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Autore: saffyj    17/03/2016    3 recensioni
Bella, una ragazza viziata obbligata a vivere come la gente comune nascondendo la sua vera identità. Edward un ragazzo comune che adora la vita, ma odia i bugiardi!
Come posso due mondi così differenti riuscire ad incontrarsi? ... E come può un ragazzo semplice, senza soldi e molti sogni conquistare il cuore di una ragazza che ha tutto ciò che vuole?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Eccomi qui!!! Non mi sono dimenticata della nostra Bella e del suo sexy imbianchino!
Ringrazio tutti coloro che in questi giorni mi hanno aggiunto negli autori preferiti e hanno aggiunto la storia nelle tre categorie!!
Come già avvisato precedentemente, la storia verrà postata solo una volta alla settimana perchè è ancora in fase di lavorazione
e sto discutendo con un capitolo in particolare!
Ma non temete! 
Il prossimo mercoledi sarà qui puntuale ad aggiornare!
Ed adesso basta con le ciance e BUONA LETTURA!!!
 
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RITORNO AL LAVORO
Il gala sta andando bene. Ero molto nervosa conoscendo l’astio di Edward per il mio mondo e devo ammette che sono rimasta stupita nel vedere come si destreggia bene tra balli, chiacchierate e galanterie.
Mio padre ha fatto di tutto per metterlo a proprio agio… ha invitato persino Emmett e ha deciso personalmente le persone sedute al nostro tavolo. E’ stato anche molto bravo a metterlo a proprio agio in macchina lasciandomi raccontare aneddoti che lo riguardavano e, dandomi corda, raccontando i miei… beh! I miei poteva risparmiarseli, ma va bene lo stesso, Edward durante il viaggio si è rilassato e questo è l’importante!
 
Ballare con Edward è stato magico, poter risentire il suo corpo stretto al mio, le sue mani che mi accarezzavano delicatamente, il suo profumo che mi inebriava i sensi… wow! Se non fosse arrivato Emmett sarei ancora abbracciata a lui nel mio mondo dei sogni.
Purtroppo però Mike è riuscito a rovinarmi l’umore. Mi ha intercettata mentre usciva dai bagni e poco gentilmente mi ha portata in giardino. L’ho seguito senza fare storie, non perché ne avessi timore, ma perché volevo avere la possibilità di sputargli in faccia tutto il mio odio nei suoi confronti.
Appena siamo arrivati in un punto appartato gli ho subito tirato uno schiaffo! Che soddisfazione!
Ha riso massaggiandosi la guancia ed ha provato a diminuire le distanze tra di noi, ma con un altro schiaffo l’ho fatto allontanare. Ma quanto mi piace prenderlo a schiaffi? Tantissimo!!!
Gli ho sibilato contro tutto il mio odio, non ho urlato, volevo che capisse che le mie parole non erano dettate dalla rabbia, ma da un odio profondo…ha provato giustificandosi che lo ha fatto per me, che lo ha fatto perché mi ama, ma vedendo che le sue parole non mi scalfivano e non ero propensa a farmi toccare da lui, ha iniziato con i suoi bassi giochini. Ha provato a minare la stima che ho per Edward… illuso, così facendo mi ha fatto apprezzare ancora di più il mio “amico” e mi ha fatto capire ancor meglio quanto lui fosse viscido.
Come richiamato, appena abbiamo terminato la discussione, Edward è venuto a cercarmi.
Ha stretto la mano a Mike ringraziandolo per il dossier. Sono sincera, mi ha stupita! Si è comportato da vero gentiluomo, e con eleganza ha tagliato definitivamente le gambe a quell’ossigenato di Mike.
Siamo tornati insieme, abbracciati, in sala mentre Mike continuava a digrignare i denti… che soddisfazione.
Appena tornati nel salone volevo cercare mio padre, dato che Edward mi aveva detto che mi stava cercando, ma appena gli chiesi dove era, lui mi sorrise con il suo sorriso “Era solo una scusa” e mi ha invitata a ballare.
Più volte durante la serata mi ha abbracciata, baciata sulla fronte o sul collo, non si è mai staccato da me, ha sempre mantenuto un contatto: tenendomi per mano, tenendo la mano appoggiata alla mia schiena, o sulla spalla e più volte si è avvicinato pericolosamente alle mie labbra… devo ammetterlo ci ho sperato! Ho sperato che avesse superato i nostri problemi e volesse tornare con me, ma purtroppo mi sono accorta che lo faceva solo per far ingelosire maggiormente Mike… pazienza. Non mi importa il motivo, vuole fare ingelosire Mike? Perfetto gli reggo il gioco e nel frattempo mi gusto la sua vicinanza così ristretta!
 
