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Autore: aaannacolli    08/03/2016    0 recensioni
E se Draco Malfoy si fosse innamorato durante il suo quinto anno ad Hogwarts di Hermione Granger? E se fosse subito passato dalla "parte giusta" prima della Seconda Guerra Magica voltando le spalle alla sua famiglia?
La storia è ambientata durante la Seconda Guerra Magica. E' la mia prima fanfiction (ovviamente una Dramione), quindi recensite in tante, spero possa piacervi
Dal testo: "Non sento niente, non vedo niente se non lei, che ricambia il mio sguardo. Ma non è il solito sguardo carico di odio e rancore però, è uno sguardo curioso, e in effetti non la biasiamo: che diamine ci faccio tutto sporco e gravemente ferito all'interno della mia stessa casa?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Buio e dolore. Ecco cosa riesco a vedere o percepire, solo buio e dolore. Sono settimane che vengo torturato senza sosta, sia psicologicamente che fisicamente, a causa di informazioni che non rivelerei mai.
Mi trovo nelle segrete di Villa Malfoy, o comunque una stanza nei sotteranei, poichè priva di finestre. C'è un forte odore di chiuso e di putrefazione provenire dalle mie ferite oramai infette e l'umido delle pareti di pietra penetra attraverso i miei abiti logori arrivando dritto alla pelle e alle ossa. Sono tutto un livido, ovunque mi appoggi sento solo dolore e sono talmente sporco da non riuscire a distinguere la pelle lacerata da quella normale.
Non riesco a capire da quanto sono chiuso qua dentro, mi sono risvegliato da poco, possono essere passati minuti, come ore o anche giorni. Sento le labbra spaccate dalla sete e i succhi gastrici che lavorano a vuoto a causa della mancanza di cibo.
Forse hanno finalmente capito che sono inutile, che non oserei fiatare con loro. O forse hanno deciso di infliggermi la tortura peggiore: abbandonarmi a me stesso.
Non so che ore siano e nemmeno il giorno, mi sento esausto e, cosa peggiore di tutte, non ho notizie di lei: non so se è al sicuro o se sta bene o se è ancora viva nonostante i due babbei che si porta dietro. Niente. Non so assolutamente niente, e questa è la tortura peggiore che possano infliggermi.
Sorrido tra me e me, chi avrebbe mai detto che io, Draco Lucius Malfoy, mi sarei ritrovato in questa situazione nei sotteranei della casa in cui io stesso sono cresciuto?
Fino a due anni fa neanche io, ma tutto cambiò quando mi innamorai di lei. Volevo essere una persona migliore, volevo dimostrare a me stesso di non essere solo un codardo, ma che una piccola parte di me era degna di poterla desiderare.
Andai da Silente il mio quinto anno ad Hogwarts, quando mi resi conto che mio padre aveva in mente per me un futuro abominevole e malvagio. Gli dissi che probababilmente avrei ricevuto il Marchio Nero durante il mio sesto anno e che i Mangiamorte si stavano piano piano riunendo in attesa del ritorno del Signore Oscuro.
Silente fu gentile con me, mi assicurò protezione, ma non era ciò che volevo. Ciò che volevo era far parte di un gruppo, di un movimento contro tutti quei folli. Ero stato per troppo tempo immobile a guardare altri prendere decisioni che spettavano a me. Perciò proposi a Silente di diventare un sorta di "spia" all'interno dei Mangiamorte, mi guardò come se fossi un bambino che giocava a fare l'adulto, mi disse che era pericoloso, che rischiavo la vita o peggio, ma fui irremovibile.
Dopo la mia decisione il vecchio mi mise al corrente dell'esistenza dell'Ordine della Fenice. Mi disse però che, per la sicurezza degli altri membri e della mia missione, nessuno doveva venire a sapere della mia "conversione", e così fu.
Per due anni continuai ad essere, in apparenza, il solito Draco Malfoy: stronzo, freddo e cattivo. Insultando senza scrupoli ogni Grifondoro che mi capitasse a tiro, ma questo non era un problema. Il problema era continuare a farlo con lei, non ce la facevo a chiamarla Sanguesporco, Mezzosangue o Zannuta, per questo cercai di evitarla in ogni modo. Ma non potevo fare a meno di osservarla da lontano, magari mentre era intenta a leggere sulle rive del Lago Nero. O nella Sala Grande mentre sorrideva ai due idioti. O in biblioteca, mentre era china a decifrare uno di quei tomi che si portava sempre dietro.
In quegli anni avevo imparato a memoria ogni singola parte del suo viso, del suo corpo, delle sue movenze e del suo modo di parlare. Riuscivo a riconoscerla anche in mezzo ad una folla, con quel maledetto cespuglio che si ritrova al posto dei capelli.
Non mi pento di nessuna delle mie scelte, nonostante mi trovi in una situazione discutubile.
Comincio a contare, per non impazzire, arrivato a 762 sento
dei passi che interrompono la mia conta. Dal modo di camminare si direbbe essere mio padre e infatti non mi sbaglio.

Vedo il suo volto fare capolino dietro l'uscio in legno che ha appena aperto, cerca la mia figura e quando la trova mi rivolge uno sguardo sprezzante, ricambiato ovviamente.
-Vieni.-  E poi si volta.
Con fatica mi alzo, e piano piano lo seguo per quelle infinite scale e corridoi, non si gira neanche per controllare che lo stia davvero seguendo. Mi tratta come un estraneo, e la cosa non mi dispiace affatto.
Dopo un quarto d'ora di corridoi infiniti arriviamo finalmente nel salone principale. Nella stanza ci sono alcuni Mangiamorte, Grayback, mia madre e mia zia, Bellatrix Lestrange.
C'è una sorta di gaudio perverso nel suo sorriso sadico che mi fa pensare il peggio, e in effetti è così, dietro di lei dei Mangiamorte tengono ferme tre persone e non appena le riconosco mi si gela il sangue nelle vene: Potter, Weasley ed Hermione.
   
 
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