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Autore: Fabbricante Di Sogni    22/03/2016    2 recensioni
Shirou/Atsuya | Psicologico | DDI | Tematiche delicate | Missing Moments
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Ognuno di noi ha tante persone diverse dentro di se […] Il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato dall’incapacità del soggetto di ricordare il passaggio da una persona all’altra...
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Lui era pienamente convinto che il suo nome fosse «Atsuya» e non Shirou, sapeva che gli piaceva molto giocare a calcio, specialmente se in attacco. Adorava la neve e gli sport a essa annessi, eppure rievocare il colore candido dell’inverno, gli procurava uno strano senso di dispiacere.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
.:Una coppia perfetta:.

 
Shirou entrò nella scuola media all’età di dieci anni, era infatti andato a scuola un anno prima, con Atsuya. Erano entrambi nati all’inizio di gennaio in una mattina nevosa, e inoltre erano sempre stati reputati molto avanti di testa.
Atsuya era terribilmente ingegnoso, fin da piccolo aveva dimostrato una propensione per l’elettronica, e un’incredibile capacità di mentire senza ritegno.
Shirou invece aveva un carattere più calmo, adorava scrivere e disegnare, e a detta di una sua maestra dell’asilo aveva una spiccata propensione per l’arte.
Adesso, le loro abilità e i loro difetti, convivevano nella stessa persona. Il nuovo Atsuya non ricordava nulla dell’incidente, né tanto meno del rapporto che i due fratelli avessero prima, era come se si trattasse di due persone completamente diverse, eppure il nome, il carattere e le capacità erano le stesse.
Shirou finì col convincersi che il fratello vivesse in lui e che fosse solo soggetto a un’amnesia che gli impediva di ricordare il dolore.
Shirou/Atsuya furono presto adocchiati dalla squadra della scuola; l’Alpine, che proprio in quel periodo era alla ricerca di nuovi giocatori. Shirou costituiva una difesa difficilmente superabile, e Atsuya formava un attacco che raramente non concludeva in rete, quindi tutti li presero subito in simpatia.
Del resto solo sul campo riuscivano a unirsi alla perfezione, era come giocare di squadra, Shirou bloccava la palla e Atsuya segnava in rete, erano una coppia perfetta, proprio come lo erano stati quando il fratello era ancora in vita.
I compagni di Shirou non notarono troppe stranezze in lui o comunque non gli diedero troppo peso, era un ragazzo eccentrico e specialmente dopo aver saputo della tragedia della sua famiglia, nessuno provò più a contestargli l’alzare troppo la voce e l’essere aggressivo, quando dopo un secondo sembrava un ragazzo sereno con lo sguardo da cucciolo bastonato.
In oltre si aiutavano reciprocamente, quando Shirou si trovava a disagio o sotto pressione ecco che accorreva Atsuya che lo tirava fuori dai guai con qualche frase schietta, detta senza indugiare. Quando invece Atsuya si trovava a doversi comportare secondo le regole o a essere carino con qualcuno, arrivava Shirou, che con il suo sorriso angelico, sapeva sciogliere anche il più freddo dei cuori.
In quel periodo Shirou fu passato a un assistente sociale che si occupò personalmente di lui, spesso con l’assistente era Shirou a parlare, il carattere malizioso di Atsuya l’avrebbe messo facilmente in soggezione. Talvolta però era la personalità del gemello a occupare il posto, una volta aveva smontato l’intera lampada della cucina, rimontandola in modo da renderne più efficace la luminosità. Quando l’assistente gli chiese come avesse fatto Shirou rispose candidamente che non né aveva idea.
Ad ogni modo la scuola media piaceva a entrambi, nonostante Atsuya avesse tendenze sociopatiche, mentre Shirou fosse molto popolare, era all’ordine del giorno che il ragazzo rispondesse in maniera acida a qualcuno per poi scusarsi, spesso senza nemmeno ricordare la frase che aveva detto.
Un giorno, Shirou, uscito con una sua cara amica da poco entrata anch’essa a far parte della squadra si ritrovò in difficoltà poiché la ragazza, palesemente attratta da lui tentò più volte di baciarlo.
Arrivò subito sul posto Atsuya che con aria arrogante gli disse:
«Levati, ho bisogno di respirare un po’ d’aria.» e senza farsene troppi problemi proseguì a testa bassa per una quindicina di kilometri con le mani in tasca.
Quella notte prese talmente tanto freddo che si ritrovò il giorno dopo a casa con l’influenza e una seria ramanzina da parte dell’assistente sociale, che Shirou ascoltò senza fiatare.
Il grande problema era che Atsuya era spesso imprudente e impulsivo, raramente si fermava a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni, detestava le folle, le persone gli mettevano agitazione e ansia, più di quanta lui già né avesse di per se.
E spesso quando si trovava in mezzo a così tanta gente, entrava nel panico, iniziava a respirare troppo velocemente, accusava di veri e propri attacchi di panico, e andava a dormire. Si svegliava Shirou che si ritrovava in situazioni di claustrofobia, con un grosso senso di ansia addosso che però riusciva a contenere con grossi respiri.
Shirou una volta si era ritrovato accerchiato da un gruppo di bulli, non che avesse fatto qualcosa in particolare, semplicemente era incapace di difendersi con quel suo carattere quieto dagli insulti altrui.
Tre ragazzi dell’altra classe avevano finito per prenderlo in antipatia, e ora si trovavano tutti e quattro in un vicolo cieco.
«Accidenti.» aveva sussurrato a denti stretti, con le spalle al muro, senza una via di fuga.
“Lascia stare queste teste di cazzo, ci penso io a questi incapaci.” Gli aveva detto Atsuya ghignando.
«Né sei sicuro?» gli aveva chiesto Shirou premuroso.
“Non c’è problema, lascia fare a me.” Rispose il ragazzo prendendo il controllo della coscienza, alzandosi con le spalle dritte e i pugni chiusi.
«Allora siete ancora qui?» ridacchiò rivolto alle tre figure e cambiando totalmente atteggiamento.
 