A fine serata torniamo a casa con Emmett e Rosalie. Emmett ha bevuto tantissimo e Rosalie non è da meno. Io sono sobria, per quanto riguarda l’alcol anche se sono inebriata come un’adolescente per gli sfioramenti con Edward e i nostri finti baci per far ingelosire la serpe. Edward è silenzioso e anche se ride alle battute di Emmett lo sento distante.
Appena Emmett e Rosalie scendono dall’auto lasciandoci soli mi siedo accanto a lui.
“Tranquillo. Ho capito perché ti sei comportato così. Grazie.” Non lo tocco per fargli capire che so che devo tenere le distanze e che tutto ciò che è successo nel dopo Mike era solo una finzione.
Mi guarda senza capire.
“Gli sfioramenti, i finti baci, le carezze… lo hai fatto per Mike e ti ringrazio” spiego meglio a cosa mi riferisco. E mi massaggio il collo per alleviare la tensione che il suo sguardo penetrante mi sta facendo nascere.
“Prego” risponde soltanto ritornando a guardare fuori dal finestrino.
“Cosa succede, Edward?” gli chiedo dopo minuti per spezzare la tensione che si è venuta a creare. Non risponde fa solo una smorfia.
“Siamo amici” purtroppo aggiungerei “puoi parlarne con me… qualcuno ti ha offeso? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Se pensi di avermi illusa con i tuoi atteggiamenti puoi stare tranquillo, ho capito quasi subito il perché mi stavi così vicino e ti comportavi come se stessimo insieme, sono stata al gioco, anche io mi sono divertita a veder rosicare quella serpe di Mike. Beh! Devo ammettere che prenderlo a schiaffi per ben due volte è stato anche più divertente, e minacciarlo se si avvicinava ancora a noi mi ha esaltata… ma anche il teatrino che fossimo fidanzati è stato… piacevole” ok, quando sono nervosa parlo troppo, ma il silenzio mi sta uccidendo e il suo viso che cambia espressione ogni trenta secondi non aiuta a farmi rilassare.
“Vi ho sentiti” lo dice così piano che non sono certa di aver sentito bene.
“Come?” gli chiedo, brava Bella… soprattutto originale.
“Ho sentito te e Mike…” ripete alzando leggermente la voce ma continuando a guardare fuori dal finestrino.
“Oh” rispondo abbassando il capo e iniziando a rivivere nel mio cervello la discussione con il mio ex per capire se ho detto qualcosa che possa averlo offeso.
“E ha ragione…” continua spostando finalmente lo sguardo su di me.
“Scusa?” gli chiedo allibita… ma come può pensare che Mike abbia ragione.
“Sono solo un imbianchino, non faccio parte del tuo mondo… non sono in grado di renderti felice…”
“Ma sei impazzito?” gli chiedo allarmata. Ma che diavolo sta dicendo? Non è in grado di rendermi felice? Lui è la mia felicità, il motivo per il quale mi sveglio al mattino e vivo felice la giornata. Il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani, la sua voce… tutto di lui mi rende felice…
“Isy forse si accontenterebbe di felicità fittizia fatta di diamanti e vestiti costosi, ma Bella” e marco su Bella mentre lo obbligo a guardarmi prendendogli il volto “Bella è felice solo con il tuo sorriso, con la tua presenza… Mike era obbligato a comprare qualcosa per rendermi felice, tu devi essere solo te stesso ed accettarmi per quella che sono, solo così puoi rendermi felice!” trattengo le lacrime, ma non riesco a trattenere il tremore. Chiude le mie mani tra le sue e mi fa appoggiare al suo petto.
“Voglio crederti Bella… ma non è facile per me far parte del tuo mondo” sospira.
“Non te lo chiederò più. Anche se posso assicurarti che stasera sei stato perfetto…”
“Ciò non toglie che ciò che ha detto è vero…”
“No, ciò che ha detto lo ha detto solo per ferirmi, perché è un calcolatore e sa che colpendo te, colpisce me. Ma non gli voglio dare peso e non dovresti darglielo nemmeno tu.”
“I mesi di bugie, il fatto che non ho soldi…” continua come se non avessi parlato.
“… il fatto che non mi rendi felice?” alzo il viso e lo guardo negli occhi, una fitta mi trapassa il cuore vedendo i suoi occhi tristi. Gli accarezzo il viso sorridendogli.
“Non ho detto chi ero per paura che mio padre mi facesse veramente dormire sotto i ponti, e dopo lo scherzetto delle carte e dei conti non puoi biasimarmi, e poi perché avevo paura di perderti. Ho sbagliato, e sto facendo ammenda. Dovevo dirtelo lo so, e mi sono comportata da codarda, ma l’ho fatto per paura di perderti non perché volevo nascondertelo. Per il fatto dei soldi… beh, non avrai tutti i soldi che ha Mike ma hai un cuore che Mike può solo sognare e sei speciale per la persona che sei, non per il ruolo che ricopri nella società. Per rendermi felice non devi regalarmi un diamante, devi regalarmi un sorriso…” mi sorride con il sorriso sghembo che mi fa risvegliare le farfalle nello stomaco “tu vali mille Mike ficcatelo in testa” e picchietto sulla sua tempia. “E per i soldi, beh! Ad essere sinceri nemmeno io ne ho tanti, tutti i soldi che ho sono di mio padre!” e sorrido facendolo sorridere.
Mi abbraccia, non dice altro. Rimaniamo in silenzio, un silenzio rilassante, un silenzio pieno di parole.
 
