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Autore: Youth_    26/03/2016    3 recensioni
[What if?]
Cosa sarebbe successo se la Regina "Cattiva" non avesse mai lanciato il sortilegio? E se Emma fosse cresciuta con i suoi genitori, lodata e ammirata in quanto futura erede al trono, sarebbe stata diversa? Avrebbe incontrato Killian Jones, e se sì, come?
Ma soprattutto, come sarebbe andata la storia?
Un gioco di scacchi dalle mosse imprevedibili, uno spettacolo di marionette in cui i pupazzi e i burattinai si confondono tra loro; il re cadrà, e la corona verrà spezzata, rivelandone le debolezze.
Un prigioniero temibile, un mozzo, una regina esiliata e una traditrice: Once Upon A Time, come non l'avete mai visto.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare.
- Alexander Pope”

 
Filare. Filare. Filare.
Rinchiuso nell’immortalità dell’ombra, alla quale era indissolubilmente legato, l’unica cosa che avesse senso era il movimento delle sue mani attorno al telaio, come una danza ipnotica che lo teneva aggrappato alla realtà.
Filare. Filare. Filare.
L’oro gli circondava le braccia, come nei sogni più fantasiosi degli avidi giovani. Aveva provato a strozzarsi con quei fili tanto preziosi quanto inutili, ad attorcigliarli attorno ai polsi, al collo, cercando di fermare quel sangue contaminato dall’odio che fluiva nelle sue vene, permettendogli di vivere ogni secondo di quella miserabile agonia.
Eppure la vita lo voleva, lo desiderava come la morte lo respingeva.
Doveva tanto ad entrambe, e di esse era schiavo. Tutto ciò che valesse era scivolato via da quel corpo squamoso; eppure, quei polmoni continuavano a raccogliere ossigeno, il cuore a pompare veleno.

- Nutri la pazzia
e lei si nutre di te...-

Un lento scalpicciare interruppe la sua litania.
Gli occhi languidi cercarono di identificare la fiaccola che si avvicinava da dietro le sbarre.
Le dita rugose si fermarono per un attimo, mentre una guardia in armatura si avvicinava, e l’elmo sottobraccio aveva scoperto un viso, troppo anonimo per ricordarsene il nome.
D’altronde, a cosa sarebbe servito ricordarsene? Uno valeva l’altro.
Si leccò le labbra al pensiero di come quella testa rossiccia sarebbe stata bene nella sua sala dei trofei.
- Signore Oscuro- lo chiamò, ostentando una voce sicura:- Ho un oggetto da recapitarle-
Tremotino ridacchiò divertito. Sì, stava decisamente impazzendo, ma non tanto da poter credere che qualcuno potesse realmente offrirgli uno dei monili dal suo castello:
- E chi sarebbe mai, il gentile mittente?-
- Non mi è dato rispondere- borbottò la guardia, squadrandolo con sufficienza:- È passato dai controlli. Non è nulla che potrebbe garantirle la fuga, se l’ha pensato-
- Beh, data la serietà dell’esercito, non mi metterei mai a dubitare della vostra scrupolosità- sogghignò il folletto, avvicinando il viso alle sbarre.
Le lingue di fuoco sembravano riflettersi nei suoi occhi vitrei, indecifrabili:- Allora, come volete uccidermi? Sappiate che posso infliggerle dolori peggiori ad un secondo dalla morte, e che non aspetto altro-
La guardia sorrise sprezzante, lanciandogli uno sguardo di sfida:- Il mio più grande desiderio sarebbe vederlo sparire davanti ai miei occhi, così da poter rendere il mondo un posto migliore. Purtroppo, i reali non la pensano allo stesso modo...-
- Biancaneve e il re James? Oh, no, loro vogliono esattamente la stessa cosa- sibilò lui, artigliando le sbarre come se volesse avvilupparsi ad esse:- Ma sono frenati da quella ridicola formalità che chiamano perdono. La loro bambina non ha fatto altro che renderli più vulnerabili; ma d’altra parte, chi siamo noi per giudicare il frutto del vero amore?-
- Le consiglio di non continuare...-
- Come se la piccola Emma fosse nata in maniera diversa da un semplice desiderio primordiale...-
- E lei come fa a sapere che...-
- Che hanno avuto una figlia? Che si chiama Emma?- troncò Tremotino, ridendo sprezzante:- Sapete, so molte più cose di quanto voi possiate immaginare. Sta tutto qui dentro...-
Si picchiettò la fronte, roteando gli occhi come palle da biliardo:- Le conviene andarsene prima che esploda. Tic, tac, tic, tac...-
- Sei un vecchio pazzo- mormorò la guardia, gettando a terra una scatola di legno, che nascondeva dietro la schiena, mentre indietreggiava:- E morirai così, consumato dalla tua pazzia-

