Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: AnastasiaSmith    29/03/2016    1 recensioni
In cui Louis scrive una lettera ad Harry perché è tutto ciò che gli rimane.
E perché non è rimasto nessuno ad impedirglielo.
AU Harry/Louis!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Louis.
Scrivo questa lettera su un letto matrimoniale, che solo io ho occupato, in un hotel in un angolo della primavera di Vienna, esattamente tre mesi dopo aver ricevuto la tua lettera.
Se ti farà stare meglio, l'ho riconosciuta la tua scrittura: tondeggiante, tremolante, inclinata a destra ma con le A inclinate a sinistra, e i puntini sulle I sempre ben marcati, come a mettere un punto ad ogni respiro che facevi per scrivere.
E non mi mancano i fogli sparsi dappertutto, perchè ci sono ancora: ora, sono i miei.
Come stai?
Anche questa è una domanda che si fa a casa, quando si torna? 
Come stai, ti sei ripresa, ora ci sono io, ma ci starò per poco, poi partirò di nuovo lontano lontano da te, non soffrire, hai ancora un angolo del mio cuore.
Appena ho trovato la lettera tra le mani del mio vicino di casa, a Holmes Chapel, ti ho pensato e ho lasciato la busta azzurrognola intatta, su una pila di scartoffie in salotto; sono stato un codardo anche in quella situazione, perchè non ho aperto quella lettera fino a quando io sarei stato pronto.
È così che ti sei sentito? Come una lettera che non vuole essere aperta?
Quando poi ho letto tutto, inghiottendone fino all'ultima vocale, ho creduto di morire.
Non è stato bello rivedere il me stesso di quella sera, con le labbra sulle tue mani e il completo adatto per un ristorante, farti soffrire come non mai: non volevo.
Non ho mai voluto fare quello che ho fatto, ma ho dovuto, per me e per te, perchè c'è un groppo in gola che ancora non è andato via, perchè tu, Louis, non lo hai mai visto né sciolto.
Sono partito, scappato.  
Dopo l'ultima volta che ci siamo visti, pochi giorni dopo quella sera, con tu che mi aiutavi a preparare gli scatoloni e facevi aleggiare in aria qualche battuta o cercavi di farmi tornare da te con qualche ricordo, sembra quella volta in cui litigammo e tu a diciasette anni suonati decidesti di andare a vivere da solo, solamente perchè non ti avevo detto ti amo dopo che avevamo fatto l'amore, ed io che tentavo di tapparmi le orecchie, perchè il tuo dolore era come una lama che fendeva le pareti e i quadri e i mobili, sono rimasto solo una settimana a Holmes Chapel.
Ho iniziato a viaggiare, dappertutto: come un'egoista, in tutti i luoghi che non ho potuto visitare con te, un po' perchè non potevamo e un po' perchè tu non volevi; non amavi i viaggi, mentre mi ci perdevo la notte a sognare, e li disegnavo e ne parlavo con mia madre, mentre tu eri nell'altra stanza e non potevi sentirti in colpa ascoltandomi e sentendoti come se mi stessi togliendo qualcosa. Purtroppo, me la toglievi, in realtà.
Ed è vero, le persone che ti circondavano sono state con me, e mi hanno riempito di tante belle parole completamente fuori luogo, perchè non sapevano e non sanno.
Ma è ciò che fanno tutti, no? Conviene parlare alle spalle di una persona se c'è una buona occasione; io non l'ho mai fatto, però.
E.
Non scrivo più poesie, erano tutte dedicate a te.
Nella tua lettera hai parlato perdono, di silenzio: senti solo silenzio ora che non ci sono?
Ero io la tua unica voce, il tuo sussurro, sbuffo, urlo, la tua unica musica?
Io sento ancora il rumore, ma non quello che facevi tu, ma quello che faccio io, ed è così che dovrebbe essere, capisci? Voglio che tu riempa quel silenzio.
Tu non ti sei mai amato, Louis.
Fu questo che ti portò, e ci portò, alla rovina: ti hanno insegnato tantissime cose, cose che io non ho mai appreso, ma nessuno ti ha mai detto che per amare qualcun'altro bisogna amare sé stessi; neanche io, all'alba dei miei vent'anni, sapevo amare me stesso, ed è per questo che ho lasciato tutto, per la realtà che vivo ora.
Amarsi è il verbo più bello ed importante, che porta ad enormi scorciatoie nella vita, ed alla realizzazione di sé stessi come persona unica.
Louis, tu eri arrivato ad un punto in cui pensavi a te stesso, come LouisEHarry, non come Louis E Harry, entità separate: sempre unite.
Ti sei messo, per cinque anni, in secondo piano, che nonostante sia il piano più alto rispetto al primo in un palazzo, non sta bene farlo anche in una stanza del tuo cuore: devi essere il protagonista, non la comparsa.
Te ne parla un attore, che ha finto per te di non vedere che ti sgretolavi da solo, perchè senza di me non ti sentivi che niente.
Scorrere gli occhi su tutte le tue facce della nostra separazione, venire a sapere delle lacrime e dei tuoi grandi occhi blu disperati, mi ha portato a pensare a quanto io non abbia sentito questo dolore, dentro di me.
Ma ho sospirato: tanto, per tanto tempo, pensando da tante cose.
A come avresti reagito, a quello che avresti fatto, a quello che avrei fatto io, come sarebbe stato da quel momento in avanti; ho sospirato sistemando i miei averi e vedendo che erano miseri e pochi, a confronto con i tuoi, e con i nostri; ho sospirato vedendo la mia casa in quel piccolo paesino vuota, ma con un silenzio che, nella mia mente bastarda, era piacevole.
E no, non l'ho buttato via il tuo cuore, perchè è vero, alla fine di un viaggio ci viene restituito ciò che non ci appartiene.
È sempre con me, nel fondo della tracolla, e qualche rara volta batte piano piano, perchè non vuole disturbare: persino lui ora, ha paura di me come te?
Ti scrivo perchè tu avevi bisogno di risposte, e io te le ho volute dare, ma non voglio che tu fraintenda tutto quello che hai letto: io non tornerò.
Io sto bene qua, solo con me stesso, a viaggiare senza limiti imposti, come l'anima libera che sono sempre stata, e tu stai bene dove sarai ora, anche tu solo, con più problemi, che però riuscirai a risolvere da solo, ritrovandoti.
Lo sapevamo entrambi, che sono un'anima libera, sempre stata incastrata e rinchiusa in una gabbia, che eri tu, bella come sole e che splendeva ed era confortevole e mi amava e proteggeva dal male che era fuori, ma pur sempre una gabbia.
Ho dovuto liberarmi, e liberare te.
Infine, sono stato e sono immensamente felice che tu non mi abbia detto addio.
Anche io mi dimenticherò di alcune cose, ed è giusto così: mi dimenticherò la curva dei tuoi morbidi fianchi, ma non dimenticherò le tue espressioni davanti ad un bambino. Mi scorderò se il té lo volevi con una fetta di limone o no, ma ricorderò il tuo primo regalo per il mio compleanno; mi dimenticherò delle tue coperte a pois rossi che usi solo quando guardi un film triste sul divano, ma ricorderò la tua mano intrecciata nella mia.
Non mi scorderò di te, come tu non lo farai di me, perchè ci siamo appartenuti, e amati e venerati e anche un poco odiati.
Ho finito le mie parole, Louis.
Spero di rincontrarti, e di vederti per ciò che eri.
Ovvero Louis, quello vero,
Harry.