Quella sera il ragazzo tornò a casa con il labbro inferiore spaccato e il sangue che gli usciva dal naso, i tre ragazzi, però non provarono più a dargli fastidio.
«Quel tappetto mena come dieci persone insieme!»
«Dove ha trovato i muscoli, è magro come uno stuzzicadenti.»
«Non gli daremo più fastidio, è forte come un lupo. Il lupo dei ghiacci
La voce si sparse per tutta la scuola e nessuno provò più a infastidire Shirou, ignaro di cosa Atsuya avesse combinato, ma felice di non essere più preso di mira dagli altri.
Del resto il ragazzo continuò a comportarsi gentilmente con tutti, come aveva sempre fatto prima di allora; tanto che spesso la gente non riusciva a credere alle storie che si raccontavano di lui collegandole a quel viso angelico.
Atsuya accolse di buon grado e con estrema soddisfazione tutte le storie che s’insinuarono sul suo conto, nonostante, a volte, arrivassero pure a essere eccessive e palesemente gonfiate delle leggende metropolitane.
 
Un anno più tardi Shirou e Atsuya decisero di comune accordo che fosse il caso di tornare a fare sport con la neve; prima dell’incidente Shirou era abituato ad andare spesso a pattinare con il fratello, lo sci e lo snowboard erano sempre stati uno sport che entrambi amavano con tutto il cuore, per non parlare dell’andare sul bob.
Dopo l’incidente, però, la paura della neve si era fatta troppo forte e il terrore di una valanga aveva avuto la meglio sulla voglia di divertirsi.
Erano passati, però almeno tre anni dall’incidente, ed era il momento di ricominciare quella passione che tanto aveva segnato l’esistenza del ragazzo in giovane età.
«Atsuya», in oltra aveva insistito molto sul fare quell’esperienza, e alla fine aveva convinto anche Shirou a prenderne parte.
Dopo essere saliti su una montagnetta di neve, con lo snowboard sotto il braccio, Shirou fissò gli scarponi appositi alla tavola celeste, dopo averli controllati più volte, inspirò a fondo una boccata d’aria gelata, e lasciò al vento il compito di trasportarlo giù nella valle.
La sensazione inebriante della velocità si fece subito sentire, era bellissimo essere di nuovo sullo snowboard, sembrava non fosse passato un secondo, e che tutto il tempo si fosse azzerato improvvisamente.
“Lasciamelo anche un po’ a me però.” Protestò «Atsuya» ridacchiando per la felicità dell’altro.
«Atsuya» prese il posto del fratello e saltò una montagna di neve trovandosi per una manciata di secondi a mezz’aria, l’adrenalina nelle vene del ragazzo andava a mille.
Si sentiva parte del vento, e il vento era parte di lui.
Continuarono a darsi il cambio per tutto il resto del pomeriggio, alla sera tornarono a casa con un sorriso a trentadue denti che partiva da un orecchio e arrivava all’altro.
Il giorno dopo toccava agli sci.



Smiley's Conner:
Buon salve popolo di efp, non ho molto da dire, questo è un capitolo di passaggio che ha il fine di spiegare l'affinità e il cambiarsi delle personalità all'interno di Shirou.
Spero che la lettura del capitolo possa esservi stata gradevole e per qualsiasi svista sono sempre aperta a critiche e consigli, un qualsiasi commento mi farebbe molto felicia.
Kisses


Smiley
  
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