Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: Bab1974    09/03/2016    2 recensioni
Serie di storie slash ispirate alle fiabe, partecipanti al contest di sango_79 '[Contest fiume] A mille ce n'è... di slash da narrar! (Originali e multifandom - Slash e yaoi)'
1- Il principe ranocchio Storia ispirata dalla favola Il principe ranocchio, ne stravolge il finale facendola diventare una favola slash. Il ranocchio Padon, dopo un anno di permanenza a palazzo, riesce a farsi baciare dalla principessa, ma non torna uomo. All'inizio sembra che non ci sia soluzione, ma ne trova una il fratello minore di lei.
2- Nome in codice: Cappuccetto Rosso (prossimamente)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia partecipante al contest di Sango_79, indetto sia sul forum di efp che su quello di Disegni e Parole, ispirato alla seguente immagine

http://s1182.photobucket.com/user/DisegniParole/media/shinahimetsuka2_zps52df4240.jpg.html

 

 

 

Nome in codice: Cappuccetto Rosso

 

 

 

 

Un ragazzo, con un vestito da Cappuccetto Rosso e una benda da pirata sull'occhio destro, entrò nel locale gay, dopo aver lasciato la parola d'ordine al buttafuori. Essendo l'ultimo giorno di Carnevale, nessuno fece caso all'abbigliamento, ce n'erano di ogni genere quella sera. Si avvicinò immediatamente al bancone del bar, appoggiò il cestino e ordinò un cocktail analcolico. Alla fine, mentre l'uomo lo serviva aggiunse:
“Il mio nome è Cappuccetto Rosso. Mamma vuole che porti questo cestino a Nonna, ma non sa dove si trovi. Mi hanno detto che lei ha quest'informazione.”
Il barista si bloccò immediatamente e capì che non era il solito gay arrapato in cerca solo di avventure. Appoggiò il bicchiere che stava pulendo e, nonostante le proteste degli altri avventori, lo fissò intensamente.
“Non sei l'unico che desidererebbe parlare con Nonna. Purtroppo la maggior parte di loro vorrebbe fargli del male. Non posso farti andare da lui così facilmente. Mi serve più che un vestitino rosso per convincermi che sei dalla sua parte.”
“Forse potrebbe convincerti quello che sta dentro questo cestino. Mamma è convinta che la Nonna lo gradirebbe molto.” Lo spinse verso di lui che sbirciò dentro e il suo viso si illuminò.
“Lo credo anch'io che si farebbe ammazzare per qualcosa del genere, purtroppo nessuno è perfetto, ma ugualmente non posso dirti dove si trova di preciso. Devo proteggerlo a ogni costo, anche se non vorrebbe.”
Cappuccetto Rosso sembrò piuttosto contrariato del rifiuto dell'uomo e mise un broncio adorabile che sciolse il cuore dell'uomo e gli indurì qualcos'altro, ma si trattenne da scavalcare il bancone del bar e mettergli le mani addosso: anche se in pausa momentanea, era sul posto di lavoro e quel ragazzo era troppo giovane per lui.
“Non posso aiutarti. Potrebbe essere un trucco per raggiungere Nonna. Devi usare le informazione che ti ha dato Mamma per raggiungerlo, senza altro aiuto. Però, attento, se sei dalla sua parte! Parecchi potrebbero utilizzarti per arrivare da lui. Soprattutto sta attento al Lupo. È molto furbo e potresti non riconoscere in lui un essere malvagio, ma lo è fino al midollo.”



