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Autore: Kazaha87    31/03/2016    1 recensioni
[Mild Heartshipping - Bakura Ryou X Mutou Yugi][Post-Canon][Happy Ending (come in tutte le mie storie XD)]
“Ti manca?”, chiese Yugi al padrone di casa senza riflettere.
Quella domanda gli era uscita prima ancora di accorgersene e Yugi arrossì in una via di mezzo tra imbarazzo e sensi di colpa per aver posto la ‘domanda proibita’.
E lui lo sapeva bene!
Lui per primo doveva saperlo, eppure gli era sfuggita… era stato più forte di lui.
“Scusa… non avrei dovuto…”, cercò di rimediare a quella svista. “Odio quando lo chiedono a me… è troppo personale. Scusa, davvero. Non sei costretto a rispondermi.”
Un quasi impercettibile sbuffo di risa accompagnò il sorriso gentile di Ryou a quell’accaloramento da parte del suo ospite per una sciocchezza che però entrambi sapevano non lo era.
Ryou sospirò prima di rispondere.
“Non lo so…”, ammise serio per un attimo per poi tornare a sorridere senza allegria. “Ma temo di sì.”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryou Bakura, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camminarono in silenzio per quasi un’ora senza badare a dove andavano, ma quel silenzio non era opprimente.

Anzi.

Quando infine si fermarono erano giunti davanti alla porta di casa di Ryou.

“Ti va un tè?”, lo invitò ad entrare, e Yugi si limitò ancora una volta a sorridergli e ad annuire.

Non sapeva che gli era preso, ma non sapeva neppure se fosse il caso, o il momento, di porsi domande.

“Grazie”, fece mentre lo superava sulla porta e si toglieva le scarpe.

Ryou non rispose.

“Casa tua è sempre ordinata”, commentò Yugi mentre si accomodò su una delle sedie del tavolo della cucina e Ryou armeggiava con teiera, tazze e un pentolino di acqua sul fuoco.

“Non ho molti altri passatempi oltre ai miei diorami, e non ne faccio uno da allora.”

Non c’era bisogno che specificasse cosa intendesse con quell’allora: Yugi lo sapeva fin troppo bene.

“Ti manca?”, chiese al padrone di casa senza pensare.

Quella domanda gli era uscita prima ancora di accorgersene e Yugi arrossì in una via di mezzo tra imbarazzo e sensi di colpa per aver posto la ‘domanda proibita’.

E lui lo sapeva bene!

Per primo doveva saperlo, eppure gli era sfuggita… era stato più forte di lui.

“Scusa… non avrei dovuto…”, cercò di rimediare a quella svista. “Odio quando lo chiedono a me… è troppo personale. Scusa, davvero. Non sei costretto a rispondermi.”

Un quasi impercettibile sbuffo di risa accompagnò il sorriso gentile di Ryou a quell’accaloramento da parte del suo ospite per una sciocchezza che però entrambi sapevano non lo era.

Ryou sospirò prima di rispondere.

“Non lo so…”, ammise serio per un attimo per poi tornare a sorridere senza allegria. “Ma temo di sì.”

“Non era molto gentile con te, vero?”

Un altro sbuffo di risa e un altro sorriso gentile.

Yugi cominciava a riconoscere quel sorriso per quello che era.

Chissà perché ci aveva messo tanto ad accorgersene...

“No.”, replicò Bakura con tono piatto, privo di inflessioni o di emozioni.

Eppure quel ‘no’ nascondeva un ‘ma’ al suo interno.

Yugi lo sentiva.

Lo sapeva.

Il suo istinto non era affinato come quello di Jounouchi, ma si fidava dei messaggi che gli mandava.

“Però, a modo suo, ci teneva a te.”, commentò di punto in bianco e a quel punto l’espressione sul volto di Ryou cambiò radicalmente e, per un attimo più lungo degli altri, Yugi poté vedere cosa si celava dietro quella maschera alla quale Bakura aveva avuto molto più tempo di quanto non ne avesse avuto lui per adattarsi.

Yugi vide Ryou distogliere infine quello sguardo basito dal suo, il suo capo chinarsi leggermente verso sinistra e quegli occhi marroni quasi ambrati fissarsi in un punto a caso sul pavimento piastrellato della cucina.

“Sì.”, disse, e anche se il suo sguardo non incontrò quello di Yugi mentre gli rispose, il suo tono non vacillò. L’attimo dopo tirò un profondo sospiro rassegnato e Yugi vide i suoi occhi diventare lucidi, ma Bakura seppe trattenere le lacrime mentre si distrasse sorseggiando il suo tè in quel nuovo silenzio non più confortevole come era stato prima.

