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Autore: Iaiasdream    14/03/2016    1 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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43° capitolo: FUOCO
 
 


Ho ascoltato il racconto di Melody come si fa con qualcosa di cui non te ne frega niente. Sto guardando la finestra che riflette i tiepidi raggi di sole, mentre mi accorgo che dopo la voce dell'autrice dei miei guai, interviene quella del serpente a sonagli travestita da zia.
<< Signorina Melody, cosa sta insinuando? Vuole scaricare la colpa su di me? Le ricordo che chi mi ha chiamato siete state la signora Charlotte e lei! >>
Il nome della mamma di Armin sembra penetrarmi la carne come tanti di aghi.
Le donne dibattono come due vecchie pettegole.
Sospiro guardandomi intorno. Si soffoca qui dentro e non vedo l'ora di poter uscire all'aria aperta.
<< Quindi, lei ammette che la ragazza nella foto non è mia nipote? >> riprende il gangster.
<< Sono io! >> risponde sicura di sé Melody.
Chiudo gli occhi per qualche istante, poi li riapro ritrovandomi davanti l'immagine di Castiel che mi fissa sconcertato, forse incapace di comprendere il mio stato d'animo, e non è l'unico. Anch'io non riesco a capire come mi sento. Tutto questo turbinio di guai, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono afflitta, frastornata e incazzata con queste persone. Nessuno escluso.
Con Alain perché ha voluto giocare col fuoco incendiando me; con il gangster maledetto perché ha accettato di rovinarmi senza badare al nostro rapporto di sangue; con Melody perché ha complottato contro di me per via di Nathaniel -situazione alquanto paradossale!... ma dico: se il bel biondino dagli occhi dorati non ti considera, che caspita centro io?!-, e infine c'è Castiel.
Perché sono incavolata anche lui? In fin dei conti ieri ha fatto una cosa davvero... non so darne un aggettivo. Mi ha baciato davanti tutto il liceo, e alla presenza di tutti, ha urlato che sono sua e di nessun altro. Dovrei essere al settimo cielo, ma non riesco a trovare uno spiraglio di felicità in tutto questo.
Mentre lo guardo, mi accorgo che la vista si sta appannando, forse a causa delle lacrime.
La maledetta continua a blaterare qualcosa ma a essere sincera non l'ascolto. No, non voglio ascoltarla, voglio soltanto uscire da qui e allontanarmi il più veloce possibile da quest'inferno.
Senza alcuna esitazione e senza nemmeno proferir parola, raggiungo la porta ed esco lasciandomi alle spalle le voci di tutti che mi chiamano. Nell'eco sento anche Castiel che mi chiede dove sto andando.
Raggiungo l'uscita. Il cielo è stranamente sereno. In casi come questo mi sarei aspettata lo squarcio di un tuono nel firmamento e la pungente pioggia precipitare al suolo irrefrenabile.
Ah, Rea! Com'è possibile che anche adesso debba dar spazio a certi pensieri idioti.
Mi fermo ansimando. Mi gira la testa, e non so dove andare. Mi sento letteralmente confusa e smarrita.
Non trovo la mia auto. Ma dove diavolo l'avrò parcheggiata?... Un momento... ma io, sono venuta a piedi.
Sbuffo un sorriso arrendendomi alla volontà delle lacrime che scorrono giù completamente autonome. Faccio qualche passo avanti per attraversare la strada. Da non molto lontano sento il copioso suono di un clacson, alzo lo sguardo in quella direzione e mi accorgo che un'auto si sta avvicinando velocemente ed io ostruisco il suo passaggio.
Sono bloccata e non riesco ad accennare alcun passo. Stringo gli occhi preparandomi al peggio ma qualcuno, fortunatamente, mi afferra tirandomi indietro e salvandomi la vita.
Sento due forti braccia avvolgermi il busto, mentre la mia testa è affondata sul petto dall'odore famigliare.
<< Rea, ma che fai? >>, quella voce la riconosco all'istante e m'insinua in corpo un sentimento di rancore.
Impossibilitata a muovermi, sibilo: << Lasciami... >>, stringo i pugni iniziando a tremare. Non voglio le sue mani su di me. Non voglio che mi tocchi con così tanta semplicità e sicurezza, come se non fosse accaduto nulla fra noi due.