Cappuccetto Rosso si allontanò dal bancone del bar abbattuto, con il cestino in mano e senza un indizio per la ricerca di una persona di cui non aveva neppure una foto. Un nome, certo, gli era stato dato, Olimpio Bassotti, ma la donna che lo doveva pagare, di cui non conosceva le generalità, lo aveva pregato di non usarlo, per la sua sicurezza.
“Se dovessero sapere dove si trova, la sua incolumità sarebbe minata e io non le pagherei nulla.”
Alla fine Omar Tassoni, questa era la vera identità di Cappuccetto Rosso, un giovane investigatore privato al momento senza lavoro, si era convinto ad accettare il caso per cui aveva sottoscritto un contratto che alla fine gli avrebbe portato un bel gruzzolo, se tutto fosse finito bene. Peccato che fosse meno facile del previsto!
“Ehi, Cappuccetto Rosso, che ne dici di fare un giro nella mia tana?” lo abbordò un tipo, vestito casualmente da Lupo, con tanto di orecchie e coda finte. Omar si voltò e gli venne quasi da sorridere per l'assurdità della faccenda, poi venne colto da un dubbio: e se si fosse trattato del Lupo Cattivo che voleva rubargli il cestino, oppure raggiungere Nonna?
“Scusami, ma devo raggiungere la mia nonnina e portargli questo cestino di cibarie.” disse con la voce più innocente possibile. Sperò che così il tipo si arrendesse e lo lasciasse perdere, ma sembrava in vena di scopare e in quel preciso momento di montare proprio sopra a lui. Gli strattonò il cestino, lo gettò a terra e lo sbatté contro il muro.
“Avanti, non fare storie, sono certo che la nonna potrà aspettare un paio d'ore che abbia finito di mangiarti.” E fece un ululato mentre, senza troppo cerimonie, la sua mano si infilò dentro i pantaloncini rigati, gli spostò il perizoma e andò dritto fino ad entrare nel suo buchetto.
“Ahi, mi stai facendo male!” si lamentò Omar, cercando di respingerlo, ma era alto, forte e pure piuttosto belloccio. Sapeva che non avrebbe resistito a lungo se non fossero intervenute causa di forza maggiore. Era troppo chiedere che tirasse un terremoto di primo grado proprio in quel momento?
“Su, si vede che non sei un novellino e che ti piace. Rilassati e ti farò vedere le stelle.” lo invitò con voce suadente il Lupo, sussurrandogli all'orecchio mentre, con mano esperta, cominciava a farlo godere con i suoi movimenti lenti ma decisi. Omar sentì la sua mente vagare e il suo membro erigersi, quando l'uomo ritirò la mano, più bruscamente di quanto l'aveva infilata, facendogli ancora più male. Poi lo prese per il collo, schiacciandolo contro il muro in maniera tutt'altro che erotica.
“Tu non sei un Cappuccetto Rosso qualsiasi! Dov'è Nonna? Dimmelo o ti strangolo.” lo invitò rudemente.
“Accidenti, non lo so, il barista non me l'ha voluto dire.” gridò Omar. Il cambiamento improvviso del ragazzo lo aveva stravolto, ma capì che doveva essere informato su Olimpio meglio di lui, se conosceva così bene quali erano i suoi gusti al punto che gli era stato sufficiente osservare quei biscotti, per capire che glieli doveva consegnare.
“Quindi lui non si fidava di te.” ragionò il Lupo, senza mollare la presa “Ora tornerai da lui, con il viso più innocente che puoi e glielo richiedi, se non vuoi che ti stringa fino a farti uscire gli occhi dalle orbite. So che è un vero porco, se gli sbatti il culetto bene in faccia, nonostante voglia dare la sensazione di essere molto posato, e tu hai un fondoschiena per niente male.”
“Posso riprovare, se non mi uccidi. In effetti mi è stato molto sulle palle il suo rifiuto.” Omar cercò di essere accondiscendente. Forse poteva convincere il barista a chiamare la polizia, oppure a farlo fuggire dal retro. Non aveva ancora finito questi pensieri, quando sentì la mano lasciare la presa e il Lupo cadere a terra. Da dietro di lui spuntò un ragazzo dall'aria truce, armato di un fucile d'assalto girato dalla parte del calcio. Lo aveva colpito alla testa proprio con quello.
“Oddio, ti ringrazio, quello voleva farmi del male, in una maniera o nell'altra.” Gli saltò quasi in braccio dalla gioia.
L'altro si ritrasse, osservandolo in maniera torva alle parti basse.
“Non sembra che ti dispiacesse la violenza.” lo accusò “Sempre che io non mi confonda e tu non abbia una 44 magnum nascosta nei tuoi short.”
Omar arrossì e si osservò lui stesso: nonostante avessero appena cercato di strangolarlo, l'erezione causata dall'intrusione forzata non voleva diminuire e faceva capolino attraverso la stoffa leggera.
“Comunque io sono il Cacciatore. E tu, che ci fai vestito da Cappuccetto Rosso in un'orgia come questa? Sembra che tu voglia che tutti i gay della zona ti saltino addosso.” Nonostante il tono continuasse a essere duro, si chinò a raccogliere il cestino. Nel porgerglielo l'occhio gli cadde sul contenuto e si bloccò pure lui.
“Omini di Pan di Zenzero! Non dirmi che ti manda la Mamma? Ora capisco perché il Lupo ha reagito in quella maniera. Lui è ossessionato da Nonna.” commentò porgendoglielo “Tu almeno sai dove si trova? Non lo vedo da qualche giorno, sono preoccupato.”
Omar scosse la testa sconsolato. Non sapeva se poteva fidarsi di lui. Secondo il barista, l'unico in quella faccenda che non aveva il nome di un protagonista della fiaba, ma forse solo perché erano finiti, il Lupo era molto furbo, quindi non poteva fidarsi fino in fondo di questo nuovo venuto.
“Beh, come travestimenti sono banali, i vostri, se anche normalmente siete noti con questi nomi.” Omar cercò di rassettarsi, ma non faceva che mettere in risalto l'erezione.
“Fai bene a non fidarti di nessuno.” si complimentò il Cacciatore “Però, ora aiutami a nascondere questo porco vestito da lupo, prima che qualcuno lo veda e che chiami aiuto. Anche se siamo a Carnevale e siamo in una zona in cui non è difficile trovare qualcuno svenuto per l'alcol, è meglio stare dalla parte del sicuro.”
Fu doloroso portare un peso con il pene dritto e si sentì sollevato quando lo depositarono dietro un vicolo. Appena mollato il ragazzo respirò a fondo e iniziò a contare mentalmente per rilassarsi.
“È meglio che tu ti liberi, prima di fare qualsiasi altra cosa. Potresti avere dei problemi se prosegui così conciato.” poi osservò il proprio pacco “Accidenti, alla fine avete eccitato pure me. Però ho un'idea geniale. Allo stesso tempo troveremo entrami soddisfazione e ci vendicheremo di questo cretino.”


