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Autore: Crazy_YDA    01/04/2016    4 recensioni
Jorge Blanco è il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi, con i quali cerca la felicità ormai persa da tempo, senza rendersi conto delle possibilità di gioia che la vita gli offre.
Martina Stoessel è la ragazza misteriosa e frizzante che ha deciso di mettere le cose in chiaro nella sua vita, senza accettare distrazioni per evitare tutto ciò che possa assomigliare al dolore.
Ma cosa succede quando Martina salva il ragazzo dalle perfide acque marine?
Due animi completamente differenti uniti da un legame indissolubile, che li porterà a compiere pazzie mai sfiorate col pensiero prima d'ora. Ma davvero quanto può resistere la forza dell'amore dinanzi alle difficoltà?
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jorge esaminò l'oggetto curioso: un braccialetto di falso argento si allungava pendendo dalla sue dita, con incisa una frase: 'Te quiero'. Sembrava essere stato acquistato da una bancarella durante qualche festa locale. Si chiese per quale motivo si trovasse in una pattumiera e così si guardò intorno, come a cercare indizi affinché attribuisse chiarezza a quella contorta faccenda.
Trasilì quando udì la porta della camera scricchiolare e lanciò, istintivamente, l'aggeggio nel cestino.
"Jorge, che ci fai qui dentro?!" Esclamò allarmata Martina, varcando la soglia. Il messicano evitò il suo sguardo volutamente: la bocca e il corpo sono capaci di fingere, ma gli occhi non mentono mai, come un bambino o un ubriaco, riflettono l'anima.
"Ecco, volevo vedere la tua stanza. Così, per curiosità" Le spiegò, alzando le spalle, per rendere la sua menzogna veritiera.
"Ti prego, esci" Il suo tono assunse un timbro supplichevole, come se i suoi spiriti bollenti si fossero affievoliti. Indicò con l'indice sinistro la porta, sospirando.
"Cosa c'è che non va? Fino a cinque secondi fa andava tutto a meraviglia" La perspicacia del messicano turbò l'animo della ragazza. La freccia aveva centrato il suo cuore.
"Lasciami da sola" Esordì, oltrepassandolo, ma Jorge ne approfittò per arrestarla, appoggiando le mani sulle sue piccole spalle.
"Lasciami scoprirti" Sussurrò, incastrando i suoi smeraldi in quelle pupille scure. Entrambi si resero conto che quello era più di un semplice sguardo, testimonianza i brividi che percorrevano i loro corpi, inarrestabili. Martina schiuse la bocca, quando abbassò la sua visuale sulle labbra carnose del ragazzo. Un'intrepida voglia di assaporarle le invase la mente e il cuore, immorale e così sbagliata. Alzò lo sguardo ed annuì, stringendo le labbra, fino a formare una lunga linea dura.
"Ma non ora. Insomma, neanche tu adesso avresti così fiducia in me da raccontarmi ciò che è successo con tuo padre, o sbaglio?" Il ragazzo negò col capo, sentendosi quasi colpevole di aver osato fin troppo. Successivamente si allungò e le baciò la fronte teneramente. A quel repentino gesto Martina avvertì ogni sua fibra rilassarsi e un'ondata di calore le attraversò il minuto corpo, come se ad un tratto la temperatura fosse aumentata eccessivamente. Purtroppo, si trovò a concludere, il motivo era un altro: quel misterioso messicano dagli occhi limpidi e verdi suscitava in lei emozioni devastanti, che riuscivano a struggere le sue barriere di difesa.
"Buona notte señorita" Le augurò con tono basso e roco, per poi sgattaiolare via, lasciandola lì impalata, senza parole e soprattutto senza spiegazioni alla turbolenza che stava affrontando il suo animo dall'arrivo impertinente del messicano.

