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Autore: LucyWinchester    29/03/2016    0 recensioni
Dal testo
[...“Ciao Dean”
“Hey” le rispose lui, un po’ a disagio.
“Entra” aggiunse dopo, spostandosi per farla entrare.
“Ellen mi ha detto che stavi per partire e…sono passata a salutarti” disse Layla, un po’ in imbarazzo, mentre si sedevano sul divano.
“Io…si…sto preparando le mie cose…domani parto”
“Oh, ok. Scusa se te lo chiedo, ma…se Ellen non mi avesse detto nulla, me l’avresti detto che stavi per andartene?” gli chiese lei.
“Si…certo” replicò lui, cercando di essere convincente.
“Mmh, si certo…Se c’è una cosa che non sai fare, è mentire, Dean” gli disse.
“Senti, ascolta…io…non posso darti quello che vuoi, la sicurezza che cerchi, quello che c’è stato, è stato uno sbaglio” fece lui, anche se con tono insicuro...]
[Accenni Sastiel]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Ciao a tutti. Ecco una nuova ff. Spero che vi piacerà. Grazie in anticipo a chiunque leggerà.
Baci Baci
Lucy

 
Capitolo 1

 
 
Qualcuno bussò alla porta, e lui, indaffarato con i bagagli, andò ad aprire quasi subito. Layla era sulla soglia.
“Ciao Dean”
“Hey” le rispose lui, un po’ a disagio.
“Entra” aggiunse dopo, spostandosi per farla entrare.
“Ellen mi ha detto che stavi per partire e…sono passata a salutarti” disse Layla, un po’ in imbarazzo, mentre si sedevano sul divano.
“Io…si…sto preparando le mie cose…domani parto”
“Oh, ok. Scusa se te lo chiedo, ma…se Ellen non mi avesse detto nulla, me l’avresti detto che stavi per andartene?” gli chiese lei.
“Si…certo” replicò lui, cercando di essere convincente.
“Mmh, si certo…Se c’è una cosa che non sai fare, è mentire, Dean” gli disse.
“Senti, ascolta…io…non posso darti quello che vuoi, la sicurezza che cerchi, quello che c’è stato, è stato uno sbaglio” fece lui, anche se con tono insicuro.
Si sentiva uno stronzo, teneva a quella ragazza, ma la vita che faceva, anzi che facevano (anche lei la faceva), non gli permetteva di avere certezze, niente era sicuro, niente era stabile e duraturo. Si conoscevano molto bene e da molti anni, spesso gli era capitato di aiutarsi, visto che facevano entrambi i cacciatori. Lei gli fece un sorriso triste e gli disse:
“Me lo immaginavo”
Si alzò e gli diede un leggero bacio sulla guancia, con le labbra tremanti:
“Stammi bene Dean” e senza aggiungere altro se ne andò.
 
 
Dean si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Era nella sua stanza, al bunker. Si mise a sedere, passandosi una mano tra i capelli. Quel ricordo aveva sempre il potere di scuoterlo. Nonostante fossero passati mesi, anzi, un anno, due mesi e dieci giorni, per essere precisi, non riusciva a lavare via quell’emozione dolorosa che lo accompagnava. Ogni volta, aveva la costante sensazione che quel giorno Layla volesse dirgli qualcosa, ma non l’aveva fatto. La sua espressione triste era una ferita aperta che gli faceva sanguinare il cuore. Si alzò e andò in cucina, tanto non sarebbe riuscito più a prendere sonno. Si versò un po’ di whiskey e si mise seduto sulla poltrona in salotto. Dopo diverse ore, per sfinimento probabilmente, si addormentò.
 
