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Autore: G RAFFA uwetta    14/03/2016    1 recensioni
Erano più di mille anni che non nasceva una Prescelta umana e il Re era impaziente di conoscerla. Maddeline, la Vestale, nei fogli accartocciati in mano, nascondeva il Destino di Opzwellen. Una bambina, resa determinata dall'amore, saprà essere all'altezza del suo compito? Tra i viaggi attraverso i misteriosi portali, vedremo l'intrecciarsi di molte vite e il consumarsi di una verità ignorata.
Dal testo: "Gli occhi della Vestale si colmarono di autentico terrore, sulla fronte della nascitura apparve, in delicate sfumature oro, il fiore del mughetto."
Questa storia si è classificata seconda al conest "Portali" indetto da Najara87 sul forum.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Nata sotto la quinta luna di Caspio

Cap.2 – Fine hejmo

"La casa è quel luogo dove ci si sente in pace, dove una goccia riempie l'oceano, dove i profumi risvegliano emozioni, dove la musica è un sogno che dura tutta la vita." uWetta

Maddeline si era sempre chiesta cosa avrebbe provato nel tornare a casa, quella casa che aveva visto solo attraverso la miopia dei neonati. Ne aveva discusso anche con le altre Vestali, un giorno che la nostalgia l'aveva colta di sorpresa, e tutte avevano sostenuto che il luogo di provenienza fosse insito dentro l'anima come una catena che ti tiene stretta a sé. Una volta chiuso il portale, Maddeline aveva alzato gli occhi e atteso che il cuore palpitasse, che le desse quello strattone risvegliando emozioni bramate e sconosciute. Invece, per un attimo, rimase disorientata e annichilita dal peso del mare che gravava sul suo corpo, poi si era guardata intorno, sorpresa dal buio che la circondava. Da ogni direzione puntini di luci colorate l'aggredivano e fantasmi d'ombra fluttuavano leggeri; chiuse gli occhi. Fu una pessima idea; avvertì un forte capogiro e un lampo giallo illuminò le palpebre, il cuore accelerò il battito. Si sentì persa e costretta a riaprirli, conscia di avere un attacco di panico. Cercando di dosare il respiro, ingerì troppo velocemente boccate di liquido che trovò amaro, carico di sapori sconosciuti, densi e salati. Troppo spaventata per calmarsi, cercò freneticamente, con le dita scheletriche, qualcosa che potesse darle stabilità e, finalmente, la mano artigliò lo zufolo che teneva appeso al collo. Silenziosamente rise di se stessa, anche se poteva ritenersi giustificato tutto quel malessere; in fondo aveva vissuto buona parte della sua vita sulla terra emersa, inondata dal sole, circondata dall'aria intrisa di profumi e immersa nei colori. Man mano che il cuore si calmava, con gli occhi iniziò ad intravvedere sagome che ondeggiavano nella corrente, profili sempre più nitidi avvolti in una tenue cornice azzurrina, colori e forme presero consistenza fino a diventare solidi: ai suoi occhi sgranati apparve, in tutta la sua magnificenza, il palazzo del Re.

   — Fine hejmo.1

   Improvvisamente, una mano artigliò il sottile collo di Maddeline, facendola annaspare.

   — ... cosa significa... — la voce arrivava soffocata, interrotta da un sibilo doloroso. La Vestale, muovendo il corpo in modo scomposto, cercò di rispondere ma le parole uscivano a rilento, come piccole bolle di sapone. La tensione sparì all'improvviso, il Re portò la mano alla spalla scosso dal dolore, tra le dita il sangue scorreva denso.

   — Mio Sire, — farfugliò Maddeline con voce impastata, — dovete farvi curare subito! Sicuramente la freccia era imbevuta di veleno dei Lavasteen, alcuni di essi sono mortali.

   — Voglio sapere cosa è successo! — Ringhiò il Re. — Ora!

   — Non è questo il momento, — cercò di farlo ragionare Maddeline, — prima la vostra salute. Guardie! — Urlò verso un gruppo di amberiani che sostava poco distante, — chiamate le guardie, il Re è ferito!