Quando Lodovica aprì gli occhi il mattino seguente e si ritrovò stretta tra le braccia di Ruggero, che aveva poggiato una mano sul suo fondoschiena, restò impassibile, ancora reduce del sonno. Ma appena il suo cervello connesse la situazione, con una veloce mossa scaraventò il ragazzo sul pavimento, sbraitando senza ritegno.
"CHE CI FACEVI NEL MIO LETTO E CON LA TUA SUDICIA MANO SUL MIO CULO?!"
Ruggero si masseggiò la testa dolorante, mugugnando. Improvvisamente sembrò risvegliarsi quando sussultò.
"Ehm, io sono sonnambulo" Si alzò, con le palpebre serrate e con le braccia distese in avanti, simulando un perfetto sonnambulo... o quasi.
"Ahi!" Esclamò, inciampando nella gamba nera del letto e cadendo rovinosamente sul materasso con un tonfo. Lodovica gli lanciò uno sguardo assassino con le braccia incrociate.
"È che non posso stare senza te" Sussurrò sensuale e convincente il ragazzo, sfiorandole le labbra.
"Perché non riesco a resisterti?" Sibilò la Comello, poco prima di rientrare su quel ring definito comunemente amore che poteva lasciarti con qualche ferita ma vivo o completamente sfinito su terra.
Le labbra del Pasquarelli si mossero languide, esperte ed intrepide su quelle della ragazza, la quale dopo svariati incitamenti le schiuse, permettendo alle loro lingue di familiarizzare per la prima volta. Passione insaziabile e numerose scosse erano sovrani delle sensazioni percepite dai due adolescenti, giovani esploratori della vita, caduti in una trappola sconosciuta. Le dita di Ruggero accarezzarono pericolose il collo di lei, portandola a gemere silenziosamente. L'italiano approfittò dell'intima situazione a cui aveva dato origine per posizionarsi a cavalcioni sulla Comello, ammaliata come un bambino ad uno spettacolo di magia. Sucessivamente la sua fredda mano attraversò la stoffa di cotone del pigiama della ragazza, la quale sobbalzò al contatto. Strinse tra i denti il suo labbro inferiore, mentre le affusolate dita di lei scesero ad accarezzargli la schiena, ma subito dopo con un fugace gesto la Comello gli rifilò una vendicativa ginocchiata puntata alle deboli parti basse.
"AHIA!" Esclamò, ruzzolando sulla parte destra del letto, con le mani incrociate sui suoi poveri gioielli profanati.
"Così impari, pervertito"

"Buon giorno" Martina trasalì udendo quel tono roco e profondo, difatti posò la mano destra sul cuore, come a tentare di rallentare i suoi battiti notevolmente accellerati.
"Buon giorno" Ricambiò il saluto mattutino, deglutendo alla vista di quel corpo statuario a torso nudo e con i capelli scompigliati. Era terribilmente sexy. Chinò il capo, avvertendo una sensazione di piacere invaderla, avanzando verso i fornelli. I due si scontrarono, procreando un'esplosione manifestatasi esclusivamente nei loro cuori sofferenti. Martina si strinse alle spalle del ragazzo, per non perdere l'equilibrio, mentre il messicano la mantenne salda per la vita, impedendole di precipitare sul pavimento e nelle sue paure.
"Dormito bene?" Sussurrò il messicano, diminuendo lentamente la distanza tra le loro labbra. Tutto ciò che li circondava si era momentaneamente dissolto nell'aria come una sostanza chimica, mentre le loro emozioni, al contrario, si erano accentuate portandoli sull'orlo del pazzo cedimento.
"Jorge..." Sibilò con voce spezzata l'argentina, avvertendo il suo autocontrollo sgretolarsi sempre più, come un'antica struttura che col passare degli anni cade a pezzi. Le loro labbra si sfiorarono, desiderose peccatrici e scarlatte di passione.
"...Senza di te non tanto" Continuò, provocando quell'adolescente in piena carica ormonale. Ad un tratto sobbalzarono, allontanandosi, quando avvertirono la porta di casa spalancarsi.
"Che aria calda qui dentro, eh Rugg?" Domandò Lodovica allusiva al ragazzo di fianco, sorridendo maliziosa, sostenendo tra le dita un mazzo di chiavi d'argento. Martina arrossì, poggiandosi alla penisola della cucina per evitare alle sue molli gambe di cedere, ancora scosse dalla precedente situazione. Il piatto doveva ancora raffreddarsi del tutto.
"Che ci fate qui?" Domandò il messicano, avvicinandosi ai suoi due preferiti italiani rompiscatole.
"Siccome ieri non abbiamo potuto stare con voi, siamo venuti per rimediare" Annunciò allegra la friuliana, con dipinto un sorriso sul volto chiaro e apparentemente angelico. 
Erano solo quattro adolescenti incoscienti che nel frattempo un sentimento intenso come un buco nero avrebbe scombussulato le loro vite, facendo incrociare quei cuori egoisti che fino ad allora correvano storditi su vie parallele, ma portanti verso un'unica meta.

"Allora vi spiego il gioco: partiamo dall'alfabeto e per ogni lettera che ci capita dobbiamo dire una città. Se non viene detta in tempo bisogna bere un cicchetto come pegno" Affermò l'italiana, puntando con l'indice destro la bottiglia di vodka posta al centro del cerchio, affiancata da quattro piccoli bicchieri.
"Iniziamo" Diede il via ai giochi con fare teatrale, quasi si trovassero a partecipare ad una gara olimpica. La prima ad iniziare fu la vispa friuliana esordendo con un "Ancona", disprezzato dal messicano e dall'argentina che l'accusarono di imbrogliare: essendo italiana conosceva maggiori città ed era un loro punto a sfavore. Ruggero, però, pose fine alla questione esclamando un "Buenos Aires" inaspettato. Gli occhi furono puntati sulla castana, che si ritrovò colta in fallo: velocemente la sua mente fece una ricerca, cercando utili informazioni che la aiutassero a sfuggire dall'alcool e dalle atroci emicranie. 
"C... C... Cazzo!" Sbraitò, afferrando con veemenza il bicchiere offerto dall'amica e buttandolo giù tutto d'un sorso.
"Mi dispiace Tini, 'Cazzo' non è una città" Sghignazzò Lodovica, godendo delle sfortune dell'argentina.