***
 
Dopo vari tentativi e occhi dolci, sono riuscita finalmente a convincere mio padre a farmi tornare al lavoro. Non era d’accordo, voleva che prendessi tempo e sistemassi la mia vita prima di rituffarmi nella vasca degli squali, ma rimanere con le mani in mano tutto il giorno non mi stava aiutando. Ok, ho fatto shopping, sono andata in una spa con Rosalie, ho camminato per il parco di Villa Swan, ho giocato a carte con le guardie del corpo e costretto le cuoche ad insegnarmi i trucchi del mestiere, ma più passavano i giorni e più mi annoiavo!
Non potete immaginare quanto sono stata felice la sera che mio padre mi ha informata che mi permetteva di tornare a lavoro… ho ballato come un’indemoniata e ho stretto mio padre in un abbraccio stritolatore… Siiii… la “macina contratti” è tornata! Tenete gli occhi aperti, più nessuno avrà scampo!
 
Ebbene sì, la gioia per il ritorno al lavoro era altissima, anche se adesso, mentre cammino per il corridoio diretta al mio ufficio, non sono più così euforica, anzi, vorrei che il pavimento si aprisse inghiottendomi. Esatto il mio ritorno in ufficio è imbarazzante!
Tutti mi guardano e mi trattano come se fossi una pazza. Sento i bisbigli dei miei dipendenti che mi guardavano indicandomi, credendo che non li veda, e bisbigliano la mia scenata sul ponte… gentili.
Cerco di trattenere la rabbia e la vergogna e faccio ciò che mi viene meglio. Mi chiudo nel mio ufficio e mi buttato subito sul lavoro! Nomi, date, numeri… confortanti e utili per non pensare!
 