Yugi, un po’ in imbarazzo, indugiò un poco a fissare il liquido colorato dentro la sua tazza e le foglie frantumate troppo fini che avevano passato i buchi del filtro e ora galleggiavano nel suo tè, prima di imitarlo e svuotarla in un solo lungo sorso.

“Perdonaci.”, mormorò improvvisamente Yugi, così, di punto in bianco, colto dai sensi di colpa, e quell'unica parola, al plurale oltretutto, attirò la completa attenzione dell’albino che gli sedeva dinanzi, che si limitò a fissarlo perplesso per un lungo istante in attesa di una delucidazione o di un approfondimento di quel pensiero.

Se c’era qualcuno che doveva chiedere scusa a Yugi, al Faraone, e a tutti gli altri loro amici, quello era lui, in fondo…

“Nessuno è completamente cattivo o crudele, eppure noi abbiamo sempre agito considerando solo quel lato dello Spirito dell’Anello, e ti abbiamo praticamente obbligato a sbarazzarti dell’Anello del Millennio e a liberarti di lui in almeno due occasioni, assumendo di essere nel giusto. Senza pensare ai tuoi sentimenti…”

Ryou si mordicchiò il labbro inferiore e sospirò, forse cercando le parole giuste per replicare a un’affermazione del genere, forse prendendo solo tempo.

“Non avete avuto scelta. E non l’ho avuta io.”, gli rispose mestamente dopo un lungo silenzio. “Il desiderio di vendetta è come un veleno che corrompe l’anima, e lo Spirito dell’Anello ha conosciuto solo sofferenza, solitudine e odio in vita… ha trovato le risposte sbagliate, e ha avuto troppo tempo nel buio e nella solitudine dell’Anello, con Zorc che l’ha corrotto ulteriormente, per auto-convincersi che quello fosse l’unico modo, l’unica risposta possibile. Quel desiderio insano di vendetta è stato il suo modo di sopravvivere per tre millenni nella più nera solitudine con soli ricordi di dolore e odio alle spalle. Inizialmente era semplicemente solo, e la vita era stata troppo dura con lui…”, spiegò e Yugi distolse lo sguardo ancora una volta mentre fra loro, a quelle parole, ricadde il silenzio, e stavolta fu come una spessa cappa di fumo che aleggiava su di loro.

“Mi dispiace…”

Ryou fece spallucce e gli offrì un sorriso sghembo.

“Se l’è cercata. Eppure…”

Sospirò lasciando la frase in sospeso, e tuttavia era molto più di quanto non avesse fatto finora: era la prima ammissione dopo quel “sì” di prima del legame che c’era stato tra loro. La prima vera crepa in quello spesso muro che Ryou si era eretto intorno negli anni per tenere fuori gli altri, per non essere giudicato.

Per sopravvivere.

Poi, improvvisamente, il giovane si alzò in piedi di scatto e, con la tazza ormai vuota da un pezzo in mano, diede le spalle a Yugi per riempirla nuovamente col tè rimasto nel pentolino sul fuoco spento.

“Ne vuoi ancora anche tu?”, offrì senza guardarlo in faccia e riempiendo ancora una volta la sua tazza.

Bakura prese il silenzio di Yugi come un no e stava per tornare a sedersi che il rumore di una sedia che veniva strisciata all’indietro attirò la sua attenzione e lo fece voltare giusto in tempo per vedere la chioma multicolore di Yugi a pochi centimetri dal suo viso mentre due braccia lo avvolsero in vita e lui sentì il volto dell’altro fra i capelli sciolti sulle spalle e il calore del suo fiato filtrare tra di essi e morire sulla sua nuca provocandogli un brivido lungo la schiena.

Mise giù la tazza appena in tempo per non rovesciarla.

Cosa---?!”, protestò, colto totalmente alla sprovvista, ma le parole e il tono disperato di Yugi lo zittirono.

Come fai a sopportare questo vuoto?! Mi sento come se mi avessero strappato metà dell’anima!! Come fai ad andare avanti!? Come riesci a continuare a fingere di stare bene?! Io non ce la faccio più! Ed è passato solo un anno!

Yugi cominciò a singhiozzare irrefrenabilmente, eppure non piangeva da mesi.

L’ultima volta era solo nella sua stanza.

…così nessuno si sarebbe preoccupato…

E, inspiegabilmente, dopo anni e anni che non succedeva più, anche le guance di Ryou si rigarono di lacrime, seppur silenziose. E per la prima volta pianse per la sua perdita.

 

I minuti trascorsero senza che se ne rendessero conto mentre rimasero in quella posizione a sfogarsi per la prima volta con qualcuno affianco.

