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Autore: Gigli neri e ombre    25/03/2016    2 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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– Tenth Chapter –





Cameron's Melancoly







 
 
Pampulu pimpulu parim pam pum e magicamente Cameron si sentì travolto in una sensazione che logorava il suo stomaco agitandolo parecchio, sudava. Dicesi “Ansia”.
«Che cosa succede?» Pur cercando di restare serio, si vedeva lontano un miglio che la sua quiete era stata distrutta.
«Tutti i tuoi progetti. Tutto!» Gwen ispirò profondamente cercando di avere più tatto possibile. «Non c'è più nulla»
«E l'hai scoperto solo ora?»
«C'è dell'altro»
«Ovvero?»
Cameron si sedette sulla prima sedia alla sua portata. Gwen fece lo stesso. «Succede che hanno invaso un ter...» Collo a matita capì prima del dovuto.
«Gwen, questo non è un mio problema» Non le fece finire la frase, si agitava sempre di più
«Ci sono stati morti! C'è gente che ci sta rimettendo e questo non doveva succedere»
Il Quattrocchi restò con la bocca aperta ma si ricompose poco dopo. «Non posso permettere che accada pure a me» E lì Gwen si arrabbiò.
«Ma secondo te, dal momento che sei fatto di carta permetterei mai che qualcuno ti attaccasse?!» Urlò «L'ultima cosa che dovresti fare è lottare! Hai altro per cui farlo»
«Cosa, Gwen, cosa?! Qualsiasi cosa faccia, perdo in partenza!»
«Perdi in partenza perché non combatti e ti rintani sotto due lenzuola della minchia!» Furono urla da entrambi i lati. «Pensi davvero che così farai pietà a Blaneley e che ti risparmi? Pensi davvero che così facendo vivrai con la coscienza pulita e che tutto quello che accade non ti riguardi manco per il cazzo?!» Si alzò di scatto «Non puoi pensarlo! Perché a te per ogni cosa che accade tu marcisci dentro, so che è così!» E lì Cameron zitto con gli occhi verso il basso «Quindi se pensi che autocommiserarti aiuti alla tua autostima sappi che ti sbagli di grosso» Continuava ad urlare «E sappi che sì, sei un coglione! Sei un coglione solo perché tu sei il primo a renderti tale! Vuoi dimostrare al mondo il contrario? E allora invece di esserlo, tirali fuori!»
«E quando farò quello che vuoi?» Ricominciò a guardarla «Ti aspetti sul serio che il mio intervento migliori qualcosa? Nel momento in cui riuscirò a diventare un “eroe” pensi veramente che aiuti a...»
«Cazzo, Cameron! Veramente gliela dai vinta così facilmente? Hanno rubato i tuoi progetti, i tuoi robot e come se non bastasse hai permesso pure che rubassero la tua anima e stai pure facendo sì che la passino pulita!» Ispirò «Dov'è finito quel Cameron?»
Un altro superpotere di Gwen era quello di zittirlo in maniere dirette e concise arrivando perfettamente a stuzzicare i suoi pensieri. Si avvicinò a lui appoggiando le mani nelle sue spalle, puntò i suoi occhi con fare deciso placandosi. «Non è stata colpa tua. E' stata Blaineley a rapirli e ucciderli, lo sai»
Gli occhi di Cam si riempirono d'acqua «Io non... non ho potuto...»
«TU. NON HAI. COLPE» Prese il suo mento con l'indice e il pollice «Sì, è vero. Non possiamo fare nulla per farli tornare indietro e lo so che il passato è una parte di vita che ti risucchia come un demone fa con l'energia vitale... ma puoi renderli giustizia»
«Gwen...» Disse con un filo di voce accompagnata da lacrime.
«So cosa si prova a perdere qualcuno per colpa di Blaineley. Credimi, non sono intenzionata a passarci su come fosse una cosa da nulla. E Cam, mi piacerebbe sinceramente aiutarti perché io per prima so che non è facile» Lo abbracciò delicatamente permettendogli di scoppiare «Devi riprenderti. Lo devi a te stesso» Sussurrò.