Dopo un’intera mattinata a rimettere in ordine e a capire cosa è cambiato durante la mia assenza, mi butto stanca sulla poltrona in ufficio. Chiudo gli occhi e cerco di far mente locale con gli occhi chiusi.
Un leggero bussare mi fa riemergere dal vortice di numeri e contratti da concludere.
“Avanti” dico schiarendomi la voce.
La faccia imbarazzata di Garrett fa capolino dalla porta.
Mi alzo di scatto, perché sono furba, e un leggero capogiro mi fa cedere le gambe, ma le braccia di Garrett mi evitano la caduta.
“Grazie” dico cercando di rimettermi a posto “pressione bassa” mi giustifico.
“Allora è vero! Sei tornata”
“Eh, già. Mi annoiavo a casa!” e mi avvicino alla scrivania toccando a caso le cartelle con i contratti. “Ti sono mancata?” provo a scherzare per allentare la tensione.
“Ovviamente. Senza la ‘macina contratti’ la società stava andando a rotoli” scherza avvicinandosi anche lui alla scrivania e prendendo in mano una cartella a caso.
“Sarai ancora il mio partner?” gli chiedo speranzosa. Lo so che con i nostri trascorsi non dovrei chiederglielo, ma è il migliore ed ho molto da imparare da lui.
“Se lo vuoi sì” mi risponde senza guardarmi negli occhi.
Rimaniamo in silenzio. Cerco di tenermi occupata mettendo e togliendo fogli dalle cartelline.
“Non sei arrabbiata?” mi chiede spezzando il silenzio.
Lo guardo con un grosso punto interrogativo in testa.
“Beh” continua imbarazzato “dopo la serata del ponte, non sono più venuto a trovarti, ma vedi per me è… difficile”
Mi alzo dalla sedia, e lo abbraccio.
“Mi sei mancato in quei giorni. Sei il mio miglior amico e avrei voluto parlarti, sfogarmi, spiegarti… ma comprendo cosa significhi per te il ritorno di Edward” parlo nascondendomi sul suo petto.
Stringe l’abbraccio.
“Perché volevi ucciderti?”
Mi stacco da lui come se mi fossi scottata.
“Non volevo uccidermi, te lo giuro. Ero ubriaca e non capivo in che pericolo mi ero messa. La mia intenzione quella sera era bere per dimenticare e camminare per non pensare… non volevo uccidermi!”
Lo guardo per fargli capire che non sto mentendo. Mi scruta negli occhi e sorridendomi esclama.
“Ti credo. Discorso chiuso. Bentornata partner!” e ci abbracciamo come due fratelli ritrovati.
 
Il resto della giornata passa piacevolmente. Lavorare con Garrett è fantastico. E’ preparato, organizzato e risolve i problemi come fossero bazzecole. Mi spiega cosa è successo durante la mia assenza e mi segnala i contratti da concludere con maggior urgenza. Mi segna in agenda i prossimi viaggi di lavoro e gli appuntamenti con i clienti di punta.
Concludiamo tramite telefono due contratti che sono rimasti nel limbo e facciamo il planning per i nuovi progetti…
La sera sono stanca e gli occhi mi bruciano. Vorrei tornare a casa e perdermi tra le bolle della mia adorata vasca, ma il messaggio di mio padre mi ricorda la cena a casa dei Cullen.
“Problemi?” mi chiede Garrett alzando gli occhi dal foglio che sta leggendo.
“No, nessuno… solo programmi sfumati!” sbuffo ributtandomi sui contratti… la mia vasca dovrà aspettare…
 
***
 
La serata dai coniugi Cullen scorre piacevole. Ovviamente dopo la serata sul ponte ogni alcolico è stato abolito in casa e fuori casa. Mi trattano tutti come fossi una ex alcolizzata, ma posso capirli, effettivamente negli ultimi mesi io e la bottiglia eravamo diventati ottimi amici! Ammetto che non mi dispiacerebbe ogni tanto sorseggiare un buon vino e bere una birra in un pub, mi farebbe sentire meno sbagliata e mi aiuterebbe a dimenticare quel periodo nero, ma non fa nulla. Passerà anche questo. Devo stringere i denti, ancora poche sedute dal dott. Bennett e poi sarò di nuovo libera di vivere come ogni ventenne… ho bruciato la fiducia che, mio padre, i Cullen, Edward avevano in me e so che devo lavorare tanto per poterla riconquistare e se basta stare lontano dalla bottiglia lo faccio volentieri!
 