 
La mattina dopo Sam lo trovò accucciato sulla poltrona, con il bicchiere vuoto ancora tra le dita.
“Dean…Dean…” gli disse scuotendolo un po’.
Quest’ultimo aprì gli occhi, stropicciandoli un po’, e con la voce ancora arrochita e impastata dal sonno gli disse:
“Hey Sammy…che c’è?”
“Va tutto bene?” gli chiese il minore, facendogli notare con lo sguardo dove si trovasse.
“Si, si, non riuscivo a prendere sonno, allora ho pensato di farmi una bevuta e sono crollato qui” spiegò al fratello che lo guardava attentamente. Non era la prima volta che accadeva, una volta la poltrona, un’altra il divano, a volte persino sulla sedia, con la testa appoggiata al tavolo, e sempre con un bicchiere vuoto accanto. Sam cominciava a preoccuparsi, da qualche mese la cosa si era fatta più frequente. Di solito suo fratello si rifugiava nell’alcool quando aveva casini da risolvere o emozioni che non riusciva a gestire. Quindi, vista la vita che facevano, cedeva all’alcool un po’ spesso.
“Sei sicuro di stare bene? Se c’è qualcosa che non va, puoi parlarne, non sarò io a giudicarti, questo lo sai” gli disse Sam con un po’ di apprensione.
“Lo so Sammy, ma sta tranquillo, non ce n’è bisogno” detto questo, si alzò per sgranchirsi un po’, vista la posizione scomoda in cui si era addormentato.
Sam sospirò rassegnato.
Fecero colazione in silenzio, poi Sam si concentrò sulle ricerche. Dovevano trovare qualcosa per sconfiggere Amara e in fretta. Chissà quante altre persone sarebbero morte altrimenti. Decise di chiedere aiuto ad una sua amica. Lei ci capiva sicuramente più di loro con gli incantesimi.
Prese il telefono e digitò:
[Ciao. Avrei bisogno del tuo aiuto. In quale città ti trovi?]
[Ciao Sam. Sono a Wichita. Alloggio al Sunflower, vieni quando vuoi]
[Dammi tre ore e sono lì]
[Ok. Ti aspetto]
Mentre preparava l’occorrente, Dean che era uscito dal bagno in quel momento, dopo essersi fatto la doccia, gli chiese:
“Dove stai andando?”
“A Wichita. Ti ricordi il libro di incantesimi che abbiamo trovato qualche giorno fa?”
“Si, ma che c’entra con il viaggio a Wichita?”
“Voglio farlo vedere a Layla, lei ne sa più di noi. Un parere in più non guasta mai”
Sam dava ancora le spalle al fratello, quindi non potè vedere Dean irrigidirsi. Cercò di ricomporsi, mentre il fratello si girava e gli disse, cercando di mascherare il disagio:
“Hai ragione. Un altro paio d’occhi possono essere utili. Buon viaggio allora”
“Dean…devo prendere l’Impala”
“Che cosa? Perché proprio Baby? Che è successo alla tua auto?” chiese Dean, già preoccupato per il suo gioiellino.
“Ce l’ha Cass. Non poteva certo volare da una parte all’altra del paese senza essere notato, perciò gli ho dato l’auto, visto che tu non gli avresti mai permesso di guidare Baby” spiegò Sam logicamente.
“E va bene…MA trattala bene. E se torni anche solo con un graffio, giuro che ti uccido” gli disse Dean minaccioso.
“Sissignore!” replicò l’altro, scattando sull’attenti.
“Bitch”
“Jerk”
Dopo quello scambio fraterno di battute, se ne andò.
 
