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Autore: WillowG    30/03/2009    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap19 Heilà! Ecco qui un nuovo capitolo! Lo so mi ci è voluta una vita per scriverlo … la verità è che l’ho modificato moltissimo, specie in relazione a quello che intendevo fare all’inizio. Ho tagliato e aggiunto molte cose, specie per quel che riguarda il rapporto tra i personaggi, ed ho inserito due nuovi personaggi, ce incontrerete a fine capitolo … ;-P
Buona lettura!

Capitolo 19
-Sentimenti e fuochi d’artificio.-

Caleb si aspettava di sentire gli artigli di Shiba trafiggerlo. Ma non arrivarono mai a sfiorargli la pelle. Il demone lupo era rimasto in piedi per alcuni, lunghi, ghiacciati secondi. Il ghigno trasformato in un’espressione di dolore e sorpresa. Gli occhi puntati sulla punta della falce che gli trapassava il petto da parte a parte.
Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma invece che parole, dalle sue labbra uscì sangue. Il demone dai capelli argentei fissò, impotente e quasi sollevato, gli occhi verdi di Shiba spegnersi, mentre la vita volava via dal suo corpo. E mentre scivolava a terra, un semplice movimento della catena collegata alla falce, staccò l’arma dal torace del demone. Caleb alzò gli occhi, giusto in tempo per vedere la falce tornare nelle mani della sua proprietaria. Rigel lo fissava impassibile, le guance ancora rigate dalle lacrime. Neppure un’occhiata al cadavere di Shiba. La morte del demone lupo non le pesava sulla coscienza. Aveva agito per salvare il suo compagno. Il suo amico d’infanzia, il suo fratellino, una delle pochissime persone che amava. Non aveva avuto scelta. Eppure il suo corpo tremava.
Il demone dai capelli argentei le si avvicinò. La ragazza continuava a tremare. Il sangue sulla lama della falce, che gocciolava sul pavimento era l’unico rumore udibile nella grotta. Non appena Caleb le fu di fronte, Rigel si rifugiò nel suo abbraccio. Le braccia del ragazzo la circondarono, riscaldandola, e facendola sentire protetta.
-Ed ora? Cosa faremo?- Sussurrò Rigel. Aveva appena firmato la sua condanna a morte. E questo lo sapeva anche troppo bene. Aveva disobbedito ad un ordine, ucciso un alleato, e, soprattutto, tradito ed al tempo stesso sfidato Artemius. Ora lei e Caleb erano entrambi dei traditori agli occhi del demone più anziano.
-Shhh.- Sussurrò Caleb, accarezzandole gentilmente la schiena. -Andrà tutto bene …-
-Troppo ottimista. Come sempre, Caleb.- Sibilò una voce fuori campo. I due giovani demoni s’irrigidirono al riconoscerla.
-Artemius …- Ringhiò il demone dai capelli argentei. Gi occhi dorati fiammeggianti di rabbia, mentre si metteva in posa di difesa, davanti ad una terrorizzata Rigel. Il demone più anziano fissava i due membri più giovani della specie, senza rivelare alcuna emozione. I suoi occhi, dorati come quelli di Caleb, non possedevano alcuna luce. Se non fosse stato per il fatto che stava in piedi e respirava, Caleb avrebbe temuto di parlare con lo zombi del suo ex capo.
-E per questo tuo eccessivo ottimismo finirai per morire.- Caleb non ebbe il tempo neppure di urlare, che due paia di occhi, verdi e blu, spuntarono dall’oscurità. Il grido di Rigel fu l’unica cosa che udì, prima che tutto diventasse buio.

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C‘era voluta un‘altra mezza giornata di viaggio, per arrivare alla nuova città. Ma, in qualche modo, Sanzo e compagni, vecchi e nuovi, erano riusciti ad arrivarvi. Tra uno sparo e l‘altro. Da parte di due biondi isterici.
-Eccoci arrivati …- Sospirò Hakkai, felice di annunciare la fine della traversata. Martha, seduta sul sedile accanto, si stiracchiò appena, e lanciò un’occhiata all’auto accanto alla loro, dove Nika era alla guida. La rossa sembrava divorare la nuova cittadina con gli occhi, e gli altri passeggeri di Suzuki non sembravano da meno. E non avevano torto.