Carlisle ed Esme si dimostrano le bellissime persone che sono. Come aperitivo Esme ha preparato un analcolico squisito e pasteggiamo con bibite gassate. Parliamo di tutto. Degli eventi mondani, dell’adolescenza sfrenata di mio padre e Carlisle, dei propositi per il prossimo futuro… ridiamo tantissimo e mi sento serena. Mio padre è rilassato… con Carlisle ritorna ad essere un adolescente pieno di vita e voglia di scherzare, lontano anni luce dall’uomo rigido e composto che la gente conosce.
La serata passa serena e la compagnia dei miei zii mi fa dimenticare la stanchezza della giornata. Ad essere sincera non ho nemmeno voglia di tornare a casa. Mi sento così bene che propongo di andare al locale e riesco a convincere mio padre e i suoi amici ad accompagnarmi.
Quando entriamo stanno suonando l’ultimo pezzo. Edward è magnifico quando suona, emana un’aura di serenità contagiosa. I ragazzi mi festeggiano dedicandomi una canzone, mentre James mi offre un succo di frutta che accetto con una smorfia.
Quando Edward scende dal palco mi abbraccia felice della sorpresa e saluta con una stretta di mano mio padre e Carlisle. Rimane sempre accanto a me senza mai slacciare le nostre mani.
Mio padre ed i suoi amici lasciano il locale subito dopo il brindisi per il mio ritorno. La loro presenza, come quelle delle guardie del corpo, metteva in soggezione tutti i clienti del locale, compresi i miei amici. Rimaniamo anche dopo la chiusura del locale. Chiacchiero con tutti ed ascolto le loro storie ridendo spensierata.
E’ stata una giornata piena di emozioni, sono tornata al lavoro, ho cenato con i miei cari ed ho finito la serata con i miei amici… vorrei terminarla tra le braccia di Edward… ma non mi lamento. Ho di nuovo la vita che volevo e con pazienza riavrò la fiducia e l’amore di Edward!
 
***
 
“Passato bene la serata?” mi chiede Garrett entrando in ufficio con due tazze di caffè.
Mugugno come risposta. E prendo il caffè ringraziandolo con il capo.
“Fatto festa?” mi chiede trattenendo una risata.
“Non ci sono più abituata” rispondo con una voce da oltretomba.
“Hai bevuto?” chiede allarmato.
“NO!” rispondo stizzita “Sono solo andata a dormire tardi!”
“Edward ti ha tenuta sveglia?” chiede malizioso sciabolando il sopracciglio.
“Magari” rispondo facendo cadere la testa sulle braccia.
“Non hai bevuto, non hai fatto sesso… illuminami! Come mai sei uno zombi?”
“Cena dai Cullen, fine serata al locale e due ore di sonno!” riassumo cercando la forza per sorseggiare la fine del caffè. “Non ho più il fisico” e ricado sulla scrivania.
“Doppio caffè in arrivo” e il rumore della sedia che striscia è l’ultimo rumore che sento prima di addormentarmi.
 
“Facile lavorare così” la voce di mio padre mi risveglia facendomi cadere dal divano. Massaggiandomi il fondoschiena cerco di capire dove mi trovo. Sono nel mio ufficio e Garrett mi guarda sorridente dalla scrivania, mentre mio padre, con le mani ai fianchi e trattenendo una risata troneggia di fronte a me.
“Scusa… stavo pensando” cerco di giustificarmi con la bocca impastata dal sonno.
“Tra quindici minuti in sala riunione. Ricomponiti e connetti il cervello c’è un’emergenza!”
Ed esce dall’ufficio lasciandomi alla mercé delle risate di Garrett. Grugnisco in risposta e mi rialzo per sistemarmi davanti allo specchio. Le occhiaie sono svanite. Mi sciacquo il viso con l’acqua fredda per svegliarmi e con Garrett mi dirigo in sala riunioni.
Ci sono tutti i pezzi grossi e dai loro visi sembra una cosa seria, guardo Garrett con faccia interrogativa, ma di tutta risposta si stringe nelle spalle e mi accompagna a sedermi.
 
