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Autore: Sinnheim    21/03/2016    2 recensioni
Versione 2.0, modificata ed arricchita.
Secondo volume della serie "A Dance of Light and Shadow".
Tre anni dopo la pubblicazione del suo primo diario, Bloom si vede costretta a scrivere di getto tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi, non per svago, ma per raccontare quella terribile verità che ha colpito tutti ma che nessuno è stato in grado di capire in tempo. Azioni terribili richiedono terribili provvedimenti e Bloom, ancora una volta, è pronta a pagare il prezzo delle conseguenze delle sue azioni e di quelle degli altri. Questa volta, però, senza essere sicura di cosa ciò comporti. Sequel de Il Canto della Guerra.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Dance of Light and Shadow'
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CAPITOLO 3: IL CANTO DI TECNA

 

 

Come era prevedibile immaginare, le cose iniziarono a degenerare in fretta, come se quello che stavo vivendo fosse un incubo e non la realtà. Quando viene a mancare una leader nata come Faragonda, chi si affidava a lei si sente perduto, inutile. Nel caso specifico di Tecna, lei si sentiva in dovere di riempire il vuoto lasciato dalla figura di comando, ristabilire l'ordine con la logica.

Continua a tremarmi la mano... ma che dico, non ha mai smesso di farlo. Sto scrivendo delle mie amiche come vittime sacrificali annunciate da qualche oracolo. Davvero non c'è via d'uscita dal destino che ti strozza la gola?

Non lo so... so solo che quel giorno, equilibri essenziali alla vita furono spezzati, lasciando le Winx alla deriva nel mare come naufraghe. Dei morti che camminano, ecco cosa sono tutte loro, a meno che io non faccia qualcosa. A meno che io... non metta mano sull'Universo stesso.

Con la caduta di Faragonda, ognuno ha dovuto trovare un modo per reagire. Rimanere esposti agli eventi come lo eravamo noi poteva significare la nostra stessa fine, esattamente come è successo alla preside. Non avevamo risposte a ciò che era accaduto, non avevamo certezze, avevamo solo un mucchio di domande senza risposta.

Camminavamo sul filo del rasoio in punta di piedi, col pericolo di cadere da un momento all'altro. Tutti lo stavamo facendo. Potrei raccontare mille storie su altrettante persone e comunque il finale non cambierebbe, per questo motivo narrerò i fatti delle persone che amo: voglio che siano d'esempio per tutti, voglio che l'umanità intera veda come l'amore può trascendere nella miseria così facilmente, affinché la combatta con tutte le sue forze.

Ho deciso di iniziare dalla fata della tecnologia perché fu la prima a mostrare segni di anomalia, ma tutte le ragazze iniziarono a covare il loro profondo disagio interiore più o meno nello stesso periodo, manifestato, poi, in tempi diversi. Ciò è dipeso sia dal loro differente carattere, sia dal loro differente modo di affrontare le tragedie.

Tecna è quel tipo di persona che consolida la tua vita. Su di lei puoi contare in ogni momento, quasi sempre sa dare risposte alle tue domande, elargire consigli; ti mostra nuovi modi di pensare e nuove prospettive da cui osservare il problema. Se hai lei vicino, ti senti in grado di affrontare qualsiasi cosa. Posso definirla come coraggio puro. Lei è davvero coraggio puro, sì.

Una delle cose più atroci che possa accadere, è quando una persona del genere perde sé stessa: ad un certo punto, il coraggio non te lo infonde più. Non perché non ne sia più in grado o perché non voglia ma, semplicemente, perché quell'anima che donava così tanta forza agli altri diventa la maledizione di sé stessa, il suo tormento.

Come in un circolo vizioso, ciò non faceva altro che generare altro tormento fino ad avvelenare in primis lei, e poi chi le era intorno, fino a raggiungere inesorabilmente conseguenze fatali. Ciò l’ha portata a toccare con mano quella stessa follia che ha sempre terrorizzato i popoli di tutto l'Universo, spingendoli ad ancorarsi con tutto il loro cuore a mantra del tipo 'non accadrà mai a me'. Se lo ripetete anche voi di continuo, vi informo che vi sbagliate di grosso.

Pensate che una normalità fatta di pazzia non vi si addica? Pensate davvero che la vostra vita, che la vostra realtà, non possa essere toccata? Non è forse già questa convinzione una follia? È probabile che il vostro modo di vivere si sia già avvicinato al mio e nemmeno lo sapete... è un pensiero che fa ghiacciare il sangue.

Comunque sia, sono qui per questo: è per farvi aprire gli occhi che mi sto rompendo la mano a scrivere tutto quello che posso prima che sia troppo tardi. Ho una sola possibilità, devo farcela per forza. Non lasciate che la sofferenza che vi sto narrando vada sprecata: combattete quello che verrà a sporcare la vostra anima, perché credetemi, verrà. In che modo essa vi coglierà, dipenderà solo da me.