Il nuovo villaggio era tutto un fermento: luci, decorazioni varie, festoni di ogni colore riempivano le strade, mentre le voci felici degli abitanti risuonavano per la città in festa. Ovunque era un tripudio di bancarelle e merci.
Lara lanciò un’occhiata ad alcune ragazze che passavano in kimono. Non aveva mai visto molta gente indossarne uno, e la cosa non poteva fare altro che incuriosirla.
-Una festa tradizionale.- Borbottò Sanzo, vedendo lo sguardo confuso della bionda.
-Lo avevo intuito.- Sibilò questa di rimando, mentre alcuni uomini trasportavano dei tamburi. L’irritazione lasciò subito la ragazza. Anche se ancora non lo comprendeva bene, le piaceva questo mondo. Lo aveva notato da subito, ma trovandosi davanti a quella che sembrava una festa giapponese, non potè fare a meno di ammetterlo: questo mondo in cui era precipitata, era molto orientale, sia per mentalità, che per cultura. E per lei, che veniva da un mondo … più occidentale, era un po’ come sentirsi un pesce fuor d’acqua. Ulteriormente.
Le due jeep si fermarono di fronte alla prima locanda. Neanche il tempo di scaricare i bagagli, e Gojyo e Nika erano svaniti, mescolati alla folla che girava per la fiera.
-Quei due … non ci si può girare un attimo …- Ringhiò Lara, decisamente infastidita dalla facilità con cui la cugina riusciva ad imboscarsi. Martha le posò una mano sulla spalla, sorridendo.
-Avanti … non è il caso di prendersela. Anzi, perché non andiamo anche noi a divertirci un po’?-
-Mi sembra un’ottima idea.- Annuì Hakkai. -E poi, tanto dobbiamo comunque andare a fare rifornimenti. Tanto vale approfittare del mercato.- Lara lanciò un’occhiata al bonzo, in cerca di consiglio.
-Non ha torto …- Sanzo sospirò, rassegnato. La logica di Hakkai era un nemico contro cui non si poteva sperare di vincere. Lara sbuffò a sua volta.
-E va bene.-
-Perfetto! Allora ci vediamo più tardi alla locanda!- Fece Martha, accettando il braccio che Hakkai le stava galantemente porgendo, e sparendo nella folla, esattamente come la sorella, senza lasciare il tempo ai due biondi di ribattere.
-Credo che siamo appena stati scaricati …- Mormorò Lara, dopo un lungo momento di silenzio allibito. Martha quando diavolo si era data da fare con il moro dagli occhi verdi? I membri del gruppo di Sanzo rimasti annuirono appena. Gaia e Goku a mascella a penzoloni per il comportamento da fidanzatini dei rispettivi amici. Nessuno dei due ragazzini aveva minimamente pensato che tra loro ci fosse qualcosa … Sanzo stranito per la naturalezza con cui Hakkai manifestava il suo affetto per la mora. Ma, tutti e quattro segretamente felici di quella unione, dato che sapevano delle ferite che entrambi i giovani si portavano nel cuore.
-E adesso?- Fece Goku, indeciso. Lara sospirò.
-Bhe … potremmo andarci a prendere qualcosa di commestibile, e poi fare un giro nella fiera …-
-Basta che non mi diate noia, va bene tutto …- Sbuffò Sanzo, accendendosi un sigaretta.
-Sììììì!!! Dai, Lara, andiamo!- Cinguettò Gaia, improvvisamente regredita all’età di tre anni, alla vista di un carretto dello zucchero filato.
-Okonomiyaki …- Sbavò Goku, vedendo passare un altro carretto di cibo. Era già schizzato in quella direzione, quando Sanzo lo prese per la collottola, e stessa cosa fece Lara con Gaia.
-Fermi qui.- Sibilò il monaco, ignorando le proteste dei due giovani prigionieri. -Non ho intenzione che ci combiniate qualche altro guaio. Quindi, voi due venite con noi!- I due ragazzi mugolarono depressi, ma una volta raggiunti i carretti del cibo, dimenticarono ogni cosa.