<< Mi hai spaventato! >>
<< Lasciami andare! Non toccarmi! >> urlo riuscendo a strattonarlo.
Finalmente lontana da lui, gli volgo uno sguardo che riflette pura rabbia, mentre i suoi occhi di ghiaccio sono spalancati dalla paura.
<< Rea... >> prova a dire Armin, ma io lo interrompo urlando e spingendolo.
<< Devi starmi lontano! >>
<< Rea... perché? >>
<< E lo chiedi pure?!... T-tua madre mi ha rovinato la vita, e tu... >> aggiungo avvicinandomi minacciosa << ... tu non hai fatto niente per impedirglielo! >>
Nel frattempo sento altre voci famigliari, sono quelle di Alain e Castiel che si avvicinano a noi, ma non riesco a capire cosa stiano dicendo, perché sono concentrata sul veleno che mi riempie la bocca e che voglio sputarlo su chi me l'ha iniettato.
<< Cosa ti ho fatto di male? >> piango guardandolo negli occhi. Lui stringe le labbra in una linea dura e chiude gli occhi afflitto.
<< Ti amo... >>  sussurra tremando.
Scuoto la testa << Non dirlo mai più. Non farmi ancora male! Non farmi sentire in colpa! >>
<< Perdonami Rea! >> scoppia in lacrime non curandosi della presenza degli altri due.
Cado in ginocchio non riuscendo a reggermi più in piedi. A quel punto sento Castiel prendere parola.
È rivolto ad Armin.
<< Sparisci dalla nostra vita. Non farti più vedere! >>, poi sento dei passi. Si sta avvicinando. Mi posa una mano sulla spalla incitandomi a guardarlo.
Acconsento al suo volere. I suoi occhi grigi brillano e sono dolci << Andiamo... >> mormora con gentilezza.
<< N-non riesco a muovermi >> balbetto tremante. Lui non se lo fa ripetere due volte: si china su di me e mi prende fra le sue braccia.
Sfinita, appoggio la testa sulla sua spalla e con una mano gli sfioro il petto scolpito.
<< Ho freddo, Castiel... tanto freddo... >> sibilo poi, chiudendo gli occhi.
<< Non preoccuparti, è tutto finito. >> mi rassicura, ed è l'ultima cosa che sento.
 
***
 
Un rumore secco è l'artefice del mio risveglio. Il respiro si è bloccato, mentre il cuore mi martella violentemente in petto. Ho gli occhi aperti, ma non riesco a vedere granché. Sono invasa dalla penombra, ma dalla morbidezza su cui è poggiato il mio corpo, capisco che si tratta di un letto, non mio.
L'odore di chiuso si mescola a quello del bucato. Cerco di alzarmi e mi guardo introno. Mi gira ancora la testa e mi sento debole, mi passo una mano sulla fronte bollente. Devo avere la febbre. Ma dove sono? Questa non è casa mia.
Il posto mi sembra famigliare.
A un tratto sento aprire la porta. La sagoma maschile in contro luce entra dal corridoio e accende un abat-jour.
È Castiel e regge in mano un vassoio con una brocca d'acqua e un bicchiere. Indossa una maglia a mezzemaniche nera attillata, pantaloni di tuta. È a piedi nudi.
<< Sei sveglia >> esclama sorpreso, poi chiudendo la porta aggiunge << come ti senti? >>
Senza rispondere mi guardo in torno. Adesso ricordo. Questa è la sua stanza da letto. Mi trovo nella sua villa e osservando alcuni mobili coperti da lenzuola bianche, capisco la causa dell'odore di chiuso.
<< Hai sete? >> mi chiede gentilmente.
<< Un po' >> rispondo affondando sul cuscino.
Lui versa l'acqua nel bicchiere e si avvicina a me porgendomelo.
Lo afferro con insicurezza sentendomi gli arti indolenziti, poi sorseggio di poco il liquido fresco e trasparente.
<< Perché siamo qui, non avevi regalato questo posto a tua moglie? >>
Castiel mi guarda minaccioso.
<< No! >> risponde duramente.