Dopo essere usciti dal loro ritrovo, la banda si separò avendosi fatto le loro conclusioni riguardo la cassa e gli utensili contenuti all'interno. La Iena stava in effetti per i fatti suoi, ma...
«Vorrei sinceramente capire per quale motivo mi stai tenendo la coda» Scott era a un passo dal perdere le staffe quando camminava per strada con l'unico scopo di andare a casa e, possibilmente, farsi una dormita dopo aver prima fatto una doccia e forse qualcosa al fine di intrattenerlo, fu una giornata strana e misteriosa. Ma Dawn insisteva al fatto che era solo una semplice compagnia in un certo senso fine a sé stessa che sarebbe finita nel preciso istante nel quale la bionda avrebbe dovuto prendere la sua strada. Percorrere quindi un certo tragitto insieme fino ad un punto determinato. Il tutto perché sinceramente, di sera, in un orario nel quale si potrebbe presupporre di essere a casa dopo cena, non era una scelta saggia camminare da sola – secondo lei –, anche perché non sapeva più cosa aspettarsi. Cercò di giustificarsi di nuovo: «Volevo solo farti un po' di compagnia, da soli non è prudente»
Tanto era inutile girarci intorno, la voce di Dawn era diventato motivo di inquinamento acustico dal punto di vista di Scott, sempre se sotto sotto la ragione fosse veramente l'odio. «E chi cazzo te l'ha chiesto?»
«Non ti ho infatti chiesto il permesso» Rispose con un sorriso, sapendo perfettamente che la ragione di tutto questo era semplicemente garantire sicurezza conscia anche del fatto che ciò a Scott non faceva altro che dispiacere, per lui che era una persona prevalentemente solitaria, sociopatica e aromantica. Eppure Raggio di luna non si faceva né problemi né scrupoli ad ammetterlo quanto meno al suo grillo parlante: infondo era attratta dalla Iena. A lei tuttavia piaceva quel suo carattere scorbutico e burbero; quell'essere sarcastico, pungente, sadico e egoista non narcisista; l'essere schifato dal socializzare e poco intenzionato a fare il primo passo, il suo lato doppiogiochista e opportunista; il suo essere chiuso. Tutti i suoi lati negativi – ed erano anche altri – lei li accettava tranquillamente, esattamente come accettava quelli degli altri. Del resto sapeva che infondo Scott era una persona che nel profondo del suo cuore, o inconscio, aveva bisogno di svaghi, aveva desideri, sogni, pensieri e ricordi repressi; cose che non poteva, non voleva ammettere o addirittura le negava opprimendole; sapeva della sua tormentata infanzia e dei pensieri che nel suo presente lo venivano a trovare ogni qualvolta abbassasse la guardia; sapeva che lui era, come d'altra parte ogni persona vivente, qualcuno che aveva un lato nero e l'altro bianco. Lui, per criteri personali evidentemente, faceva prevalere quello nero ignorando quello bianco che tuttavia non si aspettava autorizzazioni per uscire allo scoperto. Ecco, era esattamente una parte che gettava il mantello dell'invisibilità quando lui comunicava con persone che erano privilegiate nel conoscerla. Questo era Scott e a Dawn tutto questo andava bene.
«Ci pensi mai?» Gli chiese senza andare direttamente al nocciolo.
«Al fatto che rompi le palle? Sì, sempre»
«Al fatto che sono belle persone»
«Chi?»
«Loro... Duncan e gli altri»
«Ah... eccola che comincia con i sentimentalismi»
«Trovo che siano diventati una seconda famiglia» Confermò decisa di ciò che disse quando in realtà il suo scopo era altro, benché in realtà non disse una bugia.
«Per te che accetti e ami tutto e tutti come Papa Francesco, sì. Ma non sono tenuto a commentare, esattamente come non lo sei tu» Sbuffò «Non frega un cazzo a nessuno se ti sei affezionata o meno a quella banda di squinternati»
«Banda della quale tu ne fai parte» Precisò.
«Oh Cristo, mi sembra di guardare una puntata dei My Little Pony. “L'amicizia è magica”, tsk..» Rise divertito come per prenderla in giro.
«Come te e Duncan, per esempio»
«Duncan?» Alzò un sopracciglio, precisando in seguito: «La nostra amicizia non è magica, non andiamo in giro a gridare Expelliarmus»
Dawn stava per ribattere se non fosse stato per dei rumori intensi che provenivano verso di loro. Voltati, notarono che un grandissimo numero di robot stava correndo verso di loro. Dawn, allarmata, cercò di trascinare Scott prendendolo per la mano ma lui, con espressione seria come non ne aveva mai viste prima, schioccò le dita causando un vasto incendio che avrebbe presumibilmente causato combustioni ai suddetti.
«Scott!» Rimproverò con aria contrariata mentre il rosso per poco non le rideva in faccia.
«A dopo i convenevoli mammina, andiamo» Allora corsero. La principessa delle fate, avendo visto chiaramente la sua aura, aveva capito che lui seguiva una pista precisa e dunque decise di andargli dietro. Fu il primo pensiero che le venne e non si chiese se lui avesse potuto consentirlo o meno, qui si parlava di vita o di morte e lei sappiamo tutti come la pensava sulla violenza. Le sue percezioni extrasensoriali, capacità divinatorie, non si sbagliarono ancora una volta: aveva il presentimento che ci sarebbero stati di nuovo i Veliant e così fu. Aveva imparato a interpretare anche loro, oltre all'aura della Iena.