Omar si chiese come fosse finito dietro quel vicolo a fare una sega a uno appena conosciuto, mentre quello lo ricambiava tenendo in mano il suo pene. Insomma, lo sapeva, ma la faccenda, che all'inizio gli sembrava solo una cavolata, prendeva contorni sempre più assurdi e inquietanti. Non che non fosse piacevole, ma era strano come si era giunti a questo. Dopo qualche minuto, a poca distanza di tempo l'uno dall'altro, vennero copiosamente, sul viso e sui vestiti del Lupo, che non fece neppure un movimento. Se ne andarono, prima che riprendesse i sensi e tornarono in strada per occuparsi della ricerca di Nonna.
“Vado io dal barista. A me dirà di sicuro qualcosa.” La sua convinzione sollevò Omar che ne sapeva di più di lui, ma la faccia che aveva all'uscita, lo confuse alquanto.
“Non lo vuole dire neppure a me!” sbottò “Non ci capisco più nulla. Non credo che Nonna sia più in pericolo del solito. O almeno credo. Mi aiuteresti a trovarlo?”
“Forse se mi dicessi qualcosa di più su questo tipo. A parte il nome vero, non so altro.”
“Non posso darti troppe informazioni. Potresti essere qualcuno che vuole fargli del male. Ma se sai il suo nome, dimmelo e dimostrami di aver parlato davvero con Mamma.” lo sfidò.
A quel punto Omar fu colto da un dubbio: e se questa non fosse che una commedia per sfilargli informazioni? Non aveva ancora capito che cosa volevano tutti da Nonna, ma doveva essere qualcosa di importante, se ci si impegnavano tanto.
“No, non vorrei essere ingannato. Mi terrò per me quel poco che so, per evitare che sia raggiunto da qualcuno che non dovrebbe.”
Il viso del Cacciatore si allungò per la sorpresa.
“Tu non puoi pensare che voglia fargli del male!”
“Io non ti conosco, come tu non conosci me. Quindi dimmi quello che puoi e vediamo se riusciamo a trovarlo.”
Il Cacciatore, nonostante si sentisse offeso, dovette ammettere che la Mamma aveva scelto bene: era un ragazzo di cui potevano fidarsi.



“Per prima cosa tenterò di contattare la Mamma.” annunciò il Cacciatore
Dopo parecchi minuti al cellulare e averlo scaraventato a terra frantumandolo, si rivolse di nuovo a Omar.
“Cappuccetto, non riesco a rintracciarla. Non ti ha dato nessuna indicazione per contattarla nel caso che avessi avuto del problemi?”
Omar scosse la testa, rendendosi conto di essersi impelagato in una storia senza nessuna certezza.
“Comincio a credere che si tratti di una specie di scherzo di Carnevale.” si lamentò “Che razza di fesso che sono! Chi ti promette un mare di soldi senza darti alcuna informazione a parte il nome del ricercato.”
“Allora perché non mi dici quel nome e tagliamo la testa al toro.”
“Perché sarebbe poco professionale da parte mia, se invece fosse vero e ci fosse davvero qualcuno che rischia la vita solo per mangiarsi dei biscotti fatti in casa.”
Il Cacciatore sorrise.”