<< Ginevra mi ha detto... >>
<< So cosa ti ha detto quella bugiarda! >> m'interrompe, strappandomi di mano il bicchiere con gesto poco galante << E tu, come al solito, ci hai creduto! >>
<< Non sono in vena di litigi >> mormoro con voce rauca.
<< Neanche io >>
<< Che ore sono? >> chiedo poi, cambiando la direzione dei miei pensieri.
<< Pomeriggio inoltrato. Hai dormito parecchio. Avevi qualche linea di febbre. >>
<< Perché mi hai portato qui? >>
<< Casa tua non è sicura >> risponde sbrigativo. << E poi ti voglio qui, con me! >> aggiunge autoritario.
Non parlo. Lo guardo per qualche istante poi mi accingo ad alzarmi.
<< Dove vai? >>
<< Etienne... >> rispondo confusa.
<< È con Kim >> ribatte avvicinandosi a me. << Dobbiamo parlare, Rea >>
<< Di cosa? >> lo guardo e i miei occhi riflettono ansia.
<< Di lui, di mio figlio... >>
<< No! >> esclamo drizzandomi in piedi e mettendomi sulla difensiva. << Cosa vuoi Castiel? >> chiedo impaurita.
<< Voglio che sappia tutto. >>
Scuoto la testa << Non portarmelo via... >> singhiozzo disperata.
Lui sgrana gli occhi aggrottando la fronte << Perché pensi che voglia farti una cosa del genere? >> chiede incredulo.
<< L'hai detto tu... >> balbetto cercando a stento di rimanere in piedi senza che le ginocchia cedano.
<< Ero incazzato perché hai voluto tenermelo nascosto! >> esclama avvicinandosi.
<< Ho dovuto farlo! Te l'ho detto! >> esclamo << Mi hai detto che non mi avresti lasciata andare con Etienne, questo significa che se volessi farlo, te ne sbatteresti di me, ma penseresti solo a tuo figlio! Che significa, Castiel? >>
<< L'ho detto in un momento di rabbia. >>
<< Non lo avresti mai detto se per me provassi ancora qualcosa!... Tu non mi ami più. È così? >>
Lo vedo scuotere il capo e guardami angosciato. Piango, mi sento debole, e non ce la faccio più.
Si avvicina lentamente continuando a sibilare << No >>. Quando è a pochi passi da me, mi afferra il volto fra le mani e mi spinge involontariamente verso il muro.
<< Come cazzo devo fartelo capire? >> sussurra a denti stretti stringendo la presa.
Agitata, gli afferro i polsi cercando di fargli mollare la presa, ma è più forte, ed io sono ancora debole per la febbre.
M'inchioda al muro appoggiando il suo busto sul mio; infila una gamba fra le mie divaricandomele e con gli ansimi che lo attanagliano, preme le labbra sulle mie intimandomi con la lingua di farmi schiudere la bocca, poi si distacca e poggia la sua fronte sulla mia.
<< Mi farai impazzire! >> digrigna preso dal piacere.
Sento la sua erezione premere il mio fianco. Lo guardo sbalordita.
<< Lo senti?... Lo senti quanto ti desidero? >> chiede spingendola contro la mia pelle, e mentre la sua gamba strofina la mia intimità, non trattengo un gemito di piacere.
<< Sentimi Rea! Senti quanto ti voglio... >>, con un ringhio mi distacca dal muro scaraventandomi -senza curarsi della mia salute- sul letto.
Sobbalzo due volte, poi lascio che le braccia cadano sul materasso. Con le mani mi divarica le gambe e posiziona un'altra volta il suo ginocchio nel mezzo.
È sopra di me come un felino sulla sua preda. M'inchioda col suo sguardo penetrante e colmo di passione << Voglio fare l'amore con te, e sai benissimo cosa significa! >> ansima con convinzione.
Non dico nulla, aspetto solo che continui.
Sì, voglio che mi prenda adesso, qui, su questo letto: testimone del nostro insaziabile amore. Voglio che mi faccia dimenticare tutti i miei guai.