Ad un certo punto della corsa Scott trascinò la ragazza dietro un albero. Lui si affacciò un secondo, con molta cautela, per visualizzare che nessuno li pedinasse. Dawn osservò la zona, erano in un boschetto. Bizzarro, ma era il suo habitat naturale. In successione, considerando che erano soli, il ragazzo prosegui per la sua strada sempre con molta discrezione e con molta attenzione accompagnato da una fiamma sul suo palmo della mano abbastanza grande da fare luce per la strada, nonostante la luce lunare bastasse. Fu ovviamente seguito a ruota dalla ragazza. Qual'era lo scopo di Dawn, lui non lo sapeva e non voleva saperlo, decise che se ne sarebbe presto sbarazzato. Mentre lui camminava con sicurezza, guardando avanti, lei era quella che invece era più agitata, non si guardava intorno perché poteva sentire la forza e l'energia degli alberi, sapendo dunque che se fosse successo qualcosa l'avvertimento sarebbe stato imminente. La sua agitazione era dovuta dall'accaduto in sé, pur essendoselo aspettato. Si intravedeva però una casa da lontano. Una casa nei boschi per lei era una sorpresa, considerando tra l'altro che quella era di Scott. Aveva intuito che la possessione di quella casa fosse relativa all'eredità lasciatagli dal nonno. Non ne era certa e non glielo avrebbe chiesto col rischio di aumentare il suo malumore. Erano sempre più vicini a quella casa passo dopo passo finché gli alberi non avvertirono la Fatina dei boschi la quale si fermò di colpo invitando anche Scott al farlo. Non si fece domande, aveva notato pure lui qualcosa di alterato nell'atmosfera. Si sentirono spari arrivare, Veliant ricoperti da fiamme correvano rapidi verso di loro. La Iena stava per attaccare con le fiamme ma glielo fu negato. «Fermo!» Fu l'ordine tempestivo da parte di Dawn a farlo fermare dato che per via del suo potere avrebbe potuto incendiare tutto quanto intorno a loro. Lei si piazzò davanti a lui senza controllare le sue azioni evocando, dopo aver disteso con forza le braccia, una strana energia biancastra, che sembrava una nube, la quale investì i robot facendoli dissolvere nel nulla, fuoco compreso. Scott, ghignando e ridendo sbalordito – un po' divertito –, applaudì lasciando la fiamma per aria. «Però, Trilli! E così hai le palle!» Anche Dawn rimase molto colpita e piacevolmente sorpresa da quello che fece, nemmeno lei sapeva di esserne capace. La sua espressione ne era testimone. Per quanto però fosse stato efficace il suo attacco, gli alberi erano ancora agitati. «Lo senti anche tu, biondina?» Chiese tornando serio.
«Altri di loro» Risposta secca, mentre ansimava.
«Esatto, e...»
«Stanno combattendo con qualcun'altro... Altri robot. Non sono Veliant, non hanno intenzioni cattive» Dawn era sicurissima di quello che disse. La sua risposta tuttavia fece sogghignare soddisfatto e compiaciuto il ragazzo.
Finirono la loro corsa verso casa. «Benissimo, Lunatica. NON ti ringrazio per la compagna, puoi andare ora»
«Come puoi fregartene sapendo che dei robot malefici stanno distruggendo la zona in cui vivi?!» Chiese esprimendo animatamente il suo disappunto.
«L'hai detto tu stessa poco fa, in questo momento sono troppo occupati. E poi, onestamente, analizza la zona come hai fatto prima e dimmi la situazione attuale» Lei lo fece
«... i Veliant sono in svantaggio numerico»
«Bravissima Elfa»
Poco prima che Scott entrasse, si avvertì un rumore troppo fragoroso che non lasciava intendere a chiari termini cosa fosse. Sconvolto, cambiò idea, Dawn morta non conveniva a nessuno. «Facciamo una cosa: entra in casa, ma appena finisce tutto togli le tende, chiaro?!» Invitò dando l'aria di essere più un imposizione. Evitando indugi, Dawn accettò il compromesso ed entrò. «E ti raccomando, Dawn, fa come se non fossi a casa tua»
Rimase silenziosa puntando il vuoto per dei secondi, ma parlò confusa: «Come puoi?»
Scott si era appena liberato della sua giacca «Eh?»
«Come puoi fregartene?! Per colpa di quei mostri tu potresti perdere tutto in un secondo! Come fai a lavarti le mani e stare comodo mentre qui vicino la situazione potrebbe degenerare e distruggere casa tua?» Lei continuava a parlare con convinzione e probabilmente rabbia – incredibile – ma tutto quello che diceva lo fece ghignare, stava conoscendo una Raggio di luna che non avrebbe mai pensato esistesse. Finalmente era riuscito a irritarla. Rise «Fatina! Come siamo suscettibili» Si avvicinò a lei con fare ambiguo mentre parlava, ma non la ascoltava. A poca distanza, lui le prese il mento e lei smise di blaterare gradualmente. Le diede un bacio, senza una ragione apparentemente logica, voleva giusto prendersi gioco di lei. Questo durò per breve tempo, Dawn cercò di opporsi ma la resistenza non fu sufficiente. Staccò da lei delicatamente le sue labbra «Se ci sei tu a proteggermi, nessun robot potrà farmi male, no?»
Lei rimase basita.
Si allontanò decisamente divertito dalla situazione. Con un ghigno stampato in volto, si rese conto che alla fine non fu per niente male, quella messa in scena. Al contrario, gli piacque.