"Ehi, Jorge, è meglio che la porti su a dormire" Consigliò la Comello, ridendo per lo stato insano di Martina: era completamente brilla. Il messicano rivolse uno sguardo a quella meravigliosa ma ingannevole creatura intenta ad ondeggiare suavemente i fianchi sul sofà in pelle bianca. Si morse il labbro inferiore visibilmente eccitato e la raggiunse, sostenendola in braccio come una bellissima sposa.
"Jorge, mh, che c'è? Andiamo in camera?" Domandò, accarezzandogli con tocchi delicati la gote e con occhi luccicanti di vodka e di irrefrenabile passione.
"Ho voglia di te, di farti mio. Sei così invitante" Sussurrò, per poi scoppiare in una strana risata contagiosa. Jorge la ponderò desideroso: il suo stato di sbornia la rendeva ancora più eccitante ai suoi occhi e il suo punzecchiarlo di certo non favoriva la sua calma.
Poi un fugace lampo di genio attraversò la sua mente frastagliata.
Giunti in camera da letto l'appoggiò delicatamente sul materasso e si accostò al suo fianco.
"Puoi ripeterlo?" Sibilò seducente, dopo aver cacciato dalla tasca degli jeans il cellulare e aver acceso il registratore. Quella piccola donna sapeva essere tanto affascinante quanto astuta, pensò, era sempre meglio batterla sul tempo. Inoltre avrebbe amato vedere la sua espressione sconvolta quando le avrebbe fatto ascoltare le sue esplicite intenzioni.
"Sei eccitante Blanco, mi piaci davvero... e sto impazzendo: ho bisogno di sentirti dentro di me" Il messicano restò senza fiato e diede fine all'applicazione, spegnendo lo schermo ed infilando l'oggetto moderno in tasca. La sua mente lo informò che fosse l'alcool a parlare, ma il suo cuore, prontamente, gli ricordò che solo gli ubriachi e i bambini rivelassero la verità. Espirò rumorosamente dopo aver trattenuto il fiato a lungo e si posizionò in piedi di scatto: non avrebbe mai potuto approfittarsi del suo stato incosciente e avrebbe voluto che l'amasse davvero per unirsi con lei.
"D-Dormi adesso" Balbettò come un ragazzino alla sua prima cotta: impacciato, timido ed ingenuo. Successivamente si dileguò imbarazzato.
Mentre scese le scale intuì quanto il suo cuore avesse cominciato a battere insistentemente dopo quella impensata confessione, quasi a perfogliargli la gabbia toracica. Riuscì ad udire nuovamente quelle toccanti parole che marchiarono il suo animo con un segno indelebile, come un tatuaggio. Percepì anche dei tremolii ai polpastrelli, così intensi ed infattibili da poter ignorare. 
Era questo l'effetto che gli provocava la misteriosa argentina? Allora per quanto tempo ancora si sarebbe fatto forza senza baciare quelle invitanti labbra, pronte a sferrare ogni attacco di difesa contro qualunque intralcio?
La suoneria del cellulare lo destò dai suoi ingrovigliati pensieri. Lo afferrò e non appena riconobbe quell'odiato numero, il cuore corse fino alla trachea, fermandosi lì. Cercò di ingoiare saliva per ammorbire il groppo in gola, ma fu tutto invano, come arrappicarsi sugli specchi. Lo smartphone continuò insistente a suonare: avrebbe dovuto rispondere alla chiamata o rifiutarla?

*Angolo autrice*
Ciaoneeeee! Come ve la passate? Spero super bene. Lo so che mi odiate adesso, AHAHAH, ma mi amarete al prossimo capitolo. (sempre se il mio cervello non cambi idea) Ma in fondo ci sono i Lodoggero a colmare tutto, no? 
"Nooo, vogliamo i Jortini" 
Okay, non sto bene, credo che ormai lo sappiate, AHAHAH. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se no per piacere ditemelo e, se potete, consigliatemi come migliorare perché ho notato che alcune persone che prima seguivano la storia ora non lo fanno più; per questo motivo mi chiedo perché e vi chiedo di spiegarmi e consigliarmi come migliorare. Accetto tutte le critiche. Vi amo, baci💕
-Crazy_YDA
  
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