<< Spogliami, Rea >> sussurra in un orecchio. Non me lo faccio ripetere due volte, allungo le mani sui suoi fianchi e gli sollevo lentamente la t-shirt. Lui sembra essere impaziente, perché si alza e completa il lavoro al posto mio. Rimane a petto nudo, si china su di me passando le sue mani sulle mie cosce. Mi accarezza poi arriva alla cerniera e sbottona il pantalone sfilandomelo.
<< Togliti la maglia >> ordina con voce rauca.
Mi metto a sedere e non appena tolgo l'indumento, vedo Castiel affondare la sua testa fra le mie cosce.
Presa alla sprovvista lancio all'aria un mugolio di piacere e istintivamente mi ritrovo a chiudere le gambe, ma lui non si ferma, mordendomi leggermente l'entro gamba sussurra: << Stenditi e apri le gambe >>
Non l'ho mai visto così, e sinceramente questo suo lato nascosto, mi arreca un senso di piacevole sottomissione.
Faccio come dice e non appena ha campo libero, crea il più bel poema erotico mai conosciuto.
Sento andare la pelle a fuoco, ma non è per via della febbre, no. È piacere allo stato puro.
Quel sublime movimento è una minaccia per la mia resistenza.
<< Castiel... ti prego... >> ansimo e gemo allo stesso tempo. Gli afferro la testa stringendogli i capelli tra le dita.
Lui si distacca e mi guarda con occhi da predatore. I suoi muscoli sono tutti tirati riesco finanche a intravedere le vene che gli percorrono le braccia completamente gonfie e pulsanti.
<< Rea, ciò che stai sentendo adesso, è la prova di quello che mi fai ogni volta che sfidi i miei sentimenti. >> gattona su di me; porta una mano sul mio petto e la insinua sotto il reggiseno. << Non dubitare mai più di me, intesi? >> sussurra stringendomi il seno.
Inarco la schiena gemendo ancora più forte.
<< C-Castiel... >>
<< Mi vuoi, non è vero? >> chiede sbuffando un sorriso beffardo.
Annuisco in preda al piacere, mentre le mie mani raggiungono i suoi pantaloni.
<< Come siamo impazienti... >>
<< Prendimi, Castiel... prendimi... >> sussurro portando il capo indietro per dargli campo libero sul collo.
Chiudo gli occhi concentrandomi sugli altri sensi. Sento un fruscio e capisco che si sta disfacendo del pantalone, poi tremo a contatto con le sue dita che scorrono sul mio ventre, sfiorano la parte intima e dopo qualche istante di nulla, sento la sua erezione farsi strada dentro di me scivolando facilmente.
Grido ricolma di piacere.
Castiel mi afferra le cosce e spinge sempre più affondo. Il suo respiro inonda l'aria. I movimenti diventano sempre più intensi e veloci.
Apro gli occhi fissando quelli del mio amato.
<< Rea... >> dice tra gli ansimi << ... Ti amo! >> esclama poi.
Sorrido << A-anche io... >> e quelle poche ma immense parole diventano la chiave del sublime. Raggiungiamo insieme l'apice del piacere per poi giacere attaccati uno sull'altra a domare i nostri respiri.
<< Non lasciarmi... >> sibila dopo un po' << ...non farlo un'altra volta. >> aggiunge stringendomi fra le sue braccia.
<< Sono stata solo una stupida, Castiel. Perdonami >> la mia voce sembra strozzata.
Lui si alza mettendosi di fianco a me. Mi guarda e mi accarezza il viso. << Sposami, Rea >> mormora con sensualità.
Quelle due parole mi sciolgono il cuore. Sorrido ma non rispondo, sono stanca e abbracciandolo mi concedo al sonno.
Quando mi risveglio, Castiel non è accanto a me. Mi guardo intorno, e noto qualcosa sul cuscino: Un biglietto.
"Vestiti e scendi giù in salotto". Sorrido. Che intenzioni ha?
Mi alzo stiracchiandomi, mi sento ancora debole, ma fortunatamente non ho più febbre. Voglio farmi una doccia, ma prima sono curiosa di sapere che cosa sta architettando.
Mi guardo allo specchio per controllare che almeno i capelli siano a posto. Li pettino con le dita, poi prima di scendere giù, afferro il cellulare e compongo il numero di Kim.