 

 

 

Part II.


Possesso: quando un bene resta per sempre tuo.
Locazione: quando un bene non è in tuo possesso in un momento, ma lo è per sempre. 

 

 

Louis.

Scrivo questa lettera su un letto matrimoniale, che solo io ho occupato, in un hotel in un angolo della primavera di Vienna, esattamente tre mesi dopo aver ricevuto la tua lettera.
Se ti farà stare meglio, l'ho riconosciuta la tua scrittura: tondeggiante, tremolante, inclinata a destra ma con le A inclinate a sinistra,
e i puntini sulle I sempre ben marcati, come a mettere un punto ad ogni respiro che facevi per scrivere.
E non mi mancano i fogli sparsi dappertutto, perchè ci sono ancora: ora, sono i miei.

Come stai?

Anche questa è una domanda che si fa a casa, quando si torna? 
Come stai, ti sei ripresa, ora ci sono io, ma ci starò per poco, poi partirò di nuovo lontano lontano da te, non soffrire, hai ancora un angolo del mio cuore.

Appena ho trovato la lettera tra le mani del mio vicino di casa, a Holmes Chapel, ti ho pensato e ho lasciato la busta azzurrognola intatta, su una pila di scartoffie in salotto;
sono stato un codardo anche in quella situazione, perchè non ho aperto quella lettera fino a quando io sarei stato pronto.
È così che ti sei sentito? Come una lettera che non vuole essere aperta?

Quando poi ho letto tutto, inghiottendone fino all'ultima vocale, ho creduto di morire.
Non è stato bello rivedere il me stesso di quella sera, con le labbra sulle tue mani e il completo adatto per un ristorante, farti soffrire come non mai: non volevo.
Non ho mai voluto fare quello che ho fatto, ma ho dovuto, per me e per te, perchè c'è un groppo in gola che ancora non è andato via, perchè tu, Louis, non lo hai mai visto né sciolto.

Sono partito, scappato.  

Dopo l'ultima volta che ci siamo visti, pochi giorni dopo quella sera,
con tu che mi aiutavi a preparare gli scatoloni e facevi aleggiare in aria qualche battuta o cercavi di farmi tornare da te con qualche ricordo,
sembra quella volta in cui litigammo e tu a diciasette anni suonati decidesti di andare a vivere da solo, solamente perchè non ti avevo detto ti amo dopo che avevamo fatto l'amore,
ed io che tentavo di tapparmi le orecchie, perchè il tuo dolore era come una lama che fendeva le pareti e i quadri e i mobili, sono rimasto solo una settimana a Holmes Chapel.

