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Autore: Calya_16    27/03/2016    4 recensioni
Rick fa leggere la lettera di Carol a Daryl. Questo esce a cercarla, ma non sa cosa troverà.
La ff presenta spunti da spoiler, senza però farvi riferimento. E' una: E se?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mattina era scura, un sole malato cercava di fare capolino tra le insistenti nubi.
Eppure il clima dentro la camera era diverso: tutto era tranquillo, eppure qualcosa era diverso.
Daryl si svegliò non capendo inizialmente dove si trovasse, solamente con la sensazione di un corpo caldo premuto al suo. Sorrise, ricordando come la notte precedente aveva cercato di addormentarsi ma niente era andato come previsto.
Poi ricordò dove si trovavano, e strinse Carol ancor più vicino a sé.
Sentì il seno di lei schiacciarsi contro il suo petto e pensò che non poteva esistere sensazione più bella, se non quella che avevano provato la notte precedente.
Carol a quella stretta mugugnò, per poi stiracchiarsi portando le braccia sopra alla testa. Aprì un occhio abituandosi alla luce, anche se tenue, che rischiarava la stanza.
“Giorno” bisbigliò Carol, andando a cercare le labbra di Daryl.
Lui rispose a quel bacio, sciolto al suo tocco dopo la notte appena passata.
“Tra non molto dovremmo metterci in viaggio” le disse Daryl, quasi sbuffando.
Doveva ammettere che era bello prendersi un attimo di pausa da tutto quel casino là fuori, dagli zombie e dai Salvatori.
Mai in vita sua aveva avuto modo di sperimentare quella pace mattutina, e non solo.
“Non è che ne abbia una gran voglia”
La voce di Carol lo fece voltare in tempo per vedersi trascinare nuovamente sotto le coperte.
 
          °°°°°°°°°°
 
Stavano procedendo verso Alexandria, l’unico rumore che li accompagnava era quello della moto.
Carol stava guardando il paesaggio scorrere accanto a lei, la guancia destra appoggiata alla schiena di Daryl. Si stava perdendo nei suoi pensieri quando sentì rallentare.
Si tirò su, pronta a chiedergli se vi fosse qualcosa che non andava quando lui si girò e le fece segno di rimanere in silenzio.
Daryl scese dalla moto, la balestra al fianco pronta all’uso.
S’inoltrò un poco nella vegetazione, arrivando al lato apposto della strada, dopo la curva.
Salvatori. Dwight. Erano fermi in mezzo alla strada, stavano discutendo di non sapeva cosa. Fece per tornare indietro quando sentì dei passi dietro di lui e si voltò: un uomo gli si stava avvicinando, pistola puntata contro.
“Fermati. Metti giù l’arma”
Parlò a voce altra, troppo alta. Daryl capì che era il suo modo per richiamare l’attenzione degli altri.
Questi non tardarono ad arrivare.
“Bene bene bene. Di nuovo. Ormai è un nostro gioco questo, o sbaglio?”
Dwight si avvicinò a Daryl e questo abbassò la balestra, sapendo di non poter niente contro quattro uomini armati.
“Abbiamo dei conti da regolare noi, o sbaglio?”
Dwight cercò di provocarlo, e Daryl non seppe resistere.
Lasciò cadere a terra la balestra, per poi avventarsi a mani nude sul biondo. Rotolarono a terra per un po’, finché non sentì delle braccia riportarlo in piedi e poi un pugno colpirlo prima al volto e poi allo stomaco.
“Sei stupido” sentì una voce arrivargli alle orecchie.
“Dovevi farmi fuori quando ne avevi la possibilità, come sto per fare io”
Daryl sollevò la testa quel tanto che bastava per vedere una pistola a pochi centimetri dalla sua fronte.
Sudore gli colava lungo il volto, negli occhi.
Uno sparo.
 