<< Rea... >> risponde lei dopo qualche squillo.
<< Ciao Kim >>
<< Come stai? >> chiede ansiosa.
<< Ora bene... Etienne? >>
<< Sta dormendo. L'ho portato a casa mia. >>
<< Grazie, Kim >>
<< Di nulla. Com'è andata con il gangster? >>
<< N-non lo so, me ne sono andata prima ancora che potesse giungere alla fine della discussione. >>
<< Nathaniel mi ha detto che Melody si è assunta la responsabilità... >> rivela schifata nel nominarla.
<< Non m'importa >> rispondo facendo una smorfia.
<< Nel liceo è ritornato tutto alla normalità. Nathaniel ha messo a tacere quelle voci rivelando ciò che ha detto Melody... tornerai al liceo? >>
<< Non lo so Kim, ma preferirei di no. >> rispondo senza esitare.
Dopo aver parlato un altro po', ci salutiamo avvisandola che andrò a prendere Etienne in serata, poi raccolta quanta più aria possibile nei polmoni, scendo giù in salone. Sento delle voci, una delle quali appartiene a Castiel, ma l'altra non la riconosco, è maschile. Chi potrà mai essere?
Quando raggiungo l'ultimo gradino. La prima persona che vedo seduta sul divano è un anziano occhialuto che mi sorride cordialmente. Castiel è di fronte a lui e mi dà le spalle, lo vedo voltarsi e sorridermi.
Si alza e mi raggiunge.
<< Vieni Rea, lascia che ti presenti il Notaio François >> dice porgendomi una mano e invitandomi a sedere con loro.
<< N-notaio? >> chiedo confusa guardando prima l'anziano e poi il Rosso.
<< Piacere signora >> interviene il primo alzandosi.
<< Ma che significa? >> chiedo rivolgendomi a Castiel.
<< Il signor Castiel, ha venduto questa casa >> risponde il notaio.
<< Sì... lo so... >> soggiungo triste.
<< Sono qui perché serve la firma del nuovo proprietario >> aggiunge il vecchio estraendo una penna nera con delle applicazioni dorate.
<< Ma... non capisco. Io cosa centro in tutto questo? >>
<< Serve la vostra firma. >>
Rimango interdetta. Volgo lo sguardo verso Castiel che continua a sorridermi, poi torno a guardare il notaio.
<< Il proprietario è lei, signora >> rivela tutto d'un fiato quest'ultimo.
<< C-cosa?! >> chiedo incredula alzandomi di scatto dal divano. << Castiel... >>
<< Era il mio più grande desiderio. Vivere qui con te. Da quando ho rimesso piede qui >> spiega il Rosso, accavallando una gamba sull'altra << Mio padre voleva venderla a qualcun altro. Ma qui io ti ho conosciuto e il pensiero di vederla invasa da estranei, non mi andava a genio... il vecchio non me l'avrebbe mai ceduta, così ho voluto farti un regalo. >>
<< Tuo padre sa che la proprietaria... sono io? >>
Castiel scuote la testa, ma è lo stesso calmo.
<< Perché l'hai fatto? >>
<< Te l'ho detto, voglio sposarti e vivere con te e nostro figlio in questa casa >>
Lo guardo intensamente e non riesco ad aggiungere altro. Il notaio attira la mia attenzione accennando qualche colpo di tosse, spazientito.
Mi porge la penna. L'afferro con titubanza e in tale maniera, firmo.
 
***
 
Castiel si sta versando uno strano liquido marrone nel lungo bicchiere. Seduta ancora sulla poltrona, lo guardo e nella mente, molti pensieri.
Lui si volta << Che c'è? >> chiede sorseggiando la bevanda.
<< Sai che non mi piacciono questi tipi di regali. >>
<< Non ti ho mai fatto un regalo simile, quindi non posso saperlo. >> si difende facendo spallucce.
<< Che cavolo, Castiel! Hai regalato a tuo padre tutti questi soldi! >> esclamo alzandomi e indicando con un gesto della mano la maestosità della casa.
<< Non li ho regalati, ho comprato la casa per te! >> spiega spazientito.