Dopo quella discussione quasi estenuante che Gwen sostenne con Cameron, uscì un po' scossa in quanto considerava di già come lui stesse male emotivamente però, per quanto potesse comprendere il suo stato d'animo, era di essenziale importanza che il suo essere avesse sicuramente bisogno di, in una certa metafora, rinascere. Su questo era disposta a mettersi in gioco per lui. Il tempo scorreva sempre più senza guardare in faccia nessuno, senza aspettare, ma la Darkettona invece di ritornare a casa da suo cugino preferì stare ancora là fuori, di notte. La testa immersa altrove, i pensieri non la lasciavano sola, eppure a un tratto alzò il capo e sospirò notando dopo di essere esattamente sotto una grande insegna elettrica neon, magenta:
Ratatoskr
Affianco a sé, sinistra, c'era effettivamente un pub. Ratatoskr era un pub. Rimase immobile per un attimo. All'interno di esso, precisamente dietro il bancone, vi era la silhouette di un uomo alquanto robusto che lucidava impeccabilmente dei bicchieri e boccali di vetro. Sentiva delle voci, ma nessun altro era visibile, tuttavia da quel poco che sentiva poteva dedurre che non era molto affollato. Prese il suo portafogli nella speranza di potersi permettere in quel momento almeno un bicchierino. Valutò la sua situazione e ne uscì sollevata, entrò quindi dirigendosi verso il bancone dove quell'uomo, per un attimo, distolse gli occhi dai suoi utensili per osservarla attentamente, stessa cosa che oltretutto fece lei. Un uomo pelato, muscoloso e dalla carnagione scura, gli occhi color pece. Indossava un maglione verde prato sopra al quale c'era un lungo indumento aperto a mezze maniche che ricordava un kimono maschile. Dopo un'attenta analisi era più che certa di non averlo mai visto prima. «Un bicchiere di Bourbon, gentilmente» presentò una banconota posizionandola sul bancone mentre il barista, facendo cenno positivo, servì sveltamente la cliente. Si sedette e, sentendo voci insolite, si girò alla sua destra e notò che più in là alcuni ragazzi facevano baldoria allegramente. A giudicare dallo sguardo con il quale il barista li scrutava, non era d'accordo con loro e probabilmente, allo scadere della sua pazienza, avrebbe provveduto a salvaguardare i suoi interessi. Gwen era un'ottima osservatrice.
«Ecco a te!» Servì con fare gentile in un bicchiere comune il drink con tanto di ghiaccio. Gwen cominciò a sorseggiare adagio, mentre lui si dedicò nuovamente alla pulizia del suo materiale con cura e maestria notando allo stesso tempo gli occhi della Dark persi nel nulla con un filo di tristezza. Un sorriso piccolo si fece strada sulla sua guancia sinistra: «Conosco quello sguardo» le disse «Brutta giornata?»
«Beh, come di solito» Rispose semplicemente
«Tempi bui, eh?»
«Esattamente. Ho avuto una discussione con un amico che sta passando un periodo brutto...» con il bicchiere in mano, lo guardò brevemente «E lei che ne sa, di come si sente la persona che le sta difronte?»
«Ho la mia esperienza» Sorrise mostrando i denti «Per via del mio lavoro ne ho viste di espressioni facciali»
Gwen sorseggiò nascondendo grazie al bicchiere una piccola curva sulla sua guancia verso destra creata dalle sue labbra «Il suo lavoro consiste nell'esaminare ogni singolo cliente?»
«Questa è una cosa che mi piace fare come hobby, niente di personale» Precisò.
«E immagino che l'esperienza le ha insegnato a fare attenzione in relazione alla persona con la quale si dialoga, è esatto?»
Il Barista la guardò liberando un ghigno «Può darsi, o può darsi di no» Si liberò di una bottiglia, dal momento che le stava sistemando, posizionando le mani sul bancone: «Chef Hatchet» Si presentò.
«Gwen...» Stava per dire il suo cognome, ma fu interrotta da un rumore che proveniva da quei ragazzi che fecero definitivamente perdere la pazienza di Chef. Lui, su due piedi, si diresse verso di loro e senza avvisi, senza cortesia o autorizzazioni, li buttò fuori brutalmente uno ad uno ignorando le loro proteste. Avevano rotto una bottiglia e qualche bicchiere. Bisbiglio nervoso qualcosa, gettando il tutto nella spazzatura che stava dietro il bancone. Lei rimase silente, non era affare suo e non si sentiva in dovere di ficcare il naso. Ma mentre lui era lontano dal bancone, Gwen aveva adocchiato delle foto e la cosa bizzarra era che quelle ritraevano i Veliant. Alzò un sopracciglio insospettita, era decisa di scoprirne di più con discrezione.