Quando infine Yugi riuscì a smettere di singhiozzare e il suo cervello riprese a funzionare, si rese conto del suo gesto e di quanto fosse stato infantile a piangere così, davanti a qualcuno.

Arrossì violentemente e un risolino imbarazzato uscì dalle sue labbra mentre con una certa riluttanza ma con le mani aperte a mo’ di scuse si staccò da Bakura senza sapere bene dove guardare.

Che gli era preso?!

Non capiva…

“Scusa… non so cosa---”, cominciò a scusarsi sempre ridacchiando a disagio, ma a quel punto Ryou si girò di scatto e, afferratogli con forza il volto tra le mani, quasi gridando un disperato “no” si chinò su di lui e, serrando gli occhi, unì le sue labbra con quelle umide di lacrime di Yugi con una foga che il ragazzo non si sarebbe mai aspettato da lui.

E Yugi sentì Bakura rilassarsi in quel bacio a stampo, mentre la stretta sulla sua faccia diventava mano a mano sempre meno disperata e sempre più gentile, e il respiro dell’albino che gli aveva rubato il suo primo bacio si faceva sempre più calmo e lento.

Confuso, frastornato, era rimasto a fissare Ryou con occhi sbarrati mentre tutti i suoi sensi sembravano improvvisamente volti a cogliere ogni minimo cambiamento nell’altro.

Vide infine l’amico dischiudere gli occhi dopo un lunghissimo istante, e lesse il panico sul suo viso quando i loro sguardi si incrociarono.

Poi Ryou si staccò di colpo da lui e, non potendo arretrare per via del bancone della cucina alle sue spalle, lo spinse via, il respiro calmo di poco prima sostituito da un fiatone piuttosto evidente.

Peculiarmente rosso in faccia, Bakura lo guardò terrorizzato, le mani alzate coi palmi rivolti verso l’alto nemmeno fosse stato un criminale colto in flagrante sul luogo di un delitto con le mani sporche di sangue e l’arma in mano.

Per qualche ragione, però, quel pensiero riportò Yugi al passato, e la consapevolezza improvvisa che sicuramente le mani di Ryou erano davvero sporche di sangue per colpa dello Spirito dell'Anello lo colse…

Eppure……

A ripensarci, anche le sue lo erano…

Era passato moltissimo tempo da allora ed erano successe così tante cose nel frattempo che lo dimenticava spesso, ma lo Spirito del Puzzle che all’epoca non aveva un nome né un passato e che all’inizio prendeva possesso del suo corpo a sua insaputa, a lungo si era fatto giustizia da solo, incurante che le mani che stava sporcando di sangue non fossero le sue.

“Scusa…io…io non---”, farfugliò il giovane, ma Yugi lo interruppe nello stesso modo in cui Ryou aveva interrotto lui un attimo prima.

Sconvolto dalla piega che stava prendendo quella situazione, Bakura, però, a differenza di Yugi, lo spinse via di nuovo e mise a forza dello spazio fra di loro.

Yugi sapeva di essere paonazzo in faccia – lo sentiva nelle guance che gli sembrava stessero prendendo fuoco – ma non distolse lo sguardo da quello di Ryou nemmeno per un secondo e, nel frattempo, gli prese una mano tra le sue e la strinse forte senza una parola.

Quel gesto, tuttavia, parve non sortire l’effetto sperato dato che Ryou sembrava cadere sempre più nel panico invece che tranquillizzarsi…

“Io… questa giornata ha preso una piega strana…”, balbettò il ragazzo più alto non sapendo bene dove guardare. “Credo dovresti andare a casa… grazie per il tuo tempo---”

Non mandarmi via.”, sussurrò, e c'era una strana determinazione nella sua voce.

Colto totalmente alla sprovvista da quelle tre semplici parole pronunciate con tono quasi implorante, lo sguardo di Ryou smise improvvisamente di vagare e si fissò di nuovo sul suo ospite.

Yugi, allora, strinse più forte la sua mano e vide Bakura deglutire vistosamente mentre quel suono ruppe il silenzio che li circondava; quindi, sempre senza lasciare la presa, portò le loro mani al petto e, compiendo un altro passo verso di lui, affondò il volto nell’incavo del suo pallido collo e nei bianchi ciuffi che ricadevano davanti alle spalle.

“Yugi…”, cominciò incerto Ryou, ma uno “ssh” gentile lo zittì.

“Lasciami restare così ancora per un po’.”, lo pregò in poco più di un sussurro alzando lo sguardo verso di lui solo per un istante, i suoi grandi occhi viola come a supplicarlo di assecondare la sua richiesta, anche se sapeva essere del tutto egoistica. “Forse ho trovato come colmare quel vuoto…”

   
 
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