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Autore: CamYagamii95    08/03/2016    3 recensioni
Distopia.
In un periodo non meglio precisato, lo Stato ha il controllo delle vite di ogni cittadino e di tutti i suoi aspetti: formazione scolastica, lavoro, persino la vita sentimentale, vissuta in funzione della procreazione.
Che succede a coloro che cercano di adeguarsi al sistema ma sono delle anomalie?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Alle 17:30 finì il secondo turno di Alessia. Aveva lavorato altre due ore, e ora aveva il resto della giornata tutto per sè.
Lo Stato offriva varie attività organizzate per i lavoratori, che alla fine dei loro turni potevano quindi continuare a istruirsi, ad esempio gruppi di lettura, corsi di musica e canto, di disegno, e altre attività mirate a "coltivare il sapere". Erano corsi inutili in realtà. Nei gruppi di lettura si studiavano solo testi approvati dallo Stato, e soprattutto erano vietati testi riguardanti l'economia, la religione e la politica. I corsi di canto, di disegno e di altre discipline artistiche insegnavano qualcosa dal punto di vista tecnico, ma la maggior parte se nè teneva lontano, in quanto servivano solo per selezionare coloro che poi avrebbero ideato film, canzoni e manifesti propagandistici. L'unico corso che ad Alessia davvero piaceva era quello sulle colture del posto: la Regione17, ovvero il luogo dove viveva, era un luogo prettamente agricolo, così Alessia l'aveva scelto per tornare letteralmente alle origini e cercare di capire di cosa vivessero le popolazioni del posto prima dello Stato. Il corso le metteva anche un po' angoscia, specialmente alla fine, quando i prodotti finiti e maturati dovevano essere imbustati perchè l'istruttore li consegnasse a delle non meglio precisate autorità o distrutti. Non potevano essere mangiati, in quanto era lo Stato ad occuparsi della loro alimentazione giornaliera, e anche con un singolo frutto aggiuntivo l'avrebbero alterata, e di certo non potevano vendersi: non esisteva il libero scambio, e tutto ciò che veniva prodotto nelle aziende veniva consegnato allo Stato perchè si occupasse di redistribuirlo (lo stesso corso aveva avuto bisogno di un'autorizzazione speciale e di un giuramento da parte degli istruttori relativamente al fatto che si imoegnavano a non consumare o a far consumare i beni prodotti).
Lo Stato obbligava tutti i cittadini lavoratori a seguire almeno tre volte alla settimana dei corsi a loro scelta. Ognuno di loro poteva frequentare anche un corso diverso ogni volta, ma dovevano aver seguito almeno tre lezioni dal lunedi al sabato.
Conti alla mano, Alessia poteva prendersi la giornata libera, così quando finì il turno si liberò in fretta di camice e guanti e decise di passare a trovare i suoi genitori. Era da un po' che non li vedeva.
Stava ancora pensando alla lettera mentre lasciava l'azienda, così non si rese conto di aver sbattuto contro qualcuno che andava nella direzione opposta alla sua, visto che ora iniziavano altri turni.
Alessia fece per scusarsi, ma si interruppe quandò noto chi aveva urtato.
Era Sarah.
Si guardarono per un istante, poi Alessia riprese a camminare.
- Ciao, eh - le disse l'altra dietro.
- Non infastidirmi - replicò Alessia, continuando per la sua strada.
- Vigliacca - sentì sussurrare dietro di lei.