“Così sei una specie di investigatore. Sai, anch'io faccio un lavoro tipo il tuo, solo che non sono molto in regola.”
“Nessuno che porti un fucile del genere può esserlo, se è vero come sembra. Questa faccenda è tutta così assurda. A parte me, che sono qui per caso, tutti sembrate essere così ogni giorno dell'anno, anche se non si tratta di carnevale. Il tuo amico Lupo, per esempio. Il suo costume non era affatto originale.”
“ Il tuo lo è invece. Molto particolare l'idea della benda sull'occhio. Comunque tutto è cominciato per caso. Cappuccetto Rosso era la fiaba preferita di Nonna e l'ha scelta come riparo quando ha dovuto cominciare a nascondersi.”
“Ho sbattuto nella scrivania. Ma da che cosa fugge Nonna?” chiese Omar, sempre più curioso.
“Non me la sento di dirtelo, non ho il diritto di farlo, anche se a volte, come spesso succede, il suo peggior nemico è se stesso. La paura di fare le cose sbagliate, spesso ci fotte a tal punto che finisci per fare nulla o per peggiorare la situazione. All'epoca però anch'io pensavo che non ci fosse altra soluzione. Ero troppo giovane e immaturo per poter immaginare altre vie. Ora, se tornassi indietro, sono certo che avrei potuto aiutarlo in altra maniera, oltre che a difendere la casetta in mezzo al bosco che lo protegge.”
Omar era ancora più confuso e non lo credeva possibile. Cosa era accaduto a Nonna che lo aveva portato a nascondersi? Era stato testimone di fatti sangue? Era fuggito da una setta religiosa che non lo voleva lasciare andare? Aveva compiuto atti osceni e se ne vergognava? Gli scenari erano innumerevoli e capì che non avrebbe mai indovinato. Forse se avesse avuto tempo, avrebbe potuto informarsi presso un suo amico poliziotto, se conosceva questo Olimpio Bassotti. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto l'indomani, se quella serata fosse proseguita male com'era cominciata.
Il Cacciatore gli chiese il cellulare per chiamare Nonna, che Omar gli consegnò solo dopo essersi fatto promettere di non romperlo, ma non ricevette risposta.
“A casa non risponde e al cellulare neppure.”
“Allora, come ci comportiamo?" chiese Omar "Puoi dirmi qualcosa, senza tradire la sua fiducia?”
“Ora andiamo in un posto che frequenta di solito. Vediamo se si è fatto vedere negli ultimi tempi.”



Omar non sapeva certo che aspettarsi, ma la vista del centro anziani lo stupì. Si era fatto l'idea, nonostante il soprannome che si era affibbiato, che Olimpio fosse un giovane uomo. Vide il Cacciatore aggirarsi fra i vecchietti e domandare se Nonna si era vista negli ultimi tempi. A ognuno dovette ripetere la sua domanda almeno tre volte e dopo tre quarti d'ora aveva ricevuto solo risposte negative.
“Non credo che hai fatto molti progressi, magari dovresti provare in qualche altro luogo.”
“Questo è il suo preferito. Qui si sente al sicuro.” rispose il moro.
“Deve fare proprio una vita di merda!” esplose Omar, correndo fuori dalla porta principale. Quell'aria calda, fra odori di medicinali e puzza di pipì, lo stava soffocando. Il Cacciatore gli corse dietro e lo prese per un braccio.

“Dove credi di andartene? Devi aiutarmi a trovarlo.”

Omar fece un respiro profondo e cercò di calmare i nervi, cercando di spiegare con calma come si sentiva.

“Stamani, quando ho accettato il lavoro da Mamma, avevo del tempo libero, perciò ho pensato che non ci fosse nulla di male. Mi ha dato un buon anticipo e mi ha promesso una lauta ricompensa a lavoro eseguito. Però ora me me sto pentendo. Mi sembra che qualcuno mi stia prendendo per il culo, solo che non sto godendo.”

L'aria da cane bastonato dell'uomo, lo convinse che almeno lui non lo stava prendendo in giro: era davvero preoccupato per Nonna, chiunque fosse.

“Ok, continuo ad aiutarti, ma ti avverto che domani pomeriggio devo seguire un tizio per dimostrare alla moglie se gli è infedele, non posso seguirti per sempre.”

“Non so perché Mamma abbia scelto uno come te, sa che non sopporto la vostra categoria e il fatto che siate disposti a fare ogni tipo di lavoro pur di guadagnare.” sbottò il Cacciatore.

“Non accetto lezioni di galateo professionale da uno che se ne va in giro con un fucile d'assalto. Io la licenza per la mia pistola, non credo che tu possa affermare altrettanto.”

“Ostia, come sei permaloso. Ok, passerò sul fatto che sei una sottospecie di sbirro, ma aiutami. Devo scoprire dov'è Nonna e sperare che si stia nascondendo. Non oso immaginare che gli potrebbero fare, se lo avessero trovato.”