 
Dopo poco più di tre ore, era arrivato al “Sunflower”.
Chiese al responsabile del motel di Layla Morrison, e dopo averla avvisata della visita, gli indicò la stanza. Si diresse alla camera 241 e dopo aver bussato, Layla gli aprì facendogli un gesto di saluto e lasciandolo entrare.
“Scusa il disturbo” le disse lui, ricambiando il saluto.
“Tranquillo, tu non disturbi mai. Come va, tutto bene?” gli chiese lei.
“Più o meno. Stiamo dando la caccia all’Oscurità, ma non sappiamo come fermarla. Mi sono portato un libro di incantesimi che ho trovato qualche giorno fa e speravo potessi darmi una mano. Tu come stai?” le domandò lui.
“Bene. Sono un po’ stanca, ma niente di grave” rispose lei dolcemente. Sam era davvero un caro ragazzo, le faceva piacere che fosse lì e che avesse pensato a lei per avere aiuto. Almeno uno dei Winchester si ricordava della sua esistenza, peccato fosse quello sbagliato.
“Dean come sta?” chiese dopo un po’.
Per quanto ci fosse rimasta male l’ultima volta che si erano visti, teneva ancora a lui.
“Diciamo bene. Ad essere sincero sono un po’ preoccupato. Qualche volta mi capita di trovarlo fuori dal letto, magari sulla poltrona o sul divano, mezzo addormentato con un bicchiere vuoto tra le mani, da qualche mese succede frequentemente, quindi…” lasciò la frase in sospeso, ma Layla capì lo stesso. Conosceva abbastanza bene Dean, da sapere che nei momenti di difficoltà si rifugiava nell’alcool.
“Mi dispiace” disse sincera.
Un pianto interruppe la conversazione.
Layla si alzò, andò vicino al letto, dove c’era una specie di culla, che Sam notò solo in quel momento. Prese un piccolo fagottino tra le braccia e iniziò a cullarla per farla calmare.
“Tranquilla tesoro” disse Layla a bassa voce con tono dolcissimo.
Sam rimase incantato da quella scena e la ragazza vedendo la sua espressione, sorrise. Si avvicinò per fargli vedere la creaturina che portava in braccio. Un visetto rotondo, con due grandi e bellissimi occhi verdi, un po’ lucidi di pianto, che ora lo fissavano, un nasino piccolo e la bocca carnosa, ma non troppo, il tutto incorniciato da capelli scuri, piuttosto lunghi. Aveva lo sguardo ancora puntato su Sam quando alzò i pugnetti, agitandoli, facendogli una mezza specie di sorriso.
“Gli sei simpatico” disse Layla con una lieve risata.
“E’ bellissima. Come si chiama?”
“Maya”
“Non sapevo che avessi una figlia” le disse Sam.
“Le cose cambiano, e poi è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti” disse lei facendogli un sorriso, ma il giovane notò che era triste.
“Hai ragione, è più di un anno che non ci vediamo” le rispose, senza fare altre domande, probabilmente quello era un tasto dolente.
“Già. Allora che volevi farmi vedere?” gli chiese cambiando argomento e sedendosi vicino a lui sul divano.
“Oh…si. Questo” replicò porgendole un libro enorme.
“Accidenti! E’ gigantesco! Dove l’hai trovato?”
“Al bunker”
Sam si fidava di lei e le aveva confidato dove abitavano e cosa c’era in quel luogo.
“Roba che scotta allora!” esclamò divertita.
Il giovane rise.
“Credo di sì, anche se l’unica cosa che ho capito è che è un libro di incantesimi, ma non sono riuscito a tradurne neanche uno, almeno per sapere di che genere di incantesimi si tratti”
“Vedrò cosa possa fare. Mi metterò subito a lavoro, tanto con la bambina non posso andare a caccia, perciò, impiegherò il mio tempo libero a vedere di capirci qualcosa. Spero di darti buone notizie il prima possibile. Puoi lasciarmelo vero?” gli disse.
“Si certo. Grazie, Layla”
“Ti faccio sapere appena scopro qualcosa”
“Ok. Vado, che ho delle ricerche da riprendere…e devo riportare la macchina intatta a Dean, prima che mi uccida” disse scherzando.
“Ti ha lasciato prendere l’Impala??? E’ terribilmente geloso di quella macchina, che hai fatto per meritare un privilegio simile???” domandò Layla ridendo.
“Probabilmente oggi si sentiva buono…” replicò Sam ridendo anche lui.
“Allora vai. Fammi sapere quando arrivi, almeno sono tranquilla” disse Layla dandogli una pacca sulla spalla.
“Ok. Ci vediamo presto o ci sentiamo”
Sam l’abbracciò poi uscì.
 