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Martha si avviò nella sua camera a passo felpato. Strano a dirsi, lei e Hakkai erano arrivati alla locanda per ultimi. Tutti gli altri erano nella stanze a cambiarsi per la cena. Martha sospirò, felice. Aveva passato delle ore stupende, con il demone dagli occhi verdi. Avevano passeggiato e parlato fino a qual momento, senza mai smettere di tenersi a braccetto. Era molto tempo che non si sentiva così … e sapeva bene che il sorriso ebete che aveva stampato in faccia, e le guance rosse, non sarebbero passate inosservate alle sue amiche …
Quindi, piano piano, un passo alla volta, cercando di non far rumore, cercò di entrare in camera senza farsi notare, nella speranza di evitare le inevitabili domande dettate dalla curiosità femminile. Infilò delicatamente la chiave nella toppa, ben attenta a non far scattare la serratura troppo forte. Ad ogni istante ispezionava il corridoio con lo sguardo, nel terrore che qualcuno potesse aver sentito dei rumori. Aprì la porta con delicatezza, e lentamente se la chiuse alle spalle. Trasse un lungo sospiro di sollievo. Era …
-Ciao, sorellona! Com’è andata la passeggiata?-
Fregata.
Sedute sul letto, stavano Nika e le due cugine, evidentemente ad aspettarla. Martha si diede mentalmente della stupida: era ovvio che non poteva sperare di fuggire alle sue compagne di ventura …
-B … benissimo … grazie …- Sorrise, imbarazzata, cercando di far buon viso a cattivo gioco. Gli occhi verdi di Nika la fissavano, felini. Per un momento, la sorella le fece venire in mente il grosso gatto rosso che avevano da piccole, quando si apprestava a balzare su un uccellino … accidenti, quanto si sentiva un passerotto, in quel momento!!!
-E con Hakkai?- Martha deglutì, cercando di mantenere la calma, mentre il sorriso della sorella si faceva più sadico. Dannazione. Possibile che la pel di carota di famiglia fosse così impicciona?
-Che … che vuoi sapere?- Chiese la mora, incerta. Gli occhi di Nika scintillarono.
-Diciamo … tutto!- La figura di Martha perse la consistenza di statua di granito, mentre il viso prendeva una tonalità rosso fluorescente. Gaia, che stava sbocconcellando alcuni dolci presi alla fiera, le porse la confezione.
-Dolcetto, cuginetta?- Lara lanciò un’occhiata quasi disgustata alla sorella, Martha era troppo in preda all’imbarazzo per rispondere, comunque.
-Gaia! Come diavolo fai a mangiare ancora! Tu e Goku non avete fatto altro per tutto il pomeriggio!- Sospirò. -Mi chiedo dove te la metti tutta quella roba …- Gaia fece un’alzata di spalle.
-Non avevo mai mangiato roba così etnica! È buonissima, vuoi assaggiare?- Lara indietreggiò di fronte alla scatola che la sorella le porse.
-Urgh! No, grazie! Mi sono bastati i due zuccheri filati, i tre spiedini, i due okonomiyaki e i due tè freddi … voglio riuscire a cenare, grazie!-
-E poi è lei che dice “ dove te la metti tutta quella roba …”- Commentò Nika, con un’enorme gocciolone sul capo. “Bhe, in fondo“, pensò dentro di sé, “sono sorelle …”
-A proposito di okomiyaki …- Fece Gaia, finendo il suo dolce. -Quando eravamo da quella bancarella, tu e Sanzo siete spariti per un po’. Dove vi eravate cacciati?- Un silenzio di tomba scese nella stanza. Nika prese a fissare Lara con occhi da predatore, le labbra piegate nello stesso sorriso felino che prima aveva rivolto a sua sorella. La bionda iniziò a sudare freddo.
-N … non è tuo interesse.-
-Ooooh … ma davvero, cugi cara?- Cinguettò la rossa, sprizzando malizia da ogni poro. Lara fece per defilarsi, ma Nika l’aveva già raggiunta, agguantandola per la manica.
-Non. Sono. Affari. Tuoi.- Sibilò la bionda, le iridi azzurre fisse in quelle castano-verdi della cugina. -E comunque, allora, tu e il kappa, Gojyo?- Continuò, nel disperato tentativo di distogliere l’attenzione di Nika dai suoi affari.