Omar si trattenne dal picchiarlo per il commento poco carino e cercò piuttosto di informarsi sulle mosse seguenti.

“Ho intenzione di setacciare tutti i luoghi che frequenta, sperando di trovare un qualche indizio che mi possa portare dove si trova. Magari si nascondo proprio lì, molti sono aperti h24.”

Omar cercò di trattenere un sospiro scocciato e so preparò a una lunga, lunghissima notte di veglia. Sperò di riuscire a riposare al mattino, o si sarebbe addormentato durante l'appostamento pomeridiano. Dopo il centro anziani, si diressero verso un negozio che sembrava essere uno dei preferiti di Nonna, una rivendita di libri e film. A detta del commesso, che conosceva anche il Cacciatore, l'anziana era stata da loro tutto il pomeriggio. Se n'era andata qualche ora prima.

-Quindi non è molto che è sparito.- pensò Omar, tutta questa ansia mi sembra esagerata.

In seguito proseguirono la ricerca verso un sexyshop, che era stato svaligiato dall'arzilla vecchietta solo una mezzora prima.

Dalla musica che ascoltava, dai libri che leggeva e dagli oggetti che comprava, Omar si convinse sempre più che Olimpio fosse un giovane omosessuale che, per qualche motivo che gli sfuggiva e del quale nessuno lo voleva mettere a conoscenza, si travestiva da vecchina rock.

Visitarono qualche altro negozio. Sembrava che Nonna preferisse le attività con apertura continua, perciò non fu difficile capire che fino a qualche minuto era a prendere un caffè in un bar che distava poco dalla sua abitazione.”

“Io non capisco.” fu il commento del Cacciatore “Perché tutta questa storia, se in realtà sta bene? Perché non mi risponde al telefono?”

Ritentò di nuovo al cellulare e a casa, ma entrambi suonarono a vuoto. Anzi no, a casa rispose la segreteria telefonica e, per la prima volta, Omar ebbe un'idea della sua voce. Poteva sembrare quella di un uomo che cercava di imitare un'anziana signora.

Erano seduti su una panchina e l'aria abbattuta del Cacc... uff, per cominciare non sarebbe stato male chiedergli il nome, giusto per smettere di chiamarlo così. Gli accarezzò i capelli neri, che gli arrivavano alle spalle e si accorse che il gesto non gli era dispiaciuto. Il moro gli baciò il palmo della mano e un attimo dopo si baciavano teneramente sulle labbra.

“Mi dispiace per la mia reazione di prima.” si scusò sorridendo il Cacciatore “In realtà la mia è solo invidia. A causa del mio carattere irruento e del fatto che non riesco a concentrarmi su nulla, ho perso l'occasione di prendere io stesso l'abilitazione e, sempre per lo stesso motivo, mi trovo a bisticciare con quelli che invece ce l'hanno fatta.”

“Ti perdono, ma solo se mi dici il tuo nome.” rise il biondo “Io mi chiamo Omar e, come ti ho rivelato, sono un investigatore privato.”

“Davide, piacere.” ribatté l'altro, tendendogli la mano come a presentarsi sul serio “E, come avrai già capito, io faccio più o meno il tuo stesso lavoro, solo che non sono proprio in regola e spesso sono costretto ad accettare lavoretti poco puliti per tirare avanti. Allora, poiché sei tu quello abilitato fra noi due, cosa ne dici di suggerirmi cosa fare come prossima mossa?”

L'aria interrogativa e demoralizzata del ragazzo, lo divertì. Sembrava aperto a ogni proposta e sperò che la sua non lo trovasse troppo spiazzato.

“Andiamo a casa sua.” disse perciò Omar.

 

 

 

Lo stupore che vide sul volto del giovane uomo, fu maggiore a ciò che aveva supposto. Forse, se gli avesse proposto di cercarlo sulla Luna, avrebbe reagito in maniera meno esagerata. Se, come gli aveva detto, aveva tentato di prendere l'abilitazione, doveva aver seguito qualche corso su come si segue un'indagine e la prima cosa di sparizione era visitare il luogo in cui abitava.

“Non può essere in casa. Mi avrebbe risposto, non sono un estraneo.”

“Non è detto che fosse in casa, in fondo fino a poco tempo fa era al bar, ma devi tenere conto che qualcuno ha attaccato la segreteria, che prima era spenta. Comunque dobbiamo scoprire qualcosa in più. Hai le chiavi, o dobbiamo forzare la serratura?”

Come risposta Davide prese un mazzo di chiavi dalla tasca e glielo dondolò davanti agli occhi.

“Ora capisco perché non ho preso l'abilitazione.” si lamentò “Era una cosa talmente banale.”