Ora... ora passiamo a Tecna. Povera, cara Tecna. Con Griselda al comando e Faragonda internata, tutto sembrò apparentemente calmarsi: le allieve non osavano più nemmeno sorridere fuori dalle loro camere, figuriamoci a creare caos e discussioni futili. Erano profondamente turbate e sconvolte, come tutti, del resto.

Si potrebbe pensare che le cose stessero iniziando a sistemarsi, ma fu proprio questo clima di calma forzata che disturbò l'equilibrio interiore della mia cara amica: con più tempo e tranquillità da dedicare ad altro all'infuori dell'insegnamento, iniziò ad arrovellarsi il cervello sulle possibili cause che potrebbero aver trasformato Faragonda in una Orphan.

Rifletteva senza sosta, ogni momento della sua giornata era dedicata alla ricerca. Non si dava pace, Tecna: non riusciva a concepire e nemmeno a sopportare l'idea di non venire a capo della questione, di non avere risposte da dare. Di sentirsi inutile e non all'altezza.

Da quando le acque si erano calmate, noi Winx eravamo solite passare più tempo insieme, anche per rincuorarci a vicenda dell'accaduto; la presenza di Tecna divenne sempre più sporadica, fino a quasi scomparire dalla circolazione.

All'inizio cercavamo di non darci troppo peso. Ormai conosciamo la fata della tecnologia, sappiamo cosa le frulla in testa il più delle volte, però qualcosa mi diceva che stavamo sottovalutando la situazione ancora una volta, come era successo con Faragonda. Che sia questo uno dei segnali che nell'aria qualcosa non va? Probabile, molto probabile.

Non riuscivamo più a comprendere la gravità delle vicende che ci accadevano intorno, e questo era pericoloso, se non fatale. Durante le sue lezioni divenne sempre più severa e rigida: assegnava compiti davvero pesanti, era sempre molto nervosa e spiegava le nozioni non più in modo chiaro e semplificato, ma in modo contorto e difficile, anche per noi che siamo fate esperte.

Capimmo tutte che la cosa stava prendendo una brutta piega quando un'alunna, esasperata da tutto, le chiese il motivo di tutti quegli esercizi così assurdi e fuori da ogni portata.

Lei sbottò così: «Vuoi forse fare la fine delle tue compagne?! Se avessero studiato di più, se fossero state più preparate, avrebbero trovato un modo per difendersi e salvarsi! Avrebbero capito prima che qualcosa non andava! Vuoi morire anche tu? Eh?! Allora? Vi sto solo dando i mezzi per prepararvi, per non essere un peso per nessuno! Nessuno verrà a salvarvi se accadrà di nuovo una cosa del genere!»

In quel momento, ebbi la chiara impressione che quelle parole riflettevano ciò che provava dentro la sua anima.

Man mano che passava il tempo, tenere a bada la mia corruzione, con tutti i problemi che mi fluttuavano intorno, stava diventando davvero complicato. Molti interpretarono la mia freddezza verso la questione come menefreghismo, ma la verità era che, fisicamente, non potevo farmi coinvolgere troppo o sarei caduta anche io: dovevo andarci pianissimo con le emozioni forti.

Musa aveva la camera comunicante con quella di Tecna. Ci riferiva ogni giorno cose preoccupanti: aveva praticamente smesso di dormire e passava la notte a fare ricerche sulla corruzione in cerca di risposte che, puntualmente, non trovava.

Il terrore viscerale che anche lei fosse stata corrotta era tangibile, ma la sua situazione era davvero analoga a quella di Faragonda? No, non proprio. I tic nervosi tipici non li aveva e, per esperienza personale, so che non è possibile essere corrotti e non averli, quindi, almeno per il momento, eravamo tranquille su quel fronte.

La storia andò avanti così finché, un giorno, la vedemmo arrivare in classe tranquilla e rilassata, anche se, dal tono della voce, notammo che era comunque fredda e distante. Flora azzardò una conversazione amichevole per tastare il terreno.

«Ti vedo bene oggi, Tecna. Ti senti meglio?»

La fata delle piante sfoderò il sorriso più dolce che aveva, ma la nostra amica la guardò come se fosse trasparente: sembrava il fantasma di sé stessa.

«Ah, sì... sto meglio, grazie. Ora scusatemi, ho lezione».

Si alzò e girò i tacchi, ignorando il nostro grosso disappunto nei suoi confronti.

«Forse ha bisogno di più tempo» disse Aisha con fare agitato.

Più tempo... era stato il tempo a fregarmi con Faragonda, forse era meglio agire in modo preventivo.

Decisi che l'indomani le avrei parlato chiaramente. Mi dedicai, quindi, alle lezioni e a pensare a un buon discorso da farle, fin quando non intravidi Tecna sul calar della sera in un corridoio vuoto, sentendola parlare da sola. Notai che si strofinava le mani sulle braccia, come se avesse freddo: il suo volto era scavato, e due grosse occhiaie nere spiccavano prepotentemente sul suo viso.

Inizialmente, mi si gelò il sangue nelle vene, dato che il mio primo pensiero fu la corruzione, ma mi costrinsi a restare lucida e mi misi a riflettere bene su ciò che stavo vedendo. La situazione era diversa da quella di Faragonda, così come erano diversi gli atteggiamenti: invece che i segni di una metamorfosi in Orphan, sembravano più quelli di una... dipendenza. Mentre la mia amica sfrecciava via verso la sua camera, decisi di chiamare Timmy per scoprire qualcosa.