<< Non avresti dovuto farlo! Non mi piace che si spendano soldi per me, e per una casa poi! >>
<< Hai finto? >> m'interrompe poggiando violentemente il bicchiere sul tavolino << I soldi sono miei, e ci faccio ciò che voglio! >>
<< Ma sono troppi! >>
<< Ho un'intera industria in funzione di veicoli aerei, alle mie spalle. Posso permettermi questo e altro! >>
<< Ma non avevi detto che tuo padre ha perso tutto? >>
<< Hai detto bene... mio padre ha perso tutto. Ciò che ha perso lui, è tutto nelle mie mani >>
Lo guardo a bocca aperta, mi sembra di parlare con un Padrino. Sbuffo facendo una smorfia, << Ricchi spocchiosi! >> mormoro dandogli le spalle.
<< Cosa hai detto? >> chiede avvicinandosi lentamente.
<< Ho forse sbagliato qualcosa? >> ribatto sfidandolo.
<< Ricordi che siamo soli, in cinquecento metri quadri di casa, con sette stanze da letto al piano di sopra? >> mormora cingendomi i fianchi.
<< E con ciò? >>, la mia voce è divertita.
<< Beh, potrei fartele provare tutte... >> sorride poggiando le sue labbra sul mio collo.
<< Oppure, potrei farti uscire da casa mia >> enfatizzo l'ultima parola.
Castiel si drizza fissandomi con occhi severi. << Non ne avresti il coraggio >> mormora malizioso.
<< E allora, accetterai che ti ripaghi il debito >>
Scuote la testa, infastidito << Non ti permettere. È un regalo! >>
<< Castiel... >>
<< Non insistere, Rea. La discussione è chiusa. Tu vivrai qui con me e nostro figlio! >>
Lo guardo a bocca aperta. La sua è autorità allo stato puro. Chi gli dà il diritto di comandare sulle mie decisioni?
<< E poi, non avresti modo di ripagarmi! >> aggiunge vittorioso.
<< Per tua informazione, ho un appartamento in città che ho abbandonato da ormai sette anni! Potrei venderlo, e ho anche il mio lavoro... >> l'ultima parola mi esce quasi con un sibilo, poi il silenzio piomba tra di noi, ed è lui, che dopo qualche secondo lo spezza dicendo: << Da quando ti sei svegliata, non ne abbiamo più parlato. Non vuoi sapere com'è andata a finire? >>
Scuoto la testa, ricordandomi il dolore che ho provato stando in quello studio. Mi volto dandogli le spalle e mi dirigo verso le scale.
<< Rea, tua zia... ti ha salvato! >> esclama. Mi fermo poggiandomi al passamano.
Non riesco a credere alle mie orecchie. Eppure sono sicura di aver ascoltato perfettamente. Mi volto ancora verso Castiel.
Sorride.
<< C-cosa? >> chiedo balbettando.
Lui annuisce e sorride. << Ha denunciato la madre di Armin, e ha sospeso Melody dal suo incarico >>
Quelle parole riecheggiano nell'aria come la rivelazione più importante del mondo.
<< A-Alain? >>
<< Se la caverà con qualche settimana di sospensione... Sei salva, puoi ritornare nel tuo ufficio, preside. >>
Sorrido e lui ricambia. << Non so se vorrei farvi ritorno. >> rivelo sincera << Dopo tutto quello ch'è successo... Ho paura del giudizio degli altri. Andiamo, Castiel. Sappiamo benissimo che la ragazza nella foto con Alain sono io! Melody ha solo voluto redimersi dai suoi sbagli! >>
<< No. Non sei tu. È stato deciso così, il resto non conta >>
<< Ma è la verità! >>
<< Non me ne frega niente, Rea! Smettila di pensare sempre al passato e a cos'è giusto o non... Sei salva, e sei mia. Abbiamo sofferto abbastanza. Troviamo un punto a questa storia! >> esclama raggiungendomi e abbracciandomi. << Dimenticati di tutto. Dimentica Armin e ciò che ti ha fatto... Se tu non ci pensi, allora non lo farò neanche io >>
Le sue parole mi rincuorano, e non posso fare a meno di piangere. Condivido il suo abbraccio aggrappandomi a lui come fosse l'ultima speranza.