La casa dei suoi genitori era abbastanza distante dall'azienda in cui lavorava, ma Alessia decise di andarci comunque a piedi. Del resto, l'alternativa era erano i mezzi pubblici, visto che a nessuno di loro era concesso possedere mezzi di trasporto privati, ad eccezione di biciclette, per inquinare meno l'ambiente.
E comunque, aveva bisogno di liberarsi la mente.
Alessia si guardò attorno, cercando di distrasri, ma il tentativo fu inutile. Il paesaggio era tetro e per nulla rassicurante: in cielo vi erano dei nuvoloni spessi, che impedivano alla residua luce del sole di filtrare, e rendevano spettrali alberi e prati già spogli, e le case sembravano tutte grigio.
Passando dinanzi ad un portone lucido di un edificio residenziale osservò il suo aspetto, e si reseconto che si adattava all'ambiente. I capelli, che solitamente erano mossi, erano adesso molto lisci e schiacciati, e la pelle sembrava giallognola. Inoltre, essendo stata ferma per molto tempo alla sua postazione, le gambe non si erano ancora sgranchite e camminava goffamente.
Chissà cosa avrebbe pensato di lei il partner che le avrebbero assegnato.
Scossa la testa, come per liberarsi fisicamente di quei pensieri, visto che era arrivata a casa dei suoi genitori.
Da quando viveva da sola ci tornava raramente. Non si vedevano mai, ma a sua madre bastava guardarla negli occhi per capire a cosa stesse pensando, proprio come quando lei aveva otto anni e a sua madre bastava guardarla negli occhi per capire se aveva fatto i compiti o no. Quando ancora non aveva la necessità di allontanarsi dalla sua famiglia per paura di ferirli.
Fortunatamente ogni cittadino in età da lavoro riceveva un alloggio, quindi per lei era stato molto facile allontanarsi.
Con forza spopositata premette il pulsante del videocitofono, e pochi decondi dopo era davanti alla porta di casa sua, con sua madre che l'abbracciava stretta.
- Entra - le disse poco dopo, facendola accomodare in cucina, dove si sedettero.
Alessia si guardò attorno: aveva lasciato casa sua da solo due anni ma le mancava sempre. Guardò con nostalgia gli spogli mobili bianchi. Nessun lusso era concesso nelle case, ma per lei era quello il posto più accogliente nel mondo.
- Come va? - chiese alla fine a sua madre.
- Qui è sempre la solita storia... Tuo padre è preso con il lavoro nella forestale, a quanto pare hanno trovato delle bestie selvatiche pericolose... Oh, e tuo fratello verrà assegnato la settimana prossima! Verrai a vederlo? Lui spera tanto di essere collocato nella scuola di Medicina!
- Non lo so - rispose freddamente Alessia - oggi mi è arrivata la lettera. Fra poco avrò una famiglia.
- Ma è bellissimo! Perchè non me l'hai detto prima? Avrei organizzato un pranzo tutti insieme...
- Non voglio festeggiare - la interruppe Alessia bruscamente - non c'è alcuna ragione per farlo. Sono solo passata a dirtelo così saprete perchè ci vedremo sempre meno.


Quattro anni prima
Le lezioni del pomeriggio erano finite. Alessia mise a posto penne e quaderni, che comunque aveva usato poco: la notte precedente aveva dormito poco e male, e aveva un mal di testa tale da impedirle di seguire le lezioni. Avrebbe potuto dirlo all'infermiera della scuola, ma aveva preferito non prendere una di quelle pillole che proponevano per ogni malanno.
Immersa a pensare al meritato riposo che l'aspettava a casa, due penne le sfuggirono dalle mani. Fece per chinarsi a prenderle, ma qualcuno, già pronto per andare via, le aveva raccolte per lei.
- Grazie mille - le disse Alessia, arrossendo e con un sorriso.
- Ma figurati, e sta più attenta - le rispose cordialmente Sarah.
Finalmente ce l'aveva di fronte, e Alessia poteva guardrla non di sottecchi, senza paura di farsi scoprire. I suoi capelli erano neri e ribelli, i suoi ricci sfuggivano dal fiocco blu che aveva usato per raccoglierseli in una coda, gli occhi erano neri e avevano uno sguardo vivace, che ben si sposava con le sue labbra rosse e carnose. Il suo corpo era quello che pittori d'altri tempi avrebbero definito florido.
- Scusa, è che stanotte ho dormito poco - si giustificò, non sapendo però se per le penne e per il suo sguardo, che indugiava da un po' sul corpo dell'altra ragazza.
- Chi è il fortunato che turba i tuoi sogni? - le chiese Sarah scoppiando a ridere.
Alessia si godette la sua risata piena e vitale, quasi da diva, prima di rispondere.
- Nessuno - disse alla fine, ed era una mezza verità.
- Scusa, hai ragione - stavolta a scusarsi fu Sarah - ti starai sicuramente chiedendo chi mi chieda di essere per chiederti cose così private, in fondo non ci conosciamo così tanto...
- Non c'è nessun problema - la rassicurò Alessia.
- Beh... io vado. Ci vediamo domani a lezione - disse l'altra dopo un silenzio imbarazzato.
- Aspetta - la richiamò Alessia in un impeto di audacia. Una volta tanto le assurde regole dello stato in cui vivevano le sarebbero tornate utili.
- Fra poco ci saranno le verifiche di fine periodo e ... Ho un po' di problemi con alcune materie ... Ci tengo davvero a studiare in questa scuola, non voglio essere ricollocata...
- Tranquilla - la interruppe Sarah, posandole una mano sulla sua e sorridendo per tranquillizzarla - magari domani mi dici in cosa hai problemi e vediamo cosa si può fare, d'accordo?
- Grazie mille - le rispose semplicemente Alessia, studiando il contrasto fra la pelle olivastra di Sarah e la sua, che invece era bianchissima. Le piaceva un sacco. Avrebbe potuto abituarsi a quel contrasto.


Note dell'autrice
Innanzi tutto, grazie per aver letto! Mi scuso per essermi dilungata molto su parti inerenti lo Stato e non la storia, ma mi piacerebbe che voi capiste prima in che contesto si muovono i miei personaggi.
Ho scritto di getto questo capitolo ma l'ho rivisto molte volte, spero che spendiate due minuti del vostro tempo per dirmi cosa nè pensate. Alla prossima :)
   
 
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