Mica poteva ammettere di aver sfidato il bonzo a prenderle il classico pesce rosso con un retino di carta. E che il suddetto monaco avesse fallito miseramente. E che, ovviamente, irritato per aver perso, si fosse messo a minacciare il proprietario della bancarella con la pistola. Le ci era voluto parecchio per evitare al poveraccio di finire crivellato. Ed alla fine, l’uomo era stato ancora così gentile da dare loro un piccolo portachiavi di pezza, a forma di coniglietto, come “premio di consolazione“. Sanzo, irritato altre ogni dove, glielo aveva tirato, sibilando: “Tò! Ora sai dove attaccare la vostra chiave …” Non le aveva neppure dato il tempo di ringraziare, o fare un commento sarcastico, che si erano già riuniti a Gaia e Goku. Ed ora, la chiave d’argento che aveva aperto il libro della nonna, e che avrebbe dovuto riportarle a casa, stava attaccata al coniglietto di pezza, nella tasca di Lara.
-Non posso parlare.- Fece Nika, tranquilla. -Ci sono minorenni nella stanza.-
-Hey!- Sbottò Gaia, indignata. -Questa è una scusa bella e buona!-
-Fidati, Gaia. Conoscendo mia sorella, non vorresti sapere.- La rassicurò Martha, dentro di sé ben felice che l’attenzione generale fosse caduta su qualcun altro. Lara, al contrario, era in trappola. E ne era orrendamente consapevole. Nika era la creatura più testarda del creato, quando si trattava dell’argomento “ragazzi e affini”. Ma Lara non avrebbe ceduto senza combattere.
-Non parlerò neppure sotto tortura.- Sibilò la bionda, con voce più fredda del ghiaccio. Ma la cugina non si scompose di una virgola. Anzi. Il suo sorriso divenne ancora più accentuato. E Le paure di Lara ancora più reali.
-Ed allora … tortura sia!-

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Sanzo, Hakkai, Goku e Gojyo si stavano dirigendo alle proprie stanze. Stranamente senza né litigare, né minacciarsi di morte, quando un tornado umano esplose da una delle stanze delle ragazze, rischiando si investirli. Goku schizzò in braccio a Gojyo per lo spavento, ed il kappa non ebbe nulla da ribattere per lo shock.
-Ma che diavolo …-
Sanzo e Hakkai, dal canto loro, erano già in posizione da battaglia, pistola in mano il primo, e sfera di energia il secondo. Ma subito si rilassarono, quando videro che il tornado umano, altro non erano che Lara in un disperato tentativo di fuga, e Nika che impartiva la sua “tortura” alla cugina. Ovvero un feroce attacco di solletico.
Entrambe caddero a terra, dove si svolse una lotta furiosa, fino a quando Nika non ebbe il sopravvento, e Lara non poté fare a meno di soccombere alle risate. Inutili ogni tentativo di scollarsi la cugina di dosso, avvinghiata come un polipo.
Le risa incontrollate della bionda echeggiarono nel corridoio, tra una minaccia di morte a Nika e l’altra. Il suo volto, di solito piuttosto serio, se non per qualche sorrisetto ironico, travolto dalle risa, appariva molto più giovane. Sanzo sbuffò esasperato, mentre i suoi compagni osservavano la scena shoccati. Ma, per una volta, non se la sentì d’intervenire a suon di harisen. Qualcosa lo aveva spiazzato, e non era solo la scena di due donne adulte che, come bambine, si mettevano a fare una guerra di solletico, ma l’espressione di Lara. Era davvero assurdo. A prima vista, non era riuscito a cogliere una gran somiglianza tra lei e Gaia, ma ora, mentre la bionda rideva apertamente, il volto rilassato e non teso nella solita espressione fredda, o nel ghigno calcolato, Sanzo riusciva a vedere benissimo la somiglianza tra le due sorelle.
I quattro ragazzi rimasero ancora alcuni istanti a fissare la scena allibiti, poi fecero dietro front.
-Io non ho visto nulla …- Fece Sanzo. Hakkai annuì.
