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Autore: Amy Pavlova    13/03/2016    1 recensioni
A Hogwarts, Rose e Scorpius sono inseparabili e, alla vigilia del diploma, progettano già la loro vita insieme. Solo un ostacolo si frappone tra loro e i loro sogni: un mese che Rose dovrà passare in un importante laboratorio in Russia, per poter fare esperienza come pozionista. Ma è un mese, del resto, e loro sono disposti ad aspettare.
Quando Rose torna, però, porta con sé anche una lettera di ammissione a tempo indeterminato: studierà e lavorerà in Russia, lontana da casa e, soprattutto, da Scorpius.
Sette anni dopo, quando ormai entrambi non pensano possa mai più esserci qualcosa tra loro, Rose torna e Scorpius gli chiede se possono vedersi...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo II
Gufi
 
«Malfoy, ho bisogno di quell’articolo fra dieci minuti e fra quindici dobbiamo mandare il giornale in stampa.» Ginevra Weasley era apparsa improvvisamente davanti alla sua scrivania: aveva l’aria stanca e delle profonde occhiaie violacee risaltavano sulla carnagione pallida.
«Sì, sto finendo di controllarlo.»
La donna annuì e si allontanò.
Scorpius Malfoy amava il suo lavoro: viaggiare, seguire partite di Quidditch e intervistare i giocatori era sempre stato il suo sogno. Be’, non proprio sempre: quando frequentava ancora Hogwarts avrebbe voluto diventare un giocatore professionista e, finiti gli studi, per tre anni ci era anche riuscito; un brutta caduta da una scopa, però, aveva compromesso per sempre il suo futuro e così aveva dovuto abbandonare gli allenamenti agonistici.
Era stata Ginny a cercarlo: gli disse che i giornali sportivi non avevano bisogno di semplici appassionati, ma di persone che il Quidditch lo avevano conosciuto da vicino. Le persone non conoscono tutti i sacrifici che ci sono dietro ad ogni partita, non conoscono la stanchezza che segue un allenamento che dura ore e ore, ma noi sì e siamo noi, gli aveva detto, i giornalisti migliori. E Scorpius aveva accettato.
Così, diventare un giornalista sportivo era diventato il suo sogno di riserva.
Certo la donna non gli aveva reso la vita facile: all’inizio, scriveva soltanto articoli su campionati minori e poco seguiti e, nonostante ciò, spesso e volentieri Ginevra modificava completamente l’articolo che scriveva. In quattro anni, però, era notevolmente migliorato e questo grazie alla scrupolosità con cui controllava ogni suo articolo, rischiando, come quel giorno, di farlo avere troppo tardi.
Quando ebbe concluso, corse verso l’ufficio del capo. Ginny era seduta sulla scrivania e leggeva alcuni articoli per assicurarsi fossero a posto. Scorpius bussò.
«Rischi sempre di non vedere i tuoi articoli pubblicati e io rischio sempre di non avere i principali articoli. Fossi stato meno bravo…» gli disse, «… ti avrei già licenziato da un pezzo.»
Il ragazzo rise. Negli anni, la sua risata non era per niente cambiata: era ancora quella di un ragazzino troppo vivace e troppo sicuro delle proprie capacità. Era ancora quella che aveva fatto innamorare Rose Weasley. Ginny si era chiesta per anni cosa la nipote potesse trovare nel figlio di Draco Malfoy, ma dopo averlo conosciuto iniziò a chiedersi perché non ci avessero neanche provato, nonostante le distanza. Erano maghi, dannazione, vedersi sarebbe stato semplice!
Chiamò la sua assistente, una ragazzina di diciotto anni appena uscita da Hogwarts, e le consegnò gli articoli. Era una buona tirocinante, nonostante fosse giovanissima, e Ginny la teneva d’occhio.
Quando la ragazza uscì, si rivolse di nuovo a Scorpius. «Posso farti una domanda?» chiese.
Scorpius annuì.
«È un po’ personale» lo avvisò. «Se non vorrai rispondermi, lo capirò.»
«Va bene, dimmi.»
«Per quale motivo tu e Rose non ci avete neanche provato?» gli chiese. Scorpius stava per rispondere, ma lei lo bloccò: non aveva ancora finito. «Le distanze, quando si può usare la Magia, si possono annullare facilmente… Certo non vi sareste potuti vedere ogni giorno, ma una volta al mese ce l’avreste fatta! Mi sembravate così uniti…»
Il ragazzo si strinse nelle spalle e si sedette. Stava per iniziare a parlare, quando un ragazzo bussò alla porta dell’ufficio. Ginny lo fece entrare.
«Il giornale è pronto» le disse. «Possiamo…?»
«Andare? Sì sì, fatevi una bella dormita!» rispose, poi si rivolse a Scorpius e gli fece cenno di continuare. Nel frattempo, gli diede le spalle e iniziò a sistemare le proprie cose nella borsa.
«Non lo so… Forse perché eravamo molto piccoli» balbettò e si strinse nuovamente nelle spalle. «Magari ora le cose andrebbero diversamente, non lo so… Se stessimo insieme, ovviamente, ma lei è in Russia e–»
«No!» Ginny lo interruppe bruscamente. «No, è tornata ieri e, a quanto mi ha detto Lily, inizia a lavorare a Hogwarts.»
«Oh…» Scorpius era stupito: non aveva mai neanche preso in considerazione l’idea che Rose sarebbe potuta tornare. Pensava che insegnare non le interessasse più. «È tornata per restare, dunque» sussurrò.
Ginny annuì. «Ora però va’ a prendere le tue cose: voglio chiudere e andare a dormire.»
 