Ho iniziato a viaggiare, dappertutto: come un'egoista, in tutti i luoghi che non ho potuto visitare con te, un po' perchè non potevamo e un po' perchè tu non volevi;
non amavi i viaggi, mentre mi ci perdevo la notte a sognare, e li disegnavo e ne parlavo con mia madre,
mentre tu eri nell'altra stanza e non potevi sentirti in colpa ascoltandomi e sentendoti come se mi stessi togliendo qualcosa.
Purtroppo, me la toglievi, in realtà.

Ed è vero, le persone che ti circondavano sono state con me, e mi hanno riempito di tante belle parole completamente fuori luogo, perchè non sapevano e non sanno.
Ma è ciò che fanno tutti, no? Conviene parlare alle spalle di una persona se c'è una buona occasione; io non l'ho mai fatto, però.

E.

Non scrivo più poesie, erano tutte dedicate a te.

Nella tua lettera hai parlato di perdono, di silenzio: senti solo silenzio ora che non ci sono?
Ero io la tua unica voce, il tuo sussurro, sbuffo, urlo, la tua unica musica?
Io sento ancora il rumore, ma non quello che facevi tu, ma quello che faccio io, ed è così che dovrebbe essere, capisci? Voglio che tu riempa quel silenzio.

Tu non ti sei mai amato, Louis. Fu questo che ti portò, e ci portò, alla rovina:
ti hanno insegnato tantissime cose, cose che io non ho mai appreso, ma nessuno ti ha mai detto che per amare qualcun'altro bisogna amare sé stessi;
neanche io, all'alba dei miei vent'anni, sapevo amare me stesso, ed è per questo che ho lasciato tutto, per la realtà che vivo ora.
Amarsi è il verbo più bello ed importante, che porta ad enormi scorciatoie nella vita, ed alla realizzazione di sé stessi come persona unica.
Louis, tu eri arrivato ad un punto in cui pensavi a te stesso, come LouisEHarry, non come Louis E Harry, entità separate: sempre unite.

Ti sei messo, per cinque anni, in secondo piano, che nonostante sia il piano più alto rispetto al primo in un palazzo,
non sta bene farlo anche in una stanza del tuo cuore: devi essere il protagonista, non la comparsa.

Te ne parla un attore, che ha finto per te di non vedere che ti sgretolavi da solo, perchè senza di me non ti sentivi che niente.

Scorrere gli occhi su tutte le tue facce della nostra separazione, venire a sapere delle lacrime e dei tuoi grandi occhi blu disperati,
mi ha portato a pensare a quanto io non abbia sentito questo dolore, dentro di me.
Ma ho sospirato: tanto, per tanto tempo, pensando da tante cose.
A come avresti reagito, a quello che avresti fatto, a quello che avrei fatto io, come sarebbe stato da quel momento in avanti;
ho sospirato sistemando i miei averi e vedendo che erano miseri e pochi, a confronto con i tuoi, e con i nostri;
ho sospirato vedendo la mia casa in quel piccolo paesino vuota, ma con un silenzio che, nella mia mente bastarda, era piacevole.

E no, non l'ho buttato via il tuo cuore, perchè è vero, alla fine di un viaggio ci viene restituito ciò che non ci appartiene.
È sempre con me, nel fondo della tracolla, e qualche rara volta batte piano piano, perchè non vuole disturbare: persino lui ora, ha paura di me come te?

Ti scrivo perchè tu avevi bisogno di risposte, e io te le ho volute dare, ma non voglio che tu fraintenda tutto quello che hai letto: io non tornerò.
Io sto bene qua, solo con me stesso, a viaggiare senza limiti imposti, come l'anima libera che sono sempre stata,
e tu stai bene dove sarai ora, anche tu solo, con più problemi, che però riuscirai a risolvere da solo, ritrovandoti.
Lo sapevamo entrambi, che sono un'anima libera, sempre stata incastrata e rinchiusa in una gabbia, che eri tu,
bella come il sole e che splendeva ed era confortevole e mi amava e proteggeva dal male che era fuori, ma pur sempre una gabbia.

Ho dovuto liberarmi, e liberare te.

Infine, sono stato e sono immensamente felice che tu non mi abbia detto addio.
Anche io mi dimenticherò di alcune cose, ed è giusto così: mi dimenticherò la curva dei tuoi morbidi fianchi, ma non dimenticherò le tue espressioni davanti ad un bambino.
Mi scorderò se il té lo volevi con una fetta di limone o no, ma ricorderò il tuo primo regalo per il mio compleanno;
mi dimenticherò delle tue coperte a pois rossi che usi solo quando guardi un film triste sul divano, ma ricorderò la tua mano intrecciata nella mia.

Non mi scorderò di te, come tu non lo farai di me, perchè ci siamo appartenuti, e amati e venerati e anche un poco odiati.

Ho finito le mie parole, Louis.

Spero di rincontrarti, e di vederti per ciò che eri.
Ovvero Louis, quello vero,
Harry.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: AnastasiaSmith