-Non sei il solo …-
-Io non ti considero più un moccioso, scimmia …- Disse Gojyo, rivolgendosi a Goku.
-Grazie …- Rispose il ragazzino. Martha e Gaia uscirono dalla stanza, e, dopo qualche istante a guardare le rispettive sorelle, seguirono l’esempio dei ragazzi.
-Vi seguiamo!- Fecero all’unisono, mentre Lara, momentaneamente libera dalle grinfie di Nika, sibilò, col poco fiato che le era rimasto:
-Traditrici!-

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-Non c’è proprio altro da fare?- Chiese Nika, fissando Hakkai con occhi imploranti. Il demone dagli occhi verdi scosse il capo.
-Mi spiace. Ma temo che fino a dopo domani non sarà in grado di viaggiare.- Nika puntò gli occhi sulla sorella. Martha fece segno di diniego.
-Spiacente, sorellina: ma stavolta hai davvero esagerato … non ha retto.- La rossina abbassò lo sguardo, colpevole.
-Mi sa che hai ragione… non dovevo torturarla così …-
-Se quella la chiami tortura …- Sbottò Sanzo, seccato oltre ogni dove. I mozziconi consumati uscivano fuori dal posacenere che aveva davanti. -Comunque ottimo lavoro: ci hai bloccato qui per un giorno in più rispetto al previsto!- Lo scatto della mano di Nika verso la propria Glock costrinse Hakkai ad intervenire.
-Avanti, sappiamo bene che non lo ha fatto apposta. A tutti può capitare di farsi prendere un po’ la mano …-
-Ma certo far mangiare quattro scatole di biscotti al cioccolato ad un draghetto grosso come un gatto, non è la cosa più intelligente del mondo!- Ringhiò Lara, seduta su una poltrona, dall’altra parte della stanza comune della locanda. La guerra a colpi di solletico ancora fresca nei ricordi. Nika le lanciò un’occhiata assassina, ma un pigolio proveniente da Suzuki attirò subito la sua attenzione. Coricata di schiena sul tavolo, la piccola draghetta si teneva il ventre, ben più rigonfio del solito. Il muso ancora sporco di briciole scure. Accanto a lei, come un guardiano, stava Hakuryu, preoccupato e vigile.
-Povera piccolina! Ti fa tanto male il pancino, vero?- Cinguettò dolce la rossina, accarezzando il ventre della bestiola, come una mamma con un bimbo con le coliche. Poco distante, Goku si accasciò sui morbidi cuscini del divano a due posti che condivideva con Gaia.
-Uffa! E adesso, che cosa facciamo?-
-Se ti annoi.- Fece Gojyo dalla sua postazione, con la schiena appoggiata al muro, soffiando una nuvoletta di fumo dalla bocca. -Possiamo sempre uscire un po’. La sagra durerà ancora stanotte e domani. Approfittiamone.- Goku lanciò un’occhiata al monaco biondo.
-Sanzo?-
-E perché no?- Sbuffò, rassegnato. -Almeno passiamo il tempo …-
-E magari riesci anche a pescare un pesce rosso, stavolta …- Ghignò Lara, subito raggiunta da un’occhiataccia feroce del monaco.
-Non dire un’altra parola, se ci tieni alla pelle, donna …-
-Altrimenti cosa?- Lo sfidò lei. -Mi spari?-
-Non è una cattiva idea …- La tensione tra i due biondi cominciava ad arrivare a livelli poco salubri, così Hakkai e Martha corsero subito ai ripari. Bastò un’occhiata per intendersi al volo.
-Stasera in programma ci sono danze e fuochi d’artificio!- Fece la mora, con un volume di voce che sfiorava l’urlo. Appena sufficiente, comunque, a far sì che sua cugina ed il bonzo si voltassero nella sua direzione.
-Dalla musica che viene da fuori, le danze sono già iniziate, ma se ci sbrighiamo, non dovremmo avere problemi a trovare un buon posto per vedere i fuochi …- Aggiunse Hakkai, interiormente già pronto a prendere Martha e metterla al sicuro da un’eventuale sparatoria.