“Quando si è coinvolti emotivamente l'ovvio va a farsi benedire.” lo consolò Omar “Io andrei subito.”

Davide lo strinse per la vita.

“Dimmi, una volta risolta la faccenda di Nonna, credi che potremmo proseguire il discorso che abbiamo cominciato prima?”

Omar gli accarezzò le labbra con un dito.

“Me la prenderei molto se tu non lo facessi.” fu la sua risposta.

 

 

 

Ci volle davvero poco per raggiungere il palazzo in cui abitava Nonna. Persero più tempo ad arrivare all'appartamento dalla strada, poiché era una costruzione vecchia. Non che cadesse a pezzi, anzi era piuttosto pregiato, ma la mancanza di un ascensore si faceva sentire. Questo confermò a Omar che Olimpio dovesse essere un giovanotto. Nessuna signora anziana, per quanto arzilla, sarebbe sopravvissuta a quelle venti rampe di scale. Pure lui, che era allenato, arrivò davanti alla porta con il fiato corto. Osservò il campanello e notò che non c'era nessun nome, ma solo un disegno floreale.

“Ma gli arriva la posta?”

“Una signora al primo piano, che lo conosce, gliela ritira e gliela consegna quando lo vede passare.” lo informò Davide, prima di impugnare il fucile e osservarsi attorno con circospezione.

“Non credo che siamo in pericolo.” cercò di calmarlo Omar, ma non servì a placargli i nervi. Davide lo teneva per la vita, come se volesse proteggerlo dal pericolo, anche se in realtà non c'era nulla che sembrava prevedere che ce ne fosse. Lo lasciò fare per alcuni secondi, pensando che non stesse facendo nulla di male. Poi decise che era il caso di prendere in mano la situazione.

“Ora finiscila di fare il buffone ed entriamo.” lo invitò Omar, sciogliendosi dall'abbraccio. Davide, ancora convinto che qualcosa non tornasse in quella faccenda, obbedì, lasciò cadere il braccio, rimise a posto il fucile e si frugò in tasca alla ricerca delle chiavi. Fece per infilarle nella toppa, quando Omar lo fermò.

“Scusami, perché non suoni il campanello prima?

Lo sguardi stordito di chi si sente preso in giro (almeno Omar non si sentiva più solo) lo colpì, ma proseguì comunque nel suo intento. Senza chiedere ulteriori permessi, suonò brevemente, con il dito pronto per un altro trillo più prolungato.

Non ci fu bisogno. L'attesa fu più breve del previsto. Sembrava quasi che fossero attesi. Ad aprire non fu una vecchina, ma neppure un uomo.

-Un angelo!- pensò Omar, folgorato dall'immagine di chi gli si era parato davanti.

Ok, si trattava senza dubbio di un maschio, ma con lunghi boccoli biondi, grandi occhi azzurri e un viso talmente delicato che poteva essere scambiato con quello di una donna a una prima occhiata sfuggevole, o se avesse voluto travestirsi.

Sia Omar, che Davide, per motivi diversi, rimasero senza parole a osservare quella apparizione, avvolta in un candido accappatoio.

Fu la voce del ragazzo a scuoterli.

“Su, entrate, smettetela di guardarmi con quelle facce da ebeti.” li invitò brusco “E scusati l'abbigliamento, sono appena uscito dalla doccia.”

Omar obbedì, vergognandosi del proprio comportamento poco professionale. Al contrario, notò che l'ira (causa di molti suoi guai) stava montando copiosamente in Davide. E, mentre Omar accettò di buon grado di sedersi sul divano, l'altro cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.

“Se ti siedi, sono certo che potremmo discutere con più calma.” lo invitò Olimpio (beh, anche se ancora non si erano presentati ufficialmente, Omar era convinto si trattasse di lui).

“Olli, non credo di riuscire a stare fermo, non se non riesci a farmi capire perché mi stai prendendo in giro in questa maniera. Ti rendi conto quanto sono stato in ansia?”

“Lo so, tu ti preoccupi davvero molto per me.” convenne Olimpio “Ed è per questo che non riesci a prenderti abbastanza cura di te stesso. Avresti una vita mediamente normale, se non dovessi ogni santo giorno occuparti della incolumità.. Per questo, con la mamma, ho pensato che avevi diritto a essere più sereno.”

“Cosa significa? Nessuno può starsene da solo, neppure tu.”

“Beh, potrei non essere solo, almeno al momento. Che mi diresti, se ti confessassi che forse ho trovato il ragazzo della mia vita?”

“Ne sei certo?”

“Solo alla morte non si può sfuggire, ma mi piace pensare che sarò felice con lui per sempre.”