<< Come faccio a dimenticare tutto il male... >> singhiozzo disperata.
Castiel mi accarezza i capelli tranquillizzandomi. << Ssshhh! Ti basta sapere solo che ci sono io accanto a te. E non ti lascerò mai. >>
<< Ti amo, Castiel. Ti amo tanto! >> mormoro distaccandomi da lui per guardarlo in volto, poi poggio le mie labbra sulle sue e diamo vita a un bacio appassionato.
È il copioso trillare del mio cellulare a interrompere questo momento idilliaco. Vado a rispondere guardando Castiel che sembra infastidito, forse dall'interruzione.
<< Kim?... Mhm... Perché?... Ok. I suoi soliti capricci. Ok non preoccuparti, vi raggiungo. Tu comincia a incamminarti... Grazie Kim. >> riaggancio, infilando il cellulare nella tasca.
<< Cosa voleva? >> chiede Castiel curioso.
<< Ha detto che porta lei Etienne a casa mia >>
<< Vi voglio qui >> dice severo.
<< Castiel, non posso lasciare casa mia così. Devo prendere le mie cose. Dovrò anche spiegarlo a Etienne... È estremamente intelligente, quel bambino. Non gli si può nascondere nulla >>
<< Non per altro è figlio mio! >> soggiunge vanitoso.
Sorrido gentile, poi mi avvicino a lui accarezzandogli il petto.
<< Vorrei farmi una doccia >> sibilo con un sospiro.
<< È casa tua >> risponde sensuale squadrando ogni minima parte del mio corpo.
Non aggiungo nient'altro, gli sfioro le labbra con l'indice, poi mi allontano salendo le scale.
Ho voglia di lui, ma non voglio farglielo capire. Entro nel bagno e inizio a spogliarmi. Lascio la porta socchiusa convinta che lui possa raggiungermi presto, poi entro nella cabina della doccia, aprendo la valvola dell'acqua calda. Afferro il bagnoschiuma e ne verso un po' sulla spalla. A un tratto sento i suoi famigliari tocchi farsi strada su di me. Mi fa sussultare.
Le sue mani scendono sulla mia schiena portando con loro il bagnoschiuma, arriva sui glutei, poi infila una mano fra le cosce, cingendomi il ventre con l'altra. A contatto con la mia pelle sento che indossa ancora i suoi indumenti. Gemo, poi mi giro e lo guardo dalla testa ai piedi: la stoffa sulla sua pelle aderisce perfettamente alla muscolatura.
Dio, quant'è sexy!
Ci guardiamo per qualche istante, poi lui preso da un inspiegabile sentimento, si piomba sulle mie labbra martoriandole di piacere, mentre le sue mani continuano a vagare alla ricerca dalla mia nudità. Insaziabile di quel contatto, mi prodigo per togliergli i vestiti e quando finalmente anche lui si presenta come mamma l'ha fatto, mi afferra per le cosce ed entra in me.
L'acqua continua a scorrere irrefrenabile sopra di noi, e tutto diventa sublime. I suoi movimenti, i suoi tocchi, i suoi baci.
Mi sta facendo impazzire. Così decido di ricambiare. Lascio la sua spalla e mi aggrappo ai pannelli della cabina spingendo insieme con lui.
<< Ah, Rea... che cosa mi fai! >> esclama fra i denti.
Tempo qualche minuto e dopo poche, intense spinte, raggiungiamo il piacere. Lui mi lascia le gambe, ansimando e poggiandosi si di me. Io l’abbraccio e lo bacio su tutta la superfice della spalla.
Quando riprende il suo normale respiro, afferra la spugna e inizia a lavarmi.
<< Mhm... >> mugolo assaporando ogni sua carezza << potrei abituarmi a tutto questo >>.
Castiel sorride mordicchiandomi il collo.
Quando abbiamo finito, io mi asciugo i capelli, mentre lui rovista nell'armadio alla ricerca di nuovi abiti. Opta per una camicia blu notte e un jeans.
Lo guardo contrariata. << Non ho il cambio! >> replico.
<< Non ho vestiti femminili >> risponde guardandosi allo specchio.