-I fuochi!!! Che bello!!!- Squittirono Gaia e Goku, che schizzarono ad afferrare per le maniche Lara e Sanzo. -Andiamo? Andiamo? Per favore!!!- I due ragazzini sfoderarono i loro sguardi più dolci e cucciolosi, di quelli che avrebbero fatto concorrenza a Bambi.
-E VA BENE, MA SMETTETELA DI FARE I MOCCIOSI O VI AMMAZZO!!!- Ruggì il monaco, vene che gli nascevano sulle tempie a ritmo forsennato.

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Neanche un paio di minuti, e la combriccola era trascinato fuori dai due membri più giovani del gruppo, esageratamente eccitati alla prospettiva dei fuochi d’artificio. E senza che venisse sparato neppure un proiettile, con enorme sollievo di Hakkai e Martha, e dei gestori della locanda, ovviamente.
Se possibile, le strade erano ancora più affollate che nel pomeriggio. Famigliole e coppiette si sprecavano, in mezzo ai gruppi di ragazzini festanti. Quasi tutte le donne, bambine o adulte, indossavano kimono sgargianti e sandali tradizionali, e questo, assieme alle lampade di carta che illuminavano le vie, contribuiva a far apparire il villaggio un angolo di antico Giappone. Almeno agli occhi di Lara, Nika, Gaia e Martha. Per i ragazzi, non era altro che una colorata e comune sagra di paese.
Al centro della fiera, alla luce di un enorme falò, erano già iniziate le danze. Donne e uomini in abiti tradizionali ballavano, a ritmi talmente antichi da essere ancestrali.
Per i fuochi d’artificio mancava ancora tempo, ed il gruppo si separò a coppie.
Sanzo tentò nuovamente la sua fortuna con le bancarelle dei giochi, costringendo Lara ad intervenire di nuovo in difesa dei malcapitati proprietari; Gaia e Goku si avventarono a provare cibarie che gli erano sfuggite nel pomeriggio; Martha e Hakkai rimasero a godersi lo spettacolo dei danzatori ai piedi del falò; Nika e Gojyo … e chi li aveva più visti?
Solo quando ormai mancavano pochi minuti all’inizio dello spettacolo pirotecnico, si ritrovarono tutti ai piedi del falò. In scena, ancora l’ultimo spettacolo di danza.
-Accidenti, non vedo un cavolo!- Si lamentò Gaia, saltellando nel tentativo di vedere oltre le spalle di alcune persone, decisamente troppo alte per i suoi gusti. Goku non era di certo in condizioni migliori.
-Ma tutti gli spilungoni si sono radunati qui?! Saaaanzo! Mi prendi in cavalluccio?- Fece, rivolgendosi al monaco.
WHAM!!!
-Ti è chiara la risposta, stupida scimmia?!- Ringhiò il biondo, harisen fumante in mano. Gaia continuò a fissare mogia le schiene che le ostruivano la vista, fino a quando Goku, bernoccolo lampeggiante sulla testa, la prese per mano e la trascinò via.
-Andiamo, tanto di qua non si vede niente …- Forse era ancora lo shock della botta in testa, forse il fatto che Sanzo gli aveva dato sui nervi, ma lo scimmiotto neppure si rese conto, nella sua ingenuità, della potenziale importanza del suo gesto. Ma Gaia sì. Anche se non era sicura di saperlo interpretare. Il suo cervello sembrò andare in tilt, le orecchie a malapena registrarono le voci di Lara e Martha che le raccomandavano di non allontanarsi troppo.
Tutta la sua concentrazione era assorbita dalle mani. La sua e quella di Goku. Le dita intrecciate, quasi come se fossero state create per quello, con una naturalezza che aveva dell’incredibile. Nella loro marcia a spintoni tra la gente, per cercare di arrivare sotto al palco, non sentiva neppure i corpi della gente attorno a loro, solo il calore rassicurante della mano di Goku attorno alla sua.
-Eccoci! Guarda, appena in tempo, i fuochi stanno cominciando!- Le prime esplosioni riempirono l’aria, ma Gaia non era del tutto certa che fossero i giochi pirotecnici. Il suo cuore batteva con una tale furia da fare concorrenza ai botti. Anche se erano arrivati in prima fila, Goku non aveva lasciato andare la sua mano. Ed alla morettina la cosa non pesava affatto.