Scorpius solitamente arrivava a casa quando il padre si era appena svegliato, lo salutava e poi andava a riposare per qualche ora. Quella mattina, però, l’idea di dormire non lo sfiorava minimamente.
Si sedette al piccolo tavolo rotondo attorno al quale Draco Malfoy, ormai completamente calvo, faceva abitualmente colazione, in un salottino della Villa.
«Non vai a riposare?» Draco aveva smesso di girare lo zucchero nel suo tè e osservava il figlio. «In genere sei molto stanco…»
Scorpius scosse la testa. «Non ho sonno e ho delle cose da f–» provò a dire, ma uno sbadiglio lo interruppe. Guardò l’uomo seduto di fronte a lui: lo fissava divertito e preoccupato nello stesso momento. «Ok, lo ammetto: sto morendo di sonno, ma non riuscirei a dormire e quindi non vado.» Afferrò una fetta di pane e se la infilò in bocca.
«È successo qualcosa?»
«No, è solo che…» Non sapeva come dirlo senza sembrare un adolescente alla sua prima cotta. «Potrei aver saputo, ecco, che Rose è tornata. Hai presente Rose? Ve l’avevo presentata, a te e la mamma…»
«Scorpius, se pensi di potermi ingannare con questo tono indifferente, farò finta di cascarci» gli disse il padre. «Però, davvero, persino chiedermi se me la ricordo! Ho una certa età, non lo nego, ma questo è davvero un insulto…»
Scorpius sbuffò. Se persino suo padre lo prendeva in giro…
«Non fare quella faccia, su… Tuo padre scherza e tu hai ventiquattro anni: non sei esattamente un ragazzino» lo rassicurò Draco. «E poi sono passati tanti anni da quando vi siete lasciati…»
«Papà, ascoltami: è strano, per me, che lei sia tornata e se dovessi per caso incontrarla… be’, sarà strano vederla, ma non credere che provi qualcosa per lei o altro» spiegò. «È solo stata la prima ragazza di cui mi sono innamorato ed è strano, tutto qua. Non ho bisogno di venir… consolato!»
Draco evitò di fargli notare che aveva usato la parola “innamorato” e che, a conti fatti, era anche stata la sua unica ragazza.
 
Mezz’ora più tardi, Scorpius era seduto sul pavimento della sua camera da letto. Aveva tirato fuori dall’armadio il baule sul quale era inciso il simbolo di Hogwarts, lo stesso dove aveva conservato tutte le cose del suo periodo scolastico; quando si era lasciato con Rose, aveva messo là dentro pure le foto che li ritraevano insieme.
Lo aprì: sulla superficie, disordinate sopra il mantello con lo stemma dei Serpeverde e alcuni libri, c’erano alcune foto con Mark e altri compagni di Casa, la cravatta della divisa e la piuma che aveva usato durante gli esami. Tirò fuori il libro di Pozioni e aprì la copertina: là c’erano le foto con Rose.
Prese la sua preferita. L’avevano scattata uno degli ultimi giorni a Hogwarts sulla breve scalinata che conduceva al portone d’ingresso: non si erano accorti di essere stati fotografati sino a quando Aline non aveva mostrato loro l’istantanea. Erano seduti e stavano parlando, solo parlando… Scorpius non ricordava più cosa stessero dicendo, ma intuì dovesse essere qualcosa di molto bello, perché sorridevano e le dita di Rose gli carezzavano una guancia.
Sapere che non era più in Russia, ma che era tornata a casa, riportava a galla tutti i sogni e le speranze di un ragazzino di neanche diciotto anni: vivremo insieme, Rose; andremo in vacanza in Italia e in Francia, Rose; mi farai vedere la Russia, Rose; verrai a vedermi alle partite, Rose…
E poi non c’era stato niente di tutto ciò. Un giorno si erano visti e Rose gli aveva detto che le avevano offerto un lavoro in un importante laboratorio in Russia. Avrebbero potuto provarci, come aveva detto Ginevra Weasley, ma per qualche motivo che Scorpius neanche ricordava avevano deciso insieme di lasciarsi.
Ricordava però com’era stato dopo.
Non l’aveva mai dimenticata e sperò che anche per lei fosse lo stesso. Non voleva che non andasse avanti, no, solo che ogni tanto si fermasse a pensare a quello che avevano passato insieme. Sperava solo di essere un buon ricordo. Lei per lui lo era…
Un gufo picchiò alla finestra, distraendolo dai suoi pensieri. Afferrò la pergamena che portava con sé e gli diede un po’ di mangime.
 