“Benvenuti a tutti. Vi ho convocati per una questione importante.” Mio padre attira l’attenzione dei presenti alzandosi in piedi.
“Abbiamo scoperto il colpevole dei furti nei cantieri di nostra proprietà…” prende un respiro dando il tempo ai presenti di recepire le informazioni.
“Non è un ladro o una banda di ladri… i prodotti ed i macchinari sono stati presi dal Signor Volturi in persona” un vociare si alza tra i presenti.
“Ebbene sì, avevamo una serpe in seno, ma fortunatamente è stata identificata ed è già stata consegnata alla giustizia” i presenti applaudono tirando un sospiro di sollievo.
“Edward, non ne sarà felice” mi sussurra Garrett all’orecchio.
Lo guardo senza capire cosa possa centrare Edward in quel discorso.
“Sono i cantieri nel quale lavora.” Mi spiega.
“Ovviamente la situazione è in stallo. Il Signor Volturi seguiva tutti i cantieri del luogo e ci vorrà del tempo prima di riuscire a sostituirlo, in particolar modo dopo gli ultimi avvenimenti.” Mio padre si siete lasciando la parola al padre di Garrett.
“Ovviamente avremo delle perdite e dovremo pagare delle multe per la mancata consegna dei lavori, sempre che i lavori non vengano affidati ad altre società…” il brusio ritorna prepotente tra i presenti.
“Cercheremo di arginare le perdite e di convincere i committenti a non assegnare altrove la conclusione dei lavori. Io ed il mio socio siamo speranzosi.” Il padre di Garrett sorride al mio per far capire che è sereno.
“Affideremo la trattative con i committenti a Isabella e Garrett, i nostri macina contratti, mentre la squadra di Alec metterà in sicurezza i cantieri per evitare maggiori perdite e Jane studierà attentamente ogni singolo curriculum o scheda personale di persone qualificate per prendere il posto di Volturi… assicurandosi di assumere persone leali e degne di fiducia.”
“E gli operai?” chiedo alzandomi in piedi ancor prima di aver acceso il cervello. Tutti gli occhi sono puntati su di me ed io mi sento andare a fuoco per l’imbarazzo.
“Saranno licenziati, non possiamo permetterci di pagare gli stipendi a persone che non lavorano” mi risponde una signorina con il naso all’insù e la faccia da maestra anni trenta.
La guardo stupida per la freddezza con il quale parla del futuro di persone umane.
“Se non ha capito bene la situazione, signorina, i cantieri sono al momento fermi…” continua a spiegarmi saputa guardandomi dall’alto in basso “e le perdite che subiremo tra multe e altro sono già esorbitanti” e annuendo stizzita torna a guardare i fogli davanti a lei.
Rimango a bocca aperta.
“E appena riprenderanno i lavori, li riassumerete?”
“Dovrò rivalutare ogni singola persona. Quasi tutti gli operai erano stati assunti da Volturi, non vorrei rischiare di riassumere un uomo al soldo di Volturi” spiega Jane guardando mio padre e socio per avere l’appoggio. I soci annuiscono ed io mi sento le gambe molli.
“E quando chiuderanno i cantieri?”
“Oggi stesso, abbiamo già mandato una squadra per avvisare tutti e liquidarli” risponde un uomo grasso a lato di mio padre.
“Ok” rispondo tornando a sedere.
Non ci voleva… merda, non ci voleva… Edward, mi odierà!
Esco dalla sala con il capo chino. Continuo a pensare all’odio che vedrò negli occhi di Edward, alle parole dure che mi rivolgerà… Diavolo! Ma possibile che il destino mi si rivolga sempre contro?
Garrett mi appoggia una mano sulla spalla.
“Capirà” mi rassicura appena entriamo nel mio ufficio.
“No, che non capirà. Mi odierà più di quello che già mi odia!” e tiro un calcio alla scrivania per sfogare la tensione.
“Non può incolparti per una cosa che non dipende da te.” Cerca di farmi ragionare facendomi accomodare sul divano ed offrendomi un bicchiere d’acqua.
“Lui odia il nostro mondo. Sto cercando di farlo avvicinare al nostro mondo per avere una possibilità con lui, ma sembra che qualcuno abbia deciso di mettermi il bastone tra le ruote.” Ringhio lanciando un calcio in aria.
“Forse non sa che lavora per noi, forse non unirà le due cose e tra di voi non succederà nulla”
Per un attimo le sue parole mi danno speranza, ma poi scuoto la testa. Basta bugie o verità nascoste. Anche non lo sapesse devo dirglielo…
“Devo andare da lui” esclamo alzandomi di scatto dalla poltrona, e come un tornado esco dall’ufficio.

 
!! ATTENZIONE SPOILER !!
Sono troppo incazzato per poter pensare lucidamente. Ma le sue parole mi si insinuano dentro.
Mi guarda in attesa di una risposta, ma vedendo che non arriva scuote il capo abbattuta.
“Addio Edward” e con le spalle basse ritorna all’auto dove Jasper le sta tenendo la porta aperta. 


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