 
Dopo altre tre ore di viaggio, ritornò al bunker. Mandò un messaggio a Layla dicendogli che era arrivato tutto intero. Dean era al computer, ma sembrava avesse la testa altrove.
“Hey - gli disse il minore – trovato qualcosa?”
“No, solo qualche documento sulla “Mano di Dio”, che noi sappiamo già essere una fregatura usa e getta, nient’altro. A te com’è andata?” rispose il maggiore.
“Layla si metterà a lavoro prima possibile, e cercherà di farci sapere presto. Da quanto non la vedi?” chiese Sam.
Dean cercò di apparire normale e rilassato quando gli disse:
“Da quanto non la vedi tu. Più di un anno credo”
“Adesso ha una bambina. E’ bellissima. Si chiama Maya” fece Sam entusiasta. Quella bimba gli aveva trasmesso emozioni molto positive e si trovava a sorridere come un ebete quando ripensava a quel fagottino.
Il maggiore invece rimase pietrificato. Sentì il suo cuore andare in frantumi in pochi secondi. Layla si era rifatta una vita. Nonostante fosse stato lui a troncare quella specie di rapporto strano che avevano avuto, quella consapevolezza gli faceva davvero male. Si sforzò parecchio nel dire al fratello con un tono apparentemente vivace:
“Sono contento” quando in realtà avrebbe voluto gridare, perché era stato un perfetto idiota, e solo adesso se ne stava rendendo conto.
“Hai mangiato?” aggiunse in seguito, cercando di cambiare argomento.
“Veramente no, e vorrei tanto mettere qualcosa sotto ai denti, anche se questa è più merenda che pranzo”
“Ti preparo qualcosa”
Detto questo si alzò e approfittò della momentanea distrazione per dileguarsi in cucina. Come un automa iniziò a cucinare, non sapeva neanche lui cosa, sperava solo fosse uscito qualcosa di commestibile. La sua mente era lontana anni luce. Pensava a quanto gli sarebbe piaciuto avere una bambina e poterla chiamare Maya; adorava quel nome e forse l’aveva anche detto a Layla una volta, non ricordava. Non si accorse delle lacrime che con prepotenza uscivano mentre era ai fornelli. Si sentiva svuotato in quel momento, di qualsiasi emozione, anche quella poca speranza che aveva si era sciolta come neve al sole. Cercò di darsi un contegno e quando ebbe finito, mise il piatto sul tavolo e chiamò Sam. Dopo aver messo le stoviglie sporche nel lavello, disse al fratello che andava in camera perché aveva mal di testa e voleva riposare.
“Dean…hai bevuto?” gli chiese il minore prima che uscisse dalla stanza.
“No. Sam, ascolta, sto bene tranquillo, ieri sera non riuscivo a dormire per questo mi sono fatto una bevuta, non ti preoccupare”
“Veramente te l’ho chiesto perché di solito non hai mai mal di testa, se non quando hai bevuto”
“Non ho bevuto, sono solo stanco”
Detto questo il maggiore si diresse verso la propria camera. Voleva stare da solo con i suoi pensieri. Il minore lo guardò perplesso mentre spariva dalla sua vista. Il suo fratellone, da un po’ di tempo, sembrava particolarmente affranto. Lui, che non si era mai arreso di fronte a nulla, ora sembrava non avere più la voglia di combattere e questo preoccupava Sam più di ogni altra cosa, non sapeva cosa fare.
Cass fece il suo ingresso in cucina mentre Sam stava ancora mangiando. Si avvicinò e gli diede un bacio in fronte.
“Tutto bene?” volle sapere l’angelo.
“Si” rispose il cacciatore con un sorriso e un lieve rossore sulle guance. Non riusciva ancora a comprendere la situazione che si era creata con l’uomo dagli occhi blu, ma probabilmente, tramite una tacita promessa condivisa da entrambi, si erano avvicinati, aumentando il contatto fisico.
“C’è qualcosa che ti rende pensieroso, o sbaglio?” continuò Cass.
“Si…beh…Dean…Credo abbia qualcosa che non va, mi sembra triste…magari sono io che sono paranoico, ma ho una strana sensazione”
“Tuo fratello è sempre stato un tipo piuttosto malinconico e si scarica addosso colpe che in realtà non ha, quindi…magari è una cosa passeggera” gli disse dolcemente l’angelo.
“Forse hai ragione” replicò Sam alzandosi per sparecchiare.
“Oggi sono stato da Layla, ti ricordi di lei?” aggiunse dopo un po’.
“E’ la cacciatrice che abbiamo conosciuto a Lawrence, giusto?” chiese Cass, poi aggiunse con un po’ di apprensione:
“Che ci sei stato a fare?”
“Hey tranquillo, non è come pensi - sorrise - le ho portato a far vedere quel libro di incantesimi che abbiamo trovato con Dean qualche giorno fa”
L’angelo arrossì. Il cacciatore si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulla guancia e gli disse a bassa voce vicino al suo orecchio: “Lo sai che sei tu il mio preferito”
Detto questo si dileguò in bagno. Aveva bisogno di una doccia.
 