 
Ehi, Scorp!
Ieri ho visto Rose alla festa degli ex-studenti. Pensavo volessi saperlo.
Se ti può interessare, oggi doveva fare il trasloco: va a vivere a Hogsmeade, così sarà più vicina alla scuola (ha ancora quella assurda passione per l’insegnamento, pazzesco!). Pensavo volessi sapere anche questo, nel caso in cui vorresti cercarla.
Non sto insinuando niente, ovviamente, però magari potresti volerla vedere per una chiacchierata e una Burrobirra. Sai benissimo che non penso tu possa provare ancora qualcosa per lei, assolutamente!
Fammi sapere come va la chiacchierata,
Mark
 
 
Appellò due pergamene: da una ne strappò un piccolo pezzo dove scarabocchiò velocemente dei ringraziamenti per Mark; nell’altra, voleva chiedere a Rose se le andava una chiacchierata davanti ad una Burrobirra.
 
 
Ciao, Rose.
So che probabilmente sono l’ultima persona da cui ti aspetteresti un gufo, ma Mark mi ha detto che sei tornata per un po’ e mi chiedevo se ti andava una chiacchierata ai Tre manici di scopa.
Non ci vediamo da tanto tempo e abbiamo sicuramente entrambi tante cose da raccontarci.
 
A presto, spero.
Scorpius
 
 
La arrotolò e la legò con un po’ di spago alla zampa del suo gufo. «Ti ricordi Rose, mh? Trovala e dalle la lettera.»
Quando entrambi i gufi ebbero lasciato la stanza, Scorpius si accorse di essere stato un po’ frettoloso. Forse avrebbe dovuto aspettare un po’, prima di cercare Rose; forse avrebbe dovuto aspettare persino qualche giorno.
«Per la prima volta non vado a quella dannata festa, e lei ci va!» si disse. «Se fossi andato l’avrei vista, ci avrei parlato, non le avrei mandato un gufo di prima mattina… Merlino, sono un idiota!»
Infilò di nuovo tutte le cose nel baule, tranne la foto che aveva tirato fuori dal libro di Pozioni. Quella, la infilò nell’agenda.
Si spogliò e si mise a letto, poi si addormentò.
 
Un gufo picchiò alla finestra, svegliandolo. Si stropicciò gli occhi e controllò l’orologio: erano quasi le undici.
Si alzò e andò ad aprire la finestra. Il suo gufo entrò e gli porse la zampa cui era legata la pergamena.
 
 
Caro Scorpius,
mi ha fatto piacere ricevere una tua lettera.
Mark è rimasto il solito pettegolo. Spero non ti abbia svegliato soltanto per dirti questo, perché se sei ancora quello di una volta, Mark a quest’ora è già morto.
Se ti va, potremmo vederci domani sera per cena ai Tre manici di scopa. Fammi sapere se per te è ok.
 
A presto,
Rose
 
P.S.
Scusa se ti rispondo solo ora, ma ero impegnata col trasloco. Sai che vivo proprio a Hogsmeade, ora?
 
 
«Tu lo sai che lo so, Rosie, lo sai perché l’hai detto a Mark e l’hai detto tu che Mark è un maledetto pettegolo» borbottò, poi scrisse una breve conferma per il giorno dopo e mando di nuovo il suo gufo da Rose.




 
Note - ovvero giustificazioni credibili e sincere, ma comunque imperdonabili.
Non ricordo, francamente, quando pubblicai lo scorso capitolo, ma ricordo bene di aver promesso una certa regolarità. Ovviamente, questa regolarità è andata a farsi benedire e, con ogni probabilità, neanche vi ricorderete di questa - suggerisco ripassino!
In ogni caso, da oggi cercherò di essere davvero più regolare: gli esami sono - momentaneamente - finiti e io, nonostane gli esercizi per i lettorati e lo studio, sarò in grado di dedicarmi un po' di più alla scrittura, in primis, ma anche a EFP. Vorrei promettervelo, ma non sono brava a mantenerle e, allora, vi lascio con questo interrogativo: riuscirà Amy a finire di pubblicare?
  
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