Lanciò un’occhiata al volto del giovane eretico: i suoi occhi dorati scintillanti nelle variopinte luci dei fuochi d’artificio.
Gaia strinse impercettibilmente più forte la mano di Goku, le guance in fiamme. Ad un tratto le parve di essere tornata una bambina dell’asilo. Quando si teneva per mano con il bimbo che le piaceva tanto. L’innocenza del gesto era la stessa. Ma le emozioni che le stava dando … quello era un altro mondo.
Sorrise, felice, decisa a godersi il momento. Non le importava molto, se quello era solo un gesto insignificante e che era lei che si stava facendo dei castelli. Le sensazioni che le stava facendo provare erano meravigliose … e si acuirono ancora di più quando Goku le si fece più vicino, permettendole di appoggiare la testa sulla sua spalla.
Eh già. La vita era proprio bella … sospirò tra sé, soddisfatta.
La giovane coppia era però ignara di essere osservata: una fila dietro la loro, due teste rosse li fissavano, ghigno malefico stampato in volto.
-E bravo lo scimmiotto …- Sogghignò Gojyo, tenendo ben saldo un braccio attorno alla vita di Nika. -Era ora che facesse qualcosa anche lui in quel senso … cominciava ad aver paura che il bonzo lo avesse fatto diventare gay come lui …-
-Ma hai visto quanto sono carini!?- Cinguettò questa, mentre le pagliuzze verdi dei suoi occhi scintillavano maliziose. Quello era tutto materiale pro “molestiamo-la-cuginetta-minore”. Il kappa, intanto, aveva già dei progetti.
-Domattina, per prima cosa, io e la scimmia facciamo un bel discorsetto tra uomini …-
-Domattina, per prima cosa, ti trovi un becchino …- Sibilò una voce anche troppo conosciuta alle spalle della coppia. Gojyo deglutì rumorosamente, per poi girarsi molto lentamente, pregando di non aver riconosciuto la voce. Ovviamente le furiose iridi viola che si trovò davanti uccisero tali preghiere. Sanzo era lì assieme a Lara, con alle spalle Martha e Hakkai, che erano andati a cercare con loro i due membri più giovani del gruppo.
-Hey … c … ciao bonzo … anche tu a vedere i fuochi?- Il click della fedele S&W sarebbe già stata di per sé una risposta. Con il sudore che colava dalla fronte, il Kappa lasciò la sua presa su Nika, giusto in tempo per l’esplosione del monaco.
-A CHI HAI DATO DEL GAY!?!? IO TI AMMAZZO!!!-
Era appena esploso uno dei fuochi più belli, quando Goku voltò la testa di scatto, sospettoso.
-Che c’è?- Sussurrò Gaia, preoccupata dal movimento brusco del giovane demone. Goku scosse il capo.
-No, nulla … solo … non so, ma mi è sembrato di sentire di sentire spari si S&W … come quella di Sanzo …-
-Ma no, dai ti sarai sbagliato coi botti dei fuochi d’artificio!- Fece Gaia, scuotendo il capo. -Avanti! Neppure Sanzo può essere così matto da mettersi a sparare senza senso nel bel mezzo di uno spettacolo pirotecnico, circondato da centinaia di persone!- Il ragazzo annuì, poco convinto.
-Sì, forse hai ragione …- E tornò a godersi lo spettacolo di fiori luminosi nel cielo, il rumore delle esplosioni a coprire le urla rabbiose di un certo bonzo che inseguiva un certo kappa …

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Quel luogo era vecchio. Molto vecchio. Le sbarre della piccola cella avevano un inizio di ruggine, e sul pavimento, uno strato di polvere piuttosto spesso, tanto da lasciarvi il segno delle impronte. Anche l’aria sapeva di vecchio. Non di umido, come ci si sarebbe potuto aspettare in una grotta, ma di vetusto. L’impressione era quella di respirare polvere, mescolata a ruggine. Colpa della natura calcarea delle pareti. E del fatto che da anni nessuno posava piede da quelle parti.
Non che ai demoni presenti l’odore dell’aria importasse molto. A due perché nel corso della loro vita avevano respirato di molto peggio, agli altri due, perché semplicemente erano svenuti, incatenati all’interno della cella arrugginita.