«Non farci caso» Le disse tornando nel suo status quo.
«Sono i “contro” del suo lavoro, vero?»
«Se sapessi quanti ne ho buttati fuori...» Sospirò lui.
«Posso solo immaginare» Posò il bicchiere vuoto sul bancone, fatto notato dall'uomo.
«Ne vuoi ancora?»
«Vada per un'altra goccia»
Lui la accontentò. Si formò il silenzio e fu lì che Gwen fece la sua prima mossa. «Le è capitato di leggere un articolo riguardante dei robot?»
«Quello Dei robot armati e corazzati che hanno diffuso recentemente scompiglio e disordine nella nostra città a fini sconosciuti”? Mi è capitato tra le mani, sì»
«Lei cosa ne pensa?» Lo chiese facendo sembrare la domanda una semplice e innocente curiosità.
Lui guardò il volto della sua mittente per un po', prima di esprimersi «Penso che sia una cosa che presto avrà fine»
«Lei crede?»
«Certamente. Infondo, pensaci, c'è qualcuno che sta cercando di tener loro testa e sembra ci stia riuscendo brillantemente» Si mostro ottimista e un po' menefreghista.
«Ma dobbiamo considerare anche che qualcuno ci ha rimesso la pelle. Degli innocenti»
Fu lì che lo prese in castagna, in primo luogo lo vide in difficoltà non sapendo cosa risponderle. «Nella storia, sai, c'è quella parte del popolo che ci rimette sempre per colpa degli eventi. Il periodo della Rivoluzione francese, il Regime del Terrore, L'età Napoleonica, per citarne alcuni, no? Poi c'è quella parte che invece si oppone, combatte e, od oppure, poi vince. Lo trovi efficace come paragone?»
«E se per qualche ragione il “buono” dovesse essere più cattivo del “cattivo”? Come fu Robespierre, Napoleone e altri che non sto qui ad elencare» Disse lei ma fu un paragone, sosteneva, che non stava in piedi. I “buoni” sapeva chi erano. Quelli che “uccidevano” i Veliant erano gli Ullr. Lei, suo cugino, Heather e altri «Come controbatte?»
«Per controbattere, eh, ti ricorderei Federico II di Svevia, Gandhi, Nelson Mandela, Martin Luther King, Rosa Parks e Martin Lutero» La guardò più intensamente «Quei casi di storia nei quali il “buono” ha vinto»
Gwen puntò i suoi occhi esattamente come lui, la stessa intensità. «In questo caso, nel NOSTRO caso, qual è l'intensione del “buono”? La sua vittoria sarà catastrofica o gloriosa?»
Silenzio, il loro occhi si sfidavano. «Ebbene, ragazza, lo vedremo presto, no?»
Lì la Gotica capì che doveva essere più incisiva. «Se dovessi supporre che lei...»
«Ti prego Gwen, dammi del tu»
La Dark sorrise, abbassando la testa e riprendendo dopo il suo concetto rialzandola. «Se dovessi supporre che tu ne sappia più di quanto vorresti farmi capire, avrei ragione?»
L'ennesimo ghigno si fece strada sul volto di Chef. «Provalo»
«Stai cercando di farmi pensare altro. Stai cercando di dire che la cosa non ti riguarda ma in realtà, e lo sai meglio di me, l'argomento ti piace, ti cattura e ne parli con interesse; le tue teorie sono buone e se la cosa non ti riguardasse non dovrebbe essere così. Parli con certa diplomazia, sai di che si tratta e ti presenti libero di sindacare e obbiettare come se fosse argomento che ti coinvolge in prima persona. E poi, sii sincero e guarda dietro di te. Quelle foto che mi rappresentano?»
Chef rise definitivamente, con quattro parole l'aveva messo alle strette. In quel caso la sua risposta non fu verbale. Prese un sigaro, se lo mise tra le labbra e evocando un piccolo braciere violaceo sul suo pollice lo accese. Liberò una nuvola di fumo e soddisfatto disse: «Ora cosa supponi?»
Lei rispose in una maniera analoga. Evocò un fascio di luce neon turchese che la circondò per poi andare libero prima della sua scomparsa.
«Siamo uguali allora» Affermò Chef sospettando che Gwen se ne fosse più o meno accorta dapprima.
«Curioso, non trovi?» Chiese ironica la ragazza, risero entrambi.
Poco dopo però qualcuno invase la loro conversazione. «Chef» Una voce calda, cupa e tetra senza sentimenti femminile ruppe le loro risate. Gwen si voltò inquadrando chi fosse, scoprendo ben due persone. Un ragazzo e una ragazza. I due erano di gran lunga più gotici di lei.
«Ah!» Un'altra boccata di fumo «Crimson, Ennui... dov'eravate?»