   In brevissimo tempo il Re venne raggiunto dalle Guardie; preso in custodia, scomparve dietro una porta a lato dell'arcata principale. Le Ancelle erano già a palazzo, sicuramente dietro una di quelle feritoie che si intravvedevano nei muri spessi, intente a prendersi cura di Dauphiness; stavano facendo un buon lavoro perché il pianto della piccolina era cessato. Dalla porta principale del palazzo uscì in fretta un picchetto che si posizionò, armato di lunghe lance, ai lati del portale. Maddeline sospirò forte, scuotendo la lunga chioma, non le era sfuggita la piccola crepa dove, era sicura, la freccia aveva colpito. Si mosse cauta verso il palazzo, osservando affascinata la struttura, la ferita alla coscia bruciava lievemente. La prima cosa che l'aveva colpita era stata la luce che, come strali scagliati da un numeroso esercito, fendeva l'acqua colpendo le superfici lisce. Giochi di ombre creavano disegni complessi sempre in evoluzione marcando ora una colonna, ora una cupola, ora la superficie riflettente dei muri. Il palazzo era costruito su più livelli, intagliato nel corallo più puro, e culminava con un'alta torre; i tetti delle strutture principali erano cupole trasparenti in cristallo di Treurwilg, mentre gli archi che collegavano gli ambienti erano blocchi in pietra provenienti da Vulkaan. Distribuiti intorno, nascosti tra le dune del fondale, piccoli agglomerati ospitavano gli amberiani; le abitazioni non avevano uno stile preciso e i materiali usati erano i più disparati, visti da lontano sembravano branchi di pesciolini dalle forme e colori variegati. La vegetazione cresceva rigogliosa abbarbicata sulle rocce friabili e ramificata sul terreno brullo; soprattutto la Poseidonia Oceanica2, caratteristica pianta dalle foglie verdi che ricordavano i nastri degli aquiloni – un gioco tipico degli umani –, oppure le coloratissime attinie o le rose di mare3 che rallegravano il fondale punteggiandolo di rosso. Non c'erano viali ad Amber, che potessero condurti all'entrata, solo un'enorme ponte che ombreggiava l'uscio. Il portone veniva sostituito periodicamente, il Re si ostinava a volerlo in legno pregiato di Treurwilg, al tocco risultava fragile, quasi spugnoso, senza intagli, una tavola levigata. Maddeline varcò la soglia scoprendosi in ansia. L'atrio era molto vasto, ricopriva quasi tutta la superficie, colonne nere e bianche sostenevano il soffitto punteggiato di nicchie dove globi luminosi spandevano una luce rossastra. Scale di varie dimensioni e forma dipartivano verso l'alto e morivano nel buio più totale. Figure scattanti erano intente nelle loro attività, andando in ogni direzione, muovendosi senza sincronia. Da una scala sulla sinistra le andò incontro un'Ancella che fluttuava aggraziata fasciata in una tunica bianca.

   — Bentornata Maddeline, seguimi, ti mostro il tuo alloggio. — Disse con un tono neutro dirigendosi verso una piccola scala al centro. — Il Re ha disposto che viva con la Prescelta umana, non avrai contatti con nessuno. Ti ha assegnato Clown, attraverso lui, apprenderemo le vostre necessità. — Un piccolo pesce arrivò tutto trafelato, sbucando da dietro una colonna. Inforcarono la scala e salirono diverse rampe mantenendo un fastidioso silenzio, si fermarono solo quando giunsero all'ultimo gradino, davanti ad una porta in pietra e diamanti verdi. L'ancella posizionò la mano dentro una rientranza e, lentamente, il varco si aprì; dall'interno fuoriuscirono, strazianti, i vagiti della neonata.

   — Troverai tutto l'occorrente per medicarti nella saletta a sinistra, Clown vivrà nell'acquario nella sala principale, le dispense sono state rifornite e alcuni volumi della piccola biblioteca trattano argomenti sugli umani. — Elencò con voce neutra l'Ancella. — Inoltre, a scadenze regolari, verrò a controllare i progressi. Il Re mi ha ordinato di dirti che, quanto prima, vi farà visita. — Detto questo si girò e sparì inghiottita dal buio. A Maddeline non rimase che oltrepassare la soglia.

 

 

Un urlo squarciò il silenzio coprendo il sibilo della freccia appena scagliata. Mermaid osservò impotente il legnetto spezzarsi mentre il portale si chiudeva. In pochi attimi lo raggiunse ed esultò nel constatare che la punta della freccia si era conficcata nell'esigua fessura imprimendo una piccola ruga. Con un coltellino si procurò un lieve taglio e spalmò il contorno dell'uscio, quasi del tutto scomparso, con il suo sangue; la striscia brillò per pochi secondi e poi venne assorbita dalla luna. La nebbia cominciò a diradarsi e l'acqua del lago improvvisato prese a gorgogliare sciamando nel terreno. Arrabbiata Mermaid tempestò di pugni la superficie dura del portale mentre in lontananza le giunsero le voci alterate degli uomini.