Non aggiungo altro, mi reco al suo comò e sotto i suoi occhi increduli, m’infilo un paio di boxer.
<< Sei incredibile >> dice scuotendo il capo.
<< Non ho altra scelta >> mi difendo alzando le spalle in segno di resa.
<< Vuoi anche la mia roba? >> chiede divertito.
<< Avessimo avuto la stessa taglia... >>
<< Vestiti, ti accompagno >> mormora porgendomi i miei vestiti << Rimarrò da te, spero non ti dispiaccia >>
Lo guardo incredula. << Vuoi proprio farti perdonare! >> esclamo sfidandolo.
<< L'ho già fatto >> risponde rivolgendosi a ciò che abbiamo fatto in camera sua e nel bagno. Ho bisogno di averti vicino. E poi, voglio vedere mio figlio >>
<< Ok >> rispondo, arresa.
 
***
 
Castiel toglie la chiave d'allarme nell'interruttore poi mi porge il mazzo. << Ecco a lei padrona >> sorride. Accetto ricambiando la sua espressione, poi ci dirigiamo verso la sua auto.
A un tratto mi fermo.
<< Che c'è? >> mi chiede, fermandosi insieme con me.
<< Non senti anche tu puzza di fumo? >>
Odora l'aria guardandosi intorno << Un po' >> risponde indifferente aprendo la macchina.
Volgo lo sguardo al cielo notturno che in lontananza, una nuvola più scura, macchia il blu della notte.
<< Guarda Castiel! >> esclamo indicandogli la direzione.
<< Qualcuno avrà acceso il barbecue... Andiamo >>
Acconsento e m’infilo in auto.
Il tragitto verso casa mia lo passiamo in silenzio, poi qualcosa dentro di me si fa strada, è una strana preoccupazione, ma a cosa è dovuta? Non lo so.
Dopo un po', però, sento in lontananza il rumore di una sirena e come se calamitati, i miei occhi si piantano sullo sfondo: non molto lontano c'è un bagliore, e il fumo che continua a espandersi nel cielo.
<< Ma che diavolo..? >> mormora Castiel.
Come un fulmine a ciel sereno, quella preoccupazione diventa pensiero, un inquietante pensiero. Ordino a Castiel di fermarsi facendolo trasalire. Lui inchioda e osserva i miei movimenti. Esco dalla macchina senza ascoltare le sue domande e inizio a incamminarmi verso casa mia, prima con passo lento, poi man mano che le urla di disperazione aumentano, con più velocità.
<< No, ti prego, fa che mi sbagli! >> sibilo con il cuore in gola, ma non appena giro l'angolo, i miei pensieri si tramutano in paura. Mi blocco a qualche metro di distanza da casa mia invasa dalle fiamme. Il mio respiro si spezza e quando vedo l'auto di Kim parcheggiata davanti al cancelletto, un urlo di terrore sovrasta tutti gli altri suoni.
 
 
 
 
 
BAKA TIME (eternamente in ritardo): ciao ragazze! So che adesso starete pensando: non solo ritarda gli aggiornamenti, ma quando pubblica, combina un casino.
Beh, in questo capitolo c’è fuoco -e che fuoco- in alcune scene. Spero di non essermi spinta un po’ troppo, perché non vorrei cambiare rating. Comunque, nonostante il mio imperdonabile ritardo, spero vivamente che il capitolo sia stato di vostro gradimento, inoltre, voglio ringraziare con tutto il cuore, tutte le lettrici che seguono, ricordano, preferiscono e recensiscono questa storia.
Chiedo anche perdono per le mancate risposte alle recensioni. Non ho tempo a sufficienza e quando lo trovo, mi dimentico di rispondere.
Un’ultima cosa. È un avviso. Forse… oddio, mi viene da piangere… questo è il penultimo capitolo. Ma sottolineo FORSE.
Però ( con la vostra Iaiasdream c’è sempre un però ), ci sarà una Terza serie… chi lo sa. Forse sì, forse no. In base alle vostre preferenze.
Mi piacerebbe molto continuarla, ma se arriva a stancare, è inutile che mi scervelli.
Ho finito… un bacione e alla prossima, spero presto.
 
IAIASDREAM
 
   
 
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