“Chi è? Lo conosco?”

“Al momento lo tengo per me, ma non temere, lo saprai presto.”

Davide, un po' meno arrabbiato, divenne però pensieroso. Si accarezzò il volto e per qualche minuto tacque. Omar, che sentiva di non fare più parte della situazione, si chiese se non fosse il caso di levare le tende. Alla faccia della ricompensa, in fondo neppure l'anticipo non era male e si sarebbe potuto accontentare. Perse l'occasione e Davide ricominciò a parlare.

“Quindi, poiché ha sistemato te, la mamma si è ricordata di avere un altro figlio e vuole aiutarlo creandogli una vita migliore? E cosa centra Omar in questa buffonata?”

“Tu conosci la mamma, non lascia mai nulla la caso.” gli ricordò Olimpio “Mentre cercava un investigatore privato che seguisse il mio ragazzo, poiché non si fida di nessuno, ha incontrato Omar, ha trovato che fosse carino e che potesse essere adatto a te. Oltre a farti imparare qualcosa del mestiere di investigatore che non ti è ancora entrato in testa, seguendolo nelle sue indagini.”

“Un attimo...” farfugliò Davide, meno confuso ma comunque incredulo. “Tutta questa follia era un appuntamento al buoi per me.” Davide non sapeva come reagire alla faccenda.

La risata cristallina di Omar interruppe lo scambio di sguardi tra i due. Il ragazzo si teneva la pancia e quasi si rotolava sul divano a causa dell'ilarità dall'aver scoperto di essere stato una pedina di una stramba partita a scacchi giocata da due tipi un po' pazzi, per un motivo del genere.

“Che c'è di divertente?” sbottò Davide, scocciato.

“E che questo significa che la lauta ricompensa che Mamma mi aveva promesso... eri tu.” disse, cercando di dominarsi e asciugandosi i goccioloni che gli scendevano sul viso.

Davide arrossì, ricordandosi del momento di intimità che c'era stato fra loro solo pochi minuti prima. Doveva ammetterlo, Mamma aveva avuto l'occhio lungo. Alla fine si rilassò e si sedette accanto a Omar.

A quel punto, in cui nessuno sembrava che altro dire, Omar decise che voleva soddisfare la curiosità. Perché Olimpio si travestiva da vecchietta e perché tutti lo proteggevano in quella maniera?

Raccontando a turno, la storia che venne fuori fu la seguente. I due, che in realtà erano fratelli, anche se non si assomigliavano per nulla tra di loro, avevano quasi due anni di differenza.

Davide, che era il più grande, si era sempre occupato di difendere il fratellino dagli attacchi degli altri. Da bambini, picchiava tutti coloro che lo canzonavano per il suo aspetto poco mascolino, nell'adolescenza lo doveva difendere dalla corte di chiunque si avvicinasse a suo raggio d'azione. Non importava che fossero gay o etero, uomini o donne, nessuno rimaneva immune al suo fascino angelico e tutti si impegnavano per circuirlo. Era riuscito a stento a diplomarsi senza che coetanei o insegnanti riuscissero a profanarlo e anche in seguito non era andata meglio.

L'idea di abbruttirlo era venuta alla madre. Omar, con il senno di poi, pensò che Olimpio assomigliava moltissimo alla donna, che era ancora bella nonostante dovesse avere più di cinquant'anni. L'idea non fu vincente. Sembrava che non ci fosse nulla che lo rendesse abbastanza brutto da farlo rendere meno attraente, senza rovinargli la vita.

“Non capisco come il fatto di vestirti da anziana ti abbia portato ad avere una vita migliore.”

“In effetti, alla fine ci siamo resi conto che ho solo buttato nel cesso più di quindici anni di vita. Avrei dovuto imparare a gestire al meglio quello che avevo alla luce del sole. Spero di riuscirci ora, se non è troppo tardi.”

“Comunque è stato utile per levarti dalle palle certi esseri indegni come quel Lupo, per esempio. Ha preso questo nome quando ha scoperto che si vestiva da vecchia.”

“E tu ti sei fatto passare per il Cacciatore per difendermi. Sarebbe stato divertente, se non fossimo stati coinvolti.”

“Il Lupo è ancora un pericolo. Quello è un porco di prima categoria. Ha quasi violentato Omar, prima che si rendesse conto che portava quei biscotti a te. Poi ho avuto la sensazione che volesse strozzarlo. Per fortuna l'ho bloccato.”

“Mah, non mi fa più paura.” disse semplicemente Olimpio, alzando le spalle “Il mio unico timore è di non riuscire a crearmi una vita fuori da quella della Nonna. Spero che mi aiuterete.”