   — Mermaid, Mermaid dove sei?

   — Qui! — Rispose la ragazzina con voce flebile inginocchiandosi nella poca acqua rimasta. — Non c'è più, — soggiunse strizzando gli occhi bianchi.

   Kwal fu la prima a raggiungere la figlia; sebbene sembrasse una creatura acquatica, la sua specie viveva su un pianeta arido, dove la mancanza di luce non permetteva la sopravvivenza di altre forme di vita. Le poche piante esistenti erano agglomerati di fibre simili a palle, con radici molto profonde, che fiorivano una sola volta, liberando i semi nell'aria, per poi seccarsi e morire fertilizzando il terreno. Kwal non era nata sul suo pianeta d'origine, gli esploratori del Re avevano trovato il suo uovo ai piedi di una frana, leggermente incrinato, lo avevano portato con loro e l'avevano fatto schiudere a Caspio, allevandola insieme ai figli ibridi che il Re aveva avuto con le Prescelte, senza darle un'adeguata preparazione sulle caratteristiche della sua specie. Era stato per questo che, quando in lei si era risvegliato l'istinto dell'accoppiamento, aveva giaciuto con membri di altre specie cercando una soddisfazione lungi dall'arrivare. Nessuno le aveva detto che la sua razza era costituita unicamente da membri femminili, che tutto ciò di cui aveva bisogno era insito in lei, che l'uovo che portava nel grembo andava espulso prima di qualsiasi contatto. Kwal era stremata, dentro di lei l'uovo cresceva rimescolato dai semi ricevuti dai maschi; solo per caso si salvò. Una delle Spose del Re, una creatura colta, era in visita presso i figli e comprese subito in cosa consistesse il malore di Kwal e, grazie alle sue conoscenze, l'aiutò ad espellere l'uovo.

   — Mermaid, figlia mia, perché hai attaccato il Re? — Le chiese con tono amorevole ma duro. — È una Prescelta, e come tale appartiene a lui.

   — No! Lei è mia! — Si divincolò la ragazzina. — Lei è mia! — Urlò ancora, in preda all'ira e allo sconforto.

   — Cerca di ragionare, — i toni di Kwal, solitamente calmi e vellutati, assunsero sfumature adombrate, — smettila, stai mettendo in pericolo tutti con questo atteggiamento.

   Due occhi lunari la guardarono feriti ed amareggiati.

   — Andrò a riprenderla, dovessi impiegare tutta la vita o morire nell'impresa, ma lei è mia! — Concluse categorica, lanciandole uno sguardo di sfida, poi si voltò e prese la via verso la costruzione in mattoni. Kwal sospirò, era certa della risolutezza di Mermaid così come del suo successo, dentro di sé portava il seme delle cinque razze, un connubio che presto il Re avrebbe imparato a temere.

   Nel cielo, la luna, ormai alta, era color rosso fuoco e le guardava serafica; le ombre disegnavano un mughetto in fiore.

 


 

Note autrice: questa storia partecipa al conest "Portali" indetto da Najara87 sul forum. Le immagini scelte sono le seguenti:

immagine personaggio www.pikky.net/Jth

immagine ambiente www.pikky.net/Lth

immagine scena www.pikky.net/Nth

Qui di seguito lascio un promemoria dei luoghi dove è stato installato il Portale e delle note che spiegano il testo. Ho usato l'Esperanto per far esprimere i miei personaggi perché è un linguaggio universale e l'olandese invece per alcuni nomi.

Amber – il mondo sommerso del Re Opzwellen ( maroso in olandese );

Poldici – la regione oltre la spessa cordigliera corallina su Amber dove vivono e vengono istruite le Vestali;

Caspio – la regione emersa di Amber dove vengono reclusi i Niconobi ( chiamati così i figli nati dal Re con le Prescelte dei mondi sottomessi );

Wawasi – il mondo degli umani;

Kenduro – il mondo dei Kawasa ( creature a otto arti molto combattive e dall'indole ribelle, per questo sono stati quasi sterminati );

Dwaallichtje ( fuoco fatuo in olandese ) – il mondo buio delle Vrouw ( donna in olandese );

Vulkaan ( vulcano in olandese ) – mondo ostile abitato dai Lavasteen ( pietra lavica in olandese );

Treurwilg ( salice piangente in olandese ) – il mondo dei Pittige Wortel ( radice piccante in olandese ) creature simili a piante.

 

1 Finalmente a casa. – Tradotto dall'Esperanto.

 
   
 
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