«Ehi Timmy, sono Bloom. Scusa il disturbo, ma è abbastanza urgente. Ultimamente Tecna ti ha parlato di qualcosa di... strano? Una scoperta che ha fatto, oppure di qualche problema?»

Era inutile girare intorno al discorso con il ragazzo, Timmy è fin troppo sveglio.

«Mh... non so perché, ma mi aspettavo la tua telefonata, Bloom. Beh, mi ha parlato delle sue ricerche sugli Orphan: è frustrata perché non riesce a capire cosa sia successo a Faragonda».

Cercai di non agitarmi troppo alla risposta già nota, ma avevo fretta, cavolo se avevo fretta.

«Ok, ma ti ha detto qualcos'altro di strano?»

«Uhm...»

Passarono pochi secondi di silenzio, ma a me parvero ore interminabili.

«Se possiamo definirlo strano non lo so, per noi che ci occupiamo di tecnologia è normale fare le ore piccole. Ha detto che ha inventato un'energizzante favoloso per rimanere sveglia e concentrata, molto meglio del caffè o altri stimolanti. Le ho chiesto se me ne procurava un po' ma si è arrabbiata, eppure lo sa che sto progettando un nuovo modello di-».

Povero Timmy, gli chiusi praticamente il telefono in faccia, ma dovevo muovermi: corsi spedita verso la camera di Tecna e bussai con fare minaccioso, un po' troppo, devo ammettere.

«Tecna, apri! Devo parlarti!»

Una voce piatta e, allo stesso tempo, nervosa, venne ovattata dalla porta chiusa a chiave.

«Vai via Bloom, ho da fare!»

Inutile dire che persi subito la pazienza.

«Tecna, apri subito. So cosa stai facendo! Lo so che prendi qualcosa per restare sveglia la notte! Ti sta distruggendo!»

Ci fu un silenzio di tomba per qualche minuto, poi la porta si spalancò davanti al mio naso.

«Come osi intrometterti nelle mie faccende? Chi sei tu per giudicarmi, eh? Parla quella che ha violato la sua natura senza dire niente a nessuno! Io sto solo cercando di salvare tutti!»

 Era puro risentimento quello che sentivo, ma dovevo costringermi a tutti i costi a restare calma: dovevo far appello alla sua intelligenza.

«Esatto, Tecna. È esatto. Anche io stavo cercando di salvare qualcuno. Stai facendo quello che ho fatto io, te ne rendi conto, amica mia?»

Il volto rabbioso e profondamente contratto della fata si allentò per un momento: i suoi occhi verdi ebbero come una rivelazione ovvia ma persa per lungo, troppo tempo.

«Io... io... è vero... che sto facendo?»

 Provai il contatto fisico ed accennai un abbraccio, lei non si oppose.

«Tecna, ascoltami... è normale, ok? È normale andare oltre i propri limiti per chi si ama. Proprio come ho fatto io, ti sei fatta del male per qualcuno e non l'hai detto a nessuno. Capisci ora, tesoro? È questo che fa l'amore. Siamo noi che... beh... esageriamo».

La fata della tecnologia mi strinse forte, come se io fossi l'ancora che la teneva a galla in un mare di follia.

«M-mi dispiace così tanto per quello che ho detto... non lo pensavo veramente, Bloom...»

«Lo so Tecna, lo so. Tranquilla... mi vuoi dire cosa stai prendendo?»

«Un... un derivato del tuo farmaco... calma il sistema nervoso, non mi fa stancare. Mi fa restare lucida... mi aiuta a non dormire...»

Tecna scoppiò a piangere e mi strinse ancora più forte, crollò come un castello di carte. È normale fare di tutto per salvaguardare le persone che amiamo, certo, ma era normale quello? Era davvero ciò che normalmente farebbe un essere umano per affrontare una tale situazione? Forse, non lo nego, per me, invece, no. Assolutamente no.

Mentre coccolavo Tecna tra le mie braccia, un pensiero fisso mi frullava nel cervello: quello che stava vivendo la mia amica non era corruzione, ma non era nemmeno una cosa sana. Cosa c'era sotto? Cosa mi sfuggiva? Perché una ragazza razionale come lei era annegata in un limbo di ossessione così profondo in così poco tempo?

«Va bene tesoro, ora ascoltami. Ascolta una che di autodistruzione se ne intende: eliminiamo quel farmaco dal tuo organismo e prenditi un po' di tempo per te stessa. Torna a casa, dai tuoi genitori. Spiegherò loro la situazione e ti aiuteranno a disintossicarti. Ok?»

Annuì senza staccarsi da me e pianse tutte le lacrime che doveva versare. Che diavolo stava succedendo? La corruzione non c'entrava, almeno non con il caso di Tecna. E allora... perché?

Lo avrei scoperto presto, sulla pelle dei miei affetti più cari.

  
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