L’uomo scappò, nascosto come un bambino nella sua armatura di ferro.
Tremotino pensò per un secondo a quanto sarebbe stato piacevole sentire quel vecchio materiale corrodersi al suo tocco. Pregustò l’immagine della vendetta e la scacciò via con altrettanta prepotenza.
Rifiutava la speranza in ogni sua forma.
Arraffò lo scrigno e se lo portò al petto, lentamente.
Era stato lavorato in malo modo, nessun gioiello lo intarsiava a testimoniare quell’agio di cui tutti sembravano vantarsi, nella Foresta Incantata. Lo aprì, sbattendo i denti come tenaglie, non per il freddo quanto per la febbricitante emozione che gli percorreva il corpo.
Sapeva già cosa c’era lì dentro.
Quell’oggetto stava solo aspettando il momento propizio per tornare alle sue mani.
Lo afferrò con attenzione. Era uno specchio, un vezzo che molte donne si sarebbero concesse con facilità.
Quello specchio, però, non era affatto un gioco, e Tremotino lo sapeva bene.
Accarezzò il vetro con l’unghia, e la voce melliflua sembrò scivolare dalla labbra secche come un ultimo respiro, un richiamo istintivo dell’anima, o quello che ne rimaneva:
- Mostrami lei-
Il riflesso suo viso traballò per un attimo, lo specchio tremò e, per un attimo, Tremotino pensò che non avesse funzionato. Poi, un’altra immagine si proiettò su quella lastra perfetta, e gli restituì lo stesso sguardo di consumata vendetta, di rabbia distruttiva.
- Mio Signore- sussurrò Regina, rivolgendogli un sorriso color rosso sangue:- Vi vedo trascurato-
- Questa prigione...- mormorò lui, tremando come non gli accadeva da tempo:- Sta risucchiando tutto il mio vigore. Sono un sacco di carne, la pelle di un serpente. Mi lasciano quel tanto che basta per farmi vivere-
- Se il popolo sapesse quanto sono realmente gentili il re e la regina, vero?-
- Il popolo sarebbe solo contento- sputò Tremotino, afferrando saldamente il manico dello specchio:- Si tratta di dare le brioche al popolo, il cibo ai porci. E loro lo sanno fare molto bene-
La regina, o colei che era stata, un tempo, una vera regina, annuì lentamente.
Tremotino analizzò lo sfondo che gli proponeva lo specchio. Dietro il vestito sfavillante della donna, le mura della prigione sembravano incombere sulle sue spalle.
Si lasciò scappare un sorriso triste: Regina era stata esiliata come lui, dopo il colpo di stato. Si era tenuta addosso la sua dignità e i suoi gioielli, ma anche lei era vittima della sorte dei cattivi, o perlomeno, di coloro che ammettevano di esserlo.
- Ma a noi non interessa il popolo, giusto?- mormorò Tremotino, come pensando ad alta voce.
- Non adesso- continuò Regina, mordendosi il labbro:- Solo una persona. Sai di chi parlo-
Gli occhi dell’uomo brillarono per un momento, come se l’antica gloria avesse attraversato per un solo momento la mente offuscata dall’odio:

- Emma Swan-
- Esattamente- sorrise la donna:- La signorina Swan dovrà rispondere di molte cose, e non solo a noi-
- Lei non sa nulla, immagino-
- I genitori non ci hanno inclusi nelle favole della buonanotte- scosse la testa Regina, avvicinandosi allo specchio:- Ma non sarà necessario al nostro progetto. No, sarà lei a cercarci-
- Come fai ad esserne sicura?-
- Perché è la figlia della regina- sibilò lei, chiudendo la mano destra in un pugno:- Ha la sua natura, così come Biancaneve l’aveva di sua madre. La stessa indole vile, meschina, curiosa... Vulnerabile. Il tempo me l’ha insegnato-
Tremotino ridacchiò, divertito dalle aspettative che la sua vecchia alunna gli proponeva:- Quando?-
- Non molto. La principessa sta crescendo, ed è più sola che mai-
- Sai, Regina- mormorò lui, accarezzando le pietre impolverate che decoravano lo specchio:- Sono sempre stato stupito dalla tua maestria. Sai farti amici e nemici con la stessa facilità-
- Ho imparato dal migliore-
- Ma come fai, rinchiusa tra quelle quattro mura, a racimolare ancora degli alleati?-
Lo sguardo della vecchia regina s’incupì improvvisamente:- Biancaneve ha molti più nemici di quanto pensi. Evidentemente, due gote pallide e quattro parole dolci non hanno ammaliato tutti-
- Felice di saperlo-
- Allora preparati- rispose lei frettolosamente:- Riceverai visite molto presto. Ora devo andare-
- No, aspetta, un’altra domanda...-
- Non c’è tempo, il cambio di guardia è finito- troncò Regina, facendo saettare gli occhi da una parte all’altra, come un cerbiatto sperduto:- Se saremo fortunati, ci rivedremo prima di quanto pensi-
- Ma...-
- Addio, Tremotino- sussurrò lei, poggiando due dita sul vetro:- Fai quello che sai fare meglio-

Ingannare. Come sempre.
Aveva speso una vita intera, o persino di più, ad affinare la sublime e pericolosa arte della menzogna.
Cosa poteva toglierle, una bambina innocente, più di quanto il sangue del suo sangue non avesse già fatto?
L’immagine sparì, lasciando posto solo alla sua espressione interdetta.
Ma era cambiato qualcosa. Sotto quel viso marchiato dalle rughe del tempo e della sofferenza, si nascondeva una nuova prospettiva. Una speranza, sì, ma nella sua natura più malsana.
Quell’attimo di pace, prima del colpo fatale.
Vi era destinato, ma non avrebbe lasciato il mondo in quel modo, non affogando in quella pazzia cieca.
Un ultimo tentativo.
Ne sarebbe valsa la pena? 
   
 
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