          °°°°°°°°°°
 
Carol rimase in piedi accanto alla moto finché non sentì qualcuno parlare a voce alta. Non capì le parole, ma decise di andare in esplorazione.
Forse Daryl aveva trovato qualcuno dei loro, venuto a cercarli, oppure era un altro genere d’incontro.
Prese fuori la pistola e avanzò verso il punto da cui proveniva il vociare, nascondendosi il più possibile tra gli alberi e la bassa vegetazione.
Stava chinata, il capo che sporgeva quel tanto per vedere davanti a sé.
Fece un passo avanti, guardandosi brevemente attorno per vedere se tutto quel rumore stesse attirando degli zombie.
Le parve di non vederne e così continuò ad avanzare, cauta, cercando di non posare i piedi su rami fragili per non destare sospetti.
Finalmente arrivò in prossimità delle voci e poté osservare la scena: Daryl era tenuto in piedi da dietro da due uomini, mentre uno biondo lo stava minacciando, mentre un quarto uomo li fissava.
Carol a quel puntò agì, senza pensare troppo ma lasciandosi guidare dall’istinto: iniziò a correre verso il gruppo, il più velocemente possibile, mentre vedeva la pistola dell’uomo puntata alla testa di Daryl.
Lei sollevò la propria, e a pochi passi da questo gli sparò.
Dwight cadde a terra, nell’ultimo istante di vita aveva premuto il grilletto.
Cadendo di lato, lo spasmo gli aveva fatto sbagliare mira e così colpì uno dei suoi uomini.
Daryl si girò, il fiato corto e lo sguardo incredulo.
Iniziò a ribellarsi alla ormai presa poco salda dei due uomini che lo tenevano, ancora scioccati per l’improvviso cambio della situazione.
Daryl ne approfittò per recuperare la balestra da terra e uccidere uno dei due, mentre l’altra cercava di avventarsi su Carol.
Questa prese fuori il coltello, pronta a colpire il suo aggressore.
Questo la scagliò a terra, pronto a colpirla con la pistola dalla sua altezza.
A Carol sfuggì un verso di dolore, mentre cercava di risollevarsi sul gomito pronta a colpire a sua volta, quando Daryl prese per il braccio l’uomo, con l’intenzione di voltarlo e abbatterlo.
Ma lui non era della stessa idea, e appena sentita la presa dell’arciere voltò la pistola verso di lui, sparando.
Lo colpì di striscio, ma abbastanza per fa uscire un verso sorpreso dai due sopravvissuti.
Carol sentì una furia cieca possederla: si alzò di scatto, scaraventandosi sull’uomo e prese a colpirlo con il pugnale più e più volte, ferendosi le mani a sua volta nella foga.
“Carol, è morto”
La voce di Daryl la riportò alla realtà, facendola balzare via dal cadavere sotto di lei.
Calde lacrime iniziarono a scavarle il volto, mentre si portava vicino a Daryl.
“Fammi vedere”
Cercava di mantenere la voce ferma, non voleva essere debole in quel momento.
Cercò di trattenere le lacrime, mentre vedeva il sangue che aveva sulle mani mischiarsi a quello di Daryl: una leggera ferita gli si era aperta sul fianco.
“Riesci a camminare?”
“Penso di sì”
Daryl si mise in piedi con l’aiuto di Carol, cercando di non dar troppo a vedere il dolore e il bruciore che gli salivano dal fianco. Guardò Carol e vide il suo sguardo preoccupato.
“Sono stato peggio” cercò di tranquillizzarla. Lei annuì, anche se non del tutto convinta.
Arrivarono alla moto e Carol mise la balestra dietro, mentre le lacrime le uscivano ancora dagli occhi.
“Non ce la faccio. L’ho fatto di nuovo”
Le uscì all’improvviso di bocca, piegandosi su sé stessa.
“Non volevo uccidere, ma ho dovuto. E’ questo che mi distrugge, capisci?”
“Ma mi hai salvato la vita. Ancora”
A quelle parole lei si girò, andando incontro a Daryl.
“Ti stavano minacciando, ti avrei perso per sempre” a queste parole gli sfiorò il volto con le dita.
Daryl chiuse brevemente gli occhi a quel contatto, inclinandosi verso la sua mano.
“Questo è giusto. Per questo lo devi fare: proteggere te stessa e quelli che ami. Non c’è nulla di sbagliato in quello che fai, che facciamo”
“E’ così dura a volte”
Daryl annuì.
“Lo so, ma devi fare pace con te stessa e sapere che non sei e mai sarai sola. Ci sono io”
Carol cercò di sorridergli, il volto pieno di sudore, sangue e lacrime.
E benché non fosse uno dei sorrisi più belli del mondo, a Daryl bastò e le sorrise a sua volta.
Ca l’avrebbero fatta, ne era sicuro. Avrebbero parlato ancora, lei aveva bisogno di liberarsi di molte cose e lui di capire, ma non voleva arrendersi al primo ostacolo.
Un verso li riscosse entrambi: tutto quel casino aveva attirato due zombie che erano nelle vicinanze.
“Ci penso io” disse Daryl, avvicinandosi ai due vaganti e abbattendoli facilmente.
“Andiamo prima che ne arrivino altri” disse, pronto a montare in sella.
“Ce la fai a guidare?” gli chiese Carol, osservando la sua ferita sul fianco.
Lui grugnì, e così Carol mondò dietro di lui, avvolgendogli delicatamente le braccia attorno alla vita, il volto tuffato nella sua schiena.
Si lasciò cullare fino a che non arrivarono ad Alexandria, sapendo che le parole di Daryl l’avevano colpita e stavano lavorando in lei.
Forse poteva ritrovare un po’ di pace. Poteva ritrovarsi.
 