Con una malinconia concentrata e assillante, Cameron si ritrovò coricato sul suo letto in combutta con i suoi sentimenti e il suo passato. Dei diavoli che ogni giorno tenevano compagnia alla sua depressione abusando della sua bassa guardia impedendogli la libertà. Lui non aveva più la più pallida idea di cosa significasse quella parola, "Libertà". La sua malinconia, la sua depressione, il rimorso e l'orrore del suo passato, insieme a Blaineley, si rivelarono troppo grandi per lui, impossibili da affrontare. I suoi incubi tormentavano le sue notti, spesso insonni. Ma quella discussione con Gwen lo lasciò a riflettere continuamente e facendo un breve calcolo si rese conto che aveva ragione. Doveva decidere se continuare a vivere in uno stato, prevalentemente, di merda oppure cominciare a fare qualcosa riguardo il suo malessere e dimostrare di nuovo il suo valore oramai perduto. Lui non poteva garantire niente nemmeno a sé stesso, figuriamoci a lei. Figuriamoci agli altri. Era per questo che lui non si prestava alla sua richiesta. Ma aveva preso una decisione.
Per quanto sapesse cosa voleva, valeva pena ascoltarla. Così decise che, in bilico tra due pori, avrebbe dovuto andare da lei e sentire che cosa gli proponeva.
Doveva tentare.
Prese una foto vicino a lui, sulla quale vi era lui con un amico suo, un ragazzo dalla carnagione scura e i capelli spettinati. Una lacrima si fece strada sul suo viso.