 
 
Layla era molto indaffarata con le ricerche, ormai erano giorni che cercava di decifrare quei simboli, aveva passato al setaccio tutti i tipi di geroglifico esistenti, ma ancora niente. Qualcosa le diceva che era sulla strada sbagliata e che avrebbe dovuto guardare altrove. Ora però era davvero stanca e voleva riposare. Maya dormiva tranquilla nella culla. Si soffermò ad osservarla e notò quanto somigliasse a suo padre. Sorrise. Almeno le era rimasto qualcosa di lui. L’aveva chiamata Maya, perché Dean adorava quel nome. Era patetica, lo riconosceva anche da sola ma era innamorata e non poteva farci nulla. Dopo averle dato un bacio sulla fronte e auguratole la buonanotte, andò a letto anche lei.
Sognò Dean. Era bello come lo ricordava e la guardava, anche se aveva l’espressione triste. Si svegliò e rimase a pensare a lui. Avrebbe tanto voluto dirgli che Maya in realtà era sua figlia, ma probabilmente, se pensava che la loro ‘relazione’ era stata uno sbaglio, chissà cosa avrebbe pensato di una figlia. Era estremamente combattuta. Da una parte voleva che lui sapesse, gli aveva anche scritto una lettera, che però non aveva mai inviato, dall’altra no, non sarebbe stata in grado di accettare un altro rifiuto, e poi, anche in caso contrario, non sarebbe riuscita a vederlo solo come il padre di sua figlia, sapendo che per lui, lei, era stata solo una semplice distrazione, una delle tante che si era portato a letto e nulla di più. Forse era da egoisti e avrebbe dovuto pensare cosa fosse meglio per Maya, ma le si lacerava il cuore al solo pensiero.
La mattina seguente, si concentrò nuovamente sulle ricerche. Tra i tanti geroglifici che aveva visto, evidentemente le era sfuggito qualcosa la sera prima, forse per la stanchezza e la scarsa lucidità. Notò infatti che alcuni simboli erano simili. Li confrontò e anche se non erano perfettamente uguali, la somiglianza era abbastanza significativa. Era già qualcosa. Voleva approfondire, ma con il pc le restava impossibile, le tracce da seguire erano finite. L’unica parola che era riuscita a decifrare era ninfe. Si armò di santa pazienza e iniziò a cercare tra i libri che aveva a disposizione in casa, magari avrebbe scoperto qualcosa di più. Prese spunto dall’unica parola che aveva trovato a passò al vaglio le possibili alternative e finalmente dopo ore di ricerche riuscì a trovare l’origine di quella lingua e a decifrare gran parte dei simboli. Afferrò il telefono e digitò:
[Ho buone notizie]
   
 
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