Uno accanto all’altra, Rigel e Caleb erano sprofondati in un sonno senza sogni, dal quale si sarebbero risvegliati con la testa dolorante, e la certezza che, presto, non avrebbero più avuto una testa.
Gli occhi verdi di uno dei due svegli erano fissi sulla figura addormentata della ragazza. I capelli azzurri arruffati gli scappavano a ciuffi dalla fascia legata alla fronte. L’armatura nera scintillante nella fioca luce dell’unica fiaccola accesa, mentre allungava una mano verso il mento della prigioniera. La pelle diafana di Rigel quasi luminosa contro la stoffa scura del guanti del demone.
Un sorriso predatore si disegnò sulle labbra sottili del guerriero, quando la ragazza emise un gemito nel sonno.
-Non è tempo di fare giochetti, Cain.- Sibilò l’altro demone sveglio, disturbando la contemplazione dell’altro. Questi emise un ringhio sordo, rivolgendo la sua attenzione al suo compagno.
-Mai capace di farti gli affari tuoi, eh, Abel? Mi rovini sempre il divertimento …- Abel si avvicinò di un passo. Iridi azzurre e capelli verdi si dipingevano su un volto uguale a quello di Cain, sin nei minimi particolari. Come l’armatura che indossava, che però riluceva di un colore bianco argenteo. Sorrise appena, un leggero piegamento delle labbra in un volto altrimenti illeggibile.
-Sono tuo fratello. Ed è questo quello che fanno i fratelli, no?-
-Sai essere irritante, lo sai?- Sibilò Cain, allontanandosi da Rigel. Come tutta risposta, Abel si limitò ad un’alzata di spalle.
-Mi hai detto di peggio. Sforzati un pochino, almeno.- Il demone dai capelli azzurri rise.
-Hai ragione fratello! Sai, deve essere la noia. È già un bel pezzo che Artemius ci ha lasciati a fare la guardia ai suoi cuccioli …- Gli occhi verdi si strinsero in due fessure, mentre la voce scendeva di alcune ottave. -Sono stufo di aspettare.-
-Pazienza, Cain. Pazienza.- Lo rassicurò Abel. -Finora, Artemius ci ha sempre ripagato per la nostra tolleranza. Questa volta non sarà differente.-
-Sarà meglio.- Ringhiò Cain. -L’ultimo lavoro mi ha lasciato insoddisfatto. Un villaggio pieno di deboli donne e bambini! Ed avevano il coraggio di farsi chiamare demoni! Ah!- Un sorriso maligno e folle si fece strada sul volto corrucciato. -Quei mercenari, invece … quelli si che erano stati un bel lavoro! Degno di noi …-
-Smettila con questi discorsi, o finirai per perdere il controllo.- Lo ammonì Abel, gli occhi chiari attraversati da un lampo minaccioso.
-Non preoccuparti. So ancora tenermi a freno, quando voglio.- Ribatté Cain. -In fondo, siamo dei professionisti, no?-
-È bello sentirtelo dire. Perché non mi va di sapere come la prenderebbe Artemius per una cosa del genere.- Un lieve rumore di passi zittì i due fratelli, mentre nella stanza faceva il suo ingresso Artemius. Gli occhi dorati imperscrutabili, mentre un indecifrabile mezzo sorriso lo rendeva solo più spaventoso. Sia Cain che Abel fecero un passo indietro al suo cospetto. La sua imponente statura troneggiava sui due demoni, rendendoli ulteriormente guardinghi.
Con un cenno del capo, il demone più anziano indicò i due prigionieri.
-È ora. Svegliateli.-

-Fine capitolo 19-

Ed ecco Cain e Abel … mi ci è voluto un po’ per far uscire questi personaggi dalla mia testa … la verità è che amo i gemelli, ed anche se non sono molto originali, volevo inserirli in questa storia …
Lo so, non hanno fatto ancora molto, ma mi piacerebbe sapere che ne pensate di questi due … e magari anche quale destino volete che gli faccia avere in questa storia …
Nel prossimo capitolo: Artemius ha una proposta per Caleb …

  
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