro.
“Grazie”
Molly gli sorrise un’ultima volta e poi se ne andò.
 
***
 
Grazie al passaggio in macchina non arrivò a casa troppo in ritardo: una volta entrata dal portone, salì le scale con un misto di gioia e trepidazione, poi arrivata davanti alla soglia dell’appartamento fece un grosso sospiro di contentezza.
La porta si spalancò di colpo e apparve Sherlock Holmes.
“Sei a casa” annunciò con un’espressione soddisfatta “e in ritardo di diciotto minuti. Perchè poi ti ostini a prendere la metropolitana con tutte le sue improbabili coincidenze resta un mistero”
Si fece da parte per farla passare, e non appena entrata Molly sorrise.
“Sono a casa” ripetè in un tono misto tra meraviglia e felicità.
Poi vide il salotto.
“Oh Sherlock...” esclamò mentre si toglieva borsa e giacca e li appendeva alla porta “è bellissimo!”
Si affrettò ad avvicinarsi al tavolo apparecchiato in modo elegante e illuminato da una candela posata al centro, mentre notava le diverse altre luci soffuse che decoravano l’appartamento: si girò e gli buttò le braccia al collo.
Sherlock ricambiò la stretta.
“È la tua prima sera ufficiale come inquilina a Baker Street... l’inizio della nostra convivenza. Ho pensato che dovessimo festeggiare” mormorò.
Molly si staccò dolcemente e gli rivolse un sorriso luminoso.
“È un’idea dolcissima e molto carina. Grazie”
Sherlock fece una smorfia a quegli aggettivi, poi iniziò ad osservarla intensamente e lei cercò di sostenere lo sguardo senza far trapelare cosa fosse successo nell’ultima ora. Sperò di riuscirci, perchè l’unica cosa che ora voleva era godersi quella serata come si era augurata per tutto il giorno.
L’espressione di Sherlock si fece intensa e Molly trattenne il respiro.
“Non ho cucinato, naturalmente” annunciò infine lui in tono solenne.
Molly fece un sospiro interno di sollievo e annuì.
“Naturalmente” disse con finta serietà.
Lui alzò un sopracciglio.
“John insisteva sul fatto che avrei dovuto cimentarmi, per dimostrarti tutta la mia buona volontà e rendere questo momento più personale... ma sappiamo entrambi che sarebbe stato un inutile perdita di tempo. E che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose”
Molly ridacchiò, e nel contempo sentì rintanarsi in un angolino molto lontano tutti i dubbi e le incertezze riaffiorati nel colloquio con Mycroft.
Questo era l’uomo di cui era innamorata e che le aveva chiesto di vivere con lui.
“È perfetto cosi, Sherlock... sul serio” disse felice “Ordiniamo take away”
Il consulente investigativo annuì soddisfatto.
“È quello che ho detto anche io. In perfetta sintonia, Dottoressa Hooper. Inoltre...” disse, piegandosi verso di lei e accarezzandole piano l’orecchio con le labbra “questo ci lascerà più tempo per un altro tipo di festeggiamenti”
La risata di Molly esplose allegra e fu seguita da un bacio intenso.
“Dammi solo il tempo di cambiarmi mentre tu ordini, ok?” gli disse infine quando ebbe modo di riprendere fiato.
Sherlock annuì di nuovo, e le sorrise mentre lei si dirigeva verso quella che era ormai ufficialmente la loro camera, ma non appena Molly fu sparita oltre la soglia la sua espressione si fece più dura, e con passo deciso andò in cucina a recuperare il telefono.
Mycroft rispose al primo squillo
“Fratello caro... già cosi annoiato dalla convivenza da voler parlare addirittura con me pur di sfuggire al tedio?”
“Non osare mai più” minacciò il consulente investigativo a denti stretti.
Nel ricevitore si udì il sospiro impaziente di Mycroft.
“Oso molte cose, in questo periodo. Sii più specifico, Sherlock”
“Hai incontrato Molly, o più precisamente l’hai fatta sequestrare all’uscita dal lavoro. È stato un discorso breve, ma a quanto pare intenso. Ha pianto... che cosa le hai detto?”
“Ma come, non te lo sei fatto raccontare?”
Sherlock fece una profonda inspirazione alla ricerca di un po’ di calma.
“È una serata importante per noi, non la rovinerò parlando di te” disse infine.
“Quindi lo hai solo dedotto, ma ti sei trattenuto...” fu la risposta sarcastica che ottenne “Oh, Sherlock. Mi domando quanto potrai resistere all’interno di questo quadretto di felicità domestica che”
“MYCROFT!”
Dopo un breve silenzio a quel richiamo irritato, l’uomo rispose con voce pacata.
“Ho solo voluto conoscere  meglio Miss Hooper, puoi darmi torto?”
Sherlock fece di nuovo un respiro profondo.
“Ti conosco, fratello caro. Tu non fai mai niente per niente...” disse con più calma “ma poichè Molly ti ha permesso di offrirle il tuo fazzoletto per asciugarsi le lacrime, direi che dopo tutto non è rimasta arrabbiata con te e che ha trovato modo di risponderti per le rime. Forse dopo tutto al momento non mi interessa sapere quali sciocchezze hai tentato di propinarle, visto che sembra serena”
“Ma ti sei comunque sentito in dovere di chiamarmi per ribadire la tua irritazione.”
“Ti avverto, Mycroft. Non tollererò altri rapimenti della mia patologa”
“Dovresti cominciare a chiamarla in un altro modo, visto che ora vivete insieme. C’è altro che vuoi sapere?”
Sherlock strinse con forza il telefono.
 “C’è altro che dovrei sapere?” chiese di nuovo minaccioso.
Mycroft fece un sospiro.
“No, direi di no” disse “Solo... tieniti ben stretta Miss Hooper”
“Mi stai dando la tua benedizione?” fu la risposta incredula del consulente investigativo.
“Non dire sciocchezze” rispose l’altro con un suono disgustato “Ti sto solo dicendo che se devi imbarcarti in una sciocchezza come questa, lei per lo meno ha le carte in regola per starti dietro e non impazzire nel tentativo di avere una... relazione  con te”
“Ti stai rammollendo con gli anni, fratello caro. Riesci persino a pronunciare la parola relazione senza stare male”
Con un altro sbuffo spazientito, Mycroft si apprestò a chiudere il confronto.
“Ma per favore. Vedi piuttosto di ordinare il tuo take away e di non mandare a fuoco l’appartamento con tutte quelle candele”
Sherlock stava per ribattere, ma la comunicazione era già stata interrotta.
Per un attimo, valutò combattuto se fosse il caso di insistere di più per sapere che cosa fosse successo nel colloquio tra Mycroft e Molly, ma l’arrivo di quest’ultima interruppe i suoi pensieri.
“Allora, quando si mangia?” gli chiese allegra.
Sherlock la studiò per un attimo.
A suo agio e felice di essere li con lui.
 Sorrise.
“Ora ordino.
Stavo controllando che le candele non diano fuoco all’appartamento.
Cinese o thailandese?”
 
 
 
  
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