          °°°°°°°°°°
 
I cancelli di Alexandria vennero aperti ed Eugene corse a chiamare aiuto.
Rick e gli altri arrivarono di corsa, con Tobin dietro di loro.
Cercò di aiutare Carol a scendere dalla moto, ma questa gli sorrise e scese da sola. Gli fece solamente un cenno con il capo, per poi esser aiutata da Rick a trasportare Daryl in infermeria.
 
Aspettò fuori da questa, un bicchiere di acqua in mano.
Dopo un po’ Rosita uscì e le disse che andava tutto bene: avevano curato e ricucito la ferita, per fortuna avevano una buona scorta di medicinali.
Carol la ringraziò ed entrò.
“Ehi” lo salutò, mentre Daryl si rivestiva.
“Dovresti pulirti” le disse lui, sistemandosi.
Carol si avvicinò per aiutarlo.
“Anche tu” replicò.
Daryl sbuffò, ormai abituato a quelle sue provocazioni.
“Sei riuscito a farmi tornare”
Daryl le si avvicinò e l’abbracciò. Gli faceva ancora strano poter essere così sé stesso con lei, senza avere paura.
“Andrai da Tobin questa sera?”
Quel pensiero lo aveva accompagnato per tutta la medicazione, quella paura che tutto quello che avevano passato in quel breve lasso di tempo potesse esser stata un’illusione, tutto perduto in quel letto, in quella casa di nessuno.
“No. Dovrò spiegargli delle cose, ma pensavo di dormire nel mio letto stanotte”
Daryl annuì.
“Perché sei stata con lui?” le chiese, il volto inclinato in basso ma lo sguardo fermo in quello di lei.
“Ricerca di normalità, di qualcosa che non esiste più, e che ho scoperto non mi si addice. Non con lui”
Daryl a quelle parole la guardò senza capire bene.
“Mi hai fatto capire molte cose” gli disse Carol, baciandolo.
Daryl accolse il suo bacio, lasciandosi trasportare da lei, dal suo sapore.
La strinse a sé, per paura di perderla di nuovo.
Sentirono bussare alla porta e si staccarono, voltandosi: Rick voleva saperne di più sul loro incontro con i Salvatori.
Daryl fece per seguirlo, anche se non aveva voglia di lasciare Carol proprio adesso.
Si chiese quando avrebbero avuto ancora un attimo per loro, in tutto quel trambusto.
Lei lo fermò prima che potesse seguire lo sceriffo fuori, in strada, dove questo lo aspettava.
“Ci vediamo stanotte, se vorrai”
Daryl s’illuminò a quelle parole.
“Ci sarò”
Era quasi sull’uscio quando Carol lo fermò di nuovo con la sua voce.
“Daryl…grazie, per avermi riportata qui” gli sorrise.
“Tu torni sempre”
Fu tutto quello che lui le disse, prima di andare dietro a Rick.
E Carol seppe di aver fatto la cosa giusta seguendolo, ritornando al gruppo. Realizzò che sì, lei tornava sempre, ma anche lui.
Daryl tornava sempre da lei, erano la loro normalità.




Nota dell'autrice: non è stato semplice scrivere questo capitolo. Sto imparando ad allargare il mio mondo in The Walking Dead e non è semplice gestire tutti i personaggi, le situazioni. Per questo spero che mi perdoniate qualche errore nel caso questo vi fosse, se vi è sembrato tutto troppo lento, veloce, scoordinato. Spero che questa storia vi abbia fatto un po' di compagnia. Alla prossima!
   
 
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