 





The Black Squirrel:
HO AGGIORNATO CON LARGO ANTICIPO! SONO SORPRESO PERSINO IO!
Sorpreso e stanco dal momento che c'è una marea di ore di sonno che mancano nel mio organismo.
Sicuramente non ve ne fregherà nulla ma ve lo spiego: 
Ieri, 24 marzo, mi sono svegliato alle 14:30. Stamattina mi sono addormentato alle 4:30 per svegliarmi poi alle 11:50 contro la mia volontà pur avendo la giornata libera. Sono stanco morto, tant'è vero che non ho nemmeno io idea di quel che ho scritto in questo capitolo. Vi prego di scusarmi.
Se ve lo stato chiedendo no, non mi piacciono gli scoiattoli, ma è collegato con Ratatoskr.


Parliamo, come usuale, del capitolo.
Finalmente ci ho messo un po' di pepe. Mi ero reso conto, andando qualche capitolo indietro, che mancava qualcosa e ora sto provvedendo per aggiungerla. E sempre finalmente, Scott ha baciato Dawn e lo so, lo so che è incoerente dire che la odia e poi le lascia pure la fragola ma tuttavia, e voi potreste confermare, sappiamo com'è il carattere di Scott. Subdolo giocherellone. 
Presumo che ora sia più chiaro il perché del malumore di Cameron. Se c'è dell'altro? Mmmmh, boh. Ditemelo voi.
E i poteri di Dawn? A quelli ci arriveremo presto, è a un passo dallo scoprirli veramente.
Crimson ed Ennui? Sì ragazzi, sono gli stessi che sono apparsi alla fine del capitolo otto, levo subito il velo del mistero che francamente faceva scomodo pure a me.
Personalmente, mi è piaciuto parecchio scrivere questo capitolo.
Ma qui quello che penso io è irrilevante assolutamente
Siete voi a dovermi dire. Mi aspetto infatti di leggere le vostre opinioni, mi farebbe moltissimo piacere.

Detto tutto questo, che è il tutto che avevo da dire, vi ringrazio infinitamente di aver visualizzato e eventualmente recensito anche questo capitolo e vi chiedo perdono nel momento in cui abbia fallito miseramente annoiandovi, deludendovi e quindi sbagliando e senza centrare il vostro interesse.
Fatemi sapere se ci sono errori, OOC, cose che non sono state chiare, eccetera. 
Io, avendo finito, sparisco, le mie gambe implorano pietà. Probabilmente guarderò qualcosa alla TV, ma pensò che crollerò prima. O forse non lo farò, per me è impossibile dormire la notte. Ma va bene così.
L'unica cosa che mi basta è che le mie gambe cessino di torturami.
Mandatemi la vostra benedizione ahahahah.

Grazie mille per tutto.

*Arriva Dawn dal nulla e con una strana energia che sembra una nube bianca lo colpisce facendolo sparire nel nulla*

Ratatoskr Nero
   
 
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