“Lo faremo di certo.” accettò con entusiasmo Omar che poi scattò in piedi e si rivolse a Davide “Ehi tu, domani pomeriggio c'è la prima lezione di appostamento. Cosa ne dici se andiamo a riposarci. Ti aspetto a casa mia, vestito sobriamente e senza quel cannone.”

Davide sorrise ed acconsentì. Gli sarebbe piaciuto se gli avesse proposto di riprendere il discorso interrotto, ma andava bene anche così.

Omar lasciò il cestino e se ne andarono assieme.

 

 

 

Epilogo

 

Olimpio si rilassò sul divano una volta rimasto solo, osservando controluce il biscotto prima di addentarlo. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare alla città che si stava divertendo mentre lui viveva rinchiusa nella prigione che si era creato.

Il suonare del campanello lo distrasse dai propri pensieri. Un codice che conosceva benissimo, tre trilli, pausa, due trilli, pausa un trillo. Aprì la porta, sapendo chi era.

Il Lupo, con un sorriso malizioso e una busta in mano, apparve sulla soglia.

“Allora, come sono andate le cose?” chiese l'uomo.

“Non male, direi.” rispose Olimpio, allacciandogli la vita, anche se poi gli pizzicò la schiena.

“Ahio, che ho fatto?” si lamentò massaggiandosi la parte lesa, mentre l'altro gli chiudeva la porta alle spalle.

“Davide mi ha detto che sei stato parecchio convincente nella parte dello stupratore/omicida seriale.”

“Sei geloso, allora?” disse tornando a sorridere “Beh, sei stato tu a dire che dovevo spaventare il ragazzino. E scommetto che non ti ha raccontato tutto. Sa che odi certe cose.”

“Silvio, che ti ha fatto il mio fratellone?”

“Non lo so di preciso, ma mi sono risvegliato in un vicolo ricoperto di sperma,”

“Oddio!” Olimpio si portò una mano alla bocca “Quando lo rivedo mi sente.”

“L'importante è che si levi dalle palle finalmente. Sento in continuazione il suo fiato sul collo.”

“Sentirai molto più del suo fiato, appena saprà la verità su noi due. Non ti scollerai mai né lui né mia madre.”

“Tua madre è più sopportabile, anche se il fatto che mi faccia seguire è piuttosto offensivo. Ormai sono sei mesi che ci frequentiamo.”

“Non illuderti, non succederà mai. Mamma è troppo abituata ad avere tutto sotto controllo.” lo contraddisse, poi puntò il sacchetto “Allora, vuoi dirmi cosa c'è dentro, o preferisci che tenti di scipparti?”

“Magari un'altra volta. Sarebbe un'idea carina per una serata sexy. Questo è il tuo costume per stasera ed è meglio che ti sbrighi se non vogliamo perderci il meglio.”

La smorfia sul volto di Olimpio fu di disgusto.

“Non ho più voglia di truccarmi per stasera. Sono appena uscito dalla doccia.” Si aprì in maniera maliziosa l'accappatoio: forse voleva fare l'amore, o forse solo distrarlo dal suo intento.

“Non indurmi in tentazione, se entro un'ora non spedisco a quella rompiballe di tua madre una foto scattata in un locale pubblico, mi fa una scenata.” disse, richiudendolo di malavoglia “Oltretutto non c'è bisogno che ti trucchi, Mamma ti ha cucito un vestito che si abbini al tuo viso in maniera perfetta.”

Improvvisamente curioso, Olimpio strappò la busta dalle mani del fidanzato e notò come fosse piuttosto pesante. Conteneva quella che sembrava una lunga camicia da notte, delle ballerine e delle ali posticce, tutte bianche.

“Un vestito da angelo?” mormorò stupito ma non troppo.

“Già, mi sembra adatto a te.”

Olimpio buttò l'occhio su Silvio, che non si era ancora levato un lungo impermeabile, dal quale spuntavano un paio di pantaloni e delle scarpe, entrambe rosse.

“Scommetto che ha cucito qualcosa anche per te. Da cosa saresti travestito?” lo stuzzicò.

“Per fortuna, il mio costume da Lupo era inutilizzabile. Mamma ha puntato sugli opposti che si attraggono.” spiegò, poi si slacciò e mise in mostra un costume da diavolo “Mancano solo le corna, ho il cerchietto in tasca.”

“Molto idoneo anche il tuo. Mamma ti conosce meglio di quanto vorresti.” lo abbracciò “Allora, dove andiamo?”

“Sorpresa, sorpresa.”

Olimpio capì che non aveva altra scelta e forse era meglio così. Un nuovo capitolo della sua vita si stava aprendo e sperò che fosse più godibile del precedente.

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Bab1974